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Autore: Oggetto: Il direttore vede rosa (intervista a Zomegnan)

Livello Marco Pantani




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  postato il 05/05/2006 alle 10:02
Sì, le tappe corte hanno anche altri esempi decisivi.
Io me ne ricordo una bella.

Nel 1982 Il tasso aveva appena perso la maglia nella lunga tappa di Boario (235 km.), decisa da un attacco della triade Bianchi Piaggo formata da Tista Baronchelli, T. Prim e Silvano Contini sul Crocedomini.
Io peraltro ero sul percorso a 4 chilometri dallo scollinamento e Bernard passò davanti già staccato e distrutto dalla fatica.
Hinault perse quasi 3 minuti e la maglia finì a Contini.
Si narra che il tasso fosse furioso in albergo, fatto sta che il giorno dopo c’è una tappetta di 85 km. con arrivo in salita a Monte Campione. Data la forma di Contini in salita sembra tutto facile per il corridore di Ferretti, ma non ha fatto i conti con la furia di Bernard.
Il quale, spingendo un rapportane massacrante, aggredisce le prime rampe della salita come se dovesse fare una volata di 200 metri. Il gruppo esplode, la bianchi piaggio si disunisce e Contini rimane solo e staccato. Bernard prosegue in preda a una esaltazione agonistica che rasenta lo stato di trance. È sempre alzato sui pedali e ha una espressione feroce negli occhi. Tutto il contrario del povero Silvano, che pare più avvilito che stanco e che a sto punto molla anche di testa.
Il tasso porta a casa il secondo tour d’italì, alla faccia della debolezza della sua squadra e della forza della corazzata Ferrettiana, et voilà!


 

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“…..oh, ghè riàt Dancelli!....”


 
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  postato il 05/05/2006 alle 10:07
Originariamente inviato da aranciata_bottecchia

Felice e Mesty, è un piacere anche leggervi.
Buona giornata


straquoto

 

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"Non esistono montagne impossibili, esistono uomini che non sono capaci di salirle", Cesare Maestri

"Non chiederci la parola che mondi possa aprirti, si` qualche storta sillaba e secca come un ramo...
codesto solo oggi possiamo dirti: cio` che non siamo, cio` che non vogliamo.", Eugenio Montale.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 05/05/2006 alle 10:28
Originariamente inviato da pedalando

Originariamente inviato da aranciata_bottecchia

Felice e Mesty, è un piacere anche leggervi.
Buona giornata


straquoto



 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 05/05/2006 alle 18:00
Originariamente inviato da Monsieur 40%

Altro che Zomegnan, ragazzi!!!

Questa di Gabri è una vera e propria strategia comunicativa!!!! E io che pensavo fosse davvero convinta di ciò che scriveva!

Tantissimi corridori dicono che il Giro è durissimo: Basso dice che non si sente il favorito e guarda Simoni e Cunego, Di Luca dice che i favoriti sono Basso e Simoni, Simoni dice che vorrà lottare ma ci sarà Basso da tenere d'occhio, Cunego dice di star bene ma che il Plan de Corones è impressionante, Savoldelli parla poco e mai a sproposito e lui dice che i Giri son più o meno tutti uguali perché a pedalare in salita si fa sempre la stessa fatica, Rujano dice che non farà il Giro e poi lo fa "si ma come?" e intanto lo fa, Ullrich non parla perché è educato e con la bocca piena non si azzarda a spiccicar parola.

E allora ci pensa Gabri.
San Pellegrino? pedalabile.
San Carlo? Bah, si scollina a 7 km (4,5 minuti di discesa, più o meno) dal traguardo. Non è vicina all'arrivo. E prima è tutta pianura.
Mortirolo? Lontanissimo. Gavia e Aprica spazzati via chissà perché.
Le cronometro? Urka, tostissime e decisive.

Ergo: il Giro è disegnato apposta per Basso. E magari Savoldelli.
Ma sicuramente non per Simoni e Di Luca. E sfavorisce terribilmente Cunego.

Conclusione:
se Basso vincerà - dice Gabri - non sarà da applaudire perché il Giro è stato disegnato su di lui. Sarebbe come stupirsi di un vestito che gli sta a pennello, visto che il sarto gliel'ha cucito addosso.

Chiave di lettura successiva (dalle mie parti si dice "mettere le mani avanti per non cadere dietro"):
se Cunego non vincerà - dice sempre Gabri - non sarebbe un guaio (e difatti non lo sarebbe, dice Mario). Perché il Giro non era fatto per lui.

Chiave di lettura "maxima":
se Cunego vincerà - questo Gabri non lo dice a priori, sennò che strategia comunicativa sarebbe? - il Giro d'Italia 2006 compirebbe un'impresa epica. Zittirebbe gli RCS che lo snobbano per Basso, zittirebbe i sondaggisti che risposero fosse un bluff, ma soprattutto sarebbe stato in grado di battere Basso (e tutti gli altri, ma son secondari perché la stampa dà loro meno importanza) sul terreno disegnato apposta per lui.

Incredibile!

Il Cunego convinto, sin dalla presentazione, di poter vincere questo Giro impallidisce.
E anche Gabri sa che questo Giro è, in fin dei conti, equilibrato (come ha detto Cassani alla Marchesan, l'intervista la trovi ancora in home-page).

E perdona, Gabri, se ogni tanto ci si scalda nei tuoi confronti: ma a primo acchitto è complicato comprendere che il tuo non è "tifo cieco", ma soltanto un istinto naturale di protezione verso il Piccolo Panettiere.
Lo dico senza alcuna malizia. Ci sono semplicemente arrivano - coscientemente - soltanto ora.

Buon Giro d'Italia. Ci farà tremare in ogni tappa.




QAuesto capovaloro mi era sfuggito.
Solo un appunto: hai scordato di dire che Cunego è al centro di un complotto mondiale che purtroppo sfugge a molti.
E dato che il thread è dedicato a Zomegnan, ribadisco:

 

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Verità e giustizia per Marco Pantani: una battaglia di civiltà.

Arcana loggia per il ripristino della civiltà dell'ordalia.

IO NON L'HO VOTATO.

IO CORRO DOPATO COME TUTTI.

"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping.

Hypocrisy free.

CAREFUL WITH THAT AXE, EUGENIO.



 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 05/05/2006 alle 18:04
Ho letto di Gimondi e il Giro con 21 cronometro in un post: sono convinta anch'io ( che sono stata tifosa di Gimondi): non avrebbe mai vinto contro Merckx.

 

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Non registrato



  postato il 05/05/2006 alle 18:14
Don chisciotte ha scritto:hai scordato di dire che Cunego è al centro di un complotto mondiale che purtroppo sfugge a molti.
Verissimo Don chisciotte ma piu che sfugge a molti... nn lo fanno venire alla luce..che furboni..

SUL GRADINO PIU ALTO DEL PODIO X SEMPRE MARCO. bye Mao
www.fabbricadelleidee.splinder.com @Forum(insieme xil Pirata)

 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Ottobre 2009




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  postato il 05/05/2006 alle 19:00
Originariamente inviato da mestatore

basso per me quella qualità la possiede e questo è uno dei suoi punti di forza


scusate se interrompo il dibattito, stupendo come al solito! ma come hai intuito (e non ci voleva un grande fiuto!) non sono d'accordo!
basso ha dimostrato di essere formidabile nei tapponi del tour! ma il tour è diverso dal giro! non conta qual è il più duro, semplicemente il fatto che sono due corse diverse! è diverso il percorso: per esempio al tour non ci sono mai 5 tappe di montagna di seguito come quest'anno al giro! sono diverse le salite: in francia non fanno staulanza+fedaia+pordoi+s.pellegrino nè tonale+gavia+mortirolo! inoltre c'è una notevole differenza climatica, che come ha spiegato benissimo janjanssen in un altro post, può giocare un brutto scherzo a basso!
insomma, ci sono alcuni presupposti per pensare che basso possa avere dei problemi nell'ultima settimana del giro; personalmente penso che non ne avrà di grandi (come tu lo credi per cunego) ma qualche dubbio, volendo, è lecito nutrirlo pure su di lui!

Originariamente inviato da mestatore

(in questo contesto centra poco, ma così gabri e lore piantano uno spillone nel mio fantoccio....)



ormai gli spilloni sono finiti da un bel pò di tempo! dovrò munirmi di qualcos'altro...

 

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  postato il 06/05/2006 alle 05:14
Originariamente inviato da Donchisciotte

[...]Solo un appunto: hai scordato di dire che Cunego è al centro di un complotto mondiale che purtroppo sfugge a molti[...]


Donchisciotte, ho iniziato a scrivere quel post in maniera volutamente ironica, ma scrivendolo ho poi capito ciò che ho scritto nel finale.

E da "E anche Gabri..." in poi, il post è serissimo.

(grazie per "il capolavoro"... )

 

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Mario Casaldi - Cicloweb.it

CICLISTI
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/05/2006 alle 09:41
OGGI E' IL GRANDE GIORNO!!!

Finiamola col le chiacchiere, inizia

IL GRANDE GIRO!!!!!!!

 

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"MEGLIO NON ESSERE RICONOSCIUTO PER STRADA CHE ESSERLO ALL'OBITORIO.
IL CASCO SALVA LA VITA, LA CHIOMA VA BENE PER LA FOTO SULLA TOMBA"!!!


Articolo 27 della costituzione Italiana

La responsabilità penale è personale.
L'IMPUTATO NON E' CONSIDERATO COLPEVOLE SINO ALLA CONDANNA DEFINITIVA.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/05/2006 alle 09:54
A proposito delle pendenze del San Pellegrino, vi riporto questa mail inviatami dal cartografo ufficiale del Giro.

Ciao Mauro,

ti scrivo perchè ho letto sul forum di Cicloweb la diatriba sulla pendenza massima del San Pellegrino.

Le pendenze che riporto sono sempre misurate personalmente con strumenti adeguati. Nel caso del San Pellegrino ci sono due cartelli ANAS che danno il 18%. Credo che tu sappia quanto poco attendibili sono i cartelli ANAS per quote pendenze e spesso anche distanze (mi è capitato di fare 5 km e trovare la località di destinazione ancora alla stessa distanza!).
La pendenza massima poi è sensibile alla lunghezza su cui la si misura, più è lungo il tratto considerato e più difficilmente risulterà un valore elevato perchè, nella realtà, la rampa "costante" non esiste. Io la misuro su 50 m (di solito) consapevole che si tratta di circa 10 secondi o meno di percorrenza per un prof (a seconda della pendenza). Non escludo che tagliando un tornante sul filo interno si raggiungano pendenze del 20% su 3-5 m, ma non sono significative (così come tagliando il tornante a 1.1 km dalla vetta di Kronplatz su 3-5 m si può superare il 35%). Localmente ci sono sempre tratti con numeri a due cifre in tutte le salite, ad esempio a due terzi dello Stelvio un tratto di strada deve essere un po' franato e poi è stato riasfaltato creando un gradino di 10 m al massimo, ma tranquillamente sopra il 18%, brevissimo e quindi scartato nel computo della pendenza massima.

 

____________________
Mauro Facoltosi
www.ilciclismo.it

 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 06/05/2006 alle 10:41
Originariamente inviato da ciclgian

Originariamente inviato da Felice

Originariamente inviato da mont ventoux

A noi che guarderemmo anche un Giro fatto di 21 cronometro, va comunque meglio così.


Un Giro fatto di 21 cronometro lo guarderesti forse tu, non certo io. Io, dopo la prima, ne avrei pieni gli zebedei, chiuderei il televisore e aprirei un buon libro. Che vuoi, questione di gusti... E te lo dico da vecchio Gimondiano. E Gimondi un Giro fatto di 21 cronometro lo avrebbe vinto di sicuro, anche contro Merckx.

Ciao



Sono stato un grande tifoso di Gimondi.
Però devo onestamente dire che in un Giro fatto di 21 cronometro il bergamasco non avrebbe vinto contro il cannibale.
Merckx sconfisse , per la prima volta, Gimondi a cronometro nel settembre del 1968 al giro di Catalogna (km. 45).
Da allora gli fu quasi sempre superiore anche a cronometro, purtroppo.
Ciao.


Ciao Ciclgian,

lo so, lo so che Merckx era un osso duro. E mi rimangio volentieri quel "lo avrebbe vinto di sicuro". Diciamo piuttosto che se lo sarebbero giocato, e che il risultato avrebbe potuto benissimo dipendere dagli anni, dal percorso, dalla lunghezza delle tappe. Difficile dire di più. Anche perché un "Giro a cronometro" magari non sarebbe composto di tappe di 40 Km e non saprei dire cosa sarebbe successo se Gimondi e Merckx si fossero affrontati in una cronometro, che so io, di 100 Km andando su e giù per i passi dolomitici.
Sarebbe stata una bella lotta dai!

PS: nel 68 Merckx ha battuto Gimondi nella cronometro del Catalogna, ma ha perso in quella del Giro. Lo ha battuto nel GP di Lugano (12 sec, circa 78 Km), ma ha perso in quello di Castrocaro (1min e 11, ancora circa 78 Km).

PS2: E' interessante constatare come, a quei tempi, a questo cronometro iper-lunghe, partecipasse pure un certo Manuel Fuente. Che differenza di mentalità rispetta ai giorni nostri! Si può pure osservare che il GP di Lugano si correva a fine ottobre e che c'erano ancora i Grandi a battagliare sul filo dei secondi. Erano proprio altri tempi!

 
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Livello Eddy Merckx




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  postato il 06/05/2006 alle 10:53
Originariamente inviato da Felice

Originariamente inviato da mestatore

i corridori dovranno stare molte ore in sella, alimentarsi, dosare le forze, questo è il ciclismo dei grandi giri.
non 120km, 3 ore e 45 minuti, una barretta e via.



C'era una volta, in un tempo molto lontano, un Grande Giro che presentava una tappa di 134 Km. C'era, in quel Grande Giro, un Grande Favorito. E poi venne il giorno. Il giorno di quella tappa. Pochi erano i Km, ma aspra fu la battaglia. Attacchi furenti e strenua difesa. Ma non ci fu niente da fare: alla fine il distacco era abissale, il Grande Favorito era fuori dai giochi, solo un miracolo avrebbe potuto ancora permettergli di dire ancora la sua.
Ma chi era mai quel broccaccio che si fece annientare in modo così indegno in una tappa dal kilometraggio ridicolo?

Il Grande Giro era il Tour de France.
L'anno era il 1971.
La tappa quella di Orcières-Merlette.
Il broccaccio si chiamava... Eddy Merckx!

Anche questo sono i grandi giri...


E' molto bello che di tanto in tanto qualcuno ricordi quella meravigliosa giornata di ciclismo vero. Vorrei però ricordarne anche un'altra, il giorno dopo, non meno bella. Arrivo di Marsiglia (o di Bordeuax ? Se qualcuno se lo ricordasse, accipicchia...), lunghezza della tappa 300 km o giu di li'. Merckx che, pervaso da un furore smisurato e cieco, attacca al pronti via assieme a 3 suoi compagni di squadra (Van Springel, forse Bruyere e...e chi ? perbacco la vecchiaia...) piu' pochi altri avventurieri di giornata. Arrivano in 6 e Merckx rosicchia tre minuti e mezzo a Ocana (che il Signore se lo porti in Paradiso) al termine di un duello pancia a terra, nel vento, durato sette ore e passa.

Se c'è qualcuno con una memoria migliore della mia che mi sbugiardi pure, perbacco. Ma quella tappa era di 300 km...
Ciao
Alberto


 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 06/05/2006 alle 11:22
Originariamente inviato da mestatore

in ogni modo, caro felice, consentimi un paragone stupido: la freccia, 200km, non è la liegi, oltre 250km. la 2 belle classiche hanno diverso spessore. chi vince la liegi, sempre potrebbe vincere la freccia. chi vince la freccia, spesso ha le caratteristiche per eccellere nella liegi, ma spesso non la vincerà mai. perche 50 km in più(oltretutto con molte difficoltà)fanno un mare di differenza.


