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Autore: Oggetto: Gazzetta dello Sport

Moderatore
Utente del mese Agosto 2009




Posts: 6025
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  postato il 23/02/2009 alle 00:27
Mi sembra che nessuno di noi stia obbligando qualcuno ad andare in Chiesa ad accendere un cero alla memoria di Cannavò, vorremmo solo evitare che si innescasse l'ennesima discussione relativa alla vicenda Pantani, e sappiamo bene che alla fine così andrà a finire.
Come è stato ricordato, questo è un 3D generico sulla Gazzetta dello Sport, per altri argomenti ci sono 3d specifici.

 

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Vorrei morire in bici, in un giorno di sole, dopo aver scalato una di quelle montagne che sembrano protendersi verso il cielo, mi adagerei sull'erba fresca senza rimpianti, attendendo con serenità il compiersi del mio tempo. Non importa se sarà ...oggi o tra cent'anni, avrò in ogni caso trovato il mio giorno perfetto.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 23/02/2009 alle 00:28
Originariamente inviato da Donchisciotte
Antonello 64 parla di articoli " a favore". Certo, quando la corte d'appello di Bologna annullò la sentenza di condanna a Pantani, la gazzetta di cannavò scrisse che quella di Forlì era una sentenza esagerata,da annullare, appunto, ma lo scrisse DOPO l'annullamento, non prima.


ad esser sincero, questa storia non me la ricordavo proprio.
Io parlavo soltanto di articoli o frasi all'interno di un articolo in cui lui stigmatizzava l'accanimento delle procure verso Pantani.

 

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"L'uomo da battere è Gianni Bugno, e quasi certamente non riusciremo a batterlo" (Greg Lemond, Stoccarda, 24 agosto 1991)

"Il rock è jazz ignorante" (Thelonious Monk)

 
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Livello Tour




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  postato il 23/02/2009 alle 01:05
Ho amato Marco come voi e piu' di voi.
Ho creduto in lui nonostante tanti lo attaccassero.
Ho provato a difendere l'indifendibile.
Ho provato a capire.
Ho sperato che il ciclismo potesse cambiare con la morte di Marco.
Ho sognato che qualcuno aprisse gli occhi.
Ho gioito trovando una gazzetta in giro per il mondo che mi facesse compagnia.
Anche con tre giorni di ritardo, sfogliarne le pagine che all'estero sono ancora piu' rosa che da noi, e' una gioia immensa.
Sono stato orgoglioso di essere italiano con la gazza in mano in qualsiasi
aeroporto del mondo.
Non ho amato Cannavo' ma ho apprezzato molte cose scritte da lui e fatte.

Penso che la morte di ogni uomo meriti rispetto ed almeno un secondo del vs prezioso tempo.

 
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Livello Gino Bartali




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  postato il 23/02/2009 alle 01:09
Originariamente inviato da Cascata del Toce

Quel che io mi sento di dire.. a tutti e ai tifosi del grande Pirata che hanno riaperto vecchie questioni.. è che un uomo è morto.. e che se c'è un cielo i due avranno modo di chiarisri e riabbracciarsi.. Un uomo è morto..e non servono adesso certe cose.. Di certo leggere la parola..infamare (dico a caso, senza manco sapere chi l'ha messa)in una situazione del genere lo ritengo brutto..anzi...mi schifa..

Io ho scritto infamare perchè è quello che sta succedendo
E di fronte alla morte non credo si possa accettare una situazione del genere, è morto un giornalista, non un dittatore

 

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Livello Rik Van Looy




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  postato il 23/02/2009 alle 01:25
Al povero Bulgarelli non hanno dedicato il minuto di silenzio però.
 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 23/02/2009 alle 10:44
Al di là della persona, su cui non posso dire molto, credo sia morto soprattutto un uomo di potere. Un giornalista, va bene, ma anche uno che ha tenuto in mano per vent'anni il timone dello sport italiano, che ha avuto la possibilità di fare delle scelte che in un modo o nell'altro hanno inciso profondamente sul corso della storia.
La Gazzetta di Cannavò aveva sicuramente molta più sostanza dell'attuale ed era fatta da uomini più solidi. Basti pensare che i suoi fedelissimi del ciclismo hanno fatto in seguito una carriera notevole. Penso a Zomegnan, prima vicedirettore e ora a capo del Giro. Ma anche a Bergonzi e Minoliti, che ora sono caporedattore centrale il primo e parte dell'ufficio centrale il secondo.
Non condivido invece la santificazione cui ho assistito nei giorni scorsi. Anche lui ha commesso a mio avviso dei grossi errori. Mi sta bene che si ricordi la sua dedizione al mestiere che faceva, non mi sta bene coprire col profumo del ricordo (citazione dotta da Guccini...) ogni suo sbaglio.
Vedete, dite di non parlare di Pantani, ma io non voglio parlare di Pantani in quanto tale. Però se vado a rileggere quelle cronache da Campiglio, mi chiedo: perché la Gazzetta sposò subito la tesi della colpevolezza, senza neppure chiedersi se potesse essere stato commesso un errore?
Derivò senz'altro da una scelta del suo direttore, di Cannavò, e io in questo ci vedo, sul piano squisitamente professionale, una mancanza di obiettività, da cui deriva la disillusione: se sei stato opaco in quell'occasione, in quanti altri casi, magari a me sconosciuti, lo sarai stato?

 

[Modificato il 23/02/2009 alle 11:58 by grilloparlante]


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 23/02/2009 alle 12:41
Originariamente inviato da Bartoli

Io ho scritto infamare perchè è quello che sta succedendo
E di fronte alla morte non credo si possa accettare una situazione del genere, è morto un giornalista, non un dittatore


no, non e' quello che sta succedendo, altrimenti quantomeno i post sarebbero stati cancellati.
Si e' discusso solo dell'opportunita' di certe riflessioni in corrispondenza di un evento, non del loro contenuto, che se e' infamante o meno lo e' oggi, domani, tra una settimana, a prescindere dal tempo che e' passato tra la morte di Cannavo' e il momento in cui un certo messaggio e' stato scritto.
Per chiedere scusa a coloro che hai tacciato di infamare, avrai comunque tempo.

 

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Anti-Zerbinegnan Club- Founder
Anti Armstrong number 1

Aumento delle cubature. Dei cimiteri

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 23/02/2009 alle 12:45
io mi chiedo (e vi chiedo),svestendo gli abiti di tifoso e indossando quelli di giornalista, che articolo avrei redatto in quel giorno incriminato.
di congetture se ne possono fare a migliaia su qualsiasi fatto che viene raccontato.per ipotizzarle bisognerebbe essere in possesso di dati oggettivi reali piu' che da personali supposizioni.
c'e' un ciclista che ha infiammato le folle e annientato gli avversari.
al penultimo giorno viene trovato, con i parametri di quella volta,oltre il limite ed escluso dal giro.
si proveniva dallo scandalo festina in cui in un primo momento tutti i protagonisti gridavano al complotto e la gente comune era dalla loro parte,salvo sapere succesivamente che tutto era vero.
Sempre meno di un anno prima l'intero gruppo al tour inscenava uno sciopero per solidarieta' per una squadra"perseguitata" dall'antidoping e dai sospetti.non appena varcata la frontiera francese le TVM,come ringraziamento per quell'attestato di fiducia, si volatizzava facendo cadere nel ridicolo il gruppo e tutto il movimento.
in quel momento storico si poteva rischiare di gridare al complotto per il caso Pantani?
secondo me no.
Con il tempo i dubbi sono maturati:camorra,coni,uci,ecc. ecc.,ma in diretta in quel giorno di giugno 1999, l'unica cosa di cui mi ricordo e' lo sconforto ed il dolore.
cosa avrei potuto scrivere il giorno dopo sul piu importante quotidiano sportivo nazionale nonche' organizzatore della corsa mutilata del grande campione?

