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Autore: Oggetto: Clement Lhotellerie e Pierre Rolland, talenti a confronto.

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




Posts: 4217
Registrato: Oct 2003

  postato il 08/03/2009 alle 23:42
Premesse.
Il ciclismo francese da anni alla ricerca di un atleta, o meglio ancora, di qualche atleta di spessore, garantibile per i GT o per le classiche, forse ha trovato un paio di spiragli di caratura maggiore rispetto a quei buoni corridori che, in tutto questo tempo, sono pure stati capaci, nelle corse di un giorno, di rendersi protagonisti e di andare, raramente, anche a bersaglio.
Conquiste comunque occasionali, “eccezioni che confermano la regola”: niente a che vedere con ciò che il pedale transalpino vorrebbe e che meriterebbe per il ruolo che recita, da sempre, in questo sport.
In questo quadro si contemplano i percorsi e le luci non fulgide di un Moreau al Tour o al Delfinato, di Guesdon alla Tours (anche se nove anni prima, aveva vinto una delle più brutte Roubaix che abbia mai visto), o delle stesse ottime qualità, nonché l’attualità, di un Sylvain Chavanel. A mio giudizio, anche in un ciclismo dove i 30 anni, sembrano essere diventati i 24-25 di un non lontanissimo ieri, il 30enne formidabile “gregario” di Boonen, non può rappresentare quella concretezza che i francesi cercano dal ritiro di Laurent Jalabert. Da quello che ho visto, solo Clement Lhotellerie e Pierre Rolland, possiedono qualità per mirare ed ambire ad una carriera superiore a quella dei citati, e giungere a registrare pagine di nota.
Il tanto reclamizzato Remy Di Gregorio, non li vale e non certo per la lieve anzianità superiore, o perché, contrariamente a loro, non ha ancora vinto una corsa (a parte una frazione dello svalutatissimo Tour de l’Avenir, chiuso per altro al 39° posto (!) e, per concessione, come sovente avviene, della classifica GPM nel Delfinato 2007). Ad un ciclista giovane, si devono perdonare errori, cedimenti e sconfitte, perché sono segmenti della crescita, ma se uno ha qualcosa di magico, o un distinguo di gran pregio, lo deve tirare fuori. Il marsigliese le più nitide azioni le ha fatte da “nessuno”, o per gentil concessione dei senatori, senza portarne a termine nessuna, ma questo, paradossalmente, è l’aspetto di minor importanza. Non l’ho mai visto battagliare guardando in faccia i più forti, sgomitando con loro in una corsa di pregio, o provare a batterli. In più, negli scontri con i due più giovani, sul terreno che più gli piace, la montagna, le ha prese. Si guardi l’arrivo del Mont Ventoux alla Parigi Nizza del 2008 e lo si prenda come uno spaccato, o un test che va oltre i semplici confini dell’occasione.
Ovviamente, mi riferivo ad un confronto prettamente transalpino, perché se dovessimo allargare i parametri agli ’85 e ’86 del resto del mondo, quindi fino ad un Andy Schleck e ad un Roman Kreuziger, il Di Gregorio uscirebbe come uno che non c’entra un tubo coi possibili di vertice. E poi, a me, per come sono fatto e per come ho visto lo sport standovi dentro, quindi non solamente come registratore di osservazioni, il marsigliese è un “lamentone”, sincronico a ciò che vogliono i pessimi dirigenti del pedale e a quella stampa che produce, per scelta o per effettivo valore, ignoranza e deviazioni. Non aggiungo altro, perché credo sia superfluo: s’è capito bene cosa intendo. Antipatia? Certo, ma pure la certezza di aver personalmente dato a tutti, anche ai per me antipatici, sempre, un giudizio tecnico e storico in linea con le loro realtà d’atleta e senza macchiare il tutto con distorsioni. Soprattutto l’onestà di non aver mai avuto timore di andare controcorrente: uno dei pochi distingui di cui sono fiero. Ma del marsigliese ho parlato anche troppo, ed il confronto lo devo e lo voglio fare, analiticamente su due che giudico più forti, uno particolarmente.

