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Autore: Oggetto: Massimo Cigana - Campione dell' ironman

Livello Miguel Poblet




Posts: 539
Registrato: Dec 2006

  postato il 26/11/2009 alle 22:34
MASSIMO CIGANA l'ex compagno di Marco Pantani.

Per la 1ª volta un azzurro sul podio della gara no limits: nuoto+bici+maratona
L’Ironman d’Italia stupisce il mondo
Una carriera sportiva vissuta sempre in prima fila Gregario di Pantani, poi il brutto incidente in bici Il recupero, il debutto e l’exploit nell’estremo
CIGANA
«Tutta “colpa” d’una caduta in cui mi ruppi tutto: rimasi 2 mesi a letto e persi 20 chili. Mi alleno ogni giorno ma ascolto il corpo»



MARCO BO
MASSIMO Cigana, dica la verità. Secondo lei fa bene alla salute nuotare per 3,8 km, pedalare per 180 km e dopo essersi scaldati corre­re una maratona, ovvero 42,195 metri? Che vita è quella dell’Ironman?

«Usando un eufemismo dicia­mo che è una vita impegnati­va. Io arrivo dal ciclismo, do­ve ho corso anche nei prof con Marco Pantani per alcune stagioni. Già allora gli allena­menti erano duri ma per es­sere Ironman ci si allena in maniera pazzesca: 3-4 ore al mattino e altrettanto al po­meriggio. La disciplina più pesante è la corsa perché pro­duce microtraumi ed è quella in cui mi concedo più “ripo­so” ».

I latini dicevano mens sana in corpore sano. A livello mentale cosa vuol dire esse­re un Ironman?

«A livello psicologico è un im­pegno perché comunque devi imparare a gestire e ottimiz­zare tutte le energie che hai in corpo. Il segreto è rispettar­lo sempre, mai violentarlo. Io mi alleno tutti i giorni ma se capita che avverto risposte non convincenti dai muscoli o altro allora rivedo il program­ma: essere integralisti non paga. Comunque ci sono diffe­renze tra Paese e Paese. Negli Usa ho visto partecipare a prove di Ironman dei giganti in sovrappeso, omoni di 180 chili. In America sapere di aver concluso un Ironman si­gnifica sentirsi più forti degli altri. E’ come avere una mar­cia in più».
Prima di iniziare una prova si aiuta con il training auto­geno o la musica?

«Più che altro cerco di concen­trarmi sugli avversari e poi focalizzo l’impegno fisico che sto per affrontare. Capita che mentre nuoto penso già alla corsa in bici. Poi quando sono in bici immagino già la mara­tona. E durante la maratona sogno il traguardo. E’ comun­que fondamentale non perde­re il controllo dello sforzo e mantenere il cuore ai giri giu­sti. Il mio obiettivo è avere un 10% in meno delle pulsazioni che normalmente ho sotto sforzo. Viaggio intorno ai 135. A riposo invece non ne ho più di 30 al minuto».

Lei, a inizio novembre, in Florida, è stato il primo ita­liano a salire sul podio in una prova Mondiale di Ironman, risultato che le permetterà di gareggiare nella finalissima 2010. Cosa ha provato all’ultimo passo?

«Sarò banale se rispondo una soddisfazione enorme? E’ an­data così anche se io ero par­tito per vincere l’Ironman. Mi ha fregato la prova di nuoto dove le onde molto violente, a cui non sono abituato, mi hanno rallentato il ritmo. E’ nella prima frazione che ho perso la possibilità di vince­re ».

Ironman non a caso fa rima con Superman. Come e quanto ci si allena per riu­scire a esprimersi in queste battaglie con la fatica?

«Sveglia alle 8 e quindi un’o­ra e mezzo di nuoto, questo tutti i giorni. Poi cinque volte alla settimana uscita in bici da un minimo di 60 a un mas­simo di 200 chilometri. Quin­di tre volte la settimana cor­sa tra i 10 e i 30 chilometri».

Quante gare in un anno?
«Una o due al massimo. E’ du­ra recuperare».
Nell’Ironman c’è il doping?
«Io credo di sì e sono contento che sia cambiato il regola­mento. Ora i controlli possono essere a sorpresa e non solo durante le competizioni».

Parliamo della sua storia. Prima il ciclismo da dilet­tante, quindi il professioni­smo come compagno di Pantani e poi il terribile in­cidente nel 2001 in cui si ruppe due vertebre sacrali, il bacino, le braccia e subì gravi lesioni ai centri ner­vosi delle gambe. In quei 66 giorni immobile a letto, in cui perse 20 chili, sognava di diventare un Ironman?

