patrixhouse
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postato il 26/11/2009 alle 22:34 |
MASSIMO CIGANA l'ex compagno di Marco Pantani.
Per la 1ª volta un azzurro sul podio della gara no limits: nuoto+bici+maratona
L’Ironman d’Italia stupisce il mondo
Una carriera sportiva vissuta sempre in prima fila Gregario di Pantani, poi il brutto incidente in bici Il recupero, il debutto e l’exploit nell’estremo
CIGANA
«Tutta “colpa” d’una caduta in cui mi ruppi tutto: rimasi 2 mesi a letto e persi 20 chili. Mi alleno ogni giorno ma ascolto il corpo»
MARCO BO
MASSIMO Cigana, dica la verità. Secondo lei fa bene alla salute nuotare per 3,8 km, pedalare per 180 km e dopo essersi scaldati correre una maratona, ovvero 42,195 metri? Che vita è quella dell’Ironman?
«Usando un eufemismo diciamo che è una vita impegnativa. Io arrivo dal ciclismo, dove ho corso anche nei prof con Marco Pantani per alcune stagioni. Già allora gli allenamenti erano duri ma per essere Ironman ci si allena in maniera pazzesca: 3-4 ore al mattino e altrettanto al pomeriggio. La disciplina più pesante è la corsa perché produce microtraumi ed è quella in cui mi concedo più “riposo” ».
I latini dicevano mens sana in corpore sano. A livello mentale cosa vuol dire essere un Ironman?
«A livello psicologico è un impegno perché comunque devi imparare a gestire e ottimizzare tutte le energie che hai in corpo. Il segreto è rispettarlo sempre, mai violentarlo. Io mi alleno tutti i giorni ma se capita che avverto risposte non convincenti dai muscoli o altro allora rivedo il programma: essere integralisti non paga. Comunque ci sono differenze tra Paese e Paese. Negli Usa ho visto partecipare a prove di Ironman dei giganti in sovrappeso, omoni di 180 chili. In America sapere di aver concluso un Ironman significa sentirsi più forti degli altri. E’ come avere una marcia in più».
Prima di iniziare una prova si aiuta con il training autogeno o la musica?
«Più che altro cerco di concentrarmi sugli avversari e poi focalizzo l’impegno fisico che sto per affrontare. Capita che mentre nuoto penso già alla corsa in bici. Poi quando sono in bici immagino già la maratona. E durante la maratona sogno il traguardo. E’ comunque fondamentale non perdere il controllo dello sforzo e mantenere il cuore ai giri giusti. Il mio obiettivo è avere un 10% in meno delle pulsazioni che normalmente ho sotto sforzo. Viaggio intorno ai 135. A riposo invece non ne ho più di 30 al minuto».
Lei, a inizio novembre, in Florida, è stato il primo italiano a salire sul podio in una prova Mondiale di Ironman, risultato che le permetterà di gareggiare nella finalissima 2010. Cosa ha provato all’ultimo passo?
«Sarò banale se rispondo una soddisfazione enorme? E’ andata così anche se io ero partito per vincere l’Ironman. Mi ha fregato la prova di nuoto dove le onde molto violente, a cui non sono abituato, mi hanno rallentato il ritmo. E’ nella prima frazione che ho perso la possibilità di vincere ».
Ironman non a caso fa rima con Superman. Come e quanto ci si allena per riuscire a esprimersi in queste battaglie con la fatica?
«Sveglia alle 8 e quindi un’ora e mezzo di nuoto, questo tutti i giorni. Poi cinque volte alla settimana uscita in bici da un minimo di 60 a un massimo di 200 chilometri. Quindi tre volte la settimana corsa tra i 10 e i 30 chilometri».
Quante gare in un anno?
«Una o due al massimo. E’ dura recuperare».
Nell’Ironman c’è il doping?
«Io credo di sì e sono contento che sia cambiato il regolamento. Ora i controlli possono essere a sorpresa e non solo durante le competizioni».
Parliamo della sua storia. Prima il ciclismo da dilettante, quindi il professionismo come compagno di Pantani e poi il terribile incidente nel 2001 in cui si ruppe due vertebre sacrali, il bacino, le braccia e subì gravi lesioni ai centri nervosi delle gambe. In quei 66 giorni immobile a letto, in cui perse 20 chili, sognava di diventare un Ironman?
