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Autore: Oggetto: OT - Roberto "Manos de piedras" Duran

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




Posts: 4217
Registrato: Oct 2003

  postato il 25/12/2004 alle 15:21
Il ritratto che seguirà è tratto da "Graffiti 1" - Edizioni Nuova Tipografia (volume che ho già finito, che uscirà nella primavera 2005 e che rappresenta la prima parte di una collana sui campioni di una ventina di discipline sportive).



Roberto "Manos de piedras" Duran

Un pugile che tanto mi è piaciuto e che fino a poco tempo fa portava ancora la sua stanca figura sul ring, per combattere quei fantasmi che vede attorno a lui da quando era bambino. Un ragazzino che non s’è potuto invecchiare, perché la vita gli ha donato la povertà e per sconfiggerla è diventato uomo, quando altrove si giocava con le automobiline o la palla. Un uomo forte, con un pugno, il destro, in grado di stendere un bue, a dispetto della piccola statura e del peso non certo di nota. Stamina e volontà, coraggio e la cattiveria che serve per dimenticare. Valori chiari e pochi, perché il tempo e le rincorse non davano occasioni.

Lo chiamavano, ed ancor lo chiamano, “Manos de piedras”, un nomignolo terribile, come terribile era il suo ghigno quando avanti a lui c’era un pugile, figlio di quel potere che, a suo modo, ha sempre combattuto.
Eccolo qua, Roberto Carlos Duran, nato a Chorillo alla periferia di Panama, il 16 giugno 1951. Secondo di nove figli di una famiglia poverissima, di cui divenne, ben presto, l’unico sostegno.
“Non racconterò mai cosa ho dovuto fare per vivere da piccolo e per portare soldi alla mia mamma. E’ un ricordo atroce e umiliante che non si distacca da quello che sentite di brutto nel mondo e che coinvolge i bambini. Il pugilato è stata la mia rivincita con la vita, l’unico modo per risorgere da quelle umiliazioni”.
Con questa frase, solo questa e niente altro, Roberto Duran “Manos de piedras”, il più grande peso leggero della storia della boxe, si raccontò una sera ad un amico comune. In lui, gli occhi nerissimi, brillavano di una luce mista, fra odio e soddisfazione. Mentre scandiva quelle poche parole, il suo sguardo mostrava il ghigno, tanto simile ai disegni di Attila, il re degli Unni. Nemmeno il pizzetto leggero e la barba curata, come a dire che il suo volto nonostante il pugilato ha sempre mantenuto i suoi tratti di stereotipo di indio, potevano renderlo più dolce.

Roberto era lì, coi suoi silenzi più espressivi di mille parole, coi suoi sguardi che tanto hanno stuzzicato le paure di decine di avversari, prima ancora della sua terribile “mano di pietra”. Era lì, e diceva quanto e come la boxe sia spesso un termometro di vita, un segno della sofferenza della maggioranza delle persone di questo mondo, abituate a combattere per non morire subito. A suo modo pure un grande oratore, certo senza l’esecuzione di sillabe, vocali e consonanti, ma col geroglifico delle sue espressioni nel volto e nell’intensità del ghiaccio dei suoi occhi. Un figlio di Satana spiritato e criminale? Niente di tutto questo, solo un pugile segnato da quella vita in cui, le botte degli avversari, non sono state nulla al cospetto della sua stessa origine.



Roberto Duran iniziò a boxare all’età di quattordici anni. Da dilettante vinse 13 dei sedici incontri disputati senza mai andare al tappeto. Le tre sconfitte furono dovute essenzialmente alla sua boxe ben poco dilettantistica, già adatta al combattimento da “prof”.

Al professionismo passò l’otto marzo 1967, quando ancora non aveva compiuto i sedici anni. Fino ai vent’anni, Duran, combatté sempre a Panama e in Messico, senza perdere un incontro e spedendo praticamente sempre gli avversari a gambe levate. Si creò la fama di picchiatore e gli organizzatori del Madison Square Garden di New York, in quanto peso leggero, lo chiamarono al debutto negli States il 13 settembre 1971, come contorno al mondiale della categoria. La cintura, in quell’occasione, vedeva di fronte Buchanan e Laguna. Il suo avversario, Benny Huertas, finì Ko in 66 secondi dal suono della campana. Fu un’esecuzione terribile, anche perché Huertas godeva di buona fama. Gli attenti occhi del Madison capirono che, da Panama, era arrivato un fenomeno.
Ray Arcel, un vecchio allenatore di 72 anni, ritornò in attività pur di allenarlo e di lì a poco, il 26 giugno 1972, Roberto Duran ebbe la possibilità di combattere per il titolo mondiale WBA contro lo stesso Ken Buchanan.
Vinse il titolo con un combattimento che era il sunto del suo modo di boxare, insofferente alle regole e ai limiti, sempre all’attacco. Duran stese il grande pugile scozzese alla tredicesima ripresa, colpendolo con un terrificante destro che gli valse l’immortale appellativo di “Manos de piedras”. Conservò il titolo per più di sei anni e difese la cintura tredici volte, fino a riunificarlo per tutte le sigle. Tredici incontri tutti vinti prima del limite, salvo quello con Edwin Viruet, un pugile che seppe resistergli anche in futuro ai limiti dei welter.

Sei anni in cui la grandezza di Duran si vide tutta, in particolare al cospetto di Esteban De Jesus, un portoricano da considerarsi uno dei più grandi pugili della storia senza aver mai conquistato un titolo. Ad onor del vero, De Jesus (morto di Aids nel 1992), un tecnico sopraffino, una volta sconfisse Duran, ma il match era sulle 10 riprese e non era ovviamente valido per il titolo mondiale dei leggeri. Fu proprio quell’incontro ad eleggerlo sfidante ufficiale di “Manos de piedras”, ed i due si incontrarono per la rivincita il 16 marzo 1974. Vinse Duran, non senza soffrire, per KO all’undicesima ripresa. Vi fu poi una bella il 21 gennaio 1978, ed in quell’occasione Roberto vinse, sempre per KO, alla dodicesima ripresa. Furono incontri da prendere ad esempio come stereotipi: fra il pugile supertecnico ( De Jesus) e il picchiatore (Duran).
Il terzo incontro col portoricano, portò il panamense ad una drastica decisione: privo ormai di stimoli e di avversari, tutti più o meno schiacciati dalla sua potenza, decise di abbandonare il titolo e di cimentarsi fra i welter, saltando completamente la categoria dei superleggeri.
Un errore, perché Duran, al peso non suo, andava ad aggiungere quei centimetri che, per uno come lui, già piccolino e picchiatore, potevano costituire un grosso problema. Ma “Manos de piedras” era troppo forte per non conquistare anche altre categorie. Dopo otto vittorie, di cui la metà prima del limite, coi chiari successi sul forte Viruet e, soprattutto, su Carlos Palomino (ex mondiale poi divenuto attore), si guadagnò la chance iridata contro quel mostro sacro dei media, che rispondeva al nome di Ray Leonard. Costui, è sempre stato un pugile pieno di talento, ma pure esageratamente protetto da un ambiente che l’aveva eletto “Sugar”, il nome che accompagnò la carriera del grande Robinson.



Il 20 giugno 1980 a Montreal, Duran impose la sua legge battendo, selvaggiamente, Leonard. In quell’occasione si vide quanto la stella eletta dal pugilato americano come unica ed irripetibile, fosse in realtà meno fenomenale, sia sul piano tattico che della stamina. Ray Sugar Leonard accettò di scendere sul piano della potenza e del combattimento contro un leggero come Duran, il quale, tra l’altro, rendeva a Leonard quasi 10 centimetri. Duran vinse bene, conquistando così il titolo mondiale in una categoria nuova.
Cinque mesi dopo, la rivincita a New Orleans. Qui, Leonard, sfoderando tutto il meglio del suo repertorio, umiliò “Manos de piedras”, deridendolo. Anche il pubblico iniziò a ridere e Duran si demoralizzò al punto che, improvvisamente, nel mezzo dell’ottava ripresa, voltò le spalle a Ray Sugar dicendo all’arbitro: “No mas, no mas” (basta), si diresse al suo angolo e lasciò il ring.

Il panamense decise così, di salire ancora di categoria ottenendo una sfida col tecnico portoricano Wilfredo Benitez (uno che conquistò il mondiale dei superleggeri a 17 anni), ma fu sconfitto ai punti. E non poteva essere diversamente, visto che in uno degli incontri di preparazione, opposto al non certo trascendentale italiano Luigi Minchillo, vinse in maniera stentata.
Testardo come sempre, Duran, proseguì nella categoria, tanto da prendersi un’altra lezione da Kirkland Laing e se in quel match non finì al tappeto fu solo per il suo incredibile orgoglio. Ma una stupenda vittoria contro Josè “Pipino” Cuevas (gran pugile ed oggi affermato imprenditore nel settore petrolifero), conclusa con la sua “mano di pietra” alla quarta ripresa, gli aprì le porte per un’altra chance mondiale. Il 16 giugno 1983 incontrò il campione della WBA dei medi junior Davey Moore e lo stese alla sua maniera, nel corso dell’ottava ripresa. Una serie di colpi e poi, l’immancabile destro finale che spense le lampadine del giovane pugile americano. Quel colpo fu davvero terrificante, perché Moore non seppe più riprendersi, fino a chiudere anticipatamente la carriera. L’allora trentaduenne Roberto Duran aveva dunque conquistato il terzo titolo mondiale in tre diverse categorie di peso. Era allora il primatista mondiale assieme ad altri pugili, ed il sogno del quarto titolo e del primato in solitudine, cominciò a serpeggiare in lui.

