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Autore: Oggetto: Un'altra tragedia

Livello Miguel Indurain




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  postato il 11/08/2009 alle 18:50
Sì, è morto, lo riporta la Gazzetta.
 
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  postato il 11/08/2009 alle 19:13
Un'altra bruttissima notizia

Aveva solo 19 anni e prometteva bene...quest'anno aveva vinto una tappa al Giro delle Pesche Nettarine.

R.I.P.

 

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Vivian Ghianni

"...L'importante non è quello che trovi alla fine di una corsa.L'importante è ciò che provi mentre corri." (Giorgio Faletti in "Notte prima degli esami")

 
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  postato il 11/08/2009 alle 19:30
Brutta botta
Condoglianze alla famiglia e anche ai compagni di squadra.

 

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Amarti m'affatica, mi svuota dentro
qualcosa che assomiglia a ridere nel pianto
Amarti m'affatica, mi dà malinconia
che vuoi farci, è la vita... è la vita, la mia

(Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping)

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 11/08/2009 alle 20:09
altra tragedia e altro alteta della nerilucchini scomparso a distanza di pochi giorni da Fazio.
R.I.P. entrambi gli sfortunati ragazzi

 

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www.miculadematteis.it
http://www.facebook.com/group.php?gid=72731574527
http://www.italiatriathlon.it/
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 12/08/2009 alle 00:59
Mi piange il cuore...

Condoglianze.

 

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« La superstizione porta sfortuna »
(Raymond Merrill Smullyan, 5000 B.C. and other philosophical fantasies, 1.3.8)


Fantaciclismo Cicloweb 2010

Piazzamenti sul podio:


Omloop Het Nieuwsblad Élite: 3°
E3 Prijs Vlaanderen - GP Harelbeke: 2°
GP Miguel Indurain: 1°
Ronde van Vlaanderen / Tour des Flandres: 3°
Rund um Köln: 1°
Liège-Bastogne-Liège: 1°
Giro d'Italia: Carrara - Montalcino: 2°
Tour de France: Sisteron - Bourg-lès-Valence: 1°
Tour de France: Longjumeau - Paris Champs-Élysées: 1°
Tour de France - classifica finale: 3°
Gran Premio Città di Peccioli - Coppa G. Sabatini: 1°

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 14/08/2009 alle 21:36
Ragazzi, facciamo chiarezza sulla morte di Shapalov a Felino

Questo è quanto ho scritto poco fa sul mio blog dopo che ieri mattina sono stato di persona sul teatro della tragedia. Scusate la lunghezza ma davvero è necessario dire le cose come stanno.