E' un'osservazione interessante. Io però non sono sicuro che le cose stiano prorio così. Penso che dipenda dalle qualità che permettono a Tizio o a Caio di primeggiare nella Freccia o nella Liegi. Mi spiego: un Valverde che vince battendo la concorrenza allo spint, dalla lunghezza e durezza del percorso credo abbia solo da perdere. Quindi, se riesce a trionfare alla Liegi, a maggior regione può vincere la Freccia. Un corridore invece che vince alla Liegi proprio grazie alle doti di fondo e al logorio e alla fatica degli avversari, alla Freccia potrebbe non spuntarla. Penso, ad esempio, ad un Vinokourov, che ha vinto la Liegi con quell'attacco magistrale a cui nessuno ha avuta la forza/voglia di rispondere. Ci avesse provato alla Freccia, non so se il colpo gli sarebbe riuscito...

Ciao

 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 06/05/2006 alle 11:30
Originariamente inviato da prof


E' molto bello che di tanto in tanto qualcuno ricordi quella meravigliosa giornata di ciclismo vero. Vorrei però ricordarne anche un'altra, il giorno dopo, non meno bella. Arrivo di Marsiglia (o di Bordeuax ? Se qualcuno se lo ricordasse, accipicchia...), lunghezza della tappa 300 km o giu di li'. Merckx che, pervaso da un furore smisurato e cieco, attacca al pronti via assieme a 3 suoi compagni di squadra (Van Springel, forse Bruyere e...e chi ? perbacco la vecchiaia...) piu' pochi altri avventurieri di giornata. Arrivano in 6 e Merckx rosicchia tre minuti e mezzo a Ocana (che il Signore se lo porti in Paradiso) al termine di un duello pancia a terra, nel vento, durato sette ore e passa.

Se c'è qualcuno con una memoria migliore della mia che mi sbugiardi pure, perbacco. Ma quella tappa era di 300 km...
Ciao
Alberto



Ciao Alberto,

sì il giorno dopo c'é stato il grande contrattacco di Merckx che tu hai descritto. I dettagli non li ricordo nemmeno io, ma, in effetti, recuperò qualcosa come 3 minuti.

Conosci il sito www.tour-giro-vuelta.com? Prova a darci un'occhiata, per chilometraggi, ordini d'arrivo, classifiche, é una vera miniera ...

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/05/2006 alle 15:22
caro felice,
forse hai letto distrattamente il paragone liegi- freccia che a me continua comunque a sembrare un po' superficiale.
vino ha vinto una liegi e ha le qualità, per me senza dubbio, per vincere una freccia.
poi magari non la vincerà mai, ma il suo scatto, la sua forza gli consentono di essere un potenziale vincitore anche della freccia.

altri corridori, ad esempio verbrugghe o mario aerts, che hanno vinto o si sono piazzati in più occasioni alla freccia, difficilmente avrebbero potuto vincere una liegi o comunque essere considerati tra i favoriti.
i 2 hanno scatto e forza, ma per me non hanno il fondo per vincere una liegi.
il senso del paragone era questo: ci vuole molto più per vincere una liegi che per vincere una freccia.
ci vuole molto più per vincere un tappone che un "tappino".
poi chi vince un tappino può anche essere un grande uomo di tapponi.
però ci sono corridori che possono vincere i tappini, ma difficilmente i tapponi.
poi, tutto è possibile.

la liegi, ma non era dura come oggi, l' ha vinta pure rudi fuchs.
ciao
mesty


 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 09/05/2006 alle 18:05
Prima di tutto un bravo a Marco Grassi per come ha cercato di far uscire le entità del personaggio: non è mai scontato riuscirci, ed il fatto stesso che Zomegnan sia emerso per quello che è - poi potremo discutere all’infinito sul fatto che piaccia o meno, che sia illuminato o racconta balle e via dicendo - va molto a merito di chi pone le domande.


Una premessa personale sull’intervistato.

Fino al 5 giugno 1999, Zome non mi piaceva come giornalista, alludo alla sua penna non eccezionale, ma gli rendevo atto di una mostruosa capacità imprenditoriale, pur senza funzione diretta. In poche parole, sapeva far bene il megafono in difesa dell’azienda e nel rilancio propagandistico del suo prodotto, conoscendo fino ai capillari i lati luminosi ed oscuri del consesso nel quale operava e di quanto potessero essere potenti le sue diramazioni. Un tipo che calzava a pennello con ciò che qualcuno ama definire…. animale politico. Poi, dopo quella data, riguardando orari e fatti di quell’infausta mattinata, con le consapevolezze dettate dal non essere osservatore esterno all’ambiente del ciclismo, e non essere uno dei tanti beccaccini, mi sono reso conto che il pelo sullo stomaco di tale personaggio era troppo folto per i miei gusti. Non era una questione di simpatia o antipatia, ma qualcosa che dalla pelle si spostava all’etica. Dal ‘99 dunque, lo giudico per quel che leggo e vedo, sicuro di trovarmi di fronte un tipo senza scrupoli, perfettamente sincronico al ruolo di una simile azienda e pronto a sollevare le anime simpatetiche di chi accetta questa società così com’è. In altre parole, un tipo con cui mi rapporterei con la guardia alta di un pugile che sa di avere di fronte un collega, capace di portare tutti i colpi, regolari quanto proibiti.


Fatta questa premessa, mi vien facile dire che non si è smentito: è ancora il venditore di un tempo, ma stavolta perfettamente nel ruolo di imprenditore. Uno che ti fa passare, o pretende di farti passare il millimetro come un metro se non di più e che vende per illuminate e ragionate le casualità, o i colpi della dea bendata. Un politico. Uno che della scuola di Gino Sala, all’Unità, dove un tempo scriveva, non ha rimasto niente, potrei dire per vocazione interiore e non solo per il cancellino o la lima del tempo. Accetta di essere considerato un ruvido, spiega abilmente i perché è così, ma come un perfetto uomo dell’oggi-vip se ne compiace (non lo dice, ma si capisce). In fondo, dall’odierna cultura dove troppi vivon di miraggi o simpatie da manager, sono proprio i ruvidi a creare fascino. Poco importa se i manager, spesso sono sopravvalutati, o tipi coi quali non prenderesti mai il caffè, per questioni di pelle o di paura di irradiazioni batteriche….. L’importante è vendere fumo atto allo scopo. E di fumo o vere e proprie balle funzionali, Zome, nell’intervista ne ha seminate tante, proprio, ed ancora una volta, come fanno i politici….
Il Giro, non sta imparando ad essere equilibrato, o a proporsi in maniera più originale nel confronto col monocorde Tour. A parte gli anni dell’epoca più noiosa e vergognosamente piatta di una corsa da sarti per l’abbigliamento di Moser e Saronni, l’inventiva di Torriani prima, e le buone proposte di Castellano poi, han sempre saputo dare al Giro un volto non facile alle comunque sempre pronte critiche dell’osservatorio. La corsa rosa dunque, salvo quel pessimo periodo, ha sempre avuto qualcosa che la distingueva dal Tour, senza per questo stabilire l’una o l’altra superiorità. Oggi c’è un segmento in più però, e lo dice uno che ama la montagna più di ogni altro aspetto del pedale. Allora perché questa ricerca così evidente ed intensa di ciclismo antico, o di difficoltà così poco presenti sul resto del calendario? E’ solo per mantenere un giusto equilibrio nel proporre un prodotto che non penalizzi nessuno? Sarò sospettoso, ma si cerca l’effetto che crea attenzioni per recuperare su un aspetto sbagliato o non proprio idoneo, l’eccessiva sproporzione a favore del Tour. E poi, non c’è più Pantani che, da solo, come ha dimostrato il recente sondaggio della a lui ostile Repubblica, era personaggio in grado di bucare i calzini allo stesso calcio (A domanda: “Cosa vorrebbe che non ha”? “La popolarità di Marco Pantani” – rispose il Del Piero stellare nel 1998). Personalmente vedo una ricerca dell’effetto che non si può spiegare con la volontà di ritrovare la strada della fantasia di Torriani, ma un qualcosa che va in direzione dell’esasperazione della sofferenza, atta a creare quel colpo di scena in grado di foraggiare, con la sua semplice attesa, un clima superiore d’attenzione e di interessi. Un nuovo volano comunicativo e propagandistico. In questo quadro, l’arrivo sul Plan de Corones è bello e suggestivo quanto ci pare, ma all’asprezza aggiunge l’aleatorio imponderabile delle ben più possibili e decisive forature, visto che la tappa si concluderà proprio lì. Okay dunque, accettiamo pure le violenze del percorso, salutiamole pure come istmi di bellezza e fascino, di richiami antichi e via dicendo, ma non spendiamole per una ricerca di equilibrio, perché non è vero e lo Zome lo sa benissimo. Questo è un Giro votato al credo di costruire spettacolo e quando lo si analizzerà completamente, cioè attraverso il passaggio dei corridori ce ne renderemo conto, tutti. Per ora, da quello che si vede, senza andare a richiamare le somme dei chilometri in salita, ma guardando la sostanza dalle esperienze di chi pedala, della storia e della conoscenza del ciclismo, compresa la reazione che può avere un fisico così sollecitato, questo è il Giro più duro degli ultimi 30 anni. Una corsa che l’equilibrio lo dispone solo sulla fatica, oltre ogni possibile confronto moderno, tra l’altro. Chi vince una grande manifestazione a tappe dal percorso perlomeno dignitoso, deve sempre essere bravo in salita e non solo un cronoman, ma in questa corsa rosa, nel corpo del vincitore deve esserci soprattutto la corazza dello scalatore e del resistente. Altroché. E lo dico senza scomodare confronti coi leggendari Pantani, Bahamontes e Gaul, perché, sia chiaro, anche con la spinta di un tasso alcolico molto forte, nessuno può immaginarsi o vedere nel ciclismo odierno soggetti paragonabili a quei tre. Se poi in rosa a Milano dovessero arrivare Basso o Savoldelli, il fulcro della loro vittoria non starebbe nel crono. Mettiamoci il cuore in pace. Tra l’altro è bene dire che pur non essendo uno scattista, Basso sulle pendenze (all’insù) è sempre andato forte. Spero per lui, che il consistente miglioramento a cronometro, non gli abbia fatto perdere lo spunto in salita, perché, se così fosse, a Milano in rosa non si arriverà sicuramente.


Capitolo cronometro.

Qui lo Zome dell’intervista, ci crede tutti dei cretinetti. La cronosquadre è un non senso a prescindere. Il mio amico Martinello non sarà d’accordo, ma una gara a tappe che fa vincere un singolo, non deve trovare una pesante ipoteca in una prova dove il singolo medesimo potrebbe andare solo a rimorchio. L’aspetto aberrante è che alla fine di questa prova, possono giungere differenze fra i papabili vittoriosi, in grado di modificare l’assetto del Giro, quindi il mostriciattolo è un inno all’aleatorio. Bravi! Le motivazioni portate da Zomegnan sulla proposta di questo “intruglio di confusione” le trovo bugiarde, ed in più devo constatare che il Giro, dopo tanti e tanti anni che non avveniva, ha scopiazzato un orrido tassello del Tour. Punto. Zome dunque, almeno qui, non può evitare il poco edificante accostamento con l’ex brocco della Bic, Jean Marie Leblanc.
Nell’intervista dice che la crono al Giro è sempre stata messa prima delle salite, dimenticando che, quasi sempre, se ne aggiungeva una alla fine, molto più credibile perché diminuiva le distanze fra passista e scalatore in quanto il ruolo massimo lo giocava la freschezza, ed una grande corsa a tappe deve sempre premiare gli uomini di fondo. Stando alle sue parole, non c’è niente di nuovo: la crono lunga e da passisti, arriva prima delle salite e al posto della più onesta, quella alla fine, si è inserito il tumore della cronosquadre. Una schifezza per un istintivo come me. Sia chiaro, non sono contro il cronometro a prescindere, ma all’uso che se ne fa, ed il ciclismo di oggi, sulle bellezze della corsa contro le lancette ha capito poco, fino al punto di trasformare queste prove in una palestra per i praticoni della chimica.


Internazionalità.

Un avvenimento come il Giro va propagandato oggi più di ieri, ed in questa direzione si muove l’aspetto migliore del personaggio Zomegnan uscito dall’intervista. Il lavoro con le TV straniere è peculiare e l’impegno del patron mi sembra adeguato. Non così la premessa, che fa la copia ad un atteggiamento tanto tipico degli italiani: tromboni e forti nel paese, politicamente molluschi all’estero. Nell’UCI, il peso RCS, che in Italia significa monopolio, mi si perdoni, pare essere quello di un piccione. La trasformazione dei calendari è stata vissuta con leggerezza: si sapeva che avrebbe contraffatto il Giro, spostando le migliori attenzioni dei club verso il Tour e, grazie alla spinta dettata dalla vicinanza ai mondiali, verso la Vuelta . Un effetto non decisivo, da solo di entità secondaria, ma importante nel ruolo di pomo per una ulteriore somma. L’americanismo piovuto sul Tour ha fatto il resto. Sta di fatto che, fra le tre grandi corse a tappe, il Giro ci ha perso, il Tour è andato avanti in termini percentuali propri non tanto, ma tantissimo nel confronto col resto e la Vuelta, tradizionalmente prima ad entrare in scena, è colei che ha fatto i passi verso i vertici più tangibili. Altro aspetto importante è venuto da quel Pro Tour che non piace a nessuno, ma che continua ad imperare da una parte e confondere dall’altra. Col nuovo circuito ci si è garantiti la presenza dei maggiori club alle manifestazioni a tappe più importanti, ma non è migliorata assolutamente la qualità complessiva, per un motivo che sta a monte è che uccide l’essenza dello sport ed i suoi valori, innalzando le solite neoplasie del danaro. Nel PT ci sono equipe che sono delle puttanate (termine più pulito ed ugualmente efficace non esiste), o altre che sono votate alle corse di un giorno, senza possedere in organico corridori adatti ad emergere nelle lunghe manifestazioni a frazioni. Tutte però, hanno conti con molti zeri, ed è quello che conta. Se un team propone un organico di 25 unità divise fra ciofeche e modesti, ma possiede un budget di 25-30 milioni di euro per 4 anni, stiamo pur certi che farà parte del ProBalzello. Se invece si dispone di un piccolo budget, ma si conta su corridori in crescita o altri di potenziale non ancora espresso, oppure si funge da scuola di ciclismo, in questo pedale, non si andrà da nessuna parte, proprio perché non si entrerà mai nel palcoscenico di maggior visibilità: le grandi corse a tappe. Sta di fatto, che tanti corridori interessanti e d’avvenire sono scartati e, mi si permetta, impossibilitati a crescere attraverso giuste esperienze, fino a veder mozzata la loro carriera. All’UCI, questi aspetti non li possono vedere, perché le pupille dell’Ente sono state sostituire dai dollari, ed i grandi organizzatori, oggi con funzioni di gran lunga superiori alle singole federazioni, hanno fatto i conti coi medesimi occhi di quelli che vivono a Losanna. Non è finita, perché il chiasma “ciclismo specialistico o specializzazione del ciclismo”, non è figlio naturale dello sport, ma solo modificazione genetica del doping, ed invece di generare nuovo acume nella presente mediocrità del governo ciclistico, marca oggi un sostegno ulteriore proprio nell’azione scoordinata e solo economica degli organizzatori. E dire che se i tre grandi Giri, con l’RCS veramente protagonista, avessero voluto capire e garantirsi la salute di questo sport, attraverso la riflessione, l’unità d’intenti, la reale capacità di mettere a soqquadro le storture dell’Ente, avrebbero potuto riportare il ciclismo verso orizzonti realmente sportivi, tanto internazionali quanto probanti per le regole dell’etica dello sport. Sarebbero nate corse a tappe più equilibrate fra di loro, ma soprattutto più a misura di confronti credibili, meno contestabili e meno passibili del setaccio fastidioso della teoria applicativa del “se”. Anche loro, dunque, hanno guardato ai soldi senza distribuirsi sui problemi e rendere più omogenei i loro frutti. Così facendo, l’imperatore Tour può continuare a sedersi sulla sua dorata scranna senza fastidi, la Vuelta si è garantita il mantenimento di una crescita certo meno forte di quella di qualche anno fa, ma ugualmente tangibile, soprattutto perché insperata, mentre al Giro spettano le briciole che non cambiano le sostanze di un impoverimento rispetto ad un tempo. La corsa rosa, nonostante la fantasia dei suoi tracciati e l’equilibrio tecnico superiore, ha perso in internazionalità. Anche in questo 2006 troppe mancanze, aldilà del buon senso, del ragionevole e dei programmi che impongono al massimo due (che sarebbe un bene per tanti) grandi corse a tappe su tre; troppi big, anche per le sole frazioni, che han scelto Tour e Vuelta. So bene che il cast rimane ottimo e che il valore di chi manca, non si eleva tangibilmente sui presenti, ma quei corridori sono ciò che passa il convento e, soprattutto, sono i capitani e gli atleti di maggior peso sull’osservatorio ed i media, delle rispettive squadre. Ed è pur vero che la rivoluzione distruttiva passata sul ciclismo, avente nome Lance Armstrong, ci ha impedito di vedere i reali valori di tanti. Avendo avuto squadre con big, so bene quanto sia importante per organizzatori e indotti la presenza di formazioni degne, perché sono proprio quelle che danno l’immagine della corsa. Ora, diciamocelo pure, il Giro 2006, conta per la “generale”, sui migliori italiani, una cinquina, e su un solo corridore di spessore possibile, quale l’incognita (per le vicissitudini degli ultimi mesi) Josè Rujano. Considerare Ullrich un passo in avanti, quando è venuto qua per allenarsi, è daltonismo (le risultanze del cronoprologo (!) per uno specialista come lui, sono indicative di uno stato di forma ridicolo, al punto di chiedersi come cavolo farà a concludere le tappe!). Altrettanto si può dire di Rasmussen (mamma mia come è ridotto male il ciclismo delle corse a tappe, se un simile corridore vien salutato come un campione!!!!). Ugualmente pesanti le assenze degli uomini da classiche e le ruote veloci. Bettini, Petacchi (tra l’altro tolto di mezzo subito) e McEwen, non pareggiano chi non c’è: per capirlo, basta guardare i nomi dei vincitori delle classiche di questo 2006. La speranza dunque, per incidere su un’internazionalità che possa recuperare la troppa mancanza di capitani e riferimenti, viene dall’esplosione di qualche straniero annunciato come outsider, o non menzionato proprio. A questo punto, uno Schumacher in spolvero ulteriore, dopo l’acuto di ieri, può far bene “politicamente” al Giro.
In ultima analisi una “corsa rosa” fascinosa per un percorso che ha ricercato l’effetto anche esagerandolo con punte di sadismo e carezze all’aleatorio, dal cast ottimo, ma decisamente nazionale, ben lungi dall’essere credibilmente venduta come un passo avanti nell’internazionalità che aveva fino ad una decina d’anni fa. Zomegnan ha scelto la strada della propaganda su ogni tassello, distorcendo il realismo e la fotografia osservabile, ma i problemi restano intatti e di passi in avanti, là dove insistevano buche, non ne vedo. Secondo me, proprio anche alla luce dei tempi, un cambio di strategia è d’obbligo.
Brevemente.
Prima di tutto, facendo della vivacità e degli intendimenti, un modo per contare di più a livello internazionale, in primis verso l’UCI. In parole popolari un’azione… da palle reali, di fronte ai forti. Quindi, da subito, una vera e propria pressione verso uno sponsor (già chiaramente…individuato), fino ad oggi impegnato nella “ciofeca getta soldi” ed alimentatore di barbarie come il calcio, giunto finalmente anche agli occhi degli stupidi, all’elevazione del suo palcoscenico di composti chimici maleodoranti. Con un sostenitore degno e munifico alle spalle che, per un’azienda come l’RCS è facilmente raggiungibile (non serve spiegare il perché), si aprirebbero le porte e quella chiavi un tempo usate che stuzzicherebbero assai le partecipazioni dei migliori o, perlomeno, degli uomini di riferimento. Con l’arma del danaro, anche i percorsi sarebbero maggiormente digeriti…..e quei puzzolenti pezzi di carta, vanno sempre dove ce ne sono altri…. In poche parole si tratterebbe di aumentare le spese, compensate da una percentuale notevole di entrate in più…..Azioni da manager, insomma, ovvero la figura che piace tanto al complesso della nostra decadente società.