 

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non li senti?...questo e' il mio mondo..devo andare.

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Livello Moreno Argentin




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  postato il 23/02/2009 alle 12:57
Sarebbe bastato gridare da una parte al tradimento e dall'altra andare a sentire le ragioni di Pantani e dei suoi. Qualora fosse emerso che il controllo era stato svolto in modo inappropriato, visto quanto Pantani rappresentava anche per la Gazzetta dello Sport, avrebbero potuto e dovuto montare un'inchiesta contro l'Uci che, con un controllo imperfetto, aveva appena mandato a morte il più grande patrimonio dello sport nazionale.
Un giornale deve giocare su tutti i fronti, non puoi negare il diritto di parola a un uomo dall'oggi al domani, togliendogli la fiducia illimitata che aveva fino al giorno prima.
Bastava lasciare spazio alle opinioni contrarie della Mercatone. Bastava non stigmatizzare come un frode gli esami ripetuti a Cesena sula via del ritorno a casa. Sarebbe stato ben diverso dal dire che Pantani ha tradito e non ammettere repliche.
Esempio: vedi quanto hanno fatto con lo schermidore positivo che ha gridato al complotto (non mi ricordo il nome). Sono andati a ripercorrere le ore incriminate, hanno fatto l'inchiesta e solo alla fine hanno appoggiato la positività.
Vedi quanto è successo con il salbutamolo di Volandri.
Non dico che avrebbero dovuto coprire: quello non si può chiedere a nessuno che sia soltanto un po' serio. Ma avrebbero dovuto capire. Come si intitolava la rubrica di Cannavò? Fatemi capire: bè, quel giorno rinunciarono a farlo. Il perché resta da capire.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 23/02/2009 alle 13:05
mah non so che dirti..la disillusione regnava sovrana in quei giorni.
e gli esami fatti sulla via del ritorno lo sapevano tutti che erano irrilevanti in quanto a far scendere l'ematocrito ci vuol poco.
dar peso alle dichiarazione dell'enturauge mercatone era rischioso,visto la panzana festina e tvm.
Cannavo' non ci credeva ed era padrone di farlo.non credo si possa biasimarlo piu di tanto visto il momento storico..ma e' una mia opinione.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 23/02/2009 alle 13:14
ot
ma barrylon, sei un giornalista??

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 23/02/2009 alle 13:16
no..cerco di essere obiettivo..non so se ci riesco

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 23/02/2009 alle 13:35
Originariamente inviato da barrylyndon

mah non so che dirti..la disillusione regnava sovrana in quei giorni.
e gli esami fatti sulla via del ritorno lo sapevano tutti che erano irrilevanti in quanto a far scendere l'ematocrito ci vuol poco.
dar peso alle dichiarazione dell'enturauge mercatone era rischioso,visto la panzana festina e tvm.
Cannavo' non ci credeva ed era padrone di farlo.non credo si possa biasimarlo piu di tanto visto il momento storico..ma e' una mia opinione.


Vedi Barry, quello che dici ha senso.
Qualsiasi giornalista, non strettamente legato a Pantani, in quel momento avrebbe gridato al tradimento e alla delusione.
Però poi la verità è venuta a galla, poco alla volta.
Intanto, è venuto fuori che ciò che diceva Cannavò sull'epo era una minchiata.
Avrebbe potuto evitare di girare il coltello nella piaga quando Pantani stava male. Non l'ha fatto.
Avrebbe potuto chiedere scusa, avrebbe potuto ritrattare sul 5 maggio. Non l'ha fatto, nemmeno dopo che Pantani è morto.

E' questo il punto cruciale: Cannavò non ha mai scritto un editoriale "scusate, su Pantani ho sbagliato". Molti giornalisti quando sbagliano lo ammettono, non c'è nulla di cui vergognarsi. Molti l'hanno fatto con Beckham al Milan, ad esempio.

Cannavò invece era bravissimo a scaricare gli errori su gli altri: gli ultimi suoi due editoriali che ho letto erano su Cassano e Van der Sar. Dicevano entrambi la stessa cosa: "Vi ricredete su di loro, adesso?" Come se lui ai tempi delle Cassanate o delle papere di Van der Sar non fosse lì a puntare l'indice (sul libro di Cassano tra l'altro c'è una gustosa parte su di lui visto che il ragazzo stava con la figlia di Cannavò).

La sua morte merita pietà ,mi mancherà la sua gazzetta (oddio, difficile far peggio dell'attuale), ma non mi mancherà certo lui come giornalista.

 

[Modificato il 23/02/2009 alle 13:44 by Subsonico]

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...E' il giudizio che c'indebolisce.

 
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Livello Rik Van Looy




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  postato il 23/02/2009 alle 13:42
Originariamente inviato da barrylyndon

no..cerco di essere obiettivo..non so se ci riesco

no non ci riesci!

 
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Livello Gianni Bugno




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  postato il 23/02/2009 alle 14:36
apprezzo la discussione che state facendo, perchè la cosa più ipocrita che si possa fare è quella di dire di un morto che in vita era perfetto acc. ecc. anche quando sai pensa decisamente il contrario....

sinceramente come giornalista non mi piaceva (non per pantani), ma come direttore ricordo con piacere la sua gazzetta anzi ad essere sincero ho imparato ad apprezzarlo dopo che la gazzetta è passata ad altra direttore ....

 

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oltre la cima

 
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Livello Marco Pantani
Utente del mese Febbraio 2009
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  postato il 23/02/2009 alle 15:29
Non si tratta di amicizia, è compito del giornalista, se ci sono diverse versioni, chiedersi se non ci sia un contenuto di verità anche in quella del perdente.
Del resto, quando si è andati ad approfondire,si sono viste parecchie incongruità ( non scelta della provetta, assenza delle persone tenute ad assistere al controllo, compreso l’ispettore UCI che era in corridoio, voci che giravano da prima ecc.).
Prima di gridare al tradimento si poteva vedere meglio.
Quando sono state cambiate le regole e l’ematocrito non era più sufficiente per la sospensione a tutela della salute si poteva magari dire: mah… fosse successo adesso Pantani finiva il Giro.
Non è l’amicizia a motivare l’approfondimento, è la deontologia del giornalista.
E dopo morto quando a porta a porta Velo e Pregnolato tentarono di parlare delle voci che giravano da prima, perché zittirli?
A Imola poteva aver abbassato l’ematocrito? Ma, come disse lo stesso Marco a Minà, poteva farlo anche a Campiglio.
Le cose certe sono che tutti sapevano che i controlli ci sarebbero stati quel giorno, Pantani, come tutti, sapeva come mettersi eventualmente a posto, poteva mangiare e rifiutare il controllo visto che i controllori arrivarono con due ore di ritardo, poteva rifiutare il controllo per le irregolarità formali: non l’ha fatto. Forse perché era sicurissimo di sé.
Se sei un giornalista te lo vuoi porre il problema?
C’è un rapporto della Guardia di Finanza di allora che parla , già allora, di sentori di controllo pilotato.
Forse la prudenza, il dubbio non sarebbero stati di troppo.
O forse c’era una partita più grossa in gioco?
E se pensi che Pantani sia un dopato che quel giorno aveva esagerato con le dosi per fare l’impresa ( sapendo dei controlli? A giro già vinto? Sapendo di essere nel mirino per le contestazioni alla campagna Coni?) perché l’anno dopo fai di tutto per avere quel mostro al Giro?
E come mai nel dossier di BS su Campiglio si dice chiaramente che Marco quella sera aveva deciso di far vincere Zaina ( tentare di far vincere) perché stufo delle accuse di cannibalismo?
E è certo che uno esagera con le dosi la sera prima e l’effetto si vede già la mattina dopo?
E se i valori erano sempre al limite ( come ha scritto un anno dopo la morte) perché fino al 4 giugno lo esalti come un dio in terra? Non l’aveva letto il rapporto Donati pubblicato dal suo stesso giornale? Tutto chiaro solo il 5 giugno?
Ripeto, rispetto assoluto per l’uomo che muore, ma la beatificazione, per piacere, no. Almeno qualche dubbio…



 

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Verità e giustizia per Marco Pantani: una battaglia di civiltà.