LA NOTIZIA
Il 19enne ciclista Oleksandr Shapolav è morto dopo essere caduto durante il gran premio di Felino nel parmense. Forse un malore, o una mossa sbagliata, ma all'improvviso ha perso il controllo della sua due ruote ed è caduto a terra dopo aver centrato una pianta. Shapolav, che stava partecipando al Gran premio Città di Felino (gara ciclistica internazionale dedicata agli under23) è stato ricoverato all'ospedale di Parma dove gli è stato riscontrato un trauma toracico. Poi è stato trasferito in Rianimazione ed è morto intorno alle 19. L'incidente è avvenuto intorno alle 15, all'altezza di San Michele. Il ragazzo è caduto (forse andando a sbattere contro una pianta) e poi si è rialzato. Sul posto arrivano i soccorsi e il giovane viene accompagnato in ospedale. Sembra una lesione di media gravità ma col passare delle ore la situazione si aggrava. Per il ciclista ucraino non c'è stato nulla da fare: nel corso di pochi minuti le sue condizioni si sono tragicamente aggravate ed è morto intorno alle 19. Il ragazzo correva con la società Neri Promociclo (fonte: parma.repubblica.it)
LE SPECULAZIONI
Ivano Fanini torna a parlare di doping e dintorni: «Dopo la morte del 23enne Fabio Fazio e del calciatore 26enne dell’Espanol, Dany Jarque, è morto anche il 19enne ucraino Shapoval. Chiedo di far luce a 360° su queste vicende perché non è possibile che in 15 giorni muoiano 3 giovani e sani atleti. La cosa più grave è che ho la sensazione che le giustificazioni addotte per ognuna di queste tragedie siano, per ora, a mio parere incomplete e discordanti tra loro. E’ triste da dire, ma con la pericolosità dei prodotti circolanti oggi, c’è da aspettarsi che in qualche modo siano responsabili di queste morti improvvise. Sicuramente non sono la causa scatenante, come nel caso della caduta di Shapoval, ma ritengo che, seppur in modo indiretto, creino dei tali sconvolgimenti e sovraccarichi nell’organismo per cui ogni trauma o altro imprevisto, porti sempre al peggior epilogo possibile. (fonte: tuttobiciweb.it)
IL SOPRALLUOGO
Ieri mattina durante il mio allenamento, mi sono recato a San Michele Gatti, luogo della tragedia, per rendermi conto di persona di cosa fosse accaduto. Arrivato sul viale dell'incidente, ho subito notato - non passavo di lì da un buon mesetto - che di recente era stato posato il nuovo asfalto. Ancora a maggio, quando sullo stesso circuito della gara internazionale hanno corso gli amatori, il rettilineo che da San Michele conduce alla provinciale per Calestano era in condizioni disastrose, dopo i lavori di costruzione dei marciapiedi e di posa della rete fognaria. Allora mi chiesi come fosse possibile correre (a traffico aperto, come usa nelle gare amatoriali!) su un asfalto del genere. Evidentemente la gara internazionale è stata l'occasione per risistemare il viale. Come, però? La risposta è arrivata giunto alla pianta attaccata alla quale stava un pietoso mazzo di margherite, a ricordare il luogo dell'impatto. Ebbene, circa 5-6 metri prima della pianta, posta sul lato sinistro osservandola dalla direzione di corsa, una grata per lo scolo delle acque piovane, posta a 60-70 cm dal bordo della strada, produceva uno "scalino" di diversi centimetri nell'asfalto! La solita asfaltatura all'italiana, quindi: si bituma la strada e successivamente si scoprono i tombini, senza però riportarli al livello del nuovo manto. Un sollucchero per le sospensioni delle auto, figurarsi per i mezzi più piccoli e meno robusti. Insieme ad un altro ciclista che osservava lo scenario della caduta, è stato facile ricostruire la dinamica: il povero Shapolav, con una bici di 7-7,5 kg al massimo, lanciato ai 40-45 all'ora (o forse di più) su un tratto rettilineo, con asfalto liscio, cosa che lasciava un margine di tranquillità sulla tenuta del mezzo, è "affondato" nel tombino, ha perso il controllo della bici, si è schiantato contro la pianta ed è caduto nel fosso. Il fatto che si era nei primi dei 19 giri del percorso probabilmente non ha permesso di prendere coscienza del pericolo e il ragazzo ucraino ha avuto la peggio. Peccato non avere avuto una digitale per documentare il tutto.
Altro che "malore", versione sostenuta dall'organizzazione della gara e prontamente ripresa dal più popolare organo di informazione del parmense (eh, che "prontezza"! Che capacità giornalistica!) e a ruota da tutti gli altri media locali (tranne, ad onore del vero, Teleducato Parma) e nazionali.
Altro che autopsia, a lasciare intendere che magari il ragazzo è morto perchè "pieno come un uovo" di sostanze non "scaricate" a causa dell'interruzione della sua gara, o magari, come speculano certi sciacalli, perchè poco lucido a causa di chissà quale sostanza!
Altro che tutto questo! Il manto stradale è stato il probabile assassino di questo ucraino che a 19 anni era sbarcato in Italia per tentare la fortuna nello sport. Perchè non si indaga sulla sicurezza di quella strada? Sui lavori di asfaltatura? Quale commissione tecnica ha approvato il percorso? Sto esagerando? E' stata una fatalità? Poteva accadere anche altrove, perchè le strade italiane sono dissestate e piene di tombini? Forse sì. Però allora lasciate riposare in pace Oleksandr e fatelo piangere in silenzio ai suoi famigliari e ai suoi amici. Perchè tutto il resto sono vomitevoli opere di sciacallaggio.

 

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Il mio blog: http://passodellacisa.blogspot.com
La mia squadra ciclistica:http://altalunigiana04.comyr.com

 
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Utente del mese Aprile 2010




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  postato il 14/08/2009 alle 22:03
Originariamente inviato da Frank VDB
Perchè non si indaga sulla sicurezza di quella strada? Sui lavori di asfaltatura?


Perché sulla sicurezza non ci guadagna nessuno.
Sull'antidoping hai voglia a fare la lista di quelli che ci si sono arricchiti.

Grazie per il tuo resoconto, molto istruttivo, anche se perdonami di avanzare il dubbio che non sia stato necessariamente il tombino il carnefice del povero atleta. Se non altro perché, per quanto sia in traiettoria, è difficile dare per certo (per quanto sicuramente è molto probabile) che l'abbia preso in pieno.

 

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Livello Raymond Poulidor




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Registrato: Mar 2005

  postato il 14/08/2009 alle 22:13
Per quanto ne so (ed ho scritto sul sito di sportitalia) il povero ragazzo è morto, causa violento trauma addominale (credo con annesse emorragie interne) accusato mentre cadeva, mentre cioè picchiava violentemente con l'addome sul manubrio. Le speculazioni ???? è la solita solfa. Nauseante ormai. Nauseante, preciso perchè mi piace essere onesto sino in fondo, come il numero di casi di doping che continuano a manifestarsi nel nostro sport. Che proprio non ne vuol sapere di 'chinare il capo ed arrendersi', dal momento che ha i fucili puntati addosso. Ingiustamente, ma ce li ha. Ma non si vuole in alcun modo rassegnare. Fermo restando che di corridori puliti ce ne sono. Purtroppo per loro, vengono inevitabilmente oscurati dal gran numero di altrui nefandezze....

