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Autore: Oggetto: Cunego nuovo fenomeno ed il Tour.

Livello Claudio Chiappucci




Posts: 323
Registrato: Dec 2004

  postato il 09/06/2006 alle 15:36
Originariamente inviato da Admin


Caro Felice, sei in fallo
Fino al 1978 il Critérium era riservato a corridori francesi: Merckx non l'ha mai potuto correre.



Mi scuso per la ripetizione, ma ho letto l'intervento di Admin solo dopo aver pubblicato il post. Sono decisamente lento nella redazione dei post.

 
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Livello Fausto Coppi




Posts: 5641
Registrato: Nov 2005

  postato il 09/06/2006 alle 15:39
dai, non scherziamo: il Criterium sta al Trentino come il Fiandre sta al Giro dell'Emilia.
Andatevi a vedere l'albo d'oro degli ultimi 10 anni e poi ditemi qual'è il migliore.
Se il prestigio di una corsa si misurasse solo sugli ultimi 10 vincitori, allora il Trofeo Matteotti sarebbe di gran lunga superiore alla Gand-Wevelgem: invece la storia ha la sua importanza, come ha importanza l'internazionalità di una corsa.
Il Criterium sarà anche in fase decadente ma presenta ogni anno le migliori squadre (e spesso anche i migliori corridori, pur se non al top della forma) del mondo; al Trentino ci vanno solo le squadre italiane, e finora, in quasi 30 anni di storia, ancora non vanta nel suo albo d'oro il nome di un fuoriclasse straniero.

Tanti anni fa si correva in Italia una corsa simile al Criterium, tre tappe di cui una in pianura, una a cronometro e una con importanti difficoltà altimetriche: questa corsa era la Ruota d'Oro.
Ebbene, in 8 edizioni ebbe un albo d'oro di primissimo livello, probabilmente superiore a quello di parecchie corse a tappe dell'epoca: Moser, Saronni, Baronchelli, Visentini, Contini, Knudsen, e due buoni corridori come Demierre e Segersall.
In quel periodo la Vuelta ed il Tour de Suisse, una sfilza di vincitori così se la sognavano: non mi pare, però, di aver mai sentito azzardare un paragone tra la Ruota d'Oro e le storiche corse a tappe del calendario.

 
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Livello Marco Pantani




Posts: 1409
Registrato: Nov 2004

  postato il 09/06/2006 alle 15:52
Ciao Admin,

intanto cito solo la parte del tuo post che più chiaramente si indirizza a me. Immagino che la seconda parte sia rivolta solo a Gabri59.

Originariamente inviato da Admin

Caro Felice, sei in fallo
Fino al 1978 il Critérium era riservato a corridori francesi: Merckx non l'ha mai potuto correre.

Non metto in dubbio che il livello di questa corsa sia un po' scaduto negli ultimi anni, ma al Trentino, al di là di chi l'ha vinto, in queste edizioni c'è stato un po' pochino: Cunego ha vinto su Mazzanti, Ratti, Tonti e Sella. L'anno scorso Pérez Cuapio su Petrov, Ghisalberti, Bernabeu e George. Con tutto il rispetto, non sono starting list che muovono le folle.
Prima del Pro Tour, in ogni caso, il Trentino era meglio frequentato, ciò è indubbio.
Però si parlava di quest'anno, e permettetemi di osservare che il Critérium, quest'anno, non è stato certo inferiore, quanto a partecipazioni, rispetto al Trentino. Anzi.

Quindi, Basso ha vinto (già a marzo, quindi presupponendo di dover mantenere più a lungo la condizione) una corsa di maggior prestigio e di non inferiore difficoltà rispetto alla corsa vinta da Cunego in aprile.


Comunque, anche nella parte sopra citata, qualche passo non é pertinente. Ad esempio, io non sono mai entrato nella diatriba vittorie in aprile di Basso e Cunego. Fare un confronto del valore ripsettivo di queste vittorie, valore ad ogni modo modesto, sia per l'uno, sia per l'altro, sinceramente non mi interessa.

E, visto che siamo in tema di puntualizzazioni, ripeto ancora una volta che io non avevo fatto confronti tra il Criterium International e corse italiane più o meno equivalenti. Io, all'inizio, mi ero limitato a contestare la frase "corsa di una tale importanza" usata da Antonello. A me non sembra che si tratti di una corsa di così grande importanza. Punto.

Il confronto con altre corse é stato tirato in ballo da altri utenti. Tu stesso mi parli del Giro del Trentino, quando io il Giro del Trentino non l'ho nemmeno nominato.

Comunque, visto che proprio si vuole fare un paragone con qualche altra corsa, tanto vale cercare di farlo senza troppe contraddizioni. Per esempio:
- E' inutile sbandierare la lunga tradizione del Criterium International risalente agli anni 30, per poi dire (cosa che non sapevo) che é stato riservato ai soli Francesi fino al 78.
- E' altrettanto inutile dire che si trattava di una specie di "campionato del mondo di primavera". Ammesso (e non concesso) che che lo si potesse considerare come tale, questo varrebbe per quanto tempo? 10-15 anni?

Infine, se proprio si deve fare un confronto con una corsa italiana, allora tanto vale tirare in ballo il binomio Settimana Internazionale + Giro di Sardegna. Ed é a proposito di questo binomio che ho fatto notare che l'albo d'oro non ha proprio nulla da invidiare a quello del Criterium International, né dal punto di vista della qualità dei vincitori, né dal punto di vista del carattere internazionale.

Ciao

 

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E' la guerra che Madre Natura conduce contro la natura dell'uomo. Sarà una guerra senza quartiere, e sarà la grande guerra del XXI secolo

Ascoltato alla alla radio il 25/10/2007 a commento degli incendi che stavano devastando la California.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/06/2006 alle 15:53
Originariamente inviato da ciclgian

Una volta il Criterium era una specie di campionato del mondo di primavera.


a proposito di Campionati del mondo, nel 1984, subito dopo il successo di Criquelion a Barcellona (che allora era un quasi carneade, e la sua vittoria fu considerata un insulto alla maglia iridata) il Corriere dello Sport lanciò l'idea di correre il Mondiale proprio con la formula del Criterium: tre prove (una facile, una difficile e una cronometro) al termine delle quali sarebbe stata assegnato il titolo di Campione del Mondo.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/06/2006 alle 16:09
Originariamente inviato da antonello64
il Corriere dello Sport lanciò l'idea di correre il Mondiale proprio con la formula del Criterium: tre prove (una facile, una difficile e una cronometro) al termine delle quali sarebbe stata assegnato il titolo di Campione del Mondo.

Perchè no?

 

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Michela
"Stiamo Insieme, Vinciamo Insieme - Ivan Basso"


Vita in te ci credo le nebbie si diradano e oramai ti vedo non è stato facile uscire da un passato che mi ha lavato l'anima fino quasi a renderla un po' sdrucita. Anche gli angeli capita a volte sai si sporcano ma la sofferenza tocca il limite e cosi cancella tutto e rinasce un fiore sopra un fatto brutto



http://www.adidax.com/
resisterai 5 minuti senza sport?

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/06/2006 alle 16:24
Franco Cribiori, su Eurosport, ha appena criticato abbastanza duramente l'idea di portare Cunego al Tour
 
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Livello Bernard Hinault




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  postato il 09/06/2006 alle 16:25
quella relativa al Criterium mi pare una discussione che alla fine non presenta opinioni molto discordanti. è una polemica nata su una definizione iniziale.

quando Antonello dice, riferendosi al Criterium, "corsa di una tale importanza", suppongo si riferisca al prestigio che fu, non a quello attuale.

perchè non si può affermare in alcun modo che il Criterium International sia oggi una corsa che è ambita dai big del ciclismo mondiale.
è un obbiettibo stagionale per i comprimari. Basso aveva in programma quella corsa, non era ancora al top, ma visto che pure al 80% riusciva a stare davanti, non si è lasciato sfuggire l'occasione di ottenere un successo.... che non fa mai male.
il campione quando sente profumo di vittoria non si tira mai indietro, qualunque sia la corsa in questione.

quindi in definitiva credo si possa ritenere il Criterium una corsa di discreta importanza, ma che da 10 anni a questa parte ha nei comprimari i suoi maggiori protagonisti. i big la ignorano. è un dato di fatto.

e poi non so chi ha paragonato il Criterium al Trentino, di certo ne io ne Felice. non so da dove è spuntato fuori questo accostamento.

ultima cosa a proposito del Giro di Sardegna, corsa che ho amato e che mi ha fatto innamorare del ciclismo.
era una corsa di primissimo piano, l'albo d'oro è impressionante. i big venivano qua in Sardegna e si davano battaglia per vincerlo. splendide azioni, percorsi che non tagliavano fuori ne passisti veloci ne scalatori, polemiche, cadute... tutti gli ingredienti per farne una corsa che faceva gola a tutti quanti.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/06/2006 alle 16:36
Originariamente inviato da fagot
Il Giro del Trentino mi pare, viceversa, in profonda crisi. Le ultime due edizioni sono state veramente di basso profilo; tanto che Davide Bottecchia lo ritiene oggi inferiore al Brixia Tour. Non credo di condividere un giudizio così drastico, ma i "fasti" degli anni '90 sono lontani.


Ciao Fagot, rimango dell'idea che il Giro del Trentino sia la meno importante delle corse a tappe italiane, l'ultima edizione ha del resto toccato il fondo: giornate di corsa esclusivamente feriali, percorsi di tappa più o meno inferiori a quelli del passato.
Prima del Critérium International, per significatività degli esiti, vengono comunque lo Svizzera, il Romandia, il Delfinato, il Paesi Baschi, la Tirreno Adriatico, la Parigi Nizza, il Germania, la Coppi e Bartali, ma anche il Mediterraneo e il nuovo Giro del Benelux sono più significativi del Crit Int, che paragonerei al Catalogna (la più decaduta tra le brevi corse a tappe), o poco più della Valenciana o del Brixia, certo molto di più del Trentino.
A mio avviso si intende.
Restano comunque tutte corse più o meno minori, ad eccezione forse dello Svizzera.

