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Autore: Oggetto: Un nuovo libro su Marco Pantani, ne parla Repubblica...

Livello Moreno Argentin




Posts: 369
Registrato: Sep 2005

  postato il 19/02/2008 alle 12:19
Condivido fino a un certo punto le critiche sulla signora Tonina mal consigliata. Certo è ero che certi programmi e certe sceneggiate non giovano alla causa, ma sembrano tanto delle cose organizzate dagli editori come promozione. Però penso anche, avendone seguiti alcuni, che il pubblico cui ci si deve rivolgere per ridare dignità al Pirata sia proprio quello un po' "greve" che segue certi programmi.
La mamma di Pantani ha raccontato di quando lo affiancavano con la macchina e gli gridavano contro "drogato". Bè, chi fa una cosa del genere, non segue solo i programmi di Augias, perché magari guarda i culi e le tette di altri programmi meno illuminati (scusate la finezza!!!).
Il grosso danno di chi scrisse doping e ne parlò negli anni a venire fu fatto al pubblico non ciclistico e ora sono loro quelli da "riprendere". I tifosi del ciclismo l'hanno sempre saputo quanto fosse forte Pantani e, anche se qualcuno un po' ha sbandato, per loro basta poco...

 
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Livello Fausto Coppi
UTENTE DELL'ANNO 2009
Utente del mese Luglio, Novembre e Dicembre 2009




Posts: 15932
Registrato: Jul 2007

  postato il 28/02/2008 alle 20:39
Il libro di Brunel ho finito di leggerlo qualche giorno fa, poi ho cominciato a fare un po' di "zapping", qua e là per rileggere alcuni passi particolarmente interessanti o che mi erano poco chiari.

Il mio responso è molto positivo.
Ho apprezzato la scelta di Brunel di andare avanti e indietro a mo' di flashback per descrivere alcune situazioni "parallele", o che comunque erano meglio comprensibili se raccontate in contemporanea.
L'iniziale oggettività del giornalista francese va scemando mano mano che si comincia ad entrare nel Pantani-uomo, tralasciando il campione che scalava le montagne e soffermandosi sulle mille sfaccettature di una personalità, quella di Marco, tanto intricata e misteriosa da risultare incomprensibile anche alle persone che gli erano maggiormente legate.
L'ispezione della camera dell'hotel in cui è morto Pantani è stata a dir poco lacunosa, per usare un eufemismo, e questo mi fa una rabbia incredibile.
Anche l'autopsia è stata per certi versi all'acqua di rose, e non riesco a capire come sia potuta accadere una cosa del genere.
Rimango convinto che, fra le persone che hanno avuto un ruolo importante nelle indagini, quelle che avrebbero voluto pervenire VERAMENTE alla verità erano mosche bianche.
Mi viene in mente il dottor Fortuni, il solo che HA VOLUTO fare uno studio approfondito di tutto: dal perimetro del dramma all'autopsia, dalla personalità di Pantani ai suoi ultimi anni di vita.

Ci sono alcune cose che mi hanno colpito particolarmente.
Marco è arrivato al Residence Le Rose con un solo giubbotto, ma a mamma Tonina ne sono arrivati tre in seguito alla restituzione degli oggetti personali di Marco.
Sono stati rinvenuti, all'interno della camera D5, stanza di Pantani, dei resti di cibo cinese, mai ordinato da lui, che peraltro non è uscito per giorni dalla sua stanza, quindi è escluso che potesse essere stato lui a comprarlo.
L'hotel aveva un'entrata secondaria, nel retro, che in pratica permetteva l'accesso senza essere di fatto notati dal portiere.
Manola, la sorella del Pirata, ricorda come Marco, nei suoi momenti di "crisi", non mangiava mai, estraniandosi completamente dal mondo circostante.
Eppure durante il suo soggiorno al residence ha ordinato regolarmente i pasti.
Rimane il mistero anche intorno alla chiamata di Marco alla reception dell'albergo, nella quale chiedeva aiuto e invitava una delle ragazze che lavoravano nell'hotel a chiamare i carabinieri.
Inoltre, è stato ritrovato anche un beauty-case che non era di Pantani, eppure compariva all'interno della camera.
E poi perché è stato deciso di non prendere le impronte digitali della stanza?
C'era forse qualcosa che non si doveva sapere?
E le ferite dietro l'orecchio?
E quelle sulle gambe?
Possibile che siano state escluse tutte le piste al di fuori della morte per overdose?
Insomma, ci sono moltissimi nodi che non sono stati sciolti e che probabilmente rimarranno tali, ma come vorrei saperne di più...

