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Autore: Oggetto: Eugenio Capodacqua

Livello Fausto Coppi




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  postato il 26/05/2008 alle 22:25
caro mario,

sarebbe per me sufficiente sapere, ad esempio, se un baliani ha un passaporto biologico, inteso come suivi medical longitudinale, come dovrebbero avere gli atleti pro tour.
questo detto senza polemica e per chiarezza.
io credo sia così e non vedo quindi differenza tra atleti protour e wild card.

che poi gli atleti di certe protour subiscano un numero maggiori di controlli, soprattutto quelli appartenenti a team con un programma di controllo privato, è possibile, ma , a mio parere , non determinante.
io preferisco le squadre che fanno controlli , ma chi è negativo a quelli necessari è, de facto e fino a prova contraria, in regola come chi ne fa di più.

l' importante è che tutti i team partecipanti siano sottoposti ad un numero di controlli sufficienti, in particolare nella fase di preparazione, perchè non credo che ci sia ormai nessuno così scemo da doparsi durante un gt. penso che i casi vino, moreni etc qualche paura abbiano messo.

mario caro, credo che sarebbe bene che tu precisassi senza acrimonia e sindromi da accerchiamento la questione , perchè il ragionamento di barry lindon purtroppo fila.
fila sul piano del ragionamento , ma non corrisponde a mio parere alla realtà, perchè i corridori di reverberi sono controllati come gli altri.
ragionamento quind giusto, ma non aderente alla realtà, intesa come effettivo svolgersi dei fatti.

questa precisazione mario è necessaria proprio per la plausibilità del ragionamento di barry

un abbraccio e complimenti

mesty

 
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  postato il 26/05/2008 alle 23:47
Credo di averlo scritto già in un altro thread proprio in risposta a Barry, ma la CSF Group-Navigare, in quanto team Professional con la "wild card" dell'Uci (data a gennaio scorso), ha il suivi medical e aderisce al programma Adams.

Passaporto biologico, dunque; ma anche reperibilità e "libertà vigilata".
Lo ripeto: Andrea Pagoto ha subito un controllo a sorpresa dell'Uci qualche giorno fa, a casa (Pagoto non corre il Giro).

Che poi certe squadre sbandierino ai quattro venti i propri controlli interni (guardandosi bene però dallo sbandierare quei risultati; tipo Milan Lab), mentre altre fanno dei controlli interni (magari senza pagare fior di quattrini scienziati vari) senza andarlo a dire al mondo è un altro paio di maniche.

Detto questo, mi godo il giorno di riposo...

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 27/05/2008 alle 10:04
Originariamente inviato da Monsieur 40%

Credo di averlo scritto già in un altro thread proprio in risposta a Barry, ma la CSF Group-Navigare, in quanto team Professional con la "wild card" dell'Uci (data a gennaio scorso), ha il suivi medical e aderisce al programma Adams.

Passaporto biologico, dunque; ma anche reperibilità e "libertà vigilata".
Lo ripeto: Andrea Pagoto ha subito un controllo a sorpresa dell'Uci qualche giorno fa, a casa (Pagoto non corre il Giro).

Che poi certe squadre sbandierino ai quattro venti i propri controlli interni (guardandosi bene però dallo sbandierare quei risultati; tipo Milan Lab), mentre altre fanno dei controlli interni (magari senza pagare fior di quattrini scienziati vari) senza andarlo a dire al mondo è un altro paio di maniche.

Detto questo, mi godo il giorno di riposo...



scusa l'ignoranza,tu ne sai certamente piu' di me.mi stai dicendo che la csf ha osservato le stesse regole in tutto e per tutto delle le squadre protour o nonostante tutto ci sono dei distinguo?
perche' il punto focale e' questo.che tutti debbano ossevare le stesse regole ed essere sottoposti quantititavimente e qualitativamente ai medesimi controlli.lo so anch'io che questo e' solo un primissimo passo verso il raggiungimento della credibilita' del risultato.e' un primo passo,ma quello necessario.altrimenti cade tutto.
con regole uguali le polemiche maliziose non avrebbero modo di venir create.tutto qua.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 27/05/2008 alle 10:09
Eh, le regole uguali per tutti.

 

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nino58

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 27/05/2008 alle 10:17
Originariamente inviato da nino58

Eh, le regole uguali per tutti.


immagino dove vuoi arrivare..e non hai tutti i torti.parli di valverde contador e compagnia rispetto a basso,ciccio ian ecc.ecc.,vero?

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 27/05/2008 alle 10:55
Esattamente.

 

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nino58

 
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  postato il 27/05/2008 alle 11:03
questo puo' dipendere da tante cose.dalla diversa,diciamo gestione,che ha la federazione spagnola nei confronti di certi temi,e del menefreghismo dell'uci riguardo a cio'..

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 27/05/2008 alle 11:06
Dalla supinaggine delle autorità sportive italiane, che non pretendono, a livello internazionale, trattamenti uguali a situazioni uguali .

 

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nino58

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 27/05/2008 alle 11:12
qui andiamo su temi arcigni..la volonta' di farsi belli per mostrarsi che vogliamo essere puri.un sistema di facciata che ha fatto le sue vittime.in primis nel ciclismo

 

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  postato il 27/05/2008 alle 13:13
scusa ma cosa c'entra ora Contador???


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 27/05/2008 alle 13:20
beh certi spifferi dicevano che fosse presente in certe liste presso un certo ginecologo..ma non essendo nulla di definito ed ufficiale teniamoci la squalifica di Basso e degli altri dannati.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 27/05/2008 alle 13:36
Scusami tanto ma se ci sono le prove ok, ma se non ci sono queste prove allora mi pare un discorso che avrai sentito dal solito che vuole screditare il mondo del ciclismo: "la calunnia è un venticello..."




 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 27/05/2008 alle 13:43
le prove non ci sono semplicemente perche' non sono state cercate.per il resto , figurati,per me potrebbe correre questo Giro anche Basso e ciccio ian . capisco,per contro il disappunto dei tifosi di Basso di fronte ad una tale disparita' d'indagine che stando ai giornali c'e' stata, eccome..
questo non scredita il ciclismo,ma chi lo comanda.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 27/05/2008 alle 13:55
La cosa secondo me più divertente è che ci si riempie tanto la bocca di "giustizia a orologeria", poi, appena uno spagnolo si veste di rosa, si tira fuori a.c. che va dal ginecologo. Non si può sentire. E allora, tiriamo fuori anche l'ex massaggiatore di Riccò?
Questa difesa dell'italianità mi ricorda le scalate bancarie e la cordata italiana per Alitalia.
Ma la coerenza dov'è?

 

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Giorgio, malato di ciclismo

http://www.youtube.com/watch?v=CbG4xcmxduI
http://www.youtube.com/watch?v=lnX4uaDYyIU&feature=related

 
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  postato il 27/05/2008 alle 14:01
ma guarda ti diro' che se vincesse Contador sarei contento eccome.e non ho alcun tipo di pregiudizio nei suoi confronti.se fossi un tifoso di Basso pero' le balotas forse un po' mi girerebbero.tutto qua.

 

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  postato il 27/05/2008 alle 14:07
Guarda io sono il Gran Visir dei sospettosi e dei dietrologi e su Contador non ho più sospetti di altri big del Giro.
Io non tifo nessuno, per cui, se dovesse vincere Contador, penserei che ha vinto un corridore che dà lustro all'albo d'oro del Giro, e, se fossi un tifoso di Basso, le balotas mi girebbero in primis con Basso.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 27/05/2008 alle 14:19
Originariamente inviato da Leone delle Fiandre

, se dovesse vincere Contador, penserei che ha vinto un corridore che dà lustro all'albo d'oro del Giro,


la penso come te in questo

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 27/05/2008 alle 14:27
Guardate ormai è storia vecchia, a me non tocca minimamente più!
Mi incacchio per le opportunità che Ivan ha perso, questo sì, ma la frittata è fatta.
Da una parte penso "idiota! non ha saputo essere furbo" dall'altra penso che gli spagnoli pagano e pagheranno qualcosa comunque, sono additati esclusi e non è facile reggere in corsa, Valverde l'anno scorso ha fatto schifo al Tour!

