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Autore: Oggetto: Ode a Fabian Wegmann – Ovvero......

Livello Marco Pantani




Posts: 1476
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  postato il 16/10/2006 alle 21:04
Ode Fabian Wegmann – Ovvero: chi se ne frega del “reality ciclismo delle Carrambate”, quando ci si può emozionare per la smorfia di fatica di un tedeschino?[i/]



Alle volte la televisione è una vera figata. Bisogna smettere lo sguardo snob e prenderla per quello che di buono ci può regalare.

Per il ciclismo lo è. È straordinaria. Il ciclismo ci guadagna di brutto con la televisione. Le corse si possono vedere benissimo, comprendere molto meglio che viste dal vivo.
E poi sa regalare emozioni. Le immagini di una corsa rendono uno spaccato dei mille piani di lettura di una gara, basta saperle leggere e interpretare. Perciò siamo di fronte a un grande mezzo di analisi tecnica e di capacità espressiva.

Purtroppo diventa stucchevole, mediocre e pernicioso, quando scade nel pietistico e nello stilema della lacrima facile. Non mi piace vedere che, anche nelle cronache di sport, si finisce con l’inzuppare il biscottone fracico del buonismo e del pietismo nelle umane disgrazie, per corroborare gli ascolti, con la sempre pronta lacrima mammona del popolo italico.

Torniamo però al nostro Fabian.
Sabato 14 ottobre, fasi finali del Giro di Lombardia. Le vedo in tv. Corsa splendida. Un protagonista assoluto. Paolo Bettini è in stato di grazia. Annichilisce gli avversari. Brutto in bici come pochi, ma fortissimo. Sul Civiglio Di Luca fa lo scatto del morto e Bettini gli svernicia la bicicletta. Dalle inquadrature si vede chiaramente la velocità doppia dell’iridato. Stacca tutti.

Al suo inseguimento una figurina azzurrina. È Wegmann che insegue e si riporta su Paolo dopo uno sforzo inaudito.
Il tedesco rientra, ma è provatissimo. Eppure non salta nemmeno un cambio. Collabora da subito. Passa al comando con regolarità e già per questo bisognerebbe volergli del bene.

Ormai è chiaro. Bettini vincerà la gara. Da solo o battendo Wegmann allo sprint. Troppo superiore. Curva a sinistra. Ecco che comincia il San Fermo, Fabian affianca Paolo e gli dice qualcosa (interpreto: “…se andiamo regolari, ti aiuto fino all’arrivo..”) Bettini annuisce.
Solo che il livornese è così forte che stacca il tedesco quasi senza volerlo.

Non è cattiveria, è superiorità atletica. Gli uomini non sono uguali, Paolo è un supercampione, Fabian “solo” un ottimo ciclista.

E qui c’è il momento più bello.
La tv ci regala un immagine tremenda e bellissima. È il volto stravolto dalla sofferenza di Fabian.

Fabian cede un metro alla volta. Ormai dispera di rientrare, ma non molla. A un certo punto la maschera di fatica si contrae ancora e chiude gli occhi per lunghi secondi. I commentatori lo vedono e lo sottolineano giustamente. Gli vorrò bene per sempre a Fabian . Per quella umanità che mi ha trasmesso. Per la verità delle categorie umane comprese in quella sofferenza.

Fabian ha sbucciato tutte le scorze della sopportazione, il dolore, la fatica, la delusione. Tutto si somma in quegli occhi che si strizzano per non vedere più. Fabian è andato oltre i suoi limiti. Molto oltre. È il regalo più bello che uno sport di endurance ti possa fare. Una più grande e profonda conoscenza di te stesso. Un viaggio nel profondo della coscienza, alla ricerca di ogni residuo di energia nervosa.

Fabian era tutto questo e io l’ho amato intensamente. Ho amato quella smorfia come ho amato i colpi di tosse di Damiano Cunego, intervistato pochi istanti dopo il mondiale di Verona 2004, come la maschera tragica di Saronni dopo la terza Sanremo persa allo sprint consecutivamente, come il ghigno disgustato e assente di Fignon, furtato della maglia gialla dal redivivo Le Mond sui campi elisi, come il drammatico, ispiratissimo e concentratissimo training autogeno di Lutz Hesslich prima di ogni sfida di velocità in pista. (Morris do you remember? Il nostro favorito no?) Uomini sconfitti o vincenti, oltre i loro limiti conosciuti, oltre l’esplorato del corpo e della psiche.
Atleti e uomini.

Umanità che si manifesta nell’atto specifico dello sport, nell’espressione dinamica del gesto o della fisionomica.

La gara va avanti. Paolo domina, arriva al traguardo, vince e la commozione prende il sopravvento.
Le lacrime sul traguardo sono umanissime e comprensibili. Tutti sanno cosa è avvenuto pochi giorni prima.