P.S. Se non ricordo male, nell'intervista, Zomegnan da un pizzicotto a Cicloweb, su come il portale ha seguito e presentato il Giro. Mah....mi chiedo se ogni tanto il patron da un'occhiata a Gazzetta.it.... E poi, sinceramente, senza nessun atto di partigianeria, credo che il lavoro della Redazione del sito sia stato, e sia, encomiabile. Servizi, informazioni, zoom, ecc. puntuali e ben fatti. E poi, da mesi, l'originalità delle ricognizioni...!
GRANDISSIMI!!!!

 

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"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/05/2006 alle 18:15
Hai detto tutto Morris... e sopratutto hai trovato un sostantivo ed un aggettivo che presentaono Angelo in toto... ANIMALE POLITICO...
Sulla presentazione del giro...ho visto tutto... anche lo sclero del buon orsacchiottone Sergio Meda....

 

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LA CAROVANA VA..CONFINI NON NE HA..E TUTTE LE DISTANZE ANNULLERA'!!
"..Dinnanzi a me non fuor cose create se non etterne.. Ed io in etterno duro!!
Lasciate ogni speranza voi ch'entrate...!!!

"C'è Bugno in testaaaa!!! è Bugnoooo!!! ed è campione del mondo Bugno su Jalabert!!!"

"...ma ti sollevero' tutte le volte che cadrai
e raccogliero' i tuoi fiori che per strada perderai
e seguiro' il tuo volo senza interferire mai
perche' quello che voglio e' stare insieme a te
senza catene stare insieme a te"...

"Cascata ha un pregio non da poco. ama il ciclismo e però lo riesce a guardare con l'occhio dello scienziato. informatissimo, sa sceglire personaggi sempre di levatira superiore, pur non "scadendo" nello scontato.
un bravo di cuore.
(post di Ilic JanJansen, nel Thread "Un ricordo: Pedro Delgado, il capitano di Indurain")

 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 09/05/2006 alle 18:46
Morris, mi compiaccio di riscontrare una sostanziale identità di vedute.

Orrido o meno, venditore o meno, lo Zome ci ha caccato delle gran balle.
(Tre tappe ed ecco qualche verità: Ulrich: un minuto nel prologo, Rasmussen: ultimi dieci in generale – domenica sventolava a fondo gruppo come un esordiente! - , Julich e Sastre, gregari fino al midollo, altro che.)

Frottolaro il nostro, come si vuol dire, io che non sono contrario per principio alla cronosquadre te ne soffio un’altra molto bella!
La cronosquadre sarebbe servita a incoraggiare le squadre ad allestire compagini all’altezza!
Quale sonora panzana!! La ragione più evidente che ci vedo io è la seguente: appioppare allo spauracchio Rujano un fardello addizionale di 4/5 minuti a favore dei pedalatori nazionali.
Quante copie vende la Gazza con Basso (oppure Cunego, Di Luca….) in rosa?
E quante ne venderebbe in meno con la pulce venezuelana!
Dopo il giro 2005 il nano della selle italia ha fatto paura, molta paura. E non bastano le crono individuali, perché il minuscolo con le orecchie a sventola non pedala affatto male “contre la montre”….uhm…la cronosquadre, ma certo!

ciao belli.

claudio

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/05/2006 alle 23:58
Claudio delle diverse vedute ne abbiamo già parlato... ma della cronosquadre posso dirti che Angelo è un estimatore da sempre... tanto che non ha mai criticato nemmeno quelle del tour, pur giudicandole eccessivamente lunghe. Il ritorno della gara a squadre nel tracciato del Giro era praticamente sicuro da prima che si scoprisse Rujano.. quindi.. Sulla cronosquadre dico che è un esercizio del ciclismo e così va rispettato.. Non piacciono anche a me lunghe crono per team tipo quelle di 80 km del Tour. Ma sionceramente con un percorso come quello di quest'anno cosa possono fare 38 km?? Io non supererei mai 40 km nella crono a squadre ma ad abolirla ci penserei bene.. Poi addirittura nel Giro donne ce l'hanno messa a squadre ed in salita.. Morris la ricorderà certamente... Quello fu abbastanza ridicolo....

 

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(post di Ilic JanJansen, nel Thread "Un ricordo: Pedro Delgado, il capitano di Indurain")

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/05/2006 alle 00:27
A me piacciono molto le cronosquadre, sono spettacolari e di alto livello tecnico, però sono ingiuste all'interno di una corsa a tappe che termina con una classifica individuale. Un grande ciclista con un squadra debole a cronometro è troppo svantaggiato.
La mia "soluzione" per mantenere una specialità così spettacolare e ovviamente apprezzata dagli sposnsor, senza danneggiare nessuno, è quella del cronoprologo a squadre. All'inizio di un grande giro mettere una cronosquadre di massimo 15 km, che non causerebbe grandi distacchi.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/05/2006 alle 12:36
Vorrei mettere in esame alcuni passaggi del post di Morris:

Il Giro, non sta imparando ad essere equilibrato, o a proporsi in maniera più originale nel confronto col monocorde Tour. A parte gli anni dell’epoca più noiosa e vergognosamente piatta di una corsa da sarti per l’abbigliamento di Moser e Saronni, l’inventiva di Torriani prima, e le buone proposte di Castellano poi, han sempre saputo dare al Giro un volto non facile alle comunque sempre pronte critiche dell’osservatorio. La corsa rosa dunque, salvo quel pessimo periodo, ha sempre avuto qualcosa che la distingueva dal Tour


Rimandando un attimo la questione dell’equilibrio, faccio notare che il pensiero di Morris è esattamente lo stesso di Zomegnan, che in un passaggio ha dichiarato:

Nessuna voglia di stupire; e nessun bisogno di differenziarci dal Tour, visto che da tanto tempo siamo diversi e lo sanno tutti.



In questo quadro, l’arrivo sul Plan de Corones è bello e suggestivo quanto ci pare, ma all’asprezza aggiunge l’aleatorio imponderabile delle ben più possibili e decisive forature, visto che la tappa si concluderà proprio lì. Okay dunque, accettiamo pure le violenze del percorso, salutiamole pure come istmi di bellezza e fascino, di richiami antichi e via dicendo, ma non spendiamole per una ricerca di equilibrio, perché non è vero e lo Zome lo sa benissimo.


Noto che Morris concede e ammette l’intrinseca bellezza e il fascino del richiamo antico, con sottinteso riferimento agli sterrati, alle strade bianche, e ciò sottindende un elogio all’organizzazione: hanno fatto una scelta che premia la bellezza, la capacità di affascinare, di meravigliare.
Ciò che darebbe fastidio è dunque il gesto di celare l’aleatorietà collegata a questa scelta, poichè essa va a turbare l’equilibrio.
Questa era la frase di Zomegnan:

Ma io trovo che il Giro, così come il Tour e la Vuelta, le grandi gare a tappe insomma, siano l'essenza del ciclismo; e per questo devono essere equilibrate, avere la giusta misura di cronometro, salite e percorsi che premino la resistenza.


L’opinione di Zomegnan è condivisibile, ma appare evidente che ci sarebbe qualcuno capace di sostenere che in fondo persino il Tour è equilibrato tra salite e cronometro, tutto diventa relativo dunque.
Anche l’aleatorietà dello sterrato è relativa: è da dimostrare che procurerà forature a iosa, ed è da dimostrare che sarà affrontata come un novello muro di Sormano.
Trovo sia doveroso provare, effettuare degli esperimenti, per verificare se davvero si tratta di una componente aleatoria, perchè si noti bene che nel ciclismo gli elementi aleatori hanno sempre avuto una componente pesantissima: le le condizioni climatiche, la temperatura dell’aria, l’umidità, le superfici bagnate.
Pantani non ha forse perso un mondiale per l’impossibilità di scattare sull’asfalto viscido?
Oppure: qualcuno ha mai sentito parlare della Parigi Roubaix?
Veniamo al punto: che significa "equilibrio", nelle stesse parole di Zomegnan?
Significa: giusta misura di cronometro e salite e percorsi che premino la resistenza.
Già sono in parziale disaccordo, perchè la giusta misura di cronometro per i miei gusti è zero, ma vedo anche che, proprio per l’accento posto sulle montagne in questo giro, diventa tollerabile la presenza dell’esercizio a cronometro moderno.
Perciò se l’equilibrio viene ritenuto turbato da una presunta componente aleatoria, pur non essendo d’accordo riconosco che se ne può discutere (dal 2007 si può tornare tranquillamente al sistema precedente, se ciò accadesse).
Se l’equilibrio viene ritenuto turbato da un presunto squilibrio a favore delle montagne, allora non sono minimamente d’accordo, viste le performances montanare dei passisti nell’età contemporanea.

Altro passaggio:

Chi vince una grande manifestazione a tappe dal percorso perlomeno dignitoso, deve sempre essere bravo in salita e non solo un cronoman, ma in questa corsa rosa, nel corpo del vincitore deve esserci soprattutto la corazza dello scalatore e del resistente


Alla luce di questa affermazione appare evidente che l’aleatorietà, citata precedentemente, saerbbe comunque un’incognita relativa, un’incognita ristretta.
Dunque non si esce dal novero dei cinque o sei nomi menzionati nei pronostici, perchè al limite la presunta aleatorietà favorirebbe uno tra costoro.
Un Savoldelli non sarà forse un fior di scalatore, ma ha dimostrato di essere resistente come nessun altro.
Beh, allora è una corsa a tappe perfetta, è l’esatto contrario del Tour: esiste una rosa ristretta di pretendenti alla vittoria, al di fuori della quale le speranze di vittoria sono nulle, ma il risultato finale non può essere in nessun modo scontato.

Altro passaggio:

Basso sulle pendenze (all’insù) è sempre andato forte. Spero per lui, che il consistente miglioramento a cronometro, non gli abbia fatto perdere lo spunto in salita, perché, se così fosse, a Milano in rosa non si arriverà sicuramente.


"Sicuramente" fa a pugni con "aleatorietà", va messo in evidenza: o non c’è l’aleatorietà, e Basso non può vincere, o Basso ha le stesse opportunità di vittoria dei suoi concorrenti, perchè c’è l’aleatorietà relativa garantita da uno spartito ricco e foriero di occasioni per chi ha la forza e la volontà di coglierle.

Altro passaggio:

La cronosquadre è un non senso a prescindere.


Non sarò mai d’accordo, nonostante io provi del disgusto verso il cronometro contemporaneo, ma proprio sui gusti non si discute quindi rispetto ogni opinione.
Forse che i postini di Lance, messi in testa a tirare il plotone sulle salite del Tour, non costituivano un elemento di influenza del collettivo (la squadra) sull’esito del singolo (la classifica individuale)?
Una volta di più tutto è relativo: una cosa sono le cronosquadre del Tour, altra cosa è la cronosquadre del Giro 2006.

L’aspetto aberrante è che alla fine di questa prova, possono giungere differenze fra i papabili vittoriosi, in grado di modificare l’assetto del Giro, quindi il mostriciattolo è un inno all’aleatorio.


Beh, parliamo di Ivan Basso e Savoldelli, no? Abbi pazienza Morris, questo tuo passaggio contrasta e stride con quello precedente, dove temevi la perdita di spunto in salita per ciò che riguarda Basso, e dove mettevi l’accento sulla "corazza" di scalatore che deve avere il vincitore (corazza che Savoldelli ha solo in parte).
Ammesso che il più penalizzabile sarebbe Rujano, e in minima parte Simoni, non trovo così potenzialmente devastante questa cronosquadre, al netto degli incidenti di percorso, che possono accadere ovunque ed in qualsiasi fase della corsa.

Altro passaggio:

Nell’intervista dice che la crono al Giro è sempre stata messa prima delle salite, dimenticando che, quasi sempre, se ne aggiungeva una alla fine, molto più credibile perché diminuiva le distanze fra passista e scalatore in quanto il ruolo massimo lo giocava la freschezza, ed una grande corsa a tappe deve sempre premiare gli uomini di fondo.


Spostare la crono? Mmm, allora si che potremme parlare di squilibrio a favore degli scalatori.
Aggiungerne un’altra? Mio Dio, no, meno male che ne hanno tolta una, invece.
Uomini di fondo? Non pensi che sia sufficiente quanto è già in programma?