«Assolutamente no. Pensavo a recuperare per tornare a vincere, ero una grande pro­messa. Il mio motto è sempre stato “Non mollare mai”. Ec­co a cosa pensavo nel letto. Tornai in bici dopo un anno ma poi, dopo una stagione e mezza di nuovo tra i prof de­cisi di lasciare perché mi face­vano male le gambe. Ricon­tattai la persona che mi ave­va aiutato in ospedale con la fisioterapia e lui, che era un triathleta, mi avvicinò a que­sta disciplina. All’inizio di­stanze brevi, poi sempre più impegnative sino all’Iron­man. Mi va bene che nuoto e bici sono sport “dolci”».

Che persona era Pantani?
«Un fuoriclasse come atleta e un uomo eccezionale. Di gran­de intelligenza, con uno spiri­to vivo, compagnone, genero­so, pagava sempre lui e con una grande curiosità. Non gli ho mai sentito dare una ri­sposta banale. Ricordo che quando tornato a casa seppi della sua scomparsa rimasi come ipnotizzato davanti alla tv sino alle tre di notte per sa­pere tutto dai tg. Il suo vizio per la cocaina? Credo fosse un problema degli ultimi tempi, preso nei privè delle discote­che ».
Pensa alle Olimpiadi?
«No, troppo brevi le distanze nella disciplina olimpica. Io perdo troppo nel nuoto e non avrei la possibilità di recupe­rare tra bici e corsa».

Ha tempo per gli hobby?
«Computer, stereo, tv. Il calcio non mi interessa».
Sposato?
«No, single. Ora va bene così».
L’ultima giornata in cui non ha fatto sport?
«Il giorno dopo l’ultimo Iron­man in Florida. E’ una sensa­zione strana. Appena finisci sei come svuotato. Poi inizia a venirti una fame pazzesca. Specie il giorno dopo. I giorni precedenti alla gara mangio mezzo chilo di pasta per inca­merare carboidrati. Al matti­no prima della partenza una colazione leggera. Poi in bici una barretta energetica men­tre nella corsa ricorro a liqui­di con zuccheri».

Lei ha un fisico perfetto. Quando incrocia qualcuno in sovrappeso cosa prova: compassione o invidia?

«Io vado per la mia strada: se sta bene a lui, sta bene a tut­ti ».

Fonte: Tuttosport (articolo pagina intera nelledizione del 26 Novembre)

 
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Livello Miguel Poblet




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Registrato: Dec 2006

  postato il 26/11/2009 alle 22:35
Gente di ferro nei muscoli e nel carattere
“QUESTI sono pazzi”. Se a 10 persone spieghi in cosa consiste una pro­va di Ironman (3,8 km a nuoto, 180 in bici e quin­di una maratona) senti­rai 10 volte: “Questi so­no pazzi”. Quasi nove ore di sforzo fisico, più che uno sport è una sfi­da con se stessi. Vuoi battere gli avversari ma soprattutto il tuo limite: ogni volta da limare. Occorrono motivazioni extra per trovare stimo­li eccezionali. Soltanto così puoi prepararti e magari vincere. Massi­mo Cigana è stato im­mobile nel letto per 66 giorni nel 2001 dopo es­sersi rotto, per una ca­duta in bici quando era promessa e gregario di Pantani: vertebre, baci­no, braccia e lesionato i centri nervosi alle gam­be. Bene in quei due me­si lui pensava già a quando sarebbe tornato a correre al fianco del suo capitano. Mai avuto paura di non farcela. Solo i problemi alle gambe, un anno dopo, lo costrinsero a lasciare il professionismo in bici. Ma a fare la differenza dei campioni spesso non è solo il fisico bensì la te­sta. Solo così si spiega il penultimo capitolo del­la sua storia: 3° a inizio mese nella prova irida­ta di Ironman (letteral­mente Uomo di ferro) disputatasi in Florida, 1° italiano a riuscirci. Uomo di ferro: nei mu­scoli, sì, ma soprattutto nel carattere.

Tuttosport

 
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Livello Eddy Merckx




Posts: 1230
Registrato: Feb 2007

  postato il 27/11/2009 alle 12:57
Solo applausi si possono fare ad un uomo così

... ... ...

 

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"Il ciclismo è la fatica più sporca addosso alla gente più pulita" di Gian Paolo Ormezzano

"Nessun destino potrà mai incatenare la mente, l’anima, la mia fantasia" di Ambrogio Fogar



Vincitore della 12° tappa del Giro 2009

Vincitore della 15° tappa del Tour 2009

 
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Moderatore




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Registrato: Aug 2005

  postato il 27/11/2009 alle 13:18
Tra l'altro curiosando nell'archivio di Cicloweb si scopre che nel 2003...

http://www.cicloweb.it/art48.html

 

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Vivian Ghianni

"...L'importante non è quello che trovi alla fine di una corsa.L'importante è ciò che provi mentre corri." (Giorgio Faletti in "Notte prima degli esami")

 
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