Poi in Italia è stato il caos, in Germania pure, arriverà anche in Spagna il momento di piangere ed io riderò di gusto!

Per me sarà il massimo quando potrò criticare chi non ha pagato, chi è scappato, chi ha mentito, nessuno potrà farmi stare zitta!

Immaginate poi se Ivan dovesse andare forte cosa potrò diventare....

 

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Michela
"Stiamo Insieme, Vinciamo Insieme - Ivan Basso"


Vita in te ci credo le nebbie si diradano e oramai ti vedo non è stato facile uscire da un passato che mi ha lavato l'anima fino quasi a renderla un po' sdrucita. Anche gli angeli capita a volte sai si sporcano ma la sofferenza tocca il limite e cosi cancella tutto e rinasce un fiore sopra un fatto brutto



http://www.adidax.com/
resisterai 5 minuti senza sport?

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 27/05/2008 alle 14:35
Originariamente inviato da miky70

arriverà anche in Spagna il momento di piangere ed io riderò di gusto!


Miky, fossi in te non coltiverei false speranze...

 

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  postato il 27/05/2008 alle 14:46
Ragazzi, cerchiamo di rimanere in tema...

 

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Giuseppe Cristiano

 
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Livello Ferdy Kubler




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  postato il 27/05/2008 alle 19:56
CONTADOR, LE OMBRE SULLA ROSA

SONDRIO - Contador in rosa è accolto dal Giro come il grande salvatore capace col suo carisma di vincitore del Tour di dare lustro e nobiltà alla corsa rosa. Osservazione corretta, e anche appetibile dal punto di vista dello spettacolo. L’equazione è chiara: grande vincitore e grandi avversari, uguale: grande Giro.
Ma se si sposta l’attenzione sulla credibilità, se poco poco si riflette sul lato etico, e sulla linea di “pulizia” e fermezza che il Giro intenderebbe propagandare, beh, i dubbi vengono a grappoli. Contador, infatti è uno dei tanti ciclisti coinvolti nella famigerata operazione della Guardia Civil spagnola “Operacion Puerto”. Non è mai stato accusato direttamente, perché per la legge spagnola i corridori nell’inchiesta sono considerati parti lese (all’epoca dei fatti non esisteva ancora la legge antidoping spagnola); per di più il giudice 31, Serrano, ha detto chiaramente che i dati presenti nelle 6.000 pagine - che sono in possesso di Uci e Wada, costituite parti civili nel processo, ma senza strumenti per istruire processi sportivi se non la facoltà di appellarsi alle sentenze dei vari organismi antidoping nazionali (Nado) - non possono essere usati per impostare provvedimenti disciplinari sportivi.

Ma la vicenda non è chiusa. E ci potrebbe essere anche un risvolto penale; addirittura in Italia. Dalle carte dell’inchiesta, infatti, risultano chiaramente alcune cose. Si sa che esiste il registro dei due medici Eufemiano Fuentes e Merino Batres nel quale compaiono i nomi degli atleti della ex Liberty Seguros “trattati”. Si sa che fra questi nomi c’è anche quello di Contador. Non risulta che al suo riguardo ci siano provvedimenti formali di assoluzione. Si sa inoltre che per alcuni di questi atleti figurano precise prescrizioni di prodotti dopanti e per altri c’è il richiamo alle indicazioni (sempre dopanti) di altri atleti. Si sa che nell’inchiesta ci sono pusher e trasportatori di sostanze vietate, medici, atleti e fiancheggiatori. Tutto questo basta e avanza perché si configuri il reato di associazione a delinquere e violazione della legge 376/2000. Lo stesso che ha portato la Procura di Roma a rinviare a giudizio 28 personaggi variamente coinvolti nell’inchiesta dei Nas “Oil for drug”. La Procura di Roma ha tutto in mano dal momento che, per obbligo di legge, il Coni ha dovuto denunciare l’intera vicenda che riguardava i casi degli italiani Basso e Scarponi. Dunque il Giro potrebbe venirsi a trovare sconsolatamente con un vincitore (qualora vinca Contador) pesantemente inquisito. Sia da punto di vista sportivo (la Procura antidoping del Coni potrebbe chiamarlo a testimoniare), sia da quello strettamente giudiziario.
Detto questo, si può anche dire che la lotta al doping qualche risultato lo sta ottenendo. E’ un Giro certamente più a dimensione d’uomo. Il colpo di freno (fatte le debite eccezioni) è palpabile. Lo dicono le facce stravolte in salita (specie degli ultimi) e gli attacchi spuntati e mai reiterati dei big. Segnali da interpretare in senso positivo. Cioè nel senso di un ciclismo che cerca di cambiare. La strada imboccata potrebbe essere quella giusta. Ma, su questo concorda lo stesso presidente del Coni Petrucci, occorre non abbassare la guardia, e continuare. “Adesso – dice il numero uno del Foro Italico - siamo portati ad esempio in tutto il mondo per come stiamo conducendo la lotta al doping”. Vero, anche se siamo ancora lontanissimi dalla meta.
Basti pensare al continuo affiorare di sostanze “nuove” che circolano senza che nessuno muova paglia. A parte la nuovissima epo proveniente – guarda caso – dal mercato svizzero, un farmaco che resta in circolo quasi un mese, dunque è irrintracciabile ai test attuali perché non finisce nelle urine (il che spiegherebbe i frequenti pellegrinaggi di taluni corridori in terra elvetica). A parte gli ormoni tiroidei, di libero uso, che fanno dimagrire e migliorare sensibilmente il rapporto peso-potenza, uno dei punti critici delle prestazioni ciclistiche, specie in salita; a parte gli antidiabetici orali (non proibiti) che intervengono nel meccanismo dell’insulina favorendo l’anabolismo, l’ultima moda è l’impensabile viagra, sequestrato (82 confezioni...) nel corso dell’indagine della Finanza di Padova che ha riguardato il padre di Andrea Moletta, il corridore spedito urgentemente a casa dalla Gerolsteiner, il giorno della tappa di Cittadella. Una sostanza non vietata ma che dovrebbe essere inserita prontamente nei prodotti proibiti. Secondo studi recentissimi, altererebbe e non di poco la prestazione sportiva, oltre che essere pericolosa per la salute. Il suo uso “off label”, inoltre, costituisce un evidente violazione ai principi etici dello sport. Come dire che i tre criteri secondo i quali per la Wada un prodotto dovrebbe entrare nella lista proibita sono tutti presenti. Il viagra, nella sua azione di “coadiuvante” sessuale, infatti funziona come un vasodilatatore e, spiegano i tecnici, se i vasi sono dilatati il sangue circola più velocemente, dunque può trasportare più ossigeno ai muscoli. Dunque migliora in VO2max, il massimo consumo di ossigeno. Unico problema è l’effetto “primario” ricercato dal farmaco. Non deve essere agevole correre in quelle condizioni. Ma per un risultato sportivo si sopporta questo ed altro. Sono passati dieci anni dal momento in cui nello sport, nei primi anni ’90, cominciò a diffondersi l’epo, al momento in cui fu trovato il primo test per individuarla nelle urine (peraltro non efficacissimo). Quanto occorrerà perché la lista dei prodotti vietati, bucata come un colabrodo, venga aggiornata? Il passaporto biologico è una eccellente soluzione, ma da solo non basta in uno sport in cui si parla di etica e credibilità e si pensa ai soldi e allo spettacolo.
Infine due parole sulle motivazioni della sentenza di assoluzione del Gui nei confronti di Di Luca per il caso dei valori anomali nelle urine del secondo controllo allo Zoncolan, nel Giro 2007. I giudici stabiliscono che fra il primo e il secondo controllo è successo qualcosa che l'interessato non ha saputo spiegare; che le tesi scientifiche proposte dalla difesa non spiegano l'anomalia, così come quelle dell'accusa e che l'assoluzione è venuta per mancanza di una prova concreta: il medico prelevatore avrebbe omesso di fare un controllo più accurato. Tutt'altro che un'assoluzione piena

fonte:sportpro.it

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Forse gli sta dando fastidio l'ottima audience del Giro,forse gli da fastidio la partecipazione piu bella degli ultimi anni
Per lui chi vince è dopato(prima Di Luca,poi Contador),anche se non ci sono prove l'equazione è quella.
Di ciclismo pedalato non ne caspisce niente
Tipico esempio di giornalismo spazzatura