 

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Davide

 
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Livello Greg Lemond




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  postato il 09/06/2006 alle 17:20
Originariamente inviato da antonello64

Franco Cribiori, su Eurosport, ha appena criticato abbastanza duramente l'idea di portare Cunego al Tour


Davvero? E' un commentatore del quale apprezzo spesso le opinioni, potresti fare un breve riassunto di ciò che ha detto, per favore?
Grazie in anticipo se lo farai!

 

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Gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare

 
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Livello Greg Lemond




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  postato il 09/06/2006 alle 17:33
Originariamente inviato da Goodwood

Originariamente inviato da antonello64
Originariamente inviato da gabri59
Di Luca è stato un eccellente protagonista ed ha corso un' ottima prima parte di Giro.
Però non è mai stato in grado di superare nè Simoni nè Rujano, e anche se Savoldelli non avesse trovato aiuti nella tappa del Sestriere Danilo non avrebbe vinto. E io questo lo chiamo "non essere in competizione per il successo finale", al di là del distacco.

allora, il Giro del'anno scorso aveva 21 tappe: alla 17° tappa si era completato l'80% abbondante del percorso.
Di uno che dopo 17 tappe era secondo a soli 25" dalla maglia rosa, e che senza la crisi di fame dopo il Colle delle Finestre probabilmente avrebbe avuto un distacco finale inferiore al minuto, si può dire che non è mai stato in lotta per la vittoria?

vedi un pò te.


a me pare che DiLuca sia stato in corsa per la vittoria sino alla penultima tappa, quella con arrivo al Sestriere.
è arrivato alla partenza di quella tappa con circa 3' di ritardo da Salvoldelli e 1' da Simoni.
ad un certo punto di quella 19° tappa sembrava in assoluto il più forte e quello in grado di staccare tutti gli altri: sul Colle delle Finestre dava quest'impressione.
quindi nel momento in cui Savoldelli boccheggiava sullo sterrato, Simoni e Rujano facevano un pò di fatica a tenere le ruote dell'abruzzese, credo che ci potesse stare che sulla salita finale fosse DiLuca a fare la differenza.
poi è successo quello che tutti ricordiamo, ovvero i crampi a DiLuca.

però sino all'imbocco del Sestriere DiLuca poteva vincere il Giro.


Sì, capisco il tuo punto di vista.
La premessa al mio discorso è per come sono andate le cose Di Luca non è stato in competizione per la vittoria.
Come ho detto l' avrei considerato in competizione se fosse stato lui al posto di Simoni in CG finale, o al posto di Rujano, che quel giorno ha staccato tutti verso Sestriere.
Rimane comunque il fatto che Di Luca ha corso un Giro assolutamente eccellente.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/06/2006 alle 17:52
Originariamente inviato da gabri59

Originariamente inviato da antonello64

Franco Cribiori, su Eurosport, ha appena criticato abbastanza duramente l'idea di portare Cunego al Tour


Davvero? E' un commentatore del quale apprezzo spesso le opinioni, potresti fare un breve riassunto di ciò che ha detto, per favore?
Grazie in anticipo se lo farai!


dunque, Cribiori ha detto che lui ha visto Cunego molto stanco alla fine del Giro, e secondo lui sarebbe stato meglio farlo riposare un pò, per fargli preparare Mondiale e classiche di fine stagione.
Ha anche detto che Cunego dal Tour non avrebbe potuto imparare niente: è una corsa con molte cronometro e salite non durissime, quindi non adatta al veronese.
Secondo lui, poi, Cunego è un atleta molto sveglio e quindi ha poco da imparare in generale: insomma secondo Cribiori, Cunego al Tour farebbe solo fatica e non ne trarrebbe alcun vantaggio.
Ha poi anche ricordato che lui era contrario anche due anni fa a fargli fare la Vuelta, sostenendo che sono sforzi forse eccessivi per la sua giovane età.

Più o meno ha detto questo.

 
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Livello Fausto Coppi




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Registrato: Nov 2005

  postato il 09/06/2006 alle 18:21
Originariamente inviato da Goodwood
quindi in definitiva credo si possa ritenere il Criterium una corsa di discreta importanza, ma che da 10 anni a questa parte ha nei comprimari i suoi maggiori protagonisti. i big la ignorano. è un dato di fatto.

e poi non so chi ha paragonato il Criterium al Trentino, di certo ne io ne Felice. non so da dove è spuntato fuori questo accostamento.


il sottoscritto è la causa di tutto, e ti spiego il perchè.

Il Criterium ha perso appeal, non ci sono dubbi: una volta la vincevano i campioni, adesso i buoni corridori, mai però le mezze figure.
Diciamo che una volta era appetita dai corridori di prima fascia, adesso da quelli di seconda, ma ci fermiamo qui.
Per questo continuo a considerarla una corsa molto importante.

D'altronde questa è una fine che hanno fatto parecchie corse, vedi Parigi-Bruxelles, ma anche Het Volk, Gand-Wevelgem, Henninger Turm: tutte queste gare una volta erano valide per il SuperPrestige e presentavano starting list e vincitori di livello, adesso non più, però è sempre un fiore all'occhiello avere nel palmares corse che sono state vinte da fior di fuoriclasse, e che in passato hanno avuto un prestigio notevole.

il paragone col Trentino nasce da questo mio ragionamento

Originariamente inviato da antonello64

3) quando io leggo che Cunego era troppo in forma ad inizio Giro, mentre Basso ad aprile non era assolutamente in forma, mi vado a guardare i risultati e scopro che, prima del Giro, Basso ha ottenuto vittorie di un peso specifico superiore a quelle ottenute da Cunego (mica vogliamo paragonare il Criterium con Coppi & Bartali o Trentino?).

 
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Livello Eddy Merckx




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  postato il 09/06/2006 alle 18:29
Originariamente inviato da antonello64

Originariamente inviato da gabri59

Originariamente inviato da antonello64

Franco Cribiori, su Eurosport, ha appena criticato abbastanza duramente l'idea di portare Cunego al Tour


Davvero? E' un commentatore del quale apprezzo spesso le opinioni, potresti fare un breve riassunto di ciò che ha detto, per favore?
Grazie in anticipo se lo farai!


dunque, Cribiori ha detto che lui ha visto Cunego molto stanco alla fine del Giro, e secondo lui sarebbe stato meglio farlo riposare un pò, per fargli preparare Mondiale e classiche di fine stagione.
Ha anche detto che Cunego dal Tour non avrebbe potuto imparare niente: è una corsa con molte cronometro e salite non durissime, quindi non adatta al veronese.
Secondo lui, poi, Cunego è un atleta molto sveglio e quindi ha poco da imparare in generale: insomma secondo Cribiori, Cunego al Tour farebbe solo fatica e non ne trarrebbe alcun vantaggio.
Ha poi anche ricordato che lui era contrario anche due anni fa a fargli fare la Vuelta, sostenendo che sono sforzi forse eccessivi per la sua giovane età.

Più o meno ha detto questo.


Cavoli, e chi potrebbe dargli torto. Eh, Cribiori...una voce sempre fuori dal coro. Un piacere ascoltarlo (in questo caso mi godo la tua trascrizione...).

Ciao e grazie,
Alberto

 
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Livello Bernard Hinault




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  postato il 09/06/2006 alle 18:49
Originariamente inviato da antonello64

Originariamente inviato da Goodwood
quindi in definitiva credo si possa ritenere il Criterium una corsa di discreta importanza, ma che da 10 anni a questa parte ha nei comprimari i suoi maggiori protagonisti. i big la ignorano. è un dato di fatto.

e poi non so chi ha paragonato il Criterium al Trentino, di certo ne io ne Felice. non so da dove è spuntato fuori questo accostamento.


il sottoscritto è la causa di tutto, e ti spiego il perchè.

Il Criterium ha perso appeal, non ci sono dubbi: una volta la vincevano i campioni, adesso i buoni corridori, mai però le mezze figure.
Diciamo che una volta era appetita dai corridori di prima fascia, adesso da quelli di seconda, ma ci fermiamo qui.
Per questo continuo a considerarla una corsa molto importante.

D'altronde questa è una fine che hanno fatto parecchie corse, vedi Parigi-Bruxelles, ma anche Het Volk, Gand-Wevelgem, Henninger Turm: tutte queste gare una volta erano valide per il SuperPrestige e presentavano starting list e vincitori di livello, adesso non più, però è sempre un fiore all'occhiello avere nel palmares corse che sono state vinte da fior di fuoriclasse, e che in passato hanno avuto un prestigio notevole.

il paragone col Trentino nasce da questo mio ragionamento

Originariamente inviato da antonello64

3) quando io leggo che Cunego era troppo in forma ad inizio Giro, mentre Basso ad aprile non era assolutamente in forma, mi vado a guardare i risultati e scopro che, prima del Giro, Basso ha ottenuto vittorie di un peso specifico superiore a quelle ottenute da Cunego (mica vogliamo paragonare il Criterium con Coppi & Bartali o Trentino?).


perfetto anto, mi ero perso qualche post nelle pagine precedenti

in linea di massima sottoscrivo parte del tuo pensiero, specie nel dire che il Criterium vale più dell'attuale Trentino, che Basso fosse già in buona forma in primavera e che DiLuca fosse in piena corsa per il Giro 2005.

però continuare a considerare, ancora oggi nel 2006, il Criterium una corsa importante solo per via della sua storia non mi trova d'accordo.