Un avvenimento come il Giro va propagandato oggi più di ieri, ed in questa direzione si muove l’aspetto migliore del personaggio Zomegnan uscito dall’intervista. Il lavoro con le TV straniere è peculiare e l’impegno del patron mi sembra adeguato.


Un riconoscimento che il buon Dancelli s’è guardato bene dall’evidenziare.
Leggo su laflammerouge.com che il Giro viene passato anche in Canada quest’anno.

Nell’UCI, il peso RCS, che in Italia significa monopolio, mi si perdoni, pare essere quello di un piccione. La trasformazione dei calendari è stata vissuta con leggerezza: si sapeva che avrebbe contraffatto il Giro, spostando le migliori attenzioni dei club verso il Tour e, grazie alla spinta dettata dalla vicinanza ai mondiali, verso la Vuelta


Direi che Zomegnan in questa vicenda, che risale al 1994, c’entra poco o niente.
A torto o ragione, direi che ultimamente c’è una netta contrapposizione tra Uci e Rcs per la vicenda Pro Tour, chissà che il solito do ut des col quale si concluderà la vicenda non frutti un maggiore peso politico per Rcs.
Chissà, sia chiaro, me lo sto domandando.

Anche in questo 2006 troppe mancanze, aldilà del buon senso, del ragionevole e dei programmi che impongono al massimo due (che sarebbe un bene per tanti) grandi corse a tappe su tre; troppi big, anche per le sole frazioni, che han scelto Tour e Vuelta.


L’ultimo momento di vera internazionalità del Giro fu il 1999, con Zulle della Banesto, Heras della Kelme, Jalabert della Once, e altri partecipanti dignitosi.
Dunque la posizione della Vuelta nel calendario concorre, ma fino ad un certo punto.
Del resto nella stessa Spagna il Tour ha perso via via telespettatori (costantemente dal 1995 in poi) e la Vuelta nelle ultime stagioni è crollata come ascolti.
Venendo all’oggi, trovo ragionevole che i corridori spagnoli (Valverde, o esagerando Mancebo), e quelli che corrono per squadre spagnole (Vinokourov) abbiano fatto altre scelte.
Nulla di irrazionale.
Leipheimer? Nel 2005 non è andato nemmeno alla Vuelta.
Landis? Dobbiamo davvero parlare di Landis?
Evans? Vabbè, dai, tutto sommato nemmeno Di Luca va al Tour, è ben più grave il deficit della corsa francese.

Ugualmente pesanti le assenze degli uomini da classiche e le ruote veloci. Bettini, Petacchi (tra l’altro tolto di mezzo subito) e McEwen, non pareggiano chi non c’è: per capirlo, basta guardare i nomi dei vincitori delle classiche di questo 2006.


D’accordo sui velocisti, si è passatto dall’eccesso delle 11 tappe del 2004 alle cinque massimo sei di quest’anno.
Quanto alle classiche, direi che è una ruota: nel passato o nel presente, non direi che nomi come Bettini, Di Luca, Petacchi, Cunego, Rebellin etc etc fossero proprio estranei alle classiche.
Tra le altre cose, anche nei "bei tempi che furono" non mi sembra che Museeuw sia mai impazzito per il Giro d’Italia.

La speranza dunque, per incidere su un’internazionalità che possa recuperare la troppa mancanza di capitani e riferimenti, viene dall’esplosione di qualche straniero annunciato come outsider, o non menzionato proprio. A questo punto, uno Schumacher in spolvero ulteriore, dopo l’acuto di ieri, può far bene "politicamente" al Giro.


D’accordissimo, del resto far cambiare mentalità a chi aveva paura delle incursioni dei Nas è dura e strenua impresa.
Viceversa Schumacher, generazione nuova (a proposito, le parole di Cassani confermano che è in atto un ricambio generazionale come non accadeva da 30 anni), nonostante il pasticciaccio pseudo-doping nel quale è stato invischiato ha dimostrato di possedere un’altra mentalità: non ha nulla da temere, dunque viene al Giro.

In ultima analisi una "corsa rosa" fascinosa per un percorso che ha ricercato l’effetto anche esagerandolo con punte di sadismo e carezze all’aleatorio, dal cast ottimo, ma decisamente nazionale, ben lungi dall’essere credibilmente venduta come un passo avanti nell’internazionalità che aveva fino ad una decina d’anni fa.


Ma direi che non ci si può lamentare rispetto al periodo 2000-2004, soprattutto rispetto al 2003-2004.
Queste le parole di Zomegnan:

Mi aspetto una corsa più internazionale rispetto alle ultime edizioni, e con la partecipazione di grandi campioni. Mi pare che, rispetto al passato, ci siano aspettative migliori per questo Giro.
Per una miglior qualità dei partecipanti, per merito di qualche accorgimento organizzativo, per il fatto di partire in Belgio, dove il ciclismo è una religione, e anche per la nostra attenzione ad alcuni aspetti sociali e sportivi che abbiamo scelto di curare, come la celebrazione di alcune ricorrenze importanti lungo il percorso del Giro.


Non ci trovo nessuna balla, al limite delle opinioni non condivisibili.
Discovery e Csc avranno hanno dei capitani italiani, ma la loro anima è straniera e quest’anno hanno portato dei gregari eccellenti, quasi tutti stranieri di alto livello.
I campioni ci sono, anche se come hai fatto notare sono Italiani: ma nel 2004 la vigilia del Giro non prevedeva uno scontro tra Simoni e Garzelli, punto e basta?
Sono le grandi sfide, anche tra i Italiani, se gli Italiani sono dei campioni, ad attirare l’attenzione.
Basso avrebbe potuto tranquillamente impiparsene del Giro, il Pro Tour non lo obbliga a partecipare, idem Savoldelli dopo il ritiro di Lance.

Ho letto termini come "propaganda" e "distorsione della realtà".
Inizialmente non intendevo intervenire, perchè so benissimo che ti rivolgi all’uditorio di Cicloweb anche e soprattutto perchè le orecchie di Rcs intendano, tuttavia anche nelle accuse portate contro Zomegnan, non solo da parte tua, ma anche di Gabri e di Claudio, io ho intravisto delle opinioni che non voglio definire come distorcenti la realtà, ma che ritengo comunque discutibili, nello stesso modo nel quale ritenete discutibili le dichiarazioni di Zomegnan, a mio avviso sbeffeggiate e sputtanate oltre la soglia del ragionevole.

Ciao

 

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Davide

 
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Livello Eddy Merckx




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  postato il 10/05/2006 alle 17:05
Quoto tutto quanto hai detto, Davide: non potrei aggiungere nulla piu' nè, tampoco, di meglio

Mi permetto, tuttavia, di commentare alcune affermazioni di Claudiodance

Originariamente inviato da claudiodance

Orrido o meno, venditore o meno, lo Zome ci ha caccato delle gran balle.
(Tre tappe ed ecco qualche verità: Ulrich: un minuto nel prologo, Rasmussen: ultimi dieci in generale – domenica sventolava a fondo gruppo come un esordiente! - , Julich e Sastre, gregari fino al midollo, altro che.)


Beh, ascrivere la pochezza delle prestazioni di Ullrich e Rasmussen qui ed ora alla torva volontà di Zomegnan di propinarci balle mi sembra soltanto assolutorio nei confronti dei due succitati oltrechè per nulla convincente delle subdole intenzioni di Zomegnan stesso. I due suddetti, qui ed ora, fanno un po' pietà. Poi potrà anche accadere che se ne vadano al tour e colà rompano il bombardino ai passeri, ma per me il giudizio non cambia, anzi: oltre allo scarso giudizio di valore mi sentirei di nutrire pure dubbi e sospetti.

Originariamente inviato da claudiodance

Quale sonora panzana!! La ragione più evidente che ci vedo io è la seguente: appioppare allo spauracchio Rujano un fardello addizionale di 4/5 minuti a favore dei pedalatori nazionali.



Anche in questo caso mi sembra francamente eccessivamente capzioso il ragionamento. Se questo fosse il retropensiero di Zomegnan, mi parrebbe pure sbagliato: un Rujano che si aggiunge prepotentemente ai vertici della classifica non farebbe che far crescere l'interesse: quantomeno nella speranza che i ns. valorosi gli spezzino le reni.

Ciao
Alberto

 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 10/05/2006 alle 18:12
Davidone, io non dico che Zomegnan abbia cannato tutto. Ho sottolineato le cose cannate ….secondo me.
Anzi, il mio criterio è stato quello di criticare non tanto le scelte, ma quanto più le giustificazioni date alle scelte. Faccia pure gli esprimenti sulla fatica dei corridori, può essere un metodo, non dico di no, ma abbia la creanza di non spiegarmi in bello stile verità di pulcinella. (di pulcinella per me…)
Non ho sottolineato i passaggi in cui Morris sottolineava i meriti dello Zome per un motivo molto semplice, non erano argomenti toccati da me.
Non mi metto neanche a parlare di Tv canadesi, cinesi o della Groenlandia, non ne capisco una stramazza e mi bevo tutto quello che chiunque vuol farmi bere, vero o presunto. Ma soprattutto non me ne frega nulla. Distinguo i piani del discorso, per fare chiarezza, ecco tutto. Perciò se mi parli di internazionalità del giro io distinguo i piani. Quello mediatico e quello sportivo. Del primo non mi occupo perché sono un simpatico incompetente, del secondo ho pensato di poter affermare qualcosa di non allineato ai commenti che avevo sentito fino a quel momento.
Pare che su questo secondo aspetto, il buon Morris la pensi grosso modo come me.
Ho la presunzione di avere un qualche ragionamento da rigirare su questi argomenti e mi piace mettervi a parte dei miei pensieri. Punto.
Me ne frega nulla di lodare qualcuno che è già stato lodato da altri. L’ho sempre specificato. Nei miei interventi “pesanti” sul forum scelgo di concentrarmi sugli aspetti ancora meno esplorati….Generoso no???
(Hahhahah…mister Simpaty!!)
Della definizione di “cicloalpinismo” rivendico una specie di paternità, bellalì è anche un termine così stupido e postmoderno da poter essere preso sul serio.
Io invece non mi prendo sul serio, gioco con voi al gioco della discussione intelligente sul ciclismo. Questo è il giro più duro degli ultimi 30 anni. Tocca livelli di durezza in montagna che solo gabry non riesce a vedere( ma stiamo parlando di una innamorata persa del biondino, si sa) e per quanto io possa appassionarmi a questa splendida corsa voglio mantenere il sangue freddo e dire le cose come stanno. Non si tratta di equilibrio sportivo riconquistato e neanche di recupero dei valori storici del ciclismo, ma di spettacolarizzazione dell’evento Giro d’Italia. Accettato questo siamo a posto. Preso come assioma che questo è un valore irrinunciabile e che su questa idea si sostanzia il giro 2006, io mi ritiro in buon ordine.
Tu affermi che l’esperimento andava fatto e che è meritorio, io dico che si è ecceduto, che manca la misura, che siamo nelle vicinanza dello sport NO LIMITS, che plan de corones è una porcheria tecnica giocata sulla fatica dei corridori. Forature, brutto tempo o meno.
Non ho alcun potere d’influenza, ne conoscenza dei meccanismi e delle persone Rcs, Dio me ne scampi, ma un paio di mezzi pensieri nuovi nelle menti dei giovincelli forumisti e kobramisti devo averli infilati…..salvo smentirmi da solo, perché avrai visto anche tu cheil percorso della Kobram è, in proporzione, molto, ma molto più duro del giro!!!
Sei davvero diventato super corretto. Okey, opinioni non condivisibili. Dai, Davidone, sul serio te la prendi se definisco “orrido” Zomegnan? Ho specificato che sono mie opinioni, se bisogna misurare il centimetro delle parole anche qui allora mi do alla politica, ci si diverte anche là e qualche Vaffa’ a Montecitorio ci può pure scappare.
Viva viva il giro d’italia e lunga vita alla coppa kobram!
Un caro saluto.
claudio

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/05/2006 alle 18:21
Su Giro e Gazzetta: vedo sul sito della rosea un "Ufficio facce" di Claudio Gregori.

Ma (fra un monte fatato e un arabesco) avrà chiesto il copyright a Gianni Mura o è un copy e basta?
Almeno citarlo, suvvia

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/05/2006 alle 18:43
Originariamente inviato da claudiodance

Non si tratta di equilibrio sportivo riconquistato e neanche di recupero dei valori storici del ciclismo, ma di spettacolarizzazione dell’evento Giro d’Italia. Accettato questo siamo a posto. Preso come assioma che questo è un valore irrinunciabile e che su questa idea si sostanzia il giro 2006, io mi ritiro in buon ordine.


L'hai già scritto, mi costringi a ripetere che non sono d'accordo? Non mi sembra che ne caviamo fuori alcunchè di nuovo.
Nulla contro lo spettacolo, se è uno spettacolo sportivo.
Anche la Formula Uno avrebbe bisogno del recupero della spettacolarità, persino il calcio al nandrolone avrebbe bisogno del recupero della spettacolarità, del tennis non parliamo, roba da bombardieri.
I tempi cambiano, lo spettacolo viene messo in discussione dal "progresso".
Mi rendo conto che c'è una filosofia di pensiero (sono generoso) che ritiene gli sprint in Via Roma altrettanto spettacolari che un solitario Fausto Coppi che s'involava sul Capo Berta, opinione rispettabile, ma io preferisco cercare un legame tra il ciclismo che fu e quello contemporaneo, tu ed altri no, amen, no problem.
Ciao Bello

 

[Modificato il 10/05/2006 alle 18:53 by Monsieur 40%]

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Davide

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/05/2006 alle 18:56
Dimenticavo: qualche vecchio saggio sosteneva che nella tappa del Corones non accadrà nulla fino agli ultimi kilometri, perchè nessuno vorrà rischiare.
Tu dici invece che si specula sulla fatica dei corridori.
Mettetevi d'accordo.
Equilibrio? Ho sempre sostenuto che ha ragione colui che sostiene che la corsa la fanno i corridori.
Allora per i miei gusti è equilibrata quella corsa che, qualora un corridore voglia fare la differenza, gli offra le possibilità di concretizzare questa sua volontà.
Questo è il solo equilibrio che conta: quello delle opportunità.
Forse Zomegnan si serve di parole che urtano la tua sensibilità, ma la sostanza è proprio questa: se i corridori vorranno addormentare la corsa, non ci sarà problema.
Ma se qualcuno volesse dinamitarla, di spazio ce n'è in abbondanza.
Tutti quei discorsoni, sui tapponi di montagna che partoriranno un topolino, adesso dove sono finiti?
Ricordi il Cassina medagliato, con punteggio pari all'americano, Cassina vincitore solo perchè autore di un punteggio parziale superiore nella fase finale? Cassina presentava un programma più difficile rispetto a quello del ginnasta americano.
Se non avesse potuto scegliere un programma tecnicamente più complesso rispetto al suo rivale, se lo spartito fosse stato il medesimo, che dire, gli accomodamenti di qualche giudice avrebbero favorito l'avversario.
É bello che il Giro non sia solo una questione di chi schiaccia più forte i pedali, come pensa un prébois qualunque.
Altre forme di equilibrio le lascio volentieri a Moggi e Leblanc.

 

[Modificato il 10/05/2006 alle 18:59 by aranciata_bottecchia]

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Davide

 
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  postato il 10/05/2006 alle 23:24
Il Giro 2006 è una questione tra Basso, Simoni e forse....... Cunego .
Il piccolo Principe è dato favorito da molti, ma non dagli addetti ai lavori.Come mai?
>Che sia tutto un bluff ?