Ancora una volta la sua impulsività lo guidò immediatamente nella direzione del tentativo, ed accettò la supersfida col campionissimo del medi Marwin “Marvellous” Hagler (indimenticabile artista del ring), un pugile tecnico come pochi e potente, in più, medio naturale. Senza dimenticare di esser stato un leggero, Roberto Duran dimostrò con Hagler tutta la sua grandezza, mettendo in difficoltà il grande pugile americano (oggi attore), fino a tumefargli un occhio. Perse ai punti, ma aveva fatto capire a tutti che anche da medio poteva dire la sua. Sulle ali dell’entusiasmo per la bella e significativa prestazione, accettò di mettere in palio il suo titolo dei superwelter contro il “cobra” Thomas Hearns, un pugile poco incassatore , soprattutto con una mascella di vetro, ma con una tecnica non inferiore a quella di Leonard, ed un pugno superiore. In più, altissimo. Forse il fatto che Hearns fosse stato ridicolizzato da Hagler, giocò un peso non indifferente sulla sua decisione. Duran al cospetto del “cobra” sembrò un nano, gli arrivava si e no al petto, ed andò incontro all’unica umiliante sconfitta della sua carriera, perdendo, praticamente senza combattere per KO alla seconda ripresa. Un’umiliazione, per un campione lui.
Con una simile sconfitta, la razionalità avrebbe indotto chiunque all’abbandono della carriera, ma “Manos de piedras” non era uno dei pochi, lui si sapeva unico e continuò. Una serie di belle vittorie fra i medi con la sola sconfitta, per quanto immeritata, contro Robbie Sims e, finalmente, la chance di un altro mondiale nella categoria che gli poteva valere il quarto titolo.


Un'immagine dell'incontro con Hagler

Il 7 dicembre 1989, a 38 anni e mezzo salì sul ring contro Iran Barklay, campione mondiale WBC. Iran era un pugile tecnico e potentissimo, per giunta molto alto, non come Hearns, ma quasi. “Manos de piedras" si ricordò ancora una volta che, sul combattimento, nessuno al mondo gli era superiore e Barklay commise l’errore di accettarlo, anche perché non avrebbe mai pensato che quel vecchietto potesse superarlo. Duran, fu semplicemente magnifico, ed atterrò un paio di volte il campione, fino a vincere nettamente ai punti. Roberto “Manos de piedras” era così arrivato al quarto titolo della sua carriera. Un percorso che aveva svolto senza evitare avversari, ma guardandoli tutti in faccia, lasciando loro praticamente sempre tanti centimetri, spesso però ininfluenti, di fronte alla paura che la sua mano incuteva.
Era il combattente che tutti volevano vedere. Era il pugile immacolato, in una categoria, dove il fatto di trovarsi di fronte ad avversari più grandi e grossi di lui, esaltava la sua recondita voglia di emergere da quella povertà e da quelle umiliazioni che l’avevano marcato da fanciullo.

Continuò a combattere. Fece ancora l’errore di accettare una terza sfida con Ray “Sugar” Leonard, ben sapendo che l’americano non avrebbe accettato la rissa, ma si sarebbe limitato alla scherma per ottenere il verdetto. Sapeva che sarebbe fuggito dall’alto della sua tecnica sopraffina. Ed infatti, Duran, perse nettamente ai punti. Ma il vero errore lo fece dopo, continuando a combattere fino ad un paio d’anni fa, sempre ottenendo tante vittorie e poche sconfitte. Si fermò solo perchè, in Argentina, ebbe un incidente dai postumi pesantissimi.
La carriera del vero Duran però, finì con lo stupendo successo su Barklay. Il resto è stata solo una lotta fra lui ed i suoi fantasmi, ed a me, sinceramente, non piace parlarne.


Un'immagine dell'inutile incontro con Hector Camacho, il "fuggiasco del ring"

La mia grande stima verso il pugile non s’incrina nemmeno verso l’uomo con la mano di pietra. In fondo, merita il rispetto di chi ha provato cose che noi non conosciamo nemmeno lontanamente. La mia è una scelta sportiva, perché gli altri venticique incontri dalla sconfitta con Leonard, non valgono il suo mito, anche se a sprazzi s’è visto quel pugile tanto amato dalla gente. Per me, Roberto Duran è quello che, in diciassette anni, ha conquistato quattro titoli mondiali in quattro categorie di peso, passando, unico nella storia, dai leggeri (suo peso naturale) ai medi.
Insomma, un fenomeno, e non mi va di macchiare quel ricordo con degli incontri che potranno servire alle statistiche, ma non a chi ama il pugilato.
“Manos de piedras”, trova pace in te stesso e guarda alla vita che scorre con te.
L’infanzia è lontana e niente e nessuno potrà cancellare chi sei: un pugile ed un uomo che dietro la scorza del duro, in fondo, ha un’anima più generosa di quello che uomini non sempre attenti narratori, han raccontato. Vieni a bordo ring e stringi la mano a chi ti ha sempre voluto bene e non t’ha mai guardato le origini.


Morris

 

[Modificato il 25/12/2004 alle 15:44 by Morris]


 
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Livello Moreno Argentin




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Registrato: Oct 2004

  postato il 25/12/2004 alle 16:48
Bellissimo post.
Duran, con Hagler, semplicemente il MIGLIORE!!!! (di molte generazioni)

 
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Livello Alfredo Binda




Posts: 1101
Registrato: May 2004

  postato il 25/12/2004 alle 21:01
Bellissimo ritratto di Roberto Duran che conoscevo perchè appunto ha smesso di combattere l'altro ieri. Credo di doverti ringraziare per questo ritratto e coglierei l'occasione per esprimere un elogio pubblico nei confronti di Rino Tommasi, il miglior giornalista italiano di sport che, grazie alla sua incredibile competenza, mi ha fatto avvicinare a due sport che mai avrei seguito: il tennis e la boxe.
Leggere le tue righe, caro Morris, è un po' come assaporare questa competenza. Deliziaci ancora con questi ritratti!

 

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"Un uomo solo è al comando; la sua maglia è bianco-celeste; il suo nome è Fausto Coppi", Mario Ferretti, Radiocronista Rai

 
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Livello Giro delle Fiandre




Posts: 101
Registrato: Dec 2004

  postato il 25/12/2004 alle 22:53
Caro Morris,
eccezionale il Tuo articolo su Roberto Duran!
Anche per me è stato il mio grande idolo anche se con questo sono stato capace di amare la diversa boxe di Leonard.
Il pugilato mi riporta alla mia infanzia, ai ricordi che mi tenevano a quattro anni in collo al mio nonno ad assistere alla televisione gli incontri di boxe verso le ore 22,30 del sabato sera, sconfinando di non poco l'orario che mi era consentito (dopo Carosello, a letto! Al massimo CANZONISSIMA ma non oltre).
Ho amato sempre i pugili che venivano da storie simili a quelle di "Manos de Pietras" ed ho sempre vivo il ricordo di quando il mio conterraneo Sandro Mazzinghi riuscì nel maggio del 1968 a battere allo Stadio di San Siro il pugile coreano KI SOO KIM.
Uno dei più grandi incontri di boxe della storia: due grandissimi picchiatori che pensarono solo a darsele offrendo uno spettacolo di intensa carica agonistica.
Qualcuno ha voluto elogiare la competenze di Tommasi, come possiamo dimenticarci allora di Gianfranco Rosi?
Ebbene, quando 25 anni dopo il mio nonno stava spegnendosi piano, piano, venne in quel periodo pubblicato un bellissimo libro che evocava la vita e la carriera del pugile pontederese.
Quel libro si intitolava "PUGNI AMARI".
Quante lacrime ci ho versato sopra!!!
Ogni pagina che sfogliavo sentivo la mano di mio nonno che accompagnava il mio voltar pagina. Vivevo in una condizione di "trans".
Ancora oggi evocare il nome di questo generoso pugile, il suo dualismo con Benvenuti, il contesto politico di allora; qualcuno cercò di accorciargli la carriera a vantaggio del più fotogenico pugile istriano, scatena in me infinite sensazioni.
Ma in fondo la boxe è questa, storie di riscatto sociale, di rivincite.
Le storie alle quali sono più legato riguardano infatti pugili quali Marcel Cerdan (l'innamorato di Edit Piaf), Carlos Monzon,Rocky Graziano (lassù qualcuno mi ama).
Comunque, grazie ancora Morris! Ti pregherei di lasciare sempre aperta una finestra sulla boxe.
Buon natale a tutti!

 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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Registrato: Oct 2003

  postato il 26/12/2004 alle 01:58
Roby, il ricordo che dai di tuo nonno, della sua passione e di come ha reso fulgida la tua; del rapporto con lui che ritorna evidente ed emotivo nella rvisitazione di taluni fotogrammi, rende più profondo il riporto su Mazzinghi. D'altronde gli idiomi del pugilato, pur nella violenza esteriore, nascondono un amore sconfinato verso i sentimenti più positivi. Rappresentano un istmo che ci conduce a delle realtà che, spesso, vogliamo scansare non senza una punta di cinismo. La boxe era vicina, molto vicina, alla proiezione della vita d'un tempo, dove i rapporti erano chiari nel bene e nel male, quando ci si diceva in faccia il proprio pensiero senza fronzoli e le modificazioni di opportunismi facili all'incontro con la disonestà. Erano gli echi della gente comune, molto meno ignava e deficiente delle consistenze odierne del qualunquismo.
Sandro Mazzinghi abita a due passi da un'atleta che è stata tanto della mia carriera di dirigente. Era un pugile onesto nel suo approccio alla disciplina, combattivo e pulito, generoso e con una punta di bontà di troppo. La sua vita privata, così fortemente intrisa di sfortuna, ha pure molto inciso sulla sua carriera di pugile di vertice, in una categoria di peso fra le più nobili della boxe. Tifai per lui contro Benvenuti, ed è vero che nei media e nella Federazione del tempo insistevano attenzioni ben maggiori verso il triestino, comunque grandissimo pugile. I due incontri hanno lasciato alla storia del pugilato delle stranezze di cui si potrebbe parlare a lungo, anche se poi, alla fine, le carriere dei due, poterono rimanere entrambe di grandissimo spessore. L'incontro col coreano Ki Soo Kim, di fronte allo stadio di San Siro pienissimo di sportivi (60.000 persone!), fu la consacrazione delle virtù pugilistiche ed umane dell'uomo di Pontedera (oggi abitante a Cascine di Buti). Era il secondo spezzone della sua carriera, quello seguente le sconfitte con Nino e la tragica scomparsa della moglie. Milano gli portava bene: lì, al Vigorelli, cinque anni prima, aveva steso alla nona ripresa Ralph Dupas, laureandosi campione mondiale dei superwelter. Sandro poi fu stoico ed incredibile a Sydney, nella rivincita, quando nonostante una ferita che all'indomani dell'incontro gli valse ben trenta punti di sutura, fu capace di stroncare nuovamente l'americano, vincendo per KO alla tredicesima ripresa.
La carriera di Sandro, conclusasi nel 1979, ci porta in evidenza un ruolino di primissimo piano "hors categorie": 69 incontri, con 66 vittorie (di cui 45 prima del limite) un no contest (con Freddy Little) e due sconfitte (con Benvenuti). Un grande davvero!
Ma due parole le voglio spendere su un altro nome citato da te, Roby. Stavolta non si tratta di un pugile, bensì di un giornalista a cui ho voluto bene, per la sua competenza ed onestà intellettuale: Paolo Rosi.
Era la voce dell'atletica, del rugby (dove era stato in gioventù un grandissimo giocatore della Nazionale, uno di quelli che riuscirono a battere la Francia vera e non una rappresentativa)e della boxe. Paolo aveva una virtù: il suo capire lo sport s'allargava alla conoscenza interiore dell'atleta, proprio perchè anch'egli lo era stato. Umano, ed ironico, è stato uno dei miei padri di conoscenza, nel rugby specialmente (indimenticabili le sue telecronache sulla Partenope Napoli di Martone ed Ambron), ma anche nel pugilato. Amava i pugili ardimentosi come Mazzinghi e la gente schietta, poi, come tutti i rugbisti, si lasciava andare ad un terzo tempo in cui il vino abbondava. Rosi sapeva trasportare senza essere una mitraglia di nozioni, un vero gentlemen di un giornalismo che non c'è più.
Sono stato davvero contento quando la Fidal ha intitolato a suo nome lo stadio dell'Acquacetosa. Quando morì, ne rimasi molto scosso.

