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Autore: Oggetto: Scrivere in italiano corretto

Livello Greg Lemond
Utente del mese Gennaio 2009
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  postato il 07/08/2008 alle 14:14
Apro questa "serie di messaggi" (voi lo dite in inglese, ma per me essa è una lingua straniera), come suggeritomi da M.40%, con un copia-incolla dall'Accademia della crusca.
Faccio questo perché secondo me il forum rappresenta un'occasione preziosa per divertirsi ed imparare. Chiunque vorrà scrivere per ... sarà il benvenuto.

***

Molti utenti ci hanno scritto ponendo quesiti precisi riguardo all'accento: quando va segnalato nella scrittura? e dove va posto, parlando, su alcune parole 'dubbie'? Questa scheda, con l'ausilio de "Il Salvaitaliano", di Valeria della Valle e Giuseppe Patota (Milano, Sperling & Kupfer Editori, 2000) cercherà di risolvere più dubbi possibile.


USO DELL'ACCENTO

Quando ci vuole e quando no

Quando si parla, l'accento si fa sentire in tutte le parole, perché tutte lo hanno, tranne rarissime eccezioni. Quando si scrive, non sempre c'è bisogno di segnare l'accento, anzi: i casi in cui è obbligatorio indicarlo sono pochi. Noi, desiderosi di cavarvi da ogni impiccio, ve li indichiamo tutti. Nello scritto, l'accento va segnato:

nelle parole tronche (cioè accentate alla fine) con più di una sillaba: La servitù emigrò in Perù;
nelle seguenti parole formate da una sola sillaba: dà, dì, è, là, lì, né, sé, sì, tè, ciò, già, giù, più, può, scià. Ma attenzione: le prime nove parole diquesta lista hanno dei corrispettivi che vanno scritti senza accento. In particolare,
l'accento va messo su... l'accento non va messo su...
dà (verbo dare): Mi dà fastidio da (preposizione): Vengo da Bari
dì (il giorno): La sera del dì di festa di (preposizione): È amico di Marco
è (verbo essere): È stanca e (congiunzione): coltelli e forchette
là (avverbio di luogo): vai là la (articolo o pronome): La pizza, la mangi?
lì (avverbio di luogo): Rimani lì li (pronome): Non li vedo
né (congiunzione negativa): Né carne né pesce ne (avverbio o pronome): Me ne vado; te ne importa?
sé (pronome): Chi fa da sé fa per tre se (congiunzione): Se torni, avvisami
sì (affermazione): Sì, mi piace si (pronome): Marzia non si sopporta
tè (la bevanda): Una tazza di tè te (pronome): Dico a te!

In tutte le altre parole di una sillaba l'accento non va segnato.

Nei casi di ambiguità, quando una parola si distingue da un'altra solo per la diversa posizione dell'accento, può essere utile indicarlo. Per esempio:
mi pare che àbitino qui è un bell'abitìno

l'àncora della nave non è ancóra tornato

Alcuni, quando il pronome sé è seguito da stesso e medesimo, tralasciano di indicare l'accento, perché in questo caso il se pronome non può confondersi con se congiunzione: se stesso, se medesimo. Noi, però, consigliamo di indicare l'accento anche in questo caso, e quindi di scrivere sé stesso, sé medesimo.
Per quanto riguarda la parola su, è meglio scriverla sempre senza accento: "Venite su!"
Scrivete do (prima persona del presente indicativo di dare) e soprattutto sto (prima persona del presente indicativo di stare) sempre senza accento: "Ti do ragione", "Sto qui ad aspettarti". Qualcuno mette l'accento sul verbo do, per distinguerlo dalla nota musicale: ma nessuno confonderebbe questi due do, così come nessuno confonde i due re!
La stessa indicazione vale per fa e sta (terze persone del presente indicativo di fare e stare) e per gli avverbi qui e qua, che non devono mai avere l'accento.

 

[Modificato il 09/08/2008 alle 14:45 by Monsieur 40%]

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"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente. Dopo 12 anni di carriera io so quello che devo fare e non voglio che una mia vittoria venga messa in dubbio dalla fantasia delle analisi".