Buon Ferragosto a tutti, il mio sarà di lavoro, come pure la domenica (amburghese in telecronaca).

Moserone Panchetti

 
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Livello Eddy Merckx




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  postato il 04/10/2009 alle 21:35
Siena, ciclista muore di infarto
Stava disputando l'Eroica 2009

Un cicloamatore di 54 anni è morto per infarto mentre stava disputando una gara. E' accaduto nei dintorni di Siena, dove si stava correndo l'Eroica 2009, la corsa su strade sterrate sulle colline intorno alla città. L'uomo è morto mentre percorreva un tratto di strada bianca tra Monteroni D'Arbia e Asciano, nella zona delle Crete. Si tratta di Claudio Merlassino, 54 anni, di Finale Ligure, in provincia di Savona.

L'uomo faceva parte dei 2400 partecipanti (165 le donne, 388 gli stranieri) della corsa fra i quali Francesco Moser, Italo Zilioli, Franco Bitossi, Davide Cassani, Palmiro Masciarelli, Giuseppe Petito, Massimiliano Lelli. Presente anche il professionista in attività Giampaolo Caruso.

Claudio Merlassino, cicloamatore esperto e organizzatore di gare in Liguria, è stato subito soccorso dai compagni di gara, tra cui un medico, che però ha potuto solo constatarne il decesso. Vano anche l'intervento del personale del 118. L'organizzazione ha immediatamente interrotto i festeggiamenti e perfino la musica dell'altoparlante è stata spenta dopo l'annuncio fatto a Gaiole in Chianti, quartier generale dell'Eroica, da parte del "patron" Giancarlo Brocci.

Nell'Eroica amatori e grandi big del pedale hanno corso su biciclette d'epoca indossando abbigliamento sportivo del passato. I ciclisti si sono mossi a gruppi, partiti a scaglioni da Gaiole, a cominciare dalle 5 della domenica mattina. Tre i percorsi, uno corto e due lunghi da 135 e 200 chilometri.


www.tgcom.mediaset.it

condoglianze alla famiglia...

 

[Modificato il 04/10/2009 alle 21:37 by Garda Bike]

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Andrea Giorgini

a.giorgini@ilciclismo.it
http://www.ilciclismo.it

 
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Livello Tour




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Registrato: Feb 2006

  postato il 05/10/2009 alle 18:18
Claudio Merlassino era un grande appassioanto di ciclismo. Era sempre allenato ed insieme a Marco Battaglieri, presidente dell'U.C. Finalborgo, era venuto a Gaiole in Chianti (SI) sabato pomeriggio 4 c.m. per disputare la 13a edizione de "L'Eroica" che si correva il giorno dopo. Aveva scelto il percorso più lungo (km 205) dei quattro in programma (km 38, km 75 e km 137). Un amico di Genova l'aveva visto pochi minuti prima mentre pedalava in scioltezza e con grande eleganza. Era stato superato da Claudio ma dopo pochi minuti l'aveva visto a terra già coperto con un lenzuolo bianco. L'aveva stroncato un infarto: lascia moglie e due figlie, una di 23 anni e l'altra di 18. Io mi trovavo in quel momento alla Volpaia e stavo seguendo come cineoperatore il percorso di km 75. In una curca sfaltata a destra è caduto un altro ciclista (Galli Lorenzo, dorsale 463). Un suo compagno di squadra ha telefonato al 118: aveva escoriazioni allo zigomo destro ed il ginocchio destro dolorante, era in stato confusionale. Ho subito telefonato a Claudio Marinangeli per avvisarlo ed ho saputo della tristissima notizia. Giancarlo Brocci ha fatto sospendere la musica in piazza Ricasoli a Gaiole in Chianti e le premiazioni che ci sarebbero state in grande stile, come al solito, in serata. Sono arrivato a Gaiole ed ho letto la tristezza nel volto di tutti. Quelli che arrivavano alla spicciolata dai vari percorsi restavano sbigottiti alla triste notizia. Il filmato che preparerò per gli amici de "L'Eroica" lo dedicherò a Claudio che resterà sempre in corsa con noi, i tubolari della sua bici d'epoca solcheranno le strade bianche del Chianti per sempre. Ciao, Claudio!
 
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Livello Tour




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  postato il 06/10/2009 alle 20:49
Claudio Merlassino aveva scelto il percorso di km 135 e non quello di 205.
Domani pomeriggio alle ore 15 il funerale a Finalborgo.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/10/2009 alle 08:24
MORTO CUGINO DI POZZATO IN INCIDENTE STRADALE A SANDRIGO


Un operaio di 43 ani, Paolo Pozzato, di Sandrigo (Vicenza), e' morto oggi in un incidente stradale avvenuto sulla provinciale Marosticana, a Sandrigo.