Arcana loggia per il ripristino della civiltà dell'ordalia.

IO NON L'HO VOTATO.

IO CORRO DOPATO COME TUTTI.

"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping.

Hypocrisy free.

CAREFUL WITH THAT AXE, EUGENIO.



 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 23/02/2009 alle 15:32
Era comunque una Gazzetta che tutelava i poteri forti.
Lo so che non è facile essere al di sopra dei sentimenti, ma facciamo un esempio: secondo voi le dieci pagine della Gazzetta su Cannavò le hanno fatte tutte dopo che è morto oppure erano già pronte da quando si è sentito male?
Nei giornali devono vivere sopra le emozioni e se Cannavò quel giorno cedette alla sua emotività, probabilmente non fu un buon direttore.
Avrebbe dovuto essere al di sopra, guardare dall'alto. Oppure fece quel che andava fatto.
Era arrivato il momento che il ciclismo la smettesse di prendersi tanto spazio e allora fu necessario, dal punto di vista di qualcuno più in alto di noi tutti, che le cose andassero a quel modo.
Siamo sempre lì: quando venne fuori che Ronaldo si aggiustava il ginocchio in Brasile con terapie geniche piuttosto vietate, ci volle un secondo perché la notizia sparisse dalle pagine rosa.
Se una cosa vuoi gestirla, puoi farlo. Altrimenti la usi per quel di cui hai bisogno...
Pantani fuori dal Giro per ematocrito alto si poteva gestire. La bordata doveva esserci, poi però poteva servire il controcanto. Quel controllo successivo? L'ematocrito lo abbassi, ma l'emoglobina del Panta era a posto. E allora io vado a controllare come e perché.
Pantani era un campione di cui lo sport italiano poteva fare a meno? Era uno da scaricare o conveniva tenerselo stretto?
Si poteva gestire, in modo che andasse al Tour senza il marchio della vergogna. Invece non gestirono nulla. Presero il masso, lo legarono alla corda, si fecero sul bordo della rupe e lo buttarono di sotto.
Eppure l'anno dopo, quando staccò Armstrong al Tour, Marco era diventato nuovamente Dio in terra. Ma se uno ti tradisce, poi non può più essere Dio in terra: e allora come la mettiamo?
No, a Campiglio la Gazzetta sbagliò oppure fece perfettamente il suo lavoro: dipende dai committenti e dai punti di vista. Il resto è retorica da funerale, che rispetto, ma da cui mi dissocio.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 23/02/2009 alle 17:31
Originariamente inviato da grilloparlante
Era arrivato il momento che il ciclismo la smettesse di prendersi tanto spazio e allora fu necessario, dal punto di vista di qualcuno più in alto di noi tutti, che le cose andassero a quel modo.


da questa frase se ne ricava che alla Gazzetta faceva schifo vendere svariate copie in più e contemporaneamente gli scocciava che il Giro d'Italia avesse ascolti record: inferiori ad una qualsiasi amichevole estiva di calcio ma pur sempre ascolti record per quanto riguarda il ciclismo.

 

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Livello Moreno Argentin




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  postato il 23/02/2009 alle 17:59
I giornali sono organi di informazione in mano a editori, che a loro volta curano i loro interessi.
Se vendere un mare di copie con il ciclismo significava venderne meno con il calcio e la formula uno, ad esempio, il ciclismo poteva essere sacrificato.
Se la Gazzetta era in mano ai padroni della Juventus - e mi pare che Romiti fosse giusto giusto l'amministratore delegato della Rcs - e la Juventus è tra i principali indagati di un processo per doping (l'inchiesta di Guariniello si aprì nel 1998, mentre Pantani vinceva il Giro e Zeman faceva le sue denunce), ecco che a dover scegliere tra Pantani che non porta una lira nelle casse e la Juventus il passo è breve e scontato...
Ripeto: se volevano la gestivano. Il fatto di averlo scaricato, il fatto che il giornale delle migliaia di copie col Panta gli abbia voltato le spalle sta a significare che quel giorno, in quei giorni Cannavò non ci capì nulla, oppure che così doveva fare.
Sempre secondo me, dietrologo professionista.

 
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Moderatore




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  postato il 23/02/2009 alle 18:40
Anch'io credo che Cannavò nel caso avesse tutto il diritto di agire come credeva. Anch'io mi chiedo che COSA avrei scritto io al suo posto. Anch'io mi ricordo di quanto io stesso fossi abbattuto, scoraggiato, incredulo. Di come mi sentissi tradito. Anch'io capisco che dopo i casi Festina & co credere al 'complotto' fosse difficile.
Tanto più che ancora oggi la vicenda non è chiara.
Certo, poteva agire diversamente DOPO. E in fondo il suo stile e la sua retorica non mi sono mai piaciute troppo.

Però alla fine è stato un buon giornalista, innamorato del ciclismo. E' stato un uomo di potere, anche, ma è stato un piccolo pezzo della storia di questo sport, e lo ricordo come un De Zan (padre) che negli ultimi tempi sbagliava, e spesso, e s'incarogniva a volte anche in modo fastidioso. Questo non toglie nulla al rispetto che comunque, Pantani o meno, s'è guadagnato nel tempo.

Su Cannavò non vorrei scrivere altro, è morto e si merita un buon saluto e senza polemiche. Non era un mostro, un dittatore (come scritto più su) o chissà cosa. Faceva il suo mestiere e -mi pare- con passione.
Poi possiamo stare a parlare di Pantani, e complotti più o meno probabili, e prendercela con tutti. Però..

 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 23/02/2009 alle 20:06
Mi sta bene, Desmo. Tutti hanno il diritto di riposare in pace. Tutti, anche chi negli anni dallo stesso Canavò è stato più volte spostato, svegliato, disturbato. Pace alla sua anima, ma pagherei per sentire cosa si diranno quei due quando saranno l'uno di fronte all'altro...
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 23/02/2009 alle 20:26
Originariamente inviato da 53.11

Originariamente inviato da barrylyndon

no..cerco di essere obiettivo..non so se ci riesco

no non ci riesci!


questioni di punti di vista.non sono il Padreterno.mi scuserai se non considero neppure te alla sua Altezza

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 23/02/2009 alle 20:40
Originariamente inviato da Subsonico

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mah non so che dirti..la disillusione regnava sovrana in quei giorni.
e gli esami fatti sulla via del ritorno lo sapevano tutti che erano irrilevanti in quanto a far scendere l'ematocrito ci vuol poco.
dar peso alle dichiarazione dell'enturauge mercatone era rischioso,visto la panzana festina e tvm.
Cannavo' non ci credeva ed era padrone di farlo.non credo si possa biasimarlo piu di tanto visto il momento storico..ma e' una mia opinione.


Vedi Barry, quello che dici ha senso.
Qualsiasi giornalista, non strettamente legato a Pantani, in quel momento avrebbe gridato al tradimento e alla delusione.
Però poi la verità è venuta a galla, poco alla volta.
Intanto, è venuto fuori che ciò che diceva Cannavò sull'epo era una minchiata.
Avrebbe potuto evitare di girare il coltello nella piaga quando Pantani stava male. Non l'ha fatto.
Avrebbe potuto chiedere scusa, avrebbe potuto ritrattare sul 5 maggio. Non l'ha fatto, nemmeno dopo che Pantani è morto.