(Jacques Anquetil, 4 maggio 1966, intervista a L'Équipe)

Non riesco a comprendere perché Morris non sia assunto da nessuna rete telvisiva come opinionista

 
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Livello Tour




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  postato il 07/08/2008 alle 14:24
premesso che siamo in OT e che quindi i moderatori ci sposteranno a breve fuori da "dite la vostra sul ciclismo"

Originariamente inviato da lemond
Nino ha pensato che dopo "se" il condizionale è sbagliato!


pensare, ritenere, credere vogliono di regola il congiuntivo. Quindi Nino ha pensato che dopo "se" il condizionale sia sbagliato.


N

 
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Livello Raymond Poulidor




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  postato il 07/08/2008 alle 14:28
non dimenticherei neppure la corretta punteggiatura...
spesso ci si dimentica che bisogna usarla per dare un tono a quello che scriviamo, perchè chi legge non sa cosa stiamo pensando!

 

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Livello Greg Lemond
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  postato il 07/08/2008 alle 15:53
Originariamente inviato da nocciolo

premesso che siamo in OT e che quindi i moderatori ci sposteranno a breve fuori da "dite la vostra sul ciclismo"

Originariamente inviato da lemond
Nino ha pensato che dopo "se" il condizionale è sbagliato!


pensare, ritenere, credere vogliono di regola il congiuntivo. Quindi Nino ha pensato che dopo "se" il condizionale sia sbagliato.


N


I verbi per indicativo o congiuntivo sono importanti, ma non determinanti.
Ad es. io posso scrivere correttamente:

a) Penso che Pantani è stato il più grande scalatore della storia
b) P... che ... sia stato ...

Nel primo caso il mio è un pensiero scevro da dubbi, nel secondo invece qualche incertezza, dentro di me, esiste.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 08/08/2008 alle 23:28
Originariamente inviato da lemond
a) Penso che Pantani è stato il più grande scalatore della storia
b) P... che ... sia stato ...

Nel primo caso il mio è un pensiero scevro da dubbi, nel secondo invece qualche incertezza, dentro di me, esiste.


Già che ci sono ne approfitto.
La mia prof di italiano alle medie ci disse che, utilizzando una frase come la tua ("nel primo caso..."), il "primo caso" si riferisse all'opzione più "vicina" alla frase: in questo caso è l'opzione "b".

E' corretto? Perchè leggendoti mi pare che anche tu utilizzi questo metodo....e in tal caso il sottoscritto ha sbagliato per 30 anni di fila!

 

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Livello Greg Lemond
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  postato il 09/08/2008 alle 06:17
Al momento non saprei risponderti. Cercherò di informarmi con gli amici laureati in lettere; io sono un dilettante (nel senso letterale del termine) della materia. In ogni modo ti ringrazio per l'attenzione a questi particolari.

 

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Livello Greg Lemond
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  postato il 15/09/2008 alle 09:27
Caro Carrefour de l'arbre, ho cercato (come vedi dalla risposta, per lungo tempo) aiuto da tutte le mie conoscenze, ma nessuna è in grado di confermare o smentire quanto affermato dalla tua professoressa. Quindi, per il momento, la questione resta irrisolta.
Come, per me, rimarrà sempre l'interrogativo del perché tantissima gente (anche colta) scriva *pò*, anziché *po'*? Mah

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/09/2008 alle 12:05
Stigmatizziamo l'uso della virgola tra soggetto e verbo. Anche a suon di bastonate.

 

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Che cos'è la CKC-Memorial janjanssen?
2006 http://www.cicloweb.it/forum/viewthread.php?tid=3901
2007 http://www.cicloweb.it/forum/viewthread.php?tid=5719
2008 http://www.cicloweb.it/forum/viewthread.php?tid=6951
2009 http://www.cicloweb.it/forum/viewthread.php?tid=8330
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Livello Greg Lemond
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  postato il 15/09/2008 alle 12:27
Originariamente inviato da uffa

Stigmatizziamo l'uso della virgola tra soggetto e verbo. Anche a suon di bastonate.


Forse sono io che non ci "fo caso" , ma non mi sembra un errore particolarmente frequente.

 

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Livello Greg Lemond
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  postato il 15/09/2008 alle 12:38
L'altro giorno mia nipote mi raccontava di aver visto alla TV (spazzatura, dico io e, mentre ci sono, perché non fanno anche per gli uomini?) il concorso per Miss Italia (per una gara nazionale usano il termine inglese!) e che, naturalmente tutte le ragazze erano in "bikini".
Al che ho chiesto a lei e a tutti quelli che erano presenti in quel momento (di età molto diverse) se sapevano l'etimologia di tal nome.
Non lo sapeva nessuno, tutti pensavano ci fosse di mezzi il "bis" latino!

