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Autore: Oggetto: Processo al Tour de France

Moderatore
Utente del mese Aprile 2009, Febbraio 2010 e Luglio 2010




Posts: 8326
Registrato: Jun 2006

  postato il 05/08/2010 alle 10:42
Ma è ovviamente così, perchè quello che è passato non è più filtrato dalle emozioni e dal giudizio del momento.

 

____________________
Un uomo comincerà a comportarsi in modo ragionevole solamente quando avrà terminato ogni altra possibile soluzione.
Proverbio cinese

Jamais Carmen ne cédera,
libre elle est née et libre elle mourra.

 
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Livello Giuseppe Saronni




Posts: 685
Registrato: Sep 2005

  postato il 05/08/2010 alle 21:50
La mia impressione è che il livellamento (verso il basso se guardiamo i tempi registrati sulle salite rispetto a quelli della generazione epo di metà anni 90) sia alla base del mancato spettacolo.
Si stanno affermando corridori sempre più completi, che si equivalgono su tutti i terreni; ormai sono quasi tutti dei passisti scalatori molto longilinei (circa 1.80m, 60-65 kg o poco più), gente capace di fare le salite a ritmo molto regolare, ma non di scattare. Non c'è più il dualismo cronomen-scalatore e quindi si bada a non prenderle più che a darle, in attesa della crono. Gli allenamenti simili, le radioline, i cardio, i misuratori di watt, tutto contribuisce a livellare non solo il divario tra i capitani, ma anche quello tra capitani e (super)gregari.
Questa è la parte a favore della difesa, anzi l'alibi.

A favore dell'accusa: i percorsi del Tour sono a volte demenziali, come piazzare il Tourmalet a 70 dal traguardo e le dimensioni elefantiache della carovana pubblicitaria e dei media fanno sì che si debba sempre arrivare in qualche stazione sciistica dotata di stradone con pendenze mai proibitive. In passato ci sono stati anche troppi km a cronometro che hanno tolto dai giochi corridori che danno spettacolo.

Sentenza: il Tour è la corsa più prestigiosa ma, se guardiamo agli ultimi 10 anni, il Giro è spesso molto più spettacolare e ha percorsi più belli. Chiamatemi provinciale, ma io preferisco il Giro.

 

____________________
Il ciclismo è uno sport sano e alla portata di tutti,contro la vecchiaia e le malattie, ma soprattutto conferisce grande lucidità ed efficienza sul lavoro [...]
Voglio anche dire che mi fanno pena e schifo gli impiegati che vengono in ufficio in macchina
e che la sera corrono a rinchiudersi in quelle scatole di sardine invece di farsi una bella sgambata fuori città...
(Visconte Cobram, da "Fantozzi contro tutti")

 
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Livello Fausto Coppi




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Registrato: Sep 2007

  postato il 06/08/2010 alle 18:23
Originariamente inviato da robby
bella questa Mesty,
quanto è vero st'ultimo pezzo. si ricollega anche ad un discorso che fece tanto tempo fa anche Guido in un suo post (non chiedetemi di andare a riprenderlo, ma lo ricordo, giuro!) Si tende sempre a rievocare il ciclismo passato come i famosi "bei tempi"...anche io comincio a rimpiangere i tempi di Miguel e ovviamente Panta...magari fra 10 anni qualche ragazzo che si sta avvicinando al ciclismo odierno come osservatore rimpiangerà i tempi di Andy e Conty....

E' ovvio che le considerazioni personale sono dettate anche dal cuore e quindi si tende forse a ricordare come i tempi (soggetivamente) migliori come quelli oggettivamente migliori.
Io sono molto legato al periodo 1990-1997 che è coinciso con la rinascita del ciclismo italiano. Probabilmente il futuro prossimi (rinascita dopo questa crisi) potrebbe essere altretanto bello. Sta di fatto che quelle 8 stagioni furono estremamente valide e intense. Anch'io un po' rimpiango l'era Indurain. Rimpiango anche la tappa che Elisa ha messo il link che a mio avviso è stata una sorta di sparti acque fra il vecchio di allora ed il presente di allora. Ricordo che tutti (tifosi, giornalisti, tutti) affermarono che dopo quel tour perso da Bugno un po' ingenuamente, dissero "prima o poi Bugno un Tour lo vince". Stiamo ancora aspettando.... Però era un bel ciclismo, per non parlare delle gare di un giorno.
Come diceva qualcuno più in alto non dobbiamo nemmeno farci trarre in inganno da questo giro e questo tour. In linea di massima al giro mi sono sempre annoiato, al tour un po' di meno. Vale il ragionamento fatto all'inizio: è una questione anche di cuore e fin quando non esce il corridore o la situazione che ti provoca l'emozione giusta, credo che etichetteremo questo ciclismo contemporaneo come un po' noiosetto.
Appena succederà qualcosa sarà già un altro ciclismo.

 

____________________
FANTACICLISMO 2008 Campione Olimpico in linea - S. Sebastian - Parigi Bruxelles - Vincitore classifica generale grandi giri (10° Giro - 10° Tour - 4° Vuelta) 1 tappa al Tour - 4 tappe alla Vuelta 9° classifica finale.
FANTACICLISMO 2009 Liegi-Bastogne-Liegi 2° classifica finale Giro d'Italia - 2 tappe - 1 giorno in maglia rosa - Best Belgio - 5° classifica finale

66 punti (nel 2008) + 115 punti (nel 2009) di vantaggio su Frejus: la mia nemesi!

 
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Livello Marco Pantani




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Registrato: Mar 2005

  postato il 09/08/2010 alle 09:58
Ciao gente, bella discussione.
In quanto coestensore dell\'arringa di difesa, passo all\'attacco
dell\'arringa (o aringa!?) dei pubblici ministeri. Tiè!
Gli esempi di Formula 1, calcio e Tennis mi sembrano un poco
fuorvianti.
Il ciclismo è uno sport di endurance e come tale va rapportato ai suoi
simili.
Nell\'anno Olimpico i maratoneti che puntano al podio a cinque cerchi
corrono solo un\'altra maratona nella stagione e di solito il loro
rendimento è basso. Stessa cosa dicasi per lo sci di Fondo dove i
nazionali della coppa del mondo non sono quasi mai competitivi nelle
storiche Vasaloppet e Marcialonga.
Possiamo forse paragonare un Gt a una maratona. Del resto Basso due
settimane prima del giro era un corridore spento, fuori condizione per
sua stessa ammissione. Poi ha vinto il Giro con una terza settimana
fortissima.
Insomma, la specializzazione del ciclismo contemporaneo è un \"male\"
che non dipende dal Tour, ma direi dalla progressiva
professionalizzazione e programmazione estreme di atleti e Team
manager.
Che questo sia un limite è palese, ma si tratta di una sorta di
risultanza \"di mercato\" (come se ne capissi qualcosa, di mercato).