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/05/2006 alle 23:34
caro davide,
il giro è durissimo, ci sono tante, forse troppe montagne.
però, alla fine solo una cosa mi infastidisce.
se sono vere le pendenze riportate ( ripeto se sono vere),il plan corones mi sembra esagerato e devo dirti anche poco interessante.
mi ricorda un incontro di pugilato dove due omaccioni si mettono al centro del ring e si danno un pugno a testa, fino a che uno cade.
non noble art, una rissa da film western.
poi per carità uno ci si può pure divertire...
mi ricorda la tappa dello zoncolan, dove vinse l' ultimo a finirsi...
quella tappa è memorabile solo per l' impresa di pantani, che nelle condizioni in cui era, a pane ed acqua , inseguito da procure e da demoni tremendi, dimostrò cosa sono la classe ed il cuore di un campione leggendario.
per il resto non mi sembrò una pagine di grande ciclismo.

insomma, non mi lamento delle troppe montagne, ma delle pendenze insensate.

il mortirolo bastava.
lo sterrato del catria non mi disturba, mi piace, è una strada , un colle, una tappa. come il finestre.
ma non ha senso andare in bici da corsa agli impianti da sci.
mi piacessero quelle cose, seguirei la mtb, non la specialissima.
non mi piacciono le cose fatte solo per la televisione.
il catria, le strade bianche vanno bene.
quelle possono dinamitare una corsa, se i corridori vogliono.
il plan corones favorisce solo un certo tipo di corridori.
gli esperimenti sulla pelle dei corridori, gli azzardi per attirare il pubblico ignorante della televisione no.
si rischia di falsare una corsa per il resto bellissima con quel giorno lì.
quel giono sbilancia il giro in modo eccessivo.
ed io voglio un giro che premi più le qualità in salita e di fondo che il crono, per carità.
l' aleatorietà è delle cose della vita, la roulette invece è il casinò.

l' ho già scritto, di sicuro mi sbaglierò, sarà una gran giornata di sport, me lo auguro.
rinfacciatemelo pure, mi farà piacere.


scusa davide, magari mi confondo, ma non eri tu (a proposito del tour...)che mi spiegavi che il livello dei gregari non centra niente, e poi mi vieni a citare, per contraddirmi claudio e morris,, csc e disco che portano squadre di ottimo livello?
a prescindere dal fatto che sul fatto specifico sono d' accordo con te e ci vedo in questo una bella crescita del giro, come la metti con felice?
ciao
mesty

ps. claudio sono comunque con te, lo zome è orrido...ma tu sei peggio di lui: non potevi mettere una salita un poco più pedalabile?
come faccio ad aiutare web su quelle pendenze? non si poteva scegliere qualcosa di più digeribile per un passista scalatore....
sono sceso a 72 kg, ma cacchio, mi avvicino ai 50 anni....

 

[Modificato il 10/05/2006 alle 23:37 by mestatore]


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/05/2006 alle 23:46
Originariamente inviato da mestatore
se sono vere le pendenze riportate (ripeto se sono vere),il plan corones mi sembra esagerato e devo dirti anche poco interessante.


Ciao Mesty, i tuoi "se" mi sembrano il punto decisivo.

Dall'altimetria ufficiale (sito Gazzetta) risultano 5,250km, dislivello 544, pendenza media 10,4%.
Di cui: 2,7km all'11,6%, 1,8km più facili (si sale di poco più di 100mt), 1,15km finali al 13,3%.
Secondo me al 26% (quest'inverno era 33%, non mi stupirei se diventasse 24% o anche meno) sarà si e no un tornante.

Se qualcuno continua a temere che saliranno a piedi o quasi, faccia pure.

I primi daranno vita a uno spettacolo molto simile a quelli - secondo me belli - già visti su Angliru, Zoncolan, Mortirolo.

Gli altri saliranno come sempre capita in queste tappe, e cioè un po' con rapporti adeguati e un po' a spinta (come da sempre avviene, ad esempio, sul Mortirolo).

 

[Modificato il 10/05/2006 alle 23:48 by ProfRoubaix]


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/05/2006 alle 23:53
Originariamente inviato da mestatore
l' ho già scritto, di sicuro mi sbaglierò, sarà una gran giornata di sport, me lo auguro.
rinfacciatemelo pure, mi farà piacere.


Mesty, anche io mi auguro che sia una grande giornata di sport, ma non mi sembra di avere mai rinfacciato alcunchè a nessuno.

scusa davide, magari mi confondo, ma non eri tu (a proposito del tour...)che mi spiegavi che il livello dei gregari non centra niente...


Io ricordo di avere scritto che il livello dei gregari presenti al Tour, negli anni passati, era decisamente superiore a quello del Giro, mentre non percepivo grandi differenze tra i pretendenti alla vittoria, con l'ovvia eccezione di Armstrong e Ullrich, tanto che la mia volontà era esprimere che al Giro mancavano proprio l'americano e il tedesco, non certo i Landis, i Mancebo e i Leipheimer del caso.
Ciao

 

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Davide

 
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  postato il 11/05/2006 alle 00:03
sì , caro davide, è vero, ma dimentichi che proprio il livello medio dei gregari ( o delle mezze punte) per me testimoniava l' alto livello competitivo del tour.
mi sembrava che tu stessi facendo una considerazione simile per il giro quest' anno.
che vuoi, io un po' sono confuso, un po' rinfaccio come una vecchia bisbetica...(è dura tenere bordone ad un capitano come claudio, non è solo colpa mia....)
ciao
mesty

 
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  postato il 11/05/2006 alle 00:04
Originariamente inviato da mestatore
ps. claudio sono comunque con te, lo zome è orrido...ma tu sei peggio di lui: non potevi mettere una salita un poco più pedalabile?
come faccio ad aiutare web su quelle pendenze? non si poteva scegliere qualcosa di più digeribile per un passista scalatore....
sono sceso a 72 kg, ma cacchio, mi avvicino ai 50 anni....

non sono molto daccordo. Sia Zome che Claudio (e posso immaginare
come si ritorceranno le budella ad entrambi per l'accoppiata )
hanno scelto il percorso funzionalmente al loro obbiettivo.
A voler essere pignoli direi che Zomegnan gode di un "piccolo"
vantaggio grazie allo "spettacolo" che daranno i
sei faccioni che ho messo nel mio avatar.
Ma per il resto mi sembra che abbiano lasciato ben poco al caso.

viva la coppa Kobram!

 

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"Non esistono montagne impossibili, esistono uomini che non sono capaci di salirle", Cesare Maestri

"Non chiederci la parola che mondi possa aprirti, si` qualche storta sillaba e secca come un ramo...
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 11/05/2006 alle 00:14
Originariamente inviato da mestatore

sì , caro davide, è vero, ma dimentichi che proprio il livello medio dei gregari ( o delle mezze punte) per me testimoniava l' alto livello competitivo del tour.
mi sembrava che tu stessi facendo una considerazione simile per il giro quest' anno.
che vuoi, io un po' sono confuso, un po' rinfaccio come una vecchia bisbetica...(è dura tenere bordone ad un capitano come claudio, non è solo colpa mia....)
ciao
mesty


Occhio, mi sembra di non avere mai nascosto che il livello del Giro delle ultime edizioni era legato al livello del ciclismo italiano, ciclismo italiano che era il movimento con i migliori atleti al mondo, con il maggior numero di atleti al mondo, con il maggior numero di squadre al mondo, con il maggior numero di corse al mondo (opinione dell'organizzatore della Coppi e Bartali e del Giro dell'Emilia).
Ma ora la questione non è più il livello del ciclismo italiano e di riflesso del Giro, ma semplicemente il grado di "internazionalità" della corsa.
Io penso che sia in atto un miglioramento di questa componente, penso che siano state gettate parte delle fondamenta, non penso certo che l'edificio sia già completo (è evidente).
Ma l'indirizzo intrapreso secondo me è importante per formulare un giudizio, anche solo parziale e assolutamente provvisorio, sulla figura di Zomegnan.
Ciao

 

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Davide

 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 11/05/2006 alle 12:39
Originariamente inviato da mestatore
ps. claudio sono comunque con te, lo zome è orrido...ma tu sei peggio di lui: non potevi mettere una salita un poco più pedalabile?
come faccio ad aiutare web su quelle pendenze? non si poteva scegliere qualcosa di più digeribile per un passista scalatore....
sono sceso a 72 kg, ma cacchio, mi avvicino ai 50 anni....



Mesty, non dire nulla, ti prego, guarda, mi viene da piangere!, ti sembro il tipo masochista che si vuole far del male sui salitoni? Mi ero preparato 5 (diconsi cinque) diversi percorsi disegnati sulla carta e Markuzzo ne ha scovato anche un altro. Ero pronto a scegliere il più vallonato, il più misto pianuroso dove far valere la nostra superiore strategia tattica organizzata, il meno arcigno che si potesse, avevo in mente un bello strappetto di 7-800 metri da fare di potenza e mettere alle corde brevilinei e anoressici…. …invece!
Li guardiamo tutti e ognuno aveva qualche problema logistico irrisolvibile (asfalto distrutto, discesa pericolosa, pericoli generici, strade sterrate!....di tutto) alla fine l’unico valido era quello con lo spauracchio cicloalpinistico dello strappo di Grietz, ormai ribattezzato come la Redoute della lessinia. Non mi parlare dei tuoi 72 kg. Io punto con decisione agli 82 per il giorno della kobram, ma non ti dico a che punto sono adesso…..e poi i 50 anni non sono una scusa per nessuno. Conosco parecchi 60enni che evito accuratamente di incontrare per strada e tu ben lo sai. Comunque ad Andrea non servono scalatori, ma passisti che lo portino a metà dell’ultimo strappo nella posizione migliore.
Sono sicuro che sarai l’ideale ultimo uomo del nostro trenino dei desideri…..ehm……quell’ordine dall’ungheria che ti ho fatto disdire…..contrordine, i need prodottinen buono buono!
Ciao
claudio

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 11/05/2006 alle 17:46
caro claudio,
non c'è problema, salirò come voigt al mont faraon (voigt, o foigt o fot? bohh..).
poi se boonen secondo molti un giorno vincerà la liegi, vuoi che noi alla redoute dei poveri siamo da meno?
per il prodottinen c'è un solo problema, mia moglie non appartiene alla stessa tempra di edita rumsas.
se la fermano, no anzi, se lei solo vede un vigile o una guardia forestale vuota il sacco e pure si inventa qualcosa, sicchè mi faccio 6 mesi ai piombi e poi ci pensa guariniello a darmi il resto....altro che bici e trasferta in lessinia.

tornando al 3d, vorrei sottolineare che mi sembra un poco arrampicato sui vetri l' amico aranciata.
vero è che internazionalità non è sinonimo di livello tecnico, tuttavia mi pare che oggi , con gli schumacher e co., gli squadroni alla cronosquadre, che è comunque un bello spettacolo visivo e richiede doti tecniche,i gregari più forti etc il livello sia salito.
si guardi alla telekom: lasciamo stare ulltrich, comunque ci sono gonchar , rogers, kessler, che sono signori corridori.
meglio dell' anno scorso, comunque, anche se mio dispiace che non ci siano guerini e mazzoleni.

a mio parere il livello medio è cresciuto perchè gli squadroni (csc, disco, la stessa telekom) hanno portato uomini più forti, perchè gli italiani migliori ( liquigas, lampre) si sono attrezzati per reggere l' urto.
poi , se la fuga di giornata la fa albizuri, euskaltel con 3 ciuchi francesi e un selle italia, non cambia molto da quando la stessa cosa la faceva un pozzi, un mazzoleni brother ed un selle italia.
cambia che per stare davanti alla fine nelle tappe più insidiose ci vogliano uomini forti veri (i voigt, i disco,i lampre), cambia che chi aiuterà in salita sarà un sastre, un danielson, un patxi vila....
i capitani a lottare saranno i migliori italiani come anni fa, ma il livello medio è comunque più alto.
non ci sarà più una fassa a fare il bello e cattivo tempo per 10/12 tappe...
vedrai che già nella tappa di saltara questo si capirà.

aggiungo che parte di questa crescita di livello del giro è merito di basso,della sua sfida coraggiosa di vincere 2 gran tour in un solo anno, lui che non ha mai vinto niente.
nello sport capita così, se tu innalzi il livelllo competitivo, se tu lanci sfide stimolanti, i tuoi avversari rispondono, si attrezzano per farlo.
se l' asticella si sposta più in alto, devi prepararti meglio, devi allenarti di più....
per questo,anche per questo io quest' anno tifo basso.
perchè se lui ce la fa è un gran bene per il ciclismo, si chiude definitivamente l' era braccioforte.

il solo merito dell' orrido, ma non è un merito da poco è aver fatto venire basso ( dai, esagero un po'...così a lore e gabri gli va di traverso la merenda..) .
lo spartito è fin troppo difficile, per me gli è un po' scappata la mano, ma gli va riconosciuto il coraggio di aver firmato un percorso che spinge all' impresa, che si stacca dal ciclismo dell' era braccioforte.
ciao
mesty

ps: ah davide, non è vero che ti arrampichi sui vetri, ma così leggi con la tastiera che scalpita per rispondere....ciao mitico

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 11/05/2006 alle 17:56
Originariamente inviato da mestatore
vero è che internazionalità non è sinonimo di livello tecnico, tuttavia mi pare che oggi , con gli schumacher e co., gli squadroni alla cronosquadre, che è comunque un bello spettacolo visivo e richiede doti tecniche,i gregari più forti etc il livello sia salito...


Quale livello? Il livello medio dei partecipanti nel loro complesso? Senza dubbio, ma il divario con il Tour è ancora marcato, non mi sembra di averlo mai negato.
Il livello dei pretendenti alla vittoria?
Non mi sembra sia legato alla internazionalizzazione e credo che a parte Ullrich nessun assente potrebbe offrire un contributo sostanzioso, nemmeno Alejandro Tendinite Valverde, nemmeno Vinokourov, ma comunque sarebbe un piacere vedere all'opera costoro sulle nostre strade, così come per Boonen.
Ciao

 

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Davide

 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 11/05/2006 alle 20:24
Originariamente inviato da pedalando

Originariamente inviato da mestatore
ps. claudio sono comunque con te, lo zome è orrido...ma tu sei peggio di lui: non potevi mettere una salita un poco più pedalabile?
come faccio ad aiutare web su quelle pendenze? non si poteva scegliere qualcosa di più digeribile per un passista scalatore....
sono sceso a 72 kg, ma cacchio, mi avvicino ai 50 anni....

non sono molto daccordo. Sia Zome che Claudio (e posso immaginare
come si ritorceranno le budella ad entrambi per l'accoppiata )
hanno scelto il percorso funzionalmente al loro obbiettivo.
A voler essere pignoli direi che Zomegnan gode di un "piccolo"
vantaggio grazie allo "spettacolo" che daranno i
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Ma per il resto mi sembra che abbiano lasciato ben poco al caso.

viva la coppa Kobram!


beh, sono commosso. ecco soddisfatto il mio più recondito deisderio. andare a braccetto con l'orrido....in questo modo la mia avvenenza parrà ancora più irresistibile!!

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 12/05/2006 alle 00:04
Ci ho parlato oggi... un vero e proprio boss che parlotta in privato con Mc Quaid, con Adorni...che controlla i suoi scagnozzi nel loro lavoro e non ci mette un attimo a far partire se serve un bel cazziatone... un occhio a destra, uno a sinistra.. tutto ben sintonizzato verso radiocorsa... quando abbiamo scambiato due parole ero in soggezione... ma va che nn è cattivo...

 

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...- --- .-.. .- !!!!

LA CAROVANA VA..CONFINI NON NE HA..E TUTTE LE DISTANZE ANNULLERA'!!
"..Dinnanzi a me non fuor cose create se non etterne.. Ed io in etterno duro!!
Lasciate ogni speranza voi ch'entrate...!!!

"C'è Bugno in testaaaa!!! è Bugnoooo!!! ed è campione del mondo Bugno su Jalabert!!!"

"...ma ti sollevero' tutte le volte che cadrai
e raccogliero' i tuoi fiori che per strada perderai
e seguiro' il tuo volo senza interferire mai
perche' quello che voglio e' stare insieme a te
senza catene stare insieme a te"...

"Cascata ha un pregio non da poco. ama il ciclismo e però lo riesce a guardare con l'occhio dello scienziato. informatissimo, sa sceglire personaggi sempre di levatira superiore, pur non "scadendo" nello scontato.
un bravo di cuore.
(post di Ilic JanJansen, nel Thread "Un ricordo: Pedro Delgado, il capitano di Indurain")

 
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Livello Greg Lemond




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  postato il 12/05/2006 alle 00:11
Originariamente inviato da mestatore

il solo merito dell' orrido, ma non è un merito da poco è aver fatto venire basso ( dai, esagero un po'...così a lore e gabri gli va di traverso la merenda..