P.S.

Mi scuso per le troppe parentesi che tolgono leggibilità, ma è più forte di me. Per citare Guccini a memoria: ... parole son solo parole, ma per ... mi farei spellare

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/09/2008 alle 12:53
Originariamente inviato da lemond

Originariamente inviato da uffa

Stigmatizziamo l'uso della virgola tra soggetto e verbo. Anche a suon di bastonate.




Forse sono io che non ci "fo caso" , ma non mi sembra un errore particolarmente frequente.


Meglio prevenire che curare. Anche a suon di bastonate.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/09/2008 alle 13:43
Originariamente inviato da lemond
Caro Carrefour de l'arbre, ho cercato (come vedi dalla risposta, per lungo tempo) aiuto da tutte le mie conoscenze, ma nessuna è in grado di confermare o smentire quanto affermato dalla tua professoressa. Quindi, per il momento, la questione resta irrisolta.

Riguardo l'uso dell'indicativo in luogo del congiuntivo, senza pretese di definitività, a me pare proprio che sia un falso problema: infatti una subordinata introdotta da "che", "se", "affinché" ecc., secondo una regola classica, dovrebbe consentire unicamente l'uso del congiuntivo. La semplificazione della lingua ha portato all'uso comune dell'indicativo; comunque in questo modo le frasi non perdono precisione, perdono solo eleganza. Infatti, anche l'esempio con Pantani riportato sopra, messo all'indicativo non "suona" per niente bene.

Come, per me, rimarrà sempre l'interrogativo del perché tantissima gente (anche colta) scriva *pò*, anziché *po'*? Mah

Beh, l'errore (perché di errore si tratta) è dovuto probabilmente al "risparmio" di un carattere nella scrittura con tastiera. L'italiano è pieno di troncature di parole (mo' per "modo", ca' per "casa", po' per "poco"). Inoltre, la troncatura spesso porta ad un monosillabo, che non dovrebbe mai essere accentato, tranne che in casi di possibile confusione...

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/09/2008 alle 18:40
PS: In effetti sono stato un po' (← ) frettoloso prima, nella mia argomentazione sul congiuntivo...
Per la verità, conta molto anche il verbo della principale: il congiuntivo diventa vincolante (ed elegante...) nella subordinata quando nella principale si usano verbi che esprimono dubbio, timore, irrealtà, aspettativa, volontà, considerazioni personali.

Effettivamente l'uso dell'indicativo è concesso, quando si tratta di "dati di fatto": pensiamo alla differenza tra frasi come "capisco tu voglia partire" e "capisco che vuoi partire".
In altri casi (pochi) l'uso del congiuntivo è addirittura errato: si dice "noto che hai una macchia sulla camicia", non si può dire "noto che tu abbia...", al massimo "mi pare che tu abbia..." (cambiando, appunto il "peso" del dubbio contenuto nel verbo.

In questo senso, nel dilemma precedente, sembrerebbe più corretta la tesi per cui l'uso del congiuntivo esprima maggiormente il dubbio.
Ciò non toglie che, per il mio orecchio, la frase riferita a Pantani posta all'indicativo suona (o suoni? ) particolarmente inelegante (infatti nella principale c'è "io penso", e il mio pensiero non può avere valore assoluto, a meno che non sia da intendere come se stessi riferendo che "in questo momento sto pensando che Pantani è il più grande...").

 

[Modificato il 15/09/2008 alle 18:49 by Bitossi]

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Livello Greg Lemond
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  postato il 16/09/2008 alle 07:42
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Caro Carrefour de l'arbre, ho cercato (come vedi dalla risposta, per lungo tempo) aiuto da tutte le mie conoscenze, ma nessuna è in grado di confermare o smentire quanto affermato dalla tua professoressa. Quindi, per il momento, la questione resta irrisolta.