Quello che avviene dopo, invece, mi lascia l’amaro in bocca, anzi, peggio, mi annoia.

Sembra la finale nazionale della lacrimuccia. Fine del fatto tecnico, per i commentatori esiste solo la commozione e il ricordo di Sauro. Fabretti si lancia su Bettini, vuole l’effetto reality show, vuole sorprendere il campione che piange coi familiari. Non pone mezza domanda vagamente tecnica all’iridato, (forse non ne è neanche capace!) c’è solo posto per una pastoia di buoni sentimenti e drammi a buon mercato. Bettini ci prova, all’inizio sembra volersi mantenere su un piano di asciuttezza (il mio rispetto per lui si impenna!), ma il microfono incalza, la domanda è bastarda e anche il Grillo deborda nel ricordo del fratello in eurovisione.

Povero Paolo, neanche la possibilità di piangere coi familiari.
Non è lui che dovrebbe avere un etica del giornalismo. Non è Bettini che dovrebbe avere la voglia di fare una telecronaca rispettosa delle tragedie private. Non è Paolo che dovrebbe cogliere la misura fra la relazione sulla notizia e lo sciacallaggio retorico e buonista della stessa.

Paolo Bettini vince da grandissimo campione il Giro di Lombardia, correndolo in condizioni psicologiche non perfette. Rispettiamo il suo dolore e ammiriamone le profonde qualità di campione.
Punto.

No. al telegiornalismo italico piace affondare la penna e il microfono nella carne viva. È la che riposano i dati auditel più sicuri vero? E allora giù! Lacrime, sangue….letame…che bel mestiere il cronista di ciclismo, alle volte è meglio che fare l’inviato a Kabul!!

La sera mi vedo il servizio di Auro per raisport e disgusto. Non c’è una notazione tecnica, non c’è un ordine d’arrivo, niente. Solo pietismo a prezzi di saldo.

Qua è pieno di gente che confonde le discipline e i mestieri. Se fai il giornalista sportivo non fai l’attore o l’autore drammatico. Non c’è bisogno di inzuppare il pane nel fango altrui per rendere le notizie così come sono.

Forse Auro e C. pensano che le uniche emozioni vere che il ciclismo sa regalare siano legate a filo doppio con la vita e con i suoi drammi quotidiani.
Ma voi, amici miei, lo sapete già, questi non hanno veramente capito una mazza!

Le emozioni e le categorie umane il ciclismo (ma credo anche gli altri sport) le distilla e le restituisce nel pieno dell’azione, nel manifestarsi dell’evento.
Solo che bisogna saperle cogliere.

La solita storia vero? Sono uno snob puzzone e insensibile. Rambler, facciamoci coraggio a vicenda è un mondo troppo buono per i cinici come noi!

Ciao belli, mi complimento con chi è arrivato a leggere tutto questo delirante, superfluo e spocchioso post!!J
Claudio

Ps. Diffidate gente, diffidate dalle lacrime di coccodrillo. Integrità, forza e nervi saldi, ecco cosa ci vuole!! Il compatimento degli estranei serve a niente, specie quello di chi ti sbatte in prima pagina!


 

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“…..oh, ghè riàt Dancelli!....”


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/10/2006 alle 21:12
anch'io ho trovato fuori luogo l'accanimento con il quale microfoni e telecamere si sono avventati su Bettini e i suoi famigliari subito dopo l'arrivo.ma purtroppo ,'intrusione mediatica nell'altrui dolore e' diventato un dogma giornalistico.Bettini avrebbe dovuto dire no.per un minuto allontanarsi con i suoi cari da quegli assalti.restare solo con loro.e con le proprie emozioni.
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/10/2006 alle 21:13
Caro Dancellozzo mi unisco pienamente al tuo pensiero.
Dirò di + quotandoti:

Originariamente inviato da claudiodance
.............. Ma voi, amici miei, lo sapete già, questi non hanno veramente capito una mazza! .............


Non è che non hanno capito una mazza, no, non hanno capito proprio un cazzzzzoooooooo!!!!!!!!!!!!