L'uomo, a bordo del suo maxiscooter, si stava dirigendo da casa sino alla fabbrica dove lavorava quando, per cause in corso di accertamento da parte della Polizia stradale di Vicenza, si e' scontrato violentemente contro una Peugeot. L'urto e' stato violento e Pozzato e' deceduto all'istante.

L'operaio era senza documenti, ma a riconoscerlo sono stati alcuni colleghi di lavoro. I familiari di Pozzato hanno autorizzato l'espianto degli organi.

L'uomo era un cugino del campione italiano di ciclismo Filippo Pozzato.

Fonte: http://www.anordest.it

 

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Mauro Facoltosi
www.ilciclismo.it

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 09/10/2009 alle 10:10



Sentite condoglianze.

 

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  postato il 06/11/2009 alle 12:23
Si è suicidato il 6giornista belga Dimitri De Fauw, pare che soffrisse di forte depressione da quando nel 2006 una sua manovra fece picchiare Galvez contro la balaustra (Galvez morì a causa di quell'incidente).

http://www.cyclingnews.com/news/six-day-rider-takes-his-life

 

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Un uomo comincerà a comportarsi in modo ragionevole solamente quando avrà terminato ogni altra possibile soluzione.
Proverbio cinese

Jamais Carmen ne cédera,
libre elle est née et libre elle mourra.

 
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Livello Francesco Moser




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  postato il 06/11/2009 alle 13:19
R.I.P.

 

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Francesco Sulas
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  postato il 06/11/2009 alle 14:17
Quel che più colpisce nella storia è l'assoluta tragicità della vicenda: morire per il senso di colpa...
RIP Dimitri

 

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  postato il 06/11/2009 alle 14:31
Originariamente inviato da Laura Idril

Quel che più colpisce nella storia è l'assoluta tragicità della vicenda: morire per il senso di colpa...
RIP Dimitri


Purtroppo può succedere anche questo. Ovviamente sono notizie che non si vorrebbe mai leggere .

A tal proposito mi ricordo una vicenda accaduta nel contesto della strada, che in parte ricalca questa: a fine anni Novanta in una gara in Spagna un giovane e promettente velocista, Manuel Sanroma, poco più che ventenne mi pare, cadde negli ultimi chilometri della tappa per via di una sbandata e sbattè violentemente il capo contro la base del marciapiede (non ricordo se avesse o meno il casco visto che al tempo non era ancora obbligatorio)e morì poco dopo. Però poi in alcune cronache ricordarono che il velocista ceco Jan Svorada rimase molto colpito dall'accaduto in quanto mi pare che proprio lui si toccò con Sanroma prima della caduta. Difatti Svorada anche in termini di prestazioni se non sbaglio ne risentì per un pò.
Questo per far capire come tra i velocisti, seppur nel contesto dello sprint si è pronti a "darsele di santa ragione" per conquistare la ruota o la posizione migliore, il senso del rispetto per l'avversario spesso non venga meno. Anzi, purtroppo queste tristi vicende confermano proprio il contrario.

 

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Vivian Ghianni

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/11/2009 alle 15:35
Maledizione. Questa storia mi fa veramente stare male. Penso che il povero De Fauw abbia sofferto veramente in maniera atroce per la morte di Galvez. Anche a me è venuto subito in mente l'episodio di Sanroma, a seguito del quale in effetti Svorada perse molta della sua brillantezza negli sprint.

R.I.P. Dimitri

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/11/2009 alle 15:38
mi piange il cuore.
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/11/2009 alle 19:43
E pensare che ci sono uomini che uccidono senza rimorso, che aprono una botola e sganciano tonnellate di bombe.
Bisognerebbe riuscire ad evitare che una persona si uccida per senso di colpa ma bisogna tirarsi giù il cappello di fronte a chi l'ha fatto.

 

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nino58

 
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  postato il 07/11/2009 alle 10:39
Nel nome di Eva la rivolta dei ciclisti urbani

Tornava a casa dal lavoro in bici, uccisa a Roma ai Fori Imperiali. Una fiaccolata e proteste. "Il 40% delle vittime della strada non è in auto"

di CECILIA GENTILE

ROMA - L'ultima si chiamava Eva, tornava in bici a casa. Investita da un taxi ai Fori Imperiali. Nel suo nome, è partito un tam-tam via web. Bisogna ricordarla e fare il modo che non sia morta invano. Una fiaccolata che diventa una forma di pressione.

In Italia muoiono 352 ciclisti all'anno, quasi uno al giorno. Chi prende la bicicletta per spostarsi in città rischia la vita. Non basta che faccia un favore ai concittadini liberando spazio prezioso dalle auto e muovendosi a inquinamento zero. Paga la sua scelta con un'esposizione costante al pericolo. Pedoni e ciclisti costituiscono il 40% del totale delle vittime per incidenti stradali in città. Un dato che ci discosta anni luce dall' Europa, dove la percentuale è del 20%.