Riguardo l'uso dell'indicativo in luogo del congiuntivo, senza pretese di definitività, a me pare proprio che sia un falso problema: infatti una subordinata introdotta da "che", "se", "affinché" ecc., secondo una regola classica, dovrebbe consentire unicamente l'uso del congiuntivo. La semplificazione della lingua ha portato all'uso comune dell'indicativo; comunque in questo modo le frasi non perdono precisione, perdono solo eleganza. Infatti, anche l'esempio con Pantani riportato sopra, messo all'indicativo non "suona" per niente bene.

Come, per me, rimarrà sempre l'interrogativo del perché tantissima gente (anche colta) scriva *pò*, anziché *po'*? Mah

Beh, l'errore (perché di errore si tratta) è dovuto probabilmente al "risparmio" di un carattere nella scrittura con tastiera. L'italiano è pieno di troncature di parole (mo' per "modo", ca' per "casa", po' per "poco"). Inoltre, la troncatura spesso porta ad un monosillabo, che non dovrebbe mai essere accentato, tranne che in casi di possibile confusione...


Grazie per i tuoi interventi e per essere un "tifoso" del mio "ormai concittadino" Franco Bitossi, però la questione posta da Carrefour non riguardava la differenza fra congiuntivo ed indicativo.

P.S.

A me troncatura, come sinonimo di troncamento non "suona" gran che [in questo caso ho usato un t. senza apostrofo ]

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/09/2008 alle 09:02
Originariamente inviato da lemond
A me troncatura, come sinonimo di troncamento non "suona" gran che [in questo caso ho usato un t. senza apostrofo ]

Hai ragione, non è un gran neologismo. Merita una s-troncatura! (Ogni tanto mi capita di inventarne uno...)

Succede quando si scrive di fretta, magari disturbati, e quando le nozioni apprese distano più di 30 anni...

Non avevo neanche capito la questione "opzioni"... cioè, mi stai dicendo che c'è qualcuno che sosterrebbe che "il primo caso" sarebbe quello contrassegnato dalla lettera "b", perché più vicino all'ultima frase scritta?
Non mi pare si tratti di una questione linguistica... è semplicemente una asserzione che fa a pugni con la logica comune!

 

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  postato il 16/09/2008 alle 10:51
Originariamente inviato da Bitossi

Originariamente inviato da lemond
A me troncatura, come sinonimo di troncamento non "suona" gran che [in questo caso ho usato un t. senza apostrofo ]

Hai ragione, non è un gran neologismo. Merita una s-troncatura! (Ogni tanto mi capita di inventarne uno...)

Succede quando si scrive di fretta, magari disturbati, e quando le nozioni apprese distano più di 30 anni...

Non avevo neanche capito la questione "opzioni"... cioè, mi stai dicendo che c'è qualcuno che sosterrebbe che "il primo caso" sarebbe quello contrassegnato dalla lettera "b", perché più vicino all'ultima frase scritta?
Non mi pare si tratti di una questione linguistica... è semplicemente una asserzione che fa a pugni con la logica comune!


Sono d'accordo anch'io, ma la professoressa di Carrefour no ed io cercavo una grammatica che giustificasse la sua asserzione o no [qualcuno al posto di no, metterebbe meno e sarebbe un errore ]


P.S.

Ma se è solo da trentanni che distano le tue elementari, quando correva Franco Bitossi, eri nato?

 

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  postato il 16/09/2008 alle 19:45
Originariamente inviato da lemond

P.S.

Ma se è solo da trentanni che distano le tue elementari, quando correva Franco Bitossi, eri nato?


Confermo, quest'uomo mi fa morire

Ps anch'io: credo di aver imparato alle elementari il significato di Bikini, con annessi e connessi. Non so, ma ho la vaga impressione che il peso specifico degli insegnamenti elementari (indipendentemente dalla questione maestro singolo-pool di insegnanti tanto tornata in auge grazie a Gelmy), sia nettamente calato rispetto a 20-25 anni fa.

 

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Amarti m'affatica, mi svuota dentro
qualcosa che assomiglia a ridere nel pianto
Amarti m'affatica, mi dà malinconia
che vuoi farci, è la vita... è la vita, la mia

(Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping)

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/09/2008 alle 20:11
Per stare sulla questione insegnanti, trattando dal punto di vista scolastico e non economico-politico, ritengo sia una cosa valida il maestro unico.

Io ho avuto un'unica maestra alle elementari, e poi ho provato i professori "plurimi" ale medie e superiori.