 

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  postato il 16/10/2006 alle 21:21
Credo che il volto sofferente di Wegmann sia una delle più belle immagini del ciclismo degli ultimi anni, finalmente si tornano a vedere degli essere umani in bici, gente che, avendo esaurito le forze pigia sui pedali grazie alle energie nervose.
Già qualche giorno prima avevamo potuto apprezzare sul San Luca la generosità di questo tedesco nel dare l'anima per aiutare il suo capitano Rebellin, il giorno dopo l'ho visto all'arrivo del Beghelli, quando mi è passato davanti l'ho salutato e lui si è fermato rispondendo con un sorriso al mio saluto, non sempre si trova tanta cordialità nei corridori.
Per quanto riguarda il discorso di Bettini, la retorica dei giornalisti non mi sorprende, in questi casi è quasi ineluttabile, non per sciacallaggio ma per una naturale tendenza ad enfatizzare gli aspetti più emotivi. Le vere emozioni le abbiamo vissute tutti in modo personale guardando la corsa e vivendo intensamente i momenti di struggente bellezza che ha saputo offrirci, tutto ciò che è venuto dopo è stato solo un'appendice inutile.

 

[Modificato il 16/10/2006 alle 21:26 by W00DST0CK76]

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Vorrei morire in bici, in un giorno di sole, dopo aver scalato una di quelle montagne che sembrano protendersi verso il cielo, mi adagerei sull'erba fresca senza rimpianti, attendendo con serenità il compiersi del mio tempo. Non importa se sarà ...oggi o tra cent'anni, avrò in ogni caso trovato il mio giorno perfetto.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/10/2006 alle 21:29
Originariamente inviato da W00DST0CK76

Credo che il volto sofferente di Wegmann sia una delle più belle immagini del ciclismo degli ultimi anni, finalmente si tornano a vedere degli essere umani in bici, gente che, avendo esaurito le forze pigia sui pedali grazie alle energie nervose.
Già qualche giorno prima avevamo potuto apprezzare sul San Luca la generosità di questo tedesco nel dare l'aniam per aiutare il suo capitano Rebellin, il giorno dopo l'ho visto all'arrivo del Beghelli, quando mi è passato davanti l'ho salutato e lui si è fermato rispondendo con un sorriso al mio saluto, non sempre si trova tanta cordialità nei corridori.
Per quanto riguarda il discorso di Bettini, la retorica dei giornalisti non mi sorprende, in questi casi è quasi ineluttabile, non per sciacallaggio ma per uan anturale tendenza ad enfatizzare gli aspetti più emotivi. Le vere emozioni le abbiamo vissute tutti in modo personale guardando la corsa e vivendo intensamente i momenti di struggente bellezza che ha saputo offrirci, tutto ciò che è venuto dopo è stato solo un'appendice inutile.


Quoto in pieno.


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/10/2006 alle 21:37
Originariamente inviato da W00DST0CK76

Credo che il volto sofferente di Wegmann sia una delle più belle immagini del ciclismo degli ultimi anni, finalmente si tornano a vedere degli essere umani in bici, gente che, avendo esaurito le forze pigia sui pedali grazie alle energie nervose.
Già qualche giorno prima avevamo potuto apprezzare sul San Luca la generosità di questo tedesco nel dare l'anima per aiutare il suo capitano Rebellin, il giorno dopo l'ho visto all'arrivo del Beghelli, quando mi è passato davanti l'ho salutato e lui si è fermato rispondendo con un sorriso al mio saluto, non sempre si trova tanta cordialità nei corridori.
Per quanto riguarda il discorso di Bettini, la retorica dei giornalisti non mi sorprende, in questi casi è quasi ineluttabile, non per sciacallaggio ma per una naturale tendenza ad enfatizzare gli aspetti più emotivi. Le vere emozioni le abbiamo vissute tutti in modo personale guardando la corsa e vivendo intensamente i momenti di struggente bellezza che ha saputo offrirci, tutto ciò che è venuto dopo è stato solo un'appendice inutile.


Confermo anche io

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/10/2006 alle 21:53
Spero di far cosa gradita (e ne sono sicuro caro Claudio) postando alcune fotografie scattate da me sabato pomeriggio subito dopo il traguardo del Giro di Lombardia.
Tutti si sono catapultati su Bettini, ma non potevo trascurare questo piccolo grande eroe tedesco che ha dato prova di cosa è veramente lo sport, il ciclismo, la fatica. E questo è il risultato dei miei scatti.
Il protagonista è ovviamente lui, il destinatario dell'ode: Fabian Wegmann.







 

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E' famosa la risposta che George Leigh Mallory diede ai giornalisti che gli domandavano perchè volesse andare sull'Everest. "Perchè c'è", disse semplicemente.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/10/2006 alle 22:07
Bellissime foto, Eugenio.
Rispetto al pezzo di Claudio l'unica cosa da aggiungere è che il giornalismo "sportivo" spesso non capisce che una descrizione "tecnica" ben fatta, cioè un racconto dei fatti,accompagnato da immagini come quelle di sabato, non da meno emozioni delle insopportabili pennellate di miele, ne dà di più e migliori.