 
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Livello Tour




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  postato il 27/05/2008 alle 20:27
Mah, corridori che pedalano con tutto l'ambarandan "sull'attenti" per via del viagra io davvero non riesco ad immaginarmeli. Cioè dai che assurdità, come si fa a pedalare?
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 27/05/2008 alle 22:42
Il colpo di freno (fatte le debite eccezioni) è palpabile.
---
e quali sarebbero, a suo dire, le debite eccezioni?
o sa oppure insinua

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 28/05/2008 alle 00:03
Originariamente inviato da barrylyndon

Originariamente inviato da Leone delle Fiandre

, se dovesse vincere Contador, penserei che ha vinto un corridore che dà lustro all'albo d'oro del Giro,


la penso come te in questo


se dovesse vincere Contador penserei che il livello qualitativo di partecipazione è piuttosto basso (checchè ne dica Simoni, che da giorni sostiene che qui siamo di fronte ad un livello altissimo), visto che lo vince un atleta che non ha certo preparato la corsa in maniera specifica.
A dir la verità questo lo penserò anche se non dovesse vincere Contador, perchè se lo spagnolo e Menchov (che non avevano il Giro come obiettivo primario del 2008) son qui a lottare per la maglia rosa, vuol dire che il resto della truppa è alquanto scadente.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 28/05/2008 alle 09:21
e' difficile valutare cio'.Contador ha vinto un tour,che nonostante i percorsi piu' facili rispetto al Giro,considero ancora molto piu' probante,per una serie di ragioni,che non la corsa rosa.i tempi delle scalate delle principali salite non sono tanto scadenti.non saprei cosa rispondere.
certo che non vedere uno che riesce a far la differenza porta a dire che il livello e' basso.ma non so se e' prorprio cosi..

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 28/05/2008 alle 09:35
Dopo Di Luca (ASSOLTO) ora butta fango anche su Contador......

Poi passerà a Ricco, Pellizzotti, Menchov e Nibali???

CHE VERGOGNA, CHE SCHIFO , CHE INFAMITA'...






 
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Livello Miguel Indurain




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  postato il 28/05/2008 alle 09:47
Originariamente inviato da roberto79

Dopo Di Luca (ASSOLTO) ora butta fango anche su Contador......

Poi passerà a Ricco, Pellizzotti, Menchov e Nibali???



Potrebbe prendere spunto da questa lista (che forse contiene alcune imprecisioni...):

http://www.cyclisme-dopage.com/chiffres/giro2008.htm

 

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Livello Raymond Poulidor




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  postato il 28/05/2008 alle 09:50
Originariamente inviato da Roberto

Unico problema è l’effetto “primario” ricercato dal farmaco. Non deve essere agevole correre in quelle condizioni. Ma per un risultato sportivo si sopporta questo ed altro.


ma c'è mai andato in bici questo? ma non lo sa che i corridori hanno pantaloncini aderenti? ma non lo sa che quando si pedala "il tutto" si riduce ai minimi termini e per un po' non lo si trova più? altro che sopportare stoicamente infiniti turgori per arrivare alla vittoria!
ah no, ecco... forse capodacqua non riesce ad avere quello che lui chiama "effetto primario"... sarebbe la spiegazione a tutte le sue frustrazioni

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 28/05/2008 alle 16:26
Originariamente inviato da Roberto

CONTADOR, LE OMBRE SULLA ROSA

SONDRIO - Contador in rosa è accolto dal Giro come il grande salvatore capace col suo carisma di vincitore del Tour di dare lustro e nobiltà alla corsa rosa. Osservazione corretta, e anche appetibile dal punto di vista dello spettacolo. L’equazione è chiara: grande vincitore e grandi avversari, uguale: grande Giro.
Ma se si sposta l’attenzione sulla credibilità, se poco poco si riflette sul lato etico, e sulla linea di “pulizia” e fermezza che il Giro intenderebbe propagandare, beh, i dubbi vengono a grappoli. Contador, infatti è uno dei tanti ciclisti coinvolti nella famigerata operazione della Guardia Civil spagnola “Operacion Puerto”. Non è mai stato accusato direttamente, perché per la legge spagnola i corridori nell’inchiesta sono considerati parti lese (all’epoca dei fatti non esisteva ancora la legge antidoping spagnola); per di più il giudice 31, Serrano, ha detto chiaramente che i dati presenti nelle 6.000 pagine - che sono in possesso di Uci e Wada, costituite parti civili nel processo, ma senza strumenti per istruire processi sportivi se non la facoltà di appellarsi alle sentenze dei vari organismi antidoping nazionali (Nado) - non possono essere usati per impostare provvedimenti disciplinari sportivi.

Ma la vicenda non è chiusa. E ci potrebbe essere anche un risvolto penale; addirittura in Italia. Dalle carte dell’inchiesta, infatti, risultano chiaramente alcune cose. Si sa che esiste il registro dei due medici Eufemiano Fuentes e Merino Batres nel quale compaiono i nomi degli atleti della ex Liberty Seguros “trattati”. Si sa che fra questi nomi c’è anche quello di Contador. Non risulta che al suo riguardo ci siano provvedimenti formali di assoluzione. Si sa inoltre che per alcuni di questi atleti figurano precise prescrizioni di prodotti dopanti e per altri c’è il richiamo alle indicazioni (sempre dopanti) di altri atleti. Si sa che nell’inchiesta ci sono pusher e trasportatori di sostanze vietate, medici, atleti e fiancheggiatori. Tutto questo basta e avanza perché si configuri il reato di associazione a delinquere e violazione della legge 376/2000. Lo stesso che ha portato la Procura di Roma a rinviare a giudizio 28 personaggi variamente coinvolti nell’inchiesta dei Nas “Oil for drug”. La Procura di Roma ha tutto in mano dal momento che, per obbligo di legge, il Coni ha dovuto denunciare l’intera vicenda che riguardava i casi degli italiani Basso e Scarponi. Dunque il Giro potrebbe venirsi a trovare sconsolatamente con un vincitore (qualora vinca Contador) pesantemente inquisito. Sia da punto di vista sportivo (la Procura antidoping del Coni potrebbe chiamarlo a testimoniare), sia da quello strettamente giudiziario.
Detto questo, si può anche dire che la lotta al doping qualche risultato lo sta ottenendo. E’ un Giro certamente più a dimensione d’uomo. Il colpo di freno (fatte le debite eccezioni) è palpabile. Lo dicono le facce stravolte in salita (specie degli ultimi) e gli attacchi spuntati e mai reiterati dei big. Segnali da interpretare in senso positivo. Cioè nel senso di un ciclismo che cerca di cambiare. La strada imboccata potrebbe essere quella giusta. Ma, su questo concorda lo stesso presidente del Coni Petrucci, occorre non abbassare la guardia, e continuare. “Adesso – dice il numero uno del Foro Italico - siamo portati ad esempio in tutto il mondo per come stiamo conducendo la lotta al doping”. Vero, anche se siamo ancora lontanissimi dalla meta.
Basti pensare al continuo affiorare di sostanze “nuove” che circolano senza che nessuno muova paglia. A parte la nuovissima epo proveniente – guarda caso – dal mercato svizzero, un farmaco che resta in circolo quasi un mese, dunque è irrintracciabile ai test attuali perché non finisce nelle urine (il che spiegherebbe i frequenti pellegrinaggi di taluni corridori in terra elvetica). A parte gli ormoni tiroidei, di libero uso, che fanno dimagrire e migliorare sensibilmente il rapporto peso-potenza, uno dei punti critici delle prestazioni ciclistiche, specie in salita; a parte gli antidiabetici orali (non proibiti) che intervengono nel meccanismo dell’insulina favorendo l’anabolismo, l’ultima moda è l’impensabile viagra, sequestrato (82 confezioni...) nel corso dell’indagine della Finanza di Padova che ha riguardato il padre di Andrea Moletta, il corridore spedito urgentemente a casa dalla Gerolsteiner, il giorno della tappa di Cittadella. Una sostanza non vietata ma che dovrebbe essere inserita prontamente nei prodotti proibiti. Secondo studi recentissimi, altererebbe e non di poco la prestazione sportiva, oltre che essere pericolosa per la salute. Il suo uso “off label”, inoltre, costituisce un evidente violazione ai principi etici dello sport. Come dire che i tre criteri secondo i quali per la Wada un prodotto dovrebbe entrare nella lista proibita sono tutti presenti. Il viagra, nella sua azione di “coadiuvante” sessuale, infatti funziona come un vasodilatatore e, spiegano i tecnici, se i vasi sono dilatati il sangue circola più velocemente, dunque può trasportare più ossigeno ai muscoli. Dunque migliora in VO2max, il massimo consumo di ossigeno. Unico problema è l’effetto “primario” ricercato dal farmaco. Non deve essere agevole correre in quelle condizioni. Ma per un risultato sportivo si sopporta questo ed altro. Sono passati dieci anni dal momento in cui nello sport, nei primi anni ’90, cominciò a diffondersi l’epo, al momento in cui fu trovato il primo test per individuarla nelle urine (peraltro non efficacissimo). Quanto occorrerà perché la lista dei prodotti vietati, bucata come un colabrodo, venga aggiornata? Il passaporto biologico è una eccellente soluzione, ma da solo non basta in uno sport in cui si parla di etica e credibilità e si pensa ai soldi e allo spettacolo.
Infine due parole sulle motivazioni della sentenza di assoluzione del Gui nei confronti di Di Luca per il caso dei valori anomali nelle urine del secondo controllo allo Zoncolan, nel Giro 2007. I giudici stabiliscono che fra il primo e il secondo controllo è successo qualcosa che l'interessato non ha saputo spiegare; che le tesi scientifiche proposte dalla difesa non spiegano l'anomalia, così come quelle dell'accusa e che l'assoluzione è venuta per mancanza di una prova concreta: il medico prelevatore avrebbe omesso di fare un controllo più accurato. Tutt'altro che un'assoluzione piena