Caro Roby, mi hai chiesto di lasciare aperta una finestra sulla boxe e sarò conseguente. Un nome da te fatto lo raccolgo subito: Marcel Cerdan e la sua love story con Edith Piaf, un'altra divina figura che m'ha sempre affascinato.

Un caro saluto ed i migliori auguri.

Morris

 
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Livello Giro delle Fiandre




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  postato il 26/12/2004 alle 19:51
Caro Morris,
ottima risposta che ho immediatamente girato a Sandro Mazzinghi.
La sua risposta è stata la seguente:
"Gentilissimo frateroby,
ho letto il forum e ti ringrazio per le magnifiche parole che esprimi nei miei confronti e il SIG MORRIS per quello che dice, parole toccanti che hanno fatto breccia nel mio cuore .
Un Abbraccio Affettuoso
Buone Feste
Sandro Mazzinghi


P.s
gradirei molto un tuo articolo nel sito con la collaborazione di MOrris, credo ne uscirebbe fuori un capolavoro!!!!!"


 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 27/12/2004 alle 01:30
Cari amici, come si può non essere raggianti ed onorati quando una leggenda viene su queste pagine? Sandro Mazzinghi è una di quelle figure la cui storia esprime tutta l’ellisse che fa dell’atleta un artista, certo particolare, ma pur sempre una figura che possiede una sua originale forma di comunicazione e messaggio. La vita l’ha provato, ha lottato come pochi, superando il dolore mentale e fisico, ed è sempre stato onesto con se stesso e col pubblico. Non si poteva non amarlo: era un condensato fulgido dei grandi valori della boxe. Un uomo che merita l’inchino di chi ancor non è così fesso ed irrimediabilmente perduto da giudicare i contesti e l’intorno col metro del portafogli. Oggi, chi si pone di fronte alla boxe, vede il caos di una proliferazione di sigle tali, da rendere un match mondiale, sì e no valido per un’ideale frazione del mondo. Bene, Sandro Mazzinghi è stato campione mondiale contemporaneamente nelle due organizzazioni del suo tempo: la WBA (World Boxing Association) e il WBC (World Boxing Council), quindi non un campione parziale, bensì totale che rende luminosa quella sua leggenda impreziosita ulteriormente da una sublime spettacolarità e da una grande longevità.
Di Sandro ho un ricordo che non scorderò mai, anche perché, avendo passato una vita accanto agli atleti, so quanti significati abbiano le fatiche fisiche e mentali che lo sport di vertice richiede. Una domenica sera del 78, se non ricordo male, all’indomani della chiusura della carriera fu invitato alla domenica sportiva. Nel cumulo di domande e risposte che seguirono i servizi sulle sue vittorie ebbe a dire: “A volte mi si chiede cosa ho sognato, ed io rispondo che la regina dei miei sogni, quando mi avvicinavo ai match e faticavo ad arrivare al peso, è sempre stata l’acqua. Solo lì, nel sogno, potevo immergermi in essa e berne tanta. Poi, di giorno, invece….”
A questo ricordo, devo invece aggiungere la mia personale irriverenza e colpa, quando, qualche anno fa, facendomi sopraffare dai ritmi dell’attività di quei periodo, pur passando sovente a due passi da casa di Sandro Mazzinghi, in quel di Cascine di Buti, trovavo il tempo per grandi abbuffate di cucina toscana e di racconti di sport in un Ristorante di Bientina, ma non lo spazio per fermarmi a fare due chiacchiere col grandissimo Sandro, “il Guerriero”.
Spero mi legga e gli chiedo per questo scusa!

Da qualche parte, tempo fa, lessi che Sandro, quando era un fanciullo, amava il ciclismo e, magari, avrebbe pure fatto il corridore, se non fosse stato perché non aveva nemmeno i soldi per comprarsi la bicicletta. Bèh, il ciclismo avrà pur perso un atleta con un potenziale di determinazione enorme, ma lo sport ha comunque guadagnato, attraverso il pugilato, uno dei personaggi che hanno segnato un paio di generazioni.

Caro Sandro, scrivere belle parole su di lei, è un dovere che viene dalla lettura e dall’osservazione della sua grandezza di atleta e di uomo. Se non lo facessi, sarei falso con lei prima di tutto e con me stesso. Inoltre, in me insiste la spinta dettata da una consapevolezza: lei è stato un faro dell’epopea sportiva e non, che ricordo come la più bella e piena di valori; un sogno che fortunatamente ho vissuto, gli anni sessanta.

Spero di incontrarla, stringerle la mano e poterle dire di persona: “diamoci del tu, anche se l’onore è tutto mio.”

Un caro saluto a Roby, voce competente e penna di valore del sempre più grande Cicloweb, nonché vero protagonista dell’arrivo su queste pagine del leggendario Mazzinghi.

Morris

 
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Livello Fausto Coppi




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Registrato: Jan 2005

  postato il 18/01/2005 alle 22:41
non ho letto totalmente l'articolo,ma cosa centra la boxe con il ciclismo???

 
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  postato il 19/01/2005 alle 01:10
Carissimi Morris e frateroby,
se tante persone seguono questo Forum, e con loro anche tante leggende dello sport (non solo Mazzinghi, ma anche Dario David Cioni), provate a rileggere, ogni tanto, quello che scrivete.

Non solo nei Graffiti, graffianti ricordi di sport e di vita, non solo nelle interviste e nei corsivi, che girano come i coltelli nelle piaghe (ove ci sono) e suonano come violini d'orchestra, ma l'umanità che traspare da Voi forumisti (intesi come fruitori del nostro stesso spazio) è l'unica gemma che contraddistingue questo Forum, e questo sito, dagli altri.

Grazie per avermi fatto conoscere tante cose che ignoravo, anche un po' per pigrizia lo ammetto, e Vi ringrazio fin da ora perchè possiate continuare a farlo.

Con stima,
Mario

 
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Livello Giro delle Fiandre




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Registrato: Dec 2004

  postato il 19/01/2005 alle 01:15
C'entra caro amico, c'entra eccome!
Forse il Tuo pseudonimo raccoglie la Tua data di nascita e per questo è legittima la Tua perplessità. Posso tuttavia assicurarTi che negli anni della mia infanzia, il ciclismo ed il pugilato erano sport di larghissimo seguito e certamente più "popolari" del calcio, nel senso intrinseco del termine.
Essi coinvolgevano la gente semplice, quella più umile e per questi ceti, questi sport rappresentavano il riscatto dalle fatiche quotidiane, lo specchio della propria esistenza.
Credimi, non è demagogia, ma per parafrasare Renato Zero in una delle sue più belle canzoni, il ciclismo ed il pugilato hanno rappresentato per molte persone in quegli anni una sorta di "ricca povertà".
Non pretendo che Tu mi capisca, è difficile parlare in contesti di vita diversi, a generazioni che riempiono le sale cinematografiche per assistere ai film di Christian De Sica.
Il mondo ci ha però invidiato suo padre ed il suo neorealismo di "Ladri di Biciclette".

 
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Non registrato



  postato il 19/01/2005 alle 01:23
Originariamente inviato da frateroby

Non pretendo che Tu mi capisca, è difficile parlare in contesti di vita diversi, a generazioni che riempiono le sale cinematografiche per assistere ai film di Christian De Sica.


Anche se sono sicuro che gigio83 Ti abbia capito, caro frateroby, scinderei le due cose... non necessariamente l'una esclude l'altra! Generalizzare vuol dire, nel 90% dei casi, sbagliare!

Un saluto,
Mario

P.S.: E poi De Sica fa ancora ridere... è Boldi che è "scoppiato"...

 
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Livello Giro delle Fiandre




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Registrato: Dec 2004

  postato il 19/01/2005 alle 01:41
La mia risposta non voleva essere assolutamente polemica. La perplessità di gigio83 era più che legittima! Ho solo risposto con il convinto timore di non riuscire a farmi capire.
Quello che in sintesi volevo dire è che oggi troppo spesso lo sport è inteso solo ed esclusivamente come spettacolo.
Le storie che più mi coinvolgono sono invece quelle che vanno a scavare il profondo lato umano, proprio come quelle che pubblica Morris nel forum.
Nel post precedente ho voluto far notare come fossero differenti i contesti sociali aldilà del genere di film, proprio contrapponendo le generazioni di padre e di figlio.
Per chiudere, vorrei tirare in causa Morris, a proposito dell'ultima pubblicazione della serie "GRAFFITI" dedicata al corridore siciliano CATALANO.
Vorrei che Morris, intervenedo nel forum, evocasse l'episodio di quando in salita Catalano venne raggiunto e superato da Federico Martin Bahamontes.
Il grande Bruno Raschi dedicò qualche riga nella sua ultima opera "Ronda di Notte" alla reazione cavalleresca dello scalatore siciliano.