 

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nino58

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/10/2006 alle 22:50
grande claudio, al tuo meglio.

grandissimo

 
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Livello Freddy Maertens




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  postato il 16/10/2006 alle 22:57
Grande Wegmann la sua sofferenza e la sua tenacia dimostrano il vero valore del ciclismo
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/10/2006 alle 23:43
Povero Fabian, in quelle foto sembra avere 60 anni!!!

PS ho visto accanimento giornalistico ben peggiore in altri sport, ma anche in questo in altre occasioni. Tuttavia, un giornalista che va lì e come prima domanda ti chiede "a chi vuoi dedicare questa vittoria?" sembra o che ti prende per il culo, o che vuole lo scoop. In entrambi i casi, non è uomo.

 

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...E' il giudizio che c'indebolisce.

 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 17/10/2006 alle 09:01
Splendido Wegmann!!
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 17/10/2006 alle 10:34
ma è lo stesso wegmann che ha tirato per km rebellin all'emilia? che poi esausto e sceso dalla bici per riprendersi un pò?

conosco poco le sue caratteristiche ma,così giovane, è gia un gran corridore

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 17/10/2006 alle 12:39
Originariamente inviato da MDL

ma è lo stesso wegmann che ha tirato per km rebellin all'emilia? che poi esausto e sceso dalla bici per riprendersi un pò?

conosco poco le sue caratteristiche ma,così giovane, è gia un gran corridore


esattamente lo stesso wegmann. in quanto a cuore e generosità non scherza mica!

 

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Eugenio Vittone, EROE DEL GAVIA

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 17/10/2006 alle 12:50
Quoto in pieno Claudio
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Utente del mese Aprile 2009, Febbraio 2010 e Luglio 2010




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  postato il 17/10/2006 alle 12:53
Le immagini di Wegmann sono scene d'altri tempi.
E' bello vedere la fatica, ti vien voglia di andare lì a spingere.

 

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Un uomo comincerà a comportarsi in modo ragionevole solamente quando avrà terminato ogni altra possibile soluzione.
Proverbio cinese

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 17/10/2006 alle 13:36
Originariamente inviato da MDL

ma è lo stesso wegmann che ha tirato per km rebellin all'emilia? che poi esausto e sceso dalla bici per riprendersi un pò?

conosco poco le sue caratteristiche ma,così giovane, è gia un gran corridore


Wegmann non è più giovanissimo, ha 26 anni ed è un corridore da classiche, buono su salite anche piuttosto dure (una volta al giro è riuscito a scollinare secondo sul Mortirolo, anche se in fuga) e veloce allo sprint.

Io me lo ricordo al giro, sempre all'attacco a caccia della maglia verde, pur non essendo uno scalatore: faceva sempre uno sforzo enorme per scollinare in testa sulla prima salita e magari anche sulla seconda e poi andava sempre alla deriva... però la maglia riuscì a conquistarla.

 
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Moderatore
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  postato il 17/10/2006 alle 13:38
Caro Claudione come sempre hai centrato il punto.

L'immagine di Wegmann sofferente era da pelle d'oca.
Una di quelle immagini che, in coppia a quella che
ho scelto come avatar, mi fanno amare il ciclismo.

Immagini di gesti "puri" che non potranno mai essere intaccati
da nessun sospetto (escludendo il Rambler che, scherzosamente,
mi ha smontato )

 

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"Non esistono montagne impossibili, esistono uomini che non sono capaci di salirle", Cesare Maestri

"Non chiederci la parola che mondi possa aprirti, si` qualche storta sillaba e secca come un ramo...
codesto solo oggi possiamo dirti: cio` che non siamo, cio` che non vogliamo.", Eugenio Montale.

 
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Moderatore




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  postato il 17/10/2006 alle 13:59
E allora riporto anche il mio voto+giudizio sul tedeschino, un'oretta dopo la fine della corsa:

Wegmann - 10
Grandi ed epiche vittorie nascono anche, se non soprattutto, da eroici avversari, da corridori duri da battere, difficili da togliersi da ruota. Se oggi Bettini ha commosso, tutti si sono stretti col cuore accanto al giovane tedesco lì sul San Fermo della Battaglia, all'ennesimo allungo di Bettini, che apriva la bocca per cercare più aria possibile, chiudeva gli occhi per cercare di togliersi il buio della vista, addirittura gli tremava il mento, sull'orlo delle lacrime. E al km 98 era anche caduto. Le sue espressioni sono state un bellissimo amarcord del ciclismo che fu.


(fonte: http://www.cicloweb.it/art678.html )

 

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Livello Tour




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  postato il 17/10/2006 alle 14:38
Non posso far altro che quotare quanto ha scritto claudiodance, quelle smorfie di sofferenza di Wegmann sono la faccia di un ciclismo che vorremmo vedere, di chi, anche sconfitto merita i nostri applausi.
 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 17/10/2006 alle 15:08
Grande Claudio...
 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 17/10/2006 alle 15:11
... e grande Fabian ...
 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 17/10/2006 alle 15:11
... e grande Paolo!
 
