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Autore: Oggetto: MMM - ovvero la celebrazione di una annata trionfale per la Grande Rivoluzione Universale

Professionista




Posts: 32
Registrato: May 2008

  postato il 11/11/2010 alle 21:12
Cartolina ricordo:

 

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W la Grande Rivoluzione Universale

 
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Livello Marco Pantani




Posts: 1476
Registrato: Mar 2005

  postato il 12/11/2010 alle 08:37
Originariamente inviato da Lando

Ed ecco a voi i paladini della Grande Rivoluzione Universale


6 ragazzi molto belli.

 

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“…..oh, ghè riàt Dancelli!....”


 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 12/11/2010 alle 08:52
Originariamente inviato da Lando

Cartolina ricordo:

6 ragazzi molto belli, Diego, e uno con delle sopracciglia imperdonabili.

 

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“…..oh, ghè riàt Dancelli!....”


 
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Livello Luison Bobet




Posts: 774
Registrato: Jan 2005

  postato il 12/11/2010 alle 09:09
Cacchio Dancelli nella foto sul muro mi ha ricordato Bartoli sulla Redoute, figata i guanti bianchi (altro che Barredo e i suoi gaunti tribord da sub presi da decathlon che usa quando c'e' pioggia..)

 

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I miei siti di riferimento:
http://www.cyclingnews.com
http://www.cicloweb.it
http://www.ciclismoafondo.es
http://www.videociclismo.altervista.org

 
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Livello Marco Pantani




Posts: 1476
Registrato: Mar 2005

  postato il 12/11/2010 alle 14:01
Originariamente inviato da leo
....Dancelli nella foto sul muro mi ha ricordato Bartoli sulla Redoute...

Leo, posso mettere questo tuo post sulla mia carta intestata?
Comunque sì, in quella foto sono molto meglio di Robby, che ostenta sicurezza, ma alla fine dell'ascesa verra umiliato da un avversario....in guanti bianchi!

 

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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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Registrato: Oct 2003

  postato il 12/11/2010 alle 22:16
Ritorno un poco (anzi pochissimo per tiranno tempo) su questi lidi e non potevo che partir da qui, dagli echi dei Muri, celeberrimi ed incantatori, della Ronde Van West Gardasee!

Mi corre il sentito obbligo di ringraziare Mesty, protagonista mancato e, con ciò, ispiratore della principale mia stecca nei pronostici, nonché il grande Pluricampéon Mundial, l’estroso Dancelli, per le parole fin troppo buone che mi hanno indirizzato testé sopra, nonché per la tolleranza verso gli strafalcioni che l’esigenza di raccontare velocemente, mi ha fatto compiere. Ringrazio ulteriormente l’amico iridato, per quell’invito che anche se in ritardo m’ha fatto tanto piacere, ed aggiungo che non si deve rincrescere di nulla, perché le mie ormai costanti miserie, non m’avrebbero reso possibile l’accoglimento, anche con un preavviso di due settimane.

La grandezza della corsa, summa finale e chicca della Grande Rivoluzione Universale del Lando, nella giocosità ciclistica della filosofia migliore d’un esempio a mo’ d’“Amici Miei”, non sta nella linea passata per primo, ma nell’efficienza del copione-simposio degli otto magnifici che vedo sopra. Ognuno con caratteristiche rispondenti a figure del grande romanzo della bicicletta, ovvero il mezzo del loro gioco-supercazzula, nonché quintessenza di felliniani suggerimenti per chi volesse raccontare, oggi, come ieri d’altronde, il meglio del meglio dello sport che gravita attorno a ruote spinte a motore umano. Insomma, dei Lucillo Lievore passati su soffusi Bassotti, Cuneghini o Deluchini, impreziositi dalla simpatia che la plicometria ingrata ed invadente, si ostina a voler cancellare, chissà per quale vergognosa invidia.
Ne emergono figure anche sorprendenti, quasi pronte per il ciclismo che fa urlare i Marco Grassi, o i Mario Casaldi, o altri ancora, ma, onestamente, velò di serie B-C, rispetto al tempio della Kobram-Janjanssen, della Girada, del Caedagne e della MMM.
Ed allora, da questo vortice di mescolanze, fra stupore, storia, realismi e somiglianze, nonché una buona dose d’allegoria da cattiva digestione, o seriosità da fumo, m’accingo ad un brevissimo dettaglio di comparazioni fra i magnifici otto innalzati al rango universale del Lando, come fossi ancor quel ragazzino che giocava e fantasticava sui “quarcì”.