Entrambe le cose hanno por e contro, ma ritengo importante che sin da piccolo un ragazzo abbia una guida unica e sicura, continuare a cambiare maestro e metodo di insegnamento in un bambino credo possa creare degli spaesamenti e delle difficoltà di apprendimento, soprattutto sui più deboli come personalità.

Avere più maestri può adattarti sin da piccolo al rapporto con più persone e a riconoscere come adattarsi ai metodi di più insegnanti, ma questo lo si può provare anche in futuro, dalle medie in poi, non è troppo tardi. Mentre ritengo sia tardi riprendere un bambino che ha avuto dei piccoli spaesamenti da giovanissimo.

 
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Moderatore




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  postato il 16/09/2008 alle 20:44
Secondo me invece è una cosa molto pericolosa. Un bambino a quell'età non ha capacità critiche, e rischia di assorbire passivamente un unico modello. E senza saperlo.
Una volta era così? Vero. E difatti il rischio c'era.
Senza contare poi che in questi anni l'ingerenza della politica e della società anche sui bambini è enorme. Pubblicità, telefonini, internet, immagini di aerei che si schiantano. L'intenzione di inserire le "2 i" (internet e inglese) a 5 anni. Libri di storia e sussidiari 'riscritti' in chiave politica (ci sono proteste da ANNI da parte delle associazioni dei consumatori: libri in cui si parla di 'razza ariana', si dice che 'la destra storica era composta da patrioti interessati all'idea di libertà, mentre la sinistra si connota come una forza guidata da interessi particolari'). Senza contare la radicalizzazione dello scontro politico: è difficile che oggi un maestro o un professore sia politicamente agnostico: come cresceranno i suoi 14 alunni?

Altra considerazione: è un modello educativo vecchio di decenni. Poteva funzionare in una società rurale, nel dopoguerra, e poco oltre. Adesso ci sono tante nozioni e tanti stimoli che è materialmente impossibile che un maestro riesca a trasmettere insegnamenti completi. Senza contare che ora vogliono aggiungere anche internet e inglese.

Infine: nelle medie il ragazzino si troverà con un professore di italiano e storia, uno di disegno, uno di matematica e scienze, uno di ed.fisica, uno di religione, uno per ogni lingua straniera, uno di informatica, più le materie 'volanti'.
Al liceo si troverà con: professore di italiano storia geografia, prof di latino, prof di matematica, prof di biologia, prof di disegno, prof di ed.fisica, prof di inglese, prof di francese, prof di religione (biennio), e in parte verranno sosttuiti nel triennio. Meglio che si abituino no?
Mi sembra paradossale voler introdurre inglese e informatica (col rischio di tralasciare le classiche tabelline e l'obsoletissimo italiano) con un modello arretrato di 40 anni. "Maestro unico come cinquant'ani fa ma foma anca l'anglèis e 'l calcolatur. I valor a son importanti neh". Sano patriottismo ruspante unito alle nuove frontiere del mondo globale capitalizzato...
Ah, delizia!

 
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  postato il 16/09/2008 alle 21:39
Però parliamo di quest'ultimo argomento nel thread della politica, ok?

 

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che vuoi farci, è la vita... è la vita, la mia

(Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping)

 
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  postato il 16/09/2008 alle 21:59
Hehe...stavo per inserire un falsissimo finale per dare una parvenza di non-OT. Poi mi son detto: ma chi vuoi prendere in giro?
 
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  postato il 16/09/2008 alle 22:01
In effetti avevo dato io la stura all'OT...
Vado ad autofustigarmi prima che arrivino Rizz e Monsieur

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/09/2008 alle 23:48
Originariamente inviato da lemond
Ma se è solo da trentanni che distano le tue elementari, quando correva Franco Bitossi, eri nato?

Eh eh... spiritosa questa (ma è voluta? ). Però in verità mi riferivo al liceo e all'università!
Quindi sì, ero nato... Anzi, Gap 1972 rappresenta ancor oggi per me una tra le più grandi delusioni sportive dell'adolescenza!

PS: Ma poi si scrive "trentanni" o "trent'anni"?

 

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  postato il 17/09/2008 alle 01:10
Originariamente inviato da Admin
Ps anch'io: credo di aver imparato alle elementari il significato di Bikini,

Marco questi sono discorsi da vecchia zia!
Oggi a scuola si impara l'inglese e con esso il significato
di Topless, con annessi e connessi

 

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"Non chiederci la parola che mondi possa aprirti, si` qualche storta sillaba e secca come un ramo...
codesto solo oggi possiamo dirti: cio` che non siamo, cio` che non vogliamo.", Eugenio Montale.