 
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Livello Bernard Hinault




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  postato il 15/05/2006 alle 18:38
caro Morris, ho letto attentamente il tuo "ritratto" su Roberto Duran.
trovo che sia praticamente impossibile riassumere in poche pagine la carriera del portoricano, a mio avviso dopo Benny Leonard il più grande peso leggero della storia, senz'altro il più grande in assoluto tra quelli da me visti all'opera.
hai cercato di fare un sunto della carriera, mettendo in risalto sia l'aspetto umano che quello sportivo. il risultato è senza dubbio buonissimo, anche se ripeto occorrerebbe un libro intero da dedicare alla figura di Roberto Duran.

faccio solo una piccola osservazione:
Originariamente inviato da Morris
Sei anni in cui la grandezza di Duran si vide tutta, in particolare al cospetto di Esteban De Jesus, un portoricano da considerarsi uno dei più grandi pugili della storia senza aver mai conquistato un titolo. Ad onor del vero, De Jesus (morto di Aids nel 1992), un tecnico sopraffino, una volta sconfisse Duran, ma il match era sulle 10 riprese e non era ovviamente valido per il titolo mondiale dei leggeri.


concordo sul fatto che De Jesus sia stato un grandissimo pugile, ma il buon Esteban il suo titolo mondiale nei leggeri se lo è conquistato, e lo ha difeso pure in qualche circostanza, per perderlo poi nella "bella" con Duran. vado a memoria e potrei essere impreciso, ma credo che Duran fosse campione wba (in quei tempi la sigla più importante), mentre De Jesus, dopo la sconfitta con Duran e quella con il grandissimo Cervantes nei superleggeri, conquistò il titolo wbc per poi difenderlo in un paio di occasioni. perse il titolo proprio contro Duran nel tentativo di unificare la corona. a quel punto terminò praticamente la sua carriera.

altra cosa: io non minimizzerei la vittoria di De Jesus contro Duran. certo, il match era sulle 10 riprese, non c'era alcun titolo in palio, ma bisogna dire che l'incontro avenne nei primissimi anni 70: all'epoca Duran era un vero e proprio animale da combattimento, giovanissimo e devastante. e soprattutto combatteva nella sua categoria naturale, ovvero tra i leggeri.
mi pare di ricordare che avesse un record di circa 30-35 incontri tutti vinti prima del limite. quindi era un Duran ormai lanciato ai vertici della categoria. ed era già campione del mondo, avendo sconfitto in precedenza il grande Ken Buchanan che per noi cagliaritani è un vero e proprio Incubo avendo demolito qua in città sia Usai che il bravo Tonino Puddu.
ebbene, Duran contro De Jesus perse con verdetto unanime dopo essere andato ko.e quella è stat l'unica sconfitta di Duran tra i leggeri: là dove i vari Palomino, Buchanan hanno fallito, De Jesus è stato l'unico a sconfiggere il "vero" Duran, ossia il Duran "leggero".
poi ha deciso di salire costantemente di categoria, e allora le sconfitte sono aumentate...

ciao

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/05/2006 alle 00:28
Esteban De Jesus ha conquistato il titolo dei leggeri WBC nel maggio 1976 contro il giapponese Ishimatsu: lo ha difeso contro il dominicano Medina, il giapponese Yamabe ed il messicano Mijares, per poi cederlo a Roberto Duran nel gennaio 1978.
 
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Livello Bernard Hinault




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  postato il 16/05/2006 alle 00:59
Originariamente inviato da antonello64

Esteban De Jesus ha conquistato il titolo dei leggeri WBC nel maggio 1976 contro il giapponese Ishimatsu: lo ha difeso contro il dominicano Medina, il giapponese Yamabe ed il messicano Mijares, per poi cederlo a Roberto Duran nel gennaio 1978.


ecco, appunto...
grazie antonello per le date

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/05/2006 alle 01:27
altra statistica:
prima della sconfitta con De Jesus il record di Duran era di 31-0 con 27 successi prima del limite; era campione del mondo WBA da 5 mesi.
Quella rimase la sua unica sconfitta fino al 1980, quando abbandonò nella rivincita con Ray Sugar Leonard (record fino ad allora: 72-1, con 56 ko; nei match con titolo in palio: 14-0, con 12 ko)

 
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Livello Bernard Hinault




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  postato il 17/05/2006 alle 01:23
Originariamente inviato da antonello64

altra statistica:
prima della sconfitta con De Jesus il record di Duran era di 31-0 con 27 successi prima del limite; era campione del mondo WBA da 5 mesi.
Quella rimase la sua unica sconfitta fino al 1980, quando abbandonò nella rivincita con Ray Sugar Leonard (record fino ad allora: 72-1, con 56 ko; nei match con titolo in palio: 14-0, con 12 ko)


ricordavo più o meno così.
comunque la sconfitta con Leonard avenne tra i welters, e subito dopo perse pure contro Benitez, il modestissimo Laing (che fu sconfitto sia da LaRocca che da Oliva) poi nei medi con Hagler e Hearns.
il ricordo che Duran ha lasciato tra i medi non è certo esaltante. i ko subiti sono stati superiori a quelli inflitti. Duran ormai non faceva più male.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 17/05/2006 alle 01:34
dopo il suo secondo incontro con Leonard, non mi ricordo niente di importante per Duran, al di la di un buon match (perso) con Marvin Hagler.
Hearns lo fece nero, il terzo incontro con Leonard, poi, fu una buffonata.

 
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Livello Bernard Hinault




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  postato il 17/05/2006 alle 01:55
in effetti dopo la sconfitta con Leonard, Duran riusci a mantenersi ad alti livelli grazie alla sua classe, che era immensa. ma combatteva contro pugili che erano welters, medi e poi supermedi naturali. quindi il suo pungo che tanti avversari aveva demolito tra i leggeri non creava più tanti danni.

ho sempre amato le categorie di peso tra i leggeri e i medi, quindi in quegli anni andavo a nozze essendoci grandissimi atleti.
Duran subito dopo essere passato welter riuscì nell'impresa di sconfiggere Leonard. perse la rivincita e passo subito tra i super welter. quindi nei welter ha combattuto solo 2 incontri.
tra i superwelter ricordo le sconfitte già citate contro Benitez (grandissimo pugile),Laing e Hearns (subito dopo la sconfitta contro Hagler nei medi).
successivamente alla sconfitta con Laing passò nei medi dove perse appunto con Hagler, anche se diede l'anima in quell'incontro e ancora oggi non sono tanto convinto del successo di Marvin: a mio avviso un pari sarebbe stato il risultato più giusto.
dopo il ritiro di Hagler e quello momentaneo di Leonard ha finalemente conquistato il titolo dei medi contro Barkley, giustiziere di Hearns ma demolito da Kalambay in un incontro meraviglioso del nonstro Sumbu.
ha abbandonato il titolo per passare nei super medi dove lo attendeva una ricchissima borsa per la bella contro Leonard. a quel punto è terminata definitivamente la sua carriera.
è stato il più grande leggero dopo Benny Leonard, ma nello stesso tempo un mediocre welter e medio, ed un pessimo supermedio.

 
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Livello Bernard Hinault




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  postato il 23/05/2006 alle 23:46
nelle scorse notti ho rivisto con molto piacere alcuni match del grandissimo Alexis Arguello, comprese le due batoste con Pryor... be, parliamo di fantaboxe, ma sarei stato curioso di vederlo all'opera con il Duran di inizio carriera... la tecnica e l'eleganza di Arguello contro la mano di pietra di Duran... non so veramente come sarebbe finita.
forse avrebbe avuto la meglio Roberto Duran, ma con grande difficoltà. Arguello da leggero era formidabile, si è rovinato tentando la scalata ai superleggeri dove ha incontrato Pryor, una macchina da guerra.

 

[Modificato il 23/05/2006 alle 23:49 by Goodwood]


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 23/05/2006 alle 23:59
dovrei avere le registrazioni dei match di Pryor e Arguello, ma non li rivedo da un pezzo; ricordo comunque un andamento molto curioso, con Arguello che sembrava dominare, poi ogni tanto una sfuriata di Pryor che buttava giù Arguello: così per alcune volte, fino al ko finale.

Comunque Arguello aveva un motivo più che valido per andare al massacro con l'americano: se l'avesse battuto sarebbe diventato il primo pugile della storia a conquistare il titolo in 4 diverse categorie di peso.

 
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Livello Bernard Hinault




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  postato il 24/05/2006 alle 14:39
Originariamente inviato da antonello64

dovrei avere le registrazioni dei match di Pryor e Arguello, ma non li rivedo da un pezzo; ricordo comunque un andamento molto curioso, con Arguello che sembrava dominare, poi ogni tanto una sfuriata di Pryor che buttava giù Arguello: così per alcune volte, fino al ko finale.

Comunque Arguello aveva un motivo più che valido per andare al massacro con l'americano: se l'avesse battuto sarebbe diventato il primo pugile della storia a conquistare il titolo in 4 diverse categorie di peso.


però Pryor era un super leggero naturale... troppo anche per un grande come Arguello....

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 26/05/2006 alle 08:31
Rispondo solo ora, perché pur avendo notato questo thread ritornare a corrente alternata in alto, pensavo fosse per una discussione sul pugilato in generale, invece si entrava nel merito di Duran e De Jesus in particolare....

Originariamente inviato da Goodwood

caro Morris, ho letto attentamente il tuo "ritratto" su Roberto Duran.
trovo che sia praticamente impossibile riassumere in poche pagine la carriera del portoricano, a mio avviso dopo Benny Leonard il più grande peso leggero della storia, senz'altro il più grande in assoluto tra quelli da me visti all'opera.
hai cercato di fare un sunto della carriera, mettendo in risalto sia l'aspetto umano che quello sportivo. il risultato è senza dubbio buonissimo, anche se ripeto occorrerebbe un libro intero da dedicare alla figura di Roberto Duran.