Clement Lhotellerie
Nato il 9 marzo 1986 a Charleville Mezieres, ed ivi residente. Trattasi di una località dell’estremo nord della Francia, nella Regione delle Ardenne, ad un pugno di chilometri dal confine col Belgio. Un ceppo culturale che vive intensamente il ciclismo, anche nelle sue espressioni campestri, che ama le classiche più ancora del Tour. Un tempo, in questa zona, come nell’adiacente Vallonia, si svolgevano tanti circuiti, almeno tre la settimana. Pane e ciclismo dunque. Clement ha assorbito questi richiami culturali che sanno divenire anche tecnici, come nel caso del ciclocross proiettato sul ciclismo su strada, ed ha svolto con naturalità un’intensa attività fra il fango, con ottimi risultati. A differenza della direzione culturale della zona però, sta ponendo la massima attenzione verso le corse a tappe.
Aldilà degli orientamenti personali, anche per quelle caratteristiche fisiche che, nel suo caso, tendono ad essere un estremo della media che comunemente si vuole per uno scalatore.
Ovviamente sono stime di massima, perché ogni caso è differente dall’altro, ma è ragionevole che uno che ama la salita, ed ha caratteristiche fisiche sui confini massimi di uno scalatore, debba vedere nelle corse a tappe una naturale proiezione.
Lhotellerie è alto 1, 79 metri e pesa 59 chilogrammi. Un differenziale “20” che rappresenta, appunto, un confine. Ovviamente trattasi di un dato indicativo, perché a “fare il corridore” sono tanti i fattori (primo, il “mistero” della “testa”…), ma un suo valore lo possiede. Per fare un esempio, Marco Pantani, il più grande scalatore della storia, aveva un differenziale che stava costantemente fra il 15,5 e il 17,5, anche se è pur vero che più si è bassi e minore è, tendenzialmente, la forbice altezza-peso. Altri esempi, prendendo i citati sopra (ed aspettando di trattare Rolland), Andy Schleck ha un differenziale di 19, Kreuziger 18, Di Gregorio 13, ed il numero uno delle corse a tappe (per me addirittura mondiale) Alberto Contador, 14-15. Riprendendo i dati possibili, forte dell’inconfutabile certezza di una loro conoscenza e di relativi studi già dagli anni ‘60, assai prima quindi della traduzione scientifica solo parziale di chi ne ha fatto dogmi come i santoni, il segmento antropometrico di Lhotellerie è pazzesco: 329! Ancor più sconfinante, è l’IC (indice di complessità) che è di 1,84 (quello di Pantani era 1,89). Stando dunque solo sugli aspetti più visibili, in mancanza degli ancor più probanti dati interni, Clement Lhotellerie, è un atleta che può facilmente andare in forma, come d’altronde la frequentazione del ciclocross sa garantire, ma può avere una tenuta più breve, ed essere più soggetto, per la probabilmente esagerata magrezza, a prendersi cotte o pause dovute a malanni (anche qui ci sono casi a dimostrarlo…). In questo senso, tra l’altro, va vista la radiografia della sua stagione 2008: inizio folgorante con relativa spettacolarità pronta ad evidenziare talento, guardando in faccia gli avversari più forti, e poi una costante discesa, pause e, mi si permetta, anche un certo grigiore.