Guarda che Basso ha deciso di venire al Giro quando ha visto gli indici d' ascolto schizzati in alto nell' edizione di due anni fa e la grandissima popolarità che quella vittoria ha dato a Cunego. Vai a rileggerti le sue dichiarazioni del giugno e poi del luglio di quell' anno. E lo stesso discorso vale per Bettini e Di Luca (che ha recentemente ribadito che la gente lo riconosce per la tappa del Finestre, non per tutte le classiche che ha vinto).
L' "orrido" non c'entra quindi se non marginalmente (nè tantomeno c'entrava l' anno scorso), dato che ha disegnato un percorso per Basso.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 12/05/2006 alle 00:19
ehehehehehehehhheehe!
ci casca sempre.

però è vero gabri ,hai ragione, il giro da gran popolarità.

giro per basso?
aho', non te ne risparmi una.

monsieur è veramente un grande, ma come ti ha sgamata....

ciao
mestatore




mestatore

 
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Livello Tour




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  postato il 12/05/2006 alle 00:35
Originariamente inviato da gabri59

Originariamente inviato da mestatore

il solo merito dell' orrido, ma non è  un merito da poco è ¡ver fatto venire basso ( dai, esagero un po'...così ¡ lore e gabri gli va di traverso la merenda..


Guarda che Basso ha deciso di venire al Giro quando ha visto gli indici d' ascolto schizzati in alto nell' edizione di due anni fa e la grandissima popolarità £he quella vittoria ha dato a Cunego. Vai a rileggerti le sue dichiarazioni del giugno e poi del luglio di quell' anno. E lo stesso discorso vale per Bettini e Di Luca (che ha recentemente ribadito che la gente lo riconosce per la tappa del Finestre, non per tutte le classiche che ha vinto).
L' "orrido" non c'entra quindi se non marginalmente (nè ´antomeno c'entrava l' anno scorso), dato che ha disegnato un percorso per Basso.


Non so... l'hai ripetuto molte volte, sarà vero che è disegnato per basso quando lo dimostrerà la strada, al momento insieme a savoldelli mi sembra sempliemente il più forte , ma tutti, simoni, cunego, di luca, non la pensano così. Anzi. Sostengono che ci sia fin troppa montagna. Poi vediamo se Basso lo staccano. Secondo me non è uno che si farà dare minuti nemmeno sul mortirolo. Certo non potrà rispodere a tutti gli attacchi (o sì?). Ma prima della chiacchiera voglio vedere attachi, basso che si stacca sul Mortirolo e sul San Carlo e poi recupera due minuti tra discesa e in pianura (ma dai scherziamo????). Guarda che io non credo che avverrà molto facilmente. Nè la prima, nè la seconda cosa. Poi ovvio che mi auguro gran spettacolo. Però ripeto, magari Simoni e Cunego ci facessero vedere le scintille a Plan o sul Mortirolo. O sulla Maielletta. O al Bondone.O al San Carlo, o al san Pellegrino (we... questa non si pubblicizza ma secondo me è moooooolto dura)! Sei tappe...

E vediamo se hai ragione (Assolutamente possibile!!!) Ma io dico che ti immagini sei tappe, sei sono tantissime, che non saranno così come te le aspetti... io su quelle salite ci vedo grossi distacchi, solo savoldelli e cunego hanno i vantaggi della discesa.

Tra l'altro mi sembra che non prendi in considerazione il fatto che è possibile che basso le suoni anche a qualcuno (magari a tutti?) in salita, voglio vedere gli altri pretendenti alla terza settimana....

 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 12/05/2006 alle 10:04
Se paragoniamo Basso a Indurain (ed esageriamo senza dubbio...) dobbiamo pensare che salite come il Mortirolo, la Marmolada (qualcuno si è accorto che in questo giro c'è il drittone che congiunge Malga Ciapela a capanna Bill?? , (e non aggiungiamo il Plan de Corones) risultavano decisamente 'faticose' anche per il mostruoso navarro.
Quindi prima di considerare Basso capace di reggere su quelle pendenze ci andrei piano...

 
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Livello Tour




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  postato il 12/05/2006 alle 12:07
Originariamente inviato da lallo

Se paragoniamo Basso a Indurain (ed esageriamo senza dubbio...) dobbiamo pensare che salite come il Mortirolo, la Marmolada (qualcuno si è ¡ccorto che in questo giro c'è ©l drittone che congiunge Malga Ciapela a capanna Bill?? , (e non aggiungiamo il Plan de Corones) risultavano decisamente 'faticose' anche per il mostruoso navarro.
Quindi prima di considerare Basso capace di reggere su quelle pendenze ci andrei piano...


beh ma lo vedremo tra una settiamana!!!!!

 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 14/05/2006 alle 10:37
Originariamente inviato da aranciata_bottecchia

Vorrei mettere in esame alcuni passaggi del post di Morris:

Il Giro, non sta imparando ad essere equilibrato, o a proporsi in maniera più originale nel confronto col monocorde Tour. A parte gli anni dell’epoca più noiosa e vergognosamente piatta di una corsa da sarti per l’abbigliamento di Moser e Saronni, l’inventiva di Torriani prima, e le buone proposte di Castellano poi, han sempre saputo dare al Giro un volto non facile alle comunque sempre pronte critiche dell’osservatorio. La corsa rosa dunque, salvo quel pessimo periodo, ha sempre avuto qualcosa che la distingueva dal Tour


Rimandando un attimo la questione dell’equilibrio, faccio notare che il pensiero di Morris è esattamente lo stesso di Zomegnan, che in un passaggio ha dichiarato:

Nessuna voglia di stupire; e nessun bisogno di differenziarci dal Tour, visto che da tanto tempo siamo diversi e lo sanno tutti.



Ho letto l’intervista a Zomegnan, circa una settimana prima di scrivere per mancanza assoluta di tempo, è possibilissimo quindi che alcuni passi non li abbia ricordati a puntino. Ma la frase da te riportata: “nessuna voglia di stupire”, la ricordavo bene, ed è proprio quella che più di tutte mi ha convinto a dire talune cose. Per me rimane una bugia: la voglia di stupire c’è, eccome, al punto che ne è uscito il Giro più duro degli ultimi trenta anni, perlomeno a memoria. Sono altresì convinto che se mi mettessi a ricercare per trovare un’edizione simile o uguale, il periodo s’allungherebbe. Quindi okay per lo spettacolo, ma non si dica che si son fatte scelte di tal tipo in nome dell’equilibrio, perché non è vero. Questo Giro, un Coppi prima, ed un Pantani poi, l’avrebbero vinto anche partendo con un handicap di un quarto d’ora. Lo ha detto anche Martini…. che di Giri ne ha visti più di tutti noi. Ma in mezzo al gruppo di oggi, compresi gli assenti, di corridori simili non c’è l’ombra, ed allora perché una simile durezza?


In questo quadro, l’arrivo sul Plan de Corones è bello e suggestivo quanto ci pare, ma all’asprezza aggiunge l’aleatorio imponderabile delle ben più possibili e decisive forature, visto che la tappa si concluderà proprio lì. Okay dunque, accettiamo pure le violenze del percorso, salutiamole pure come istmi di bellezza e fascino, di richiami antichi e via dicendo, ma non spendiamole per una ricerca di equilibrio, perché non è vero e lo Zome lo sa benissimo.


Noto che Morris concede e ammette l’intrinseca bellezza e il fascino del richiamo antico, con sottinteso riferimento agli sterrati, alle strade bianche, e ciò sottindende un elogio all’organizzazione: hanno fatto una scelta che premia la bellezza, la capacità di affascinare, di meravigliare.
Ciò che darebbe fastidio è dunque il gesto di celare l’aleatorietà collegata a questa scelta, poichè essa va a turbare l’equilibrio.
Questa era la frase di Zomegnan:
Ma io trovo che il Giro, così come il Tour e la Vuelta, le grandi gare a tappe insomma, siano l'essenza del ciclismo; e per questo devono essere equilibrate, avere la giusta misura di cronometro, salite e percorsi che premino la resistenza.


L’opinione di Zomegnan è condivisibile, ma appare evidente che ci sarebbe qualcuno capace di sostenere che in fondo persino il Tour è equilibrato tra salite e cronometro, tutto diventa relativo dunque.
Anche l’aleatorietà dello sterrato è relativa: è da dimostrare che procurerà forature a iosa, ed è da dimostrare che sarà affrontata come un novello muro di Sormano.
Trovo sia doveroso provare, effettuare degli esperimenti, per verificare se davvero si tratta di una componente aleatoria, perchè si noti bene che nel ciclismo gli elementi aleatori hanno sempre avuto una componente pesantissima: le le condizioni climatiche, la temperatura dell’aria, l’umidità, le superfici bagnate.
Pantani non ha forse perso un mondiale per l’impossibilità di scattare sull’asfalto viscido?
Oppure: qualcuno ha mai sentito parlare della Parigi Roubaix?
Veniamo al punto: che significa "equilibrio", nelle stesse parole di Zomegnan?
Significa: giusta misura di cronometro e salite e percorsi che premino la resistenza.
Già sono in parziale disaccordo, perchè la giusta misura di cronometro per i miei gusti è zero, ma vedo anche che, proprio per l’accento posto sulle montagne in questo giro, diventa tollerabile la presenza dell’esercizio a cronometro moderno.
Perciò se l’equilibrio viene ritenuto turbato da una presunta componente aleatoria, pur non essendo d’accordo riconosco che se ne può discutere (dal 2007 si può tornare tranquillamente al sistema precedente, se ciò accadesse).
Se l’equilibrio viene ritenuto turbato da un presunto squilibrio a favore delle montagne, allora non sono minimamente d’accordo, viste le performances montanare dei passisti nell’età contemporanea.


Provare il Finestre aveva un senso, perché non si arrivava su quella cima, ed il resto del Giro non era così duro. Non a caso, quella tappa si decise dopo e chi aveva spinto di più o sofferto di più sollecitando troppo il motore, pur alimentandosi meglio del vincitore, ha perso. Sul Plan, una foratura, che logica vuole possibile più che sull’asfalto, impedirebbe allo sfortunato, chiunque sia, di recuperare (i Pantani di Oropa, sono come l’incontro con la cometa di Haley…), ecco perché è un arrivo aleatorio e aggiungerei esagerato. Rompe l’equilibrio non dei migliori, ma accentua le percentuali di sfiga. Non è molto bello e, soprattutto, non è onesto. A tutto ciò si aggiunge, e non è poco, l’inesistenza di una logica nel computo complessivo del Giro: che bisogno c’era di aggiungere questo uppercut, ad una corsa già asprissima? Fascinoso e suggestivo traguardo, ma pure tanto sadismo, con un fondo che non mi piace.

Altro passaggio:
Chi vince una grande manifestazione a tappe dal percorso perlomeno dignitoso, deve sempre essere bravo in salita e non solo un cronoman, ma in questa corsa rosa, nel corpo del vincitore deve esserci soprattutto la corazza dello scalatore e del resistente


Alla luce di questa affermazione appare evidente che l’aleatorietà, citata precedentemente, saerbbe comunque un’incognita relativa, un’incognita ristretta.
Dunque non si esce dal novero dei cinque o sei nomi menzionati nei pronostici, perchè al limite la presunta aleatorietà favorirebbe uno tra costoro.
Un Savoldelli non sarà forse un fior di scalatore, ma ha dimostrato di essere resistente come nessun altro.
Beh, allora è una corsa a tappe perfetta, è l’esatto contrario del Tour: esiste una rosa ristretta di pretendenti alla vittoria, al di fuori della quale le speranze di vittoria sono nulle, ma il risultato finale non può essere in nessun modo scontato.


Premessa la spiegazione del termine aleatorio nel particolare contesto in cui è sceso in campo, ribadisco, che su uno sforzo come il Plan richiede, con pendenze che in alcuni tratti sono terribili, dover mettere il piede a terra per una foratura, può produrre atleticamente nel coinvolto, squilibri che potrebbero non fermarsi al singolo ed irrimediabile distacco di tappa. Se la corsa non sarà al rallentatore (eventualità da non scartare, per mera paura dei singoli), con le forze già al lumicino (siamo a fine Giro), un arresto del genere, potrebbe materializzarsi nella classica goccia che fa traboccare il vaso, anche per gli aspetti psicologici che entrano in gioco. Ripeto che bisogno c’era?

Altro passaggio:
Basso sulle pendenze (all’insù) è sempre andato forte. Spero per lui, che il consistente miglioramento a cronometro, non gli abbia fatto perdere lo spunto in salita, perché, se così fosse, a Milano in rosa non si arriverà sicuramente.


"Sicuramente" fa a pugni con "aleatorietà", va messo in evidenza: o non c’è l’aleatorietà, e Basso non può vincere, o Basso ha le stesse opportunità di vittoria dei suoi concorrenti, perchè c’è l’aleatorietà relativa garantita da uno spartito ricco e foriero di occasioni per chi ha la forza e la volontà di coglierle.


E no, questa è una forzatura. Il mio concetto di aleatorietà non faceva nomi, si concedeva ai corridori in generale e si proiettava sull’economia della corsa. Basso entra in gioco come gli altri. La citazione di Ivan e Savoldelli era legata alle consistenze tecniche di questo Giro. Per loro, che vengono definiti passisti scalatori, una eventuale vittoria passerebbe soprattutto sulla seconda parte delle loro caratteristiche, proprio perché è sulla salita “ad oltranza”, che si dipana il filo logico ed interpretativo di questa corsa. Ho poi zoomato su Basso, con una battuta funzionale per un osservatorio che lo vede ancora soprattutto un passista, dimenticando che, tre anni fa, a cronometro, era scarso, mentre in salita si è comportato benino prima e bene poi. Il mio era un quesito che si dava risposte, non una sentenza: un Basso peggiorato in salita per migliorare nel crono, non potrebbe vincere questa corsa, idem altri come lui.

Altro passaggio:
La cronosquadre è un non senso a prescindere.


Non sarò mai d’accordo, nonostante io provi del disgusto verso il cronometro contemporaneo, ma proprio sui gusti non si discute quindi rispetto ogni opinione.
Forse che i postini di Lance, messi in testa a tirare il plotone sulle salite del Tour, non costituivano un elemento di influenza del collettivo (la squadra) sull’esito del singolo (la classifica individuale)?
Una volta di più tutto è relativo: una cosa sono le cronosquadre del Tour, altra cosa è la cronosquadre del Giro 2006.