Ogni volta che si incontra sulla propria strada un campione dello sport, la traduzione in ritratto non può che essere parziale, ma il rischio credo vada corso. Sarebbe auspicabile che ognuno dei più meritevoli e interessanti atleti ritrovasse, a carriera finita e non solo, la sua storia umana e sportiva nello zoom di un libro, per un fatto di cultura soprattutto. In alcuni paesi ciò avviene, in Italia decisamente meno, per motivi arcinoti, purtroppo.....

faccio solo una piccola osservazione:
Originariamente inviato da Morris
Sei anni in cui la grandezza di Duran si vide tutta, in particolare al cospetto di Esteban De Jesus, un portoricano da considerarsi uno dei più grandi pugili della storia senza aver mai conquistato un titolo. Ad onor del vero, De Jesus (morto di Aids nel 1992), un tecnico sopraffino, una volta sconfisse Duran, ma il match era sulle 10 riprese e non era ovviamente valido per il titolo mondiale dei leggeri.


concordo sul fatto che De Jesus sia stato un grandissimo pugile, ma il buon Esteban il suo titolo mondiale nei leggeri se lo è conquistato, e lo ha difeso pure in qualche circostanza, per perderlo poi nella "bella" con Duran. vado a memoria e potrei essere impreciso, ma credo che Duran fosse campione wba (in quei tempi la sigla più importante), mentre De Jesus, dopo la sconfitta con Duran e quella con il grandissimo Cervantes nei superleggeri, conquistò il titolo wbc per poi difenderlo in un paio di occasioni. perse il titolo proprio contro Duran nel tentativo di unificare la corona. a quel punto terminò praticamente la sua carriera.


Quando scrivo spesso non rileggo. E’ vero, e lo sapevo bene anche quando scrissi: Esteban il suo titolo lo vinse e lo difese, ma era un mondiale WBC, al tempo molto distante dalla WBA. Il sorpasso in termini di credibilità e spessore, del secondo “ente” in termini di nascita, sul tradizionale, avvenne verso la fine degli anni settanta. Nella stesura postata è saltato l’aggettivo “pesante” che era effettivamente quello che volevo dire. Ed è anche vero che il sottoscritto visse quel periodo con non poco rincrescimento per ciò che avveniva nella boxe. La proliferazione degli enti, nati spesso per interessi di geopolitica e sulla spinta di organizzatori senza scrupoli, ha di fatto sancito la crisi della boxe. Oggi le sigle non si contano più e per uno come me, che è rimasto fedele alle considerazioni del grande Giuseppe Signori (le classiche otto categorie di peso, ed un solo ente con match di semifinale per giungere alla sfida ufficiale al titolo….), la boxe ha perso molto fascino. Per capirci qualcosa sui valori, dovresti fare il professionista osservatore di professione e guardarti i match 24 ore su 24, possibilmente dal vivo, perlomeno quando si tratta di verificare l’entità di un talento. Il tutto per queste maledette sigle che danno a dei brocchi l’etichetta di combattere per un titolo mondiale, quando nella realtà non vale un 32esimo di un tempo. La stecca che ho preso con Kermit Cintron, recentemente, è figlia di questa realtà, che giudico una schifezza. Purtroppo devo prenderne atto.
Tornando a De Jesus e Duran, lo stesso medesimo post, lo pubblicai sul sito che frequentavi anche tu, Goodwood. Nessuno s’accorse di nulla, nemmeno i signori che mi vedevano come un delinquente e che si sono spesi persino sulla mia vita privata pur di sostenerlo. Continueranno a giudicarmi così tutt’oggi, immagino, nonostante la stecca presa dal vivo, che si guardano bene dall’ammettere. L’unico che contestò, fu quel moderatore col quale mi scontrai per ben altro e che, in quel caso, mi obiettò di non aver detto che il desto di Duran, la “famosa mano di pietra”, era in realtà un colpo basso.......
Quindi, bravo Goodwood!

altra cosa: io non minimizzerei la vittoria di De Jesus contro Duran. certo, il match era sulle 10 riprese, non c'era alcun titolo in palio, ma bisogna dire che l'incontro avenne nei primissimi anni 70: all'epoca Duran era un vero e proprio animale da combattimento, giovanissimo e devastante. e soprattutto combatteva nella sua categoria naturale, ovvero tra i leggeri.
mi pare di ricordare che avesse un record di circa 30-35 incontri tutti vinti prima del limite. quindi era un Duran ormai lanciato ai vertici della categoria. ed era già campione del mondo, avendo sconfitto in precedenza il grande Ken Buchanan che per noi cagliaritani è un vero e proprio Incubo avendo demolito qua in città sia Usai che il bravo Tonino Puddu.
ebbene, Duran contro De Jesus perse con verdetto unanime dopo essere andato ko.e quella è stat l'unica sconfitta di Duran tra i leggeri: là dove i vari Palomino, Buchanan hanno fallito, De Jesus è stato l'unico a sconfiggere il "vero" Duran, ossia il Duran "leggero".
poi ha deciso di salire costantemente di categoria, e allora le sconfitte sono aumentate...


No, non mi pare di aver minimizzato il successo di De Jesus su Duran. Il passaggio era breve e forse può dare questa idea, ma aver sostenuto che la vittoria era avvenuta sulle 10 riprese riprendeva una realtà. Non bisogna dimenticare che su quella distanza e senza titolo in palio, le sconfitte di campioni affermati, in quel periodo erano abbastanza frequenti. Al tempo, qualcuno sosteneva che fossero pure in parte “pilotate” per alzare l’interesse per il prosieguo con tanto di titolo e con la conseguente lievitazione delle borse. Non è stato certamente il caso di Duran, il quale sicuramente perse perché il portoricano era fortissimo, come dimostrò dopo, ma va pur detto che l’avvicinamento a quel match non fu dei suoi migliori. Chi mi raccontò alcuni passi dell’uomo Duran, al tempo dirigente dell’EBU, mi disse che Roberto prese quel match sottogamba e che poi si trovò di fronte una realtà molto pesante, al punto di essere costretto a soffrire non poco per terminare l’incontro in piedi. Addirittura l’arbitro, Arthur Mercante, uno dei più bravi già allora, fu generoso con Duran, quando il panamense finì al tappeto.
Ricordi Buchanan, un killer del ring, pur con portamenti signorili. Uno che se non avesse incontrato Duran, avrebbe segnato un’epopea fra i leggeri. In Europa, lo scozzese, non aveva rivali e gli spazi di possibilità per Antonio Puddu prima e Giancarlo Usai poi, potevano essere pochi. Anzi, credo che il pugile di Carbonia, pur nella sconfitta per KOT alla 12esima ripresa, abbia svolto al cospetto di Buchanan, il miglior match di carriera.
A proposito di pugili sardi, devo a due pesi mosca di quella terra, la mia passione per la boxe. Avevo 9 anni e da poco la TV, ma alle Olimpiadi di Tokyo, mi entusiasmai per Fernando Atzori, che poi vinse l’Oro. Di costui ricordo la sveglia anticipata, in una fredda giornata di gennaio 1969: volevo sentire dal primo giornale radio, come era andata a finire la sua semifinale mondiale col filippino Villacampo. Perse Fernando, purtroppo, ed io andai a scuola incacchiato come non mai. Sempre del cagliaritano, ricordo i due incontri vittoriosi prima del limite, con tanto di titolo europeo in palio, al cospetto del concittadino Franco Sperati, a Torino e Cagliari. Ma l’altro di Sardegna che m’ha legato alla boxe, venuto televisivamente subito dopo, fu Salvatore “Tore” Burruni, campione del mondo autentico e, per me, il più grande pugile sardo d’ogni tempo e d’ogni categoria.

Ciao!

 

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"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
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Livello Bernard Hinault




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  postato il 26/05/2006 alle 13:15
Originariamente inviato da Morris
Ogni volta che si incontra sulla propria strada un campione dello sport, la traduzione in ritratto non può che essere parziale, ma il rischio credo vada corso. Sarebbe auspicabile che ognuno dei più meritevoli e interessanti atleti ritrovasse, a carriera finita e non solo, la sua storia umana e sportiva nello zoom di un libro, per un fatto di cultura soprattutto. In alcuni paesi ciò avviene, in Italia decisamente meno, per motivi arcinoti, purtroppo.....

credo non sia necessario precisare che il mio non era assolutamente un modo per fare un appunto al tuo bel ritratto, anzi! come sosteniamo entrambi Roberto Duran ma più in generale tutti i campioni dello sport meriterebbero un libro ciascuno. e poi se ho ripreso questo tuo vecchio post vuol dire sia che ho trovato molto interessante il tuo ritratto, un tentativo (riuscito) di ricordare degnamente Roberto Duran, sia perchè trovo piacevole discutere di sport con persone con una cultura sportiva non indifferente... ho l'abitudine di non discutere mai con le persone che "a pelle" non mi garbano...

Originariamente inviato da Goodwood
faccio solo una piccola osservazione:
concordo sul fatto che De Jesus sia stato un grandissimo pugile, ma il buon Esteban il suo titolo mondiale nei leggeri se lo è conquistato, e lo ha difeso pure in qualche circostanza, per perderlo poi nella "bella" con Duran. vado a memoria e potrei essere impreciso, ma credo che Duran fosse campione wba (in quei tempi la sigla più importante), mentre De Jesus, dopo la sconfitta con Duran e quella con il grandissimo Cervantes nei superleggeri, conquistò il titolo wbc per poi difenderlo in un paio di occasioni. perse il titolo proprio contro Duran nel tentativo di unificare la corona. a quel punto terminò praticamente la sua carriera.