...segue....

 

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"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 12/11/2010 alle 22:20
Piove a me, da sinistra, l’imperiosa “V” del Claudio Pluricampéon . Certo, così proporzionata di architettura fisica, da far saltare il plicometro nello sconforto della delusione. Anche lo stile sul Muro dell’avatar dell’ispiratore del Lando, mostra Bartoliane composizioni, ma conoscendo la testa di gran spessore ed il portamento effervescente e non da “lamentone” o “scaricacolpe” del Pluri-iridato, non potrei mai fare un compiuto accostamento Bartoliano. Fisicamente e stilisticamente ci sta, ma sul resto proprio no e la conoscenza d’ispirazione Merxiana insistente nel Claudio, con corpose tinte del Dancelliano sanremese o vallone, nonché la cura nel look e nella determinazione di un atto Devlaemico, me lo fanno propendere per un attualissimo Philippe Gilbert . In altre parole, un signore del ciclismo tanto dentro, quanto fuori, meno Slecchiano di quanto pensi la sua naturale vocazione e ben più letale nel sopraggiungere al successo. Un armadio di protagonismo stiloso e redditizio, sufficiente per elevarsi a Totem del Lando, dimenticando con ciò il copione di modestia agonistica, in un “Che fu”, per abbracciare un’attualità da Pluriocampéon, con la consapevolezza tecnica che il vino, invecchiando, diventa sempre più buono.

Proseguendo, sempre da sinistra, per collocazione di foto e vocazione di vita, giungiamo alla sempre sinistrorsa vocazione del Lorenzo, un “Kelly” strapazzato nelle risate dell’invidiosa plicometria e nei confondenti occhiali, versione moderna, degli un tempo “Marc Gomez”. Che sia un comprimario che vive la filosofia prima che la rozza testimonianza dell’agonismo è certo, ma da par suo, c’è il recupero simpatetico e riverente, che viene all’autoctono osservatorio, nel rimembrare l’amico “doc”, quando, col solo pollice e l’indice azionati a pinza, anticipava con chirurgica precisione, senza bisogno d’acquisto, le risultanze del plicometro; nonché nella possibilità di quelle divagazioni che l’hanno eletto “Dottor Divago”, perché tanto, il Lorenzo, è sempre ritardatario. In altre parole, una gioia per gli speaker che si divertono a parlare in attesa dell’ultimo. E come diceva Gaber “….non è di grande compagnia, ma il più simpatico che ci sia”.

....segue....

 

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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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Registrato: Oct 2003

  postato il 12/11/2010 alle 22:25
E veniamo all’Alberto Sommo Ispirator del Lando, quindi un tempio, un calice, un distinguo. Poco valgon le parole degli amanti dei calici inversi, vissuti nelle brocche di terracotta, che fanno da fotografi al ciclismo d’altri beoni, quando dicon che l’Alberto, non è altri che “un ciclistico macinino misto-lento, adattator di strade fregandosene del tempo”. Tanto meno son credibili quando sostengon che usa mestiere per dire che c’è fra i presenti e possibili protagonisti…. Lui però, ha ispirato un filosofo narrator e architetto del pensiero come il Pluricampeon, verso la Grande Rivoluzione Universale e, come tutti i grandi, senza saperlo, continua ad ispirare. La plicometria anche per lui ridente, l’andamento lento e non di Piscopiana memoria, sono solo dettagli tormentosi e tormentati per le malelingue del romanzo che circonda la bicicletta e…. lui, Pedalando, sotto sotto se la ride, perché intanto è nel ciclismo con ben più grossi meriti di quel Jean Jourden , al quale la “tormenta dell’osservatorio” lo vorrebbe accostar per “volgare” somiglianza.