E' questo il punto cruciale: Cannavò non ha mai scritto un editoriale "scusate, su Pantani ho sbagliato". Molti giornalisti quando sbagliano lo ammettono, non c'è nulla di cui vergognarsi. Molti l'hanno fatto con Beckham al Milan, ad esempio.

Cannavò invece era bravissimo a scaricare gli errori su gli altri: gli ultimi suoi due editoriali che ho letto erano su Cassano e Van der Sar. Dicevano entrambi la stessa cosa: "Vi ricredete su di loro, adesso?" Come se lui ai tempi delle Cassanate o delle papere di Van der Sar non fosse lì a puntare l'indice (sul libro di Cassano tra l'altro c'è una gustosa parte su di lui visto che il ragazzo stava con la figlia di Cannavò).

La sua morte merita pietà ,mi mancherà la sua gazzetta (oddio, difficile far peggio dell'attuale), ma non mi mancherà certo lui come giornalista.



il problema e' che Pantani dopo Madonna di Campiglio tour 2000 a parte,non e' stato mai piu'quel corridore che aveva avvicinato molta gente al ciclismo.
questo non e' un problema da poco.la gente comune,quella non tanto avezza a parole come ematocrito,rapporti e pedivelle ecc.ecc.istintivamente diceva "Pantani l'han beccato Pantani non vince piu'".
questo lo pensavano anche molti tifosi.inutile girarci intorno,se Pantani fosse ridiventato il pirata,in molti,giornalisti,addetti ai lavori,tifosi avrebbero cambiato atteggiamento su di lui ed avrebbero visto con altri occhi quello che successe a Campiglio.
E'un circolo vizioso dal quale e' difficile capire da dove comincino le debolezze di Marco e da dove la spietata intransigenza del mondo che lo circondava.
Per me Pantani rimane quello del Galibier..lo ricordero' sempre in quel volo.

 

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Livello Campionato di Zurigo




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  postato il 23/02/2009 alle 20:47
Originariamente inviato da antonello64

Originariamente inviato da pier70
Per favore Antonello, non scherziamo.
Se tu ricordi 5 o 6 articoli in tal senso, io ne ricordo 50 o 60 disgustosi, e irrispetosi della mote di Pantani:






complimenti per la memoria.
A parte questo, ho riletti gli articoli che tu dici e posso capire che, se alcuni articoli visti con occhi neutrali sembrano del tutto normali, visti con gli occhi del tifoso assumono invece tutt'altro aspetto.



Io ho documentato bene quello che ho detto, e se a te quegli aritcoli di cannavò, scritti nei giorni della morte di Pantani, ti sono sembrati neutrali, allora sì, anche bin laden in fondo è un moderato.

Quanto al tifoso, è una tua falsa etichetta atta solo a screditarmi, ma non ho postato niente in tal senso, ho semplicemente ricordato eventi e articoli, che tutti possono rileggere: non è certo un comportamento tipico del tifoso, tanto per puntualizzare.
Sai? Saresti andato bene d'accordo con cannavò.
saluti

 

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Credo di essere uscito di testa quando sono nato.
D'altronde, quando si nasce ci sono solo due possibilità: o si esce di testa, o si esce di piedi (se si esce, ovvio).

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 23/02/2009 alle 20:57
Originariamente inviato da grilloparlante

I giornali sono organi di informazione in mano a editori, che a loro volta curano i loro interessi.
Se vendere un mare di copie con il ciclismo significava venderne meno con il calcio e la formula uno, ad esempio, il ciclismo poteva essere sacrificato.


per quale motivo se si vendono più copie con il ciclismo, se ne sarebbero dovute vendere meno con il calcio e la Formula Uno?
Non credo fosse così difficile aumentare la tiratura del giornale oppure il suo numero di pagine (o anche togliere spazio a sport minori, che sulla Gazzetta ci sono sempre stati ma che ad esempio su Corriere dello Sport e Tuttosport trovano spazio solo nelle brevi).

Se la Gazzetta era in mano ai padroni della Juventus - e mi pare che Romiti fosse giusto giusto l'amministratore delegato della Rcs - e la Juventus è tra i principali indagati di un processo per doping (l'inchiesta di Guariniello si aprì nel 1998, mentre Pantani vinceva il Giro e Zeman faceva le sue denunce), ecco che a dover scegliere tra Pantani che non porta una lira nelle casse e la Juventus il passo è breve e scontato...


premesso che non riesco a capire perchè si debba scegliere tra due cose quando si possono avere entrambe senza problemi, se RCS avesse voluto togliere spazio al ciclismo sarebbe bastata una circolare di Cannavò con la quale avvisava i redattori che le pagine del ciclismo sarebbero state dimezzate: senza stare tanto a complicarsi la vita con chissà quali macchinazioni.

Ripeto: se volevano la gestivano. Il fatto di averlo scaricato, il fatto che il giornale delle migliaia di copie col Panta gli abbia voltato le spalle sta a significare che quel giorno, in quei giorni Cannavò non ci capì nulla, oppure che così doveva fare.
Sempre secondo me, dietrologo professionista.


beh, la smania giustizialista la Gazzetta l'ha sempre avuta.
Salvo poi ricredersi quanto la cosa gli si ritorceva contro: e difatti gli articoli pro-Pantani di cui parlavo in precedenza, guarda caso sono apparsi quando il Pirata tornò sulla cresta dell'onda col Giro 2003.
Coincidenza curiosa, no?

Anche alla Juve voltarono le spalle in maniera pesante quando vennero fuori le intercettazioni di Moggi, salvo ammoribidire i toni quando cominciarono ad arrivare le proteste dei tifosi bianconeri che minacciavano di non compare più la rosea.
Però, fatalmente, uno sport individuale non può competere con uno sport di squadra in quanto ad ultras.

 

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  postato il 23/02/2009 alle 21:19
(per Grillo: si, sta bene. Ma anche se succedesse una cosa simile, né tu né io saremmo lì ad assistere.. )

Per tutti: su, bimbi, state buoni..non c'è motivo di alzare i toni.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 23/02/2009 alle 21:52
Originariamente inviato da barrylyndon

il problema e' che Pantani dopo Madonna di Campiglio tour 2000 a parte,non e' stato mai piu'quel corridore che aveva avvicinato molta gente al ciclismo.
questo non e' un problema da poco.la gente comune,quella non tanto avezza a parole come ematocrito,rapporti e pedivelle ecc.ecc.istintivamente diceva "Pantani l'han beccato Pantani non vince piu'".
questo lo pensavano anche molti tifosi.inutile girarci intorno,se Pantani fosse ridiventato il pirata,in molti,giornalisti,addetti ai lavori,tifosi avrebbero cambiato atteggiamento su di lui ed avrebbero visto con altri occhi quello che successe a Campiglio.
E'un circolo vizioso dal quale e' difficile capire da dove comincino le debolezze di Marco e da dove la spietata intransigenza del mondo che lo circondava.
Per me Pantani rimane quello del Galibier..lo ricordero' sempre in quel volo.


Barry, mi stai dando ragione, sostenendo che Cannavò non parlava bene di Pantani quando non era più un idolo della folla: la descrizione di un opportunista, praticamente.

Poi ti faccio notare che hai la stessa mia cognizione della situazione di Pantani, solo che tu ragioni per condizione necessaria (partendo da Pantani), io per sufficente (partendo dal resto del mondo), visto che la storia c'insegna che gente come Polanski, che ha fatto cose ben più gravi di una positività per doping, può tornare a essere sè stessi se qualcuno lo aiuta (nel caso di Polanski, uno stato!)