fonte:sportpro.it

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Forse gli sta dando fastidio l'ottima audience del Giro,forse gli da fastidio la partecipazione piu bella degli ultimi anni
Per lui chi vince è dopato(prima Di Luca,poi Contador),anche se non ci sono prove l'equazione è quella.
Di ciclismo pedalato non ne caspisce niente
Tipico esempio di giornalismo spazzatura


Ma basta, perchè non ignoriamo tutti insieme questo individuo?

 

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Livello Luison Bobet




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  postato il 28/05/2008 alle 18:33
Originariamente inviato da greennic80

Mah, corridori che pedalano con tutto l'ambarandan "sull'attenti" per via del viagra io davvero non riesco ad immaginarmeli. Cioè dai che assurdità, come si fa a pedalare?


Gira voce che, a seguito della notizia diffusa da Capodacqua, i costruttori di biciclette stiano pensando di adeguarsi: dal prossimo anno produrranno telai senza il tubo orizzontale....
Mo io ho un'altra preoccupazione: se all'arrivo quei corridori trovano quelle splendide miss che vediamo nella fotogallery (gioia per gli occhi), chi riuscirà più a tenerli buoni? Vedremo i diesse poratrli in giro con il guinzaglio?
Battute a parte, purtroppo non c'è solo il signore al quale è intitolato il thread, ci sono anche altri a contendergli la palma di 'Torquemada': sulla rosea di oggi, ad esempio, ho letto la pagella di lele Sella. Chi l'ha redatta fa notare che 'è molto meno stanco degli altri, guardatelo bene in faccia', questo è il senso della frase.
Se il ciclismo se la passa male, bisogna ringraziarli tutti, sti signori

 

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L'opzione antifascista resistenziale è l'unica via maestra.
Ovunque. (nino58)

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Verità e giustizia per Marco Pantani

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 28/05/2008 alle 19:13
ehh ragazzi a lui fa queso effetto, il nuovo Rocco....le ultime righe dimostrano il teorema di Capodacqua
ciaoooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo

 

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Danilo Di Luca....Killer strikes again


 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 28/05/2008 alle 19:55
Capodacqua in questo Giro d'Italia sta seguendo un metodo, cioè sempre il suo stesso metodo ma ormai esasperato fino all'ossessione.
Ormai basta dire un nome e lui spara sospetti, certezze, fatti.
Su tutti, qualsiasi nome si faccia esce la storia doping o sospetto doping.
Gli è sfuggito solo, parlando di Simoni e riferendo delle accuse per la cocaina, che Simoni era stato fermato a tutela della sua salute al Giro del Portogallo 1998 per ematocrito alto.
Per il resto basta dire un nome.
A me , però, dà anche un senso di soluzione del problema.
Se basta fare un nome ,vuol dire che c'è la legge dell'uguaglianza ( tranne gli ultimi, dice lui, quelli stramazzano al suolo per mancanza di possibilità di accesso al companatico da accompagnare al pane e all'acqua) e allora posso riprendere, quell'immortale espressione di Admin, l'espressione che meglio esprime il mio pensiero sul doping ( sulle stesse pagime di repubblica si parla di allarme doping per gli studenti che preparano gli esami,).
A ogni nome, un sereno, pacato: ' sti caz...!!!!!

 

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IO NON L'HO VOTATO.

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"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping.

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 29/05/2008 alle 12:14
che intendi dire?


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 29/05/2008 alle 19:24
Capodacqua sul Viagra la sa lunga, ecco le prove...

A VARESE VOIGT BEFFA BETTINI & C
VARESE – Una botta sulla spalla di Bennati a suggellare il quinto posto dello sprinter aretino. La prende con cavalleria, Paolo Bettini. E con sportività. Com’è suo carattere. Però è dura da mandar giù questa maledizione della maglia iridata. Anche l’ultima occasione, il traguardo iridato di Varese, sfuma con un anonima sesta piazza, giusto alle spalle del nuovo re delle volate nostrano. Eppure era stato proprio lui, l’inesauribile “grillo” a lanciare la fuga di giornata che tutti si aspettavano. A soli 12 chilometri dal via ancora sul circuito di Mendrisio, che ospiterà i mondiali 2009, è proprio il campione del mondo che lancia l’offensiva. Lo seguono in varie fasi undici avventurieri: Bosisio, Nocentini, gli spagnol Cardenas e Rodriguez, Perez, Spilak, Bennati, Visconti, Ardila Cano, il tedescone Voigt, il russo Trussov della Tinkov la squadra onnipresente nelle fighe di questo Giro, che, secondo indiscrezioni sarebbe molto vicina a Petacchi per la prossima stagione. Il gruppo della maglia rosa lascia fare e la fuga conquista in breve un vantaggio che arriva fino agli 8 minuti.
Ai meno 36, proprio quando la fuga arriva per la prima volta sul cricuito dei prossimi mondiali, ecco l’episodio decisivo. Scatta il tedesco Voigt, che, come preciserà in seguito Visconti, ha fatto il “cane morto” per tutta la fuga: “Si lamentava, ci ha detto che stava male, ci ha preso in giro tutti”. Il berlinese, 36 anni suonati, di cui 11 da corridore professionista, è uno che alle grandi fughe è abituato. E non è tipo da sottovalutare quando comincia a pistare sui pedali. Bettini, che a questo traguardo teneva in modo particolare, non è il Bettini di sempre. Il freddo, la pioggia di questi giorni, la bronchite hanno appannato la consueta verve. Così perde l’attimo decisivo. Forse è anche mancato un attimo di lucidità per lanciare sulle ruote del tedesco il compagno Visconti. Ma non avrebbe cambiato di molto la sotuazione, perché sicuramente il tedesco ci avrebbe riprovato.“Sapevo che avrebbe attaccato – spiegherà dopo il campione del mondo - ma in una situazione di salute normale non mi avrebbe fregato”. Per il passistone Voigt mani affusolate, dita lunghissime e mascella squadrata, è il primo successo nella corsa rosa. La vecchia guardia che ancora non molla.
E’ stato l’ultimo giorno di calma prima della annunciata tempesta. Ecco i due tapponi di montagna che dovrebbero dare il volto definitivo alla classifica. Da Legnano al monte Pora, 228 chilometri con l’ultimo arrivo in quota, dopo la lunga scalata al Vivione e alla durissima Presolana; quindi da Rovetta a Tirano in 224 chilometri con Gavia, il mitico Mortirolo e l’Aprica. Poi toccherà a lui stupire, ad Albertino Contador, nella crono finale (28,5 km), domenica. Chances di rovesciare lo spagnolo da trono? Poche. Per non dire nulle. “So che mi attaccheranno – dice con grandissima sicurezza lo spagnolo – so che sarà una tappa dura, ma io ci sarà. Sarò là. Attaccare io? Ho già detto che sono arrivato al Giro con una condizione approssimativa. Non posso dire che attaccherò di sicuro, ma cercherò non solo di non perdere nulla da Riccò e Simoni, ma, se possibile guadagnare su loro”. Più chiaro di così… Per gli italiani occorrerà ben più di una “alleanza di strada” per metterlo al tappeto. Contador, che ha già vinto una corsa come il Tour de France, è in grado di dare distacchi abissali a tutti nella cronon finale. Dal minuto ai due minuti. Ciò vuol dire che per batterlo tra il monte Pora, il Gavia e il terribile Mortirolo, i nostri dovranno guadagnare su di lui almeno un paio di minuti. Impresa difficile. Difficilissima, per non dire impossibile, se non sarà lo spagnolo ad accusare problemi particolari. A Varese si è permesso perfino di precedere il gruppo a 7’51 dal vincitore. “Stavo bene, sentivo la gamba buona e non si sa mai che in questi arrivi riesci a guadagnare qualche secondo sugli avversari”. Dagli avversari, per adesso solo promesse. “Sulle salite ci saranno botte da orbi”, dice Riccò il meglio messo in classifica (41” da Contador); ma è l’ennesima buona intenzione. E finora, oltre a qualche innocua puntura di spillo sulla Marmolada, il “cobra” di Formigine non ha fatto vedere. Peraltro, in quella occasione, immediatamente contrato dallo spagnolo, nonostante una ruota danneggiata. Per cercare di mettere in difficoltà lo spagnolo sarà necessario attaccarlo da lontano: “I distacchi non si fanno all’ultimo chilometro. Lì si giocano i secondi. Per i minuti bisogna attaccare dalla distanza”, dice un ex di vaglia come Saronni. Ma per attaccare dalla distanza ci vuole il coraggio e la consapevolezza che si può saltare come su una mina, se non si calibrano bene le forze. E il giovane Riccò, sul secondo gradino del podio nonchè soddisfattissima maglia bianca di miglior giovane, qualche conto deve esserselo già fatto. “Ce la metterò tutta, ma soffro da qualche giorno di bronchite. Speriamo che non peggiori”. Pretattica o meno, si vedrà. Resta Simoni, lui si la vera mina vagante, perché il “vecchiaccio” ha la forza e l’esperienza di due Giri già vinti. Non a caso Contador lo teme più di tutti.


