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Autore: Oggetto: Pensieri "Fiandrici"......

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




Posts: 4217
Registrato: Oct 2003

  postato il 05/04/2009 alle 13:14
Ieri ho scritto il ritratto di Emile Daems, era il suo compleanno. Per quel poco che vale, a chi interessa leggerlo, deve solo aspettare, perché arriverà su questo sito.
Quel che invece trovo doveroso riportare oggi, è una domanda a cui seguirà una succinta risposta. Come mai un grande corridore come Emile, al Fiandre ha sempre fallito, dopo essere stato capace di vincere a Sanremo con un’azione di eccelsa nota, il Giro di Lombardia superando asperità con connotati di pregio, di giungere al successo in tappe al Tour con azioni da finisseur in pianura, tipo a St Malo, o tapponi come a Briancon, dopo aver scalato al pari o quasi di un Bahamontes, la Bonette, il Vars e l’Izoard, o di vincere la “Roubaix”, dopo aver umiliato Rik Van Looy?

Certo, la classicissima belga Emile l’aveva vinta fra gli indipendenti, ma nell’elite suprema non è mai andato oltre ad un quarto posto.
Qualcuno dell’osservatorio, ha sostenuto che era troppo piccolo e leggero per emergere sui muri. Contesto questo giudizio perché le qualità di Daems (che potrebbe risponderci direttamente dal suo ristorante di Genval), erano troppo complete per giungere con facilità a simili conclusioni.
Va detto inoltre, che l’apparato muscolare di Emile era eccellente, non a caso sapeva scattare come pochi, era abile sulla bici, ed aveva nel suo bagaglio, pure la dote dei grandi finisseur. A ciò, accostava uno spunto veloce che diveniva più forte, dopo una corsa tirata, ed all’uopo ne sanno qualcosa Rik Van Looy, Jan Janssen e persino “maestà” Peter Post.

Eric Leman, era una otocopia fisica di Daems, piccolo e tozzo, ed ha vinto tre volte il Fiandre. In virtù dei suoi successi nelle classiche tappe per velocisti al Tour, veniva visto come uno sprinter puro. Eppure al Fiandre emergeva. Ci sono altri esempi, ma per ora bastano.

Il Fiandre dunque, lo vince un corridore forte, punto. Eric, ne è anch’egli testimonianza. L’essere inadatti per costituzione fisica, è una lettura moderna, figlia di quella specializzazione sulla quale hanno contribuito i distruttori di questa disciplina. Non li menziono perché non hanno bisogno di essere richiamati e, di conseguenza, pubblicizzati. Ed è vero che la tendenziale penalizzazione dei “piccoli” è figlia del progresso stellare della chimica e dei dogmi, non a caso si sono trasformati in scalatori persino i granatieri, mentre i più pronosticabili come grimpeur si sono confusi fra i diversi di varia taglia facenti parte la prima fascia, ma se fra questi ci fosse un fuoriclasse emergerebbe ugualmente, nonostante i dogmi. Pantani lo dimostra.
Quindi è pur vero che un piccolo e tozzo, tagliato per le classiche, se è un fuoriclasse, può correre e vincere anche il Fiandre. Se non la corre fa male, perché è conseguenza figlia dei preparatori e dei dirigenti a metà, come erano a metà, quando correvano.

Daems, non la vinse, perché nello sport, come nella vita esiste il caso e, soprattutto, la convivenza con altri fortissimi ambiziosi di medesimi traguardi. Oggi, questi fortissimi non ci sono, anche se ci divertiamo ugualmente, perché il ciclismo continua ad esistere, pur nelle sue numerose variabili. Ritornare all’antico come mentalità, prima ancora dell’ormai raggiunta garanzia delle alchimie sulle quali tornerò, rappresenta un altro successo, significa attributi e, perché no, grandezza reale, anche con un trentesimo posto.



Fiandre di religione

Vorrei che i sentieri
del mio cammino quotidiano
s’illuminassero del laico credo
di quei sassi squadrati
sulle aspre ed irriverenti pendenze
tanto brevi quanto irte per assorbire
maledizione e sopportazione

Vorrei che la tanta gente che assiste
sappia cogliere i segni dell’immane
che dovrebbero essere di tutti
dove preti corridori ed ignavi
lasciano sulle biciclette della vita
l’impareggiabile convinzione che l’essere
viene prima della sottomissione.

Vorrei che il sole
rendesse specchi quelle pietre
per ingigantire i volti scavati
tinteggiati ed ombrosi
per il fango e l’umida polvere
sollevata dai rivoli lasciati
fra gli scuri e duri ciottoli.

Vorrei che l’incanto di guardare le ruote
mentre ondeggiano cercando energia
come unico confine di sollevazione
s’impalmasse di cornici
per far dire ad ogni togato reale o figurato
quanto sia fessa la testimonianza
senza l’universale distinguo del buon senso

Vorrei che la festosità della fatica,
il sunto d’un percorso che dischiude
per chi ha occhi, cuore e cervello
l’incenso più vero dell’eguaglianza
non dimenticasse quanto l’esistenza
ci cosparga volontariamente
di quadri e di figure retoriche.

Vorrei che i Leman ed i Van Hooydonck
fossero riferimenti di collettive conquiste
lontanissimi dalle microbiche note
di chi non va oltre la miopia dei numeri,
alfieri della mirra che viene dall’umano albero
involontari pensatori d’accostare a filosofia
non barbariche accozzaglie dei principi di latta.

Vorrei che si gridasse all’effige di cultura
che sgorga a cascate di quei paesaggi,
perché nel freddo e nel plumbeo di quei cieli
s’espone un affresco su cui scorre poesia,
come un canto vissuto nel baccano
da raccogliere nei sensi intingendosi di vero
e col colore dell’intenso vivo il Giro delle Fiandre.

Morris (05/04/2009)

 

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"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
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