 

[Modificato il 23/02/2009 alle 22:07 by Subsonico]

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...E' il giudizio che c'indebolisce.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 23/02/2009 alle 23:13
Originariamente inviato da barrylyndon

cosa avrei potuto scrivere il giorno dopo sul piu importante quotidiano sportivo nazionale nonche' organizzatore della corsa mutilata del grande campione?


Non è tanto il cosa, ma il come.
Cannavò a mio avviso è stato un ipocrita di monumentale caratura, ma concordo anche che la visione da mulino bianco di un Cannavò che doveva esprimere dubbi, supposizioni, ed evidenziare le incongruenze nell'articolo del 06 giugno è fuori luogo. Anche perchè tutti noi abbiamo dei legittimi sospetti che Pantani facesse come tutto il gruppo, seppur in modo più artigianale e meno scientifico.

Ciononostante hai diversi modi per esprimere le tue emozioni, in primo luogo con rispetto verso una persona con cui eri a tavola la sera prima: se parli di sangue avvelenato e di tradimento metti con le spalle al muro colui che non è un tuo nemico ma che descrivi come tale, esponendolo al pubblico ludibrio.

Facendo una metafora dei giorni nostri, relativamente al caso Englaro, ho letto certe espressioni, usate dal Papa, da pelle d'oca tanta era la delicatezza usata; e poi ho sentito il vomitevole Berlusconi dire che Eluana aveva un bell'aspetto e anche le mestruazioni.....modi differenti per esprimere lo stesso punto di vista, cioè la necessità di mantenerla in vita.

 

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  postato il 23/02/2009 alle 23:35
Originariamente inviato da barrylyndon

in quel momento storico si poteva rischiare di gridare al complotto per il caso Pantani?
secondo me no.


Eppure ci sono degli esempi che ti smentiscono in pieno. Per esempio il Corriere dello Sport diretto da Xavier Jacobelli sposò da subito e senza remore la tesi innocentista. Non so per quale motivo, se per convinzione o per qualche tipo di calcolo, ma la sposò. Quindi era possibile. Perché invece Cannavò, tra l'altro autoinvestitosi del ruolo di amico di Pantani, non lo fece? Perché fu così netto in una condanna senza appello?

Certo che se partiamo dal presupposto che non sapesse nulla e fosse caduto dalle nuvole, ci sta tutto quello che qui si è detto in sua difesa.
Se invece partiamo dal presupposto che (almeno qualcosa) sapesse, ecco che tutto brilla di una luce nuova, diversa.


(Piccola chiosa sulle cose dette in questo thread: credo che se si fossero attese 48 ore prima di dare la stura alla controsantificazione, non sarebbe risultata sminuita la portata dei concetti espressi. Avevo chiesto una "tregua", per evitare di intaccare la sensibilità di qualcuno, e la richiesta in quanto tale poteva essere accolta o meno; c'è chi l'ha fatto e chi no, questi ultimi si prendono [come sempre è stato] la responsabilità dei loro scritti, e con ciò preciso che sostenere che il thread andasse chiuso, o taluni interventi cancellati dai nostri moderatori, è un'eresia, perlomeno sulle pagine di questo sito. Facciamocene una ragione).

 

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  postato il 24/02/2009 alle 00:14
Se dobbiamo fare gli ingenui e dire sempre che tutto è lineare, limpido, privo di ombre, lo possiamo fare e pensare che siamo nel migliore dei mondi possibili.
Ma quanto dice Grilloparlante è semplicemente il nodo centrale.
Il calcio in quel momento era in un grosso casino e il Coni anche peggio. C'era Zeman, c'erano le analisi del parma con valori pari a quelli dei ciclisti prima del 1997 ( macchinette rotte, naturalmente), c'era lo scandalo dell'Acqua Acetosa e delle provette tutte distrutte ( imperizia dei tecnici, naturalmente), c'era il processo alla Juve che iniziava e c'era quello a Conconi e ai vertici del Coni per il doping di Stato ( tutti assolti per prescrizione, naturalmente).
Il Presidente del Coni si dimise.Erano al collasso.
Riesumarono Donati per salvarsi la faccia, lui ideò la campagna Io non rischio la salute alla quale non aderì alcuna federazione. Solo quella ciclistica che aveva un presidente politicamente allineato e coperto, anche se i ciclisti erano gli uni a fare già i controlli ematici.
Pantani contestò, a nome del gruppo, quella campagna e la campagna che doveva salvare la faccia a tutti, fallì. A quel punto serviva un capro espiatorio, un segnale fortissimo di cambiamento di rotta del Coni, naturalmente serviva un atleta popolarissimo ma dentro a uno sport poco potente.
Si salvava il Coni, si distoglieva l'attenzione dallo scandalo doping del calcio ( vuoi mettere il potere di chi ha la Juve e quello della mercatone uno?). Soldi, sponsor, grazie a Pantani e alla sua popolarità enorme,si spostavano sul ciclismo, stavano mutando i rapporti di forza nelle stanze del potere. Non stava bene a nessuno, non basta l'audience televisiva o il numero di copie vendute. Pantani viene immolato.
Quello che non avevano previsto è che lui non ci sarebbe stato a giocare tutti i giochi, che si sarebbe messo di traverso.
Il gioco era dare questo segnale forte ( becchiamo anche Pantani, senza paura), poi riaccoglierlo come il figliol prodigo, fargli dire qualche frase scema ( non so come è successo, ho sbagliato, non lo farò più, sarò doping free, anzi divento il testimonial dello sport pulito, del nuovo corso dello sport italiano),avrebbero ucciso il vitello grasso e si salvava la capra del potere sportivo che doveva salvare la faccia e i cavoli di Pantani che continuava a correre con l'aureola del testimonial del ciclismo pulito, a quel punto non più toccabile.
Solo che Pantani disse no, a Ceruti dopo Campiglio che gli proponeva questa via ( altrimenti sei finito) e c'è anche quella conversazione, la sera prima di Campiglio, con Cannavò in cui, come testimonia Borra nel dossier di BS, si parlò di questa cosa del testimonial e Pantani, sempre secondo i testimoni di allora sentiti da BS nel dossier e anche da Vicennati nel suo libro, uscì nervosissimo da quella conversazione. perché?
Pantani non ha fatto il figliol prodigo, si è spezzato ma non si è piegato. Fino alla morte ha chiesto la verità su Campiglio. Come dice Vicennati, c'è voluto più fegato a fare così, a chiedere cosa era successo davvero a Campiglio, portandosi quelle domande ossessive nella tomba.
Quindi non scherziamo, si stava giocando un gioco pesante, come tanti se ne sono giocati in Italia.
Quanto al fatto che non vincesse più, nel 2000, con una preparazione approssimativa e già cocainomane, fece un bel Tour, staccando Armstrong a Courchevel.
Poi la cocaina, la mancanza di allenamenti, la depressione hanno fatto il resto, non era più lui.
Poi, per puro spirito polemico, si può continuare a dire come Pangloss nel Candido: Tutto è bene, siamo nel migliore dei mondi possibili. ma allora suggerisco di leggersi Girard, per capire a che serve un capro espiatorio, a cosa serve ( al potere per mantenersi vivo, facendo finta di cambiare) e come debba essere necessariamente, precedentemente, molto amato.
In tutto cià cannavò c'entra, perché, come dice Grilloparlane, si stava giocando un gioco più grande di tutti noi e dello stesso Pantani.

 

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  postato il 24/02/2009 alle 00:27
Originariamente inviato da antonello64

per quale motivo se si vendono più copie con il ciclismo, se ne sarebbero dovute vendere meno con il calcio e la Formula Uno?
Non credo fosse così difficile aumentare la tiratura del giornale oppure il suo numero di pagine (o anche togliere spazio a sport minori, che sulla Gazzetta ci sono sempre stati ma che ad esempio su Corriere dello Sport e Tuttosport trovano spazio solo nelle brevi).