Al centro un Bob Lando’s che i Fatti li fa distribuendo come orizzontale, una verticale sulla statale, al termine del terribile Mastignagemberg . E per smentire le involontarie rime che non ricordano anche la sua evidente adesione al plicometro, sa improvvisarsi dispensatore di consigli e linee, su come ogni rotondetto di realciclismo, possa affrontare in sella le aspre pendenze. Una vocazione all’insegnamento superiore di gran lunga al somigliante Edgard Sorgeloos e non solo perché di militanza su un pedale di spessore o perché più alto di postura e con una effervescenza molto italiana. Insomma, un suggeritore, speleologo, rilevatore e guida per l’escursionismo ciclistico del Lando. Un ruolo vissuto con famelica prospettiva, già pronta a mostrar nelle vicinanze di Torino, fra un anno, il terreno di conquista per la Grande Rivoluzione Universale.

...segue...

 

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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 12/11/2010 alle 22:29
Il primo del centrodestra, senza voler per questo andare verso infausti richiami alla politica, è un tipo che si porta per nome un simbolo di virtuosismi come Diego, giunto al mio osservatorio raccomandato come un eccellente campione potenziale del ciclismo minore , ma tradottosi nel grande pedale del calendario alla corte della Kobram-Janjanssen, come un raro esemplare di erroracci e scambi di percorso, generosità da spalla devota, ed un corticoide agglomerato di pomate annebbianti la lucidità nei momenti topici. Di lui si aspettan sempre le vette degli incensi, ma continua nel kazako comportamento di kazako nobile, ma perdente. È silenzioso e gentile, il contrario di quel Jan Raas a cui si potrebbe ispirare per somiglianza fisica e facoltà, se decidesse di passare al pedale inferiore, ma si accontenta del ruolo di gaudente creator di simpatia e rispetto, nel ciclismo vero. Si illumina ulteriormente con l’amicizia verso il grande kazako Robby Galera, nell’improba partita con le stimmate universali del Lando.

Terzo da destra, la versione tanto silenziosa quanto astuta del Lando, il Prof Roubaix . Sa lavorare per la squadra, cominciando con la mimetizzazione del nick ciclistico. Infatti, richiamando la classica delle pietre del ciclismo minore, lo si immagina armadio a quattro ante, invece è un sugherino, con qualche percentuale di troppo al plicometro e la faccia e il portamento di uno che lo personifica come nessuno, per somiglianza e caratteristiche, pur appartenente al pedale inferiore: Roland Berland. Come costui, te lo aspetti protagonista nei percorsi ondulati o sulle salite lunghe, meno nei muri o sul pavé. Si nasconde nel suo ruolo di spalla, ma si può star certi che è presente e se vedrà l’occasione, farà come il suo gemello inferiore: memorizzerà bene un percorso ideale e vincerà anche a distanza di anni, proprio su quel tracciato, un titolo importante. Una colonna dunque, anche se poco evidente, ma perfettamente funzionale allo scopo della Grande Rivoluzione Universale del Lando.

...segue...