Ammiro Brunel per il lavoro svolto in questi anni.
Una sorta di "collage" di testimonianze, interviste, fatti, articoli, memorie e quant'altro che gli rende davvero onore.
Il suo attaccamento a Marco è evidente, com'è evidente la sua voglia di verità.
Ne abbiamo tutti una gran voglia, ma purtroppo qualcun altro ha deciso diversamente...
Perdonatemi la convinzione. Di questo sono certo.

Complimenti, Philippe.

 

[Modificato il 28/02/2008 alle 20:41 by Abajia]

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 28/02/2008 alle 20:51
Ho iniziato a leggerlo pure io. Per ora è molto innteressante... Quando l'avrò finito ne parlerò..


 
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Livello Fausto Coppi




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Registrato: Feb 2006

  postato il 08/03/2008 alle 17:02
ho finito il libro di Brunel e devo dire che per la prima volta in vita mia il motto "i soldi spesi in libri sono soldi ben spesi" ha paurosamente vacillato.

Intanto, la struttura del libro: probabilmente Brunel è stato pagato "a peso", ma di 300 pagine quelle utili al libro sono (almeno) 70 in meno.
Ripetizioni di concetti già espressi sono all'ordine del giorno, in questo libro.....per non parlare degli errori, banali ma in un qualche modo sintomatici di una sbrigatività non professionale.

In seconda battuta, se pure è vero che si fanno interessanti supposizioni (su Campiglio tutti si sono concentrati sulla presenza o meno dell'anticoagulante, mentre Brunel pone un interessante interrogativo circa un presunto "riscaldamento" della provetta che avrebbe provovato un innalzamento dell'ematocrito, inoltre - almeno personalmente - non sapevo che la persona che effettuò materialmente il prelievo ha rivestito un incarico di responsabilità in seno alla FCI), è altrettanto vero che alcune delle supposizioni su Rimini sono suggestive ma francamente un pò deboli: non si capisce per quale motivo due portieri d'albergo part time e studenti(quindi giovani e facilmente impressionabili), un magistrato, funzionari della sqaudra mobile e avventori del residence possano essere stati parte di un complotto senza che a distanza di 4 anni vi sia la minima "crepa", se non con affermazioni deboli come i recipienti del cibo cinese e i giacconi (Marco si faceva portare il cibo, ad esempio).

Inoltre, ho trovato insopportabile la voglia di pettegolezzo, come quello relativo ad una presunta omosessualità di Marco (che peraltro non sarebbe collegabile nè con Campiglio nè con Rimini, quindi assolutamente gratuita e ridicola), mentre non riesco ad inquadrare le descrizioni che Brunel fa dei genitori di Marco, che mi sono sembrati solamente capaci di sparare a zero su persone come il Mengozzi, di cui peraltro ho apprezzato, pur negli evidenti limiti umani, una maggiore propensione all'aiuto rispetto, ad esempio, al padre (l'episodio del viaggio a Cuba è impressionante per cinismo).

 
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Livello Marco Pantani
Utente del mese Febbraio 2009
Utente del mese Agosto 2009