fonte: http://www.sportpro.it

 

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Giorgio, malato di ciclismo

http://www.youtube.com/watch?v=CbG4xcmxduI
http://www.youtube.com/watch?v=lnX4uaDYyIU&feature=related

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 29/05/2008 alle 19:54
viste le miss, provo una notevole invidia per quelli della tinkoff...
 
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Livello Miguel Indurain




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  postato il 01/06/2008 alle 05:36
Originariamente inviato da megalon


Però si è dimenticato di ricordare che Richeze è stato beccato positivo ed escluso poco prima dell'inizio del Giro. Normalmente non si dimentica di queste cose.


da http://www.sportpro.it

Sella, ancora una fuga solitaria. Terzo successo del minuscolo arrampicatore vicentino, quarto per la Csf Navigare di Bruno Reverberi. E sarebbero stati cinque se nella tappa di Cesena, Fortunato Baliani, un uomo perennemente in fuga e in tutte o quasi le azioni importanti della corsa rosa non fosse inciampato in un sampietrino compromettendo un successo scontato. Un quarto di tutte le tappe disputate senza contare l’ultima, la crono di Milano. Non fosse stato rispedito a casa il velocista Richeze, capace di duettare alla pari con Bennati e Cavendish, per la positività allo stanozololo (anabolizzante) alla vigilia della partenza di Palermo, forse sarebbero state anche di più. Tutti fortissimi i "Navigare", dal primo all'ultimo. Anche nell'ultimo tappone alpino hanno menato la danza con PerEz Cuapio sul Gavia e poi con Sella sul Mortirolo. Fremeva il piccolo vicentino e a stento l'ammiraglia lo ha tenuto a freno finche non è esploso salendo verso l'Aprica. Ancora trenta chilometri da solo con tutti gli altri dietro vanamente ad inseguire. Tanto, davvero per una formazione che alla vigilia era accreditata di un ruolo modesto e invece ha dominato quasi tutte le classifiche. Troppo secondo le voci di carovana che sottolineavano come la squadra (italianissima, ma con sede in Irlanda, per le solite convenienze fiscali), fosse una di quelle meno controllate dai test del nuovo passaporto biologico, con tutta la ridda di sospetti che in uno sport sempre fortemente a rischio sono quasi automatici. Una polemica emersa anche davanti alle telecamere della tv.
Sella, un minuscolo folletto che a 26 anni scopre una nuova straordinaria dimensione. Commovente nella sua commozione, e nelle lacrime sgorgate sincere per l’ennesima volta dopo il traguardo. Meraviglia delle meraviglie di una squadra che ha stradominato il Giro. Il vicentino era già in fuga nella tappa di Peschici, ha dialogato a tu per tu con gli aspiranti alla rosa: Riccò, Di Luca, Contador; e non fosse per la caduta di Cesena che lo ha spedito al 40° posto in classifica con un ritardo letale, sarebbe stato certamente lì a lottare quanto meno per il podio. Una volta sul suo terreno, ha scalato Pampeago, Manghen, Marmolada, Gavia e Mortirolo ai ritmi del miglior Pantani. Dunque, se non è il solito fuoco di paglia, si candida come uomo del futuro. Il tempo sarà, come sempre, galantuomo. Per adesso c’è da registrare che l’ultimo tappone alpino ha emesso una sentenza definitiva solo per Di Luca. Dopo la straordinaria gara del giorno prima (secondo in cima al monte Pora), sul terribile Mortirolo ha pagato il conto. Un segnale da interpretare in senso positivo: forse (il dubbio è d'obbligo con i precedenti del mondo delle due ruote a pedali) il ciclismo nostrano sta entrando in una dimensione più umana e meno da “marziani”. Vuoi per i controlli, vuoi per il messaggio che sta passando (finalmente) dalla dirigenza sportiva: tolleranza zero. Vuoi per altre circostanze. Questa è la vera faccia del ciclismo: un giorno dai tutto e il giorno dopo non ne hai per reggere la concorrenza: la fisiologia del recupero e della distribuzione delle forze ha una sua logica e una sua ritmica ferrea. Tutto ciò che esula è sospetto. Viva la faccia, dunque, di Di Luca che cede. Dovremo cominciare a pensare diversamente il ciclismo che siamo abituati a vedere in anni di farmacia sfrenata. Bello ugualmente quando la sconfitta è figlia del limite umano e rivela comunque una lotta generosa...