"E non è colpa del ciclista - dichiara Edoardo Galatola, responsabile della Sicurezza per la Fiab, la Federazione italiana amici della bicicletta - Chi va in bicicletta muore per la velocità incontrollata delle macchine. E' la velocità il grande problema degli spazi urbani, non ci sono regole adeguate né controlli".

Oggi a Roma, ciclisti, ma non solo, manifestano con una fiaccolata ai Fori Imperiali per ricordare Eva Bohdalova, 28 anni. Travolta e uccisa nella notte tra il 29 e il 30 ottobre mentre tornava a casa dal lavoro in bicicletta. "Vogliamo giustizia e verità", dice il tam tam dei blogger e delle associazioni, che tornano a chiedere "misure non più rinviabili per la sicurezza di ciclisti e pedoni".

"I ciclisti, come i pedoni - dice Eugenio Galli, presidente di Fiab-Ciclobby di Milano - sono poco più che degli ospiti nel paesaggio urbano, dove esistono solo le macchine. Le auto occupano spazi che non competono loro: scivoli per disabili, piste ciclabili, marciapiedi, spazi pedonali. Investono i ciclisti alle spalle, come sembra sia successo ad Eva. E l'investimento alle spalle non si può proprio evitare.

Però si possono prendere delle precauzioni, come luci e gilet catarifrangenti. Ma il grande problema è quello del ripristino delle regole, che vuol dire rispetto dell'utenza debole: ciclisti, pedoni, anziani, bambini. In città non c'è più spazio per loro".

Altre cifre: 14.535 ciclisti feriti nel 2007, 20.525 pedoni.

"E stiamo attenti - aggiunge Paolo Bellino, uno dei più attivi nella rete delle ciclofficine romane e di critical mass - quest'emergenza non si risolve con le piste ciclabili. Le macchine devono prima di tutto
rallentare, devono dare spazio alle biciclette, che sono una componente del traffico urbano". "Ci vuole un mix di provvedimenti - riprende Galatola - zone a velocità 30, interventi di moderazione del traffico e percorsi ciclabili. Dove la velocità supera i 30 chilometri all'ora serve una separazione dei flussi".

In Italia la percentuale degli spostamenti in bicicletta è ferma al 4%. In Olanda è del 25%. La carta europea della mobilità sostenibile prescrive alle città di raggiungere almeno la quota del 15% sul totale degli spostamenti. E c'è una ragione. "Se si arriva al 15% gli incidenti in bicicletta cominciano a decrescere - spiega Galatola - perché le macchine si abituano
alla loro presenza in strada e il regime di velocità cambia".

È un po' il principio di Critical Mass, la massa critica dei ciclisti che una volta al mese pedala in città: "Noi non blocchiamo il traffico, noi siamo il traffico".

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/11/2009 alle 12:44
Originariamente inviato da Laura Idril

Quel che più colpisce nella storia è l'assoluta tragicità della vicenda: morire per il senso di colpa...
RIP Dimitri

Una decina d'anni fa successe la stessa cosa allo scalatore francese Thierry Claveyrolat , in un incidente d'auto causo' accidentale la morte di una famiglia. Dopo poco tempo si suicido'

 
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Livello Costante Girardengo




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  postato il 07/11/2009 alle 13:35
Che storia triste quella di De Fauw...Riposi in pace...
 
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Livello Marco Pantani
Utente del mese Febbraio 2009
Utente del mese Agosto 2009




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Registrato: Sep 2004

  postato il 08/11/2009 alle 12:49
Strano forum, effettivamente. In cui a pochi interessa di dire qualcosa sull'ennesima tragedia della strada.
352 morti all'anno: ciclisti che muoiono sulla strada, statistiche incontrovertibili, non la nebbia fitta dei morti per doping di cui non c'è neanche una prova univoca accertata.
Sì, interessa poco la ragazza che muore in bici per andare al lavoro, bizzarra scelta in un paese dove per andare a prendere il giornale a 100 metri da casa ci si va in Suv.
Sarà, forse, che non c'è da fare i soliti sproloqui sulla morale offesa, l'imbroglio e i bari bastardi a cui mozzare la mano destra?
Sarà che anche questo non è un problema semplice da risolvere, nel paese della mistica dell'automobile, delle pubblicità affascinanti di auto che si muovono come felini dentro ai centri storici di borghi medievali?
Nel paese della Ferrari e della virilità che si misura in
macchina, nel paese dove magari si fanno imprese della domenica in bicicletta ma poi , nel quotidiano, cento metri si fanno in macchina.
Cosa vuol dire spostarsi con mezzi diversi dalla macchina in un paese come l'Italia la so bene perché, per scelta, i miei spostamenti avvengono al 90% a piedi, scelta davvero difficile nel paese dei piccoli Schumacher del quotidiano.
I ciclisti muoiono soprattutto per strada, solo che anche qui ci sarebbe da rivoltare la società del capitalismo tecnologicamente avanzato con la specificità dell'impronta italiana, no meglio ripiegare sui morti per doping di cui non c'è traccia in sentenze di tribunale dove si lavora sul nesso causale univoco.