Originariamente inviato da Morris
Quando scrivo spesso non rileggo. E’ vero, e lo sapevo bene anche quando scrissi: Esteban il suo titolo lo vinse e lo difese, ma era un mondiale WBC, al tempo molto distante dalla WBA. Il sorpasso in termini di credibilità e spessore, del secondo “ente” in termini di nascita, sul tradizionale, avvenne verso la fine degli anni settanta. Nella stesura postata è saltato l’aggettivo “pesante” che era effettivamente quello che volevo dire. Ed è anche vero che il sottoscritto visse quel periodo con non poco rincrescimento per ciò che avveniva nella boxe. La proliferazione degli enti, nati spesso per interessi di geopolitica e sulla spinta di organizzatori senza scrupoli, ha di fatto sancito la crisi della boxe. Oggi le sigle non si contano più e per uno come me, che è rimasto fedele alle considerazioni del grande Giuseppe Signori (le classiche otto categorie di peso, ed un solo ente con match di semifinale per giungere alla sfida ufficiale al titolo….), la boxe ha perso molto fascino. Per capirci qualcosa sui valori, dovresti fare il professionista osservatore di professione e guardarti i match 24 ore su 24, possibilmente dal vivo, perlomeno quando si tratta di verificare l’entità di un talento. Il tutto per queste maledette sigle che danno a dei brocchi l’etichetta di combattere per un titolo mondiale, quando nella realtà non vale un 32esimo di un tempo.

sottoscrivo ogni tua parola Morris... resto sempre un eterno innamorato della noble art, ma questo non mi copre gli occhi dinnanzi alle scelleratezze compiute sia dalle menti che stanno al vertice della boxe mondiale sia dalla stragrande maggioranza dei mass-media che fanno di tutto per seppellire definitivamente la boxe.
ma questo è un argomento troppo "grande" da trattare che non merita di inquinare il ricordo di una legganda come Roberto Duran.


Originariamente inviato da Morris
La stecca che ho preso con Kermit Cintron, recentemente, è figlia di questa realtà, che giudico una schifezza. Purtroppo devo prenderne atto.

qunado parli di "stecca" a cosa ti riferisci? all'aver sopravvalutato in passato Cintron? in questo caso non credo che solo tu abbia preso una "stecca", Cintron sino ad un paio di anni fa era un campione predestinato.
la sua ascesa è stata tremendamente demolita, o forse rallentata, dalla bruciante sconfitta con Margarito. credo tuttavia che il portoricano possa riprendere quel percorso interrotto: la bella prestazione del mese scorso è di buon auspicio.

Originariamente inviato da Morris
Tornando a De Jesus e Duran, lo stesso medesimo post, lo pubblicai sul sito che frequentavi anche tu, Goodwood. Nessuno s’accorse di nulla, nemmeno i signori che mi vedevano come un delinquente e che si sono spesi persino sulla mia vita privata pur di sostenerlo. Continueranno a giudicarmi così tutt’oggi, immagino, nonostante la stecca presa dal vivo, che si guardano bene dall’ammettere. L’unico che contestò, fu quel moderatore col quale mi scontrai per ben altro e che, in quel caso, mi obiettò di non aver detto che il desto di Duran, la “famosa mano di pietra”, era in realtà un colpo basso.......
Quindi, bravo Goodwood!

che dire Morris... ne abbiamo parlato tempo fa. non credo di essere nelle condizioni di darti un cosiglio, ma a mio avviso dovresti cercare di spedire nell'oblio quanto accadde in altri lidi. anche se mi rendo conto che è impossibile dimenticare certi episodi.
su cicloweb sto conoscendo il vero Morris, leggo i tuoi interventi, i tuoi ritratti, talvolta sono d'accordo con quanto scrivi altre volta meno, com'è giusto che sia.
come ti ho già detto tempo fa in privato, pur non avendo mai preso posizioni "all'epoca dei fatti", mi ero fatto inevitabilemtne una vaga idea sull'accaduto. beh, ora posso dire di aver ascoltato entrambe le campane, e l'idea che mi ero fatto su quelle spiacevoli vicende è radicalmente cambiata. perchè credo che nessuno si debba permettere di dare dell'impostore o dello scopiazzatore ad una persona senza conoscerla a fondo.
è palese che quell'intervento volto a precisare che "la mano di pietra" era un semplice colpo basso era un appunto mirato non a discutere il ritratto, ma si voleva discutere l'autore del ritratto. e così in tante altre occasioni l'astio personale portava certe persone a commentare i tuoi post senza nemmeno averli letti. hai rischiato di essere "ghettizzato", hai abbandonato quel covo di veleni per approdare su un'isola felice, dove ti si può leggere, replicare, discutere e conversare molto piacevolmente.


No, non mi pare di aver minimizzato il successo di De Jesus su Duran. Il passaggio era breve e forse può dare questa idea, ma aver sostenuto che la vittoria era avvenuta sulle 10 riprese riprendeva una realtà. Non bisogna dimenticare che su quella distanza e senza titolo in palio, le sconfitte di campioni affermati, in quel periodo erano abbastanza frequenti. Al tempo, qualcuno sosteneva che fossero pure in parte “pilotate” per alzare l’interesse per il prosieguo con tanto di titolo e con la conseguente lievitazione delle borse. Non è stato certamente il caso di Duran, il quale sicuramente perse perché il portoricano era fortissimo, come dimostrò dopo, ma va pur detto che l’avvicinamento a quel match non fu dei suoi migliori. Chi mi raccontò alcuni passi dell’uomo Duran, al tempo dirigente dell’EBU, mi disse che Roberto prese quel match sottogamba e che poi si trovò di fronte una realtà molto pesante, al punto di essere costretto a soffrire non poco per terminare l’incontro in piedi. Addirittura l’arbitro, Arthur Mercante, uno dei più bravi già allora, fu generoso con Duran, quando il panamense finì al tappeto.

si si, è proprio come dici : Il passaggio era breve e forse può dare questa idea.

Ricordi Buchanan, un killer del ring, pur con portamenti signorili. Uno che se non avesse incontrato Duran, avrebbe segnato un’epopea fra i leggeri. In Europa, lo scozzese, non aveva rivali e gli spazi di possibilità per Antonio Puddu prima e Giancarlo Usai poi, potevano essere pochi. Anzi, credo che il pugile di Carbonia, pur nella sconfitta per KOT alla 12esima ripresa, abbia svolto al cospetto di Buchanan, il miglior match di carriera.
A proposito di pugili sardi, devo a due pesi mosca di quella terra, la mia passione per la boxe. Avevo 9 anni e da poco la TV, ma alle Olimpiadi di Tokyo, mi entusiasmai per Fernando Atzori, che poi vinse l’Oro. Di costui ricordo la sveglia anticipata, in una fredda giornata di gennaio 1969: volevo sentire dal primo giornale radio, come era andata a finire la sua semifinale mondiale col filippino Villacampo. Perse Fernando, purtroppo, ed io andai a scuola incacchiato come non mai. Sempre del cagliaritano, ricordo i due incontri vittoriosi prima del limite, con tanto di titolo europeo in palio, al cospetto del concittadino Franco Sperati, a Torino e Cagliari. Ma l’altro di Sardegna che m’ha legato alla boxe, venuto televisivamente subito dopo, fu Salvatore “Tore” Burruni, campione del mondo autentico e, per me, il più grande pugile sardo d’ogni tempo e d’ogni categoria.

in poche righe hai rappresentato uno ottimo spaccato sul mondo della boxe sarda relativa a quel periodo, senz'altro il miglior periodo per i pugili della mia terra. oltra ad Atzori,Burruni,Puddu, Usai ricordo con piacere Fortunato Manca, Marco Scano, Gianni Zuddas, il grande Piero Rollo, Franco Uedella... tutti pugli che purtroppo, eccezzion fatta per Udella e Puddu e Usai a fine carriera, non ho avuto la fortuna di ammirare.

ciao!







p.s: il più grande pugile sardo di tutti i tempi è il "triestino" Duilio Loi

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 26/05/2006 alle 15:14
in poche righe hai rappresentato uno ottimo spaccato sul mondo della boxe sarda relativa a quel periodo, senz'altro il miglior periodo per i pugili della mia terra. oltra ad Atzori,Burruni,Puddu, Usai ricordo con piacere Fortunato Manca, Marco Scano, Gianni Zuddas, il grande Piero Rollo, Franco Uedella... tutti pugli che purtroppo, eccezzion fatta per Udella e Puddu e Usai a fine carriera, non ho avuto la fortuna di ammirare.

Permettetemi di fare un pò di extra ot.
Salvatore Burruni, campione autentico, ha conquistato un mondiale contro Pone kingpetch (colui che chiuse a livello mondiale la carriera di Pascualito Perez....), considerato uno dei migliori pugili tailandesi della storia. e ha avuto una bella serie di match contro horacio Accavallo, ottimo argentino, purtroppo un pò oscurato nella popolarità dal suo precursiore Perez. Accavallo e Pone trovano posto in tutte le classifiche dei mosca all time, Burruni no. Lo trovo ingiusto. tore è stato un grande e ha saputo anche ritirarsi prima del tramonto, momento triste per i campioni. Chiedere a Zurlo, per conferma.

 

____________________
pedala che fa bene.....

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 26/05/2006 alle 15:56
è veramente una grande soddisfazione potervi leggere tutti e tre: sono appassionato di boxe, ma non posso dire di conoscerla bene, soprattutto le categorie minori, e quindi mi fa veramente piacere poter leggere i vostri scritti, dai quali imparo sempre qualcosa.

Grazie a Morris, Goodwood e JanJanssen

 
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Livello Bernard Hinault




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  postato il 27/05/2006 alle 02:16
Originariamente inviato da antonello64

è veramente una grande soddisfazione potervi leggere tutti e tre: sono appassionato di boxe, ma non posso dire di conoscerla bene, soprattutto le categorie minori, e quindi mi fa veramente piacere poter leggere i vostri scritti, dai quali imparo sempre qualcosa.

Grazie a Morris, Goodwood e JanJanssen


non posso che ringraziarti per le belle parole!
in ogni caso non sottovalutarti... in ogni tuo post dimostri sempre di avere una cultura sportiva ad ampio raggio

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 28/05/2006 alle 00:08
Caro Goodwood, hai perfettamente ragione su quel che sostieni. Sono io che sbaglio a non mettere il cicatrizzante su certe ferite. E’ un difetto, lo riconosco, ma il fatto che “l’inseguimento” verso il sottoscritto, non si sia esaurito sul virtuale, mi spinge a lasciare il difetto al suo corso….Seminare fango e poi entrare nel privato col fare di uno Scherlock Holmes, convinti nell’arrivo di prove su quei sinistri teoremi, non riesco a digerirlo, soprattutto al pensiero che una volta dimostrata l’assoluta infondatezza delle loro accuse, non solo non ho visto riparazioni sul virtuale, ma non ho mai nemmeno ricevuto una ben più semplice mail di scuse.
Ed alla luce di tutto questo, sono davvero soddisfatto che la scoperta del mio errore su De Jesus, sia venuta da un esterno come te e non da quel gruppo così pieno, per essere buoni, di presunzione.

