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Autore: Oggetto: Doping e Antidoping 2008

Livello Fausto Coppi




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  postato il 31/01/2008 alle 23:38
Originariamente inviato da Admin

Manca un sindacato che sappia organizzare qualcosa del genere, ed evidentemente Bettini è più leader di se stesso che degli altri.


come è giusto che sia: altrimenti tanto vale chiuderlo 'sto benedetto sindacato e affidarsi in toto a Bettini, nel bene e nel male.

 

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"L'uomo da battere è Gianni Bugno, e quasi certamente non riusciremo a batterlo" (Greg Lemond, Stoccarda, 24 agosto 1991)

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 31/01/2008 alle 23:42
Originariamente inviato da antonello64

Originariamente inviato da ProfRoubaix
(e scusami se torno sull'argomento, ma perchè il grande leader Bettini non si muove in proposito?


scusa, ma perchè dovrebbe farlo? c'è un'associazione corridori (in teoria) e dovrebbe toccare a loro tutelare gli interessi della categoria: altrimenti che ci stanno a fare?
Mi pare inoltre che Bettini non sia presente neanche nel consiglio dell'associazione stessa.

Bettini è giusto che difenda i suoi interessi e che di quelli della categoria se ne occupi chi è deputato a farlo.
In teoria Bettini potrebbe anche essere d'accordo con l'operato della Procura Antidoping, anche se magari questo fosse decisamente negativo per la categoria dei ciclisti.
Perciò penso sia corretto che ognuno rispetti il proprio ruolo.


Certo che nessuno lo costringe. E personalmente non penso certo che lo faccia, anzi.
Mi sembrava solo di avere capito che, nei dintorni del mondiale, vari osservatori avessero parlato di un Bettini in qualche misura leader dei corridori in cerca di più dignità e regole migliori. Ma forse avevo letto male.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 31/01/2008 alle 23:47
Originariamente inviato da ProfRoubaix

Originariamente inviato da antonello64

Originariamente inviato da ProfRoubaix
(e scusami se torno sull'argomento, ma perchè il grande leader Bettini non si muove in proposito?


scusa, ma perchè dovrebbe farlo? c'è un'associazione corridori (in teoria) e dovrebbe toccare a loro tutelare gli interessi della categoria: altrimenti che ci stanno a fare?
Mi pare inoltre che Bettini non sia presente neanche nel consiglio dell'associazione stessa.

Bettini è giusto che difenda i suoi interessi e che di quelli della categoria se ne occupi chi è deputato a farlo.
In teoria Bettini potrebbe anche essere d'accordo con l'operato della Procura Antidoping, anche se magari questo fosse decisamente negativo per la categoria dei ciclisti.
Perciò penso sia corretto che ognuno rispetti il proprio ruolo.


Certo che nessuno lo costringe. E personalmente non penso certo che lo faccia, anzi.
Mi sembrava solo di avere capito che, nei dintorni del mondiale, vari osservatori avessero parlato di un Bettini in qualche misura leader dei corridori in cerca di più dignità e regole migliori. Ma forse avevo letto male.


mah, secondo me Bettini ha solo difeso (e bene) i propri interessi.
Magari in questo, come dice Admin, è giusto prenderlo ad esempio: se tutti fossero capaci di tutelare se stessi come lo è stato lui, sicuramente le cose andrebbero meglio per tutta la categoria.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 31/01/2008 alle 23:58
Originariamente inviato da antonello64
A proposito, qual'è il tempo massimo che un ispettore può attendere l'arrivo di un atleta quando si tratta di un controllo a sorpresa?


riguardo a questa mia domanda, ecco quello che mi ha inviato via msg privato il nostro Claudio82

devono aspettare un'ora. Tutto regolare.

Questa storia è nata da un articolo di un giornalista che non deve essere molto esperto in materia di diritto sportivo.


Art. 6.4 delle Guideline for athlete whreabouts information

"Should an Athlete and/or National Federation receive three (3) recorded warnings for failure to provide accurate whereabouts information in a rolling period of 18 months or a combination of failure to provide whereabouts information and missed tests as outlined in Article 7.11 equalling three (3) the Athlete may be subject to an Anti-Doping Rule Violation as defined by Article 2.4 of the World Anti-Doping Code and as determined by a process in compliance with Article 8 of the World Anti-Doping Code".

http://www.wada-ama.org/rtecontent/document/whereabouts_info_guidelines.pdf

Come potete leggere, occorrono comunque 3 violazioni in 18 mesi per incorrere in una violazione delle norme antidoping. Il giornalista che ha scritto l’articolo che avete postato ha toppato clamorosamente. Parla "dell’articolo 24 del Codice Wada", sbagliando riferimento normativo, prova evidente che non conosce la normativa, dato che è l'art. 2 paragrafo 4 quello che intende lui.
3 violazioni in 18 mesi fanno una violazione ex art. 2.4 del codice. Quando hai fatto 3 violazioni prendi un minimo di 3 mesi se è la prima volta che ti contestano un art. 2.4., ammesso che ti condannino, tornando a valutare le circostanze delle 3 violazioni.
Quindi, ammesso e non concesso, che ci sia stata una mancata reperibilità, cosa neanche avvenuta dato che la stessa va intesa in senso relativo e non assoluto, nessuno rischia una squalifica per questo. La gazzetta ha fatto scoppiare un caso per nulla,
Le norme va bene, sono i giornalisti che devono semplicemente studiare di più, prima di scrivere un pezzo e fare il titolone.


penso che questo spieghi tutto.

 

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Livello Fausto Coppi
UTENTE DELL'ANNO 2009
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  postato il 01/02/2008 alle 00:17
Questa storia sta assumendo connotati e proporzioni preoccupanti.
Si è parlato di "blitz notturno", come se fossero stati arrestati dei malavitosi.
Si è parlato di sospetti, come se qualcuno fosse stato trovato positivo.
Si sta parlando di squalifiche, e questo perché non sarebbe stato dichiarato il luogo del ritiro della squadra, quando invece l'altra campana ha detto che le sedi dei ritiri sono state dichiarate già da tempo.
Si parla di sospetti, perché la Lampre tutta era a cena fuori e non ha voluto dichiarare il ristorante dove avrebbe (il condizionale è d'obbligo data la situazione) cenato.
Io dico che i dirigenti del Coni sono usciti di testa, perché questa "caccia allo scandalo" proprio non me la spiego.
Me la spiegherei solo se stessero cercando di uccidere il ciclismo, e in tal caso rimarrebbero dei fuori di testa. Dei folli. Degli ignobili.
Sono rimasto esterrefatto stamattina nel leggere la Gazzetta che, alla pagina ciclistica, titolava mortifero che Cunego rischia tre mesi di squalifica.
Lì per lì l'ho presa sul ridere, pensando a quanto potrebbe essere folle una condanna del genere.
Poi mi sono fatto più serio al pensiero che questi pazzi del Coni sono capaci di tutto.
Poi ancora la mia serietà è cominciata a diventare preoccupazione, inquietudine, perché, pensandoci bene, siamo quasi tornati ai tempi del Terrore di Robespierre, quando la legge sul sospetto legalizzava la condanna a morte anche per i soli sospettati di cospirare contro la Repubblica.
Cunego, quindi, potrebbe essere l'ennesimo squalificato perché sospettato di eccetera eccetera.
Non perché colto in flagrante, ma perché sospettato.
Siamo al paradossale, al ridicolo, ma proprio per questo la cosa si sta facendo preoccupante.
Tre mesi di squalifica sono la pena minima in caso di mancata comunicazione del luogo del ritiro, perché la violazione dell'articolo 24 del Codice Wada prevede un massimo di un anno di sospensione (letto sulla Gazzetta odierna).
Ecco, allora perché a Cunego dovrebbe essere inflitta proprio la pena minore?
Io credo perché quelli del Coni sono consapevoli che una pena maggiore dei tre mesi di squalifica sarebbe eccessiva vista la scarsità di prove raccolte. Quali prove? Nessuna, appunto.
Vogliono la squalifica, la vogliono per far notizia, per dare l'esempio, per mostrare l'immagine del ciclismo italiano pulito, ma allo stesso tempo stanno attenti a "non farla fuori dalla tazza".
Questo comportamento non riesco a spiegarmelo in altro modo se non col fatto che le brillanti menti del Coni siano tutte fuori di testa.
Spero che qualcuno col sale in zucca ci sia ancora.
Qualcuno che possa sventare l'ennesima str...ata del Coni.
Non capisco perché Di Rocco, colui che si descrive come tanto solerte nel far rispettare i diritti della federazione italiana all'UCI, stavolata indugi tanto per farsi sentire.
C'è parecchio da cambiare. Parecchio.

 

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« La superstizione porta sfortuna »
(Raymond Merrill Smullyan, 5000 B.C. and other philosophical fantasies, 1.3.8)


Fantaciclismo Cicloweb 2010

Piazzamenti sul podio:


Omloop Het Nieuwsblad Élite: 3°
E3 Prijs Vlaanderen - GP Harelbeke: 2°
GP Miguel Indurain: 1°
Ronde van Vlaanderen / Tour des Flandres: 3°
Rund um Köln: 1°
Liège-Bastogne-Liège: 1°
Giro d'Italia: Carrara - Montalcino: 2°
Tour de France: Sisteron - Bourg-lès-Valence: 1°
Tour de France: Longjumeau - Paris Champs-Élysées: 1°
Tour de France - classifica finale: 3°
Gran Premio Città di Peccioli - Coppa G. Sabatini: 1°

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Asso di Fiori

 
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Livello Miguel Poblet




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  postato il 01/02/2008 alle 10:53
Originariamente inviato da Admin

Ancora una volta invito tutti i lettori a una riflessione: mettetevi nei panni di chi per andare a mangiare una pizza e star fuori casa un'ora deve avvisare il mondo intero del suo spostamento.

E immaginate di doverlo fare ogni santo giorno della vostra vita.

La libertà di muoversi, spostarsi, viaggiare, è uno dei diritti civili inalienabili. Checché ne dica chi si diverte a ironizzare su questo tema.


E' veramente incredibile!!!!

E vergognoso il comportamento dei media che senza sapere realmente come sono andate le cose hanno sparato ca..ate a randella!!!!

Cmq il comunicato di Damiano penso che finalmente chiarisca tutto!!!

 

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Tifo per il fenomeno (Damiano Cunego)...
and i have a dream... Damiano in giallo a Paris!

 
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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 01/02/2008 alle 12:11
Quanto successo ai ragazzi Lampre è veramente incredibile ed inaudito...però è troppo divertente leggere da altre parti isterici vaneggiamenti che riconducono sempre a Basso o Di Luca...

 

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IL CINGHIALE DEL PEDALE

 
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Livello Fausto Coppi




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Registrato: Jan 2008

  postato il 01/02/2008 alle 13:10
Come in ogni fatto di qualsiasi genere, i giornalisti gonfiano sempre la situazione. Quando poi si aggiunge l'ignoranza nella materia e l'imprecisione allora siamo veramente in presenza di uno stupido. Il caso è molto più semplice di come è stato presentato e noi lo sappiamo bene. Non lo sanno invece tutti quegli italiani che hanno letto la notizia sul giornale o su internet. Così il nostro sport ed uno dei talenti più cristallini del ciclismo mondiale, subiscono un duro colpo mediatico. Il ciclismo lo subisce ormai da pregiudicato a vita mentre Damiano da incensurato. Per ognuno dei due non fa bene, ma mi dispiace di più per il corridore veronese. Senza aspettare l'esito delle analisi mi schiero insieme a lui, come ho fatto dal 2004 ad oggi, combattendo questa volta contro scialbe dicerie invece che contro il più classico "non è più quello di una volta". Ad ogni maniera sarebbe stupido farsi di epo o quant'altro di rintracciabile, visto che sia lui che Ballan sono oggetto di frequenti controlli a sorpresa, oltre che a fornire la propria reperibilità anche quando vanno a prendere la figlia all'asilo.
In conclusione, il caso è stato montato a regola d'arte già in partenza ed adesso con suoi rapporti con medici sconosciuti coinvolti nell'op. puerto, il cui nome viene fuori soltanto adesso. Più di un anno dopo.

Come al solito, certe cose vengono fuori solo al momento opporuno.
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  postato il 01/02/2008 alle 13:41
Carissimo Abajia
Cunego smentito categoricamente dal giornalista della Gazzetta dello sport sulle sue prime affermazioni, articolo odierno.