Mi dispiace molto anche per De Fauw. La cui morte, leggo sul sito di Capodacqua, viene, come al solito, inserita nel grande calderone " dei morti ciclisti". Privata della sua individualità, specificità, unicità.
Tutto ridotto a quella notte , di cui parlava Hegel, in cui tutte le vacche sono nere e De Fauw si somma a FDB e a altri,in una somma indistinta senza umanità.

 

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Verità e giustizia per Marco Pantani: una battaglia di civiltà.

Arcana loggia per il ripristino della civiltà dell'ordalia.

IO NON L'HO VOTATO.

IO CORRO DOPATO COME TUTTI.

"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping.

Hypocrisy free.

CAREFUL WITH THAT AXE, EUGENIO.



 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 08/11/2009 alle 13:31
E' morto Ingrillì

E' morto a Milano, all'età di 52 anni, Enrico Ingrillì, ex presidente dell'Associazione corridori professionisti italiani.

Alla guida dell'Accpi dal 1997 al 2003 e definito il "Sergio Campana del ciclismo" è spirato a causa di un ictus che lo aveva colpito circa un mese fa.

Durante il suo mandato aveva seguito la tragica vicenda di Marco Pantani e il blitz dei Nas a Sanremo al Giro d'Italia 2001.

http://sport.tiscali.it

 

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Mauro Facoltosi
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/11/2009 alle 23:40
Originariamente inviato da Donchisciotte


Mi dispiace molto anche per De Fauw. La cui morte, leggo sul sito di Capodacqua, viene, come al solito, inserita nel grande calderone " dei morti ciclisti". Privata della sua individualità, specificità, unicità.
Tutto ridotto a quella notte , di cui parlava Hegel, in cui tutte le vacche sono nere e De Fauw si somma a FDB e a altri,in una somma indistinta senza umanità.



beh, ti chiedevi cosa gli fosse successo.
Niente, that's Capodacqua for you.

 

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  postato il 10/11/2009 alle 12:27
Ancora un suicidio
Trovato morto Sagasti

A pochi giorni dal dramma di De Fauw, un'altra tragedia: lo sfortunato ex corridore spagnolo si è tolto la vita. Il corpo rinvenuto dalla madre. Sagasti soffriva da tempo di depressione: la sua carriera era stata stroncata da un incidente occorsogli a soli 24 anni

Un altro dramma nel mondo del ciclismo. A distanza di pochi giorni dal suicidio del belga Dimitri De Fauw (e a meno di un mese dalla scomparsa di Vandenbroucke) è stato trovato morto in casa dalla madre Agustin Sagasti, ex corridore spagnolo di 39 anni. Il nome di Sagasti è legato in maniera inscindibile a quello dell'Euskaltel, squadra che proprio con lui vinse la prima gara (1994, prima frazione della Vuelta al Pais Vasco).

DEPRESSIONE — Sagasti, originario di Munguia, era da tempo alle prese con una grave depressione: la sua carriera durò pochissimo perchè nel 1995 rimase vittima di un grave incidente (fu investito da un'auto) durante una gara nelle Asturie. In coma e sottoposto a diverse operazioni alle gambe e a un a braccio, tre anni dopo ricevette 70 milioni di pesetas come indennizzo, ma fu costretto comunque a chiudere la sua avventura da professionista.

(www.gazzetta.it)

 

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Vivian Ghianni

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 10/11/2009 alle 21:22
Gli sportivi sono esseri umani e nel cammino di uomini e donne, ci sta anche il suicidio, le cui spiegazioni sono troppo complicate per essere oggettivabili. Non ci sono riusciti Durkeim e Schopenauer, figuariamoci se un passo in avanti, può venire da certi scrivani odierni....

Intanto oggi pomeriggio s'è suicidato Robert Enke, portiere della nazionale tedesca di calcio, attialmente portiere dell'Hannover ed ex del Benfica, Borussia Moenchengladbach e Barcellona.
Aveva 32 anni.

Condoglianze alle famiglie di Sagasti ed Enke e massimo rispetto per la loro scelta.

 

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Livello Gino Bartali




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  postato il 11/11/2009 alle 00:28
Avvenimenti terribili oggi
RIP

 

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  postato il 22/11/2009 alle 16:26
E' morto a 18 anni, travolto da un'auto il campione italiano a cronometro juniores Antony Orsani della Grassi...
Una notizia sconvolgente...

Condoglianze alla famiglia.

 

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Livello Tour




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  postato il 22/11/2009 alle 16:44
La notizia di Orsani, che anche io ho ricevuto proprio pochi minuti fa, è veramente terribile... non saprei neanche cosa dire perchè si tratta di una cosa troppo grande.