 

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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 12/11/2010 alle 22:35
Il secondo da destra è Mister Kobram Janjanssen in carica, in arte Andrea Web Daems . Di lui si sa tutto, è l’asso affermato che può sfidare chiunque, è un vincente per antonomasia, insomma è l’Emile Daems del ciclismo maggiore. Qualcuno lo ha visto più somigliante al di questi figlio Corneille , ma è solo per questioni anagrafiche, perché la classe e lo spessore del compatto pedalatore del Lando, non si può equiparare, anche scherzando, alla faticosa rincorsa del fiammingo ai fasti del padre. Il Web Daems però, in questa foto appare un po’ imbolsito. Forse titoli e vittorie lo hanno avvicinato a troppi terzi tempi sulla tavola di Uffa, ma sono solo sensazioni, perché sulla strada s’è visto il solito trita-rapporti, nonché specchio confondente e giudice implacabile, assieme al Pluricampéon, per gli avversari del Lando, in primis i Kazaki. Nella MMM però, ci sono state un paio di vistose incertezze che riportano, stavolta alla versione liquida, della tavola di Uffa. Insomma dubbi che è chiamato a smentire in maniera probante alla prossima occasione di nobile ciclismo.

All’estrema destra l’alfiere principe del “Fu Pelo Team” oggi Kazako, Robby Galera . Che dire? È giunto al ciclismo vero dall’arte d’un padre grandissimo, dimenticando da subito di togliersi dalle gambe ulteriori segni umani e, per questa sua immagine, fece ricordare al mio osservatorio, l’iridato minore Louis Proost . Poi, da formichina, s’è eletto campione, divenendo con la vittoria nella Kobram Janjanssen, il trasporto superiore di Joaquim Galera , uno che forse non gli piace tanto per l’agnomen, ma era un signor scalatore al punto di spingere chi scrive, su specifica richiesta, a parlarne ad un ventenne Marco Pantani. Il kazako Robby, s’è poi intinto di altri mondi superiori con scalate notturne alla ricerca di Marmotte, ha saputo raccogliere le sfide e non gli sono scappate nemmeno quelle vittorie ai punti che sono poco contemplate nel ciclismo. Gli va inoltre riconosciuta la ciclistica abnegazione che porta giovani mariti ad imporre il mezzo sulle giovani mogli, ma non ha ancora capito che per arrestare la Grande Rivoluzione Universale del Lando, serve stare sul mercato spendendo soldi d’Astanà.

Arrivederci Campioni!

Morris

 

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Livello Marco Pantani




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  postato il 13/11/2010 alle 11:22
Caro Morris, ormai ringraziare diventa superfluo e stucchevole.
Ti abbraccio con forza.
Sai, in Belgio ci si abbraccia così!
Ciao baffo,
claudio.

ps. La kobram sarà in Campania, ti passiamo a prendere, per la strada sarai costretto a raccontarmi tutto quello che sai di Eddy, io al volante e Guido seduto dietro, che prende appunti e si segna su un foglio xcel tutte le tue "dottor-divagazioni"!
Chiaramente tutti vorranno far parte di questo convoglio, converrà noleggiare un pulmino!!

Ps2. Ho pianto di rabbia, ragazzino, quando Moser vinceva la seconda Roubaix grazie alle forature del "mio" Roger De Vlaemink e adesso (ok non ci vuole molto) il mio cuore batte soprattutto per Philippe....per dire che ci prendi sempre

 

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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 13/11/2010 alle 21:50
Ricambio l’abbraccio con forza, Campione!
Salutami il virtuoso Leo “Jempy” Verdi se lo senti.
(Jempy, perché il buon Leo, occhiali a parte, e non per somiglianza di nome anagrafico, mi ricorda Jean Pierre Schmitz, lussemburghese contemporaneo di Charly Gaul, valente corridore e….finisseur)

Kobram? Un sogno fare un viaggio simile, speriamo dai…

Eh mio caro….Roger De Vlaeminck era un campione a tutto tondo. Nel ciclismo di oggi, vincerebbe anche un GT….
Mentre Philippe Gilbert, nonostante quel che dice l’immenso Merckx (bello l’articolo di Seb, oggi), è meglio che stia a curare le classiche, che non è poco, anzi. Nel pedale odierno è il numero uno, anche se la corte di Mister Quaglia ha eletto Rodriguez…. Sai che non sono facile al tifo, ma confesso che Gilbert è anche il mio preferito…

A presto!