Il non senso della cronosquadre, non viene da un giudizio sulla bellezza o bruttezza di questa prova, ma nasce dalla sua innaturale possibilità di entrare in un grande giro, senza creare un peso d’aleatorietà. I nomi non servono, è un principio che vale per tutti. La cronosquadre da vantaggio ad alcuni, fino al punto di concretizzarsi in un gigantesco abbuono, mentre per altri, indipendentemente dal loro valore sulla strada, diviene una penalizzazione. Correre supportati dalla propria squadra una tappa normale, o una corsa singola, rappresenta una variabile esistente e incancellabile. Chi ha la squadra più forte, come nell’esempio dei postini, fa un gioco tattico, che non lede il principio della corsa, perché ad un corridore forte e superiore si lascia sempre una possibilità di stroncare anche un’equipe e poi, soprattutto, gli si consente di vedere la corsa, sfruttare l’intervento di altri singoli aventi squadre deboli, di stare a ruota in attesa di lanciare il proprio fendente ecc. In altre parole, insistono variabili in numero tale da consentire a chi ha, di potersi “arrangiare”. In una cronosquadre mai, ed il più forte con un team debole, ne esce sempre battuto, in quanto lì non insiste possibilità di arrangiarsi. Addirittura, può capitare che un avversario inferiore, ma inserito in una equipe compatta e di valore, possa andare a rimorchio e risparmiare energie, eventualità che, al forte in squadra debole, si dipana contraria, al punto di spingerlo ad uno sforzo suppletivo che può pesare non poco nell’economia complessiva di un giro. La cronosquadre è dunque una prova che rappresenta il massimo della disonestà, se collocata in una grande corsa a tappe: quindi, un inno all’aleatorio sui valori. E non mi si dica che la corsa di Cremona è stata positiva per il prosieguo del Giro, perché si dice una bestemmia. Anche se non ha prodotto quei distacchi pesanti che si temeva, è per sempre stata un bel gancio alla mascella di taluni. Perdere un minuto è mezzo non è uno scherzo. Il Giro d’Italia 2005, ha visto un podio con tre corridori in 45”! Qualcuno ora potrà dire che anche gli abbuoni sono un fattore ingiusto, ma non c’è confronto con il cronotumore, perché si tratta di un premio al vincitore nonché al piazzato e, nel computo di un giro di tre settimane, non si arriva mai a produrre differenze dirette di un minuto e mezzo. Detto questo, i francesi, che al mostriciattolo sono abbonati, han trovato scopiazzatori nella “guai chi la tocca” signora Gazza (forse il partito principe del nazionalismo tipicamente italiano e….tipicamente riservato al solo sport). Chi copia un somaro lo è due volte spesso…. Il mio dire che la cronosquadre è un non senso a prescindere nasce da qui e, per favore, non si tiri in ballo il bello o il brutto, il piacere o l’odio verso quella prova, perché non c’entra un tubo. La prova a squadre contro le lancette diventa come l’olio dentro l’acqua: sono due cose distinte, non sublimabili. Se poi vogliamo scomodare la storia, nella speranza che alcuni importanti singoli della Gazza la conoscano, sono stati proprio gli italiani, in un regime ancora non di monopolio rosa, a lanciare prove simili negli anni ’50, ma non all’interno di una corsa a tappe. La Coppa Sarom e il Trofeo Longines che si tenevano a Ravenna e Rimini, nelle poche edizioni svolte, sapevano raccogliere le migliori nazionali a cronometro: erano corse stupende, ma tutte le crono di quei tempi erano migliori. La Francia, invece, con tanto di autentici cazzotti all’onestà, il mostriciattolo l’ha inserito spessissimo nel Tour e noi italiani anziché dire alla Gazza che ha fatto cacare proponendo simile scopiazzatura, ci arrampichiamo sugli specchi, pur di non contestare chi ha proposto questa porcheria. Bèh io non sono un nazionalista, tifo per chi mi pare in ogni sport, senza guardare i colori della pelle e i passaporti, gli occhi azzurri o quelli a mandorla, considero lo sportivo un artista e mi incazzo quando si difende l’indifendibile solo perché viene dall’Italia. Un Giro con la cronosquadre è, sempre, macchiato. Poi se questa gara piace, la si proponga dove sta bene, FUORI DA UNA CORSA A TAPPE! E se proprio si vogliono accontentare gli sponsor dei team la si faccia, al posto del cronoprologo, su una distanza massima di 8-10 km.


L’aspetto aberrante è che alla fine di questa prova, possono giungere differenze fra i papabili vittoriosi, in grado di modificare l’assetto del Giro, quindi il mostriciattolo è un inno all’aleatorio.


Beh, parliamo di Ivan Basso e Savoldelli, no? Abbi pazienza Morris, questo tuo passaggio contrasta e stride con quello precedente, dove temevi la perdita di spunto in salita per ciò che riguarda Basso, e dove mettevi l’accento sulla "corazza" di scalatore che deve avere il vincitore (corazza che Savoldelli ha solo in parte).
Ammesso che il più penalizzabile sarebbe Rujano, e in minima parte Simoni, non trovo così potenzialmente devastante questa cronosquadre, al netto degli incidenti di percorso, che possono accadere ovunque ed in qualsiasi fase della corsa.


Ti smentisce la storia recente. Giro 2005: 1° Savoldelli, 2° Simoni a 28”, 3° Rujano a 45”. I due terzi del podio dello scorso anno, a Cremona, si son beccati 1’30” e il vincitore 2004 più di un minuto. Non male direi…..

Non stride affatto, perché i nomi
Altro passaggio:
Nell’intervista dice che la crono al Giro è sempre stata messa prima delle salite, dimenticando che, quasi sempre, se ne aggiungeva una alla fine, molto più credibile perché diminuiva le distanze fra passista e scalatore in quanto il ruolo massimo lo giocava la freschezza, ed una grande corsa a tappe deve sempre premiare gli uomini di fondo.


Spostare la crono? Mmm, allora si che potremme parlare di squilibrio a favore degli scalatori.
Aggiungerne un’altra? Mio Dio, no, meno male che ne hanno tolta una, invece.
Uomini di fondo? Non pensi che sia sufficiente quanto è già in programma?


Ho semplicemente detto che la crono prima delle salite c’è, e non è quella novità che sostiene Zomegnan. La seconda crono, è stata sostituita col massimo dell’aleatorietà e disonestà della cronosquadre. Quanto basta per dire che il patron ha pasticciato. Dopo aver messo sulla bilancia l’aleatorio, dire che ha lavorato per l’equilibrio, mi sembra perlomeno fantasioso.


Un avvenimento come il Giro va propagandato oggi più di ieri, ed in questa direzione si muove l’aspetto migliore del personaggio Zomegnan uscito dall’intervista. Il lavoro con le TV straniere è peculiare e l’impegno del patron mi sembra adeguato.


Un riconoscimento che il buon Dancelli s’è guardato bene dall’evidenziare.
Leggo su laflammerouge.com che il Giro viene passato anche in Canada quest’anno.
Nell’UCI, il peso RCS, che in Italia significa monopolio, mi si perdoni, pare essere quello di un piccione. La trasformazione dei calendari è stata vissuta con leggerezza: si sapeva che avrebbe contraffatto il Giro, spostando le migliori attenzioni dei club verso il Tour e, grazie alla spinta dettata dalla vicinanza ai mondiali, verso la Vuelta


Direi che Zomegnan in questa vicenda, che risale al 1994, c’entra poco o niente.
A torto o ragione, direi che ultimamente c’è una netta contrapposizione tra Uci e Rcs per la vicenda Pro Tour, chissà che il solito do ut des col quale si concluderà la vicenda non frutti un maggiore peso politico per Rcs.
Chissà, sia chiaro, me lo sto domandando.


Nel ’94 era il capopagina della Gazza per il ciclismo e ti assicuro che contava eccome. La contrapposizione con l’UCI non è della RCS, ma dei grandi organizzatori nel loro insieme, ed io dubito assai che fra costoro sia proprio la fetta italiana a fungere da leader.


Anche in questo 2006 troppe mancanze, aldilà del buon senso, del ragionevole e dei programmi che impongono al massimo due (che sarebbe un bene per tanti) grandi corse a tappe su tre; troppi big, anche per le sole frazioni, che han scelto Tour e Vuelta.


L’ultimo momento di vera internazionalità del Giro fu il 1999, con Zulle della Banesto, Heras della Kelme, Jalabert della Once, e altri partecipanti dignitosi.
Dunque la posizione della Vuelta nel calendario concorre, ma fino ad un certo punto.
Del resto nella stessa Spagna il Tour ha perso via via telespettatori (costantemente dal 1995 in poi) e la Vuelta nelle ultime stagioni è crollata come ascolti.
Venendo all’oggi, trovo ragionevole che i corridori spagnoli (Valverde, o esagerando Mancebo), e quelli che corrono per squadre spagnole (Vinokourov) abbiano fatto altre scelte.
Nulla di irrazionale.
Leipheimer? Nel 2005 non è andato nemmeno alla Vuelta.
Landis? Dobbiamo davvero parlare di Landis?
Evans? Vabbè, dai, tutto sommato nemmeno Di Luca va al Tour, è ben più grave il deficit della corsa francese.


L’internazionalità del Giro, ci viene soprattutto dal fatto che il ciclismo in Italia è evitato dagli sponsor, problema sul quale si dorme, anzi su russa! Avendo nel Pro Tour una partecipazione italiana ridicola, era fin troppo logico che lo start list presentasse un mare di corridori stranieri. Ed era altrettanto logico che vi fosse un miglioramento della qualità degli stessi a livello medio, per un fattore soprattutto matematico. Mancano però i corridori riferimento che, come ho premesso nell’altro intervento, non sono tangibilmente superiori agli italiani e a Rujano, ma il punto non è questo. La partecipazione di qualcuno fra i vari Evans, Landis, Leipheimer, Menchov, Mancebo, Popovich, Valverde, Vinokourov e compagnia, avrebbe alzato il riferimento internazionale, perché bravi o meno questi tipi sono capitani delle loro formazioni e l’immagine si fa, soprattutto, coi leader. Personalmente poi non sono certo un tipo che si esalta coi valori di una massaia in bicicletta come Landis, o una mezza fotocopia ben più scarsa dello sgangherato Pollentier all’anagrafe chiamata Mancebo, e non mi esalterò mai per un Popovich che ha lasciato fra gli Under 23 la parte migliore di se stesso (anche se dovesse vincere, come è probabile, uno dei prossimi Tour). Considerare gente come Leipheimer e Menchov dei campioni, inoltre, mi fa venire l’orticaria, mentre ad Evans, riconosco nel bene e nel male, il mio soggettivo titolo di corridore interessante, ma nulla più. Vino e Valverde invece, sono qualcosa di molto migliore dei precedenti e confesso che la loro assenza mi pesa sul piano prettamente tecnico. Magari non vinceranno mai una “davvero” grande corsa a tappe, ma la loro presenza è sempre garanzia di spettacolo: spumeggiante per Vino, più sfumata e cerebrale, ma da campione autentico, in Valverde. Resta il fatto che l’assenza di una parte (ovvero quella da mettere sempre nel conto dei 2/3 delle partecipazioni ai tre grandi giri in un anno) di questo elenco che potrebbe essere pure esteso, ha reso anche l’attuale edizione del Giro una specie di campionato nazionale delle corse a tappe. Quale differenza evidente rispetto ad altri del complessivo calo internazionale della manifestazione dal 1994 ad oggi? Solo ed esclusivamente il fatto che la metà dei leader italiani, hanno “collaboratori e spalle” stranieri!


Ugualmente pesanti le assenze degli uomini da classiche e le ruote veloci. Bettini, Petacchi (tra l’altro tolto di mezzo subito) e McEwen, non pareggiano chi non c’è: per capirlo, basta guardare i nomi dei vincitori delle classiche di questo 2006.


D’accordo sui velocisti, si è passatto dall’eccesso delle 11 tappe del 2004 alle cinque massimo sei di quest’anno.
Quanto alle classiche, direi che è una ruota: nel passato o nel presente, non direi che nomi come Bettini, Di Luca, Petacchi, Cunego, Rebellin etc etc fossero proprio estranei alle classiche.
Tra le altre cose, anche nei "bei tempi che furono" non mi sembra che Museeuw sia mai impazzito per il Giro d’Italia.


Anche da qui un’altra tendenza al campionato nazionale… So bene che i citati non sono estranei alle classiche, ma sono tutti italiani e, per quanto riguarda lo specifico annuale, nessuno di questi ha vinto gare icona in primavera. Sfogliamo gli start list del Giro d’Italia e scopriremo che sono davvero poche le edizioni dove s’è registrata l’assenza di tutti i vincitori delle corse monumento dell’anno in corso. Non è poco. Il richiamo a Musseuw si concentra su un singolo, per quanto importante, ma sempre su un corridore che ha seguito come una formichina un tipo di programma che escludeva il Giro, creando con questo, uno dei punti più grigi della sua illuminata carriera. In ogni caso quando il belga correva, la voce “specialisti di classiche alla corsa rosa” non annoverava solo indigeni. Resta il fatto che sulle nostre strade, in questi giorni, non ci sono: Boonen (non poco visto che è pure iridato), Pozzato, Hushovd, Cancellara, Schleck, Valverde, Astarloa, Gilbert, Garzelli (ha fatto comunque bene a non esserci), ovvero tutti i vincitori delle corse di un giorno classificate “ProTour” e “Hors Categorie”. Sono altresì convinto, ma a memoria non ne sono sicurissimo, che anche fra i vincitori della gare di 1a categoria fino ad oggi svolte, le assenze siano pressoché totali. A questo elenco poi potremmo aggiungere gli stranieri vincitori di classiche fino al 2005 non presenti, quanto basta per dire, sempre con la logica dell’internazionalità e non della presunzione, che il Giro del 2006, non segna un punto avanzato di rappresentatività del valori del ciclismo mondiale. Sui velocisti, s’è già detto e concordo, ma forse proprio qui, nonostante la sfortuna della caduta di Petacchi, possiamo consolare il palato fine di chi ama questa variabile del pedale, grazie alla ruota antica e veloce di Robbie McEven, un autentico fuoriclasse. L’unico al mondo capace di riportare all’attenzione dei più giovani le essenze degli sprinter fuori dalle logiche dei treni. Un virtuoso che va preso d’esempio e studiato nelle auspicabili scuole di ciclismo.


La speranza dunque, per incidere su un’internazionalità che possa recuperare la troppa mancanza di capitani e riferimenti, viene dall’esplosione di qualche straniero annunciato come outsider, o non menzionato proprio. A questo punto, uno Schumacher in spolvero ulteriore, dopo l’acuto di ieri, può far bene "politicamente" al Giro.


D’accordissimo, del resto far cambiare mentalità a chi aveva paura delle incursioni dei Nas è dura e strenua impresa.
Viceversa Schumacher, generazione nuova (a proposito, le parole di Cassani confermano che è in atto un ricambio generazionale come non accadeva da 30 anni), nonostante il pasticciaccio pseudo-doping nel quale è stato invischiato ha dimostrato di possedere un’altra mentalità: non ha nulla da temere, dunque viene al Giro.
In ultima analisi una "corsa rosa" fascinosa per un percorso che ha ricercato l’effetto anche esagerandolo con punte di sadismo e carezze all’aleatorio, dal cast ottimo, ma decisamente nazionale, ben lungi dall’essere credibilmente venduta come un passo avanti nell’internazionalità che aveva fino ad una decina d’anni fa.


Ma direi che non ci si può lamentare rispetto al periodo 2000-2004, soprattutto rispetto al 2003-2004.
Queste le parole di Zomegnan:
Mi aspetto una corsa più internazionale rispetto alle ultime edizioni, e con la partecipazione di grandi campioni. Mi pare che, rispetto al passato, ci siano aspettative migliori per questo Giro.
Per una miglior qualità dei partecipanti, per merito di qualche accorgimento organizzativo, per il fatto di partire in Belgio, dove il ciclismo è una religione, e anche per la nostra attenzione ad alcuni aspetti sociali e sportivi che abbiamo scelto di curare, come la celebrazione di alcune ricorrenze importanti lungo il percorso del Giro.


Non ci trovo nessuna balla, al limite delle opinioni non condivisibili.
Discovery e Csc avranno hanno dei capitani italiani, ma la loro anima è straniera e quest’anno hanno portato dei gregari eccellenti, quasi tutti stranieri di alto livello.
I campioni ci sono, anche se come hai fatto notare sono Italiani: ma nel 2004 la vigilia del Giro non prevedeva uno scontro tra Simoni e Garzelli, punto e basta?
Sono le grandi sfide, anche tra i Italiani, se gli Italiani sono dei campioni, ad attirare l’attenzione.
Basso avrebbe potuto tranquillamente impiparsene del Giro, il Pro Tour non lo obbliga a partecipare, idem Savoldelli dopo il ritiro di Lance.


Tu hai citato il Giro 2004, ed io ho aggiunto quelli degli anni del dualismo di due grandi corridori in linea, proiettati su una corsa a tappe dove erano normalissimi, ma chi guarda avanti che fa, prende le ciofeche come esempio-confronto? Che grado di protagonismo ha l’attuale Giro nel calendario internazionale? Questa è la domanda che si deve porre il patron della corsa. La risposta è scarsa, rispetto al necessario per essere in linea con la storia della manifestazione, al ruolo giocato e di fronte alle nuove esigenze di rilancio di questo sport in Italia. Non sempre la ricerca dell’effetto va a buon fine. E non sempre lo spettacolo e la bellezza coi motti, pur giustissimi, della “corsa che la fanno i corridori” o degli “assenti che han sempre torto”, può servire allo scopo della giusta collocazione nella tabella dei meriti e dello sforzo profuso a livello organizzativo. Serve molto di più di ciò che si vede e serve quel ruolo decisivo che la Gazza deve giocare nello disciplina che l’ha contraddistinta, non su quel marcio calcio, col quale continua a fare l’amore e a rovinare menti. Per muovere i danari, l’unico stimolo amato come un dio dal foglio rosa, come del resto da questa decadente società, a volte, ed in questo caso sicuramente, serve tirar fiori palle e coraggio coi potenti in Italia (sponsorizzazioni degne) e con quelli che a livello internazionale (UCI in primis) non hanno ancora capito che le stesse vie dei quattrini possono essere diverse, più efficaci e, soprattutto, ugualmente in grado di salvare le essenze di uno sport. Sarò fatto male, ma tutta sta manna, nella Gazza’s non la noto, anzi la considero uno dei principali fattori della ignoranza sportiva italiana. In compenso, la devo tortocollo annoverare fra i “monopoli di stato” diretti come i tabacchi, o sostanziali come la Fiat, da non criticare mai secondo il galateo del conformismo più doroteo e da riverire qualsiasi cosa faccia come la Regina d’Inghilterra. Mah!