Tu trovi sconvolgente quanto sta accadendo.
Chi ti scrive la trova oltre a sconvolgente la trova una presa in giro per tutto il movimento ciclistico.
Ho messo in bicicletta oltre 200 ragazzini,sino agli allievi, 16 anni di onorata attività, me ne hanno fatte passare di tutti i colori, 8 esami antidoping ai miei ragazzi,in quattro anni di violenze ripetute, che non stavano ne in cielo e ne in terra, in un campionato italiano (bassano del Grappa) di ciclo cross tre miei ragazzi hanno fatto gli esami doping.
Ero nel mirino della gestione Ceruti.
Con Di Rocco dopo promesse non è cambiato nulla e se non ci fossero i NAS e Torri saremo con l'immondizia fin sopra alla testa.
Smetto la mia attivita con i ragazzi,ne avevo, 2007,una ventina, perchè non ne posso piu di combattere contro chi parla bene ma razzola molto male.
Dici bene: Di Rocco deve litigare con l'UCI, non vuole fare la voce grossa si inimicherebbe troppe persone al vertice che deve tenersi amici per la sua probabile elezione al vertice,hai caito??
La Gazzetta questa mattina ha smentito Cunego, per quanto aveva detto, ha smentito un po di cose e questa faccenda sinceramente mi puzza.
Ti chiedo e chiedo avoi tutti: possibile che in italia pur sapendo che ci sono dottori e preparatori chiacchierati ci si debba sempre e continuamente rivolgere a loro??
Un professionista che sa di essere controllato non continua afrequestare persone chiacchierate e denunciate, cosi facendo si da afdito a tutti qelli che vogliono far male al nostro ciclismo.
Inoltre perche ancora oggi pur sapendo che i controlli ci sono, ancora si scoprono grandi marachelle?'
Ti ripeto la volonta non cè, non la si vuole farla finita.
Come si fa a squalificare solo per due mesi un Dirigente Federale laziale a due mesi perche avvertiva della presenza dei commissari del Doping?
io la radiazione gli davo, perchè li è stato saputo da intercettazioni, quante altre volte lo aveva fatto?'
in una emaiil indirizzata al sottoscritto per quello che ho denunciato,scritto e affermato, il Presidente Renato di Rocco mi ha invitato a redimermie di perdonare chi ha infangato e diffamato il nostro amato ciclismo con il doping.
la mia risposta? ho attivato un avvocato di Diritto sportivo per vedere se posso costituirmi in giudizio per risarcimento nei confronti di chi Dopandosi e dopo essere squalificati,infangano il nostro amato ciclismo e le mie attività.
La gente quando vai a chiedere di portare un bambino in bicicletta la prima cosa che ti dice: non è che poi li dopi?? hai capito?.
Sono daccordissimo con tutti questi esami e controlli, dovrebbero aumentarli alle categorie Allievi e Juniores.
Ripeto e riaffermo: Fuori dalla Federazione ciclistica Italiana tutte persone che hanno avuto condanne per doping (anche riabilitati) e che sono in Commissioni Nazionali.
Lo statuto federale prevede che i dirigenti colpiti da condanne per doping non possono essere eletti; Eppure sono all'interno della Federciclismo.Serietà?? a voi il metro di giudizio.

Le chiacchiere ed i proclami sono aria fritta.

Questo è sicuramtente un inizio nel volere pulizia.

 

[Modificato il 01/02/2008 alle 13:46 by ]

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 01/02/2008 alle 14:09
Originariamente inviato da plata
... con suoi rapporti con medici sconosciuti coinvolti nell'op. puerto, il cui nome viene fuori soltanto adesso. Più di un anno dopo.


Che il caso sia stato gonfiato dai giornali è evidente.
Che si sia smarrita da un pezzo ogni minina forma di rispetto nei confronti dei corridori lo è altrettanto.
Ma perdonami Plata, Cecchini sconosciuto per Cunego è parecchio grossa sai!
Non lo è stato per molti campioni del recente passato, non lo è/è stato purtroppo per molti giovani di belle speranze come Thomas Dekker, Gerdemann, Cancellara, Guseev e Cunego appunto.
Anche il legame con Fuentes, perlomeno fino ad un paio d'anni fà, è più che chiaro sai. Nulla di nuovo sotto il sole.
Ne è la prova che quasi tutti i suoi assistiti più illustri, da Bartoli a Basso, da Ullrich ad Hamilton, lì sono andati a finire, in Spagna...

Ciao.

 

[Modificato il 01/02/2008 alle 14:11 by faxnico]


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 01/02/2008 alle 14:12
Originariamente inviato da faxnico
Gerdemann


Linus Gendermann? maglia gialla al tour 2007? quello che ha fatto la verginella?

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 01/02/2008 alle 14:26
Eh si... per le solite tabelline d'allenamento.
 
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  postato il 01/02/2008 alle 14:30
caro faxnico.. Tu ritieni che tutti i corridori meritano il nostro rispetto?'
tu ritieni di avere rispetto per corridori che si servono di dottori e preparatori chiacchieratissimi? ancora oggi?
tu ritieni che il ritorno di Basso non provochi ilarita?'
Sai cosa dice il nostro ambiente: Basso''? un opportunista che forse si è voluto, con quanto ha detto, rifare una verginita.
quanti di noi lo hanno osannato?
quanti di noi lo hanno seguito ai mondiali,io c'ero, e ho foto con la sorella di Basso a fare scritte sulla strada.
quanti sono stati presi in giro e quanti ancora ci prendono in giro?? con il loro essere dei verginelli?'
Io sono stato offeso da un ragazzo che reputavo come un figlio,lo visto partire,crescere dalle giovanili, ed ha vinto nelle gare che ho organizzato nelle Marche, lo vedevo come una luce di pulizia,lo portavo sempre da esempio ai miei ragazzi: anche lui dopato,preso.

Una coltellata che mi ha fatto finire di stimare tutti.

Potrei perdonarlo come mi dice Renato di Rocco?'

 

[Modificato il 01/02/2008 alle 15:37 by rizz23]

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  postato il 01/02/2008 alle 15:33
Gli orrori del calcio italiano(ci sara' mai giustizia?)

Originariamente inviato da colorfercene86

Non so se ridere o piangere..
sembra un incubo ma purtroppo non lo e'..potrebbero farci benissimo un film degli orrori con tutte queste tragiche testimonianze..
mi chiedo come sia stato possibile dare cosi' poca visibilita' a tutti questi
tragici avvenimenti?in che modo e' stato possibile nascondere tutto questo
orrore alla gran parte della gente?
con che coraggio si continua ad ignorare tutto questo?..con che coraggio si continua
a tacere anche davanti alla morte?con che coraggio si continua a dichiarare il calcio sport immune dal doping?
questo e' un forum di ciclismo lo so bene..non tocca certo a noi fare un esame di coscienza pero' e' doveroso fare una riflessione..
perche' la realta' e' tremenda..si e' data piu' visibilita' a confessioni di ex ciclisti sull'uso di doping negli anni 90 che a tutto questo scempio..
riporto di seguito i fatti piu' significativi(tralasciando i casi minori che sono di gran lunga i piu' numerosi!) di cui probabilmente una buona parte di voi utenti sara' gia' conoscenza..ma ripeto..e' necessario riflettere sulla fine che sta facendo il nostro povero(Vero) sport(e vi assicuro che sara' sempre peggio basta vedere come e' iniziato il 2008,)e il modo in cui riesce a tirare avanti il calcio professionistico..probabilmente la cosa piu' falsa sporca e bugiarda esistente a questo mondo
non chiedo certamente al calcio di fare gli stessi controlli antidoping del ciclismo..sarebbe una vera e propria utopia(almeno al momento)..chiedo pero' rispetto nei confronti di una disciplina che bene o male la battaglia al doping la sta portando avanti..a differenza di altri che non l'hanno neanche iniziata..

www.tifo-e-amicizia.it/spunti/riflessioni/articoli/art141-160/articolo145.htm - 9k -

"Lotta al doping senza frontiere e senza sconti"
Si è spento Nello Saltutti, 56 anni, ex calciatore, da tempo ritiratosi dal calcio e sofferente di cuore. Aveva giocato in serie A negli anni '70 indossando le maglie di Milan, Fiorentina Sampdoria, ma anche quelle di Pistoiese, Rimini e Foggia. Aveva vestito anche i panni di allenatore nella sua città natale. Era attivamente impegnato nel sociale proprio con la locale associazione di cardiopatici che salì alla ribalta della cronaca quando il ferroviere gualdese Saverio Pallucca, trapiantato di cuore, partecipò alla Maratona di New York. "Non mi toglie dalla testa nessuno che certe pratiche nel calcio mi hanno portato ad avere problemi di cuore. Per questo combatto il doping e dico che va combattuto in una lotta senza frontiere e senza sconti", andava ripetendo da anni, in prima fila nel dire tenacemente no al doping nello sport e nel calcio che amava e che per tanti anni l'ha visto protagonista. Saltutti lascia la moglie Rosalba e i figli Laura, Alessio e Stefano. La sua morte ha destato profondo cordoglio nel piccolo centro umbro.
Saltutti dopo essersi ritirato dal calcio aveva gestito con la moglie fino a qualche anno fa un negozio di abbigliamento per bambini. E con i bambini aveva portato avanti nel Gualdo l'attività del settore giovanile finché le condizioni di salute glielo hanno consentito.
Era stato uno dei pochi a parlare apertamente di quelle pratiche che hanno indotto il pm di Torino Guariniello ad aprire una vasta indagine, presto sconfinata nella ricerca epidemiologica, che ha portato a conclusioni e cifre agghiaccianti. Negli anni sessanta e settanta su 24.000 soggetti i morti sono stati circa 400 e i decessi sospetti almeno 70 (71 con quello del povero Saltutti). Morti in via di ipotesi collegate all'assunzione di farmaci durante la carriera sportiva. Di questo Nello Saltutti, il popolare "bomber" di Gualdo Tadino era perfettamente consapevole e convinto. "Quando ero ancora nella Primavera mi davano di tutto - racconta lo stesso Saltutti in un libro dal titolo esplicito: "Palla avvelenata", (di Calzia e Castellani, edito da Bradipo Libri), che raccoglie le testimonianze più sconcertanti (mogli, partenti, amici, gli stessi calciatori) di tante morti "sospette" e gravi malattie nel mondo dorato del pallone - l'infermeria del Milan era una cosa impressionante e non so se sarà un caso, ma io da un metro e sessanta in un anno ero passato a 175 centimetri...Strano, no? All'epoca, però, non ho mai riflettuto su quella strana crescita". Liedholm lo aveva voluto alla Fiorentina. L'attaccante racconta delle stranezze del tecnico, come quella di portarlo a fargli togliere il malocchio da una "fattucchiera". E parla di strane abitudini prima e durante le partite, come quando, in una amichevole con il Manchester United prima di entrare in campo: "Passò un thermos. Dovevamo bere, ci dissero, perché era un caffè e ci avrebbe fatto bene. Io non lo prendevo mai il caffè e non vedevo la ragione di cominciare proprio quella sera". Ma si piegò. Veloce e imprendibile segnò il gol dell'1-1 affascinando perfino la stampa britannica che parlò di lui come del "Levriero italiano". " Quel caffè ci fece bene in campo. Correvamo tutti il doppio, ma il mattino dopo all'aeroporto, ricordo che avevamo tutti certe facce...Eravamo distrutti". Da allora Saltutti ha riferito che: "Quel caffè si trovava tranquillamente sulla tavola imbandita in bella vista con i flaconi delle pillole, le boccette delle gocce, le flebo modello damigiane e punture a volontà". I giocatori vi si sottoponevano per quieto vivere, come alle altre pratiche: infiltrazioni di Voltaren potenziato, le pillole di Micoren. "Il Micoren lo hanno tolto dal mercato nell'85, perchè risultato nocivo, ma intanto noi ne avevamo fatto scorpacciate per vent'anni senza che nessun medico ci dicesse niente e con nessun tipo di problema per le analisi del dopopartita. I controlli antidoping, poi. Erano una barzelletta: sorteggi già preparati, con le urine in piccoli contenitori allungate con tanta acqua". La tesi di Saltutti si sposa con le rivelazioni recenti dell'ex presidente del Napoli Ferlaino: e cioè i test antidoping truffa che era facilissimo eludere. E con le dichiarazioni si Sebino Nela, ex difensore di Roma a Genoa che a "Report" (RaiTre) ha parlato del suo rifiuto a sottoporsi ad un flebo durante un ritiro della nazionale azzurra (segno che certe pratiche erano comuni anche in quell'ambito) e dei test burletta nei quali era facile che un compagno o un massaggiatore "pluito" facessero pipì al posto del giocatore sorteggiato.
"Ho sempre fatto la vita di atleta - racconta Saltutti nel libro di Calzia e Castellani - allenamento e alimentazione controllata: l'infarto, quattro anni fa fu un fulmine a ciel sereno. E adesso sono convinto che gran parte della responsabilità del mio cuore sfasciato sia dipesa da quelle porcherie che ci hanno somministrato in tutti quegli anni. Oggi? Oggi la situazione è peggiorata. Occorrerebbe controllare quello che circola nelle infermerie delle società perchè è lì che parte tutto il marcio. I calciatori sono quasi sempre delle vittime, l'ultimo anello di una catena che parte dai dirigenti e qualche volta anche dagli allenatori, che concordano il da farsi con lo staff medico. Ho fiducia in quello che sta facendo Guariniello, ma temo anche che gli interessi in gioco, altissimi, possano far insabbiare la verità". Saltutti era stato compagno di squadra di Bruno Beatrice, recentemente deceduto per la leucemia e di Giorgio Rognoni, morto per la Sla, la terribile sclerosi laterale amiotrofica, che sembra avere nei calciatori una incidenza enormemente superiore alla media: 36 casi con 13 decessi quando la malattia incide per un caso su 100.000. "Bruno - aveva raccontato Saltutti - era sempre attaccato alla flebo; le faccio, mi diceva per la carriera per far star bene la famiglia domani. Vedete, a volte mi sveglio la notte e non riesco più a dormire e allora penso: a come è finito Bruno; al fatto che non so come andrà a finire la mia vita; se avessi saputo che per tutta quella roba avrei perso degli amici e rischiato di morire potendo tornare indietro, non rifarei affatto tutto. E mi domando se valga ancora la pena che un giovane sacrifichi tutta la sua vita per una cosa del genere". Parole sinistramente premonitrici.