 
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Livello Tour




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Registrato: Mar 2006

  postato il 09/06/2006 alle 20:41
Damiano Cunego, l’arcitaliano

Il problema non è Damiano Cunego in sé. Diciamolo subito per chiarire ogni possibile equivoco: Cunego è un bel ciclista. Veloce. Tenace. Coraggioso. Spavaldo, persino. Credo che quando si ritirerà dalle competizioni, tra dieci anni almeno dal momento che è ancora un ragazzino, potrà vantare un palmares di tutto rispetto, composto perlopiù di classiche e non di grandi giri. Il calendario internazionale del ciclismo è composto da tante corse, e Cunego saprà certamente ritagliarsi, se riuscirà ad amministrarsi in modo assennato, un ruolo di primo piano. Insomma, bravo Cunego.
Ecco, ci siamo tolti il pensiero. Adesso veniamo al punto: Damiano Cunego è l’incarnazione ciclistica del millantato credito, di una tipologia umana un po’ fanfarona, di quello stile di vita che è ben riassunto dal detto partenopeo secondo il quale chi si sia fatto, in un modo o nell’altro, una buona nomea può pisciare a letto e poi dire di aver sudato.
Damiano Cunego è, per dirla altrimenti, l’arcitaliano. È il correlativo oggettivo su due ruote di quell’idea che la maggioranza degli italiani sembra avere di se stessa: ci consideriamo furbi, talentuosi, antropologicamente superiori, baciati da una grazia alla quale – sorprendentemente, per gente che dovrebbe essere venuta su nella Weltanschauung cattolica – non riteniamo necessario far corrispondere una risposta fatta di impegno, di dedizione, di studio, di fatica e sudore, di merito e operosità. Pensiamo perlopiù di vivere nel più bel posto del mondo, di mangiare il cibo più buono e sano, di godere del clima migliore, di essere simpatici, irresistibili e “brava gente”, di vestirci con un’eleganza innata, di aver fatto la storia della cultura grazie a un’infornata di formidabili geni ai quali ci sentiamo legati come fossero nostri parenti stretti, insomma riteniamo di essere i migliori un po’ in tutti i campi (è diventato pure uno slogan di successo: “Italians do it better”) per naturale predisposizione d’animo. Al sorriso sereno di chi sa di avere fatto il proprio dovere preferiamo il riso sardonico di chi ritiene di saperla lunga anche contro ogni evidenza contraria. Tendiamo ad autoassolvere ogni nostro peccato e a trattare con ironica sufficienza chi, per noi inspiegabilmente, non ci degna di analoga considerazione.
Parlavo proprio ieri con un amico che, nei giorni scorsi, è stato per lavoro in Germania. Mi diceva una cosa che più e più volte ho pensato anch’io: i tedeschi, proprio quei tedeschi che amiamo sfottere per i loro calzini bianchi portati con i sandali sotto i bermuda beige e per la loro gastronomia apparentemente grossolana, sono stati capaci di rendere le loro città incredibilmente belle e accoglienti. Pulite. Ordinate. Verdi. Con servizi ragionevolmente efficienti che fanno vivere meglio, con meno problemi. Alla faccia della retorica del paese del sole, in cui il sole stesso spesso fa fermentare i cassonetti d’immondizia non svuotati. In cui viaggiare con treni e mezzi pubblici è più che altro un’impresa esasperante. In cui ogni opera pubblica, quando va bene, è realizzata a prezzo di sprechi, inefficienze, costi elevatissimi, tempi biblici. Il rischio è che, alla fin fine, quando non siamo ottenebrati dall’ideologia arcitaliana siamo costretti a riconoscere che esistono molti posti che sì, sono più belli dell’Italia. E, quel che forse è più grave, si meritano di esserlo.
Torniamo a Cunego. Il ragazzino vinse, due anni fa, un Giro d’Italia. Venne salutato dai più (e parlo anche e soprattutto di gente che di ciclismo dovrebbe capirne) come una sorta di redivivo Coppi. Nessun commentatore ha mai fatto notare che, per quanto una vittoria sia una vittoria e buon per Cunego, quel Giro lo vinse essenzialmente perché non aveva avversari degni di questo nome (se non un Simoni già in fase calante, che però era nella sua stessa squadra, e fu quindi impossibilitato a inseguirlo, come forse avrebbe potuto fare, nella fuga decisiva) e perché si corse su un percorso da dilettanti (i “tapponi” di montagna erano lunghi poco più di cento chilometri ciascuno). Il grande ciclismo, o anche semplicemente il ciclismo vero, si correva altrove. Ribadisco: buon per Cunego, viva Cunego. Che altro avrebbe dovuto fare se non cogliere al volo l’occasione e vincere? Il problema, semmai, è l’esegesi che ne è derivata.
Da allora, infatti, contro ogni logica, ciclistica e non, Cunego è divenuto “Il piccolo Principe”, e non è bastata un’annata deludente come la scorsa a ridimensionare aspettative e considerazione: quest’anno è stato salutato come il grande rivale di Ivan Basso per la vittoria nella corsa rosa. Senza che nessuno considerasse come Basso, l’antitaliano, sia un ciclista che ha costruito la sua carriera con meticolosa applicazione facendo una gavetta pazzesca al Tour (il grande ciclismo, il ciclismo vero) dove ha già raccolto due podi in due anni correndo con umiltà e tigna; programmando la preparazione al Giro senza lasciare nulla all’italianissima arte dell’improvvisazione; lavorando come un matto sul gesto tecnico della cronometro e sull’andatura in salita, fino a ottenere esiti micidiali per gli avversari; potenziando il proprio “motore” e, al contempo, controllando maniacalmente la propria struttura fisica fino a diventare una macchina per produrre velocità. Per lui, fino ad oggi, niente peana. Niente complimenti dall’esagitato Sgarbozza. Niente nomignoli suggestivi. Solo tanto, tanto lavoro e anche un po’ di sfiga, senza la quale avrebbe già vinto il Giro dell’anno scorso.
Risultato: quest’anno, a due terzi di percorso sulle strade italiane, Basso ha un vantaggio su Cunego (e su qualunque altro concorrente) costruito sia in salita che a cronometro e misurabile con la sveglia della nonna. Al netto dell’imponderabile (una colica intestinale come quella che l’anno scorso lo tolse dai giochi per la vittoria finale, o un’irruzione dei Nas che falsifichi alla radice quest’intero articolo, o un incidente di qualche tipo) si avvia ad attaccare il primo Tour dell’era post-Armstrong con il ruolo di favorito e un Giro vinto alle spalle. E questa sua vittoria nobiliterebbe il Giro più di quanto il Giro vinto nobiliterebbe la sua carriera ciclistica.
Nonostante ciò, il tono medio dei commenti degli addetti ai lavori è che “abbiamo fede in Cunego” e che “Cunego certamente si inventerà qualcosa in salita” e che “Cunego sicuramente attaccherà”. Settimana scorsa, addirittura, su un quotidiano nazionale un opinionista s’è spinto a scrivere che Cunego incarna la fantasia tirannicida e rivoluzionaria (sempre per via del fatto che due anni fa vinse “attaccando” il suo capitano Simoni), mentre Basso sarebbe il crudele e noioso despota che vince perché mette davanti la squadra a tirare. E concludeva: “A voi la scelta di chi tifare”.
Viene da concludere che ogni paese tifa per i ciclisti che si merita. O anche: se l’Italia fosse un paese normale, sarebbe abitato da tifosi di Ivan Basso. ■

P.S. La malinconica consapevolezza della dabbenaggine che regna sovrana nell’opinione pubblica della propria nazione può fruttare, al cronista esperto e disincantato, anche qualche vantaggio pratico. Io, per dire, ho già vinto diverse birre (a me la birra piace, in particolare le weiss tedesche, e vedete come tutto torna?) scommettendo con amici cuneghiani sui successi di Basso. Che volete che vi dica? Continuate così, fatevi del male.

Marco Beccaria

www.leftwing.it/

 

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Inutile avere una bici leggerissima, se ti porti nel corpo un'anima che pesa come un macigno.

"...e questo non è un messaggio legato solo allo sport, ma anche alla scuola, al lavoro, alla salute... se uno ci crede, può arrivare dove vuole." Ivan Basso




 
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  postato il 09/06/2006 alle 20:48
L'estrema parzialità ed inconcludezza di questo articolo mi fa pensare che sì - è proprio vero - di italiani incomprensibili (psicologicamente) ce ne sono a bizzeffe.

Giocare al massacro, questo sì, è il divertimento di noi italiani.

Costui si diverte con Cunego, altri si divertono con personaggi diversi: tutti, però, non capiscono che un articolo - anche di colore o volutamente polemico - dovrebbe avere delle basi tecniche valide, o quantomeno rispettabili.
E invece 'sto tale se ne infischia.

Lui spara contro. E basta. Ed idolatra l'altro.
Italiani, già.
Magari, se ne andasse in Germania, il prossimo articolo non lo scriverebbe.

P.S.: Concordo solo, ed un po' in effetti mi preoccupo, sull'eccessiva semplicità chilometrica dei tapponi del Giro 2004 e sui non-grossi avversari (Simoni in squadra, Honchar nella De Nardi e Popovych nella Landbowkrediet).

 

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Mario Casaldi - Cicloweb.it

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Si sta come
d'autunno
sugli alberi
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Livello Tour




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  postato il 09/06/2006 alle 20:55
Originariamente inviato da Monsieur 40%

L'estrema parzialità ed inconcludezza di questo articolo mi fa pensare che sì - è proprio vero - di italiani incomprensibili (psicologicamente) ce ne sono a bizzeffe.

Giocare al massacro, questo sì, è il divertimento di noi italiani.

Costui si diverte con Cunego, altri si divertono con personaggi diversi: tutti, però, non capiscono che un articolo - anche di colore o volutamente polemico - dovrebbe avere delle basi tecniche valide, o quantomeno rispettabili.
E invece 'sto tale se ne infischia.