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Livello Federico Bahamontes




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  postato il 17/10/2006 alle 15:26
Condivido sia la stima per Wegmann sia la tirata d'orecchi per il sensazionalismo dei giornalisti.
Bravo Claudio
Firmato: uno che ti ha letto su free.ride!

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 17/10/2006 alle 15:40
Bravo Claudio a cogliere lo spunto, grazie Wegmann per il bellissimo spot di ciclismo vero.

 

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Livello Mondiali




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  postato il 17/10/2006 alle 17:34
Non c'è niente da fare, quello che distingue questo dagli altri forum è che ogni tanto ci sono i maestri di penna che ci regalano perle di saggezza!
 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 17/10/2006 alle 22:41
Okey, è ufficiale.
Pensavo fosse un uomo, invece no. Fabian “E’” una tartaruga che corre in bici.
No, dico, avete visto che faccia. È Scorza, la tartaruga di “Finding Nemo”, ma con il parrucchino ossigenato. Se lo mette per ingannare i tifosi, ma noi adesso lo sappiamo, è una tartaruga.
Subsonico ha ragione, ecco perché dimostra 60 anni. Perché li ha! Per una tartaruga è ancora un ragazzino.
E poi i capelli sagomati dalle feritoie del casco Specialized? Ne vogliamo parlare? Solo i tupè preferiti dalle testuggini si riducono così.
Rambler, grazie, queste foto mi convincono del tutto. È un beniamino. Il fatto di essere tedesco mi stava un po’ sulle balle, ma tedesco e tartaruga vanno benissimo.
Fabian “Ninja turtle” Wegmann, la prossima volta gli regaliamo un sportina di lattuga marcia, ne andra matto!!!

 

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Amministratore




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  postato il 17/10/2006 alle 23:13
Non dimenticate, però, che giornalisticamente non si poteva eludere il discorso della tragedia occorsa a Bettini.

Poi si può scegliere se metterci più o meno miele (personalmente sono per il meno), però un pezzo incentrato sulla vicenda tecnica, e che trascurasse il retroterra morale, sarebbe stato un pessimo pezzo. Lo sport è un risultato di tante istanze, e nel raccontarlo vanno considerate tutte.

Sull'opportunità di piazzare un microfono sotto il naso di Paolo dopo il traguardo, possiamo discuterne.

Però non facciamo che riduciamo sempre tutto al dare addosso a questa categoria negletta che è quella dei giornalisti. Possibile che siano così odiati, in generale? Me ne stupisco sempre più...

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 18/10/2006 alle 08:44
Originariamente inviato da Admin

giornalisti. Possibile che siano così odiati, in generale? Me ne stupisco sempre più...


scommetto che hai guardato Otto e mezzo prima di collegarti e scrivere questo post...
tranquillo, Admin. Secondo un sondaggio riservato svolto tra i forumisti di cicloweb risulta che il 97% di loro non ti annovera tra le "Iene dattilografe".

 

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Livello Marco Pantani




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  postato il 18/10/2006 alle 20:41
Originariamente inviato da Admin

Non dimenticate, però, che giornalisticamente non si poteva eludere il discorso della tragedia occorsa a Bettini.

Poi si può scegliere se metterci più o meno miele (personalmente sono per il meno), però un pezzo incentrato sulla vicenda tecnica, e che trascurasse il retroterra morale, sarebbe stato un pessimo pezzo. Lo sport è un risultato di tante istanze, e nel raccontarlo vanno considerate tutte.

Sull'opportunità di piazzare un microfono sotto il naso di Paolo dopo il traguardo, possiamo discuterne.