 

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Utente del mese Gennaio 2009




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  postato il 13/11/2010 alle 22:14
Grazie Morris e permettimi questa mia piccola precisazione:
alla MMM più che ispirare io inspiravo
nel vano tentativo di catturare qualche molecola in più
di ossigeno che mi desse la lucidità di catalogare come culi
quelle macchie annebbiate che danzavano all'orizzonte

 

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"Non esistono montagne impossibili, esistono uomini che non sono capaci di salirle", Cesare Maestri

"Non chiederci la parola che mondi possa aprirti, si` qualche storta sillaba e secca come un ramo...
codesto solo oggi possiamo dirti: cio` che non siamo, cio` che non vogliamo.", Eugenio Montale.

 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 15/11/2010 alle 17:20
Fra un chilometro, dico a Guido, prepàrati.
La strada panoramica scende verso la baia di Salò, ma con questa nebbiolina non c’è nulla di panoramico da gustare. Il lago che dovrebbe far brillare i suoi azzurri e suoi blu squillanti, oggi stira a malapena un grigio sbiancato, che nemmeno si può dividere dall’aria pesante e bagnata che tagliamo.
Da un’ora siamo in giro. Per ora non ha ancora piovuto quell’acqua che le previsioni ci hanno promesso per tutta la settimana. E comunque si, è un tempo da schifo e il pavè della carrareccia di Mastignaga sarà fradicio e disgustoso.
Proprio come lo volevamo.

Mastignagemberg, l’abbiamo chiamato. Perché il gioco non è solo sui pedali.
È anche prima e dopo. Proprio come trent’anni fa, nella bottega di Piero. Le voci urlanti di mio padre, degli zii, di Mario Anni, di Fausto Adami e di tanti altri. Gridavano il loro amore per il ciclismo delle corse, delle sfide, delle domenica mattina col freddo nei polmoni a vivere la vita un tono più in alto. Lo gridavano ridendo, nell’arte, raffinata come un surplace, dello sfottò, della scommessa senza soldi, per il gusto, vincendola, di avere diritto a mesi di privilegio verbale.

E noi anche. Come loro. A inventarci i perciò duelli sui muri, che quello che ci piace di più, del velò professionel, è la sfida del verticale breve. I match fra passisti sulle pareti dai nomi sgangherati. Le bandiere gialle e nere, l’urlo della folla, eccoci qua. Vecchi ragazzi con le bici pulite per un quarto d’ora, fino alla prima pozzanghera di gloria bagnata.
Eccoci, fra poco il muro di pavè. Quello che ho scovato nei ricordi di ragazzo, sulla via Mastignaga. Quello che con papà facevamo per finire in bellezza gli allenamenti. Quel muro che ho ritrovato questa estate e mi sono fermato tre volte, esausto, esasperato dalla fatica e dal ricordo della fatica, che non era così brutta, a quindici anni. Quel muri che ho fotografato e spedito per spaventare gli altri, i compagni, che gli venisse il cagotto, che capissero che si fa per davvero. Che lo scherzo è serissimo e sputeremo tutti del sangue.
Il muro che sarà la summa di tutto il giorno, l’unico per cui valga la pena per davvero. Perché il gioco si decide tutto in una sola mano, anche qui.

Scendiamo fra le chiacchiere, alle spalle già tre salite dure.
Io e Guido davanti, entreremo sul pavè in testa. Gli ho spiegato quanto sia difficile il muro, quanto sconnesse le pietre, e sappiamo bene quanto possa contare vedere la traiettoria per venti o trenta metri davanti a se.

Cinquecento metri Guido, metti la corona piccola.
Dietro Roberto e Andrea scherzano ad alta voce. Sul muro precedente si sono dati gran battaglia e io mi sono risparmiato. Non posso competere tutto il giorno con gente che ha meno di trent’anni e percorre il triplo dei miei chilometri all’anno. Ma se scelgo qualche traguardo posso vendere cara la pelle.
Almeno credo.