Non è questione di tiratura. Se è per questo potevano aumentare la tiratura del giornale anche mettendo donnine in topless in terza pagina, come i tabloid del Regno Unito.
È questione che la Juventus non navigava in buone acque, aveva molta stampa contro sul tema del doping ed era necessario distogliere i riflettori, visto che di lì a poco la società torinese sarebbe stata quotata in borsa, e sappiamo tutti molto bene che quando ti presenti in borsa lo devi fare nel tuo abito migliore, senza ombre a macchiare la tua immagine. (E sappiamo bene come una quotazione in borsa muova interessi enormi, molto al di sopra della tiratura di un giornale, che in effetti non è che vende meno copie se Pantani ha successo. Infatti il punto non è proprio la tiratura o lo spazio da dare al ciclismo).

Allo stesso tempo il CONI non cercò di rifarsi una verginità (dopo lo scandalo dell'Acqua Acetosa) approfondendo con un'inchiesta della sua Procura Antidoping i fatti imputati alla Juventus (perché?), ma scelse la scorciatoia della guerra al doping nel ciclismo, coi buoni uffici della FCI di Ceruti, e contro uno sport su cui dopo lo scandalo Festina era facile sparare ad alzo uomo. Pantani si era messo di traverso a questo meccanismo, perché se un uomo della sua popolarità avesse demistificato le campagne del CONI (Io non rischio la salute) la gente l'avrebbe seguito, e questo non poteva essere permesso.


premesso che non riesco a capire perchè si debba scegliere tra due cose quando si possono avere entrambe senza problemi, se RCS avesse voluto togliere spazio al ciclismo sarebbe bastata una circolare di Cannavò con la quale avvisava i redattori che le pagine del ciclismo sarebbero state dimezzate: senza stare tanto a complicarsi la vita con chissà quali macchinazioni.


Non c'era solo la Gazzetta, diciamo che la macchinazione comprendeva vari soggetti, interessi paralleli che si compenetrarono e portarono avanti il disegno. I complici di questo disegno sono tutti rimasti intoccati, anzi si nega il disegno stesso nella misura in cui sin dal primo momento, e poi anche dinanzi a coincidenze troppo clamorose per non essere approfondite giornalisticamente, si è messa la sordina a ogni voce dissonante dalla crocifissione della pecora nera (o smarrita, a seconda degli articoli). A titolo esemplificativo, il caso di Porta a Porta, con Velo zittito con cattiveria da Cannavò proprio quando stava adombrando questi fatti, mi pare eloquente di ciò che si poteva o non poteva dire. Solo successivamente alcune di queste coincidenze (ma sono solo una piccola parte di esse, ve lo garantisco) vennero alla ribalta, tra un libro di Brunel e una fiction televisiva che aveva cambiato il vento riguardo alla figura popolare di Pantani.


Anche alla Juve voltarono le spalle in maniera pesante quando vennero fuori le intercettazioni di Moggi, salvo ammoribidire i toni quando cominciarono ad arrivare le proteste dei tifosi bianconeri che minacciavano di non compare più la rosea.


Attenzione: non si può compromettere gratuitamente la credibilità di un giornale, a che pro lo si farebbe? Secondo te la Gazzetta avrebbe dovuto essere meno che dura nel condannare la squadra del Capo di fronte a uno scandalo conclamato (il più grande della storia dello sport italiano, e forse non solo) su cui gli altri giornali si apprestavano a pasteggiare?

Invece io salvaguardo platealmente (e senza perderci niente) la mia credibilità, in modo da poter continuare a esercitare la mia influenza al riparo da accuse di partigianerie.

(Grilloparlante, in questo caso secondo me è sbagliato parlare di dietrologia. Dire certe cose equivale ad essere "avantologi", cioè si fa un passo avanti nell'interpretazione degli eventi, anziché fermarsi a quel che pare a prima vista).

 

[Modificato il 24/02/2009 alle 00:32 by Admin]

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  postato il 24/02/2009 alle 00:29
(Giuro che non mi ero messo d'accordo con Donchisciotte).

 

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Livello Marco Pantani
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  postato il 24/02/2009 alle 00:34
No, infatti.
Comunque il quotidiano era Tuttosport che strillò in prima pagina : E' innocente.
Diretto da Jacobelli, sì.
Il corriere dello sport, con Sergio Rizzo, ha fatto concorrenza a Capodacqua.
Quanto alla controsantificazione, io avrei anche aspettato Admin ( quando stava male non ho detto nulla), ma poi sentendo la televisione mi è parso giusto che ci fosse contraddittorio.

 

[Modificato il 24/02/2009 alle 00:37 by Donchisciotte]

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  postato il 24/02/2009 alle 00:51
mi piace pensare che ora Pantani sappia la verità su Campiglio direttamente da chi è stato così ipocrita ed opportunista da portarsela nella tomba
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/02/2009 alle 01:09
Originariamente inviato da Donchisciotte
Il calcio in quel momento era in un grosso casino


ma quale casino!
Se dici queste cose vuol dire che la tua conoscenza del calcio è prossima allo zero.
Il calcio da sempre convive con la cronaca nera, e periodicamente ha dovuto affrontare scandali arbitrali, partite truccate, bilanci fasulli, passaporti falsi e chi più ne ha più ne metta, e non ne è mai stato intaccato più di tanto: e secondo te basterebbe una semplice storia di doping per metterlo nei guai?
Non esiste.

 

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  postato il 24/02/2009 alle 01:33
Originariamente inviato da grilloparlante

Al di là della persona, su cui non posso dire molto, credo sia morto soprattutto un uomo di potere. Un giornalista, va bene, ma anche uno che ha tenuto in mano per vent'anni il timone dello sport italiano, che ha avuto la possibilità di fare delle scelte che in un modo o nell'altro hanno inciso profondamente sul corso della storia.
La Gazzetta di Cannavò aveva sicuramente molta più sostanza dell'attuale ed era fatta da uomini più solidi. Basti pensare che i suoi fedelissimi del ciclismo hanno fatto in seguito una carriera notevole. Penso a Zomegnan, prima vicedirettore e ora a capo del Giro. Ma anche a Bergonzi e Minoliti, che ora sono caporedattore centrale il primo e parte dell'ufficio centrale il secondo.
Non condivido invece la santificazione cui ho assistito nei giorni scorsi. Anche lui ha commesso a mio avviso dei grossi errori. Mi sta bene che si ricordi la sua dedizione al mestiere che faceva, non mi sta bene coprire col profumo del ricordo (citazione dotta da Guccini...) ogni suo sbaglio.
Vedete, dite di non parlare di Pantani, ma io non voglio parlare di Pantani in quanto tale. Però se vado a rileggere quelle cronache da Campiglio, mi chiedo: perché la Gazzetta sposò subito la tesi della colpevolezza, senza neppure chiedersi se potesse essere stato commesso un errore?
Derivò senz'altro da una scelta del suo direttore, di Cannavò, e io in questo ci vedo, sul piano squisitamente professionale, una mancanza di obiettività, da cui deriva la disillusione: se sei stato opaco in quell'occasione, in quanti altri casi, magari a me sconosciuti, lo sarai stato?


quoto parola per parola caro Grilloparlante, bisogna basarsi sui fatti, non sulle chiacchiere.

E i fatti dicono che Cannavò a Campiglio (e dopo) ha agito per partito preso, un partito politico di quelli pesanti, per cui al diavolo il bene del ciclismo e via, montiamo alla svelta sul carro dei più forti.


 

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D'altronde, quando si nasce ci sono solo due possibilità: o si esce di testa, o si esce di piedi (se si esce, ovvio).

