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Autore: Oggetto: In bici senza mani...

Livello Fausto Coppi




Posts: 9090
Registrato: Nov 2005

  postato il 03/03/2006 alle 08:34
Originariamente inviato da Vuelta Espana

Certo che ti potevano pure fare la foto in un momento più dignitoso


E' la stessa cosa che ho pensato anche io appena mi è arrivata la foto a casa!!!!!!!
è pensare che l'altra che avevo gia postatò tempo fa era bellissima: ioche tiro su il pollcione in senso di vittoria all'uscita di un tornante in discesa a 2 km dall'arrivo...quella sì che è una foto spaziale!!!!!

 

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EROE DEL GAVIA

A 2 Km dalla vetta mi sono detto "Vai Marco o salti tu o salta lui...E' saltato lui.
Marco Pantani.Montecampione 1998

27/28/29 giugno 2008...son stato pure randonneur

!platonicamente innamorato di admin!

 
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Livello Tour




Posts: 203
Registrato: Feb 2006

  postato il 03/03/2006 alle 19:30
Confermo quanto ha scritto Cancel58. Vittorio Delfino di Pontedecimo (Genova) ha scalato nel 1953 e nel 1954 il terribile Passo della Bocchetta (dai metri 90 di Campomorone si arriva a quota 772 in appena poco più di 8 km con pendenza massima del 14% subito dopo Langasco) senza tenere le mani sul manubrio. Utilizzava una bici Fiorelli senza freni e con un manubrio con "gioco" limitato, cambio unico e si era esibito prima del passaggio dei corridori partecipanti al Giro dell'Appennino (per la cronaca Angelo Conterno vinse nel '53, Giuseppe Buratti nel '54 quando stabilì il record della scalata con 25' netti uguagliato poi da Coppi l'anno successivo). Vittorio abitava vicino a casa mia, era un omino tipo Girardengo, piccolo ma con una forza spaventosa nelle gambe. Mi disse che non poteva gareggiare perchè non aveva fondo. Dopo 30/40 km si sentiva stanco ma sulle brevi e dure pendenze riusciva a scaricare sui pedali una potenza incredibile. Ho raccolto sei foto che invierò non appena imparerò a farlo. La sua bici "Fiorelli" è conservata dall'U.S. Pontedecimo - Sezione Ciclismo Gruppo Amatori. L'ho già vista, filmata e fotografata ed è conservata perfettamente nel suo originario colore azzurro. Ricordo che quando passava sotto casa mia, con una bici da passeggio, mi salutava cordialmente tanto più che avevamo lo stesso cognome.
Il segreto della scalata, mi disse, consisteva nell'aiutarsi con le mani sui fianchi per premere sui reni e fare più forza e poi darsi uno slancio prima dei tornanti più impegnativi per non perdere l'equilibrio. I giornali locali, tipo "Il Secolo XIX", il 31 luglio del 1953 fecero un bellissimo articolo con tanto di foto. Lo precedeva una moto e lo seguiva una "Topolino" che fungeva da assistenza. Mi commuove sapere che questo estroso personaggio possa essere ricordato ancora oggi perchè lo merita ampiamente. Era un uomo semplice e sincero, amante del ciclismo e del buon vino.

 
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