Posts: 2093
Registrato: Sep 2004

  postato il 09/03/2008 alle 21:12
Che il libro di Brunel sia brutto l'ho detto anch'io, è scritto male, confuso, vuole avere effetti pulp come quando descrive l'autopsia momento per momento, ci sono tesi psicologiche approssimative, c'è la premessa di non poter dire tutto ecc.
Sicuramente anche più di 70 pagine sono inutili.
Però il merito di aver detto certe cose su Campiglio e Rimini ce l'ha, certo dovrebbero essere oggetto di indagine giudiziaria più che di un libro ( al libro si richiede sempre qualcosa di più). Speriamo nella Procura di Forlì.
Su Campiglio , lui ha visto gli atti del processo e si è messo, giustamente, le mani nei capelli.
Perché dalle motivazioni della sentenza ( di assoluzione per Marco) si legge di un controllo perfetto , dagli atti viene fuori tutto quello su cui non si è indagato. Cioè sul modi fare i controlli , forse allo scopo di far uscire il risultato che si vuole nel bene e nel male.
La persona che ha fatto carriera in federazione non è chi ha fatto il prelievo ma l'ispettore Uci che doveva controllare la regolarità del controllo.
Dagli atti del processo viene fuori che il controllo lui non l'ha visto ma è rimasto in corridoio. E' emerso che non sapeva che il regolamento prevede la scelta della provetta da parte del ciclista, che non sapeva che doveva esserci l'anticoagulante.
Dal libro di Brunel si vede che a quel prelievo non ha assistito nessuno, è senza testimoni. Come mai?
Il regolamento prevede che assistano l'ispettore Uci preposto al controllo della regolarità ( in corridoio), il medico della squadra (è andato a chiamare Velo, non poteva andarci un altro?), il DS ( in corridoio).
Senza testimoni.
E il medico, si legge nel libro, si mette la provetta in tasca e non nella valigetta refrigerata.
E molto altro. Per esempio i collegamenti con l'incidente della Milano Torino e la condanna al Comune di Torino a pagare 10 miliardi di danni che è di un paio di mesi prima di Campiglio, con relative insistenze di Cannavò a ritirare la denuncia da parte di Marco verso il Comune, si legge nel libro.
Qualche accenno di fuoco a Squinzi.
Su Rimini non mi pare esca poco, poi magari si scoprirà che si tratta solo di indagini fatte male, ma intanto bisognerebbe capirlo.
Intanto ci sono tre chiamate di Marcolla reception per far chiamare i carabinieri. Se delirava si doveva chiamare il 118, se i poveri ragazzi dell'albergo avevano paura dovevano chiamare i carabinieri. Non si lasciano passare 10 ore prima di andare a vedere e trovare il cadavere. Se si aspettano 10 ore si viene indagati per omissione di soccorso. Questo non avviene.
I giacconi. La testimonianza del tassista dice che aveva i vestiti addosso e un marsupio. A Tonina hanno restituito due giacconi in più che non erano miniaturizzati nel marsupio. Qualcuno li ha portati?
Il vassoio di cibo cinese. Dall'autopsia non c'è traccia di residui di questo cibo e la cameriera dice che il giorno prima della morte il vassoio non c'era.
La camera. Non c'è un solo testimone di quelli che sono entrati nella camera prima dell'arrivo del medico legale e polizia ( con un ritardo di un'ora dalla chiamata) che la descriva nello stesso modo. Anche sul fatto che ci fossero mobili a ostruire la porta non c'è accordo. Dal libro sorge il dubbio: la scena filmata dalla polizia è la stessa che c'era prima?
E come si può distruggere una stanza senza che nessuno vada a bussare e a chiedere cosa sia tutto il rumore. E come si fa a distruggere una stanza senza scalfirsi nulla?
E come mai non si sa nemmeno l'ora della morte? ( tre medici, tre orari diversi, tra le 12,00 e le 19,00)
E come mai non sono stati visti i filmati delle telecamere dell'albergo, visto ce c'erano due entrate di cui una non controllata?
E le impronte digitali perché non sono state prese?
E perché Marco doveva mangiare la cocaina ( mangiandola l'effetto si riduce, un tossicomane non lo fa) aiutandosi con il pane?
E perché il medico doveva portarsi a casa il cuore? Per paura che fosse rubato il cadavere? e se così fosse stato non era meglio mettere un carabiniere a sorvegliare l'obitorio piuttosto che mettere al sicuro solo il cuore? Ti pare una prassi normale?
Quanto all'amico, lo stesso Brunel avanza dubbi sulla capacità terapeutica di una persona che organizza festini di un certo tipo.
Lo stesso Brunel parla di un pantani ormai fuori di testa convinto a diventare un velocista gonfiando i muscoli. Insomma, diciamo che tutto il modo in cui Pantani fu curato ( o non curato) dovrebbe essere oggetto di riflessione.
I genitori, proprio per quanto Brunel dice su di loro e sull'omosessualità del figlio sono piuttosto incavolati, lo ha detto anche Tonina in televisione ( omosessualità inferita da Brunel da un biglietto trovato al cimitero, dal fatto che Christina, la fidanzata, avesse un aspetto androgino e che nelle discoteche ci sono i trans.
Al cimitero uno può lasciare il biglietto che vuole, pure di essere madre di 5 figli di Pantani. Christina, dalle foto, non mi pare che avesse un aspetto androgino, anzi. Fermo restando che se fosse stato omosessuale, sarebbero solo fatti suoi e a me personalmente piacerebbe ancora di più).
Insomma il libro è brutto ma gli interrogativi che pone sono tanti.
Un libro veramente bello è quello di Tonina e Vicennati che spiega anche tutto l'aspetto umano e relazionale ( staff, manager, amici vari ecc.) di Marco dopo Campiglio.

 

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IO NON L'HO VOTATO.

IO CORRO DOPATO COME TUTTI.

"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping.

Hypocrisy free.

CAREFUL WITH THAT AXE, EUGENIO.



 
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Livello Fausto Coppi




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Registrato: Dec 2003

  postato il 10/03/2008 alle 10:33
ho terminato di leggere ieri sera il libro di Vicennati-Tonina Pantani "Era mia figlio".

1. meravigliosa la foto di copertina, per quello che significa e per la qualità dello scatto. Chiederei alla fondazione di commercializzarla per finanziare le attività della Fondazione. Ma ne riparleremo.