Però non facciamo che riduciamo sempre tutto al dare addosso a questa categoria negletta che è quella dei giornalisti. Possibile che siano così odiati, in generale? Me ne stupisco sempre più...
Claro. Giornalisticamente non si poteva eluderlo. Certo.
Si tratta di senso della misura. Non pretendo solo il fatto tecnico, ma nemmeno il biberon mieloso che molti hanno colto.
Non odio affatto i giornalisti. Tutt’altro. Mi sono molto simpatici. Sono un incontentabile seccaballe, questa è la verità! Critico quello che amo e ho una mezza idea su come lo vorrei. Poi si fa per giocare coi ragazzi del forum, ovvio.
Dicevo anche che i commentatori avevano giustamente sottolineato la smorfia di Fabian…quindi non è solo invettiva no?
Hai ragione comunque, ridurre tutto al gridare contro i giornalisti è come dire che i politici sono tutti corrotti. Sono molto contento di questa tua precisazione, è un contributo oggettivo importante, che toglie un po’ di patina conformista. Te ne rendo merito e ti ringrazio.
Sparare sul giornalista è un pò banale, qualunquista. Spero di non essere così, cerco sempre di esprimere pareri non ripetitivi, non perché voglia emergere (uhm…d’accordo un po’ anche per quello), ma perché non serve a nessuno. Nel caso dovessi cascarci, ditemelo.
No, l’ode a Fabian voleva essere un modo di prendere le distanze da quello che non amo. Non amo il sensazionalismo, non amo la banalizzazione, non amo le facili strade che fanno leva sui sentimenti più intimi delle persone in oggetto. Trovo che si possa raccontare di una gara in modo molto profondo e intimo, toccando corde che tutti abbiamo, ma evitando di speculare sul privato dei protagonisti.
Poi magari mi sbaglio. Magari il futuro è un reality su una squadra al giro d’italia, con le telecamere e i microfoni e Cunego che piange nel confessionale perché non gli frega nulla della maglia rosa, ma ha solo voglia di coccolare la sua bambina. Probabilmente è così. Gli frega di più della bambina e pensa “che gran rottura di palle sto Giro!”. Io preferisco vedere gli scatti in salita, non i retroscena.
No, senza scherzi, rispetto ai giornalisti tv, mestiere difficile, mica scherzi. Se poi leggono sto forum e hanno l’intelligenza per accettare una critica e farci sopra una mezza riflessione, beh, mission accomplished!
Sono sicuro che sei d’accordo con me, Admin.
Ciao bello.
Claudio

Ps. Mi devi una birretta, ho vinto il mondiale su caedagne indossando il completino con le banane….vedi un po’ tu….

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 18/10/2006 alle 23:18
Originariamente inviato da Frank VDB

Originariamente inviato da Admin

giornalisti. Possibile che siano così odiati, in generale? Me ne stupisco sempre più...


scommetto che hai guardato Otto e mezzo prima di collegarti e scrivere questo post...


Comunque Otto e mezzo di ieri faceva crescere i baffi, diciamo, altro che difesa dei giornalisti

Grande Claudio, ormai non ho più parole. Te le sarai mica prese tutte tu, cannibale su caedagne e su tastiera?

 
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  postato il 18/10/2006 alle 23:35
Non avevo visto Otto e mezzo, e la mia puntualizzazione più che al CDMSC era rivolta all'urlo di stress (che in qualità di omonimo non se la prenderà per questa bacchettatina ).

Capisco benissimo la sensazione di disagio di fronte al caso di Bettini, sabato scorso, e certamente la condivido. Il miele, l'ho già detto, non lo digerisco, e se mi capita di sbrodolarmici anch'io, bacchettatemi pure, mi fa piacere, e non sono certo permaloso. Mi limiterei a bannare chi mi critica.

Però capite anche Fabretti e il suo microfono: Bettini vince il Lombardia, con tutto quello che c'è dietro. Se Ale non si fosse presentato a prendere delle dichiarazioni, il suo caposervizio probabilmente se lo sarebbe inc... ops...
Magari a volte sta anche al personaggio delimitare delle zone in cui non si può accedere. Paolo è sempre stato molto aperto, non ha mai nascosto la sua famiglia, e anche in questa tragedia non ha evitato l'esposizione mediatica.
Per esempio, mi viene in mente che a Basso nessuno ha mai fatto domande imbarazzanti su un grave lutto familiare. Forse neanche a Simoni (andiamo più indietro negli anni). Magari ricordo male, ma tendo a credere che il rapporto con la stampa lo decida il personaggio, e non la stampa.

Poi vabbè, possono capitare casi di sciacallaggio, ma mi pare che - miele a parte - i giornalisti del ciclismo siano un po' più bravi di quelli de La Vita in Diretta... Insomma, difendo la categoria... magari non ce n'era bisogno...

Anch'io ho un po' temuto che il futuro si trasformasse tutto in un reality, ma vedo che il genere un po' boccheggia, quindi possiamo essere ottimisti (pur tifando per Chiappucci).