In merito al pubblico che potrebbe disamorarsi per via della mancanza
(supposta*.heheeh) di spettacolo a mio parere non ci siamo.
Il pubblico ama il ciclismo perché vi riconosce istintivamente
caratteri e valori molto profondi. L\'adesione del pubblico al ciclismo
e segnatamente ai grandi giri è un misto di condivisione profonda, di
empatia verso i valori della fatica disperata dei ciclisti, di passione
per le giornate \"plen air\", di amore per il territorio, di
tifo-supporter per alcuni beniamini, di riconoscenza verso una storia,
un mondo, di profondissima reciprocità (la gente si riconosce con il
Tour, con il Giro*). Insomma, l\'approccio del pubblico mi sembra molto
meno consumistico di quello idealizzato dai PM.
Non sono bastati 15 anni di dopage, di scandali, a togliere il pubblico
dalle strade, perché mai dovrebbe bastare un mancato attacco
sull\'Aubisque?
Per altro io ricordo molte tappe al Tour con gruppetti di 10-20
corridori che procedevano omogeneamente in montagna, senza attacchi al
fulmicotone. La selezione del tour è spesso stata una selezione \"da
dietro\", coi gruppetti che perdono via via componenti.

E poi*.ma davvero vi ha annoiato il Tour? Io, forse l\'ho visto
troppo poco per rompermi le palle,

 

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“…..oh, ghè riàt Dancelli!....”


 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 09/08/2010 alle 10:03
,….. ma insomma, non avete visto Contador
spogliato di ogni buccia psichica al termine della crono? E il mio Andy
leone sul pavè? E sempre Andy (me-ra-vo-glio-so) danzare vestito in
giallo sulle montagne? E Cadel morire ogni giorno con un gomito rotto? E
le magnifiche volate di Mark e le sue umanissime lacrime? E la
prestazione gigante di Vino? E la forza dirompente di Fabian? Ma anche
la grinta feroce di Ivan Basso, magnifico a tenere sulle prime montagne
prima di crollare, la giovane bravura di Oss, giustamente celebrato dai
francesi, la determinazione di Ryder o l\'indomito Thor a caccia di
punti verdi fra vette e fondovalle, la forza di Chavanel e di quanti
altri giganti del Tour.
Giganti, dico giganti. Occorre rispettare la fatica di questi campioni,
che provengono da una selezione severa di anni e sono i migliori delle
rispettive squadre. Leggete Eros Poli (ah, quanto mi piace questo
vecchio olimpionico! Leggetelo anche quando vi parla dei percorsi *
mai veramente pianeggianti * del tdf!).

È vero. Manca il coraggio di attaccare sulla prima salita per scuotere
e ribaltare la corsa, ma ricordiamolo sempre, il ciclismo si fa con le
forze reali, non con le idee e le fantasie. E ricordate, i ciclisti non
corrono con l\'ultimo fine di farci divertire, ma con quello di
ottenere il massimo risultato agonistico dallo sfruttamento delle loro
forze, che spesso non sono quelle che loro stessi vorrebbero avere.
Quando Chiappucci cavalcava solitario era sostanzialmente \"lasciato
andare\" perché ritenuto non realmente in grado di portare la maillot a
Parigi, ricordiam
o Hinault, attaccare vestendo il giallo, staccare tutti
e poi crollare, perdendo tutto. L\'impresa di Pantani avvenne in
condizioni particolarissime, con un meteo tremendo, una fuga di uomini
che aderirono al suo attacco e un Ullrich in balia di se stesso e di una
crisi mortale. Insomma, per attaccare da lontano ci vuole sì il coraggio
di rischiare di \"saltare per aria\", ma bisogna anche avere un minimo
di speranza razionale. Bisogna sentirsi superiori in salita almeno
nell\'uno contro uno. Se invece ci si rende conto che al primo in
classifica basta dare gas per lasciare indietro tutti*.beh, diventa un
suicidio mascherato da eroismo.
Quando chiedevano a Basso di scattare per mettere in difficoltà
Armstrong cinque anni fa, beh, lui rispondeva che era dura scattare
quando si era a tutta per tenere le ruote dei \"postini americani\".

Quest\'anno, paradossalmente, la sfortuna di Andy è stata quella di
vestire la maglia troppo presto. Una settimana di attesa, me

 

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Livello Marco Pantani




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Registrato: Mar 2005

  postato il 09/08/2010 alle 10:04
…mentre forse
Alberto era vulnerabile. Ma come si fa a sapere. Fino ad oggi Contador
non ha mai ceduto un centimetro in salita e la paura era di vederselo
passare sopra le orecchie dopo un attacco imprudente.
Una riflessione interessante la fa Elisa, quando propone di togliere
peso alle squadre. Sì, il problema, se così lo vogliamo definire, è
proprio la forza delle squadre. È stato già detto, un attacco da lontano
diventa suicidio, quando il capoclassifica può rimanere comodamente a
ruota di 4-5 uomini solidissimi, per poi rinvenire e contrattaccare
nell'arrivo in salita.
Perciò la soluzione è diminuire il numero di componenti per squadra.
Potrebbe, ma occhio, senza squadre attrezzate la corsa diventa
ingestibile. E non è detto che sia spettacolare. La fruibilità del
ciclismo professionale per il grande pubblico è dovuta per buona parte
alla gerarchia delle squadre che riconoscono ai capitani ruoli di netta
prevalenza. In questo modo i "campioni" sono riconoscibili, la corsa
lineare e i risultati corrispondono a una "logica" che sentiamo
vicina.
Cosa accadrebbe con squadre dei big non più in grado di "tenere la
corsa"? Una corsa pieni di ribaltoni probabilmente, con concrete
possibilità di assistere a molte tappe modello L'aquila Giro '10.
La corsa combattuta è bella, ma per evitare eccessi di tipo
dilettantistico l'impostazione delle squadre è fondamentale.
Certo, Indurain e Lance hanno investito su dei Tour con squadre
possenti, infarcite di potenziali capitani a fare da super gregari. Ma
diciamola tutta, i più forti hanno sempre avuto squadroni. Coppi metteva
Milano e Carrea a "menare" sullo Stelvio, metteva Koblet in asfissia
e poi dava il colpo di grazia. Merckx con Vandenboscche e Bruyere (che
fece classifica al Tour da trentenne, dopo il ritiro del cannibale) e
anche lo stesso Pantani, ricordiamo la potenza in salita della Mercatone
Uno, con uomini che aggredivano le salite costringendo gli avversari del
Pirata a dei fuori soglia prima ancora dello scatto di Marco.
E la corazzata Liquigas al Giro di quest'anno? Nei migliori 10 in
montagna del Giro, 5 erano di quella squadra.
Insomma, gli squadroni, si evince, non servono solo per bloccare la
corsa, ma anche per sferrare attacchi.