Dal "Guerin Sportivo" (dicembre 2005) il quarto articolo sull'inchiesta riguardante il doping degli Anni 70
"Su mio padre, Anselmi deve parlare !"
di Matteo Marani
> 1/10/2003
GUALDO TADINO. La casa bianca in cima alla collina è in vendita. Da queste parti la chiamano Villa Saltutti ed è stata per almeno vent'anni il vanto di Nello, con i tre figli e la moglie Rosalba. Dopo aver vissuto il successo in campo e aver conosciuto i padroni del calcio, l'ex gloria di Milan, Fiorentina e Samp aveva rinunciato ai soldi (prima di Lucarelli) per rintanarsi quassù. L'ultima apparizione in pubblico fu per Moby Dick di Michele Santoro, dove denunciò, davanti a milioni di italiani, il pericolo del doping tra i giovani. Quella sera litigò con un noto giornalista e si sfiorò la rissa a telecamere spente.
Gli aveva dato dell'opportunista, proprio a lui, che in silenzio stava morendo di calcio. Nello Saltutti era un tipo fatto così: diretto, schietto, pronto a battersi con l'umanità di chi nasce in paese. E che lì ritorna, perché nel resto del mondo rimani comunque un estraneo. Qua no. L'ultima stagione l'aveva giocata a 45 anni con la maglia del Gualdo, dalla serie A sino alla Promozione, prima dei tornei estivi in compagnia degli amici, gli stessi che da ragazzi correvano a San Siro ad ammirarlo nel Milan con un biglietto pagato da lui. E poi le cene, i ritrovi in questo salotto nel quale un'agenzia immobiliare reciderà prestissimo il cordone sentimentale tra la felicità di ieri e il dolore di oggi. Figlio di minatori emigrati in Lussemburgo, richiamati in Italia dopo il primo contratto siglato con il Foggia, Saltutti vedeva nel mattone la sicurezza, l'unica stabilità.
Oggi che non c'è più, pure gli spazi hanno perso senso, hanno smarrito una loro logica. L'appartamento si è fatto troppo grande per la moglie, donna bella, dignitosa e distrutta da un dolore feroce, di quelli che aggrediscono a distanza. Forse lascierà Gualdo per addomesticare la bestia del dolore. Perché la cosa che tutti ignorano nelle tragedie come fu quella del doping degli Anni 70 è il volto di chi resta. Quello di Rosalba, appunto, o di Laura, Alessio e Stefano. Gli ultimi tre sono nati proprio in quegli anni maledetti per l'Italia del terrorismo e per il calcio in cui tanti applaudivano papà Nello.
Alessio Saltutti ha 32 anni, lavora a Bologna, ha un fisico atletico e una vaga somiglianza con il padre Nello. Parla per sé, per la madre che vuole tutelare dalla curiosità delle televisioni e per i fratelli. Stefano è suo gemello e vive a Milano, in paese è rimasta solamente Laura. Le è nata una bambina nel luglio 2003 ed è stata l'ultima cosa che ha visto nonno Nello. L'estremo regalo donatogli dal cielo, giura Alessio. Il 27 settembre del 2003, quando a quest'ultimo è toccato diventare capofamiglia, il cuore d'atleta di Nello non ha retto al secondo infarto dei suoi 56 anni di vita e se n'è andato tra le braccia dei figli maschi. "Ho deciso di parlare per due motivi: il primo per alleggerire mia mamma dal carico dei ricordi, il secondo perché mio padre credeva in questa battaglia contro il doping".
Quando Guariniello iniziò ad indagare su certe pratiche alla Juventus, a Gualdo trovò un immediato sostenitore. Saltutti andò persino a Torino per incontrarlo e parlargli. "Lui ci credeva" riprende Alessio "più di me o di mia madre che abbiamo sempre pensato che un inchiesta non si nega a nessuno". Purtroppo, è più difficile ottenere una verità che non un fascicolo aperto. "E' questo il punto: mio padre è stato ucciso dal calcio, è morto per la Fiorentina degli Anni 70, ma non mi aspetto che sia un giudice a stabilirlo. Io lo so". I ricordi dei racconti sono nitidi: il lunedì sera era destinato all'infermeria, molti giocatori restavano cioè a Firenze per sottoporsi a flebo, cortecce surrenali, pastiglie di Micoren. "Le prendevano di continuo: pasticche assunte come zuccherini. Prima di mangiare, dopo, alla vigilia di una partita, finita la gara".
Alessio non ha prove, eppure è certo. "Se guardiamo a quella Fiorentina, il risultato è impressionante. Saltutti, Ferrante e Beatrice sono già morti. Mio padre divideva la stanza proprio con Bruno e mi raccontava dei giorni interi vissuti dal compagno con la flebo infilata. Poi ci sono gli altri: Antognoni, che qualcosa ha ammesso, Speggiorin, Caso, De Sisti. Infine ci sono quelli come Moreno Roggi che fanno finta di nulla. Ma sono sicuro che hanno una paura tremenda addosso. Non possono parlare, perché sono dentro al sistema, ma in cuor loro, alle prime linee di febbre, sono sicuro che tremano".
Alessio ha l'orgoglio di papà Nello. Ha pure quella franchezza genuina di chi è nato nel ventre dell'Italia. Un uomo sano. "Lo era anche mio padre, dopo il primo infarto nel 1999 continuò a fare sport, non riusciva a farne a meno. Corse persino diverse maratone". Quella di Dublino, fatta assieme alla moglie Rosalba, è ancora testimoniata dalle fotografie appese in casa. "La verità è che mio padre doveva morire quattro anni prima, in quell'attacco che gli prese nel '99 mentre era a tagliare la legna. Uno squarcio di due centimetri, si salvò unicamente perché era un atleta vero".
Non aveva mai fumato né bevuto, Nello Saltutti. Non aveva condotto un'esistenza dissipata, seguendo la frugalità di chi non è nato ricco. Purtroppo aveva incontrato medici meno rigorosi di lui. Una volta gli capitò di non dormire per due notti consecutive: fu dopo la partita con la Nazionale B giocata contro l'Eire. Chissà cosa gli avevano dato. "Ecco: questo è quanto vorremmo sapere noi. Che cosa gli è stato dato. Faccio un appello a Bruno Anselmi, il medico della Fiorentina di quegli anni: dica che cosa fu somministrato a mio padre e agli altri. Ha ormai novant'anni, non rischia più niente, venga dunque fuori e confessi che cosa circolava in quello spogliatoio". E' la domanda che il pm fiorentino Bocciolini ha fatto direttamente ad Anselmi e la cui risposta sarà resa nota nel processo previsto in primavera a Firenze. "Non deve finire così: io desidero che Anselmi parli in nome della vecchia amicizia con mio padre. Vivevano tutti insieme, sono convinto che tra loro ci fosse affetto. Allora ce lo dica, parli per rispetto del vecchio amico morto. Spieghi che allora non si conoscevano gli effetti di certi prodotti, nessuno lo giudicherà, ma si liberi di quel peso".
E' l'ultimo tassello che manca a questa tragica vicenda. Completare la memoria. Varrebbe più di un fiore al camposanto di Gualdo. Nello Saltutti non è più una figurina dell'album Panini, quella che negli Anni 70 passava felice nelle mani di tanti bambini come Alessio o Stefano. E' un morto che aspetta una verità. E che il calcio ha l'obbligo, fuori dalla retorica d'accatto, di donargli.
(Matteo Marani - Guerin Sportivo - dicembre 2005)
La vergogna di Gualdo
di Matteo Marani
> 1/10/2003
E' difficile essere profeti in Patria. Più facile diventare defunti in Patria. Nello Saltutti, che in carriera ha vestito maglie famose come quelle di Milan, Fiorentina e Samp, da morto non ha avuto nulla di intitolato nel paese umbro che ha fatto conoscere in Italia. E' davvero vergognoso che una delle vittime del doping, uno che ha perso la vita per il pallone, non abbia neppure lo stadio di Gualdo dedicato alla sua memoria"
(Matteo Marani - Guerin Sportivo - dicembre 2005)





*)FONTE:http://blog.libero.it/romabianconera/476172.html
INDAGATE ANCHE SU QUESTO, PER FAVORE
di Marco Gregis
Del processo in corso a Torino contro la Juventus si sa tutto e il contrario di tutto. Ovunque voi siate, qualunque posto frequentiate, troverete di certo qualcuno che vi darà dimostrazione della sua grande cultura calcistica, non sapendo nemmeno da quanti giocatori è composta una squadra, ma conoscendo perfettamente le accuse rivolte alla Juventus in questi anni. E la cosa che più fa rabbia, è che la Juventus è (come al solito) additata come la causa di ogni male, come se il doping esistesse solo in quanto ne è accusata la nostra squadra.
Che sia giunto il momento di finirla con questa storia lo vado ormai ripetendo da tempo. Ora però voglio fare una cosa che non molti stanno facendo: mettere in luce come, se davvero c'è del marcio nel calcio italiano (passato e presente), siano ben altri a doversi vergognare dei loro comportamenti.

Parliamo ad esempio della Fiorentina, squadra che a cavallo tra gli anni '60 e '70 ha vinto, e si è fatta un nome. Oggi, qualcuno comincia ad avere dei sospetti su quelle vittorie. E i sospetti non nascono dal nulla, ma da eventi tragici, come la morte di ben tre ex calciatori viola di quegli anni, Beatrice, Ferrante e Saltutti. Vi riporto alcune dichiarazioni interessanti rilasciate dagli stessi calciatori o da persone a loro vicine:
"Dal ritiro Bruno mi faceva sempre telefonate chilometriche, roba di tre quarti d'ora. Solo che mentre parlava se ne stava attaccato alle flebo. Io ero perplessa, gliene facevano in continuazione, durante la settimana, prima della partita, dopo la partita, ma lui mi diceva di stare tranquilla, che erano cose normali. Tanto normali che la domenica sera e ancora il lunedì non riusciva a dormire, nel letto era tutto un tremore, uno scatto di nervi e di muscoli che mi ricordavano gli spasmi dei polli dopo che gli hanno tirato il collo. E lui ancora a rassicurarmi, a dirmi che erano le vitamine che aveva preso e che doveva smaltire. Ma non dimenticherò mai che nell'incavo del braccio sinistro aveva tre buchini violacei ormai perenni. Quelle erano le prove delle flebo che gli facevano quando giocava al calcio."
Gabriella Bernardini, vedova di Bruno Beatrice, morto di leucemia
"Quando ero ancora nella Primavera già mi davano di tutto, l'infermeria del Milan era una cosa impressionante, e non so se sarà stato un caso, ma io da un metro e sessanta, in un anno ero passato ai miei 175 centimetri. Strano no? All'epoca però non ho mai riflettuto su quella strana crescita."
Nello Saltutti, morto di infarto nel settembre 2003
"Passò un thermos. Dovevamo bere, ci dissero, perché era un caffè e ci avrebbe fatto bene. Io non lo prendevo mai il caffè e non vedevo la ragione di cominciare proprio quella sera che giocavamo una partita così prestigiosa contro il Manchester United."
"Quel caffè ci aveva fatto bene in campo, correvamo tutti il doppio. Il mattino dopo però all'aeroporto mi ricordo che avevamo certe facce. Le tenevamo tra le mani, distrutti, e non so se fosse solo per la fatica della gara."
Nello Saltutti, morto di infarto nel settembre 2003
Parliamo ad esempio dell'Inter. Nel periodo in cui erano allenati da Helenio Herrera, i nerazzurri hanno vinto tutto. Ma oggi si comincia a pensare che non fosse solo "farina del loro sacco". Ecco cosa dice Ferruccio Mazzola, fratello minore di Sandro, che ha giocato in quegli anni nell'Inter:
"Ho vissuto in prima persona le pratiche a cui erano sottoposti i calciatori. Ho visto l'allenatore, Helenio Herrera, che dava le pasticche da mettere sotto la lingua. Le sperimentava sulle riserve (io ero spesso tra quelle) e poi le dava anche ai titolari."
"Un giorno Herrera si accorse che le sputavamo, allora si mise a scioglierle nel caffè. Da quel giorno il caffè di Herrera divenne una prassi all'Inter. Con certezza non lo so, ma credo fossero anfetamine. Una volta, dopo quel caffè, era un Como-Inter del 1967, sono stato tre giorni e tre notti in uno stato di allucinazione totale, come un epilettico. Oggi tutti negano incredibilmente."
Anche alcuni giocatori dell'Inter di quegli anni sono morti in circostanze particolari, come Picchi e Tagnin.

Parliamo ad esempio della Lazio. Sempre Ferruccio Mazzola, che a Roma ha giocato, dice:
"Lì ci davano il Villescon, un farmaco che non faceva sentire la fatica. Arrivava direttamente dalla farmacia."
Parliamo ad esempio del Catanzaro. Ecco cosa dice un ex giocatore di quella squadra:
"Il venerdì prima della partita ci portavano in una farmacia in centro. Ci facevano andare nel retrobottega, appendevano un paio di litri di flebo a un gancio del soffitto e ci iniettavano questo liquido dal colore brunastro, che sembrava caramello. E così, dai oggi, dai domani, ho finito per rimetterci un rene."
Dino Berardi, attaccante del Catanzaro negli anni Sessanta
Parliamo ad esempio della Roma. E' tornato di recente alla ribalta il caso della morte dell'ex giallorosso Taccola. Ecco cosa ha dichiarato la moglie:
"In tutto questo tempo non ho mai smesso di pensare, di arrovellarmi su quanto accadde quella domenica. Tutte le bugie e le cose non dette e scritte, tutta quella robaccia che gli davano per farlo giocare. Chissà che gli iniettavano, mi sono chiesta tante volte.."
Parliamo ad esempio del Genoa. Tutti ricordano la tragica morte di Gianluca Signorini, bandiera dei grifoni, divorato da un male incurabile. E oggi si sospetta che quel male non fosse nato dal nulla.
Penso di potermi fermare qui, per ora. Parlare di doping e accostarlo alla Juventus è facile di questi tempi, ma anche profondamente ingiusto. Perché la Juventus, lo ripeto per l'ennesima volta, non è la causa di ogni male: basta leggere le frasi che ho riportato qui sopra per capire che ci sono ben altre persone in giro che hanno la coscienza sporca, e che fanno finta di nulla.