Lui spara contro. E basta. Ed idolatra l'altro.
Italiani, già.
Magari, se ne andasse in Germania, il prossimo articolo non lo scriverebbe.

P.S.: Concordo solo, ed un po' in effetti mi preoccupo, sull'eccessiva semplicità chilometrica dei tapponi del Giro 2004 e sui non-grossi avversari (Simoni in squadra, Honchar nella De Nardi e Popovych nella Landbowkrediet).


Non voglio discutere sulla validità o meno dell'articolo, ma mi sembra chiaro che costui non ce l'abbia con Cunego (e lo chiarisce all'inizio), ma con opinione pubblica e tifosi.

 

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"...e questo non è un messaggio legato solo allo sport, ma anche alla scuola, al lavoro, alla salute... se uno ci crede, può arrivare dove vuole." Ivan Basso




 
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  postato il 09/06/2006 alle 20:58
Originariamente inviato da Ivan il terribile

Non voglio discutere sulla validità o meno dell'articolo, ma mi sembra chiaro che costui non ce l'abbia con Cunego (e lo chiarisce all'inizio), ma con opinione pubblica e tifosi.


Ivan il terribile, costui sta dicendo che tifare per Damiano è da fessi, perché Basso è più forte (in soldoni).

In pratica, affibia la patente di "illusi" o "incompetenti" ai tifosi/estimatori/affascinati di/da Damiano Cunego.

In poche parole, un giornalista fazioso ed un articolo assolutamente inutile.

 

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  postato il 09/06/2006 alle 21:00
e cmq si parte dal presupposto, la cui fondatezza mi sembra dubbia peraltro, che Damiano al contrario della "formichina" Basso sia uno scansafatiche, puo` essere che abbia impostato in maniera sbagliata la stagione, cio` non toglie che non sia uno disposto a lavorare e faticare!!
mah... e il ciclismo non e` fatto solo di solo Tour,e poi chissenefrega se Damiano non vincera` mai piu` un GT, penso che potra` inserire nel suo palmares almeno una decina di classiche di cui 5 o 6 monumento

 
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  postato il 09/06/2006 alle 21:07
I mass media italiani, godono prima a creare il personaggio e poi godono doppiamente a buttarlo nel fango(vedi Baggio nel calcio e Pantani nel ciclismo).
Negli altri paesi non fanno così.

 

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Vita in te ci credo le nebbie si diradano e oramai ti vedo non è stato facile uscire da un passato che mi ha lavato l'anima fino quasi a renderla un po' sdrucita. Anche gli angeli capita a volte sai si sporcano ma la sofferenza tocca il limite e cosi cancella tutto e rinasce un fiore sopra un fatto brutto



http://www.adidax.com/
resisterai 5 minuti senza sport?

 
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  postato il 09/06/2006 alle 21:44
Originariamente inviato da Monsieur 40%

Originariamente inviato da Ivan il terribile

Non voglio discutere sulla validità o meno dell'articolo, ma mi sembra chiaro che costui non ce l'abbia con Cunego (e lo chiarisce all'inizio), ma con opinione pubblica e tifosi.


Ivan il terribile, costui sta dicendo che tifare per Damiano è da fessi, perché Basso è più forte (in soldoni).

In pratica, affibia la patente di "illusi" o "incompetenti" ai tifosi/estimatori/affascinati di/da Damiano Cunego.

In poche parole, un giornalista fazioso ed un articolo assolutamente inutile.


Questo articolo è da porre in contrapposizione con il primo post di questo thread: http://www.cicloweb.it/forum/viewthread.php?tid=4435.
Stando al tuo ragionamento, allora è anch'esso fazioso ed assolutamente inutile?

Sempre con simpatia

 

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  postato il 09/06/2006 alle 21:44
Cunego al Tour

Originariamente inviato da Bazzia in un thread doppione

Oggi la Lampre sulla Gazzetta ha ufficializato la presenza di Damiano Cunego al prossimo Tour de France.
Martinelli ha detto che questa avventura servirà per acquisire esperienza per il futuro.
Penso che se Cunego va al Tour deve andarci per fare bene, se va per vedere cosa succede in Francia a luglio è meglio che sta a casa e prepari un bel finale di stagione.


Originariamente inviato da cyclingteam2001

cè già un topic : http://www.cicloweb.it/forum/viewthread.php?tid=317


Originariamente inviato da Laura Idril

Andrà sicuramente per far bene, ma è al primo Tour. Gli servirà proprio come esperienza per il futuro. Ci va senza aver per forza desiderio di classifica, così potrà vedere com'è un Tour de France.

 

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  postato il 09/06/2006 alle 21:48
Originariamente inviato da Ivan il terribile

Questo articolo è da porre in contrapposizione con il primo post di questo thread: http://www.cicloweb.it/forum/viewthread.php?tid=4435
Stando al tuo ragionamento, allora è anch'esso fazioso ed assolutamente inutile?

Sempre con simpatia


Ivan, con tutta la simpatia, Claudiodance ha esposto un ragionamento mirato, tecnico, ciclisticamente ineccepibile alla statura di Basso (non un fuoriclasse, ne converrai, sicuramente un campione, oggi come oggi).

Tale articolo su Cunego e i suoi tifosi niente ha a che vedere con quello che scrive Claudiodance.
Claudiodance non dà la qualifica di "incompetente" al tifoso di Basso, gli fa soltanto notare che - appunto - il termine fuoriclasse si applica a chi, sin da giovanissimo, fa vedere un determinato "plus" che Basso - molto onorevolmente - ha raggiunto soltanto a 27/28/29 anni.

Rileggiti bene il post di Claudiodance e l'articolo di quel tale, e poi ne riparliamo.

 

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  postato il 09/06/2006 alle 21:54
Originariamente inviato da Monsieur 40%

Originariamente inviato da Ivan il terribile

Questo articolo è da porre in contrapposizione con il primo post di questo thread: http://www.cicloweb.it/forum/viewthread.php?tid=4435
Stando al tuo ragionamento, allora è anch'esso fazioso ed assolutamente inutile?

Sempre con simpatia


Ivan, con tutta la simpatia, Claudiodance ha esposto un ragionamento mirato, tecnico, ciclisticamente ineccepibile alla statura di Basso (non un fuoriclasse, ne converrai, sicuramente un campione, oggi come oggi).

Tale articolo su Cunego e i suoi tifosi niente ha a che vedere con quello che scrive Claudiodance.
Claudiodance non dà la qualifica di "incompetente" al tifoso di Basso, gli fa soltanto notare che - appunto - il termine fuoriclasse si applica a chi, sin da giovanissimo, fa vedere un determinato "plus" che Basso - molto onorevolmente - ha raggiunto soltanto a 27/28/29 anni.

Rileggiti bene il post di Claudiodance e l'articolo di quel tale, e poi ne riparliamo.


Bè la parola incompetenti io non l'ho trovata nell'articolo. Comunque è chiaro che è un articolo (e di conseguenza il mio post) un po' provocatorio. Ed anche fazioso. Come quello del buon Claudio, d'altra parte.

 

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  postato il 09/06/2006 alle 21:59
Originariamente inviato da Monsieur 40%

Originariamente inviato da Ivan il terribile

Non voglio discutere sulla validità o meno dell'articolo, ma mi sembra chiaro che costui non ce l'abbia con Cunego (e lo chiarisce all'inizio), ma con opinione pubblica e tifosi.


Ivan il terribile, costui sta dicendo che tifare per Damiano è da fessi, perché Basso è più forte (in soldoni).

In pratica, affibia la patente di "illusi" o "incompetenti" ai tifosi/estimatori/affascinati di/da Damiano Cunego.

In poche parole, un giornalista fazioso ed un articolo assolutamente inutile.


Hai ragione, ed è un peccato perchè Beccaria aveva scritto belle e bellissime cose rispettivamente sui Mondiali e su Bugno (i link sono nel thread sui libri di ciclismo: ho litigato un po' con il comando "cerca" ma non sono riuscito a trovarli).

P.S. per Ivan, in aggiunta a quello detto da Monsieur: fra un post su un forum e un articolo c'è - e ci deve essere - differenza!

 
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  postato il 09/06/2006 alle 22:04
Ivan il terribile, questo non vuol dire dare degli "incompetenti"?

Originariamente inviato da Ivan il terribile

...se l’Italia fosse un paese normale, sarebbe abitato da tifosi di Ivan Basso.


E poi:

P.S. La malinconica consapevolezza della dabbenaggine che regna sovrana nell’opinione pubblica della propria nazione può fruttare, al cronista esperto e disincantato, anche qualche vantaggio pratico. Io, per dire, ho già vinto diverse birre (a me la birra piace, in particolare le weiss tedesche, e vedete come tutto torna?) scommettendo con amici cuneghiani sui successi di Basso. Che volete che vi dica? Continuate così, fatevi del male.

Marco Beccaria


Marco Beccaria: "esperto e disincantato", ti dichiari. Hai dimenticato "modesto", probabilmente.

Se avessi fatto questo articolo ad inizio 2005 ti avrei anche ammirato: saresti stata una voce fuori dal coro.

Ora, a fine Giro 2006 (mi pare che, da certe parole che ha usato, questo articolo sia stato scritto a Giro non ancora finito), questo articolo non ha assolutamente senso.
Non è utile, non fa del bene. Socrate avrebbe detto, appunto, che è stato inutile scriverlo.

