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Autore: Oggetto: Un anno fa, oggi...

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




Posts: 4217
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  postato il 13/10/2010 alle 14:48
Un anno fa se ne andava su altre dimensioni un talento cristallino: Frank Vandenbroucke. Uno dei più belli che abbia mai visto narrare, con la gestualità della spinta sui pedali.
Un ragazzo poco capito, ma eccelso negli apogei. Stupendo nel suo essere umano. Poco presentabile, per chi fa, spesso senza sapere, della superficialità un credo e che si volge ignaro a confondere il presentabile, col cretino o con l’ignavo, senza sforzare il sé sulla ricerca e le spiegazioni di quelle diversità, che sono la base per progredire dentro l’enorme pianeta che è l’ognuno.
Un ragazzo che ci ha scritto pagine senza scrivere. Maledetto poeta della bici per molti, semplicemente artista per pochi.
Uno a cui va spesso il mio pensiero, nella fierezza di averlo potuto vedere senza immaginare.
Un indimenticabile.
Quel che ho scritto è venuto di getto poco fa e lo trasmetto istintivamente senza riguardarlo. Per interpretare coi miei umili mezzi, uno di quei canti che trasmetteva quando saliva sulla bici. Fregandomene altamente delle risultanze per i ciechi da traguardo, come quel radioso pomeriggio di Frank a Verona, sulle Torricelle, nel 1999, a dispetto di un polso rotto, con progressioni che erano dipinti.

Caro Frank
Maledetto fu Verlaine
ad unire l’essenza di sé
alla proiezione altrui d’un sé
che ancor si chiede dove stia
il diaframma fra geniale e criminale
fra intuito e ragione
fra letture, passione e prospettive.

Maledetti furono gli incensi
penati dell’ipocrisia
ed amanti della finzione
per trasportar la trascendenza
là dove il vedere
non ha il coraggio d’incocciare
la luce del moggio della vita.

Maledetto fu colui
che non volle onori
nel raccontare i graffi
d’una ricerca antica
confusa e mescolata al vuoto
nel predominio da vigliacchi
di traduttori presenti ma ignari.

Maledetti fummo noi narranti
ad appisolarci sulle invalide semine
ereditate senza obiezione
del voler uniformare l’ignoto del genio
alla pelle delle mummie
eludendo diversità e lampi
d’un noi fatto di bozze tentacolari.

E che maledetto sarebbe
chi si pone istintivo
perciò umano
al credo d’un insieme che cresce
e che non s’intontisce di traguardi
sapendo che l’effimero
con lor mai si cancella.

Tu fosti questo Frank
trasversale al tuo mondo
sempre troppo per essere capito
come la bocca d’un neonato
che scorre ogni spicchio di cielo e terra
infatuando il sé del pianto
come una conquista di conoscenza.

Nel tuo solco
le progressioni su quel mezzo
erano aurore di bellezze
che si schiudevano a cornice sul tuo nome
formando un quadro di gestualità
sui multicolori tasselli del mosaico dell’arte:
bastava guardarti.

Uomo, artista, ed insieme di tanto
troppo per non esser fragile e maledetto
nelle miopie di chi conta i numeri
perché altro non sa fare
e troppo per dimenticarti in chi sa amare
intingendo i viali dell’umiltà
d’un umano ramingare.

Morris (13-10-2010)

 

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"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 13/10/2010 alle 14:54
Maurizio, quando le pubblichi in raccolta ?

 

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nino58

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 13/10/2010 alle 16:18
bel ricordo..

 

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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Settembre 2009, Marzo 2010, Maggio 2010




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  postato il 13/10/2010 alle 23:08

per distinguere le orme troppo grandi bisogna salire molto in alto.
Capita che personaggi così, visti dal basso, letti sulle cronache o sugli albi d'oro, apparentemente abbiano lasciato poche tracce.

 

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  postato il 14/10/2010 alle 00:06
Ai grandi artisti bastano poche pennellate per esprimere la propria genialità e Frank, sulla bici, era molto di più di un semplice corridore.
I suoi lampi di classe resteranno indelebili nella mente degli appassionati molto più delle vittoria di atleti "normali".
Così come mi resterà per sempre impresso il suo sorriso gentile quando, poche settimane prima della sua scomparsa, ebbi la fortuna di stringergli la mano.

 

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Vorrei morire in bici, in un giorno di sole, dopo aver scalato una di quelle montagne che sembrano protendersi verso il cielo, mi adagerei sull'erba fresca senza rimpianti, attendendo con serenità il compiersi del mio tempo. Non importa se sarà ...oggi o tra cent'anni, avrò in ogni caso trovato il mio giorno perfetto.

 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 14/10/2010 alle 22:46
Originariamente inviato da nino58

Maurizio, quando le pubblichi in raccolta ?



Carissimo Nino, la tua domanda mi fa un gran piacere, ma difficilmente sarò conseguente. Il mio rapporto con l’editoria vive forse un punto ancor più nero della media di grande tristezza e sfortune da troppo tempo insistenti sul mio cammino. Avrò tutte le colpe probabilmente, o forse graffiando troppo, in un mondo che vuole sorrisini deficienti, ho trovato la punizione che meritavo. E poi la poesia, in tutte le sue forme, per avere valore deve essere la più nitida delle espressioni del tuo capace. Non si può crearla artificialmente per mire di tornaconto. Un editore che non vuole soldi, quindi una rarità, cercherebbe sui tuoi scritti, la chiave per vendere e ti chiederebbe sicuramente di inventare e sfornare meccanicamente altro sul tassello da lui scelto. Diventeresti un cottimista, né più e né meno. Te lo dico per esperienza. Un tipo di quel mondo, leggendo “Segnali di fumo”, mi fece un mare di complimenti per una “poesia erotica” (sua definizione) e per un racconto che conteneva diversi tratti di tal tipo. Cosa mi propose te lo poi immaginare….Avessi accettato, mi sarei sentito una mer.da: per il rispetto che provo verso le partner che avrei potuto descrivere pur cambiando loro nomi e riferimenti, prima ancora che per me e per le convinzioni che mi accompagnano.
Ora, pubblicare poesie sui campioni dello sport che, oltre al ritratto, mi hanno spinto alla lirica (pochi rispetto al numero delle monografie stese), sarebbe bellissimo, anche per il completamento stesso del mio rapporto con l’arte che da sempre vedo in taluni sportivi. Non mi mancherebbe nemmeno il materiale per una lunga raccolta. Sarebbe pure l’occasione per esprimermi, col linguaggio che più amo, su argomenti assai più vasti, partendo da una genesi originale. Ma sarebbe pur sempre una proposta editoriale che non arriverebbe nemmeno alle dimensioni di una piccola nicchia. Nessun editore non strozzino, per una mera ottica aziendale, potrebbe assecondare un simile progetto. Mi resterebbe così il solo strumento dell’auto-pubblicazione, più o meno, ma non ho il becco di un quattrino.
Comunque, caro compagno Nino, ti ringrazio per la spinta che mi hai dato e ti prometto che ci penserò….

 

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