*)http://www.girodivite.it/Omicidi-a-colpi-di-doping- .html

Omicidi
a colpi di doping
colloquio con Gabriella Beatrice di Alessandro Gilioli
Gli eroi della Fiorentina degli anni '70 stanno morendo uno dopo l'altro. Di flebo e raggi X. La denuncia della vedova di uno di loro


Era una gran bella squadra la Fiorentina tra gli anni '60 e '70. Quella dell'ultimo scudetto viola e di una coppa Italia strappata al Milan d'un soffio. C'erano piedi buoni e corridori instancabili, fuoriclasse assoluti e portatori d'acqua. C'era Nello Saltutti, goleador di razza, morto d'infarto nel 2003 a 56 anni; c'era Ugo Ferrante, eroe dei Mondiali in Messico, ucciso da un tumore alle tonsille otto mesi fa; c'era Giuseppe Longoni, terzino sinistro, che oggi vive su una sedia a rotelle per una vasculopatia cardiaca; c'era Adriano Lombardi, ora anche lui paralizzato per il morbo di Gehrig; c'era Massimo Mattolini, il portiere, ancora vivo grazie a un trapianto di reni; c'era Mimmo Caso, che poi ha avuto un tumore al fegato; e c'era il grande Giancarlo Antognoni, che nel novembre scorso è stato vicino alla morte per un'improvvisa crisi cardiaca, a 51 anni.

Gran bella squadra, la Fiorentina tra i '60 e i '70. Ci giocava anche Bruno Beatrice detto 'il Mastino', centrocampista d'interdizione con fisico da Marcantonio e polmoni infiniti, uno che correva mille volte in difesa a recuperare e poi trascinava i compagni in avanti. Uno che gli allenatori volevano sempre in campo, anche quando lui non stava tanto bene e forse, chissà, anche per questo è morto ragazzo.

Bruno è stato il primo di quel gruppo ad andarsene via. A 39 anni, dopo un'agonia di 30 mesi, con la bava alla bocca, le gengive sanguinanti, le gambe un tempo statuarie ridotte a grissini, pustole dappertutto e dolori lancinanti alle ossa che non se ne andavano via nemmeno con la morfina. è morto in una notte di dicembre del 1987, gemendo disperato: "Che cosa mi hanno fatto, che cosa mi hanno fatto?". Aveva due bambini piccoli e una moglie bellissima di nome Gabriella.

Oggi quella donna ha 57 anni e pensa che qualcuno debba rispondere a suo marito e dire quello che gli hanno fatto. La lunga battaglia della vedova Beatrice in questi giorni è a una svolta, grazie al ricorso firmato dagli avvocati Odovilio Lombardo e Silvana Melardi che è stato finalmente accolto dal Gip di Firenze. Ora le indagini sulla morte di quel mediano generoso ricominceranno da zero e i Nas inizieranno ad ascoltare, uno dopo l'altro, i sopravvissuti di quelle stagioni in maglia viola e i familiari di chi invece non c'è più. Convocheranno medici, dirigenti, allenatori del tempo. Riapriranno una pagina vergognosa e insabbiata del calcio italiano.

Signora Beatrice, perché pensa che suo marito sia morto di doping?

"Quando Bruno si è ammalato io non sapevo neppure che cosa fosse il doping. Certo, mi stupiva il fatto che quando era in ritiro prima delle partite mi tenesse al telefono per tre quarti d'ora dicendo che tanto aveva tempo, si stava facendo delle flebo. Mi faceva impressione che avesse tre buchi viola a forma di triangolo sul braccio sinistro che non gli andavano mai via. E mi lasciava perplessa anche il fatto che dopo le partite restasse sveglio e agitatissimo per due giorni. Ma non avevo mai collegato queste stranezze alla sua malattia".

E poi?

"Poi un giorno - Bruno era già morto da anni - per caso ho letto su un libro che i raggi Roentgen, in dosi eccessive, possono causare la leucemia. Per la precisione, la linfoblastica acuta, quella di Bruno".

Suo marito aveva fatto i Roentgen?

"Tutti i giorni, per tre mesi, nella primavera del '76. Aveva una pubalgia, non riusciva a finire una partita e la Fiorentina aveva bisogno di lui. Andò a Roma, da uno degli ortopedici più famosi d'Italia, il professor Lamberto Perugia. Che gli prescrisse 'riposo, impacchi caldi e umidi, elettroterapia e cauta massoterapia'. Ho qui ancora la sua lettera. Ha scritto anche: 'Solo dopo la completa scomparsa dei sintomi potrà riprendere progressivamente l'attività atletica'. Insomma, ci voleva tempo. Troppo tempo per la sua società".

E quindi?

"Quindi lo mandarono in un ospedale di Firenze, Villa Camerata. Il primario era un consigliere della Fiorentina, Inson Rosati. E lì iniziarono a fargli i raggi Roentgen. Volevano che fosse pronto per una partita importante del girone finale di coppa Italia. Era Sampdoria-Fiorentina, del 9 giugno 1976".

La giocò?

"No. Perché poco prima del match, mentre erano tutti a pranzo in un ristorante di Santa Margherita, Bruno ricevette la telefonata di un giornalista sportivo suo amico. Gli disse: 'Sai che ti hanno scaricato? A fine stagione ti vendono al Cesena'. Mio marito andò su tutte le furie e chiese spiegazioni a Carlo Mazzone, il suo allenatore. Litigarono, finirono alle mani. Alla fine Mazzone gli urlò: 'Tu sputerai sangue fino alla fine dei tuoi giorni!'. Mi vengono i brividi a pensarci, perché poi Bruno è morto proprio così".

Per quale motivo l'avevano venduto?

"Pensavano che fosse un cavallo zoppo, da riempire di raggi per il finale di stagione e da buttare subito dopo".

Poi ci andò, al Cesena?

"Sì, fece diverse altre stagioni in giro e non ebbe sintomi del male fino al 1985. Era il 23 agosto. Bruno si era ritirato da poche settimane. Eravamo qui ad Arezzo quando lui sentì i primi dolori alle ossa del braccio sinistro. Poi anche a quello destro. Quindi alle gambe. Il volto gli divenne livido. Aveva freddo, anche se era estate. Gli diedero l'Orudis, un antireumatico. Dissero che forse era radicolite. Arrivarono altri sintomi: febbre cronica, sangue dalle gengive, puntini rossi sul volto. A novembre scoprirono la leucemia. Gli diedero pochi mesi di vita. Invece tenne duro per più di due anni: morì il 16 dicembre dell'87, tra dolori atroci. Con la schiuma alla bocca, lividi sul corpo, piaghe dappertutto. Era diventato l'ombra del calciatore che era stato. L'unica cosa che gli era rimasta di quegli anni erano i tre buchini viola sul braccio sinistro, che non gli erano mai andati via".

Si può provare che suo marito è stato ucciso dal doping?

"Tra i ragazzi della Fiorentina di quegli anni i morti e gli ammalati gravi sono un po' troppi. E i raggi Roentgen a Bruno li hanno fatti fare i dirigenti della Fiorentina perché guarisse in fretta dalla pubalgia. Tutte quelle flebo gliele imponevano i medici della società per farlo rendere di più. Non basta?".

Che cosa c'era dentro le flebo?

"Bruno mi parlava del Cortex e del Micoren. Il primo è corteccia surrenale, aiuta a recuperare più in fretta dalla fatica. Il secondo è un cardiotonico, stimola il sistema nervoso centrale. All'epoca non erano vietati, ma chi glieli dava in quelle dosi sapeva benissimo che erano molto dannosi".

Chi saranno gli imputati se ci sarà un processo?

"Io penso al medico sociale dell'epoca, il professor Bruno Anselmi, e in sede civile agli eredi dell'altro medico della squadra, che nel frattempo è deceduto. Poi naturalmente la vecchia A. C. Fiorentina (che però è fallita) e la Federazione Gioco Calcio, per omesso controllo".

Chiederete un risarcimento?

"Non sto facendo tutto questo per soldi. Mi basterebbe che la verità sulla morte di Bruno venisse accertata e che chi l'ha fatto ammalare chiedesse scusa a me e ai miei figli. E vorrei che Carraro, oggi come allora presidente della Figc, facesse una severa autocritica per l'omertà di questi anni".

Questa omertà c'è anche da parte degli ex compagni di squadra di suo marito?

"Prima di morire Nello Saltutti fece racconti terribili su quello che lui e i suoi compagni erano costretti a prendere. E anche altri ragazzi della Fiorentina di allora (come Galdiolo, Ferruccio Mazzola e Speggiorin) oggi confermano le parole di Nello. Ma naturalmente c'è anche chi, come De Sisti, continua a dire che si tratta soltanto di casi fortuiti. E sì che è stato molto male anche lui, qualche anno fa: ha avuto un ascesso frontale al cervello".

E lei, signora?

"Io vivo per dare giustizia a Bruno. Per far conoscere la sua storia. E perché nessun ragazzo muoia più come lui".

*)http://www.radiochango.com/italiano/koscienza/arti- colo.php?ID=1785

Pasticca nerazzurra
di Alessandro Gilioli
Pillole nel caffè. Che Herrera dava ai giocatori. Molti dei quali sono morti. Un ex racconta il doping della Grande Inter. E chiama in aula tutti i campioni di allora colloquio con Ferruccio Mazzola


Sono campioni che hanno fatto la storia del calcio italiano quelli che passeranno, uno dopo l'altro, in un'aula del tribunale di Roma a parlare di doping. Come Giacinto Facchetti, splendido terzino sinistro e oggi presidente dell'Inter; o come Sandro Mazzola, Mariolino Corso, Luis Suarez. E ancora: Tarcisio Burnich, Gianfranco Bedin, Angelo Domenghini, Aristide Guarneri. Tutti chiamati a testimoniare da un loro compagno di squadra di allora, Ferruccio Mazzola, fratello minore di Sandro, che vuole sentire dalla loro voce - e sotto giuramento - la verità su quella Grande Inter che negli anni '60 vinse in Italia e nel mondo. «Non l'ho cercato io, questo processo: mi ci hanno tirato dentro. Ma adesso deve venire fuori tutto», dice Ferruccio.

A che cosa si riferisce, Mazzola?
«Sono stato in quell'Inter anch'io, anche se ho giocato poco come titolare. Ho vissuto in prima persona le pratiche a cui erano sottoposti i calciatori. Ho visto l'allenatore, Helenio Herrera, che dava le pasticche da mettere sotto la lingua. Le sperimentava sulle riserve (io ero spesso tra quelle) e poi le dava anche ai titolari. Qualcuno le prendeva, qualcuno le sputava di nascosto. Fu mio fratello Sandro a dirmi: se non vuoi mandarla giù, vai in bagno e buttala via. Così facevano in molti. Poi però un giorno Herrera si accorse che le sputavamo, allora si mise a scioglierle nel caffè. Da quel giorno "il caffè" di Herrera divenne una prassi all'Inter».

Cosa c'era in quelle pasticche?
«Con certezza non lo so, ma credo fossero anfetamine. Una volta dopo quel caffè, era un Como-Inter del 1967, sono stato tre giorni e tre notti in uno stato di allucinazione totale, come un epilettico. Oggi tutti negano, incredibilmente. Perfino Sandro...».

Suo fratello?
«Sì. Sandro e io, da quando ho deciso di tirare fuori questa storia, non ci parliamo più. Lui dice che i panni sporchi si lavano in famiglia. Io invece credo che sia giusto dirle queste cose, anche per i miei compagni di allora che si sono ammalati e magari ci hanno lasciato la pelle. Tanti, troppi...».

A chi si riferisce?
«Il primo è stato Armando Picchi, il capitano di quella squadra, morto a 36 anni di tumore alla colonna vertebrale. Poi è stato il turno di Marcello Giusti, che giocava nelle riserve, ucciso da un cancro al cervello alla fine degli anni '90. Carlo Tagnin, uno che le pasticche non le rifiutava mai perché non era un fuoriclasse e voleva allungarsi la carriera correndo come un ragazzino, è morto di osteosarcoma nel 2000. Mauro Bicicli se n'è andato nel 2001 per un tumore al fegato. Ferdinando Miniussi, il portiere di riserva, è morto nel 2002 per una cirrosi epatica evoluta da epatite C. Enea Masiero, all'Inter tra il '55 e il '64, sta facendo la chemioterapia. Pino Longoni, che è passato per le giovanili dell'Inter prima di andare alla Fiorentina, ha una vasculopatia ed è su una sedia a rotelle, senza speranze di guarigione...».

A parte Picchi e forse Tagnin, gli altri sono nomi meno noti rispetto ai grandi campioni.
«Perché le riserve ne prendevano di più, di quelle pasticchette bianche. Gliel'ho detto, noi panchinari facevamo da cavie. Ne ho parlato per la prima volta qualche mese fa nella mia autobiografia ("Il terzo incomodo", scritto con Fabrizio Càlzia, Bradipolibri 2004, ndr), che ha portato al processo di Roma».

Perché?
«Perché dopo la pubblicazione di quel libro mi è arrivata la querela per diffamazione firmata da Facchetti, nella sua qualità di presidente dell'Inter. Vogliono andare davanti al giudice? Benissimo: il 19 novembre ci sarà la seconda udienza e chiederemo che tutti i giocatori della squadra di allora, intendo dire quelli che sono ancora vivi, vengano in tribunale a testimoniare. Voglio vedere se sotto giuramento avranno il coraggio di non dire la verità».