P.S.: Ivan il terribile, io non ce l'ho con te direttamente. Hai solo riportato (perché magari ti faceva sorridere) un articolo "contro il mondo-Cunego".
Lo ripeto: Claudiodance non ha fatto un articolo "contro" il mondo-Basso.
La sua era una questione filologica e ciclistica del termine "fuoriclasse", ormai inflazionato.
Però, ecco, anche non avendocela con te direttamente, se continui a paragonare l'articolo di Beccaria col post di Claudiodance effettivamente mi potrebbe sorgere il dubbio che qualche fettina di prosciutto, sugli occhi, ce l'hai.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/06/2006 alle 22:12
Non sono riuscito a leggere tutto l'articolo del Becca, ma quà e là mi ha dato l'impressione di essere uno che scrive i discorsi per Borghezio o Calderoli o Speroni, con tutto il rispetto sia chiaro.

 

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Davide

 
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  postato il 09/06/2006 alle 22:20
Parlavo proprio ieri con un amico che, nei giorni scorsi, è stato per lavoro in Germania. Mi diceva una cosa che più e più volte ho pensato anch’io: i tedeschi, proprio quei tedeschi che amiamo sfottere per i loro calzini bianchi portati con i sandali sotto i bermuda beige e per la loro gastronomia apparentemente grossolana, sono stati capaci di rendere le loro città incredibilmente belle e accoglienti. Pulite. Ordinate. Verdi. Con servizi ragionevolmente efficienti che fanno vivere meglio, con meno problemi. Alla faccia della retorica del paese del sole, in cui il sole stesso spesso fa fermentare i cassonetti d’immondizia non svuotati. In cui viaggiare con treni e mezzi pubblici è più che altro un’impresa esasperante. In cui ogni opera pubblica, quando va bene, è realizzata a prezzo di sprechi, inefficienze, costi elevatissimi, tempi biblici. Il rischio è che, alla fin fine, quando non siamo ottenebrati dall’ideologia arcitaliana siamo costretti a riconoscere che esistono molti posti che sì, sono più belli dell’Italia. E, quel che forse è più grave, si meritano di esserlo.


io consiglierei a quello cha ha scritto questo articolo di andarci davvero a vivere all'estero, perchè uno che scrive queste cose sicuramente non ci ha mai vissuto. Poi potrà parlare. Nessun italiano che abbia vissuto qualche anno all'estero, soprattutto in centro-nord europa scriverebbe mai queste cose. Perchè saprebbe che la realtà è molto diversa da quella che sembra agli occhi di un turista. Quale è sempre stato probabilmente questo sedicente giornalista.

 
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  postato il 09/06/2006 alle 22:20
Originariamente inviato da Ivan il terribile

se l’Italia fosse un paese normale, sarebbe abitato da tifosi di Ivan Basso.


Buahahahahahahahahaha!!!
Questa è clamorosa: non ho decine e decine di primavere sulle spalle ma una minchiata così non l'avevo mai letta!
I tifosi di Basso sono normali mentre i tifosi di Cunego non lo sono???
Ahahah... figurati, a vedere dai forumisti che circolano in questo forum avrei detto l'esatto contrario! Ahahahah!

 

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  postato il 09/06/2006 alle 22:23
"Le maturazioni tardive dicevo, ce ne sono state molte negli ultimi 20 anni e di tutte ho avuto il minimo rispetto"

"Cosa c’è che non va? Niente, solo che Basso non è un fuoriclasse, è un drogato di allenamento, è malato grave di
Iper allenamento intensivo, è un coatto della bicicletta scientifica........e la questione attinente al talento? E la questione attinente all’istinto di un campione? Dove sono finite? Da qualche parte, sommerse da un mare di cronotabelle, test, libri di yoga e dieta a zona. Che tristezza."

"Un simile miglioramento è immaginabile solo a patto di un lavoro mostruoso, disumanizzante, alienante. Mi immagino la sua vita. Legge un libro che non sia un trattato di stretching della zona lombare? Che musica gli rimane il tempo di ascoltare, Mango? Qualcuno gli ha spiegato che Santiago è anche il nome di San Giacomo in spagnolo? (Come se Valverde chiamasse sua figlia Santamariagoretti!)"

Questo non è un articolo "contro il mondo-Basso" secondo te, Monsieur?
Anzi, qui, a differenza che nell'articolo che ho postato, ci sono passaggi che denotano quanto meno mancanza di rispetto (giusto per usare un eufemismo) per Ivan.

Ma di ciò dovrei discuterne con Claudio, chiaramente.

 

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  postato il 09/06/2006 alle 22:24
Originariamente inviato da Lore_88

I tifosi di Basso sono normali mentre i tifosi di Cunego non lo sono???
Ahahah... figurati, a vedere dai forumisti che circolano in questo forum avrei detto l'esatto contrario! Ahahahah!


Lore_88, non fare il Beccaria...

 

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  postato il 09/06/2006 alle 22:26
Originariamente inviato da antonello64

dunque, Cribiori ha detto che lui ha visto Cunego molto stanco alla fine del Giro, e secondo lui sarebbe stato meglio farlo riposare un pò, per fargli preparare Mondiale e classiche di fine stagione.
Ha anche detto che Cunego dal Tour non avrebbe potuto imparare niente: è una corsa con molte cronometro e salite non durissime, quindi non adatta al veronese.
Secondo lui, poi, Cunego è un atleta molto sveglio e quindi ha poco da imparare in generale: insomma secondo Cribiori, Cunego al Tour farebbe solo fatica e non ne trarrebbe alcun vantaggio.
Ha poi anche ricordato che lui era contrario anche due anni fa a fargli fare la Vuelta, sostenendo che sono sforzi forse eccessivi per la sua giovane età.

Più o meno ha detto questo.


Grazie mille, Antonello.
In effetti gli argomenti e/o preoccupazioni di Cribriori sono assolutamente condivisibili. Perchè è verissimo che alla fine del Giro Damiano era veramente stanco.

 

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  postato il 09/06/2006 alle 22:30
Originariamente inviato da Monsieur 40%

Però, ecco, anche non avendocela con te direttamente, se continui a paragonare l'articolo di Beccaria col post di Claudiodance effettivamente mi potrebbe sorgere il dubbio che qualche fettina di prosciutto, sugli occhi, ce l'hai.


Mario, come sei buono, nutri ancora dei dubbi... io, dallo sfiduciatone che sono, i dubbi li ho trasformati in certezze dai tempi del 15-18...
Eh no, Ivan l'ha combinata grossa, mettere sullo stesso piano l'opera del Claudiodance e l'articolo del Beccaria è intollerabile!
Condanno Ivan ai lavori forzati: 24 ore su 24 a lavorare in panetteria!

 

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  postato il 09/06/2006 alle 22:35
Originariamente inviato da Lore_88

Originariamente inviato da Monsieur 40%

Però, ecco, anche non avendocela con te direttamente, se continui a paragonare l'articolo di Beccaria col post di Claudiodance effettivamente mi potrebbe sorgere il dubbio che qualche fettina di prosciutto, sugli occhi, ce l'hai.


Mario, come sei buono, nutri ancora dei dubbi... io, dallo sfiduciatone che sono, i dubbi li ho trasformati in certezze dai tempi del 15-18...
Eh no, Ivan l'ha combinata grossa, mettere sullo stesso piano l'opera del Claudiodance e l'articolo del Beccaria è intollerabile!
Condanno Ivan ai lavori forzati: 24 ore su 24 a lavorare in panetteria!


Infatti, a costo di attirarmi un bel po' di antipatie sul forum, come ho fatto notare qualche post più in su, l'opera di Claudio è quasi più abominevole!
Non tanto per i contenuti, ma per i toni e le espressioni!

Ps: In panetteria no, per carità! Il mio lavoretto part-time per comprarmi la bici l'ho appena finito! Ora debbo solo pensare a pigliarmi la laurea specialistica!

 

[Modificato il 09/06/2006 alle 22:37 by Ivan il terribile]

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  postato il 09/06/2006 alle 22:46
Originariamente inviato da Ivan il terribile

"Le maturazioni tardive dicevo, ce ne sono state molte negli ultimi 20 anni e di tutte ho avuto il minimo rispetto"

"Cosa c’è che non va? Niente, solo che Basso non è un fuoriclasse, è un drogato di allenamento, è malato grave di
Iper allenamento intensivo, è un coatto della bicicletta scientifica........e la questione attinente al talento? E la questione attinente all’istinto di un campione? Dove sono finite? Da qualche parte, sommerse da un mare di cronotabelle, test, libri di yoga e dieta a zona. Che tristezza."

"Un simile miglioramento è immaginabile solo a patto di un lavoro mostruoso, disumanizzante, alienante. Mi immagino la sua vita. Legge un libro che non sia un trattato di stretching della zona lombare? Che musica gli rimane il tempo di ascoltare, Mango? Qualcuno gli ha spiegato che Santiago è anche il nome di San Giacomo in spagnolo? (Come se Valverde chiamasse sua figlia Santamariagoretti!)"

Questo non è un articolo "contro il mondo-Basso" secondo te, Monsieur?
Anzi, qui, a differenza che nell'articolo che ho postato, ci sono passaggi che denotano quanto meno mancanza di rispetto (giusto per usare un eufemismo) per Ivan.

Ma di ciò dovrei discuterne con Claudio, chiaramente.


Un minimo di attacco al "Basso-mondo "c'è dai, non facciamo i finti ciechi. Ma non è un attacco cattivo. E' un modo vi vedere il mondo dei "fuoriclasse" in modo diverso dal solito, anche se romantico e poco attuale. Per il panettierista dancè essere fuoriclasse significa fare "di natura" cose straordinarie. Nascere superdotati. e restarlo. C'è un problema però. questo andava bene fino a 30 anni fa. o più. Senza sudore, allenamento, concentrazione, allenamento, allenamento , oggi nessun fuoriclasse lo resta. Da un bel pò, quindi, il mondo si è bassizzato, senza che Dancè se ne accorga.... Cunego lo sa bene che solo di talento non andrà avanti. Qualche lezione di bassità gli serve e la sta prendendo...
In un altro sport, Dancè farebbe l'elogio di Borghi, la foca del river plate che qua da noi faceva la riserva nel Como. Ma con una classe innata.... Ancelotti sudava, sbuffava come un bufalo e rendeva le quattro volte del talentuoso Borghi. Così va lo sport oggi dancè. Ti hanno ucciso i fuoriclasse e tu dormivi.......