Nella sostanza credo che le linee evolutive degli sport professionali
seguano logiche funzionali difficili da piegare a progetti ideali fatti
a monte.
Per tornare alla formula 1, da anni ne tentano di tutti i colori per
rendere i GP meno monotoni, ma non c'è nulla da fare, il progresso
spinge i mezzi a prestazioni così elevate che i sorpassi sono rarissimi
e l'effetto portanza delle autovetture imprescindibile per portare a
termine la gara. Risultato, i gp sono davvero super noiosi (nondimeno la
gente li guarda ancora).

Insomma, ok, sperimentiamo magari un uomo in meno per squadra (il che
farebbe forse spazio a uno-due team in +, se si volesse), ma senza farci
troppe illusioni. L'atteggiamento in gara è un fatto anche di cultura
e bene ha detto Mestatore, i ds di oggi sono più o meno tutti ex
gregariotti del periodo Epo fr
ee, servirebbe un ricambio soprattutto in
quel settore.

L'unico argomento dei PM che mi sento di sottolineare è quello
relativo alle dimensioni del carrozzone TDF che impediscono di fatto di
prendere in considerazione alcuni arrivi in salita privi di spazio
fisico.
Ma non altro, PM malefici, non altro.
W il tour, ciao belli,
cla

 

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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Settembre 2009, Marzo 2010, Maggio 2010




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  postato il 10/08/2010 alle 07:49
Originariamente inviato da claudiodance


È vero. Manca il coraggio di attaccare sulla prima salita per scuotere
e ribaltare la corsa, ma ricordiamolo sempre, il ciclismo si fa con le
forze reali, non con le idee e le fantasie. E ricordate, i ciclisti non
corrono con l'ultimo fine di farci divertire, ma con quello di
ottenere il massimo risultato agonistico dallo sfruttamento delle loro
forze, che spesso non sono quelle che loro stessi vorrebbero avere.
Quando Chiappucci cavalcava solitario era sostanzialmente "lasciato
andare" perché ritenuto non realmente in grado di portare la maillot a
Parigi, ricordiam
o Hinault, attaccare vestendo il giallo, staccare tutti
e poi crollare, perdendo tutto. L'impresa di Pantani avvenne in
condizioni particolarissime, con un meteo tremendo, una fuga di uomini
che aderirono al suo attacco e un Ullrich in balia di se stesso e di una
crisi mortale. Insomma, per attaccare da lontano ci vuole sì il coraggio
di rischiare di "saltare per aria", ma bisogna anche avere un minimo
di speranza razionale. Bisogna sentirsi superiori in salita almeno
nell'uno contro uno. Se invece ci si rende conto che al primo in
classifica basta dare gas per lasciare indietro tutti*.beh, diventa un
suicidio mascherato da eroismo.


su questo siamo in disaccordo. Va bene apprezzare la tenace restistenza, le volate, i "numeri" che comunque ci sono. Le "giocate" l'appassionato le apprezza sempre, ma uno 0-0 senza tiri in porta è pur sempre uno 0-0 senza tiri in porta (leggi: tentativi seri di vincere la corsa), pur apprezzando le cose che profondamente appassioneno ad uno sport rimane sempre il sapore insipido. E' come quando, convalescente, ti metti a fare il primo giretto sulle colline intorno alla città. Certo, noti tante cose che in genere passi, te ne fai piacere altre che sono pur belle e apprezzabili....ma lo Stelvio è un'altra cosa! Non si vuole svalutare tutto ciò, ma un Tour dove i capitani cominciassero ad attaccare al primo colle, perchè consapevoli dell'inconsistenza delle rispettive squadre (bisogna arrivare a 5 corridori e 25-30 squadre, non ci sarebbero più scuse per lasciare a casa questo campione o quell'altro...) sarebbe un entusiasmante confronto diretto tra i migliori che terrebbbe incollati alla tv per ore. Come del resto accadeva spesso fino agli anni '90. In misura sempre maggiore se si guarda indietro.

 

[Modificato il 10/08/2010 alle 08:25 by elisamorbidona]

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 10/08/2010 alle 08:26
Poi: 1) Chiappucci era tanto lasciato andare che, esaurita la squadra per tirare fin dal Cormet de Roselend, se non fosse stato per aiuti "esterni" avuti da Indurain, quanto mai poco logici visto che tappa successiva era ancora zeppa di salita, il Tour 1992 sarebbe stato suo con buona pace dei più di 120 chilometri di cronometro individuale. A riprova del fatto che attaccare da lontano con accordi presi in anticipo per avere buoni corridori in fuga non è affatto un suicidio, ma anzi è l'unico modo logico di fare risultato quando a cronometro si lasciano minuti su minuti;
2)regola vecchia come il ciclismo è che quando si sa di avere qualcosa in meno si cerchi alla prima occasione di spaiare le carte. Chiaro che se me ne sto buono ad aspettare il finale e i numeri ce li ho contro ci vorrebbe un miracolo per avere un risultato diverso da quello ampiamente prevedibile e già visto nelle tappe precedenti. Il corridore con strepitosi valori di peso/potenza e capacità di lavoro anaerobico fuori dal comune (grandi campioni con caratteristiche tali che otterrebbero grandi risultati anche se dal ciclismo passassero al mezzofondo nell'atletica, tipo di corridore che oggi va per la maggiore soprattutto fra le giovani leve) in genere è magrissimo di natura e di metabolismo molto rapido. Non è affatto l'ideale però per affrontare le classiche alternanze salita/discesa/salita a ripetizione sempre a buon ritmo, con poco spazio per nutrirsi adeguatamente, che il ciclismo nei GT tradizionalmente propone. Difatti tradizionalmente non emergevano i super-magri, ma quelli che per caratteristiche fisiche (oltre che, naturalmente, per grande talento atletico) difficilmente esaurivano le riserve e potendo mangiare poco agevolmente tra una salita e l'altra riuscivano ugualmente a riaccendere efficacemente il motore dopo un "pausa" di una mezz'oretta, tipo una discesa alpina (questa della riaccensione del motore è l'operazione di gran lunga più complicata per un atleta, ed è la caratteristica più peculiare del ciclismo rispetto a tutti gli altri sport, si capisce in piccola parte "assaporando" la durezza delle gambe nell'affrontare una contropendenza di 2-3 chilometri che spezzano una lunga discesa). Certo i famigerati gel hanno cambiato molte cose, visto con quelli chiunque riesce a nutrirsi almeno parzialmente anche in condizioni di gara molto disagevoli. Personalmente ne risonsidererei la liceità visto che trattasi di sistema di indubbio miglioramento della prestazione con apporto di nutrienti per lo più del tutto artificiali e fortemtne penalizzanti per il corridore di fondo che si vede annullare proprio quell'unico vantaggio che poteva avere di natura, cioè quello di andare incontro molto meno facilmente a crisi quando c'è poco tempo per mangiare adeguatamente.