Ma lei di Facchetti non era amico?
«Sì, ma lasciamo perdere Facchetti, non voglio dire niente su di lui. Sarebbero cose troppo pesanti». Pensa che dal dibattimento uscirà un'immagine diversa dell'Inter vincente di quegli anni? «Non lo so, non mi interessa. Se avessi voluto davvero fare del male all'Inter, in quel libro avrei scritto anche tante altre cose. Avrei parlato delle partite truccate e degli arbitri comprati, specie nelle coppe. Invece ho lasciato perdere...».

Ma era solo nell'Inter che ci si dopava in quegli anni?
«Certo che no. Io sono stato anche nella Fiorentina e nella Lazio, quindi posso parlare direttamente anche di quelle esperienze. A Firenze, il sabato mattina, passavano o il massaggiatore o il medico sociale e ci facevano fare delle flebo, le stesse di cui parlava Bruno Beatrice a sua moglie. Io ero in camera con Giancarlo De Sisti e le prendevamo insieme. Non che fossero obbligatorie, ma chi non le prendeva poi difficilmente giocava. Di quella squadra, ormai si sa, oltre a Bruno Beatrice sono morti Ugo Ferrante (arresto cardiaco nel 2003) e Nello Saltutti (carcinoma nel 2004). Altri hanno avuto malattie gravissime, come Mimmo Caso, Massimo Mattolini, lo stesso De Sisti...».

De Sisti smentisce di essersi dopato.
«"Picchio" in televisione dice una cosa, quando siamo fuori insieme a fumare una sigaretta ne dice un'altra...».

E alla Lazio?
«Lì ci davano il Villescon, un farmaco che non faceva sentire la fatica. Arrivava direttamente dalla farmacia. Roba che ti faceva andare come un treno».

Altre squadre?
«Quando Herrera passò alla Roma, portò gli stessi metodi che aveva usato all'Inter. Di che cosa pensa che sia morto il centravanti giallorosso Giuliano Taccola, a 26 anni, durante una trasferta a Cagliari, nel '69?».

Ma secondo lei perché ancora adesso nessuno parlerebbe? Ormai sono - siete - tutti uomini di sessant'anni...
«Quelli che stanno ancora nel calcio non vogliono esporsi, hanno paura di rimanere tagliati fuori dal giro. Sono tutti legati a un sistema, non vogliono perdere i loro privilegi, andare in tv, e così via. Prenda mio fratello: è stato trattato malissimo dall'Inter, l'hanno cacciato via in una maniera orrenda e gli hanno perfino tolto la tessera onoraria per entrare a San Siro, ma lui ha lo stesso paura di inimicarsi i dirigenti nerazzurri e ne parla sempre benissimo in tv. Mariolino Corso, uno che pure ha avuto gravi problemi cardiaci proprio per quelle pasticchette, va in giro a dire che non mi conosce nemmeno. Anche Angelillo, che è stato malissimo al cuore, non vuole dire niente: sa, lui lavora ancora come osservatore per l'Inter. A parlare di quegli anni sono solo i parenti di chi se n'è andato, come Gabriella Beatrice o Alessio Saltutti, il figlio di Nello. È con loro che, grazie all'avvocato della signora Beatrice, Odo Lombardo, ora sta nascendo un'associazione di vittime del doping nel calcio».

Certo, se un grande campione come suo fratello fosse dalla vostra parte, la vostra battaglia avrebbe un testimonial straordinario...
«Per dirla chiaramente, Sandro non ha le palle per fare una cosa così».

E oggi secondo lei il doping c'è ancora?
«Sì, soprattutto nei campionati dilettanti, dove non esistono controlli: lì si bombano come bestie. Quello che più mi fa male però sono i ragazzini...».

I ragazzini?
«Ormai iniziano a dare pillole e beveroni a partire dai 14-15 anni. Io lavoro con la squadra della Borghesiana, a Roma, dove gioca anche mio figlio Michele, e dico sempre ai ragazzi di stare attenti anche al tè caldo, se non sanno cosa c'è dentro. Ho fatto anche una deposizione per il tribunale dei minori di Milano: stanno arrivando decine di denunce di padri e madri i cui figli prendono roba strana, magari corrono come dei matti in campo e poi si addormentano sul banco il giorno dopo, a scuola. Ecco, è per loro che io sto tirando fuori tutto».

http://www.tgcom.mediaset.it/sport/articoli/articolo301740.shtml
Georgatos, attacco all'Italia
"Qualcuno prendeva pillole e iniezioni"
Grigoris Georgatos, ex terzino sinistro dell'Inter, lancia un attacco al calcio italiano, riferendosi alla sua esperienza con la maglia nerazzurra. "Ho visto giocatori prendere pillole e fare iniezioni - ha detto al quotidiano Ethno Sport - ma l'Inter non centrava nulla, c'erano gruppi di persone che fornivano i giocatori". Immediata la smentita di Facchetti: "Georgatos si assumerà la responsabilità di ciò che ha detto".

Un'attacco pesante, diretto al calcio italiano e, in particolare, a qualche suo compagno di squadra nell'avventura all'Inter, nelle stagioni 1999/2000 e nel 2001/2002. "In Italia c'era chi prendeva pillole e si faceva iniezioni", ha detto il greco, chiaro riferimento al possibile uso di doping o sostanze proibite per migliorare le prestazioni in campo.
"Io non ho mai fatto uso di anabolizzanti nella mia carriera - prosegue Georgatos - ma ho visto alcune cose ed ho capito cosa stava accadendo". Il greco ha voluto più volte scagionare l'Inter: "Non c'entrava nulla. C'erano gruppi di persone che rifornivano i giocatori".

Nessun nome, ma un ritratto degli accusati: "Chi gioca per tanti anni ad alti livelli non ha bisogno di ricorrere agli anabolizzanti... chi gioca pochi anni e poi sparisce, invece...". Sono tanti i compagni di squadra che ha incontrato Georgatos nella doppia avventura nerazzurra, alcuni dei quali ancora nella rosa della squadra di Mancini. Uno che non c'è più (forse potrebbe tornare) è Ronaldo, l'unico di cui parla direttamente: "Mai preso niente al cento per cento".

Immediata la replica dagli ambienti nerazzurri. E' il presidente Giacinto Facchetti a smentire quanto dichiarato da Georgatos: "Dalle presunte e per vero anche confuse dichiarazioni di Georgatos, l'unica cosa chiara che emerge è la totale estraneità dell'Inter a questa vicenda. E' lui stesso a ribadirlo nell'unico passaggio circostanziato di quanto ci viene riportato dalla Grecia. Georgatos dovrà assumersi la responsabilità di quanto abbiamo letto, anche perchè tutti sanno, lui fra questi, che all'Inter il doping non era, non è e non sarà mai tollerato".

http://www.ju29ro.com/articoli/milan__doping__sospetti_e_reticenze.html
Milan: Doping, sospetti e reticenze
di Dr. Zoidberg
Di doping nel Milan si è parlato spesso in relazione ai mitici anni ’60-’70 in cui pare che la pratica delle flebo contenenti sostanze misteriose fosse una consuetudine più che diffusa. Il centrocampista Mario Bergamaschi ha dichiarato che all’epoca della sua permanenza milanista (1957, anno scudettato) era solito prendere «il centimetro», una dose dopante che aveva mutuato il nome dalle dimensioni del liquido contenuto della siringa. Bergamaschi ha aggiunto che, al contrario, alla Sampdoria non circolava assolutamente nulla, nemmeno le vitamine .
Un'altra testimonianza è quella di Nello Saltutti, centravanti morto prematuramente per problemi di cuore, il quale afferma di aver preso di tutto quando militava nella Primavera rossonera («l’infermeria del Milan era una cosa impressionante») e di essere cresciuto di 15 centimetri in poco più di un’estate grazie agli intrugli e alle pozioni milaniste Ma torniamo ai giorni nostri, con tre episodi controversi che riguardano da vicino la società rossonera.

Alla vigilia della finale di Champions League di Manchester, Jean-Pierre Meersseman responsabile medico del Milan mette le mani avanti con una dichiarazione di incredibile meschinità, una excusatio non petita che rende perfettamente, ancora una volta, la dimensione della sportività del Milan: «Dopo aver visto la partita di semifinale della Juve contro il Real Madrid, mi sono posto degli interrogativi… Il Milan è in gran forma, ma se domani i nostri avversari dovessero correre più di noi lo troverei strano». Alla piccata risposta di Lippi, Meerseman aggiunge: «Posso giurare che nessuno al Milan si dopa, e comunque io parlavo di doping in generale (come Zeman?, nda)».
Mettere in giro voci senza fondamento e poi, su quelle, costruire un teorema è una pratica che, contro la Juventus, usano tutti. A proposito di voci, bisognerebbe chiedere a Meerseman come si sarebbe sentito se, prima di una finale, un suo avversario avesse dato credito alle insinuazioni di ambiente meneghino che vedono Milan Lab come una fortezza inaccessibile, dove neppure le mogli dei calciatori hanno il permesso di entrare e dove ci sarebbero particolari macchinari in grado di stimolare la produzione di cortisolo endogeno? Voci, lo ripetiamo, solo voci.

A fine 2003, con la Juventus che sta affrontando il suo processo (vedi dossier) e con l’opinione pubblica che non ne può più dei controlli farsa dell’antidoping, si discute di una riforma radicale che garantisca maggior rigore e attendibilità alle procedure di analisi. La commissione antidoping del Coni annuncia che, a partire dal 6 gennaio 2004 (ovvero, prima giornata di ritorno del campionato), saranno introdotti i controlli incrociati sangue-urine. Sembra una svolta ma il volgo tifante non è ancora al corrente della fregatura: il controllo incrociato è facoltativo e il calciatore sorteggiato può rifiutarsi di sottoporvisi. Il 6 gennaio, giorno dell’introduzione del nuovo controllo, su 12 calciatori sorteggiati solo 6 accettano di farsi prelevare, oltre all’urina, anche il sangue. Le promesse di riforma e di chiarezza sembrano svanire nel nulla, fino a quando non interviene il neopresidente di Lega, Adriano Galliani:

I controlli incrociati vanno fatti! Anzi, voglio introdurre l’obbligo nel prossimo contratto collettivo, e chiederò che venga punito chi si rifiuta. Non capisco perché i calciatori debbano rifiutare di sottoporsi a questo tipo di esame: altre categorie, come i cuochi (?) lo fanno periodicamente. Chi vuole fare il calciatore e firma un contratto da professionista, deve sapere che dovrà sottoporsi a questi esami. […] chi si rifiuta vorrà dire che farà un altro mestiere. (Gazzetta dello Sport, 7 gennaio 2004)

La Figc, per bocca dell’onnipresente Carraro, si conforma alla linea dura proposta da Galliani: «i giocatori che rifiutano i controlli incrociati aranno esclusi dalla Nazionale». I giornali approvano: finalmente qualcosa di concreto.
Ma non passa un anno che già arriva la sorpresa. Il 20 marzo 2005, dopo Roma-Milan (0-2), i rossoneri Pancaro e Gattuso rifiutano di sottoporsi al prelievo del sangue mentre i sorteggiati della Roma, Curci e Pipolo, accettano. Sui giornali scoppiano le prime polemiche e, successivamente, viene rese noto che anche l’olandese del Milan, Clarence Seedorf, aveva rifiutato il doppio controllo dopo Atalanta-Milan (1-2) del 5 marzo. È nel diritto dei calciatori rifiutare il prelievo del sangue ma, dopo le parole infuocate di Galliani, stupisce che proprio tre rossoneri, nell’arco di due settimane, si siano avvalsi di tale opportunità. La difesa del Milan e dei suoi due tesserati è veemente ma contraddittoria: la società spiega che i calciatori non si sono sottoposti al test poiché il pullman della squadra era in procinto di partire per l’aeroporto, Gattuso invece afferma che non sussistevano le necessarie condizioni igieniche per procedere al prelievo: la sala dell’antidoping sarebbe stata “invasa” da dieci persone non autorizzate e le siringhe per il prelievo sarebbero state collocate su un tavolo vicino al luogo dove si raccolgono le urine. Galliani, invece, tace.
In un comunicato ufficiale il presidente della Federmedici sportivi, Maurizio Casasco, sconfessa le giustificazioni addotte dai rossoneri:

Gattuso non è mai entrato nel locale del prelievo ematico ma solo nel locale predisposto per la raccolta del campione di urina. Lo stesso atleta non poteva in alcun modo aver visto siringhe, sigillate o meno, per il semplice fatto che per tale prelievo viene utilizzato un particolare dispositivo “vacuteiner system” che non contempla l’uso di siringhe, in ogni caso assenti dal locale. Nel separato locale del prelievo urinario non era presente nessuna persona non contemplata dal regolamento antidoping Wada-Coni. I medici sportivi non trattano gli atleti come “animali”, ma esercitano il loro ruolo con sensibilità e serietà professionale. Pertanto non è giustificabile che per giustificare una decisione, peraltro legittima, si facciano affermazioni prive di verità e se ne attribuisca la colpa al comportamento dei medici.