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/02/2009 alle 02:00
Originariamente inviato da Admin
È questione che la Juventus non navigava in buone acque, aveva molta stampa contro sul tema del doping ed era necessario distogliere i riflettori, visto che di lì a poco la società torinese sarebbe stata quotata in borsa, e sappiamo tutti molto bene che quando ti presenti in borsa lo devi fare nel tuo abito migliore, senza ombre a macchiare la tua immagine. (E sappiamo bene come una quotazione in borsa muova interessi enormi, molto al di sopra della tiratura di un giornale, che in effetti non è che vende meno copie se Pantani ha successo. Infatti il punto non è proprio la tiratura o lo spazio da dare al ciclismo).



Da quel che mi ricordo io, in quel periodo la Juve era molto ma molto più malvista per come aveva scippato lo scudetto all'Inter l'anno precedente, che per le storie di doping.
La stampa contro? e quale? non certo Gazzetta e Corriere della Sera che sono i giornali del padrone, non certo i giornali torinesi che se gli togli la Juve possono chiuder baracca anche domani: rimangono i giornali romani che storicamente attaccavano la Juve anche se vedevano un arbitro andare in giro con una macchina FIAT, e quindi non sono certo il massimo della credibilità.
Quindi?

Per inciso la Juve fu quotata in borsa a fine 2001, quindi le vicende del 1999 non potevano minimamente influire sull'esito della quotazione: per chi conosce un pò il mercato azionario sa che due anni e mezzo sono un tempo biblico.



Non c'era solo la Gazzetta, diciamo che la macchinazione comprendeva vari soggetti, interessi paralleli che si compenetrarono e portarono avanti il disegno. I complici di questo disegno sono tutti rimasti intoccati, anzi si nega il disegno stesso nella misura in cui sin dal primo momento, e poi anche dinanzi a coincidenze troppo clamorose per non essere approfondite giornalisticamente, si è messa la sordina a ogni voce dissonante dalla crocifissione della pecora nera (o smarrita, a seconda degli articoli). A titolo esemplificativo, il caso di Porta a Porta, con Velo zittito con cattiveria da Cannavò proprio quando stava adombrando questi fatti, mi pare eloquente di ciò che si poteva o non poteva dire. Solo successivamente alcune di queste coincidenze (ma sono solo una piccola parte di esse, ve lo garantisco) vennero alla ribalta, tra un libro di Brunel e una fiction televisiva che aveva cambiato il vento riguardo alla figura popolare di Pantani.


beh, Cannavò sarà stato scorretto, ma di certo non era cretino: non esiste che il direttore del giornale organizzatore possa prendersela contro chi effettua i controlli al Giro.
Sarebbe come darsi la zappa sui piedi, come voler sostenere che la sua creatura (e quindi il suo capitale) non è altro che una grossa buffonata con credibilità pari a zero.
Può piacere o no, ma in questi casi la strada del direttore della Gazzetta è obbligata (anche se magari quello che scrive è tutto il contrario della verità), ovverossia botte all'atleta e basta.
Pretendere l'imparzialità dal direttore Gazzetta nelle vicende riguardanti il Giro, sarebbe come pretendere un arbitraggio imparziale il giorno in cui il derby di Milano dovesse venire arbitrato da Adriano Galliani


Attenzione: non si può compromettere gratuitamente la credibilità di un giornale, a che pro lo si farebbe? Secondo te la Gazzetta avrebbe dovuto essere meno che dura nel condannare la squadra del Capo di fronte a uno scandalo conclamato (il più grande della storia dello sport italiano, e forse non solo) su cui gli altri giornali si apprestavano a pasteggiare?


beh, Tuttosport lo ha fatto: quando la Gazzetta invocava pene esemplari verso tutti, il quotidiano di Torino era molto più morbido verso Moggi e Giraudo.
La credibilità, in un panorama in cui la stampa è quasi tutta schierata da una parte o dall'altra, è una qualità che conta molto ma molto meno delle eventuali voci di bilancio.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/02/2009 alle 02:10
Originariamente inviato da pier70
E i fatti dicono che Cannavò a Campiglio (e dopo) ha agito per partito preso, un partito politico di quelli pesanti, per cui al diavolo il bene del ciclismo e via, montiamo alla svelta sul carro dei più forti.


scusa Pier, ma se anche avesse voluto, quale altra scelta poteva fare Cannavò in quella situazione?
Tu davvero credi che, messo di fronte al dilemma se gettar fango su un corridore o gettar fango sul Giro d'Italia, un direttore della Gazzetta possa decidere liberamente?

 

[Modificato il 24/02/2009 alle 02:14 by antonello64]

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Livello Moreno Argentin




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  postato il 24/02/2009 alle 07:17
Scusa l'intromissione, Antonello, te la do io la risposta e poi esco da questo thread: cosa avrebbe potuto fare? Dare anche al "criminale" la possibilità di avere una difesa d'ufficio. Non fu concessa, néallora né mai in seguito. Questo non fu professionismo dell'informazione, fu giustizialismo.
Quanto a chi faceva i controlli al Giro, cioè l'Uci, ti dirò che non sartebbe stato un grosso problema metterseli contro. A quanto mi risulta, non sono mai stati amici. A presto

 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 24/02/2009 alle 07:56
Ma infatti, ma Antonè, ma di cosa stiamo parlando?!
Mò vorresti farci credere che gli articoli di Cannavò son sempre stati giustificati, pure quelli dopo la morte di Marco?
Eddai sù, rileggiti per intero l'ultimo post di donchisciotte, non rispondere quotando solo alla parte leggermente più ambigua.
Costa caro, ma ogni tanto di fronte al buon senso si può abbozzare un: "in effetti mi son sbagliato".

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/02/2009 alle 09:10
Originariamente inviato da grilloparlante

Scusa l'intromissione, Antonello, te la do io la risposta e poi esco da questo thread: cosa avrebbe potuto fare? Dare anche al "criminale" la possibilità di avere una difesa d'ufficio. Non fu concessa, néallora né mai in seguito. Questo non fu professionismo dell'informazione, fu giustizialismo.
Quanto a chi faceva i controlli al Giro, cioè l'Uci, ti dirò che non sartebbe stato un grosso problema metterseli contro. A quanto mi risulta, non sono mai stati amici. A presto


ma infatti nessuno dice che il suo fu un atteggiamento da professionista dell'informazione: fu un atteggiamento da direttore Gazzetta, ovvero un personaggio che nella vicenda era sicuramente di parte e che anche se avesse voluto non avrebbe potuto agire altrimenti.
Gettare discredito sui controllori UCI significava gettare discredito sul Giro stesso, che avrebbe perso tutta la sua credibilità, indipendentemente dal fatto se RCS e UCI fossero amici o meno.

 

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  postato il 24/02/2009 alle 10:44
Non c’è peggior sordo…
Ho detto: scandali doping nel calcio+ processo Conconi con coinvolgimeto dei vertici Coni.
Non capisco nulla di calcio ma non vivo sul pianeta Papalla, il calcio non convive per niente bene con gli scandali che ne mettono in discussione la credibilità.
Un conto è che un tifoso dica: quella squadra ruba, un altro è che esca fuori che i campionati sono falsati da tutto.
Infatti il calcio si difende. Calciopoli diventa Moggiopoli, i calciatori nel processo alla Juve sono testimoni e non imputati, le sentenze sono le più miti possibili, nessuno calca la mano su calciatori che rifiutano il controllo ematico o si filmano con flebo al braccio ( allora non era doping, con la legge del 2000 lo sarebbe, ma anche per Campiglio, allora, non era doping).
Negli articoli delle partite non si parla di doping, gli articoli sono a parte.
Si difendono Antonello, non è vero che convivono benissimo, convivono attenuando, pure quando i tifosi si ammazzano, fanno finta di prendere grandi misure poi non fanno nulla.
Poi se si vuole continuare a non vedere, si può fare, Antonello, che problema c’è?
E, comunque, è vero che i controlli furono dell'Uci ma se qualcosa è successo tutto nasce in Italia.del resto qualcuno ha detto niente sulle macchinette tarate a cavolo?