 

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  postato il 09/06/2006 alle 22:46
Originariamente inviato da Monsieur 40%

Lore_88, non fare il Beccaria...




Condivido i vostri commenti. Dici bene Mario, un giornalista fazioso ed un articolo assolutamente inutile. E insultante, aggiungo io.
Che cumulo di str... stupidate livorose ha scritto cotesto sig. Beccaria.
Dall' alto della sua infinita cultura ciclistica si è peraltro dimenticato due insignificanti cosettine tipo il Giro di Lombardia vinto da Cunego nello stesso anno (battendo Boogerd e proprio il Nuovo Mega Supercampione Italiano Ivan Basso) nonchè il primato nella classifica UCI di quella stagione, atleta più giovane della storia ad ottenere questo risultato.
E sorvola anche disinvoltamente sulle performances nei GT ottenute dal Nuovo Mega Supercampione Italiano Ivan Basso all' età di Cunego.
Probabilmente gli dà fastidio constatare che lo sport del salto sul carro (del vincitore) non è poi così diffuso come pensava. Soprattutto tra gli appassionati e i tifosi di sport.


 

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  postato il 09/06/2006 alle 23:05
Originariamente inviato da Monsieur 40%

P.S.: Concordo solo, ed un po' in effetti mi preoccupo, sull'eccessiva semplicità chilometrica dei tapponi del Giro 2004 e sui non-grossi avversari (Simoni in squadra, Honchar nella De Nardi e Popovych nella Landbowkrediet).


Beh, Mario, la tappa di Falzes era bella lunga, sui 220 km, e sebbene Damiano abbia fatto il tratto in pianura con Tonti, Mazzoleni e Wegmann il Furcia e la salita finale le ha fatte da solo, rimontando tutti i fuggitivi e vincendo in solitaria.
Quest' anno poi nei due tapponi "c'è stato", e gli avversari "grossi" (in tutti i sensi) stavolta c'erano...

 

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  postato il 09/06/2006 alle 23:07
Originariamente inviato da gabri59

gli avversari "grossi" (in tutti i sensi)



Che cattiva...

 

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  postato il 09/06/2006 alle 23:16
Originariamente inviato da Bazzia in un thread doppione

Oggi la Lampre sulla Gazzetta ha ufficializato la presenza di Damiano Cunego al prossimo Tour de France.
Martinelli ha detto che questa avventura servirà per acquisire esperienza per il futuro.
Penso che se Cunego va al Tour deve andarci per fare bene, se va per vedere cosa succede in Francia a luglio è meglio che sta a casa e prepari un bel finale di stagione.


Beh, non si tratta di una vera e propria ufficializzazione, perchè questa ci sarà la settimana prossima come previsto.
Ti dirò francamente che non mi è piaciuta particolarmente questa "anticipazione" fatta da Martinelli e Saronni una settimana prima della decisione ufficiale del loro corridore. Non mi sembra un comportamento corretto nei suoi confronti.

 

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  postato il 10/06/2006 alle 00:57
So che è un po' OT (non penso sia il caso di aprire un thread apposito), ma vorrei riabilitare un po' ai vostri occhi il signor Beccaria, postando questo suo pezzo sul perchè il ciclismo è lo sport più bello del mondo.

Allora, cara Sere, visto che me l’hai chiesto (qui nei commenti), proverò a spiegarti perché il ciclismo è lo sport più bello del mondo.
So che ha già provato a farlo Inve qualche giorno fa. Tutto quello che è scritto nel suo post lo condivido. Ma vorrei aggiungere qualcosa. Così, per non sapere che fare. E per riuscire a mettere insieme quello che, probabilmente, diventerà il post più lungo di questo blog.
Allora, andiamo.
1. Mio nonno
Più ci penso e più sono certo che ritengo il ciclismo lo sport più bello del mondo innanzitutto per via di mio nonno. Si chiama Giuseppe. È del 1909, ed è ancora vivo e arzillo. Ancora oggi non si perde in tv una classica, una tappa del Giro o del Tour. Quando io ero piccolo e lui un po’ più giovane mi portava a vedere il ciclismo. Partenze della Sanremo. Passaggi di tappe del Giro. La Sei Giorni di Milano. E mi spiegava chi era questo, chi era quello, l’hai vista la maglia rosa? E poi le discussioni e gli insegnamenti. In tempi più recenti, quando i nostri hanno ricominciato a provare a vincere il Tour, diceva una cosa che non so se riuscirò a descriverla con le parole. Diceva che per battere i passistoni di turno (all’epoca era Indurain) ci sarebbe voluto non un altro passistone alla Bugno, ma uno che in salita fosse capace di fare “svissssh”. E “svissssh” era tutto un gesto: immaginatevi mio nonno seduto in poltrona davanti alla tv accesa sul Giro o sul Tour, con la coperta sulle gambe anche se è giugno o luglio (erano i primi ’90 e mio nonno andava già oltre gli 80), che mette le mani basse come a impugnare un immaginario manubrio e, inarcando appena la schiena, agita le mani a destra e a sinistra, a mimare l’andatura di un ciclista in fuga in salita a una frequenza di pedalate che io, guardandolo, ritenevo impossibile.
A volte aggiungeva: “Uno come Coppi”. Perché lui, mio nonno, ha visto correre Coppi.
Beh, poi è arrivato Pantani. Non so se avete presente il modo in cui Pantani scattava in salita. Era esattamente come l’aveva mimato mio nonno prima di conoscerlo. Come potevo non amare Pantani? Come potevo non provare un’ammirazione sconfinata per la sapienza ciclistica di mio nonno? Come potrei non considerare il ciclismo lo sport più bello del mondo?
Credo si chiami imprinting.

2. La storia
Il ciclismo è uno sport che ha un legame unico con la sua storia (la storia della disciplina sportiva “ciclismo”) e con la storia tout court.
Chiedi a un ragazzino che gioca al pallone se sa chi erano Schiaffino e Bobby Charles. Chiedi a un tifoso medio di calcio se sa chi fosse Altafini (in questo caso qualcuno risponderebbe, ma temo direbbe: “Uno che va in tv e in radio a parlare di calcio”). Pare che, quando Gullit fu acquistato dal Milan, alla conferenza stampa di presentazione dietro la scrivania dalla quale parlavano il giocatore e i dirigenti della squadra campeggiasse un enorme ritratto di Gianni Rivera che alzava una coppa (credo la Coppa Campioni del ‘69). Beh, le cronache di allora dicono che Gullit (uno che, per essere un calciatore, non era nemmeno l'ultimo dei pirla) si sia voltato e abbia chiesto a voce alta chi fosse il tizio della foto.
O ancora: provate ad andare a dare un’occhiata al sito ufficiale del Milan (ma il discorso vale un po’ per tutti i team). Sulla home page c’è un link seminascosto alla pagina del palmares e della storia della squadra. Per tutto il resto, è un sito concepito per il tifoso che vive nell’attualità priva di profondità (e infatti ci sono tutte le news sulla squadra, anche le più insignificanti, manca poco che ti dicano che cosa il tal giocatore ha mangiato, se ha fatto il ruttino o se è andato di corpo regolarmente).
Per gli appassionati di ciclismo, al contrario, il rapporto tra passato e presente del loro sport preferito è sempre aperto e bidirerzionale. Campioni di oggi vengono costantemente paragonati a campioni di ieri o dell’altroieri, corse ed eventi di ieri diventano archetipi tramite i quali interpretare le casistiche odierne. Cunego parte da gregario e diventa capitano in barba a Simoni cammin facendo? Come Roche e Visentin nel Giro dell’87, come Coppi e Bartali al Giro del ’40. Ci sono neve, freddo e tempesta in cima a un passo? Si citano il Bondone del ’56 e il Gavia dell’88. Armstrong è forte? Certo, ma più o meno di Binda, Coppi, Anquetil, Merckx, Hinault, Indurain? E Bartali, dove lo mettiamo?
Per dire: io ho un foglio elettronico con vittorie e palmares delle corse più importanti della storia del ciclismo dal 1894 (al governo in Italia: Crispi) a oggi. Il punto interessante è: non sono affatto l’unico, né un’eccezione.
Ma poi e di più: il ciclismo è legato in maniera salda e credo non paragonabile a nessun altro sport con la storia d’Italia nel Novecento. Il ciclismo fu, per decenni, di gran lunga lo sport più popolare in Italia, ben più del calcio. Aprendo i quotidiani degli anni ’50 e ’60 (non solo quelli sportivi) si trova spessissimo il ciclismo in prima pagina a titoli cubitali. E sui quotidiani sportivi, provare per credere, tappe del Giro d’Italia relegavano a trafiletti finali di Coppa Campioni vinte da squadre italiane.
Il ciclismo è sempre stato uno sport “povero” e proprio per questo legatissimo al costume, alla vita quotidiana, agli stessi modi di pensare degli italiani, e alla loro evoluzione. Volete capire che cosa abbia significato per l’Italia e gli italiani il boom economico degli anni ’60? Osservate le sponsorizzazioni delle maglie dei ciclisti e la loro lenta, quasi impercettibile evoluzione.
In alcuni casi, oltretutto, questo legame si è presentato anche con la storia evenementielle: tutti sanno della vittoria di Bartali al Tour del ’48 che cadde proprio nel momento in cui spararono a Togliatti, e contribuì non poco a non far scoppiare una guerra civile. Si pensi alle apparizioni di Coppi e Bartali al Musichiere, si pensi a un film come Totò al Giro d’Italia, alle cronache ciclistiche di sommi scrittori quali Campanile, Buzzati, Brera.
Verrebbe da dire, se l’esprerssione non fosse già stata usata ad altri propositi piuttosto disdicevoli, che il ciclismo è, almeno fino ai primi anni ’70, una sorta di autobiografia degli italiani.