 
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Livello Greg Lemond
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  postato il 17/09/2008 alle 07:30
Originariamente inviato da Bitossi

Originariamente inviato da lemond
Ma se è solo da trentanni che distano le tue elementari, quando correva Franco Bitossi, eri nato?

Eh eh... spiritosa questa (ma è voluta? ). Però in verità mi riferivo al liceo e all'università!
Quindi sì, ero nato... Anzi, Gap 1972 rappresenta ancor oggi per me una tra le più grandi delusioni sportive dell'adolescenza!

PS: Ma poi si scrive "trentanni" o "trent'anni"?


Si può scrivere in entrambi i modi. Anche per me fu un giorno molto brutto, perché, se anche non ero proprio un tifoso di Franco, quel mondiale se lo sarebbe meritato, ma tutti quei "voltarsi indietro.

P.S. (O.T. per Admin), cercando di essere sintetico: il '68 ha fatto molto bene alla società bigotta italiana, però nel campo dell'istruzione penso proprio di no.

 

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(Jacques Anquetil, 4 maggio 1966, intervista a L'Équipe)

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Livello Greg Lemond
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  postato il 21/09/2008 alle 12:23
Vi giro una lettera ricevuta da un amico cicloamatore, mi pare secondo o terzo in Toscana (non so come viene stilata la classifica)

----- Original Message -----
From: cocchia1@interfree.it
To: RISTORI CARLO
Sent: Sunday, September 21, 2008 10:36 AM
Subject: QUESITO LINGUISTICO


A chi se non a te posso rivolgermi per risolvere ( che, in realtà, credo già risolto ) la questione ?
Quale delle due forme è quella corretta:

Qual'è quello che...
Qual è quello che...

Grazie.

 

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  postato il 21/09/2008 alle 12:47
credo si tratti di troncamento... quindi la forma corretta è "qual è"... almeno solitamente uso questa forma.... ma non è improbabile che mi sbagli...
 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 21/09/2008 alle 13:17
Non sbagli, Goodwood.
Si tratta di troncamento, quindi la forma corretta è "qual è".
L'apostrofo si usa in caso di elisione (es: un amico è un troncamento, un'amica un'elisione)

 

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Tour de France: Sisteron - Bourg-lès-Valence: 1°
Tour de France: Longjumeau - Paris Champs-Élysées: 1°
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Gran Premio Città di Peccioli - Coppa G. Sabatini: 1°

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 21/09/2008 alle 13:19
Mmmmm dovrei prendere appunti da questo thread......così faccio contento anche euge

 

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Livello Greg Lemond
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  postato il 21/09/2008 alle 15:15
Giusto Abajia, c'è solo da aggiungere che cosa significa troncamento in questo caso: una parola esiste in due formati , normale *quale, tale, uno* e tronca, *qual, tal, un*. Ed è ovvio quindi che l'apostrofo non serve.

 

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(Jacques Anquetil, 4 maggio 1966, intervista a L'Équipe)

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  postato il 21/09/2008 alle 16:43
Già, e l'argomento richiama anche la questione del " po' ". In effetti non era una "troncatura"... , ma nemmeno un troncamento puro, che non vorrebbe l'apostrofo (come nel caso di "qual").
Si tratta di pochi casi speciali, per i quali potrebbe essere inventata una regoletta di buon senso: po', mo' (nell'espressione "a mo' di...") e ca' sostituiscono i sostantivi "poco", "modo" e "casa" facendo perdere loro un'intera sillaba. In questo caso il troncamento va maggiormente rimarcato con l'apostrofo, come nel caso delle elisioni, ma indipendentemente dalla lettera che segue. C'è da dire però che a questa regola si sottrarrebbero i troncamenti "bel" e "gran"... Forse perché aggettivi?
Bel casino, l'italiano!!!

Grazie a tutti comunque per l'opportunità di ripassare queste particolarità della nostra lingua, che anche a chi proviene da studi umanistici come me non appaiono sempre del tutto logiche, e che spesso tendiamo a dimenticare...