Quanto alla birra, a me piace un sacco berne in compagnia. Anche più d'una

 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 19/10/2006 alle 20:36
…Magari a volte sta anche al personaggio delimitare delle zone in cui non si può accedere. Paolo è sempre stato molto aperto, non ha mai nascosto la sua famiglia, e anche in questa tragedia non ha evitato l'esposizione mediatica. Per esempio, mi viene in mente che a Basso nessuno ha mai fatto domande imbarazzanti su un grave lutto familiare. Forse neanche a Simoni (andiamo più indietro negli anni). Magari ricordo male, ma tendo a credere che il rapporto con la stampa lo decida il personaggio, e non la stampa…




Usti, un’altra ottima osservazione del Grassi. Bravo barbetta. Si vede che sei un tipo studiato!
È vero, anche il personaggio disegna i limiti entro cui il giornalista si muove. In questo senso cade una parte di critica. Ovvero quella in cui me la prendo sull’invasione della privatezza. Se è vero che il giornalista onesto si spinge fin dove lo “consente” il personaggio, allora non c’è stata prevaricazione, al massimo una sorvolabile mancanza di tatto.
Quella che resta in piedi è la critica allo stile, alla scelta editoriale. Fatta salva la necessità di documentare fatti fondamentali e salvaguardati i più reconditi orifizi di Fabretti, rimane il libero arbitrio che permette di dare più o meno peso al “drama”.
Io sono per il meno. Il meno possibile. Auro è per il più, mi sembra. L’impressione mia era che il miele servisse a riempire un vuoto di altri contenuti. Cioè, questi la mettono su questo piano perché pensano che il resto della faccenda non sia così coinvolgente. Questo sospetto è fastidioso, ne converrai e la smorfia piena di roba da dire di Fabian era lo spunto e l’esempio giusto da contrapporre alla tiritera stucchevole sulla scomparsa di Sauro.
Mi sembra che questa discussione porti qualche frutto, bravo Dancelli.

Ps. È inutile che cerchi di coinvolgermi in sbevazzate alcoliche. Sono granitico! Mi devo contentare di una birretta, Bijarne mi tiene sotto pressione, se non gli porto a casa la kobram 2007 mi sospende dalla Girada…..



 

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  postato il 21/10/2006 alle 17:04
Non sarà il massimo come qualità, ma rende l'idea:



(fonte: gazzetta.it)

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 01/06/2009 alle 23:06
La caduta di Menchov ieri mi ha fatto tornare in mente questo vecchio thread sul commovente inseguimento di Fabian Wegmann a Paolo Bettini nel finale del Lombardia 2006.

Claudiodance ci scrisse un pezzetto davvero bello, andatevelo a rileggere.

Ma ieri, il Menchov che ancora in scivolata allunga le braccia disperatamente cercando di riafferare la sua bici per ripartire verso il traguardo, non vi ha commosso quanto il Wegmann sofferente sul San Fermo? Io ho provato un brivido di commozione. L'uomo che è quasi giunto alla meta che cade, si ruzzola, rotola, cerca costi quel che costi di fermare la bici prima ancora di fermare la sua pericolosa strusciata. L'uomo che si rialza, si rende conto che un sasso umido sta distruggendo il lavoro di venti giorni, forse di mesi. L'uomo che riprende in mano la sua bici ma a quel punto la guarda incerto, indeciso se è ancora il caso di saltarci su e ripartire o se non farlo, perchè il telaio si sarà storzato, il cambio sregolato, un pattino magari tocca...

Dieci secondi di disperazione. Non per le ferite sul suo corpo, di cui forse Menchov si è accorto solo questa notte, ma per lo sfumare di un sogno.

Poi volge lo sguardo a destra... una mano amica gli offre una nuova bici. Si riparte.

Il filmato lo vedete qua: http://www.youtube.com/watch?v=jwIPJ1BTkmY

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 01/06/2009 alle 23:44
Originariamente inviato da Frank VDB
Ma ieri, il Menchov che ancora in scivolata allunga le braccia disperatamente cercando di riafferare la sua bici per ripartire verso il traguardo, non vi ha commosso quanto il Wegmann sofferente sul San Fermo? Io ho provato un brivido di commozione. L'uomo che è quasi giunto alla meta che cade, si ruzzola, rotola, cerca costi quel che costi di fermare la bici prima ancora di fermare la sua pericolosa strusciata.


Condivido pienamente la scelta del particolare, confratello!

 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 02/06/2009 alle 19:35
Grazie Davide, ho provato una sincera emozione anche io al momento della caduta. Emozione che si è riverberata nell'urlo liberatorio di Denis dopo il traguardo e nel prolungatissimo bacio d'amore e di tenerezza fra lui e la moglie oltre le transenne.
Insomma, spazio al sentimento. Senza pietismi, ma scaturito dal palpitare agonistico del finale di gara. Con il tragico, la suspance, la disperazione dell'uomo che poi trova uno strumento per continuare a sperare nella vittoria e poi dopo, esplode l'adrenalina come mai prima in vita sua. E che cosa poi, se non la dolcezza che il guerriero cerca dopo una rabbiosa battaglia.
Ah, non ditelo in giro, ma ho un cuore anche io...