Caratteristiche tecniche.
La frequentazione del ciclocross che, al pari della pista, fa bene allo stradista come il pane (alla faccia ancora una volta di taluni-troppi preparatori o santoni), ha sviluppato nel ragazzo delle Ardenne francesi, una buona capacità di lavorare in lattacido, ed alzato prima dell’allenamento normale, la sua soglia anaerobica. Le doti naturali di scalatore, in Clement, hanno quindi fatto capolino subito.
Le sue condotte e il suo modo di interpretare il ciclismo, hanno trovato rilevanza in quello che resta, per ora, lo spaccato d’esempio del potenziale del francesino, ovvero la Parigi Nizza 2008. Brillantezza, disponibilità all’attacco, pedalata fluida e composta (dote naturale), partorita da un fisico che, da quel che s’è potuto vedere, è apparso proporzionato nella lunghezza degli arti, con una postura ben posta sul mezzo e molto flessibile. Per intenderci e per fare un illustre esempio, non quella elasticità poco pronunciata, che costringeva Musseuw a mantenere alte le scapole, il collo e la testa, ed a pedalare di pura potenza (buon per lui che ne aveva tantissima…). Un Lhotelleire dunque bello sul mezzo ed anche nello scatto sufficientemente dritto e non a biscia come fa Contador (la parte davvero più brutta e meno redditizia del per me numero uno del mondo): quanto basta per capire, senza scomodare la spesso superflua galleria del vento, che la pedalata del francesino, sorretta da buone condizioni fisiche e, soprattutto, di concentrazione, può partorire delle cronometro migliori di quelle che si pensano per uno delle sue caratteristiche, fino a recuperare parte del gap in potenza, rispetto a ciò che si considera per gli specialisti. D’altronde, la potenza formidabile, è una chiave che spiega il cronoman (vedi Gonchar), ma non l’unica, ed a mio giudizio, non è tanto superiore alla buona trasmissione naturale sul mezzo di ciò che si ha. Ma su questo punto ritornerò, anche per finire un discorso che lasciai aperto su queste pagine tre anni e mezzo fa. Lhotellerie dunque, al massimo della forma, è un gran bel corridore, ma dove può arrivare?

Prospettive.
Quest’anno, Clement, ha cambiato programmi di gara e, da quanto si può evincere, pure l’allenamento invernale: poco o niente ciclocross e lavori sul fondo. Probabilmente lo vedremo meno brillante alla Tirreno Adriatico, rispetto a ciò che si è visto nella Parigi Nizza 2008, ma da aprile deve uscire dal guscio, perché uno del suo peso, non può tardare ad evidenziarsi. Se non succederà, nessuno mi toglierà dalla testa che pure su di lui sono piovuti gli stereotipi dei santoni e, visto il fisico così complicato che si ritrova, tutto questo potrebbe significare una battuta d’arresto molto grave, fino a favorire involuzione. In altre parole: una carriera molto più contenuta rispetto alle frecce che ha dimostrati di possedere. Lhotellerie, ripeto, è complesso fisicamente. A lui serve un preparatore che sappia pettinarlo, non uno che lo mortifica di fatica. Ha bisogno di lavori mirati alla tenuta, senza guardare troppo alla bilancia, ed ha altrettanto bisogno di partecipare a gare di spessore, per impostare il suo fisico verso quei GT che sono la proiezione naturale delle sue caratteristiche tecniche e, da quanto sa, anche di ambizione. In questo senso, la sua, non è la squadra ideale. Strano che non sia finito in una PT francese. Evidentemente, in lui non credono, ed effettivamente, uno come Lhotellerie, nel ciclismo di oggi, fatto sovente di eccessi, stereotipi e anche tante assurdità, è atleta ad alto rischio di flop. Ma se non si scommette su chi ha talento, su chi si deve scommettere? Su gente che 20 anni fa non sarebbe nemmeno arrivata fra i dilettanti? Mah…..

segue ….(Pierre Rolland)…

 

[Modificato il 08/03/2009 alle 23:45 by Morris]

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 08/03/2009 alle 23:56
Morris, il differenziale è calcolato peso/quadrato dell'altezza?
No perchè a me Lhotellerie viene 18,4, se i dati son corretti.
Giusto per correttezza d'informazione (E anche per avere conferma del mio Indice di Massa corporeo, scommetto che frego tutti )

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 09/03/2009 alle 00:16
Originariamente inviato da Subsonico

Morris, il differenziale è calcolato peso/quadrato dell'altezza?
No perchè a me Lhotellerie viene 18,4, se i dati son corretti.
Giusto per correttezza d'informazione (E anche per avere conferma del mio Indice di Massa corporeo, scommetto che frego tutti )


Il differenziale è calcolato sottraendo il peso ai centrimetri oltre il metro.
Dunque, nel caso di Lhotellerie è 79-59.