Il cappellino sotto il casco sbecca la visiera in mezzo agli occhi. Fuori fuoco, l’ombra grigia a mezzaluna invade il campo visivo in alto, sulla verticale. Con la testa bassa non vedrò bene e allora l’ultima cosa che farò, prima di curvare sui ciottoli, sarà girare la visiera in su. Per vedere tutto al meglio, certo.

Eccola Guido, svoltiamo là. Duecento metri.
Ai cassonetti giusto? Sibila.
Sì, giusto.

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Diosanto.
La ruota va dove gli pare. Il manubrio sembra montato su cuscinetti di sapone.
Le pietre sono verdi e nere. Muschio e terriccio. Ogni tanto la luce fioca rimbalza un lampo bianco. Acqua.
Diosanto.
---------------------------
(segue)

 

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Livello Marco Pantani




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  postato il 15/11/2010 alle 17:22
Ho curvato piano, ma deciso. Sono entrato in testa e ho pestato cinque pedalate robuste prima di accorgermi dell’incubo vertiginoso nel quale ero finito.
Il primo tratto è quasi pianeggiante, ma si scivola orrendamente. Il pavè restituisce colpi ai polsi come una mitraglia senza sosta.
Sento il rumore delle altre bici allontanarsi dietro, Guido si è sfilato e anche gli altri.
Una qualche forza mi spinge sulla sinistra della strada. Improvvisamente avverto un rumore di ferro e la sagoma indiavolata di Roberto mi supera a destra.

Merda, va il doppio, mi dico.
Vorrei reagire, ma riesco solo a mantenere la stessa velocità. Roberto guadagna cinque, dieci, quindici metri.
Proseguo senza guardarlo. Si fotta, penso. Salgo seduto, agile, mi sembra bene. Non avverto nemmeno la fatica del fiato o il dolore acido nei muscoli delle gambe. Tutta la coscienza è negli occhi e nelle mani.

Ora, dopo duecento metri la pendenza si accentua. Tutto vibra ancora e non è che capisca davvero cosa fare, ma mi accorgo che è inutile voler controllare a tutti i costi le sbandate laterali.
Lasciala andare dove vuole, mi dico, evita solo di sbattere sui muretti laterali o contro i cespugli di rovi. Così salgo. Giro le pedivelle nel caos di un muro di pavè ricoperto di humus e acqua.
Salgo e spingo, vagamente esaltato dalla forma che prende l’universo in quel frangente, dalla forma rimbalzante delle immagini che si formano sulla retina, poi nel cervello e nella coscienza.
Metà del muro, due semicurve, si può sfruttare una zona di trenta metri senza pavè. Rilancio. Guardo avanti, adesso che l’universo è tornato fermo Roberto è lì, a venti metri da me. Ha smesso di avvantaggiarsi, forse già a da un pò. Dietro non so, non ci penso nemmeno a voltarmi.

(segue)

 

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Livello Marco Pantani




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  postato il 15/11/2010 alle 17:23
Riprende un pavè tremendo. Vengo rimbalzato da una parte all’altra. Terrore di scivolare, mettere giù il piede. No, caz.zo, no.
Invece l’ultima sbandata mi sposta di lato, dove l’erba copre tutte le pietre e le ammorbidisce.
Mi accorgo che così va meglio e paradossalmente si scivola di meno. Il pericolo è che non si vede “davvero” dove si mettano le ruote. Salgo. Spingo. Torna l’euforia. Metà del muro è passata.
Sarò secondo, dietro Roberto. Onorevole, penso e mi viene da ridere nel fiato spezzato.

La sagoma nera di Roberto mi supera ancora, ma all’indietro. Me ne accorgo solo quando lo affianco.
Pedala lento, a stantuffo. Troppo duro, penso.
Proseguo, ancora una mezza curva. Adesso non c’è più erba che attutisca i colpi. La schiena e le gambe in fiamme. Il cuore urla nella gola. Guardo in su ancora cento metri, questi, molto duri, poi altri sessanta, forse ottanta, di vero delirio, al venti per cento.