E' sconvolgente che un ragazzo di 18 anni, in questo caso uno che sarebbe molto probabilmente diventato un campione, se ne vada così, da un istante all'altro, mentre si allenava in sella alla sua bici, in perfetta salute.

Posso solo stringermi al suo ricordo.

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 22/11/2009 alle 16:52

Senza parole.

Riposa in pace, Antony.

 

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GP Miguel Indurain: 1°
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Liège-Bastogne-Liège: 1°
Giro d'Italia: Carrara - Montalcino: 2°
Tour de France: Sisteron - Bourg-lès-Valence: 1°
Tour de France: Longjumeau - Paris Champs-Élysées: 1°
Tour de France - classifica finale: 3°
Gran Premio Città di Peccioli - Coppa G. Sabatini: 1°

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  postato il 22/11/2009 alle 18:02

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 22/11/2009 alle 22:49
Una notizia terribile. Avevo incrociato il gruppo della Grassi giusto ieri, vicino al luogo dell'incidente. Condoglianze alla famiglia e agli amici.

 

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Fabio

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"L'unico sport che pratico è seguire, camminando, i funerali dei miei amici che avevano praticato sport" Bertrand Russell

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Livello Tour




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  postato il 23/11/2009 alle 13:44
Originariamente inviato da Laura Idril

E' morto a 18 anni, travolto da un'auto il campione italiano a cronometro juniores Antony Orsani della Grassi...
Una notizia sconvolgente...

Condoglianze alla famiglia.

Una brutta notizia, oltretutto la notizia del giovane Orsani neanche 18enne investito in auto da un cotaneo da poco 18enne..

 
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  postato il 23/11/2009 alle 17:35
sono rimasto veramente malissimo di come in un attimo possa essere scomparso un mio coetaneo con cui, oltretutto, ho corso insieme!!!
una notizia agghiacciante per tutti coloro che speravano in questo talento e anche per chi, come me, lo vedeva non solo come ciclista ma anche come semplice ragazzo!
un ragazzo dedito molto al suo "lavoro" e ai fondamentali su cui credeva e cioè la passione per lo sport e la passione per il prossimo!
proprio così...la passione per il prossimo! lui era un volontario della Misericordia di Monsummano e aveva seguito numerosi corsi per il primo soccorso e per l'assistenza in caso di "spiacevoli avvenimenti"!

ma stavolta uno di questi "spiacevoli avvenimenti" è capitato a lui... e lui come un leone ha provato a reagire ma non ce l'ha fatta!
l'unica e minima consolazione è che se ne sia andato facendo quello che più gli piaceva: andare in bicicletta...

 
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  postato il 19/04/2010 alle 09:38
http://gazzettadimantova.gelocal.it/dettaglio/medico-di-viadana-muore-carbonizzato-sullautosole/1947439

il dott. Pietro Napolano collaborava con l'Endurancenter di Parma...
condoglianze alla famiglia

 

[Modificato il 19/04/2010 alle 09:46 by Laura Idril]

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  postato il 30/07/2010 alle 13:27
Originariamente inviato da maurofacoltosi

Nel giorno in cui Torino annuncia il Giro del 2011 nell'anniversario dei centocinquanta anni dell'unità d'Italia, il Piemonte perde un altro pezzo della sua storia a pedali. Dopo Nino Defilippis, ieri è morto Giancarlo Astrua. Ricoverato, dopo un incidente in auto, da qualche settimana all'ospedale di Biella, Astrua si è spento nella serata. Un paio di settimane (l'11 agosto) e avrebbe compiuto 83 anni.
Professionista dal 1948 al 1958, ha vestito le maglie di Benotto, Taurea e Atala (sette stagioni). Era l'icona del ciclismo biellese, lui che da tempo viveva a Torino ma che era nato e aveva abitato a Graglia (là dove sta il santuario dei ciclisti), dove pure tornava spesso.
Gli almanacchi lo ricordano passista scalatore: alla storia è passato come un uomo duro ma al tempo stesso umile. Un uomo vero che in bicicletta ha sfidato Coppi e Bartali prendendosi qualche bella soddisfazione. Una dozzina le vittorie in carriera, ma come amava dire lui «c'erano i secondi posti che valevano come primi dietro a quelli là». Nel '49 fu quinto al Giro, maglia bianca degli Indipendenti e gran protagonista nella mitica Cuneo-Pinerolo. Nel '51 vinse la cronometro Rimini - San Marino su Coppi e fu maglia rosa per un giorno. L'anno seguente vestì cinque giorni il simbolo del primato al Giro. Primo, con Defilippis, al Baracchi. Nel '53 chiuse terzo al Tour e partecipò al campionato del mondo di Lugano. Nel palmares tre
tappe al Giro e una alla Vuelta.
Negli ultimi anni era la memoria storica del ciclismo biellese, sempre presente e pronto ad incantare con la sua vèrve in tutti gli appuntamenti. Mancherà a tanti, Giancarlo Astrua, il campione che inseguiva Coppi, Bartali e apprezzava Bobet. Adesso li ha raggiunti in cielo, perché come diceva scherzando sull'età: «Anche là loro hanno voluto arrivare primi».