 

[Modificato il 10/08/2010 alle 08:30 by elisamorbidona]

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Livello Tour




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  postato il 10/08/2010 alle 10:21
Concordo a grandi linea con la tesi difensiva, anche se si potrebbe discutere su cosa si debba intendere per spettacolarità.
Leggo gli interventi di elisamorbidona, sempre validissimi, ma non sono d'accordo sul fatto che per vedere lo spettacolo sulle strade si debba necessariamente assistere agli scatti da lontano o debba regnare l'anarchia in gruppo.
Scattare da lontano equivale, la maggior parte delle volte, ad andare in crisi nel finale di gara. Certo, a volte viene fuori l'impresa, ma nel ciclismo moderno (diciamo dal dopo Coppi) le grandi azioni solitarie sono state veramente poche. E non penso che vedere un atleta tentare l'impresa e andare in crisi, come successe ad Hinault a Superbagneres, sia sinonimo di spettacolo. Convengo sul Pantani di Les deux Alpes o sul Chiappucci del Sestriere ma, ripeto, azioni di quel tipo che si concludono con il lieto fine sono sempre stati episodi isolati, che si parli di anni 70, 80, 90, 2000.
Non sono mai riuscito ad emozionarmi nel vedere un ciclista in crisi, un pugile sull'orlo del ko, un maratoneta fermarsi sul ciglio della strada. Non credo sia questo lo spettacolo nello sport. E le azioni da lontano quasi sempre determinano il fuori giri dell'atleta.
Apro una piccola parentesi su Chiappucci e il Sestriere. grande numero, ma forse i quasi 20 anni trascorsi ci portano a mitizzarlo piu del dovuto. Chiappucci mai e poi mai avrebbe potuto vincere quel Tour. Andò via perchè fu lasciato andare, prima di allora mai era riuscito a staccare Indurain.. mentre spesso accadde il contrario. per guadagnare 1'30'' fu costretto a scattare a oltre 100km dal traguardo...

 
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Livello Tour




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  postato il 10/08/2010 alle 10:39
... capitolo squadre.
Si propone un limite al numero degli atleti per team auspicando come conseguenza una sorta di anarchia totale nel gruppo. Non sono convinto che sia la strada da percorrere.
Forse esageriamo con i continui raffronti con il passato, ma credo sia inevitabile e spesso pertitente: siamo tutti d'accordo che gli anni 70 e 80 siano stati altamente spettacolari. ma non mi pare che le squadre di quel periodo fossero deboli. anzi, l'esatto contrario. Ho ricordato in qualche post precedente la Renault: Lemond, Hinault e Fingon insieme... non mi pare che questo limitasse lo spettacolo e la fantasia in corsa. anzi, potenzialmente la elevava.
E la Sanson con Moser e De Vleaminck? ne venne fuori una delle piu belle Roubaix di sempre. E Roche e Visentini alla Carrera? e ci sarebbero tanti altri esempi in cui il potenziamento delle squadre ha coinciso con l'aumento dello spettacolo in gara.
Ci fossero oggi ciclisti di talento e classe pura, ci fossero meno dictat da parte dei ds, ci fossero altre condizioni di cui ho gia scritto in precedenza forse potremmo assistere ad uno spettacolo migliore... soprattutto nei GT.

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 10/08/2010 alle 11:32
il fatto è che se non ci si prova mai ad attaccare da lontano è logico che azioni di tal genere andate a buon fine ce ne siano poche.
Nel ciclismo dei meno giovani però era la norma trovarsi i 5-6 attesi protagonisti già a confronto direto dal terz'ultimo o al massimo penultimo colle, per il fatto che comunque dei colpi se li tiravano non appena il terreno offriva spunti, visto che quasi sempre nella tappe di salita rimanevano davanti 2 massimo 3 corridori per squadra, non 6 e tutti in grado di mettersi a tirare forte. Io di tentativi seri di ribaltare la corsa ne conto molto pochi. Nemmeno il Pantani di Les 2 Alps fu una cosa del genre, visto che attaccò negli ultimi 5 chilometri della penultima salita, fece grande distacco per la sua grande forza e per il freddo terribile di quella giornata, oltre che per il buon appoggio che trovò nel fondovalle della Romanche (comunque prevelentemente in discesa). Piuttosto l'attacco praticamente solitario verso Morzine fu uno di quei tentativi...infatti mandò in tilt nientemeno che le roi americain... Non andò in porto la fuga perchè non fu organizzato niente e Pantani si trovò praticamente subito da solo.
Invece ricordo il successo di Rasmussen a Tignes, dove praticamente vinse il Tour (salvo squalifica), da corridore atteso in classifica si fece in fuga il Cormet de Roselend (uscendo dal gruppo nella prima parte della salita, quindi con un discreto fuorigiri), la pedalabilissima Rosiere (metà circa Piccolo San Bernardo) a tutto vantaggio del gruppo e la salita finale (15 km. di Iseran più la deviazione per Tignes), il gruppo dei migliori arrivò ben distante e a brandelli.
Per quanto riguarda Sestriere 1992, io ricordo la Banesto tirare su: Cormet de Roselend (20 e passa km.) Iseran (e qui superiamo abbondantemente i 30) Moncenisio (10 circa), per poi lasciar Indurain da solo sui falsopiani tra Susa e Cesana prima del Sestriere. Non è la situazione dove uno viene lasciato andare. Però quel giorno Chiappucci fin quasi in cima all'Iseran era in ottima e abbondante compagnia di fuggitivi. Solo da lì in poi diede gradualmente fondo alle riserve. Ma dietro per tenerlo a non più di tre minuti dovettero rendere la tappa durissima, bruciare la squadra lontano dal traguardo e infine vennero fuori valori di grande fondo molto diversi da quelli abitualmente espressi. Lo stesso Indurain quando cercò di andare a prendere Chiappucci sul Sestriere rischiò tantissimo e arrivò stremato superato anche da Vona. In una corsa messa sul fondo avvengono cambi di situazione da un chilometro all'altro, altro che radioline e occhio incollato sul potenziometro, ma soprattutto il confronto diretto tra i protagonisti è vero, appassinante per molte ore, invece che per 30 minuti.
Altro episodio: la fuga di Landis. Doping fin che volete, ecc. ecc. ecc. Non certo tutto merito del doping però una fuga su cinque colli del genere. Non mi pare che le squadre dietro riuscirono a mettere argine alla cosa. Ma era un Tour, si vedano la tappe precedenti, dove le squadre non tenevano nessuno, guarda caso proprio il Tour anticipato dall'ormai misterioso affaire Fuentes...