Edit: cos'è l'indice di complessità?

 

[Modificato il 09/03/2009 alle 00:20 by Lore_88]

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/03/2009 alle 00:29
Originariamente inviato da Lore_88

Originariamente inviato da Subsonico

Morris, il differenziale è calcolato peso/quadrato dell'altezza?
No perchè a me Lhotellerie viene 18,4, se i dati son corretti.
Giusto per correttezza d'informazione (E anche per avere conferma del mio Indice di Massa corporeo, scommetto che frego tutti )


Il differenziale è calcolato sottraendo il peso ai centrimetri oltre il metro.
Dunque, nel caso di Lhotellerie è 79-59.


Edit: cos'è l'indice di complessità?


IC o indice di complessità = peso in kg * 1000 / (altezza in centimetri)^2

Praticamente è l'indice di massa corporea (che ho calcolato prima erroneamente scambiandolo per il differenziale) diviso per 10, visto che nell'IMC si divide il peso in kg per l'altezza in metri...

 

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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 09/03/2009 alle 17:36
Bravi entrambi!

Adesso che il sito non è impallato, posso postare Rolland .....

 

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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 09/03/2009 alle 18:07
Pierre Rolland
Nato il 10 ottobre 1986 a Gien ed ivi residente. Trattasi di una piccola, ma rinomata località nella Regione del Centro, il dipartimento è quello del Loiret, per taluni davvero il cuore della Francia. Anche sua maestà Loira, il fiume francese più lungo e con una storia che ha segnato profondamente la cultura transalpina, “si permette” di impreziosire quel paesino che vive le sue specificità nella porcellana omonima. Una zona, che pur amando il ciclismo, sente forte i richiami del rugby e del calcio. Pierre, che ha scelto subito il pedale, pur avendo praticato da adolescente altri sport, come la migliore tradizione sportiva francese vuole, può considerarsi come un riferimento: è infatti il primo corridore della località, passato al professionismo.
Rolland, appare un ciclista completo nel potenziale, che non ha ancora espresso una sua preferenza definita su un versante del ciclismo: in sostanza uno che si limita a dire di voler emergere cercando di dare sempre il meglio e di prendere questa fase della sua carriera, come formativa. Fisicamente è un atleta ancora nebuloso e da sgrezzare, proprio per questo con margini di miglioramento amplissimi.
L’alfiere della Bouygues Telecom è alto 1,84 metri e pesa 67 chilogrammi. Un differenziale “17”, quindi da scalatore e leve da passista, termine sempre più ibrido, vista l’ormai avvenuta trasformazione nell’osservatorio ciclistico, che considera tale solo chi va forte a cronometro. Niente di più parziale e distorto, ovviamente.
Anche per Rolland, riprendendo i dati possibili, propongo le medesime comparazioni svolte per Lhotellerie, che presentano, per lui, un segmento antropometrico più solido, a 364, ed un IC (indice di complessità) più lontano dai confini: 1,98.
Da questi dati, sempre tenendo conto della loro parzialità, ed in mancanza dei più probanti interni, anch’essi comunque non precisi per quelle ragioni che non sono ancora spiegate a sufficienza dalla scienza, dettate da ciò che il nostro cervello è in grado di liberare, si può riscontrare una conferma dell’impatto visivo: il potenziale di Pierre è notevole, ma nebuloso. Più complicato nel raggiungimento della forma, ma più in grado di tenerla; una base tendenzialmente alta che rende più rispettose le risposte nei punti di minor brillantezza, ed una maggior reattività alle variabili che il corso ciclistico presenta. Uno scalatore, che sa difendersi sul passo e che, probabilmente, possiede un recupero migliore rispetto al collega, qui posto a confronto. Qualcuno potrebbe dire, ma è il miracolo di quei tre chili in più? Per me la risposta, sta a buoni livelli sul “sì”, in quanto un’esagerata magrezza, soprattutto per atleti dalle leve lunghe, quindi filiformi, presenta quei guai già citati e rende più sottile l’istmo che demarca l’insieme fra forza-potenza, resistenza e recupero. In sostanza, può diminuire la forza-potenza, perché non si recupera, ed anche la resistenza, per il calo delle altre due. Per guadagnare un minuto in salita, grazie al peso inferiore, c’è il rischio di spegnere o limitare col tempo questi effetti (ovviamente il riferimento verte soprattutto per le corse a tappe), poichè organicamente si soffre oltre il dovuto e si può giungere ad intaccare la stessa massa magra. Certo, al correttivo o ri-componente naturale del proprio talento fisico (e mentale, non dimentichiamolo mai) e di ciò che si può reintegrare, si può aggiungere quel doping sempre più completo, oggi addirittura strutturale, perché progressivamente saldato sul genetico, ma in un ragionamento teorico e privo di alchimie, non è assolutamente sbagliato formulare un motto-riassuntivo recitante: magri sì, ma non anoressici.
In ogni caso, aldilà di queste valutazioni prettamente teoriche, la radiografia del 2008 di Rolland è positiva, perché è partito forte e fino a tutto giugno ha saputo mantenere alto il suo rendimento. Chiaramente, quando dico rendimento, penso ad un ragazzo di ventun anni e mezzo, che non è un precoce e supremo come lo furono a quell’età un Venturelli, un Wouters, o un Merckx per citarne alcuni, ma un talento più che buono per emergere nel ciclismo di oggi.