3. Il viaggio
Alla fin fine, il ciclismo è uno sport il cui scopo è viaggiare. Viaggiare veloci, il più veloce possibile, ma per arrivare in fretta bisogna dosare le forze. Bisogna vincere le intemperie. Bisogna guardare dove si mettono le ruote. Bisogna considerare chi ci fa compagnia, nel viaggio.
E il bello è che il traguardo c’è già e aspetta, là, in fondo a quella striscia d’asfalto ininterrotta, lunga anche 250 chilometri, oltre i colli, il caldo, il freddo, magari la pioggia. È un miraggio che può diventare un tormento, che sia uno striscione con su scritto “Arrivo” (o Arrivée o Meta o una qualche incomprensibile parola fiamminga) o il vialetto d’ingresso di casa tua o l’auto parcheggiata. E tu pedali, pedali, e magari per ore non succede niente, come in certe tappone di pianura del Giro o del Tour. Tutta quella fatica, tutti quei panorami, per poi tirarsi il collo in dieci chilometri dieci ad andatura da motociclette.
Come in tutti i viaggi, ci sono i passaggi decisivi. Come quando viaggi in auto: quel casello dove sai che troverai coda; quel pezzo tutto a curve che ti piace tanto, o che magari temi; quel passo sugli Appennini dopo il quale sai che inizi a sentire l’aria del mare; quell’autogrill dove sai che ti fermerai perché ti sta simpatico; quel pezzo di strada profumato di resina in mezzo agli abeti prima di Dobbiaco.
Nel ciclismo ci sono corse che vivono in funzione di un passaggio del genere, anch’esso atteso e temuto per ore. Il Poggio per la Sanremo. Il Grammont per il Fiandre. La Redoute per la Liegi. Le grandi salite nei giri. La Foresta di Arenberg o il Carrefour de l’Arbre per la Roubaix (e il Velodromo, naturalmente. Credo che se una volta in sogno avessi la grazia di sentirmi in sella alla mia bicicletta entrare per primo nel Velodromo di Roubaix tutto impastato di fango o polvere, beh, credo potrebbe venirmi un coccolone nel sonno: “Che cosa è stato secondo te, Sara?” “Non saprei, Grissom. Il cuore, probabilmente.” “E perché il cadavere ha quel sorriso idiota sulle labbra?”).
Passaggi decisivi ci sono anche nei quaranta chilometri che faccio ogni tanto per tenere a bada la ciccia (con scarsi risultati, va detto): la rampetta del culmine sopra Montalbo, per dire, me la sogno dalla notte prima. O i quattro chilometri finali per raggiungere le antenne di Monte Penice. O, ricordo di quando pedalavo in Brianza, quei trecento metri del Lissolo che maledici tua madre e il giorno in cui ti ha messo al mondo. O anche il cavalcavia che da Sesto porta a San Maurizio al Lambro. Magari venivi appunto dal Lissolo, ma quello stramaledetto cavalcavia è lì, alla fine del giro, e non ne vuole sapere di farsi razionalizzare (“Sono cinque metri di dislivello e duecento di strada, perlamadonna, possibile che l’acido lattico non ci senta da quest’orecchio?”).
Dei viaggi il ciclismo propone anche gli imprevisti con la loro subitaneità. Corridori hanno perso Giri e Tour (roba da tre settimane, roba da tremila e rotti chilometri) perché hanno preso un sasso storto o una crepa dell’asfalto. Il tutto è durato due decimi di secondi, nell’arco di cinque metri di strada.
Alle volte, persino, qualche ciclista ha perso la vita in questo modo. Tommy Simpson. Fabio Casartelli. Andrei Kivilev.
Non è bello. Però è pazzescamente vero. Non so se mi sono spiegato.

4. Il tempo
Intendo il tempo nel senso di weather, tempo atmosferico. Questo punto potrebbe essere una postilla al punto precedente, ma ritengo meriti di stare da sola. Una corsa può cambiare del tutto a seconda del tempo che fa. E il tempo assume il ruolo di generatore di epica quando è abbinato a percorsi lunghi o ad altitudini ragguardevoli. Il Gavia col sole credo che riuscirei a farlo anch’io. Il Gavia con un po’ di nuvole diventa una cosa da sport estremi.
Una delle volte che ho scalato il Mortirolo ero partito da Edolo sotto un sole di tardo maggio persino fastidioso. A cinque chilometri dalla cima sono spuntate le prime nubi. Dieci minuti dopo credevo di morire. Raggiunto il passo avevo le mani del tutto intirizzite. Non riuscivo a tenere il manubrio, e dovevo farmi ancora una ventina di chilometri di discesa (N.B.: discesa+sudore=freddo) per tornare a casa. Quando ho visto un rifugio aperto poco sotto il passo ho pianto di gioia (come un vitello, mica un po’ di magone). Quando i gestori del rifugio mi hanno visto entrare hanno capito al volo e mi hanno scaldato con ogni bevanda a loro disposizione. Armato di giubbino di goretex ho ripreso la mia strada, e man mano che perdevo quota sentivo l’aria farsi appena appena più tiepida. Quando sono arrivato a Edolo sotto una irridente pioggerellina mi sono sentito felice come poche altre volte nella vita. Certo, si può anche vivere senza mai provare l’esperienza. Io sono contento così.
La stessa cosa capitò più volte anche a ciclisti veri, presi e sbattuti dai loro allenatori dentro tinozze bollenti in qualche rifugio delle Alpi durante tappe da tregenda perché recuperassero il recuperabile in termini di temperatura corporea, e riuscissero a rimontare in sella e a raggiungere il traguardo.
E quando in televisione vedo quelli forti e bravi che arrancano sotto il diluvio o in mezzo ai muri di neve o spaccati dal caldo, sento che è gente che, nonostante tutto e indipendentemente da chi arrivi primo, merita un enorme rispetto.

5. Il ritmo e la musica
Il ciclismo è, in qualche modo, uno sport tantrico. Ha dentro di sé un legame col ritmo dell’universo. Parlo sia del ciclismo praticato che di quello visto in tv.
Pedalando, la ritmica è evidente: prendi, parti, e per quaranta-cinquanta-sessanta chilometri tutto il tuo corpo va all’unisono con quello che senti essere l’andamento del cosmo per quelle due o tre ore. Gambe, spalle, fiato, cervello.
Ma anche in tv: come dicevo sopra, le variazioni di ritmo di una corsa sono subitanee e quantiche. Il resto è ritmo: il ritmo frenetico e forsennato che precede le volate; il ritmo tambureggiante di chi attacca in salita; il ritmo di guerra di chi va su seduto, da passista; il ritmo lento e già sconfitto ben prima del traguardo di chi non ce la fa.
E il bello è che, guardando, il ritmo ti entra dento insieme alla voce dei telecronisti. Salita, discesa, salita, discesa, salita, discesa, salitaaaaaaa (l’ultima, a tutta). Oppure: tirata, tirata, tirata, volaaaaaaaaataah. Oppure: rulla, rulla, rulla, rulla sempre al massimo (le crono).
Ancora: dietro al ritmo, spesso, c’è una vera e propria colonna sonora. Musica. Oggi, per dire, mentre pedalavo per i colli piacentini, la mia pedalata era Burning Down the House dei Talking Heads. Le crono di Armstrong viste in tv sono Take me to the River (Green & Hodges, c’è anche nella colonna sonora di The Commitments). Le pedalate di Bugno erano una canzone della Mannoia di cui non ricordo il titolo (può essere L’altra madre?). Chiappucci (ma anche il giovane Voeckler) è jazz.

6. La festa
Per finire, la più pazzesca. Andare a vedere il ciclismo dal vivo. In proposito ha già scritto cose fondamentali il bel Baricco(1), pertanto farò parlare lui.
«Andare a vedere il ciclismo è una cosa che se ci pensi non ci credi. Stai sul bordo di una strada, aspetti, aspetti, poi a un certo punto arrivano, come una ventagliata colorata, i ciclisti, e ti strisciano negli occhi. Se proprio non sei sullo Stelvio, è una faccenda di trenta, quaranta secondi. Gruppo compatto. Hai tempo di dire arrivano che già li vedi di schiena. Va be’ che è gratis, ma ammetterete che è uno spettacolo paradossale. Eppure: strade piene, quando passano quelli, paesi interi usciti da casa per vedere, e plaid sull’erba, e thermos, radioline, giacche a vento, e la rosea aperta alla pagina giusta per leggere i numeri dei ciclisti e sapere chi erano. Una festa. »
O ancora.
«Liturgica preparazione a quaranta secondi di emozione. La gente si spacca ideologicamente in due: quelli che guarderanno e quelli che scatteranno la foto: impensabile fare tutt’e due le cose, in quella manciata di secondi. Mi schiero tacitamente con quelli che decidono di guardare. E guardo. Guardo. Guardo. Guardo. Guardo. Guardo. Finito. Ce n’è due rimasti indietro. È una specie di piccolo bis. Guardo. Spariscono dietro la curva. Finito davvero. Dopo, il gioco è dire chi hai visto. Quello che ha visto Bugno, quello che ha visto Cipollini, quello che ha visto Gimondi (ma va’). Io ho visto Chiappucci. Giuro. In piedi sui pedali, come un felino in agguato, era mezzo girato indietro e gettava sguardi come artigli, sembrava una belva in gabbia, lì, in mezzo al plotone: el diablo, garantito che se li divora tutti, sul Poggio.
Poi magari non era proprio Chiappucci, ma chissenefrega, per me lo era e lo sarà sempre.»
Dal che si evince che Baricco il ciclismo non lo va a vedere spesso (saprebbe, altrimenti, che anche sullo Stelvio non è che vadano tanto più piano e che tu abbia più tempo di vederli. È solo, questo sì, che passano sgranati) e che ha gusti ciclistici discutibili (chiappucciano, devo aggiungere altro?).
Però è proprio così.
Si licet parva componere magnis, anch’io ho già scritto qualcosa(2) in proposito. Se proprio volete, la trovate qui.
Insomma, andare a vedere il ciclismo dal vivo è una cosa magnifica. Hai intorno a te migliaia di persone che condividono la tua stessa passione e la tua stessa follia (“è una cosa che se ci pensi non ci credi”). Ha ragione Baricco: è una festa. C’è chi dorme al sole, chi mangia, chi si scambia panini e specialità gastronomiche in genere, chi beve, chi discute animatamente con perfetti sconosciuti sul Giro in corso, chi ha portato l’ombrellone e la tv e cerca di vedere come sta andando la tappa, dando ragguagli a tutti, anche non richiesti. E poi, il lento preambolo all’orgasmo. Senti l’elicottero che s’avvicina. Iniziano a passare le auto della carovana e le staffette. Poi le auto dell’organizzazione. Infine, all’improvviso, in un boato assordante (e sei tu che lo fai, il boato, insieme a tutti quelli che ti stanno intorno), i ciclisti.
Il mio sogno per quando andrò in pensione? A Dio piacendo, se riuscirò ancora a stare sulle gambe, mi piacerebbe farmi due settimane tra Belgio e Olanda a seguire tutte le classicissime, e poi al Giro, e al Tour. Con la bicicletta al seguito, naturalmente.
Meraviglioso. Un po’ come il sesso. Un po’.