 

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  postato il 02/06/2009 alle 19:44
Nonostante tutto lo sport riesce ancora ad offrirci momenti di grande intensità emotiva, anch'io ricorderò il gesto liberatorio di Menchov come il più emozionante di questo Giro.
Potranno robotizzare gli atleti nel fisico, ma non nell'anima.


Pensare che su facebook ci sono gruppi del tipo "quelli quando Menchov è caduto hanno fatto i salti di gioia"

 

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Vorrei morire in bici, in un giorno di sole, dopo aver scalato una di quelle montagne che sembrano protendersi verso il cielo, mi adagerei sull'erba fresca senza rimpianti, attendendo con serenità il compiersi del mio tempo. Non importa se sarà ...oggi o tra cent'anni, avrò in ogni caso trovato il mio giorno perfetto.

 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 02/06/2009 alle 19:49
Originariamente inviato da W00DST0CK76

Nonostante tutto lo sport riesce ancora ad offrirci momenti di grande intensità emotiva, anch'io ricorderò il gesto liberatorio di Menchov come il più emozionante di questo Giro.
Potranno robotizzare gli atleti nel fisico, ma non nell'anima.


Pensare che su facebook ci sono gruppi del tipo "quelli quando Menchov è caduto hanno fatto i salti di gioia"


Davvero? F.book può veramente essere la discarica di tutte le idee cretine del mondo...

 

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  postato il 02/06/2009 alle 19:53
Si dice che FB sia uno degli ultimi baluardi della libertà di espressione, quindi tutti sono liberi di manifestare la propria idiozia, dopo i gruppi inneggianti alla mafia, non mi sorprende più niente.

Ciao bello, è un piacere rileggerti!

 

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  postato il 02/06/2009 alle 20:03
Originariamente inviato da W00DST0CK76

Si dice che FB sia uno degli ultimi baluardi della libertà di espressione, quindi tutti sono liberi di manifestare la propria idiozia, dopo i gruppi inneggianti alla mafia, non mi sorprende più niente.

Ciao bello, è un piacere rileggerti!


Non è FB ad essere sbagliato. E' l'illimitata libertà d'espressione che non funziona.

 

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Eugenio Vittone, EROE DEL GAVIA

E' famosa la risposta che George Leigh Mallory diede ai giornalisti che gli domandavano perchè volesse andare sull'Everest. "Perchè c'è", disse semplicemente.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 02/06/2009 alle 20:37
A me quel Menchov a terra ha fatto venire in mente per un attimo il Deserto dei Tartari di Dino Buzzati.
Un soldato che per decenni sta al Forte con gli occhi puntati all'orizzonte in attesa della temuta invasione che dia un senso a quella caserma e a quella vita apparentemente inutile in cima ad una montagna inespugnabile. E quando laggiù le fioche luci si avvicinano di notte in notte, e i soldati si apprestano alla difesa del Forte, ecco, il nostro eroe è ormai vecchio e malato, e non potrà dare il suo contributo alla causa. Anche per lui la beffa arriva all'ultimo km.

E' sempre vero: la bicicletta è la grande parabola della vita.
W la vita
W la bicicletta

 

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  postato il 02/06/2009 alle 22:13
Mi associo ai miei compari. La caduta e' stata un vero colpo,
ho pensato "non e' giusto perdere cosi' il giro e
non sarebbe neanche giusto vincerlo cosi'".
Per fortuna di Menchov (e dico anche di Di Luca) la
maglia rosa non ha cambiato padrone.

L'urlo liberatorio e' stato davvero bello, bravo a cameramen/regista
che lo hanno colto.

Poi la moglie dietro le transenne mi ha ricordato la famosa
massima "dietro un grande uomo....."

 

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"Non esistono montagne impossibili, esistono uomini che non sono capaci di salirle", Cesare Maestri

"Non chiederci la parola che mondi possa aprirti, si` qualche storta sillaba e secca come un ramo...
codesto solo oggi possiamo dirti: cio` che non siamo, cio` che non vogliamo.", Eugenio Montale.

 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 02/06/2009 alle 22:17
Originariamente inviato da pedalando
Poi la moglie dietro le transenne mi ha ricordato la famosa
massima "dietro un grande uomo....."


...c'è sempre un bella gnocca?

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 02/06/2009 alle 22:25
Originariamente inviato da EugeRambler
Non è FB ad essere sbagliato. E' l'illimitata libertà d'espressione che non funziona.

Ciao Euge,

aldilà della questione di principio, spero ti renda conto che frasi così lapidarie espongono a battute altrettanto lapidarie.
Prova a immaginarne una...

 

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"...Ogni volta che vedo un adulto in bicicletta, penso che per la razza umana ci sia ancora speranza..." (H.G. Wells)

 
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