 

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Verità e giustizia per Marco Pantani: una battaglia di civiltà.

Arcana loggia per il ripristino della civiltà dell'ordalia.

IO NON L'HO VOTATO.

IO CORRO DOPATO COME TUTTI.

"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping.

Hypocrisy free.

CAREFUL WITH THAT AXE, EUGENIO.



 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 24/02/2009 alle 12:11
Io volevo uscirne, ma mi ci tirate per i capelli...
Ho letto una frase così: "Tu davvero credi che, messo di fronte al dilemma se gettar fango su un corridore o gettar fango sul Giro d'Italia, un direttore della Gazzetta possa decidere liberamente?".

E allora te la rigiro io la domanda: tu davvero credi che messo davanti al dilemma se gettar fango sul corridore che da quattro anni dava grandezza al Giro d'Italia e al ciclismo in genere o fare chiarezza su quei controlli dell'Uci a dir poco fumosi, ben sapendo delle voci che da giorni giravano su quelle centrifughe, un direttore della Gazzetta non avrebbe potuto decidere liberamente di tutelare proprio il Giro d'Italia e l'uomo che lo stava rendendo grande?

Tu credi che se la Gazzetta avesse avuto a cuore davvero il Giro d'Italia non avrebbe dovuto provare quantomeno a capire se quel giorno si era svolto tutto nelle regole?
Ma è possibile che quel dossier fatto da Bicisport non fossero capaci di farlo i vari Zomegnan e Bergonzi?
Certo che potevano, quella è gente con gli attributi, ma gli fu messo il bavaglio. L'ordine di scuderia fu di mollare Pantani e niente mi toglie dalla testa che dietro a quella strategia ci fosse una regia che del Giro e di Pantani se ne sbatteva allegramente.
Ragazzi, hanno difeso Basso e il suo cagnolino dal nome cangiante: se avessero voluto avrebbero potuto gestire anche quel giorno, nel rispetto del Giro, dell'umanità di Pantani e della gente a casa e sulle strade che non riusciva a smettere di piangere.

Perciò mi rifaccio la tua domanda e la rispondo: "Tu davvero credi che, messo di fronte al dilemma se gettar fango su un corridore o gettar fango sul Giro d'Italia, un direttore della Gazzetta possa decidere liberamente?".

Mandare via Pantani nella vergogna, questo sì ha significato gettare fango sul Giro d'Italia. Cercare di capire se fosse tutto chiaro avrebbe dato anche a quell'allontanamento una credibilità superiore. Il non voler scavare è servito a infangare il nome di Pantani, quello della Gazzetta, quello del suo direttore e a scrivere l'ultimo epitaffio per il ciclismo.
Se un direttore della Gazzetta non si è reso conto di tutto questo, quel giorno non è stato all'altezza del suo compito. Mi piace quello che dice Calabrese oggi a proposito del Giro, di quando Cannavò lo invitava a seguirlo. e lui dice che preferiva mandare avanti Candido, mentre lui, restando in redazione, avrebbe potuto essere presente in modo migliore sulla costruzione del giornale.
Forse Cannavò a Campiglio ha preso la mazzata come tutti noi e non è stato capace di essere obiettivo. Nulla toglie però che avrebbe potuto esserlo in seguito. Ma non lo fu. E questa per me resta una macchia indelebile sui suoi bellissimi 19 anni in Gazzetta. Questa e la debolezza di fronte alle balbettanti scuse dei calciatori della Juventus in tribunale, che se fossero stati tanti piccoli ciclisti li avrebbe infilati nel girarrosto e fatti girare per mesi.
Tempo fa, non ricordo dove, lo vidi piangere per Pantani, forse era una trasmissione dello scorso anno intorno al 14 febbraio. Bè, pensai, quelle lacrime pesano come macigni. Se fosse rimorso, ormai starà a lui dirlo a Marco. Si troveranno su qualche cima innevata e forse la verità verrà fuori. Anche se noi probabilmente non la sapremo mai...

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 24/02/2009 alle 13:47
grilloparlante: servirebbe una standing ovation
Adesso chi vuol capire...
Anzi, ti voto come utente del mese per questo post.
P.S.:Bergonzi, infatti, l'articolo che ho postato sopra, lo pubblicò su Bicisport, non certo sulla gazzetta.

 

[Modificato il 24/02/2009 alle 13:49 by Donchisciotte]

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/02/2009 alle 14:04
Originariamente inviato da Donchisciotte

Non capisco nulla di calcio ma non vivo sul pianeta Papalla, il calcio non convive per niente bene con gli scandali che ne mettono in discussione la credibilità.


negli ultimi 10 anni il calcio ha affrontato almeno una dozzina di scandali che ne hanno messo in discussione la credibilità: quello dell'Acquacetosa e il processo doping alla Juve probabilmente sono stati i più insignificanti del lotto.

Un conto è che un tifoso dica: quella squadra ruba, un altro è che esca fuori che i campionati sono falsati da tutto.


se si vuol parlare di cose che falsano i campionati c'è solo l'imbarazzo della scelta: dagli errori arbitrali, alla giustizia sportiva, ai bilanci taroccati, ai passaporti falsi, ai TAR tifosi.
Anche qui l'argomento doping è l'ultimo della fila.

Infatti il calcio si difende. Calciopoli diventa Moggiopoli, i calciatori nel processo alla Juve sono testimoni e non imputati,
le sentenze sono le più miti possibili, nessuno calca la mano su calciatori che rifiutano il controllo ematico o si filmano con flebo al braccio ( allora non era doping, con la legge del 2000 lo sarebbe, ma anche per Campiglio, allora, non era doping).
Negli articoli delle partite non si parla di doping, gli articoli sono a parte.


perchè del doping nel calcio non frega niente a nessuno.
Il calcio ha problemi ben più gravi che non il doping: penso che tutti gli addetti ai lavori calcistici ci metterebbero la firma ad avere anche il doppio dei problemi di doping che ha il ciclismo e basta.
Comunque, l'ho già detto più volte, se si vuole evitare di parlare sempre di doping nel ciclismo (per chi pensa che il doping sia il problema numero uno del mondo sportivo) basta organizzare una bella scazzotata tra tifosi, magari qualche oggetto lanciato in testa ai corridori, qualche scorretteza in corsa o qualche decisione assurda dei giudici di gara, e sicuramente il problema del doping verrà fatto passare sotto silenzio.

Si difendono Antonello, non è vero che convivono benissimo, convivono attenuando, pure quando i tifosi si ammazzano, fanno finta di prendere grandi misure poi non fanno nulla.
Poi se si vuole continuare a non vedere, si può fare, Antonello, che problema c’è?


i problemi ci sono (e sono tanti), si vedono e se ne parla: però nonostante tutto la gente allo stadio continua ad andarci, gli abbonamenti alle pay-tv crescono, gli indici di ascolto son sempre ottimi.
E' evidente che al tifoso calcistico importa assai poco di determinati concetti.
Ma anche il ciclismo, nonostante tutto quello che si dice, in fin dei conti ha poco da lamentarsi: le gente sulle strade c'è sempre (e se è vero che non si paga il biglietto, è altrettanto vero che farsi un'intera giornata in strada, magari sotto l'acqua, per vedere uno spettacolo che dura pochi secondi, è roba da fachiri o quasi) e gli ascolti sono sempre più che buoni

 

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"L'uomo da battere è Gianni Bugno, e quasi certamente non riusciremo a batterlo" (Greg Lemond, Stoccarda, 24 agosto 1991)

"Il rock è jazz ignorante" (Thelonious Monk)

 
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