(1) A. BARICCO, Barnum. Cronache dal Grande Show, Universale Economica Feltrinelli, Milano 1995, p. 184-185
(2) M. BECCARIA, L’ultima curva del signor Vedremo, “Brianze”, anno II n. 4, Briosco (MI) 1999, pp. 55-61

 

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"...e questo non è un messaggio legato solo allo sport, ma anche alla scuola, al lavoro, alla salute... se uno ci crede, può arrivare dove vuole." Ivan Basso




 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/06/2006 alle 01:48
Originariamente inviato da Ivan il terribile
Le crono di Armstrong viste in tv sono Take me to the River (Green & Hodges, c’è anche nella colonna sonora di The Commitments).


Mah, lo stavo riabilitando, non era malaccio, ma poi ecco che mi fa una citazione di uno dei cavalli di battaglia di Al Green, citando il cognome del grande cantante e quello del chitarrista, cioè gli autori, quasi che stesse presentando un melassone a Sanremo...paragonandomela pure ad una delle truffe del ciclismo.
Notte.

 

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Davide

 
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  postato il 10/06/2006 alle 02:43
Originariamente inviato da aranciata_bottecchia

Originariamente inviato da Ivan il terribile
Le crono di Armstrong viste in tv sono Take me to the River (Green & Hodges, c’è anche nella colonna sonora di The Commitments).


Mah, lo stavo riabilitando, non era malaccio, ma poi ecco che mi fa una citazione di uno dei cavalli di battaglia di Al Green, citando il cognome del grande cantante e quello del chitarrista, cioè gli autori, quasi che stesse presentando un melassone a Sanremo...paragonandomela pure ad una delle truffe del ciclismo.
Notte.


Ti sei salvato Davide.
Cinque parole dopo, ha paragonato Voeckler a Chiappucci, dandogli del "jazz".

Comunque Ivan... non è che devi riabilitare Beccaria: ha scritto un articolo inutile, e lo dico perché in quell'articolo non c'è il minimo di critica costruttiva.
Il paragone con Dancelli non ci sta, e lo ripeto, perché Claudio pone una sua visione dell'essere fuoriclasse che - quella sì, come dice Jan - va contro Ivan Basso e i "tardi maturi" (o vincenti sopra i 27 anni, se lo vogliamo dire così).
C'è comunque una critica costruttiva, che serve a chi legge.
Nell'articolo di Beccaria, l'unica cosa che può venir fuori è un sorriso a chi sta antipatico Damiano Cunego.
Secondo me c'è un mucchio di differenza.

Per i termini "irrispettosi" interverrà anche Claudio, ma se conosci un po' la storia di Claudiodance in questo Forum capisci (e se non la conosci lo scoprirai) che mai, e lo sottolineo, Claudio si è permesso di mancare di rispetto.
I suoi sono virtuosismi lessicali, scrive ciò che pensa, e difatti quando lo leggi sembra di sentirlo parlare.
Si parla sotto, insomma, senza mai scadere. Te lo confermo anche da "moderatore".

 

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Livello Tour




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  postato il 10/06/2006 alle 08:57
Originariamente inviato da Monsieur 40%

Originariamente inviato da aranciata_bottecchia

Originariamente inviato da Ivan il terribile
Le crono di Armstrong viste in tv sono Take me to the River (Green & Hodges, c’è anche nella colonna sonora di The Commitments).


Mah, lo stavo riabilitando, non era malaccio, ma poi ecco che mi fa una citazione di uno dei cavalli di battaglia di Al Green, citando il cognome del grande cantante e quello del chitarrista, cioè gli autori, quasi che stesse presentando un melassone a Sanremo...paragonandomela pure ad una delle truffe del ciclismo.
Notte.


Ti sei salvato Davide.
Cinque parole dopo, ha paragonato Voeckler a Chiappucci, dandogli del "jazz".

Comunque Ivan... non è che devi riabilitare Beccaria: ha scritto un articolo inutile, e lo dico perché in quell'articolo non c'è il minimo di critica costruttiva.
Il paragone con Dancelli non ci sta, e lo ripeto, perché Claudio pone una sua visione dell'essere fuoriclasse che - quella sì, come dice Jan - va contro Ivan Basso e i "tardi maturi" (o vincenti sopra i 27 anni, se lo vogliamo dire così).
C'è comunque una critica costruttiva, che serve a chi legge.
Nell'articolo di Beccaria, l'unica cosa che può venir fuori è un sorriso a chi sta antipatico Damiano Cunego.
Secondo me c'è un mucchio di differenza.

Per i termini "irrispettosi" interverrà anche Claudio, ma se conosci un po' la storia di Claudiodance in questo Forum capisci (e se non la conosci lo scoprirai) che mai, e lo sottolineo, Claudio si è permesso di mancare di rispetto.
I suoi sono virtuosismi lessicali, scrive ciò che pensa, e difatti quando lo leggi sembra di sentirlo parlare.
Si parla sotto, insomma, senza mai scadere. Te lo confermo anche da "moderatore".


Di fatti in realtà di riabilitare Beccaria a me non è che interessi più di tanto, era per dire, volevo solo farvi leggere uno scritto che trasuda passione per il ciclismo, gusti musicali e simpatie ciclistiche a parte.
Ah, nel suo blog, come nella mia firma, campeggia un certo banner. Che spinge a rispondere con toni più o meno piccati, quando vi è un attacco perpetrato alla sfera delle passioni, o dei valori. Ma al di là dei toni o della validità tecnica dell'articolo, che ripeto era chiaramente provocatorio ed anche ironico, mi pare che il suo "core" sia stato colto, a giudicare dalla veemenza delle reazioni. Non si pretende di dire che abbia ragione, ma che faccia riflettere, questo sì.
E tanto mi basta

 

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Livello Fausto Coppi




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Registrato: Jun 2006

  postato il 10/06/2006 alle 09:37
Non capisco il ragionamento di certi giornalisti!
A livello tifo sembra che paragonino il tifo ciclistico a quello calcistico.
Se dobbiamo fare altrettanto, allora mi faccio questa domanda:
Un tifoso di Cunego, che si è appassionato nel 2004, che lo ha aspettato nel 2005 e poi lo ha incoraggiato nel 2006 in attesa del duello con Basso, adesso dovrebbe mollarlo offeso perchè non si è potuto esaltare?
Oppure dovrebbe continuare ad ammirarlo in attesa della maturazione ed essere soddisfatto delle vittorie che verranno?
E i tifosi di Basso, dovrebbero gettarlo nel dimenticatoio se non riuscirà a vincere il Tour?
Il tifoso è tifoso anche al di là dei massimi risultati conseguiti.
Forse il simpatizzante invece è capace di tifare Cunego alla Liegi e Basso al Tour, ma il tifo è tifo.
Quindi è sbagliato dire che oggi tutti dovrebbero essere tifosi di Basso.

E' giusto invece riservare a Basso l'ammirazione per come ha vinto questo Giro e non offenderlo o sminuirlo nella speranza di aumentare il valore dei suoi avversari.
Spero di essere stata chiara.

 

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Michela
"Stiamo Insieme, Vinciamo Insieme - Ivan Basso"


Vita in te ci credo le nebbie si diradano e oramai ti vedo non è stato facile uscire da un passato che mi ha lavato l'anima fino quasi a renderla un po' sdrucita. Anche gli angeli capita a volte sai si sporcano ma la sofferenza tocca il limite e cosi cancella tutto e rinasce un fiore sopra un fatto brutto



http://www.adidax.com/
resisterai 5 minuti senza sport?

 
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Livello Fausto Coppi




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Registrato: May 2005

  postato il 10/06/2006 alle 11:40
Originariamente scritto da Beccaria

se l’Italia fosse un paese normale, sarebbe abitato da tifosi di Ivan Basso.

Felicissimo di abitare in un paese anormale.

 

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Lo stupido sa molto, l'intelligente sa poco, il saggio non sa nulla... MA EL MONA EL SA TUTO!!! (copyright sconosciuto)

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