2. Il primo capitolo, quello della cronistoria giudiziaria è quello che mi ha convinto di più: da assertore della tesi "Pantani martire sì santo no" ho trovato lì una bella cronaca del martirio, utile per il Signor Berry delle Jene, quello che ha intervistato Fois (una recensione di questa cosa sul mio blog).

3. Ottima e ben romanzata la vita di Marco, specie quella prima del grande salto tra i prof.

4. Si scopre quello che non si sapeva sulla Ronchi, anche se pensavo di trovare qualche affondo di più. Trovo un poco insufficiente invece la spiegazione del "divorzio" da Martinelli, la velata accusa che a un certo punto viene fatta ad un cronista tv che però viene mantenuto anonimo, e anche (ma questo per curiosità personale) i rapporti tra lui e altri ciclisti come Chiappucci o come i ragazzi del '70: ampio spazio all'amico Belli ma ben poco si dice dei suoi rapporti con Bartoli ad esempio, o con Casagrande.

5. Del tutto insufficiente trovo invece la descrizione del rapporto tra Marco e il doping. E' chiaro che non mi aspettavo da questo libro ammissioni eventuali di colpevolezza, o altro. Ma Marco cosa ne pensava del doping? E poi l'ottimo Vicennati glissa un pò troppo sull'uso disinvolto che tutte le squadre facevano delle centrifughe, una implicita ammissione che ds, medici e tutto l'ambiente praticavano doping di squadra (tutte le squadre) lasciando il conto da pagare ai soli corridori.

6. Meraviglioso l'ultimo capitolo. Vicennati ha doti di ottimo romanziere, che spero non disperda. Bravo.

In complesso darei a questo libro un bel 7+

 

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Livello Marco Pantani
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  postato il 10/03/2008 alle 12:32
Scusa, FrankVDB, ma vorrei capire.
Ho letto il tuo commento alla trasmissione Le iene, dove, giustamente, ti chiedi come mai ogni volta che si parla di doping si debba parlare di Pantani.
E allora perché in un libro su Pantani si doveva approfondire il discorso doping?
Nel libro si dice chiaramente il perché fu messo il limite a 50, si dice che le macchinette le avevano tutti, si dice la diffusione del doping. Detto questo non capisco perché si doveva approfondire il discorso IN PARTICOLARE su Pantani o approfondire il discorso in generale sul doping in un libro su Pantani.
Detto che il doping è di sistema, bisogna vedere la specificità del caso Pantani nella persecuzione, nel linciaggio, nei dubbi sul controllo di Campiglio, nell’assurdità della squalifica senza prove per Montecatini ecc.
Quella è la specificità del caso Pantani.
Il discorso sul doping si approfondisce in libri specifici ( per chi interessa), non sempre parlando di Pantani. Altrimenti si avalla l’equazione Pantani= doping.
Alla tua domanda sul perché io rispondo che per me è anche perché non c'è stata difesa legale dura, sparare su pantani era come sparare sulla Croce rossa.

 

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Livello Mondiali




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  postato il 10/03/2008 alle 14:06
dopo aver letto entrambi i libri sono più confuso di prima
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 11/03/2008 alle 14:51
Originariamente inviato da Donchisciotte

Scusa, FrankVDB, ma vorrei capire.
(...)


Maria Rita, scusa se ti rispondo con ritardo ma sono un pò acciaccato e quindi lontano dal computer.
Ho avuto modo di ripensare a quanto mi scrivi e sono giunto alla conclusione che nello specifico del libro hai ragioni tu: non è questo il libro in cui scrivere di doping. Grazie per questa opportunità di riflessione.

Per il resto, rimane che su diversi aspetti e sui percorsi di ricerca della giustizia e di ricostruzione della verità diverse cose ci differenziano. Ma ciò non vuole dire che non amiamo il ciclismo...

Un caro saluto

 

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Livello Marco Pantani
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  postato il 11/03/2008 alle 17:10
Ti ringrazio io, invece, perché questa è una delle poche volte in cui, discutendo, si arriva ad accogliere l'opinione dell'altro. senza demonizzazioni, anche nella differenza di opinioni.
Ciao e grazie a te.

 

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Livello Rik Van Looy




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  postato il 18/07/2008 alle 13:16
Volevo porre l'attenzione su un'esternazione totalmente gratuita del giornalista francese Brunel,autore del recente libro "Gli ultimi giorni di Marco Pantani" e marito della De Stefano.
Secondo voi ci sono gli estremi per la querela? Leggete e inorridite...

Per Philippe Brunel, firma di punta del quotidiano sportivo, "Riccò si è talmente immedesimato nel suo eroe Pantani che oggi anche la sua immagine è quella di un imbroglione ripudiato per la stessa causa del suo idolo, escluso dal Giro Italia nel 1999 dopo un controllo positivo".

Fonte:Gazzetta.it

 
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