Ho letto termini come "propaganda" e "distorsione della realtà".
Inizialmente non intendevo intervenire, perchè so benissimo che ti rivolgi all’uditorio di Cicloweb anche e soprattutto perchè le orecchie di Rcs intendano, tuttavia anche nelle accuse portate contro Zomegnan, non solo da parte tua, ma anche di Gabri e di Claudio, io ho intravisto delle opinioni che non voglio definire come distorcenti la realtà, ma che ritengo comunque discutibili, nello stesso modo nel quale ritenete discutibili le dichiarazioni di Zomegnan, a mio avviso sbeffeggiate e sputtanate oltre la soglia del ragionevole.


Aver definito “animale politico” Zomegnan non mi pare sia così fuori dalle orbite, o sincronico allo sbeffeggiamento o sputtanamento. Ho scritto quello che penso e portato prove a suffragio del mio pensiero. Tra l’altro credo di avergli dato atto di bravura su taluni campi ed ho pure fatto una premessa per rendere ancor più onesto il mio pensiero sul patron. So bene che nell’Italia del ciclismo, criticare uomini della Gazza e Gazza nel suo complesso significa passare per eretici o quasi, ma io son fatto così: capisco ma non mi adeguo e tutto quello che puzza di becero conformismo, o di potere strisciante, non è pane per me. Non voglio morire intossicato, pur camminando, senza saperlo. E poi, santa benedetta virtù, in questo Paese, dove svampiti personaggi della sinistra si sono permessi di criticare Enrico Berlinguer (e continuano a farlo), un poraccio come me, si potrà pur permettere di dissentire con un normalissimo come Zomegnan?

A costui, e a noi appassionati, dato che ci sono, vanno gli auguri di vedere un Giro davvero denso di attacchi ed interpretato senza paure dai protagonisti, perché il rischio di una corsa sparagnina per paura del tracciato asprissimo c’è, eccome! Tanto più se pensiamo che nello start list non si trovano epigoni storici del ciclismo. Per ora, l’unico dato tecnico, non da sbadiglio e degno di grande ammirazione, è venuto da Robbie McEwen e dal tenore dell’allenamento di Jan Ullrich. Forse, a pensarci bene, sono proprio gli unici due del gruppo, nel loro genere, ad avere quel sangue blu particolare che distingue i fuoriclasse dai campioni.

Ciao!

 

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"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 14/05/2006 alle 19:06
Originariamente inviato da Morris
Ma la frase da te riportata: “nessuna voglia di stupire”, la ricordavo bene, ed è proprio quella che più di tutte mi ha convinto a dire talune cose. Per me rimane una bugia: la voglia di stupire c’è, eccome, al punto che ne è uscito il Giro più duro degli ultimi trenta anni,


Ovviamente, avendo rapportato la frase di Zomegnan alla tua, mi riferivo all'intenzione di differenziare il Giro dal Tour e, proprio come dici tu, anche Zomegnan ha sottolineato come da tempo il Giro si distingue dal Tour, nessuna novità dunque, è innegabile che tu e Zomegnan, ed io e almeno mezzo forum, siamo d'accordo sul fatto che da un pezzo il Giro è nettamente differente dal Tour.
Voglia di stupire? Una bugia? Forse, ma solo relativamente: già il Giro dell'anno scorso voleva stupire, chi può negarlo, oramai è una cifra stilistica, quindi sono portato a pensare che quella di Zomegnan, più che una balla, è una risposta alla carlona, una risposta cappellata, del resto che ci guadagna a dire "no, nessuna voglia di stupire"?

Quindi okay per lo spettacolo, ma non si dica che si son fatte scelte di tal tipo in nome dell’equilibrio, perché non è vero.


Io posso essere d'accordo con il concetto, e dal momento che "equilibrio" significa favorire i passisti, sono pure contento.
Ma non perdere di vista il tema iniziale lanciato da Claudio: per me questa non è una bugia, non è un inganno (chi dovrebbe ingannare poi?), è invece un'opinione che non condivido.
Questo non è un Giro equilibrato e nemmeno squilibrato, a mio avviso sono concetti superati, questo è il Giro delle occasioni a disposizione, delle occasioni da cogliere o trascurare, il Giro delle scelte da prendere, il Giro che può mettere in crisi persino le radioline che telecomandano i corridori.

Questo Giro, un Coppi prima, ed un Pantani poi, l’avrebbero vinto anche partendo con un handicap di un quarto d’ora. Lo ha detto anche Martini…. che di Giri ne ha visti più di tutti noi. Ma in mezzo al gruppo di oggi, compresi gli assenti, di corridori simili non c’è l’ombra, ed allora perché una simile durezza?


Perchè il ciclismo, e lo sai bene, non è fatto solo di Coppi e Pantani.
Guai a chi pensa che tutto sia stato detto o scritto, quello è un cadavere.

Sul Plan, una foratura, che logica vuole possibile più che sull’asfalto, impedirebbe allo sfortunato, chiunque sia, di recuperare, ecco perché è un arrivo aleatorio e aggiungerei esagerato. Rompe l’equilibrio non dei migliori, ma accentua le percentuali di sfiga. Non è molto bello e, soprattutto, non è onesto. A tutto ciò si aggiunge, e non è poco, l’inesistenza di una logica nel computo complessivo del Giro: che bisogno c’era di aggiungere questo uppercut, ad una corsa già asprissima?


Io parto dal presupposto che gli organizzatori non siano dei dementi.
Se le cose stessero come dici tu allora Zomegnan non sarebbe un bugiardo o un sadico, più propriamente direi un pezzo di escremento.
Per ora io gli do fiducia e approvo, perchè il ciclismo è troppo stantìo e vive troppo di stereotipi.
Le intenzioni a mio avviso sono buone, il limite potrebbe essere quello del materiale a disposizione, quindi chissà, potrebbe essere riproposta più in la negli anni, se si rivelasse un fallimento.


Correre supportati dalla propria squadra una tappa normale, o una corsa singola, rappresenta una variabile esistente e incancellabile. Chi ha la squadra più forte, come nell’esempio dei postini, fa un gioco tattico, che non lede il principio della corsa...


Vedi, semplicemente non sono d'accordo, perchè ritengo che anche la squadra nelle tappe "normali" costituisce un'interferenza del collettivo sul singolo.
Non a caso il ciclismo non è uno sport nè individuale nè collettivo, ma ibrido.
Per me, in un Giro come quello di quest'anno, ci sta bene pure la cronosquadre, o almeno è tollerabile, il mio è un giudizio in termini non assoluti ma relativi.
Tra le altre cose delle cronometro ciò che più di tutto metto in discussione oggi sono le distanze: a me fa più senso una individuale di 50km che una cronosquadre di 38km, visto che parli di prova "disonesta", direi che al giorno d'oggi il cronometro individuale è un'associazione a delinquere, un gesto più "collettivo" di una cronosuadre.
Ma sono opinioni, come tutto il resto, ci mancherebbe.

Ammesso che il più penalizzabile sarebbe Rujano, e in minima parte Simoni, non trovo così potenzialmente devastante questa cronosquadre, al netto degli incidenti di percorso, che possono accadere ovunque ed in qualsiasi fase della corsa.


Ti smentisce la storia recente. Giro 2005: 1° Savoldelli, 2° Simoni a 28”, 3° Rujano a 45”. I due terzi del podio dello scorso anno, a Cremona, si son beccati 1’30” e il vincitore 2004 più di un minuto.


Direi di no, non c'è possibilità di smentita per ora: la cronosquadre si corre nel 2006, non nel 2005 e nemmeno nel 2004.
Al limite sarà il podio di Milano tra un paio di settimane a smentirmi.
Comunque in un percorso come quello del 2006 ci può stare anche una cronosquadre di kilometraggio ragionevole.
Si può anche eliminarla, ma ci può anche stare secondo me.

Ho semplicemente detto che la crono prima delle salite c’è, e non è quella novità che sostiene Zomegnan. La seconda crono, è stata sostituita col massimo dell’aleatorietà e disonestà della cronosquadre. Quanto basta per dire che il patron ha pasticciato.


Cominciamo ad andare d'accordo: Zomegnan appare un po' pasticcione (difatti non sono troppo d'accordo con te sul suo spessore di "grande venditore", non mi sembra un fior d'imbonitore), non un bugiardo.
Ma è evidente che Zomegnan si riferiva a Pontedera.
Del resto Basso nell'individuale rifilerà agli avversari il triplo del tempo rifilato dalla Csc agli avversari nella cronosquadre.

Nel ’94 era il capopagina della Gazza per il ciclismo e ti assicuro che contava eccome. La contrapposizione con l’UCI non è della RCS, ma dei grandi organizzatori nel loro insieme, ed io dubito assai che fra costoro sia proprio la fetta italiana a fungere da leader.


Abbi pazienza, non riesco ad immaginare come Zomegnan, da capopagina della Gazza per il ciclismo, avrebbe potuto impedire all'UCI di vendere alla Vuelta lo spazio assegnatogli a settembre.
Per il resto non saprei dire, io sono solo un lettore di Cicloweb.

L’internazionalità del Giro, ci viene soprattutto dal fatto che il ciclismo in Italia è evitato dagli sponsor, problema sul quale si dorme, anzi su russa! Avendo nel Pro Tour una partecipazione italiana ridicola, era fin troppo logico che lo start list presentasse un mare di corridori stranieri. Ed era altrettanto logico che vi fosse un miglioramento della qualità degli stessi a livello medio, per un fattore soprattutto matematico. Mancano però i corridori riferimento che, come ho premesso nell’altro intervento, non sono tangibilmente superiori agli italiani e a Rujano, ma il punto non è questo. La partecipazione di qualcuno fra i vari Evans, Landis, Leipheimer, Menchov, Mancebo, Popovich, Valverde, Vinokourov e compagnia, avrebbe alzato il riferimento internazionale, perché bravi o meno questi tipi sono capitani delle loro formazioni e l’immagine si fa, soprattutto, coi leader. Personalmente poi non sono certo un tipo che si esalta coi valori di una massaia in bicicletta come Landis, o una mezza fotocopia ben più scarsa dello sgangherato Pollentier all’anagrafe chiamata Mancebo, e non mi esalterò mai per un Popovich che ha lasciato fra gli Under 23 la parte migliore di se stesso (anche se dovesse vincere, come è probabile, uno dei prossimi Tour). Considerare gente come Leipheimer e Menchov dei campioni, inoltre, mi fa venire l’orticaria, mentre ad Evans, riconosco nel bene e nel male, il mio soggettivo titolo di corridore interessante, ma nulla più. Vino e Valverde invece, sono qualcosa di molto migliore dei precedenti e confesso che la loro assenza mi pesa sul piano prettamente tecnico. Magari non vinceranno mai una “davvero” grande corsa a tappe, ma la loro presenza è sempre garanzia di spettacolo: spumeggiante per Vino, più sfumata e cerebrale, ma da campione autentico, in Valverde. Resta il fatto che l’assenza di una parte (ovvero quella da mettere sempre nel conto dei 2/3 delle partecipazioni ai tre grandi giri in un anno) di questo elenco che potrebbe essere pure esteso, ha reso anche l’attuale edizione del Giro una specie di campionato nazionale delle corse a tappe. Quale differenza evidente rispetto ad altri del complessivo calo internazionale della manifestazione dal 1994 ad oggi? Solo ed esclusivamente il fatto che la metà dei leader italiani, hanno “collaboratori e spalle” stranieri!


Su alcune cose mi pare di capire che siamo d'accordo.
Invito però a tenere presente un aspetto: a correre non sono i passaporti, ma i corridori.
Allora se alcune squadre hanno ritenuto di dovere mettere al servizio di un capitano italiano una buona squadra di gregari stranieri, significa che un primo passo è stato fatto.
Non è certo una posizione consolidata, non mi sogno certo di affermare questo, ma a mi avviso si tratta di un primo significativo passo e spero che non ci siano inversioni di tendenza.
Tuttavia non credo proprio che si potrà rimediare al differente atteggiamento degli spagnoli o dei corridori di squadre spagnole, perchè indiscutibilmente la Vuelta è cresciuta d'importanza, bisognerà lavorare sui Boonen e sui Pozzato della situazione.
Mi fa poi piacere che molti giovani corridori, talenti in erba, si abituano comunque a correre il Giro: la nuova generazione ha buone chances di crescere con una mentalità differente.
Anche in questo caso si tratta di una tendenza percepibile ma non consolidata, spero che non ci siano riflussi.


So bene che i citati non sono estranei alle classiche, ma sono tutti italiani e, per quanto riguarda lo specifico annuale, nessuno di questi ha vinto gare icona in primavera. Sfogliamo gli start list del Giro d’Italia e scopriremo che sono davvero poche le edizioni dove s’è registrata l’assenza di tutti i vincitori delle corse monumento dell’anno in corso.


Ancora una volta sostengo che a correre non sono i passaporti ma i corridori. Mi conforta il tuo rilievo statistico, perchè conferma che, proprio statisticamente, la casualità di quest'anno è irrilevante.
Del resto a Sanremo Petacchi fu secondo e a Liegi Bettini e Cunego sono saliti sul podio. Sinceramente non starei a cavillare su questa faccenda.

Tu hai citato il Giro 2004, ed io ho aggiunto quelli degli anni del dualismo di due grandi corridori in linea, proiettati su una corsa a tappe dove erano normalissimi, ma chi guarda avanti che fa, prende le ciofeche come esempio-confronto?


Perchè, pensi che ciofeche da corse a tappe come Saronni e Moser avrebbero potuto giocarsela su un percorso come quello di quest'anno?
tra le altre cose io penso che sin dall'anno prossimo la tendenza sarà invertita, perchè dubito che Basso, puntando legittimamente al Tour, abbia intenzione di sobbarcarsi un altro Giro così ricco di insidie e di appigli per i suoi avversari.
Questa edizione sarà a mio avviso un credito nella cassa capitale del Giro, un credito che dovrà essere ben giocato, per continuare a fare dei passi nella giusta direzione.

Che grado di protagonismo ha l’attuale Giro nel calendario internazionale? Questa è la domanda che si deve porre il patron della corsa. La risposta è scarsa, rispetto al necessario per essere in linea con la storia della manifestazione, al ruolo giocato e di fronte alle nuove esigenze di rilancio di questo sport in Italia.


Come "in Italia"? A parte la Germania, dove il pubblico è in crescita, mi sembra che qualsiasi avvenimento ciclistico, che non sia il Tour de France, sta soffrendo ovunque un momento di crisi più o meno forte.
Forse la ricerca dell'effetto non sempre va a buon fine, ma l'immobilismo ha bisogno di una dose massiccia di fondoschiena per andare a buon fine, non ti pare? O improvvisamente è sparito tutto quell'ambiente che era ostile al ciclismo e a quell'icona del ciclismo che rispondeva al nome di Pantani? Qui bisogna mettersi d'accordo, Morris.
Continuo a pensare che il Giro 2006 porterà ultriore credito a Zomegnan, credito che poi dovrà essere speso bene a livello politico, ma soprattutto si deve formare un blocco di coesione tra la Rcs e le squadre italiane, vista l'ostilità dell'Uci, l'inconcludenza della Fci e l'assenteismo del Coni.
Vedo poi che Italia Uno passa qualche match di tennis, forse è un segno dei tempi e spero che Zomegnan, pessimo venditore, sia invece un buon imprenditore.

Direi che ho scritto quel che avevo da scrivere.
Ti mando un "grazie" grandissimo, perchè è sempre un piacere, e un onore, discutere con te, anche, o forse soprattutto, in quelle poche occasioni che ci vedono contrapposti.
Ciao

 

[Modificato il 14/05/2006 alle 20:35 by aranciata_bottecchia]

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Davide

 
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