C’è puzza di bruciato, che rischia di diventare un incendio quando, qualche giorno dopo, viene reso noto che nel mese di Febbraio altri 10 calciatori avevano rifiutato il controllo del sangue, due dei quali erano milanisti. Emerge quindi che, nell’arco di un mese e mezzo, su quindici rifiuti ben cinque erano di calciatori del Milan. In pratica, il 33%. Di fronte alle accuse, il responsabile medico del Milan, Massimiliano Sala, sottolinea che chi si oppone alla raccolta del sangue deve poi sottostare ad esami più severi per quanto riguarda le urine, ma la Procura di Torino sbugiarda anche questa tesi difensiva: i test antidoping eseguiti sulle sole urine, anche se più approfonditi, sono inutili. Le urine dei calciatori, infatti, dal momento del prelievo a quello delle analisi di laboratorio non vengono refrigerate. In questo modo è impossibile rilevare la presenza di Epo, sostanza per la quale è stato appositamente introdotto il controllo sul sangue.
Inoltre, il responsabile dell’antidoping, Giuseppe Capua, aggiunge che l’analisi sulle urine può rilevare la presenza di Epo fino a 3-4 giorni dall’assunzione, mentre quello sul sangue è in grado di spingersi fino a 15-21 giorni:

ANSA - Roma, 22 marzo 2005 - '”Mi batterò affinché chi rifiuta i test incrociati sia punito”. Questo il pensiero del professor Giuseppe Capua, presidente della Commissione Antidoping della Federcalcio, interpellato dall'Agenzia radiofonica Grt dopo il rifiuto dei milanisti Pancaro e Gattuso di effettuare l'esame del sangue al termine del posticipo Milan-Roma di domenica scorsa. “'Sono profondamente dispiaciuto perché si tratta di due giocatori della Nazionale. In particolare mi dispiace per Gattuso che fa parte dell'Assocalciatori, un’associazione con cui siamo confrontati a lungo per mettere a punto questa procedura. C'era pieno accordo nella modalità di esecuzione dei test e sul fatto che dovessero essere fatti a sorpresa. Purtroppo non ci si rende conto che a così alti livelli si destabilizza un ambiente che ha bisogno della collaborazione di tutti”.
[…] Il responsabile antidoping della Figc ha poi voluto rispondere al medico sociale del Milan, Massimiliano Sala: “I due giocatori non hanno messo a disposizione dei medici niente di diverso dal solito. Visto che viene fatto il controllo dell'Epo, c’è già bisogno di una quantità maggiore di urina, ma sarebbe stato fatto comunque nel momento in cui viene fatto il prelievo del sangue. Il problema è che nei test sul sangue i valori alterati restano per 14-21 giorni. Sulle urine il tempo scende a 4-5 giorni. Tutte queste cose il medico del Milan le sa. Invece di giustificarsi, dovrebbe seguire la via del rigore che stiamo cercando di dare a questo mondo”

Rimangono molti dubbi, che le televisioni del Biscione si guardano bene dal sollevare. L’unico intervento è di Berlusconi: «Comunque il doping è uno scandalo montato dalla sinistra». Ovviamente.
Nonostante i proclami di Galliani e le promesse di Carraro, Gattuso e Pancaro non vengono esclusi dalle convocazioni per la Nazionale. Inoltre, il centrocampista del Milan, che è consigliere dell’Aic (Associazione Italiana Calciatore) sembra aver dimenticato di essersi battuto per l’introduzione della nuova metodologia di controllo, come conferma l’impegno preso di fronte a Campana:

A gennaio dell’anno scorso scese in campo in prima persona l’Assocalciatori: il suo presidente Sergio Campana proclamò che, dopo le iniziali perplessità proprio sul prelievo del sangue, i giocatori erano stati ben informati sulla nuova frontiera dell’antidoping e tutti (nessuno escluso) avevano accettato il controllo incrociato sangue-urina. (Gazzetta dello Sport, 21 marzo 2005)

Ma non è finita qui: il 21 dicembre 2006 viene annunciato che i controlli antidoping svolti dopo Milan-Roma (1-2) dell’11 novembre hanno rilevato la presenza di sostanze dopanti (prednisone e prednisolone) nelle urine dell’attaccante rossonero Marco Borriello. La società comunica che la non negatività è dovuta ad una pomata vaginale usata dalla fidanzata del calciatore, la quale gli avrebbe trasmesso le sostanze in questione durante un rapporto sessuale. Una difesa originale che viene però nuovamente smentita dai fatti:

ANSA – 17 gennaio 2007. Le controanalisi hanno confermato la positività di Marco Borriello, giocatore del Milan trovato positivo a due corticosteroidi, il prednisone e prednisolone il 21 dicembre scorso, dopo Roma-Milan. Secondo quanto dichiarato dai medici, il quantitativo di sostanza ritrovata nelle urine esclude l'ipotesi di uso “superficiale” quale pomata o spray.

Quindi, se la pomata è da escludere, come ha assunto il calciatore quelle sostanze? Non lo sapremo mai. Silenzio tombale dei media, nemmeno Zeman ha mosso un dito. Forse le strisce della maglia erano del colore sbagliato.

http://www.repubblica.it/2006/a/sezioni/sport/calc- io/marsidop/marsidop/marsidop.html

-Confessione shock di Eydelie che rivela un inquietante
retroscena della partita di Coppa Campioni vinta dai francesi
"Noi del Marsiglia eravamo dopati
nella finale del '93 contro il Milan"
Il club rossonero attacca: "Ora restituiscano quel trofeo"
di ENRICO CURRO'
MILANO - Lo scandalo doping, stavolta, arriva dalla Francia: l'Olympique Marsiglia avrebbe vinto la Coppa Campioni '93 grazie alle sostanze proibite. Se si accertasse che è vero, il Milan, sconfitto nella finale di Monaco di Baviera dalla squadra di Tapie, potrebbe chiedere all'Uefa il trofeo perduto: della vicenda si sta già occupando il legale del club rossonero, Leandro Cantamessa.

La confessione parte dal libro autobiografico scritto dal centrocampista Jean Jacques Eydelie. Il volume uscirà in marzo, ma ieri ne sono state diffuse alcune anticipazioni, che hanno subito provocato choc fra i protagonisti di quella partita. "Se è successo sul serio, provo disgusto. L'indignazione supererebbe qualunque altro sentimento. L'eventuale assegnazione della coppa diventerebbe un aspetto assolutamente secondario", ha detto Albertini, regista del Milan in campo quella sera in Germania.

Il racconto di Eydelie è circostanziato. Comincia dallo scandalo di Marsiglia-Valenciennes (successivo alla finale di Monaco) e delle partite comprate da Tapie, che costarono al club la retrocessione e al suo proprietario la prigione e la fine di un'irresistibile ascesa. Chiuso il capitolo sugli incontri truccati, il centrocampista-narratore passa alla questione doping. Demolisce definitivamente il mito dell'Olympique e getta ombre anche sul calcio francese. "In tutte le squadre in cui ho giocato ho visto situazioni di doping, tranne che a Bastia". Nel racconto l'annata magica del Marsiglia - il '93 - si trasforma in una vergogna. Prima ci sono le due partite contro il Cska Mosca ("all'andata a Berlino qualcuno mise una sostanza nelle bottigliette d'acqua dei nostri avversari, che tagliò loro le gambe e al ritorno a Marsiglia erano tutti malati"), poi la clamorosa storia della finale: "Quella è stata personalmente l'unica occasione in cui ho accettato di prendere un prodotto. Ci fu una seduta obbligatoria di punture, a cui si rifiutò di partecipare soltanto Rudi Voeller. Durante la partita il mio fisico rispondeva in modo differente sotto sforzo. Sono pentito: una vittoria, per quanto prestigiosa, non giustifica il fatto che tu metta in pericolo la tua vita".

Appreso il contenuto del libro, il Milan si è affidato all'avvocato Cantamessa. L'eventuale frode sportiva comporterebbe la perdita del trofeo da parte del Marsiglia. L'Uefa avvierà un'istruttoria e verranno rivisti anche i filmati della gara. Il 26 giugno 1993 la squadra allenata da Goethals vinse con un gol di Boli al 44'. Schierava, tra gli altri, Barthez, Boksic, Deschamps e il futuro milanista Desailly, tutti coinvolti dalle accuse del loro compagno Eydelie. Anche se l'imputato numero uno torna ad essere Bernard Tapie. Si era riciclato, nella sua "seconda" vita, perfino come attore. Ora riaffiorano gli incubi del Marsiglia e gli restituiscono la parte dell'uomo disposto a tutto, pur di avere successo.

 

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Mario Casaldi - Cicloweb.it

CICLISTI
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 01/02/2008 alle 16:22
Gli hotel 'diffidano' il ciclismo
Troppe 'retate' antidoping,poca privacy

Mentre Damiano Cunego aspetta di capire quanto gli costerà la leggerezza di non comunicare prontamente al Coni i propri spostamenti, il ciclismo tutto incassa una smorfia del tutto inattesa e particolare. Tra gli albergatori che ospitano regolarmente le squadre serpeggia un malumore sempre più acuto: tutta colpa dell'antidoping e delle 'retate' degli ispettori nelle strutture turistiche. C'è chi pensa di rifiutare i ciclisti.
Quanto sono lontani i tempi in cui i gestori degli alberghi inauguravano risse colossali per accaparrarsi l'investitura a sede ufficiale, anche per una notte appena, da parte di una delle squadre partecipanti al Giro d'Italia. Adesso c'è chi quasi si nega al telefono quando gli comunicano la chiamata del rappresentante di uno di quei team dai nomi lunghi e impronunciabili e, a quanto pare, chi ha già dato mandato di preparare un cartello un po' particolare, con una bicicletta 'incastonata' in un segnale di divieto, da affiggere alla porta dell'hotel. I tempi cambiano, si potrebbe dire, e a volte peggiorano, sarebbe doveroso aggiungere in relazione al mondo del pedale. Tutta colpa del doping e dell'antidoping; di quegli zelanti ispettori dell'Uci, della Wada o del Coni che bussano alle tre del mattino e vanno a caccia di fiale e fialette nell'immondizia, oppure fanno irruzione al tramonto per sottoporre gli atleti ai test a sorpresa. Non un gran biglietto da visita per gli albergatori, costretti a guardare la pattuglia e le facce attonite di clienti arrivati in cerca di pace e travolti dalla massa ciclistica.

Roberto Reggi, titolare di un hotel a Castagneto Carducci (Toscana), rivela le proprie perplessità a 'Il Giornale' e chiarisce la posizione sua e di molti suoi colleghi. "Il fatto è questo - spiega -: se arrivano degli ispettori per me sono semplici medici e non li faccio entrare, come suggeriscono le regole di privacy di un albergo. Chiamo le forze dell'ordine, li faccio identificare e solo su espresso mandato li faccio salire dagli atleti. Attenzione: la lotta al doping è giusta, ma c'è modo e modo di portarla avanti. Se i rischi dovessero aumentare ancora, noi albergatori non potremmo accettarli". Della serie: capiamo le necessità altrui, ma chiediamo che vengano prese in considerazione anche le nostre e quelle dei clienti 'normali'. Un altro spintone al ciclismo, che adesso rischia di recitare davvero la parte del 'reietto' del mondo sportivo.

(della fonte mi vergogno, ma se proprio devo dirla...tgcom.it )

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 01/02/2008 alle 16:38
Serpa,
ti prego dimmi che la notizia l'hai inventata tu!

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 01/02/2008 alle 16:46
Originariamente inviato da Ottavio

Serpa, ti prego dimmi che la notizia l'hai inventata tu!


Sì, la notizia è mia ma l'ho venduta al tgcom che mi paga, e anche profumatamente!!
Ne ho anche data una su britteni spirs.
Che qui però sarebbe OT.


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 01/02/2008 alle 19:57
ecco quello che scrive Tuttosport di oggi a firma Beppe Conti

Il veronese incredulo per la vicenda dei test a sorpresa
Cunego, la mia verità
«Sono arrivato in albergo dopo 10 minuti: la Wada sa sempre dove sono»
Il campione della Lampre, che lunedì notte è stato oggetto di un controllo a sorpresa nel ritiro di San Vincenzo, dice di non avere segreti «Non ero in hotel perché ho offerto una cena ai compagni. Mi sono sottoposto per primo al prelievo delle urine»

BEPPE CONTI
DAMIANO Cunego raccon­ta la sua verità su di una vi­cenda antipatica e spiacevo­le che merita di concludersi in fretta e senza strascichi. E’ l’ennesima storia a tinte gialle che riguarda il con­trollo a sorpresa effettuato dagli ispettori della Procu­ra Antidoping del Coni al­l’Hotel Riva degli Etruschi di San Vincenzo lunedì not­te, dove la Lampre del cam­pioncino veronese, di Bal­lan
e degli altri, era in riti­ro in vista delle prime atte­se sfide del 2008. Un con­trollo avvenuto senza pro­blemi per Damiano
Cunego, ben lieto di sotto­porsi a qualsiasi prelievo di sangue e urine, soltanto di urine a seconda delle esi­genze, non avendo nulla da nascondere.

SEMPRE REPERIBILE
« Ho comunicato la mia re­peribilità - dice Cunego ­agli organi internazionali in base al programma messo a punto dalla Wada sino al 31 marzo prossimo. Giorno do­po giorno. Tutti coloro che esigono e desiderano fare altri controlli non hanno che da rivolgersi, secondo le re­gole del gioco, all’UCI ed al­la Wada. Quelli del Coni l’al­tra sera si sono presentati in albergo per un controllo a sorpresa alle 23,15 perché volevano sottoporci al test dopo le 23. Noi eravamo fuo­ri a cena, io stesso dovevo of­frire una cena ai compagni di squadra » . Esiste fra l’al­tro anche il riscontro della carta di credito di Cunego e dell’avvenuto pagamento poco prima delle 23 in un ri­storante della zona.