Fonte: Il Biellese

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 30/07/2010 alle 17:32
Altro grande campione piemontese che ci lascia
Stamattina ero per lavoro a Mongrando e ne parlavano tutti

 
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  postato il 10/08/2010 alle 16:00
http://www.cicloweb.it/news/2010/08/10/radomir-simunek-ucciso-dalla-cirrosi-epatica.html

 

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  postato il 12/08/2010 alle 09:25
E' morto ieri uno dei più grandi campioni che la storia del ciclismo ci abbia consegnato: Lucien "Lull" Gillen, inseguitore lussemburghese nato nel 1928 e professionista dal 47 al 66. Tante sei giorni vinte insieme all'italiano Terruzzi.
Questa si che è una grossa perdita...

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 12/08/2010 alle 18:02
“Lull”era un corridore tanto elegante e cordiale, quanto forte. Un passista veloce naturale, di quei tempi in cui il ciclismo respirava, con l’empirismo, la sua salute. Dove l’intreccio fra strada e pista era una costante di tanti, per affinare la propria crescita tecnica e, persino, per guadagnare. Le sfide fra Gillen e Coppi nell’inseguimento, richiamavano folle, o meglio le folle dimoravano sugli anelli e volevano spettacolo: cercavano personaggi e li amavano, fino a stendere antipatia verso quelli che disertavano quei luoghi. Grandi scalatori finivano per cimentarsi pure loro sui velodromi e corridori come “Lull”, come Terruzzi, Pattersson e Batiz, per citare solo alcuni che vivevano su legni e cementi il loro pezzo forte, godevano di prestigio riconosciuto da tutto l’osservatorio. Nessuno si sognava di sbertucciarli o offenderli come sovviene oggi a tanti tecnici, commentatori o semplici tifosi, figli di un ciclismo che non sa andare oltre la forte miopia dei suoi stessi progressi in camice bianco, più attuali che mai.

Lucien Gillen è stato un protagonista, un popolarissimo figlio di tempi che non vedremo più. Un atleta alto 1,87 x 79 kg, estremamente proporzionato con muscoli aventi predominanti fibre bianche, ma pure le rosse non erano male. E così vinceva su pista, dove si guadagnava il pane, ma era capace di passare per primo anche su strada. La sua fu una scelta di passione, perché di grandi atleti potenzialmente eletti fra i tanti, in questo sport, contrariamente ad oggi, se ne trovavano a iosa dappertutto: sugli anelli, quanto su asfalti e sterrati. E lui, questo lussemburghese gentile, che sapeva divenire amico anche dei teorici nemici sulla bici, era davvero un “percentile” d’elezione: certo ridimensionato, perché pedalava in mezzo ad altri uguali. Uno dei tanti dunque, che una genesi mezzo secolo dopo, avrebbe sicuramente incoronato super.
Su “Lull”, ci sarebbe da scrivere tanto e lo farò, o meglio l’ho già fatto, ma non è il momento.
Quel che va riportato ora, sono le sue sintetiche cifre vittoriose: 11 Seigiorni (6 delle quali vinte in coppia con Nando Terruzzi); 10 successi su strada, compresa una corsa a tappe (Tour de l’Oise); 16 titoli nazionali (8 nella velocità, 8 nell’inseguimento); il record mondiale sui 5 chilometri e quei piazzamenti iridati che narrano appieno il suo protagonismo. Per 8 anni consecutivi non è mai uscito dai quarti di finale ai Mondiali dell’Inseguimento, specialità che vedeva allo start, sempre, i migliori passisti mondiali: fu una volta 2°, due volte 3° e due 4°. Nel 1952, seppe aggiungere al 3° posto nell’Inseguimento, i quarti nel Torneo Iridato della Velocità.

Gli sia lieve la terra.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 03/09/2010 alle 19:10
La Gazzetta batte la notizia che sia morto il massaggiatore del Team Sky Txema Gonzalez, 38 anni, colpito dallo stesso virus contratto, tra gli altri, da Flecha.

RIP
mentre speriamo che per gli altri atleti la situazione non sia così grave.


 
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  postato il 03/09/2010 alle 19:15
Già, la questione è abbastanza inquietante e incomprensibile.

http://www.cicloweb.it/news/2010/09/03/virus-fatale-morto-txema-gonzalez-massaggiatore-sky.html

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 03/09/2010 alle 19:18
allora adess odovete spiegarmi perchè su cicloweb io non l'ho trovata, sarà che ho ancora poca domestichezza col nuovo sito (era mesi che per un motivo o per l'altro internet lo usavo poco e diversamente ).

ma per questo ti do appuntamente sul 3d consigli

 
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