EDIT: Ripensandoci, la regoletta è sotto gli occhi: po', mo' e ca' terminano con vocale, il che rende forse più necessaria l'enfasi di questo apostrofo "inutile". Mi rimane il dubbio di fra' in luogo di "frate": l'ho visto scritto con l'apostrofo (come dovrebbe essere per la regoletta), senza apostrofo e persino accentato (ma quest'ultimo caso è sicuramente un errore, come in "pò"...

 

[Modificato il 21/09/2008 alle 17:20 by Bitossi]

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  postato il 21/09/2008 alle 20:00
Va sicuramente scritto con l'apostrofo. Poi che non lo si faccia..
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 21/09/2008 alle 22:22
è un thread interessantissimo ma lo finisco sempre con il mal di testa....

 

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  postato il 22/09/2008 alle 07:41
Originariamente inviato da Bitossi

Già, e l'argomento richiama anche la questione del " po' ". In effetti non era una "troncatura"... , ma nemmeno un troncamento puro, che non vorrebbe l'apostrofo (come nel caso di "qual").
Si tratta di pochi casi speciali, per i quali potrebbe essere inventata una regoletta di buon senso: po', mo' (nell'espressione "a mo' di...") e ca' sostituiscono i sostantivi "poco", "modo" e "casa" facendo perdere loro un'intera sillaba. In questo caso il troncamento va maggiormente rimarcato con l'apostrofo, come nel caso delle elisioni, ma indipendentemente dalla lettera che segue. C'è da dire però che a questa regola si sottrarrebbero i troncamenti "bel" e "gran"... Forse perché aggettivi?
Bel casino, l'italiano!!!

Grazie a tutti comunque per l'opportunità di ripassare queste particolarità della nostra lingua, che anche a chi proviene da studi umanistici come me non appaiono sempre del tutto logiche, e che spesso tendiamo a dimenticare...

EDIT: Ripensandoci, la regoletta è sotto gli occhi: po', mo' e ca' terminano con vocale, il che rende forse più necessaria l'enfasi di questo apostrofo "inutile". Mi rimane il dubbio di fra' in luogo di "frate": l'ho visto scritto con l'apostrofo (come dovrebbe essere per la regoletta), senza apostrofo e persino accentato (ma quest'ultimo caso è sicuramente un errore, come in "pò"...


La regola è che il troncamento non va apostrofato, salvo i casi che scrivi tu, ai quali posso aggiungere: to'(togli) be' (bene) ve' (vedi) che sono le solite eccezioni (che la confermano). Per quanto riguarda fra' l'ò vista scritta sui vocabolari in tutti e tre i modi, quindi non si può parlare mai di vero e proprio errore. Io preferisco la forma apostrofata, per non confonderla con la preposizione e gli accenti li uso solo quando non ne posso fare a meno..

 

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  postato il 22/09/2008 alle 08:14
Quello che sto per scrivere con l'italiano c'entra poco, perché è una parola straniera [e di quasi tutte potremmo farne a meno, a partire da thread ed O.T. ]. Mi riferisco a "suspense" che molte volte è scritto *suspence* cosa affatto sbagliata, perché non esiste tale grafia in nessuna lingua. Anche la pronuncia ... (di solito siuspàns), mentre in francese: siuspèns ed inglese sàspens

 

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  postato il 22/09/2008 alle 09:05
Originariamente inviato da lemond

Quello che sto per scrivere con l'italiano c'entra poco, perché è una parola straniera [e di quasi tutte potremmo farne a meno, a partire da thread ed O.T. ]. Mi riferisco a "suspense" che molte volte è scritto *suspence* cosa affatto sbagliata, perché non esiste tale grafia in nessuna lingua. Anche la pronuncia ... (di solito siuspàns), mentre in francese: siuspèns ed inglese sàspens

Come scriveva Umberto Eco in un delizioso libretto ("Sator arepo eccetera", ed. Gransasso, € 7,00), nel capitolo dedicato ai consigli di scrittura:
"Mai esagerare con l'uso di termini stranieri. Non è bon ton e potrebbe generare misunderstanding".


Per quanto riguarda fra' l'ò vista scritta...

Dai, confessa... queste le scrivi apposta per incoraggiarci alla "caccia all'errore"... Quell'accento è sospetto!

 

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  postato il 22/09/2008 alle 09:34
*l'ò*. No, no.