Per dire che ancorchè quasi mai tentato, l'attacco da lontano è tutt'altro che un irrazionale, disperato atto di pazzia. Molto meno illogico che starsene a ruota ad attendere lo scontato e prevedibilissimo esito del breve scontro di fine tappa. Illogico tanto più sono i minuti da recuperare in classifica.

 

[Modificato il 10/08/2010 alle 11:47 by elisamorbidona]

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Livello Miguel Indurain




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  postato il 10/08/2010 alle 15:39
Al sottoscritto hanno fatto più male i Tour noiosi degli scandali farmaceutici. Infatti il Tour faccio fatica a seguirlo dal secondo Tour di Armstrong in poi. E non per la mancanza di Pantani. I rallentamenti in salita quest'anno e il Ventoux senza attacchi l'anno scorso sono l'esempio della noia pura. Scarponi non ha attaccato sul Gavia quest'anno. C'era di mezzo il podio. Eppure ne aveva di più di altri sul Tonale. Ero un po' innervosito per questo suo attendismo, quando poi ho visto che faccia aveva alle interviste mi son detto: "queste 3 settimane lo hanno ammazzato, ci sta che non attacchi". Vedere un gruppetto di big, pagati per essere lì, guardarsi mentre vanno su e giù dai monti per 3 settimane non è bello. Non era neppure bello vedere le squadre che aspettavano che i "postini" si mettessero in fila indiana per fare la corsa dura, e aspettare i km finali di una salita.

Da 10 anni il Tour non lo seguo più, e non per il doping. Guardo solo qualche tappa. Il Giro, invece, continuo a seguirlo, e lo faccio perché mi emoziona di più, non perché è in Italia. In questi 10 anni ci sono stati giri noiosi, di bassa qualità, certo. Ma anche un Giro atipico come il 2004, col volo di Cunego a Falzes, e l'attacco di Garzelli e Simoni tra Mortirolo, Vivione e Presolana ha regalato più spunti del più bello dei Tour di questi anni (vi ricordate che pena l'arrivo di Pratonevoso? Con tanto di Menchov che cade in salita...).

Per me la questione è semplice, e gli articoli di Cicloweb delle scorse settimane, e questo Thread altro non dicono che la noia che provavo guardando il Tour è avvertita da diverse persone.

Fate come me: non guardate più il Tour. Piuttosto, infocate la bici e fate una bella salita, così sarete meno frustrati dall'attendismo radiolinocomandato che si vede in TV.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/08/2010 alle 17:28
Originariamente inviato da perico
Chiappucci mai e poi mai avrebbe potuto vincere quel Tour. Andò via perchè fu lasciato andare, prima di allora mai era riuscito a staccare Indurain.. mentre spesso accadde il contrario. per guadagnare 1'30'' fu costretto a scattare a oltre 100km dal traguardo...

Ma poi noi facciamo spesso una considerazione errata: Indurain andava piano in salita. In realtà Indurain in salita andava fortissimo e quando è servito le ha date di santa ragione, quindi credo che in qualche maniera avrebbe comunque recuperato in quel Tour, con o senza squadra.

 

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FANTACICLISMO 2008 Campione Olimpico in linea - S. Sebastian - Parigi Bruxelles - Vincitore classifica generale grandi giri (10° Giro - 10° Tour - 4° Vuelta) 1 tappa al Tour - 4 tappe alla Vuelta 9° classifica finale.
FANTACICLISMO 2009 Liegi-Bastogne-Liegi 2° classifica finale Giro d'Italia - 2 tappe - 1 giorno in maglia rosa - Best Belgio - 5° classifica finale

66 punti (nel 2008) + 115 punti (nel 2009) di vantaggio su Frejus: la mia nemesi!

 
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  postato il 10/08/2010 alle 17:45
Originariamente inviato da perico

... capitolo squadre.
Si propone un limite al numero degli atleti per team auspicando come conseguenza una sorta di anarchia totale nel gruppo. Non sono convinto che sia la strada da percorrere.
Forse esageriamo con i continui raffronti con il passato, ma credo sia inevitabile e spesso pertitente: siamo tutti d'accordo che gli anni 70 e 80 siano stati altamente spettacolari. ma non mi pare che le squadre di quel periodo fossero deboli. anzi, l'esatto contrario. Ho ricordato in qualche post precedente la Renault: Lemond, Hinault e Fingon insieme... non mi pare che questo limitasse lo spettacolo e la fantasia in corsa. anzi, potenzialmente la elevava.
E la Sanson con Moser e De Vleaminck? ne venne fuori una delle piu belle Roubaix di sempre. E Roche e Visentini alla Carrera? e ci sarebbero tanti altri esempi in cui il potenziamento delle squadre ha coinciso con l'aumento dello spettacolo in gara.
Ci fossero oggi ciclisti di talento e classe pura, ci fossero meno dictat da parte dei ds, ci fossero altre condizioni di cui ho gia scritto in precedenza forse potremmo assistere ad uno spettacolo migliore... soprattutto nei GT.


Tralasciamo volutamente l'argomento squadre nelle gare di un giorno e concentriamoci sulle squadre nei GT.
Io non farei paragoni con le squadre degli anni 70. Oggi le squadre sono forti, diciamo in valore assoluto e non relativo rispetto a quelle citate prima. Più forti o meno forti non so, però credo che però forse il valore medio delle squadre è proprio migliorato. Al Tour nella prima settimana ogni squadra ha praticamente un uomo (forse due) di classifica e anche un velocista quindi ci sono decine di treni che cercano di tenere gli uomini importanti avanti, quindi non avere un treno valido significa ventagli, cadute ecc. ecc.
Poi in salita si va forte e stare a ruota su certe pendenze fa comodo, quindi chi ha la squadra ha un notevole vantaggio.
Questo può significare che squadre numericamente ridotte (7) dopo tutto credo che riescono comunque a tenere il gruppo se hai 7 fenomeni, però qualche risultato si riuscirebbe a sortirlo, perchè ad esempio la Rabobank magari con Menchov e Gesink in classifica non può permettersi il lusso di portare Freire in vacanza. Quindi se questo accadesse per 6/7 sqaudre si libera spazio per altri 6/7 velocisti che invece di occupare la decima posizione nelle volate, magari un podio ci scappa. Se poi aggiungiamo che ci sarebbe spazio comunque per altre squadre, ecco che a conti fatti il Tour migliora.
Se si riducesse a 5 credo sia troppo restrittivo, forse la corsa non avrebbe padroni, le fughe arriverebbero sempre e si creerebbero troppe situazioni simili alla Parigi Nizza 2009 (tutti contro il primo e non tutti contro tutti).
Io proverei prima con otto e poi con sette.