Su Cintron
Come già detto, oggi non seguo con la stessa partecipazione emotiva di un tempo, il pugilato. Fatico troppo a sopportare match con pugili di basso rango coperti dalle pomposità, a mo’ di titoli, delle sigle di turno, alcune con un raggio organizzativo da definirsi nazionale più qualche desaparecidos… Solo la boxe dilettantistica, nonostante le “macchinette”, riesce a dare un quadro abbastanza fedele dei valori assoluti. Ma è dilettantistica, quindi propedeutica, ed il professionismo, nella boxe, è decisamente un’altra cosa, tanto di più di quasi tutte le discipline.
Non ho il satellite e guardo poco la Tv in generale. Ho visto un paio di match del portoricano da un amico. “Vieni ti faccio vedere un fenomeno” - mi disse. Nel primo, valevole per il titolo internazionale WBC dei welter junior, Cintron dispose con un autorità straordinaria del texano Omar Davila che combatteva in casa. Lo atterrò alla prima ripresa e due volte nella seconda fino al punto di raggiungere la vittoria per KOT. Il secondo incontro, lo vedeva opposto a Teddy Reid, un americano non più giovane dal discreto curriculum e con una vittoria, tra l’altro contestata, sulla mummia di Juan La Porte (altro ex ottimo pugile che ha continuato a sfregiare il suo sport facendosi del male fino ai 40 anni!). Il match era valido per il titolo WBO dei welter. Allora non conoscevo il curriculum di Reid, ma l’amico continuava a dirmi che era un avversario credibile e forte. Mah…. che dire? Cintron fu così superiore, bello da vedere e potente, che mi entusiasmò.
Insomma due incontri visti e due capolavori.
Quando si profilò il match con Margarito, ero sicuro della vittoria del portoricano, anche perché il ragazzo al mestiere dei connazionali, aggiungeva praticamente tutto quello che vorresti vedere in un pugile. La battuta d’arresto col messicano, dopo un ottimo inizio, mi è suonata davvero male, anche perché era tanto tempo che non mi legavo così ad un pugile. Confesso, dopo tutta la fanciullesca esaltazione che mi portò a segnalarlo anche ad un amico giornalista, la stecca che ho preso m’ha lasciato uno strano pizzicore….
Margarito non è un fenomeno, è solido ed e forte, ma non ha la castagna al fulmicotone. Cintron ne è uscito ridimensionato, lasciando all’osservatorio due strade: la prima è quella di non essere un grande incassatore, la seconda si dipana sulla speranza che la lezione del messicano, possa essere salutare per cancellare i suoi peccati di presunzione. Vedremo se i presupposti migliori diverranno funi. Certo, la bella vittoria per KOT col comunque forte Estrada dell’aprile scorso, stavolta con la sigla IBF, da linfa in questa direzione, ma non mi voglio illudere.
Una risposta importante ci verrà il prossimo 29 luglio, quando affronterà l’imbattuto colombiano Richard Gutierrez.

Quella con Cintron non è stata comunque la mia più grande delusione, anche perché il giovane portoricano, può sempre tornare ad illuminarci con un pugilato da tempi antichi….
Nel 1976 alle Olimpiadi di Montreal mi entusiasmai per un tecnico sopraffino, giudicato il miglior pugile della rassegna olimpica: Howard Davis Junior. Era più bello da vedere di Ray (no Sugar for me) Leonard. Howard, era la perfezione stilistica della noble art in un’ideale incontro di kata. Certo, perché da professionista, fra i welter junior, dimostrò di non incassare nemmeno i colpi di un peso paglia……
Di lui parlerò al più presto…..

Howard Davis

Ciao Saronniano Goodwood!

P.S. E’ vero, per i voleri di sangue d’origine, Duilio Loi è stato il più nobile pugile sardo…….


Infine l’intervento del grande Jan sul mitico “Tore” Burruni, mi spinge ad allegare in calce, quanto scrissi la mattina in cui seppi della morte di questo pugile bravissimo e troppo dimenticato......

 

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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 28/05/2006 alle 00:16
La notizia.

E’ deceduto ieri sera, all’età di 71 anni, a Santa Maria la Palma in provincia di Sassari, Salvatore Burruni, primo pugile sardo a fregiarsi di un titolo mondiale. Era un peso mosca. Aveva 71 anni.


Il giudizio.

Combatteva quando il pugilato aveva solo due sigle e fu campione del mondo in entrambe. Con lui se ne va uno stereotipo del pugile di una categoria di peso leggerissima come i “mosca”, fatta di un gran numero di colpi e di una intensità agonistica, accompagnata da minori tangibilità tattiche. Una figura perfettamente in simbiosi col combattente ammirevole per tenacia e coraggio. Uomo di qualità morali evidenti, lascia un ricordo indelebile, in chi ha avuto la fortuna di vederlo combattere senza mai tirarsi indietro. Per i suoi tanti match svolti all’estero, è stato pure un ottimo testimonial per il nostro paese, in uno sport e in un’epoca, dove l’Italia possedeva diversi boxeur di nota. Forse, alle ragioni della fama ha lasciato molto, per il fatto di appartenere ad una categoria senza il richiamo dei massimi, dei medi o dei welter, ma le sue qualità erano indubbie. Lo ricordo per il suo formidabile combattimento con l’australiano Gattellari, in una Sydney piena di tanti italiani emigrati in Australia e per l’infelice ed immeritata sconfitta, col giapponese Katayama a Tokyo. Portava i colpi con straordinaria naturalezza, anche se difettava un poco nella potenza del singolo colpo. Era forte e gladiatorio però, al punto di giustificare appieno l’appellativo di “Tore”, sopraggiunto presto e suo compagno per il resto della sua lunga carriera. Negli ultimi anni, dai mosca passò ai gallo, ed anche qui si distinse, al punto di ridimensionare le ambizioni del più giovane e lanciatissimo brindisino Franco Zurlo. Una vittoria colta sul finire della carriera e ad un’età che, per il pugilato di quei tempi, era davvero molto avanzata. Seppe ritirarsi, da campione europeo al termine di un match di grande significato e molto spettacolare, con un perentorio KO ai danni del marsigliese Pierre Vetroff, il pugile che, due anni prima, era stato il primo a batterlo prima del limite. Un grande a cui volevo bene e che cementò la mia passione per la boxe.
Con una soggettività che sente immanenti i fili dell’oggettività, per me Salvatore “Tore” Burruni, merita un posto nella top ten d’ogni epoca fra i mosca.


Le grandi tappe di Salvatore Burruni. La scheda.

Nato ad Alghero l’ 11 aprile 1933.
Peso Mosca - Professionista dal 1957 al 1969.
109 match da prof. con 99 vittorie (32 prima del limite) 9 sconfitte e un pari.
Dopo un’ottima carriera fra i dilettanti: dove fu Tricolore nel 1954 e 1956 e partecipò alle Olimpiadi di Melbourne, conquistò il suo primo Titolo Italiano da professionista contro Giacomo Spano (con cui aveva in precedenza pareggiato, agli esordi di carriera), nel settembre 1958 ad Alghero. Difese il Tricolore con Salvatore Manca, ancora con Spano, Angelo Rampin e ancora Manca. Nel giugno del 1961, conquistò, sempre sul ring di Alghero, il Titolo Europeo contro il finnico Risto Luukkonen, difendendolo dagli assalti del britannico Derek Lloyd, del franco algerino Mimoun Ben Alì, del francese di origine italiana Pierre Rossi, ancora dal francese Renè Libere e dallo scozzese Walter McGowan.

Imbattuto da cinque anni, diede la scalata al Mondiale Unificato (Wba e Wbc), vincendo contro il tailandese Pone Kingpetch nell’aprile del 1965, sempre sul ring di Alghero. Nel novembre dello stesso anno, la Wba lo destituì della sua parte di Titolo, in quanto Salvatore si era rifiutato di incontrare l’argentino Horacio Accavallo, un grande pugile col quale aveva già combattuto, perdendo di misura, nel già lontano 1958 . Cominciò così un lungo “pellegrinaggio” sui ring più difficili del mondo. Andò a sfidare proprio Accavallo, senza nessun titolo in palio, nella sua tana di Buenos Aires. Uscì sconfitto ai punti sulle dieci riprese, ma il verdetto fu un poco generoso con l’argentino. Analogo ma più marcato beffardo destino, lo attese anche sul ring di Tokyo, contro l’idolo di casa Katsuyoshi Katayama. Ai primi di dicembre del 1965, si spostò a Sydney, per difendere, contro l’imbattuto australiano Rocky Gattellari, il suo Titolo Mondiale Wbc. Vinse, dopo un incontro straordinario, per KO alla tredicesima ripresa. Nel giugno del ’66 andò dapprima a Bankok a combattere senza titolo contro il fortissimo Chartchai Chionoi, uno dei più grandi pugili tailandesi d’ogni epoca, perdendo di misura, ma dopo che entrambi avevano dato spettacolo, quindi a Londra, per difendere la cintura mondiale contro lo scozzese McGovan, già battuto per l’Europeo. Uscì sconfitto ai punti sulle 15 riprese, ma anche questo verdetto, puzzava di campanile. Dopo un periodo denso di vittorie sempre di prestigio, subì una battuta d’arresto contro il francese Pierre Vetroff, sul ring di Torino, finendo per la prima volta sconfitto per KO. Riconquistò il Titolo Europeo a Napoli, nel gennaio del 1968, contro la “sua” vecchia conoscenza Mimoun Ben Alì, e, di lì, riprese a viaggiare il mondo, alla ricerca di incontri per una nuova opportunità mondiale. In Messico, contro Ruben Olivares, uscì però sconfitto ancora per KO e capì che ormai i suoi orizzonti vincenti, anche per l’età ormai superiore alle trentacinque primavere, potevano stare solo in Europa. Difese così, bellamente, il titolo continentale contro il connazionale Franco Zurlo nel luglio del 1968, a San Benedetto del Tronto e poi, nell’aprile del 1969, chiuse la sua bellissima carriera, sconfiggendo a difesa dell’Europeo, colui che per primo l’aveva messo KO, il francese Pierre Vetroff. Una grande soddisfazione, perché in quell’ideale rivincita, rifilò un altrettanto sonoro KO (alla nona ripresa), al lanciatissimo transalpino. Due giorni dopo, al compimento dei 36 anni, annunciò ufficialmente il ritiro dall’attività. “Tore” Burruni dunque, anche nell’epilogo di una lunga e decorata carriera, fu capace di lasciare un segno di classe.