Il verbo in questione deve avere l' *h* quando serve per distinguerlo, ma, alle elementari, mi hanno spiegato che si poteva usare anche l'accento [ormai non lo insegnano più ].
Pertanto, quando devo usare l'apostrofo, poiché a me pare orrendo davanti all'acca, scelgo la soluzione, se vuoi, desueta.

 

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  postato il 22/09/2008 alle 10:36
Mmmmmh... mooolto desueta!
Infatti, anche se si trova qualche esempio in vecchi archivi toscani (ad esempio qui: http://tinyurl.com/4bed25 ), in Lombardia il maestro ci avrebbe segato il banco in due, messo dietro la lavagna e avrebbe chiamato i genitori...

 

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  postato il 22/09/2008 alle 13:26
Originariamente inviato da Bitossi

Mmmmmh... mooolto desueta!
Infatti, anche se si trova qualche esempio in vecchi archivi toscani (ad esempio qui: http://tinyurl.com/4bed25 ), in Lombardia il maestro ci avrebbe segato il banco in due, messo dietro la lavagna e avrebbe chiamato i genitori...


Eh, eh, ma in Lombardia ... quando andavo con un mio amico da Empoli a vedere il derby Inter-Milan (allora molti miei concittadini erano tifosi interisti, perché Lorenzi/Veleno aveva giocato nell'Empoli, prima dell'Inter) ai milanisti diceva sempre: "io vi rispondo se parlate italiano, perché il francese non lo conosco!"

 

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  postato il 25/09/2008 alle 09:34
Questione che sembra semplice, ma non lo è [almeno per me, perché ho appreso la risposta giusta soltanto quando mi sono messo a leggere la grammatica per diletto, mentre alle elementari mi avevano fuorviato. ].
Quante e quali sono le vocali nella lingua italiana?

P.S.

Questo messaggio l'avevo già spedito ieri, ma non ne trovo traccia e allora ...

 

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  postato il 25/09/2008 alle 09:38
Originariamente inviato da lemond

Questione che sembra semplice, ma non lo è [almeno per me, perché ho appreso la risposta giusta soltanto quando mi sono messo a leggere la grammatica per diletto, mentre alle elementari mi avevano fuorviato. ].
Quante e quali sono le vocali nella lingua italiana?

P.S.

Questo messaggio l'avevo già spedito ieri, ma non ne trovo traccia e allora ...


Tralasciando i dialetti, dovrebbero essere sette, come i peccati capitali:

i - é - è - a - o - ò - u (dall'anteriore al posteriore)

 

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  postato il 25/09/2008 alle 09:59
Inutile dire [ma lo scrivo lo stesso] che hai ragione.

 

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  postato il 25/09/2008 alle 11:33
Sono un appassionato lettore dei romanzi di C. McCullough sulla storia di Roma (da Caio Mario a Ottaviano, per ora) è mi ha molto sconcertato il fatto che, nella traduzione italiana dell'ultimo volume (il settimo), si sia passati dalla grafia Caio a quella Gaio. A me fa "orrore" vedere scritto Gaio Giulio Cesare e non ne capisco la "ratio". C'è qualcuno in questo "forum" che la conosce? Grazie dell'attenzione e, magari, di una risposta.

 

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  postato il 25/09/2008 alle 17:27
Vado a memoria, facendo riferimento alle famose nozioni di 30 e passa anni fa...

Dovrebbe trattarsi di sonorizzazione delle consonanti velari, e della possibile confusione tra c e g nelle lingue romanze.
Il primo esempio che mi viene in mente è quello di "cabina" che diventa "gabina" nelle parlate settentrionali...

 

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  postato il 26/09/2008 alle 07:48
Originariamente inviato da Bitossi

Vado a memoria, facendo riferimento alle famose nozioni di 30 e passa anni fa...

Dovrebbe trattarsi di sonorizzazione delle consonanti velari, e della possibile confusione tra c e g nelle lingue romanze.
Il primo esempio che mi viene in mente è quello di "cabina" che diventa "gabina" nelle parlate settentrionali...


Giusto, così come "lacus" lago in italiano, perché i maggiori erano nell'italia settentrionale. Inoltre c'è una battuta in un film di Moretti al riguardo (mi pare la messa è finita) . Però continuo a non capire perché nei precedenti sei romanzi si era usata la *c* e poi ... ???

 

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