 

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  postato il 10/08/2010 alle 18:07
Originariamente inviato da Salvatore77

Originariamente inviato da perico
Chiappucci mai e poi mai avrebbe potuto vincere quel Tour. Andò via perchè fu lasciato andare, prima di allora mai era riuscito a staccare Indurain.. mentre spesso accadde il contrario. per guadagnare 1'30'' fu costretto a scattare a oltre 100km dal traguardo...

Ma poi noi facciamo spesso una considerazione errata: Indurain andava piano in salita. In realtà Indurain in salita andava fortissimo e quando è servito le ha date di santa ragione, quindi credo che in qualche maniera avrebbe comunque recuperato in quel Tour, con o senza squadra.

assolutamente. aggiungo... è sempre stato quasi un luogo comune considerare Indurain un grandissimo cronoman che si difendeva in salita: è quanto di più errato si possa scrivere. Se per "scalatore" si intende semplicemente colui che va forte in salita (a prescindere dai rapporti, dallo stile ecc) allora Indurain è stato, dopo Pantani, in assoluto lo scalatore piu forte della sua epoca. Ed è stato, tra l'altro, uno dei pochissimi a staccare proprio Pantani su salite importanti, vedi Hutacam 94 e La Plagne 95, vale a dire nelle prime salite di quei due Tour quando Pantani era ancora "in classifica". Con Pantani a 7 minuti non si scannò mai per andare a riprenderlo. Sarebbe riuscito a tenergli le rouote sull'Halpe d'Huez, sul Venotux e a GuzetNeige? Personalmente ho l'impressione di si, mentre penso che il miglior Pantani (diciamo quello del 98, 99 e aggiungo pure Courchevel 2000)) avrebbe comunque staccato Indurain. Fantaciclismo... in ogni caso se "solo" avesse osato un po di piu, credo che lo spagnolo sarebbe entrato ancor piu nella leggenda rispetto a quanto abbia gia fatto.

 
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  postato il 10/08/2010 alle 18:38
Originariamente inviato da Salvatore77
Poi in salita si va forte e stare a ruota su certe pendenze fa comodo, quindi chi ha la squadra ha un notevole vantaggio.

Se, come si ipotizza, le squadre fossero numericamente limitate, convengo che sarebbe piu raro vedere i treni in salita. Ma non è detto che questo crei le condizioni per aumentare lo spettacolo... paradossalmente potrebbe avere l'effetto opposto: senza piu treni ad alte velocità, un atleta farebbe troppa fatica sia ad attaccare che a prendere vento in faccia in testa al gruppo.... la conseguenza potrebbe anche essere una drastica riduzione delle velocità con il gruppo "aperto" sulla sede stradale ad andatura ridotta.

Questo può significare che squadre numericamente ridotte (7) dopo tutto credo che riescono comunque a tenere il gruppo se hai 7 fenomeni, però qualche risultato si riuscirebbe a sortirlo, perchè ad esempio la Rabobank magari con Menchov e Gesink in classifica non può permettersi il lusso di portare Freire in vacanza. Quindi se questo accadesse per 6/7 sqaudre si libera spazio per altri 6/7 velocisti che invece di occupare la decima posizione nelle volate, magari un podio ci scappa. Se poi aggiungiamo che ci sarebbe spazio comunque per altre squadre, ecco che a conti fatti il Tour migliora.

questo punto lo sottoscrivo. limitando il numero degli atleti inevitabilmente aumenta il livello medio di quelli presenti al Tour. e questo sarebbe un bene, anche se non implicherebbe necessariamente un altrettanto aumento del livello medio dei gesti tecnici in corsa....

Domando... se, lasciando invariato sia il numero di atleti sia la presenza di piu punte in una squadra, si potesse (ma è impossibile sia chiaro) limitare il peso dei DS e degli ordini di scuderia lasciando piu libertà tattica ai ciclisti, forse anche in questo ciclismo fatto di supertreni ad alta velocità si potrebbero rivedere nei GT lo spettacolo di un tempo?
Ricordo che quando Pantani partì, nel 2000, sul col de Saisies, Martinelli quasi lo implorò di fermarsi. Se al posto di Pantani, ma probabilmente anche di Chiappucci nel 92, ci fossero stati atleti con meno personalità, probabilmente si sarebbero piegati al volere dei DS e non avremmo assistito ne al potenziale stravolgimento di quel Tour 2000 sulla salita verso Morzine ne al numero del Diablo..

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 14/08/2010 alle 17:53
quest' anno schleck non aveva nessun treno in salita, sorensen e flugslang tiravano per lasciare un gruppo di 15 corridori, eppure andy mica ha cambiato tattica. la rabo aveva 2 atleti nei 5-6 ,pure forti in salita, mica ha cercato di sparigliare la carte facendone partire uno da lontano; insomma il limite sembra molto culturale e non solo legato alle caratteristiche degli atleti.

è vero ci sono i gel, le radioline, ma anche tecniche di alimentazione , preparazione ed allenamento molto simili e livellate.
chi ha 2 punte , se le tiene strette strette fino alla fine.

la difesa della difesa da parte di claudio mi sembra estremamente convincente.
il ciclismo è cambiato e non pare dal punto di vista tattico in grado di tornare indietro.

la mancanza di spettacolo non è da ascriversi al tour, ma ai corridori e ai diesse che sono i veri colpevoli.
quest' anno tappe belle e ben disegnate non mancavano, basti pensare alla tappa di uscita dalle alpi, interpretata come una triste transumanza dal gruppo di pecoroni.
episodi come quello di vino e conty a mende erano un tempo frequenti ed erano il sale dela corsa. oggi alla luce dell' imperante buonismo del politicamente corretto ( iniziato con hamilton, pensa un po' , che ferma tutti sul tourmalet con armstrong caduto) assistiamo a manfrine come quella di cancellara a spa.

capisco elisa ,anche io ho nostalgia delle corse di un tempo. ma non bisogna esagerare , anche allora c'erano i giorni in cui spegnevi il tivu deluso.