CONTROLLO IMMEDIA­TO
« Sempre in ossequio al­le regole - prosegue Cunego - quando i controllori si pre­sentano in albergo abbiamo un’ora di tempo per presen­tarci al controllo. Dalla re­ception dell’hotel ci hanno avvertiti proprio mentre stavamo rientrando in al­bergo. Tempo dieci minuti, forse qualcuno in più, ci sia­mo presentati. Ho chiesto di fare per primo il controllo per poter andare a riposare. Ero anche pronto in quel momento per dare l’urina senza alcuna attesa. A mez­zanotte avevo soddisfatto le loro esigenze e sono andato a letto. Il mio compagno di camera Tiralongo invece è stato fra gli ultimi a fare il test, non riusciva a far pipì ed è venuto a dormire che erano le 3,30 » .
IL PROTOCOLLO Ma at­tenzione, esiste anche un al­tro « protocollo » , il Registe­red Testing Pool in base al quale gli atleti di interesse olimpico come Cunego, come Ballan devono comunicare al Coni la loro reperibilità tramite un modulo che rice­vono dalle loro Federazioni. Il dettaglio è che Cunego quel documento non l’ha an­cora ricevuto, forse perché siamo soltanto all’inizio di stagione e dunque non pote­va certo inviarlo al Coni. Ma lo ripetiamo, la sua reperi­bilità l’aveva fornita sia alla Wada che all’UCI ed in base alle regole internazionali da quell’albergo Cunego poteva andare dove gli pareva pur­ché poi, se avvertito, si ri­presentasse entro un’ora.

ALTRI TEST « Lo dimostra il fatto - sostiene ancora Cu­nego - che al mattino sono poi arrivati anche i control­lori dell’UCI, ci hanno sve­gliato, hanno effettuato al­tri test e se ne sono andati senza alcun problema. E per quel che riguarda il compa­gno di squadra sloveno Spi­lak
che è risultato assente e non ha sostenuto il control­lo non esistono misteri e se­greti. Tre giorni prima ave­vamo avvertito l’UCI e la Wada che il suo ritiro si con­cludeva il 28 e che lui da quel giorno era reperibile in Slovenia. Tanto per essere chiari e precisi su tutta la vicenda » .


Cunego è perfettamente in regola, altro che tre mesi di squalifica o fesserie di questo genere.

 

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"L'uomo da battere è Gianni Bugno, e quasi certamente non riusciremo a batterlo" (Greg Lemond, Stoccarda, 24 agosto 1991)

"Il rock è jazz ignorante" (Thelonious Monk)

 
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Esordiente




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  postato il 01/02/2008 alle 21:21
DA SPORTPRO
22 gennaio - DI LUCA, 'HO SMONTATO ACCUSE,SONO SERENO'

ROMA - "La Procura antidoping del Coni è partita dal nulla. E sul nulla ha costruito un impianto accusatorio che i miei periti hanno smontato completamente. Sono tranquillo". Lo ha detto Danilo Di Luca al quotidiano del pomeriggio '24 minuti', una settimana dopo il deposito delle perizie difensive presso la procura sportiva che gli contesta una flebo di liquidi risalente al 30 maggio scorso, al termine della 17esima tappa del Giro d'Italia poi vinto dal corridore abruzzese.
"Su questa vicenda quello che avevo da dire l'ho detto - aggiunge Di Luca, secondo quanto anticipato dal quotidiano - Oltre alla relazione dei periti, ci sono quattro testimoni che mi scagionano e, indipendentemente da tutto questo, quella flebo dopo la tappa non avrei avuto il tempo materiale per farla". Di Luca ha finito di scontare lo scorso 16 gennaio i tre mesi di squalifica inflitta dal guidice sportivo di ultima istanza, per la frequentazione del dottor Carlo Santuccione, implicato in vicende di doping. Ma adesso dichiara: "ho voglia di correre e di pensare a nuovi traguardi dopo tutto quello che ho subito l'anno scorso".
Il suo principale obiettivo della stagione resta così il Giro d'Italia: "Voglio vincerlo per riprendermi tutto quello che mi è stato tolto in termini di immagine.
Quello che non ci dice , Di Luca, è che la sua situazione non è solo: Santuccione, le flebo, ed altro, ma le inchieste che sono ancora in corso di esame da partwe dei NAS.
Facendo un "processo" per indizzi, si potrebbe supporre che il dott. Torri potrebbe ritirare la licenza di corridore senza aspettare oltre.
Dato che Basso è stato squalificato, per il solo tentativo, credo che le prove che hanno i Nas siano più gravi che il solo tentativo.

 
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Utente del mese Aprile 2010




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  postato il 01/02/2008 alle 21:36
"il muro", ti è stato cancellato un post: siamo assolutamente intransigenti su due comportamenti che hai adottato:
- post irrispettosi nei confronti di chi non c'è più
- illazioni inutili su corridori in attività (il tuo parere sulla vicenda del ritiro patente a Riccò lo puoi dare nel thread apposito, senza riferimenti di alcun genere al doping)

Sperando nella tua collaborazione, se vorrai chiarimenti, c'è il thread "Domande per i moderatori".

 

[Modificato il 01/02/2008 alle 21:39 by rizz23]

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Esordiente




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  postato il 01/02/2008 alle 22:14
ho solo riportato un articolo trovato su un sito.
Ho solo fatto una riflessione fra una serie di circostanze inerenti a dei comportamenti similari fra i due.
Ho creduto che chi scrive su questo sito (voi per primi) capisse che non si può battere chi si dopa solo con le belle parole.
Analizzando questo ed altro il risultato è Epo Quindi è questo lo spazio giusto.
Evitiamo per favore l'ipocrisia.

 
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Utente del mese Aprile 2010




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  postato il 01/02/2008 alle 22:25
Originariamente inviato da il muro
non si può battere chi si dopa solo con le belle parole.


Neppure con le illazioni gratuite.
Discorso chiuso, almeno in questo thread.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 01/02/2008 alle 22:51
Ma ragazzi scusate, non voglio sembrare insensibile, ma veramente date tutto questo spazio ad una vicenda che non esiste?

Secondo me l'unica cosa da fare è non raccogliere la provocazione della stampa.

Questi funzionari antidoping sono arrivati dopo cena e si pretende pure di montare un caso per il fatto che i ciclisti erano a cena fuori senza averlo comunicato a nessuno? Devono addirittura dare spiegazioni sul perchè ha pagato uno con la carta di credito!!

Anzichè criticare come ho letto in alcuni punti, come gestiscono la cosa Cunego & co, diamo loro il nostro appoggio ignorando gli articoli, mi sembra il minimo. Questa storia è ridicola. Poi un giornalista come Beppe Conti che non copra di pernacchie la WADA per questo assurdo regolamento. Mah!!!

Un altro anno Ridiculus!!!

 

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Michela
"Stiamo Insieme, Vinciamo Insieme - Ivan Basso"


Vita in te ci credo le nebbie si diradano e oramai ti vedo non è stato facile uscire da un passato che mi ha lavato l'anima fino quasi a renderla un po' sdrucita. Anche gli angeli capita a volte sai si sporcano ma la sofferenza tocca il limite e cosi cancella tutto e rinasce un fiore sopra un fatto brutto



http://www.adidax.com/
resisterai 5 minuti senza sport?

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 02/02/2008 alle 03:52
Originariamente inviato da Admin

Ancora una volta invito tutti i lettori a una riflessione: mettetevi nei panni di chi per andare a mangiare una pizza e star fuori casa un'ora deve avvisare il mondo intero del suo spostamento.

E immaginate di doverlo fare ogni santo giorno della vostra vita.

La libertà di muoversi, spostarsi, viaggiare, è uno dei diritti civili inalienabili. Checché ne dica chi si diverte a ironizzare su questo tema.


Dalle mie parti si dice che "siamo arrivati a livello del porco". Questa storia è pazzesca, e se dovesse davvero portare a qualche squalifica potrebbe veramente gettare il ciclismo italiano nel grottesco.
Ci sono alcuni aspetti, in particolare, che vorrei sottolineare:
1- si parla di squalifiche, ma i corridori sono stati comunque tutti sottoposti ai controlli. Perchè sanzionarli?
2- Da quello che sembra i ciclisti non possono neanche andare a fare la spesa al supermercato oppure a cenare fuori casa con la famiglia. Come se dovessero aspettare la visita fiscale tutti i giorni x tutta la vita!
3- cosa devono fare i corridori quando fanno allenamenti di 200 km, e si possono trovare magari anche a 60-70 km da casa ? Devono comunicare minuto x minuto a CONI, WADA, UCI dove si trovano?
Si potrebbe imporre a ciascun ciclista un collare elettronico con GPS, simile a quelli che si usano per i delinquenti in semi-libertà.

Oramai si è arrivati ad un punto in cui la libertà dei corridori è ridotta ad uno straccio. Fra qualche anno ai ragazzi che salgono in bici per la prima volta prenderanno le impronte digitali e scatteranno le foto segnaletiche.

 
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  postato il 02/02/2008 alle 11:45
ahah...la gazzetta è fenomenale, massima espressione di libertà, basta pensare che mi hanno censurato il commento in cui chiedevo a Galdi di rettificare il suo articolo, perchè tra le tante fesserie aveva sbagliato pure il riferimento al codice WADA...

non c'è che dire...se non spegnete TV e non comprate giornali!

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 02/02/2008 alle 11:57
Originariamente inviato da ale

ahah...la gazzetta è fenomenale, massima espressione di libertà, basta pensare che mi hanno censurato il commento in cui chiedevo a Galdi di rettificare il suo articolo, perchè tra le tante fesserie aveva sbagliato pure il riferimento al codice WADA...

non c'è che dire...se non spegnete TV e non comprate giornali!

come Galdi ha sbagliato?
eppure sembra tanto informato.

 
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  postato il 02/02/2008 alle 12:09
Galdi dici?!? beh guarda qua http://img186.imageshack.us/my.php?image=galdimonabs2.jpg e qua http://www.wada-ama.org/rtecontent/document/code_v3.pdf e mi dici se tu vedi un nesso tra l'art. 24 e la vicenda...
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 02/02/2008 alle 12:55
nn so...
però galdi, pur non essendoci quella sera ad ora tarda a san vicenzo , ha scritto di "iniziale resistenza che i medici hanno registrato all'arrivo dei corridori dopo la cena fuori dell'albergo".
ora dato che dubito lui fosse presente , deve proprio essere informatissimo e saper ognicosa per scriverlo

 
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Livello Tour




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  postato il 02/02/2008 alle 13:53
embè...metti in dubbio?!?

Guarda che lui sa anche che (cito testuali parole) "Tutti hanno notato il grosso traffico telefonico che immediatamente è partito dai cellulari dei corridori. Evidentemente indispettiti dalle modalità dei test che, altrimenti, non sarebbero più "a sorpresa". Comunque proprio l’orario tra le 23 e le 24 è indicato dalla Wada...blablabla..."

Oltre ad essere un dettaglio di fondamentale importanza è anche qualcosa di assolutamente fondato...o ha libero accesso ai tabulati di Vodafone, Tim, 3Hg e wind....oppure conosce lo sguattero pakistano dell'albergo

dai su...non si può mettere in dubbio l'onniscienza e l'onnipresenza del Galdi!

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 02/02/2008 alle 14:43
Originariamente inviato da ale

embè...metti in dubbio?!?

Guarda che lui sa anche che (cito testuali parole) "Tutti hanno notato il grosso traffico telefonico che immediatamente è partito dai cellulari dei corridori. Evidentemente indispettiti dalle modalità dei test che, altrimenti, non sarebbero più "a sorpresa". Comunque proprio l’orario tra le 23 e le 24 è indicato dalla Wada...blablabla..."

Oltre ad essere un dettaglio di fondamentale importanza è anche qualcosa di assolutamente fondato...o ha libero accesso ai tabulati di Vodafone, Tim, 3Hg e wind....oppure conosce lo sguattero pakistano dell'albergo

dai su...non si può mettere in dubbio l'onniscienza e l'onnipresenza del Galdi!

già..
allora visto che alcune cose sono fortemente lesive nei confronti dei corridori e qlc volta anche del managment, perchè nessuno gli chiede ragione?
poi se davvero è in buona fede , tanto meglio x lui

 
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  postato il 03/02/2008 alle 00:14
Originariamente inviato da sceriffo

vi indico una situazione che dovra farvi riflettere:
i cellulari di tutti i presenti al raduno sicuramente erano sotto controllo.
Se mai non erano sotto controllo,essendo penale ,oggi, l'assunzione di sostanze dopanti o...,
il giudice puo richiedere il traffico telefonico di tutti i facente parte.
Ragazzi forse non vi siete ANCORA resi conto della gravità della cosa.
Non avete letto questa mattina la Gazzetta dello Sport?
e non avete capito che se occorre i NAS saranno al seguito del Giro??.
Non nascondiamoci più, non diciamo paroloni che non hanno senso,qui ci sono "ancora" corridori che pur sapendo, fanno finta di non aver capito.
Volete vedere che il giro di quest'anno diventa più umano?? Zomegnan lo ha detto a chiare note,credete che Zomegnan sia diventato pazzo o si è reso conto che ci sono dei furbetti di quartiere??
Tutte le squadre che sono state invitate, sono state invitate SUB JUDICE.
Sapete cosa significa?? chi sbaglia o ha chiacchiere che continuano NON PARTECIPA.
Io invece penso che l'unico che non si sia reso conto di quanto grave sia la situazione e sta succedendo è il Presidente Federale Renato Di Rocco.
Carissimo Presidente, la pianta che nasce storta è difficile raddrizzarla, a buon intenditor poche parole, ma fatti.
Finalmente e grazie Zomegnan.
Per il bene del CICLISMO: italia:

 

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  postato il 03/02/2008 alle 09:45
Originariamente inviato da mariano2150