 

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Qualsiasi cosa tu faccia sarà insignificante, ma è molto importante che tu la faccia.
Se pensi che tutto il mondo sia sbagliato ricordati che contiene esseri come te.
Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.
(GANDHI)

Love is lacking leaders, and leaders are lacking love

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/06/2008 alle 21:50
BRUXELLES - Sempre lei, la polvere bianca. Sempre più usata ed abusata nello sport e nel ciclismo in particolare. Non bastassero i casi clamorosi passati (Pantani) e recenti (Fois), ecco l'ultimo allarme. L'ex campione del mondo Toom Boonen, vincitore dell'ultima Parigi-Roubaix e candidato alla maglia verde nel prossimo Tour de France è stato trovato positivo alla cocaina in un test di fine maggio. La notizia, trapelata dagli ambienti giudiziari belgi, ha trovato rapida conferma: "Un controllo fuori competizione il 26 maggio scorso, effettuato dal ministero della Comunità fiamminga, ha rivelato la presenza di un metabolita della cocaina", così il parquet di Turnoi. Che aggiunge: "Lunedì scorso sono state effettuate alcune perquisizioni a casa di alcuni parenti del corridore, a Postel(in merito all'indagine aperta dalla giustizia fiamminga, n.d.r.) ma hanno avuto tutte esito negativo. Tom Boonen non è stato arrestato, ma è stato interrogato". La vicenda è adesso nelle mani della giustizia belga: l'uso della cocaina è illegale in Belgio. Diversa la situazione dal punto di vista sportivo. La Comunità fiamminga che ha l'incarico di curare la politica antidoping nel nord del paese, non ha intenzione di aprire una procedura, trattandosi di un test fuori competizione non ricade nei regolamenti della Wada, che recentemente ha anche liberalizzato l'uso della cocaina, ricercata solo nei test in competizione. Dunque Boonen non rischia al momento alcuna sospensione sportiva. In ogni caso la Wada è stata ufficialmente informata. Per il futuro del corridore, atteso al via del prossimo Tour, bisognerà vedere come reagiranno gli organizzatori francesi che stanno facendo di tutto perchè nulla macchi con l'immagine del doping la prossima edizione della "grande boucle". Il controllo a sorpresa su Boonen si è svolto tre giorni prima della partenza del Giro del Belgio, ma circa il "vizietto" di Boonen era tempo che circolavano voci. Non solo. Il suo nome era comparso già in una vicenda di cocaina del dicembre scorso che aveva coinvolto il ciclocrossista Torm Vanoppen, anche lui controllato e trovato positivo alla stessa sostanza. Vanoppen, collega e amico di Boonen, aveva citato l'ex iridato come suo fornitore. Non sono questi i primi guai con la giustizia di Tom Boonen. Il belga si era visto ritirare l apatente di recente per aver violato in auto un limite di velocità, passando a 180 kmh in una strada che consentiva solo i 90 kmh. Tom Boonen rischia la sua partecipazione al Tour, dunque, ma anche che salti la trattativa per il contratto del prossimo anno. Dal momento che è incerto il futuro della Quick Step (lo sponsor), l'ex iridato sarebbe dovuto passare alla francese Boygues Telecom.
(sportpro.it)
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anche voi eravate a conocenza del "vizzietto"?
io no ma a leggere qua pare fosse di dominio pubblico

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 11/06/2008 alle 09:00
è Capodacqua.....


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 18/07/2008 alle 00:28
"Io la penso come Di Luca", cosi Riccardo Riccò mi apostrofò appena mi vide al tavolo della conferenza stampa, il giorno del riposo al Giro. Non reagii per rispetto dei colleghi. Ma capii molte cose. La solidarietà in certi casi puzza. Quella di Riccò aveva il pelo. Come la coscienza di chi mettendosi dietro l'immagine fin troppo forzata dell'aggressivo e dell'istintivo pensa di prendere in giro il mondo e farla franca. Riccò alludeva alla posizione del sulfureo abruzzese che, senza motivi che non fossero legati al fastidio di parlare con chi da anni lotta contro il doping (e perché mai se si ha la coscienza a posto?), aveva detto pubblicamente di non voler rispondere alle mie domande, anche le più banali. Dentro di me pensai: questo Riccò non va lontano.
Da quel giorno, dopo il secondo posto al Giro (dove con i tanti controlli "made in Uci" nessuno si è accorto di nulla) c'erano stati i trionfi nella tappa di Super Besse e, ancora più strabiliante, in quella di Bagneres di Bigorre, dove sull'Aspin ha letteralmente scherzato gli avversari salendo ai ritmi dei corridori dopati del Tour di due anni fa. Poi la prudenza nella frazione dell'Hautacam dove sembrava avere il freno a mano tirato: aveva i controllori sul collo. "Le gambe non erano quelle del giorno prima sull'Aspin", aveva spiegato. Ma la sua freschezza evidente era un segnale chiaro, che oggi si può leggere diversamente.

Positivo all'epo, nella crono di Cholet, positivo alla (relativamente) nuova C.E.R.A, la eritropoietina sintetica a lento rilascio che in teoria non si individua nei test normali, perché la quantità che viene rilasciata nelle urine non è sufficiente a far reagire lo strumento di controllo (immunoelettrofocousing). Ma questa volta le guardie sarebbero state, secondo quanto riferiscono le agenzie, più veloci dei ladri. E per l'ex "cobra" di Formigine che vede svanire d'improvviso tutti i sogni e le illusioni è addirittura l'arresto. La legge francese non fa sconti. Oltre al lungo interrogatorio fino a tarda notte. Sarà perseguito dalla giustizia francese per "uso e possesso di materiale nocivo", accusa che espone il corridore emiliano al rischio di una pena a due anni di reclusione e 3.750 Euro di ammenda. Lo ha detto nel corso di una conferenza stampa Antoine Leroy, procuratore della repubblica della città francese di Foix. Leroy ha spiegato che Riccò è in stato di fermo dalle 14 nella gendarmeria di Mirepoix, nel dipartimento pirenaico di Ariege, e domani dovrebbe essere trasferito in procura. Il ciclista della Saunier Duval è stato ascoltato solamente alle 17, dopo l'arrivo di un interprete. Secondo le agenzie di stampa avrebbe negato ogni addebito. E fino alle controanalisi (se verranno richieste dal corridore) va dato il beneficio del dubbio. Anche se molto difficilmente il secondo test può confutare il primo e, trattandosi di un atleta di vertice, è immaginabile che prima di dichiararlo positivo i tecnici del laboratorio abbiano valutato bene la questione.

Leroy ha poi fatto sapere che il pullman della squadra di Riccò, ritiratasi oggi spontaneamente dal Tour, è stato fermato da agenti di polizia attorno alle 17.30 Nel dipartimento di Ariege. Il procuratore della Repubblica francese ha inoltre precisato che l'agenzia antidoping transalpina ha notificato a Riccardo Riccò la presenza di "epo di terza generazione" nel test effettuato dopo la quarta tappa della "grande boucle". Leroy ha definito "nociva" la sostanza che ha causato la positività del corridore, ex astro nascente del ciclismo italiano. Una positività che potrebbe dare il colpo di grazia a tutto il ciclismo già colpito negli ultimi anni - in circostanze e misure differenti - dai casi di doping relativi a nomi di primissimo piano del pedale azzurro (Basso Di luca, Petacchi, ecc. ). L'hotel della Saunier Duval, a Ussat-les-Bains, è intanto stato perquisito. La società ha fatto sapere di aver sospeso ogni attività. "Abbiamo parlato con i dirigenti della Saunier Duval - dice, durissimo, il direttore del Tour de France, Christian Prudhomme - Ci sono due modi di vedere il loro addio, o sono responsabili o hanno ottenuto una confessione. Il futuro ce lo dirà". La voce che circola è che fra i 10 sotto tiro dell'Agenzia antidoping francese ci fossero anche altri nomi eccellenti della squadra italo - spagnola. "Non si possono mettere in dubbio tutte le vittorie, ma secondo me a Hautacam la superiorità di due corridori della Saunier Duval è stata eclatante", ha aggiunto Prudhomme, riferendosi probabilmente alla vittoria di Piepoli e al secondo posto di Cobo nella tappa pirenaica di lunedì. "Il nemico - conclude - è il doping. Non si può picchiare sul Tour che è un monumento della Francia, una virtù". Il Tour sopravvivrà anche a questa battaglia, perché ha imboccato, non senza qualche aspetto contraddittorio, la strada giusta.

Non si può picchiare - aggiungiamo - indiscriminatamente sul ciclismo, su questo ciclismo che fra mille contraddizioni sta mostrando in qualche modo di voler uscire dalla palude nella quale lo hanno cacciato dirigenti inetti e collusi, nazionali e internazionali. Uscire dal guado ha un prezzo. Cacciare mercanti e venditori dal tempio, come dice il Vangelo. Probabilmente la carriera di Riccò è finita qui. E' questo il segnale che deve passare. E' questo il messaggio da porgere alle nuove generazioni. Nel ciclismo non c'è più tolleranza. Non si passa se i controlli sono fatti nel modo giusto, come sta accadendo in Francia. Ed è chiaro che i controlli fatti dal ciclismo al suo interno funzionano poco. Ci vuole una struttura "terza", come in Francia, fuori dagli interessi economici. La fermezza costa cara in termini di immagine, ma è l'unica strada da percorrere per agguantare un minimo di credibilità. Tre casi in pochi giorni (Duenas ha confessato davanti ai poliziotti) tengono comunque alto l'allarme. I controlli a caso al Tour toccherebbero solo la parte emergente dell'iceberg, secondo Rasmus Damsgaard, uno dei massimi esperti antidoping danese: "Sono stati trovati positivi all'Epo tre corridori ma se fosse testato l'intero gruppo i valori fuori norma riguarderebbero tra il 10% e il 20% degli atleti. Mi amareggia fornire queste valutazioni ma soltanto la raccolta degli esiti di più controlli effettuati su ciascun corridore in gara, può fornire il quadro esatto del reale ricorso all'eritropoietina di terza generazione (Cera) per poter agire di conseguenza. I casi numericamente contenuti fanno sempre propendere per responsabilità di singoli elementi a fronte di un sistema radicato".