insomma, l' evoluzione dello sport di vertice pare avviata verso una cancellazione della spettacolarità ma non dell' incertezza.
questo avviene nel calcio ( quante brutte partite) nel tennis, nella formula uno quasi ovunque.
la professionalità diffusa, figlia degli interessi economici, enormi, , la comunicazione con le esperienze e i modi che si globalizzano determinano livellamento, che in generale è nemico dello spettacolo.

poi sono i personaggi a caratterizzare le epoche.
l' arrivo di federer ha riacceso il tennis ed il piacere di vederlo anche ai non aficionados d streta osservanza, l' epopea di valentino rossi ha salvato un motomondiale avviato a seguire le tristi orme della formula uno.

speriamo che prima poi una cosa simile accada anche nel ciclismo, che arrivi un personaggio capace di colorare un quadro grigio, di rovesciare un modo di vedere le corse troppo univoco.
le regole dovrebbero nell' interesse dello sport e di chi lo commercializza favorire il cambiamento: via le radioline, ridurre le squadre di uno-due elementi, magari inserire degli abuoni sui colli intermedi di uan tappa con piu' salite, oltre che garantire l' eguaglianza competitiva con il controllo del dopage.
certo l' uci non appare oggi capace di questo.

piu' montalcino, piu' arenberg, piu tappe lunghe, piu' colle delle finestre , meno cronoscalate del plancorones... anche gli organizzatori dicano la loro.
che cambi la generazione dei diesse, arrivi qualcuno che sa immaginare un ciclismo diverso, anche nella programmazione e negli obiettivi degli atleti..
che ritornino colombiani ed arrivino gli australiani, a bizzeffe.
la speranza non muore.

ciao

mesty

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 14/08/2010 alle 19:27
Originariamente inviato da mestatore
la mancanza di spettacolo non è da ascriversi al tour, ma ai corridori e ai diesse che sono i veri colpevoli.


beh, mesty, permettimi di dire che nel tuo post di difesa vedo i migliori spunti per dare il destro ai PM.

Dici che la colpa dello scarso spettacolo non è da ascriversi ai percorsi, ma a corridori e soprattutto DS; anche Claudio dice che i corridori fanno quello che è nelle loro possibilità, se non ho la sicurezza di fare salatre il banco non attacco solo perchè devo fare spettacolo ma punto a tenere la posizione, eventualmente approfittando di qualche occasione....a parte il fatto che allora non si capisce perchè attaccare i DS, anche loro preferiscono far mostrare lo sponsor (dal quale sono pagati) sul gradino più basso del podio piuttosto che non farlo vedere, ma soprattutto prendo le stesse condizioni (percorso, corridori e DS), le trasporto sul Giro, e vedo che è tutta un'altra cosa.

Quest'anno, a fronte di un percorso non trascendentale, con qualche chicca (Montalcino) e qualche deficienza (Mortirolo lontano), oltre che agli spot molto pubblicitari e poco ciclistici (Plan de Corones), abbiamo assistito ad una bella corsa, tirata, non dico spettacolare ma comunque sempre sul nervo, con uno scontro uno contro uno sullo Zoncolan; quando Basso è caduto nella tappa di Montalcino si è scatenata la bagarre, mica c'è stata la manfrina di qualche sceriffo; e quando Basso si è trovato a tu per tu con Evans ci ha provato finchè non è andato giù, mica uno scattino e via come lo Schleckino. Ma il percorso ha sicuramente aiutato questa bagarre, perchè i corridori in ballo (Basso, Evans, Nibali) non si può certo dire che siano dei fenomeni dell'attacco e della fantasia.

Insomma, è un pò comoda sparare su queste variabili lasciando il Tour come intoccabile: alla Societè dovrebbe essere ormai chiaro che se non ci mettono mano (e l'Aremberg lascia sperare che l'abbiano capito) dovremo continuare ad assistere ad una fiction sul tour de france. Zomegnan, con tutti i difetti del caso, ha il coraggio di osare qualcosa, Finestre e montalcino ne sono l'esempio, un colle storico a 60 km dal traguardo no.
Poi sicuramente il robottino Contador e lo sturlapioppi Schleckino ci hanno messo del loro...proviamo a metterli in condizioni di darsi degli schiaffoni: faremo sempre in tempo a dare loro la colpa.

 

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  postato il 15/08/2010 alle 12:01
Alla questione Sestriere aggiungo solo che sì, Chiappa fece un grande numero da corridore di grandissimo fondo, ma ribadisco: fu sostanzialmente tollerata la sua fuga. Se al suo posto si fosse mosso Bugno la Banesto non gli avrebbe concesso nemmeno mezzo minuto di vantaggio, e se la squadra fosse stata insufficiente, si sarebbe mosso subito Miguel .
Detto questo sposto l’attenzione su una cosa che mi ha colpito.
La noia. Sento da più parti che il tour è stato noioso. Non solo il tour. La categoria della noia contrapposta al divertimento viene utilizzata per giudicare una gara ciclistica.
Scusatemi, ma personalmente non riconosco la categoria della NOIA come accettabile per un appassionato. Posso immaginare che un fruitore orizzontale di molti sport possa giudicare più o meno noiose certe specialità e certi eventi, ed in effetti è così anche per me quando guardo altri sport, ma la disposizione con cui mi metto a guardare una gara di bici è totalmente estranea a questa impostazione. Io, a costo di apparirvi poco esigente, non mi annoio mai. Anche quando c’è flemma, quando il gruppo va piano, anche alla tanto vituperata Milano Sanremo mi piace vedere tutti i tentativi falliti e il volatone finale. Tifo per i fuggitivi di una tappa del Giro e prego perché non li riprendano perché mi immedesimo nelle loro fatiche, ma ugualmente sono pronto a godermi lo sprint che scaturirà dal fallimento della loro azione. Mi piace un arrivo in salita, ma anche una lunga cronometro pianeggiante, una cronosquadre o un circuito cittadino.
Certo, ho le mie preferenze: Roubaix e Fiandre sopra tutto. Tour e Mondiale lo stesso, ma fra una Sanremo corsa in modo “scontato” (sic) e un elettrizzante Motogp dai mille sorpassi che si corressero in contemporanea, guarderò sempre la prima. Il motivo della scelta, quello sì, è scontato: per la gara in bici provo più interesse. Essere interessati vuole dire molte cose. Le riassumerei dicendo che conosco quello che sto per vedere e mi piace, è il mondo in cui voglio ritrovarmi. Non cerco sorprese, innovazioni, colpi ad effetto. È solo ciclismo!
Non solo ho preferenze, ma mi picco di interpretare quel che vedo, criticare strategie, analizzare posture, indovinare sviluppi della gara. Insomma, non è la mancanza di capacità critica che auspico, ma l’alienazione del ciclismo agonistico del concetto di “fun”, che poco o niente gli appartiene.
Annoiarsi, pretendere spettacolo, attendere gli attacchi come motivo principale di godimento di una gara è, a mio avviso, un atteggiamento che ha del consumistico. Perdonatemi, non voglio offendere nessuno, ma trovo sia così.
Il Tour quindi non ha bisogno di “vendersi bene”, è già tutto quello che sì può desiderare. Vi si esprime al massimo livello il ciclismo agonistico da grandi corse a tappe. Se cercate dell’altro…cercate dell’altro!
Alberto e Andy si sono marcati troppo in un paio di tappe? Ok, forse Andy ha sbagliato a valutare la corsa nella penultima settimana, non direi altro.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/08/2010 alle 12:28
caro carrefour,
stavolta non ci siamo proprio.
si tende a mitizzare un giro , bello finchè si vuole ( a me è piaciuto molto),corso peraltro ad un livello relativamente basso.
montalcino come arenberg, poi sullo zoncolan uno contro uno come sul tourmalet. la differenza sono e gambe di basso , molto piu' forti di quelle di cadel, mentre conty e andy sul tourmalet ne avevano uguale o quasi.
anche nella tappa del gavia non è successo nulla eppure non ci siamo lamentati così tanto.
bella la tappa del grappa, ma quella della madeleine mica è stata brutta.