Proseguo asfissiato. Vorrei richiamare immagini appaganti di campioni in azione sul Koppenberg, sul Muur, sul Bosberg, ma niente. Il cervello riproduce solo scuotimenti.

Ecco l’ultimo tratto. La ruota davanti s’impenna. I ciottoli diventano massi. Dovrò forzare per restare in piedi. Rimango seduto, cambio posizione alle mani. Ora afferrano le leve dei freni. Un poco avanti il peso. Ecco cosa genera il mio povero sentimento. Portare un poco avanti il peso per controbattere al ribaltamento. Uh, sei un genio, Dancelli, un genio dei miei due co.glioni.

Ecco la casa sulla destra, ci siamo, vedo il nastro di asfalto in alto, della strada statale. Roberto non si sente più. Gli altri non so.
Penso che ci vorrebbe del pubblico, ma sono solo nella nebbia e nella pioggia fina. Arrampico senza senso questa mulattiera devastata e marcia. Il petto squarciato, la gola riarsa e la bocca che tracima saliva dagli angoli piegati in giù.

Non vorrei essere in nessun altro posto, ora.
Ascolto il respiro uscire sbranando il silenzio del bosco di Mastignaga.
Peccato stia finendo.

Ora però, trenta metri, mancano trenta metri.
Resta qui, Dancelli, bisogna pedalare ancora un po’. Dai, da bravo.
Curva a destra, ancora più pendenza, brucio fortune di zuccheri in due pedalate sfrenate. Un buco, mi impunto, poi cemento grezzo, slitto, sbando verso il muro.
Cado…see, colcazzo.
Colcazzo.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/11/2010 alle 22:36
ma chi è tim krabbe, ghé riàt dancelli....il mio claudione
grandissimo
ma scrivilo, sto libro di ciclismo

un abbraccione

mesty

 
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Livello Fausto Coppi




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Registrato: Sep 2008

  postato il 16/11/2010 alle 02:57
Bellissimo il racconto di Claudio che rende l'idea alla grande del sobbalzamento e delle sollecitazioni del pavè: non pensavo fosse una senzazione così violenta.

Ed eravamo in salita quasi a passo d'uomo: mi chiedo come dev'essere fare un tratto di pavè pianeggiante a 40 all'oracome alla Roubaix.

Per cambiare discorso, vorrei sottolineare i prodigi della letteratura, estrapolando la seguente frase:
Originariamente inviato da claudiodance
Sarò secondo, dietro Roberto. Onorevole, penso e mi viene da ridere nel fiato spezzato.


Vorrei far notare come nell'enfasi poetica il secondo posto dietro al kazzako diventi addirittura "onorevole", quando tutti ben sappiamo che nella realtà delle cose un secondo posto sul Mastignagembreg avrebbe procurato al capitano un aumento istantaneo e smisurato delle transaminasi.

La splendida preparazione del Dancelli ha scongiurato questa evenienza ed ha donato al LandoTeam una grande vittoria.

Per fortuna che Claudio c'è! Bravo, anche per il racconto...

 

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"Per aspera ad astra" Seneca o Eros Poli ... non ricordo

Ad imperitura memoria di quando, dal 4 al 14 marzo 2009, fu "Livello Sean Kelly",
queste stelline pose:

 
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Livello Fausto Coppi




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Registrato: Nov 2005

  postato il 16/11/2010 alle 08:17
fantastico davvero Claudio.

scrivi meglio di come vai in bici...e in bici non vai affatto piano.

Prafo!

 

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EROE DEL GAVIA

A 2 Km dalla vetta mi sono detto "Vai Marco o salti tu o salta lui...E' saltato lui.
Marco Pantani.Montecampione 1998

27/28/29 giugno 2008...son stato pure randonneur

!platonicamente innamorato di admin!

 
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