Morris

 

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Livello Bernard Hinault




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  postato il 28/05/2006 alle 02:58
Originariamente inviato da Morris
Caro Goodwood, hai perfettamente ragione su quel che sostieni. Sono io che sbaglio a non mettere il cicatrizzante su certe ferite. E’ un difetto, lo riconosco, ma il fatto che “l’inseguimento” verso il sottoscritto, non si sia esaurito sul virtuale, mi spinge a lasciare il difetto al suo corso….Seminare fango e poi entrare nel privato col fare di uno Scherlock Holmes, convinti nell’arrivo di prove su quei sinistri teoremi, non riesco a digerirlo, soprattutto al pensiero che una volta dimostrata l’assoluta infondatezza delle loro accuse, non solo non ho visto riparazioni sul virtuale, ma non ho mai nemmeno ricevuto una ben più semplice mail di scuse.
Ed alla luce di tutto questo, sono davvero soddisfatto che la scoperta del mio errore su De Jesus, sia venuta da un esterno come te e non da quel gruppo così pieno, per essere buoni, di presunzione.

dai, capitolo chiuso

Su Cintron
........

come ti ho già detto, continuerei a dargli fiducia. forse non diverrà mai un dominatore assoluto della categoria, ma può levarsi qualche soddisfazione. sono d'accordo con te: il match con Gutierrez darà risposte importanti.


Nel 1976 alle Olimpiadi di Montreal mi entusiasmai per un tecnico sopraffino, giudicato il miglior pugile della rassegna olimpica: Howard Davis Junior. Era più bello da vedere di Ray (no Sugar for me) Leonard. Howard, era la perfezione stilistica della noble art in un’ideale incontro di kata. Certo, perché da professionista, fra i welter junior, dimostrò di non incassare nemmeno i colpi di un peso paglia……
Di lui parlerò al più presto…..

eeehhhh, che pugile Davis! non lo ricordo alle olimpiadi, ma ricordo perfettamente la sua carriera tra i prof, iniziata con la demolizione del nostro Usai e terminata con il bruciante ko subito da McGirt, pugile forte già giustiziere di Oliva. nel mezzo diverse sconfitte specie nei momenti più importanti con avversari forti ma non fenomenali. aspetto un tuo ritratto su Davis!



Infine l’intervento del grande Jan sul mitico “Tore” Burruni, mi spinge ad allegare in calce, quanto scrissi la mattina in cui seppi della morte di questo pugile bravissimo e troppo dimenticato......

che dire di Burruni... ho letto il tuo pezzo a lui dedicato, e devo farti i complimenti sinceri: sei stato preciso riuscendo a cogliere le tappe fondamentali della sua carriera.
purtroppo Burruni appartiene ad un periodo pugilistico a me precedente, ma conosco gran parte della sua storia. questo perchè per la mia terra e la mia città, Cagliari, il pugilato in quegli anni era considerato una vera e propria religione: in asoluto la disciplina sportiva più seguita al pari del calcio che proprio in quegli stessi anni raggiungeva in città il suo massimo splendore grazie al grande Cagliari di Riva e Scopigno.
ogni riunione pugilistica riempiva non solo i palazzetti, ma l'intero stadio Amsicora prima e Sant'Elia poi. i miei ricordi vanno ai match di Buchanan contro Usai e Puddu: lo stadio era stracolmo di gente. indescrivibile. ero ragazzino, ma ricordo il tutto con una vena un pò malinconica: 20-30 mila persone per assistere ad un incontro di pugilato...

pertanto le gesta di Burruni sono un patrimonio che ogni amante della boxe sarda, e non solo, deve custidire gelosamente.
come si evince molto chiaramente dal pezzo di Morris e dalle parole di Jan, la carriera di Burruni è stata segnata da incontri tiratissimi e combattuti ogni secondo di round. Pone Kingpetch, Accavallo, Mimoun Ben Ali, Olivares... grandissimi combattenti.
Morris e Jan parlano di Burruni meritevole di un posto nella top ten all-time dei mosca: hanno perfettamente ragione. forse Ohba, Accavallo, Pone e Perez gli stanno davanti in una eventuale classifica, ma credo che nei 10 Tore ci rientri senza problemi.
indubbiamente è stato il più grande peso mosca italiano. subito dietro di lui vengono Atzori e Udella... un ulteriore testimonianza di come la terra sarda sfornasse ottimi pugili uno dietro l'altro.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 28/05/2006 alle 04:18
Originariamente inviato da Goodwood
p.s: il più grande pugile sardo di tutti i tempi è il "triestino" Duilio Loi


e il più grande pugile abruzzese?
Rocco Francesco Marchegiano, da Ripa Teatina (o Brockton, Massachussets: fai tu)

 
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Livello Bernard Hinault




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  postato il 31/05/2006 alle 03:02
Originariamente inviato da Morris
Quella con Cintron non è stata comunque la mia più grande delusione, anche perché il giovane portoricano, può sempre tornare ad illuminarci con un pugilato da tempi antichi….
Nel 1976 alle Olimpiadi di Montreal mi entusiasmai per un tecnico sopraffino, giudicato il miglior pugile della rassegna olimpica: Howard Davis Junior. Era più bello da vedere di Ray (no Sugar for me) Leonard. Howard, era la perfezione stilistica della noble art in un’ideale incontro di kata. Certo, perché da professionista, fra i welter junior, dimostrò di non incassare nemmeno i colpi di un peso paglia……
Di lui parlerò al più presto…..



restando in tema di "stecche" o "cantonate" prese per un pugile, ti posso dire, caro Morris, che sei in buona compagnia. anche il sottoscritto diverse volte si è lasciato trasportare ed ammaliare da promettenti pugili che dopo un inizio di carriera a grandissimi livelli hanno intrapreso anticipatamente il viale del tramonto. uno su tutti: Michael Nunn. e la ferita mi brucia ancora...

che dire... negli anni 70-80 in generale la boxe mondiale ha offerto a noi amanti della noble art una serie impressionante di campioni, campioni quelli veri. e la categoria dei pesi medi è stata a mio avviso quella che ne ha tratto maggiori benefici: non solo il "meraviglioso" Hagler, non solo Leonard, Hearns e Duran che tra l'altro pesi medi non erano, ma pure una serie di ottimi pugili, non diventati campioni perchè oscurati dai già citati, ma che garantivano sempre splendide prestazioni. e mi riferisco ai vari Hamsho, Domingo Roldan, il britannico Minter dalle soppraciglia in porcellana, Sugar Ray Seales, gli ostici Scypion e Sibson, per arrivare al nostro Antuofermo, qualità non eccelse ma grinta e tenacia rare.

in questo contesto, la famosa sconfitta di Hagler con Sugar Ray non solo ha sancito l'uscita di scena del più grande peso medio del dopo Monzon, ma più in generale ha segnato la fine di un epoca.

il dopo Hagler è stato difficile da gestire e da inquadrare correttamente. il momentaneo abbandono di Leonard, i noti limiti di tenuta di Hearns, la non esplosività di Duran in una categoria troppo "pesante" per lui, ha fatto si che si alternassero sul trono dei medi diversi pugili. una nuova nidiata di grandi pugili che darà vita ad un nuovo grande ciclo tra i medi: il piacchiatore Jackson, il compianto McClellan, il solido McCallum, l'allora giovane e già devastante Toney, le bestie britanniche Eubank e Benn... senza dimenticare il nostro bravissimo Sumbu Kalambye e il "cobra" Don Curry.
grandi campioni, mancava però il padrone assoluto.

ed è in questo contesto che si inserisce prepotentemente la figura di Michael Nunn. a mio avviso, potenzialmente il più grande peso medio del dopo Hagler.
alto, slanciato, potente, agile, veloce, scaltro, sbruffoncello al punto giusto... questo era Nunn.
la sua ascesa fu devastante:
diventato campione del mondo contro l'allora imbattuto Frank Tate, spazzò senza problemi Roldan, kalambay, Barkley, Curry, Starling... non pugili sconosciuti, ma formidabili mestieranti del ring.
furono 3-4 anni impressionanti i suoi. Nunn era un qualche cosa di indescrivibile. un concentrato di tutte le qualità che il pugile ideale dovrebbe avere. ripeto: uno dei pugili che mi ha ripagato in senso assoluto delle nottate trascorse in bianco nell'attesa delle riunioni dagli Sates.
uno dei pochissimi pugili che è riuscito a darmi la sensazione di imbattibilità. solo Pryor, Sanchez ed in parte Hagler mi hanno trasmesso le stesse sensazioni.

ecco, dopo la vittoria sul "cobra" Curry, non avrei mai pensato che di li a poco la carriera di Nunn si sarebbe praticamente interrotta. perlomeno per quanto riguarda i grandi livelli.
l'allora imbattuto James Toney, all'epoca pugile di grandi speranze ma non ancora il grandissimo Toney che oggi conosciamo, ebbe la sua chance per il modiale IBF dei medi detenuto da Nunn.
rievocare quel match suscita in me sensazioni poco piacevoli, non tanto per lasconfitta subita da Nunn, ma soprattutto per il modo in cui avenne.
Nunn dominò il match, riusciva a tenere a bada Toney, senza grossi problemi. sempre avanti con il jab destro, doppiato immancabilmente dal sinstro. all'undicasima ripresa era avanti sul cartellino di tutti i tre giudici.. avanti di 5-6 punti. Toney a quel punto tolse fuori dalcilindro un largo gancio sinistro e per Nunn si spensero le luci. si rialzò, ma dopo qualche istante la furia del futuro campione dei massimi si abbattè nuovamente su di lui.
li ebbe fine la carrierà di Michael Nunn, che provò a trascinarsi con alterne fortune nelle categorie superiori, ed ebbe inizio quella del grandissimo James Toney.

 
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