al tour il livello è piu' alto ed il livellamento è in alto.
io ho visto belle tappe al tour, quella di riblon , vino a revel, mende etc.
anche quella del port de bales non prometteva male, se lo scatto di andy sparigliava, anzichè finire in un dilettantesco salto di catena ( lui che cerca di rimettterla su con una mano sola...).

va bene lo sciovinismo al contrario, ma non confondiamo un analisi tecnica con la passione e l' amore che tutti portiamo al giro.
senza la fuga dell' aquila, episodio anomalo legato alla pochezza dei ds liquigas, dal momento che non c' era nessuna altra squadra in tenere la corsa , il giro avrebbe perso un fracco di pathos. e dopo l' anno di pereiro, al tour cose tipo l' aquila non capitano piu'.

a proposito dello zoncolan io mi sono esaltato perchè ha vinto il vescovo, ma lo svolgimento della tappa mica è stato diverso dalla tappa tipo di questi anni: fuga di comprimari, squadra del piu' forte a fare un bel trenino per tutte le difficoltà di giornata ( ai piedi dello zoncolan sono arrivati 40.50 corridori tutti assieme) poi , via al leader.
che era basso , bella storia, che aveva piu' gambe di cadel e scarponi , che aveva una bella faccia feroce e diventa una grandissima tappa.
se andy ne aveva piu' di pistolero-bis sul tourmalet e lo lasciava lì, non era uguale?
chi ci ha provato da lontano nella tappa dello zoncolan o in quella del gavia? dove era lo spettacolo senza l' epilogo e le gambe?
tu stesso lo scrivi, e allora non capisco in cosa sei in disaccordo.

poi, d accordo co claudio , il divertimento mica è solo nell' arrivo in salita con il testa a testa tra i leader. c'è anche la corsa nella corsa per vincere la tappa, vedi il cagnaccio chavanel a station de rousses...
chi ama il ciclismo non s' annoia, non ha bisogno della playstation.
poi, come elisa afferma, ci sono anche altri modi di vincere che quello brevettato da armstrong e nel ciclismo non sempre vince il piu' forte, se si sparigliano e carte.
è piu' facile sparigliare le carte in una tappa che arriva a pau o in una di mezza salita che in una tappa come s. carlo, bondone e anche grappa ( una sola salita dopo tanta pianura).
però ci vogliono fegato ed inventiva, attualmente latitanti, vino escluso ( 37 anni suonati), oltre che gambe per fare un po' di differenza, premessa indispensabile.
perchè se vado piu' piano dei gregarioni del leader, non vado lontano....

dai , teniamo i piedi per terra, non andiamo avanti a preconcetti, il tour è piu' grande ma il giro è piu' bello....

il tour e il tour e il mio capitano che sa di ciclismo come pochi lo spiega meglio di tutti

un abracio a claudione

ciao belli

mesty

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 15/08/2010 alle 14:44
a me continua a sembrare la favola della volpe e l'uva. Logico che l'appassionato non si annoia, ma c'è divertimento e divertimento. Anche all'opera i cantanti e le orchestre sono sempre diplomati di alto livello e per il musicofilo è sempre Verdi, Rossini o Wagner che ascolta...purtutavia certe volte dal loggione piovono fischi. Non si può vedere solo il bianco e il nero...la noia o il divertimento. C'è spettacolo e spettacolo. Il giorno di Sestriere fu pura adrenalina per 4 ore, era in ballo il Tour de France con i primi della classifica a confronto diretto su 5 salite lunghissime ( se Chiappucci fosse stato lasciato tranquillamente andare non credo che Indurain si sarebbe ritrovato senza squadra a più di 50 km. dal traguardo sul Moncenisio...). In questi Tour non si sente nemmeno il profumo di quelle giornate. Logico che l'appassionato non si annoia, ma se si vuole che tornino sponsor, dirette televisive e interesse mediatico ci vogliono quelle tappe, non il pellegrinaggio fino a metà dell'ultima salita.
Personalmente trovo molto più critici rispetto a questi Tour gli appassionati di vecchia data,quelli che ricordano i Tour di dieci-venti-trenta anni fa, i neofiti in genere basta poco per impressionarli...

 

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7 TITOLI QUIZ DELLE SALITE

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 17/08/2010 alle 19:24
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dai , teniamo i piedi per terra, non andiamo avanti a preconcetti, il tour è piu' grande ma il giro è piu' bello....

il tour e il tour e il mio capitano che sa di ciclismo come pochi lo spiega meglio di tutti

un abracio a claudione

ciao belli

mesty


proprio questo il punto: il Tour è il tour, è certamente più grande del Giro, ma a me sembra che attualmente rimanga il brand e poco più.
Mi sta bene la difesa sul fatto che il livellamento è alto, il contendente fosse poco incisivo nell'attaccare il re, ma.....c'è poco, è inutile negarlo. I tour di oggi sono bellissime confezioni di regali già ricevuti, visti e neppure troppo piaciuti.

Mi sta anche bene che i francesi ci rimettano lo zampino, però perdio io il tour lo guardo per vedere i migliori che si scannano, il resto è contorno che se c'è tanto meglio, ma mica deve diventare il piatto principale....

un abbraccio

 

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