"Non abbiamo bisogno di vincere, facciamo una bella figura, facciamo spettacolo. Qui nessuno pretende niente", risponde Mauro Gianetti, direttore sportivo del team. Riccò, secondo il racconto dello stesso dirigente, aveva giurato ai vertici della squadra di non voler pedalare sulla scorciatoia del doping. "Anche quando abbiamo discusso con Riccardo del suo rinnovo di contratto gli ho detto che anche se non avesse vinto una corsa non sarebbe stato importante. Gli ho detto - ha raccontato Gianetti - di non fare cavolate e lui mi promise su sua madre che non avrebbe fatto nulla. C'era anche il suo procuratore quando disse questo, mi sono fidato".Strana storia, quella del "cobra". Ha stentato a passare fra i prof. I sospetti che già qualcosa non fosse nelle norme da dilettante circolavano nel plotone. Aveva valori di ematocrito alti (51% circa). La soluzione è venuta anch'essa dall'alto: una settimana presso i laboratori di Losanna sotto l'occhio dell'Uci, la federazione internazionale, ed ecco arrivare la certificazione di "ematocrito alto naturale". Un documento da rileggere interamente alla luce dei fatti recenti: possibile che in un laboratorio così sofisticato e all'avanguardia come quello di Losanna non si siano accorti di nulla? In una settimana di test cosa hanno fatto? Già, come hanno fatto ad inchiodarlo i francesi? "Riccò - è la tesi di Dario D'Ottavio, ex membro della Commissione di vigilanza sul doping e illustre collaboratore in passato proprio del laboratorio di Cahtenay Malabry, che ha smascherato i tre casi di epo fin qui rivelati (Beltran, Duenas e Riccò) - è stato sottoposto ad una serie di controlli ravvicinati (cinque, n.d.r.) in modo da raccogliere la quantità di urina sufficiente perché, una volta concentrata lo strumento potesse individuare la molecola dell'epo sintetica".

Non hanno fatto in tempo i soliti "chanteurs des gestes" a crogiolarsi nei soprannomi amichevoli e ammiccanti: "cobra", "furetto", "pantanino" e via dicendo; hanno dovuto subito fare i conti con la realtà. Sono come taluni i corridori: duri a capire che certe strategie non pagano e che alla fine la voce del plotone un fondo di ragione lo ha. Quasi sempre. Riccò era chiacchierato. Ma era troppo facile il paragone con Pantani solo perché quando scattava impugnava il manubrio sui corni bassi. E la corsa ai paragoni con il povero Pantani (la cui storia non è come la stanno mistificando da anni ormai media, tv, giornali, siti internet, blog e compagnia) si ferma, purtroppo ad una sola cosa in comune: lo stesso diabolico massaggiatore, già condannato per fatti di doping. E, come dice il proverbio: chi va con lo zoppo...

Per concludere la tappa: vittoria scontata di Cavendhish allo sprint. Ma conta più qualcosa?
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Livello Hugo Koblet




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  postato il 18/07/2008 alle 00:57
Originariamente inviato da sceriffo

"Io la penso come Di Luca", cosi Riccardo Riccò mi apostrofò appena mi vide al tavolo della conferenza stampa, il giorno del riposo al Giro. Non reagii per rispetto dei colleghi. Ma capii molte cose. La solidarietà in certi casi puzza. Quella di Riccò aveva il pelo. Come la coscienza di chi mettendosi dietro l'immagine fin troppo forzata dell'aggressivo e dell'istintivo pensa di prendere in giro il mondo e farla franca. Riccò alludeva alla posizione del sulfureo abruzzese che, senza motivi che non fossero legati al fastidio di parlare con chi da anni lotta contro il doping (e perché mai se si ha la coscienza a posto?), aveva detto pubblicamente di non voler rispondere alle mie domande, anche le più banali. Dentro di me pensai: questo Riccò non va lontano.
Da quel giorno, dopo il secondo posto al Giro (dove con i tanti controlli "made in Uci" nessuno si è accorto di nulla) c'erano stati i trionfi nella tappa di Super Besse e, ancora più strabiliante, in quella di Bagneres di Bigorre, dove sull'Aspin ha letteralmente scherzato gli avversari salendo ai ritmi dei corridori dopati del Tour di due anni fa. Poi la prudenza nella frazione dell'Hautacam dove sembrava avere il freno a mano tirato: aveva i controllori sul collo. "Le gambe non erano quelle del giorno prima sull'Aspin", aveva spiegato. Ma la sua freschezza evidente era un segnale chiaro, che oggi si può leggere diversamente.

Positivo all'epo, nella crono di Cholet, positivo alla (relativamente) nuova C.E.R.A, la eritropoietina sintetica a lento rilascio che in teoria non si individua nei test normali, perché la quantità che viene rilasciata nelle urine non è sufficiente a far reagire lo strumento di controllo (immunoelettrofocousing). Ma questa volta le guardie sarebbero state, secondo quanto riferiscono le agenzie, più veloci dei ladri. E per l'ex "cobra" di Formigine che vede svanire d'improvviso tutti i sogni e le illusioni è addirittura l'arresto. La legge francese non fa sconti. Oltre al lungo interrogatorio fino a tarda notte. Sarà perseguito dalla giustizia francese per "uso e possesso di materiale nocivo", accusa che espone il corridore emiliano al rischio di una pena a due anni di reclusione e 3.750 Euro di ammenda. Lo ha detto nel corso di una conferenza stampa Antoine Leroy, procuratore della repubblica della città francese di Foix. Leroy ha spiegato che Riccò è in stato di fermo dalle 14 nella gendarmeria di Mirepoix, nel dipartimento pirenaico di Ariege, e domani dovrebbe essere trasferito in procura. Il ciclista della Saunier Duval è stato ascoltato solamente alle 17, dopo l'arrivo di un interprete. Secondo le agenzie di stampa avrebbe negato ogni addebito. E fino alle controanalisi (se verranno richieste dal corridore) va dato il beneficio del dubbio. Anche se molto difficilmente il secondo test può confutare il primo e, trattandosi di un atleta di vertice, è immaginabile che prima di dichiararlo positivo i tecnici del laboratorio abbiano valutato bene la questione.

Leroy ha poi fatto sapere che il pullman della squadra di Riccò, ritiratasi oggi spontaneamente dal Tour, è stato fermato da agenti di polizia attorno alle 17.30 Nel dipartimento di Ariege. Il procuratore della Repubblica francese ha inoltre precisato che l'agenzia antidoping transalpina ha notificato a Riccardo Riccò la presenza di "epo di terza generazione" nel test effettuato dopo la quarta tappa della "grande boucle". Leroy ha definito "nociva" la sostanza che ha causato la positività del corridore, ex astro nascente del ciclismo italiano. Una positività che potrebbe dare il colpo di grazia a tutto il ciclismo già colpito negli ultimi anni - in circostanze e misure differenti - dai casi di doping relativi a nomi di primissimo piano del pedale azzurro (Basso Di luca, Petacchi, ecc. ). L'hotel della Saunier Duval, a Ussat-les-Bains, è intanto stato perquisito. La società ha fatto sapere di aver sospeso ogni attività. "Abbiamo parlato con i dirigenti della Saunier Duval - dice, durissimo, il direttore del Tour de France, Christian Prudhomme - Ci sono due modi di vedere il loro addio, o sono responsabili o hanno ottenuto una confessione. Il futuro ce lo dirà". La voce che circola è che fra i 10 sotto tiro dell'Agenzia antidoping francese ci fossero anche altri nomi eccellenti della squadra italo - spagnola. "Non si possono mettere in dubbio tutte le vittorie, ma secondo me a Hautacam la superiorità di due corridori della Saunier Duval è stata eclatante", ha aggiunto Prudhomme, riferendosi probabilmente alla vittoria di Piepoli e al secondo posto di Cobo nella tappa pirenaica di lunedì. "Il nemico - conclude - è il doping. Non si può picchiare sul Tour che è un monumento della Francia, una virtù". Il Tour sopravvivrà anche a questa battaglia, perché ha imboccato, non senza qualche aspetto contraddittorio, la strada giusta.