Originariamente inviato da sceriffo

vi indico una situazione che dovra farvi riflettere:
i cellulari di tutti i presenti al raduno sicuramente erano sotto controllo.
Se mai non erano sotto controllo,essendo penale ,oggi, l'assunzione di sostanze dopanti o...,
il giudice puo richiedere il traffico telefonico di tutti i facente parte.
Ragazzi forse non vi siete ANCORA resi conto della gravità della cosa.
Non avete letto questa mattina la Gazzetta dello Sport?
e non avete capito che se occorre i NAS saranno al seguito del Giro??.
Non nascondiamoci più, non diciamo paroloni che non hanno senso,qui ci sono "ancora" corridori che pur sapendo, fanno finta di non aver capito.
Volete vedere che il giro di quest'anno diventa più umano?? Zomegnan lo ha detto a chiare note,credete che Zomegnan sia diventato pazzo o si è reso conto che ci sono dei furbetti di quartiere??
Tutte le squadre che sono state invitate, sono state invitate SUB JUDICE.
Sapete cosa significa?? chi sbaglia o ha chiacchiere che continuano NON PARTECIPA.
Io invece penso che l'unico che non si sia reso conto di quanto grave sia la situazione e sta succedendo è il Presidente Federale Renato Di Rocco.
Carissimo Presidente, la pianta che nasce storta è difficile raddrizzarla, a buon intenditor poche parole, ma fatti.
Finalmente e grazie Zomegnan.
Per il bene del CICLISMO: italia:

amico caro..x mettere i cell sotto controllo ci vuole un mandato del magistrato e solo x motivi strettamente legati ad un indagine penale e/o amministrativa.
ora ci fosse stata un'indagine penale certamente ci sarebbe stata una perquisa. dato che la cosa nn risulta a nessuno mi pare che abbia pisc.iato fuori dal vaso

 
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  postato il 03/02/2008 alle 09:54
i]Originariamente inviato da sceriffo
Mi dispiace il suo tono, me ne dispiace molto e sa perche??
perche lei non ha capito di cosa si è parlato.
La informo che: Da un indagine di una una qualsiasi Procura che vuol vedere chiaro, o da una denuncia di parte di chiunque interessato, il magistrato chiederà i tabulati di quella notte.
Lei non sa che il magistrato puo acquisire TUTTI i passaggi telefonici che sono sati registrati sui ponti della zona e di tutti i gestori telefonici presenti sul territorio Nazionale.
Quanto le affermo puo avvenire anche per una denuncia di diffamaione.
la maleducazione non ha aria, ma mamme che partoriscono stupidi SI.

 

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  postato il 03/02/2008 alle 10:16
Tra le immense p..anate di questi giorni (e di questi anni) ho sentito una proposta intelligente: il medico unico al giro d'italia. Certo, penso che più che un medico serva un'equipe di medici, per seguire 180 corridori, ma l'idea di per sè è ottima.

 

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...E' il giudizio che c'indebolisce.

 
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  postato il 03/02/2008 alle 10:39
Grazie mariano2150
pare che pochi in questo furum si rendano conto della gravita' di cosa succede, o fanno finta.
se hai notizie sul secondo controllo fatto alla Lampre, mi farebbe piacere conoscerle.



 
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  postato il 03/02/2008 alle 11:22
Originariamente inviato da mariano2150
La informo che: Da un indagine di una una qualsiasi Procura che vuol vedere chiaro, o da una denuncia di parte di chiunque interessato, il magistrato chiederà i tabulati di quella notte.
Lei non sa che il magistrato puo acquisire TUTTI i passaggi telefonici che sono sati registrati sui ponti della zona e di tutti i gestori telefonici presenti sul territorio Nazionale.
Quanto le affermo puo avvenire anche per una denuncia di diffamaione.
la maleducazione non ha aria, ma mamme che partoriscono stupidi SI.


Un magistrato sì, può farlo, ma un giornalista non credo proprio...e non vedo a cosa possa servire infarcire i propri articoli di falso perbenismo e verità rivelate (da non si sa chi) come fanno quelli della pezzetta rosa.

Il punto della situazione, a mio modo di vedere, è straordinariamente semplice:
- il fenomeno doping va combattuto, con tutti i mezzi e metodi a disposizione, anche i controlli ad ore assurde, non importa...in fondo è una conseguenza che qualcuno deve pagare pur di riassettare le cose
- il fenomeno mediatico va ancora più combattuto, inutile accanirsi su certi nomi e su certi sport...
- le stupide illazioni del giornalismo moderno fanno venire il vomito.

 
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  postato il 03/02/2008 alle 12:01
Originariamente inviato da mariano2150

i]Originariamente inviato da sceriffo
Mi dispiace il suo tono, me ne dispiace molto e sa perche??
perche lei non ha capito di cosa si è parlato.
La informo che: Da un indagine di una una qualsiasi Procura che vuol vedere chiaro, o da una denuncia di parte di chiunque interessato, il magistrato chiederà i tabulati di quella notte.
Lei non sa che il magistrato puo acquisire TUTTI i passaggi telefonici che sono sati registrati sui ponti della zona e di tutti i gestori telefonici presenti sul territorio Nazionale.
Quanto le affermo puo avvenire anche per una denuncia di diffamaione.
la maleducazione non ha aria, ma mamme che partoriscono stupidi SI.

e chi sarebbero gli stupidi?
acquisire i tabulati è un conto , mettere i telefoni sotto controllo è un latro paio di maniche e lo si fa se c'è in corso un'indagine.x come sono andati i fatti non vedo x quali ragioni i magistrati debbano acquisire i tabulati .
ps: pisciare fuori dal vaso è uno slang che usano tt , dai comici ai politici e sta a a significare che si è completamente fuori tema! se lo ritiene un linguaggio maleducato , mi scuso e me ne duole aver suscitato la sua sensibilità.
cordialmente
sceriffo

 

[Modificato il 03/02/2008 alle 12:16 by sceriffo]


 
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  postato il 03/02/2008 alle 12:11
Originariamente inviato da ale

il fenomeno doping va combattuto, con tutti i mezzi e metodi a disposizione, anche i controlli ad ore assurde, non importa...in fondo è una conseguenza che qualcuno deve pagare pur di riassettare le cose
- il fenomeno mediatico va ancora più combattuto, inutile accanirsi su certi nomi e su certi sport...
- le stupide illazioni del giornalismo moderno fanno venire il vomito.


da mariano2150

Hai Acceso una lampada spenta.
quanto ho letto, riaccende il voler capire,riaccende da parte di chi crede nella testimonianza attiva.
Il ciclismo?? lo vogliono portare alla pari del Pattinaggio a Rotelle a sport di inesistenza, e chi ti parla ha nel proprio bagaglio ha tantissima esperienza.
Cosa ha attuato il Pattinaggio a Rotelle, FIHP, del Presidente deputato Aracu Sabatino? contro un corridore a lei affiliato che si serviva quasi giornalente del dottore chiacchierato?? il solito.
corridore super intercettato. Non vorrei entrare in errore: IL NULLA.
Questo è il grave problema:si vuole nascondere IL DOPING PIAGA SOCIALE NELLO SPORT PERCHE LO VOGLIONO.
Mi chiedo: la Federciclismo, i corridori,sanno di essere nel mirino, ma cosa fanno?? in moltissimi il nulla, continuano imperterriti a cercare di non farsi scoprire, poi una volta scoperti cercano, per salvarsi, di fare le verginelle abbandonate.
PROPOSTA: e se quanti vengono presi per Doping venissero squalificati a vita?? da subito? senza giustificazioni? CONI??? pensaci TU.
non sarebbe un principio "SERIO" di deterrente ?' questa è una mia proposta fatta sin dal lontano 2000 alla Federciclo.
E se si ci si incominciasse a inserirsi in cause civili?'
questi mettono in cattiva luce tutto l'ambiente,quindi! .
E mi chiedo: quanti atleti sono risultati positivi all'antidoping negli anni che vanno dal 1987 al 1992 ? cinque anni,non sono tanti eppure...
Spero di essere stato chiaro, Presidente Renato Di Rocco.. So che lei mi legge e mi segue.
io continuo a darle consigli poi lei faccia quello che ritiene opportuno, ossequi.

 

[Modificato il 03/02/2008 alle 12:17 by rizz23]

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  postato il 03/02/2008 alle 12:22
Originariamente inviato da mariano2150
Hai Acceso una lampada spenta.


Sai com'è quelle accese al massimo si spengono...e quelle spente vanno accese
Ah...non ti do del lei, non per mancanza di rispetto, ma per il semplice motivo che non ho la minima idea di chi tu sia e all'interno di un qualsiasi forum tutti gli utenti sono alla pari secondo me.

Squalifica a vita? a me sta bene!

mariano...ho visto solo ora la mail che mi hai mandato...cmq mi spiace ma non hai capito proprio niente di come la penso io,...

 

[Modificato il 03/02/2008 alle 12:31 by ale]


 
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  postato il 03/02/2008 alle 12:38
Originariamente inviato da ale

Ah...non ti do del lei, non per mancanza di rispetto, ma per il semplice motivo che non ho la minima idea di chi tu sia e all'interno di un qualsiasi forum tutti gli utenti sono alla pari secondo me.


Guarda che il "lei" suppongo che mariano1250 lo stia dando al Presidente Di Rocco.

Squalifica a vita? a me sta bene!


Questo thread sta prendendo una piega preoccupante...

Perché dico no alla squalifica a vita? Per tante ragioni; in primis perché punendo solo i corridori e non le altre componenti si rischia di farne della carne da macello: i team possono ingaggiarli, portarli (non dico costringerli, ma in molti casi l'alternativa è "ti dopi, o smetti di correre") al doping, poi quando questi vengono scoperti e radiati, farli fuori e dissociarsi indignati da loro come se fossero dei traditori, ingaggiare altri corridori...
Uno scenario di questo tipo sarebbe abbastanza disgustoso, non ci vedo nessun elemento deterrente...

 

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  postato il 03/02/2008 alle 16:08
Il lei da 20 giorno lo do al presidente Renato di Rocco, lo chiamavo prima Renato e Lui mi chiamava mariano, adesso prefersisco dare del Lei al sig. dirocco Renato.

Mi soffermo sulla squalifica a vita.
La squalifica a vita E' UN DETERRENTE SERIO,e senza equivoci.
e' un deterrente serio per TUTTI e per tutti i dirigenti oltre alla radiazione puo esserci la restrizione carceraria.
sai che esiste una legge penale in materia, quindi le conclusioni sono ovvie.
Dalle nostre parti (Marche -Abruzzo)un dirigente aveva il vizietto sin dai tempi dei dilettanti anni 80 ha sempre scorrazzato, ha sempre fatto di tutto e di più fino a rimanere coinvolto sulla marmellata doppia?
è stato squalificato a vita:

Cosa mi dici delle sistematiche squalifiche per doping in alcuni anni?? poi.... tutto è tornato pulito perche c'era gente che portava voti,grazie a personaggi influenti riabilitati.
la storia è storia e non la cambi.
Ripeto e per sempre squalifica a vita, vedrai che prima di prendere del materiale CI RIPENSANO DUE VOLTE,
Se avvertono che possono rimanere fuori e a vita, Non continuerebbero a servirsi di dottori chiacchierati, di preparatori chiacchierati , di farmacie chiacchierate e quant'altro e di più.
Dicevo a lei Presidente Renato Di Rocco: le statistiche parlano chiarissimo : nella federciclo ci sono delle anomalie ?? sui certificati emessi per attraversare il Doping e le restrizioni.
Lei Presidente mi ha indicato di redimermi... prima di me, le ho fatto dei nomi che devono redimersi
Lei li ha.
Sono stato nello sport ,da dirigente ,da Direttore Sportivo un PASSISTA-VELOCE e... ho vinto personalmente da atleta oltre 300 gare.
i miei avversari li ho sempre aspettati agli ultimi 700/1000 metri.
Cordialmente

 

[Modificato il 03/02/2008 alle 16:23 by ]

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  postato il 03/02/2008 alle 16:15
STEFANO ti chiedo umilmente scusa ma....

Oggi molte squadre che fanno??

non carne da macello ma macelleria..
Il grandissimo Zomegnan arguto, astuto, serio, prepotentemente ha detto : sei pulito?? corri, sei chiacchierato?? stai a casa.
e questo non equivale, nel piccolo, una squalifica ??

Garzelli come la presa?? l'Astana ha digerito il rospo?'

Amico Stefano gli sponsor scappano, fuggono, non vedi che i grandi gruppi imprenditoriali,che possono fare la differenza, non esistono più nel ciclismo??

 

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  postato il 03/02/2008 alle 16:18
Mariano, se la squalifica a vita è un deterrente serio nella lotta al doping, allora la pena di morte è il metodo migliore per combattere la criminalità.

E siccome sappiamo che la seconda frase è assolutamente falsa, non vedo perché dovrebbe essere vera la prima.

Ciao.

 

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  postato il 03/02/2008 alle 18:35
bewolcic è stato trovato positivo alla marmellata doppia. pare che torri lo voglia interrogare nei prossimi giorni.
 
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  postato il 03/02/2008 alle 19:30
Originariamente inviato da Monsieur 40%

Mariano, se la squalifica a vita è un deterrente serio nella lotta al doping, allora la pena di morte è il metodo migliore per combattere la criminalità.

E siccome sappiamo che la seconda frase è assolutamente falsa, non vedo perché dovrebbe essere vera la prima.

Ciao.


Mi permetto di dissentire: la pena di morte va considerata una soluzione inadatta perchè non lascia margini a nessun pentimento e miglioramento da parte del detenuto.
La squalifica a vita, invece, darebbe modo a tali furbacchioni di sperimentare un qualche altro genere di attività, meno remunerativa e magari anche più faticosa (sì sì più faticosa anche del ciclismo, perchè in fondo tribolano fisicamente/psicologicamente, ma come ogni sport va fatto per divertimento e non comporta opprimenti responsabilità a livello sociale...c'è pur sempre chi salva vite ogni giorno e se la tira di meno)...

 
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