«Assolutamente no. Pensavo a recuperare per tornare a vincere, ero una grande promessa. Il mio motto è sempre stato “Non mollare mai”. Ecco a cosa pensavo nel letto. Tornai in bici dopo un anno ma poi, dopo una stagione e mezza di nuovo tra i prof decisi di lasciare perché mi facevano male le gambe. Ricontattai la persona che mi aveva aiutato in ospedale con la fisioterapia e lui, che era un triathleta, mi avvicinò a questa disciplina. All’inizio distanze brevi, poi sempre più impegnative sino all’Ironman. Mi va bene che nuoto e bici sono sport “dolci”».
Che persona era Pantani?
«Un fuoriclasse come atleta e un uomo eccezionale. Di grande intelligenza, con uno spirito vivo, compagnone, generoso, pagava sempre lui e con una grande curiosità. Non gli ho mai sentito dare una risposta banale. Ricordo che quando tornato a casa seppi della sua scomparsa rimasi come ipnotizzato davanti alla tv sino alle tre di notte per sapere tutto dai tg. Il suo vizio per la cocaina? Credo fosse un problema degli ultimi tempi, preso nei privè delle discoteche ».
Pensa alle Olimpiadi?
«No, troppo brevi le distanze nella disciplina olimpica. Io perdo troppo nel nuoto e non avrei la possibilità di recuperare tra bici e corsa».
Ha tempo per gli hobby?
«Computer, stereo, tv. Il calcio non mi interessa».
Sposato?
«No, single. Ora va bene così».
L’ultima giornata in cui non ha fatto sport?
«Il giorno dopo l’ultimo Ironman in Florida. E’ una sensazione strana. Appena finisci sei come svuotato. Poi inizia a venirti una fame pazzesca. Specie il giorno dopo. I giorni precedenti alla gara mangio mezzo chilo di pasta per incamerare carboidrati. Al mattino prima della partenza una colazione leggera. Poi in bici una barretta energetica mentre nella corsa ricorro a liquidi con zuccheri».
Lei ha un fisico perfetto. Quando incrocia qualcuno in sovrappeso cosa prova: compassione o invidia?
«Io vado per la mia strada: se sta bene a lui, sta bene a tutti ».
Fonte: Tuttosport (articolo pagina intera nelledizione del 26 Novembre) |
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patrixhouse
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postato il 26/11/2009 alle 22:35 |
Gente di ferro nei muscoli e nel carattere
“QUESTI sono pazzi”. Se a 10 persone spieghi in cosa consiste una prova di Ironman (3,8 km a nuoto, 180 in bici e quindi una maratona) sentirai 10 volte: “Questi sono pazzi”. Quasi nove ore di sforzo fisico, più che uno sport è una sfida con se stessi. Vuoi battere gli avversari ma soprattutto il tuo limite: ogni volta da limare. Occorrono motivazioni extra per trovare stimoli eccezionali. Soltanto così puoi prepararti e magari vincere. Massimo Cigana è stato immobile nel letto per 66 giorni nel 2001 dopo essersi rotto, per una caduta in bici quando era promessa e gregario di Pantani: vertebre, bacino, braccia e lesionato i centri nervosi alle gambe. Bene in quei due mesi lui pensava già a quando sarebbe tornato a correre al fianco del suo capitano. Mai avuto paura di non farcela. Solo i problemi alle gambe, un anno dopo, lo costrinsero a lasciare il professionismo in bici. Ma a fare la differenza dei campioni spesso non è solo il fisico bensì la testa. Solo così si spiega il penultimo capitolo della sua storia: 3° a inizio mese nella prova iridata di Ironman (letteralmente Uomo di ferro) disputatasi in Florida, 1° italiano a riuscirci. Uomo di ferro: nei muscoli, sì, ma soprattutto nel carattere.
Tuttosport |
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Bridge
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postato il 27/11/2009 alle 12:57 |
Solo applausi si possono fare ad un uomo così
... ... ... ____________________ "Il ciclismo è la fatica più sporca addosso alla gente più pulita" di Gian Paolo Ormezzano
"Nessun destino potrà mai incatenare la mente, l’anima, la mia fantasia" di Ambrogio Fogar
Vincitore della 12° tappa del Giro 2009
Vincitore della 15° tappa del Tour 2009 |
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Abruzzese
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postato il 27/11/2009 alle 13:18 |
Tra l'altro curiosando nell'archivio di Cicloweb si scopre che nel 2003...
http://www.cicloweb.it/art48.html ____________________ Vivian Ghianni
"...L'importante non è quello che trovi alla fine di una corsa.L'importante è ciò che provi mentre corri." (Giorgio Faletti in "Notte prima degli esami") |
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