Non si può picchiare - aggiungiamo - indiscriminatamente sul ciclismo, su questo ciclismo che fra mille contraddizioni sta mostrando in qualche modo di voler uscire dalla palude nella quale lo hanno cacciato dirigenti inetti e collusi, nazionali e internazionali. Uscire dal guado ha un prezzo. Cacciare mercanti e venditori dal tempio, come dice il Vangelo. Probabilmente la carriera di Riccò è finita qui. E' questo il segnale che deve passare. E' questo il messaggio da porgere alle nuove generazioni. Nel ciclismo non c'è più tolleranza. Non si passa se i controlli sono fatti nel modo giusto, come sta accadendo in Francia. Ed è chiaro che i controlli fatti dal ciclismo al suo interno funzionano poco. Ci vuole una struttura "terza", come in Francia, fuori dagli interessi economici. La fermezza costa cara in termini di immagine, ma è l'unica strada da percorrere per agguantare un minimo di credibilità. Tre casi in pochi giorni (Duenas ha confessato davanti ai poliziotti) tengono comunque alto l'allarme. I controlli a caso al Tour toccherebbero solo la parte emergente dell'iceberg, secondo Rasmus Damsgaard, uno dei massimi esperti antidoping danese: "Sono stati trovati positivi all'Epo tre corridori ma se fosse testato l'intero gruppo i valori fuori norma riguarderebbero tra il 10% e il 20% degli atleti. Mi amareggia fornire queste valutazioni ma soltanto la raccolta degli esiti di più controlli effettuati su ciascun corridore in gara, può fornire il quadro esatto del reale ricorso all'eritropoietina di terza generazione (Cera) per poter agire di conseguenza. I casi numericamente contenuti fanno sempre propendere per responsabilità di singoli elementi a fronte di un sistema radicato".

"Non abbiamo bisogno di vincere, facciamo una bella figura, facciamo spettacolo. Qui nessuno pretende niente", risponde Mauro Gianetti, direttore sportivo del team. Riccò, secondo il racconto dello stesso dirigente, aveva giurato ai vertici della squadra di non voler pedalare sulla scorciatoia del doping. "Anche quando abbiamo discusso con Riccardo del suo rinnovo di contratto gli ho detto che anche se non avesse vinto una corsa non sarebbe stato importante. Gli ho detto - ha raccontato Gianetti - di non fare cavolate e lui mi promise su sua madre che non avrebbe fatto nulla. C'era anche il suo procuratore quando disse questo, mi sono fidato".Strana storia, quella del "cobra". Ha stentato a passare fra i prof. I sospetti che già qualcosa non fosse nelle norme da dilettante circolavano nel plotone. Aveva valori di ematocrito alti (51% circa). La soluzione è venuta anch'essa dall'alto: una settimana presso i laboratori di Losanna sotto l'occhio dell'Uci, la federazione internazionale, ed ecco arrivare la certificazione di "ematocrito alto naturale". Un documento da rileggere interamente alla luce dei fatti recenti: possibile che in un laboratorio così sofisticato e all'avanguardia come quello di Losanna non si siano accorti di nulla? In una settimana di test cosa hanno fatto? Già, come hanno fatto ad inchiodarlo i francesi? "Riccò - è la tesi di Dario D'Ottavio, ex membro della Commissione di vigilanza sul doping e illustre collaboratore in passato proprio del laboratorio di Cahtenay Malabry, che ha smascherato i tre casi di epo fin qui rivelati (Beltran, Duenas e Riccò) - è stato sottoposto ad una serie di controlli ravvicinati (cinque, n.d.r.) in modo da raccogliere la quantità di urina sufficiente perché, una volta concentrata lo strumento potesse individuare la molecola dell'epo sintetica".

Non hanno fatto in tempo i soliti "chanteurs des gestes" a crogiolarsi nei soprannomi amichevoli e ammiccanti: "cobra", "furetto", "pantanino" e via dicendo; hanno dovuto subito fare i conti con la realtà. Sono come taluni i corridori: duri a capire che certe strategie non pagano e che alla fine la voce del plotone un fondo di ragione lo ha. Quasi sempre. Riccò era chiacchierato. Ma era troppo facile il paragone con Pantani solo perché quando scattava impugnava il manubrio sui corni bassi. E la corsa ai paragoni con il povero Pantani (la cui storia non è come la stanno mistificando da anni ormai media, tv, giornali, siti internet, blog e compagnia) si ferma, purtroppo ad una sola cosa in comune: lo stesso diabolico massaggiatore, già condannato per fatti di doping. E, come dice il proverbio: chi va con lo zoppo...

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è chiaro che questo ci gode...prova dei veri e propri orgasmi in questi casi..
mi è meno chiaro l'attacco frontale al suo collega dello stesso giornale, gianni mura (furetto era il termine usato da mura)..probabilmente lo vuole fare fuori.

 

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  postato il 18/07/2008 alle 01:02
Originariamente inviato da sceriffo
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Mavà! Domani infatti il Tour non partirà. Direzione di corsa e squadre si siederanno intorno ad un tavolo e stileranno una lista di tutte le chiacchiere e i precedenti di ogni corridore ancora in gara. A quello che avrà meno note sul registro verrà consegnata la maglia gialla a Parigi.

 

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Under 23




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  postato il 18/07/2008 alle 01:04
Beh Capodacqua si è ritagliato la nicchia di "professionista dell'antidoping", occupa quella casella e fa il suo lavoro. Va detto però che un tempo era l'unico a dire certe cose, ricordo una volta che venne aggredito da Argentin in un "Processo alla tappa" mentre i pavidi alla Cannavò tacevano...adesso i moralizzatori sono tanti e deve comunque distinguersi.

 

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Livello Parigi-Tours




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  postato il 18/07/2008 alle 08:12
stavolta ha ragione.sto rivalutando capodacqua perchè è l'unico che ha il coraggio di dire la verità.purtroppo nel ciclismo è sempre esistito questo tacito lascia fare arrivando all'apice tra il 95 ed il 97.ora tutto viene trovato e questo è un ottimo segnale da parte dell'antidoping perchè vuol dire che ha recuperato tutta l'arretratezza che aveva.capodacqua (come me) aveva visto giusto.tutti sapevano di riccò delle sue pratiche anche quando era dilettante

 

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marco

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 18/07/2008 alle 09:27
Originariamente inviato da marcomln83

stavolta ha ragione.sto rivalutando capodacqua perchè è l'unico che ha il coraggio di dire la verità.purtroppo


Ma quale verità? Sono buoni tutti a sparare a zero su tutto il ciclismo, quali verità dice questo Capodacqua?


nel ciclismo è sempre esistito questo tacito lascia fare


Siamo precisi, nello SPORT


arrivando all'apice tra il 95 ed il 97.ora tutto viene trovato e questo è un ottimo segnale da parte dell'antidoping perchè vuol dire che ha recuperato tutta l'arretratezza che aveva.


Invece in altri sport, dei quali Capodacqua non parla, chissà perchè, l'antidoping è rimasto ai livelli dell'età della pietra.

Questo non interessa a questo simpatico "giornalista"?


capodacqua (come me) aveva visto giusto.tutti sapevano di riccò delle sue pratiche anche quando era dilettante


Certo, sparando a zero su TUTTI, prima o poi si becca quello giusto.

Vogliamo parlare un po' anche di Di Luca, assolto da periti SUPER-PARTES nominati dal CONI, e bollato come dopato da questa sottospecie di "giornalista"?

 

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  postato il 18/07/2008 alle 10:07
Su, ragazzi, questo non è giornalismo...

 

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