Caratteristiche tecniche.
Mi piacque assai sul Mont Ventoux, nella scorsa Parigi Nizza. Non si scala una simile montagna a passo migliore di tanti big, a poco più di 21 anni, se non si ha qualcosa di superiore alla norma. Quel giorno, giunse nono, battuto, fra i giovani, dal solo coetaneo olandese Gesink (circa sei mesi, meno giovane di Rolland), ovvero un top per quanto riguarda il talento nell’odierno pedale. Pierre, si lasciò alle spalle tutti i francesi e, fra gli altri, lo scalatore Damiano Cunego, che dei grandi scalatori, da anni, ha solo le velleità, nonché i giovani di rilevanza per quanto riguarda le ascese (e non solo), ovvero lo stesso Lhotellerie, Kreuziger e il tanto citato Di Gregorio. Una risposta di pregio, dunque. Ma dove veramente mi colpì e mi piacque tantissimo (l’ho pure scritto su queste pagine), fu nella “Doyenne” Liegi Bastogne Liegi. Le difficoltà, la successione di quegli strappi che fanno della decana una corsa tecnicamente eccelsa, rappresentano una prova importante per un giovane e lui fu protagonista per buoni tre quarti di gara. Al Delfinato, ha poi confermato le sue qualità.
Pierre, pedala di punta ed è efficace, ma per quanto è stilisticamente in linea sotto, ha ancora da migliorare sopra, dove muove ancora troppo le spalle, nonché convincersi di poter scattare a fondo anche tenendo le mani nella parte inferiore del manubrio, perché la sua schiena è flessibile e non necessita di esercizi suppletivi, rispetto a quelli che sicuramente svolge durante l’inverno. Deve invece migliorare la posizione delle braccia e la forza di questi arti, che sono il motivo del suo ondeggiare di spalla. Non vorrei che il timore di migliorare la muscolatura degli arti superiori, che di certo non significa assumere chili, sia un freno che coinvolge chi lo prepara. Le braccia sono essenziali in salita per aiutare le gambe e lo sono anche in pianura. Paradossalmente, pur contando sempre più di quanto sia comune pensare, sono meno importanti a cronometro, visto la modificazione avvenuta nell’esercizio, con l’insorgere della variante degli spinaci. Per ora il tallone d’Achille di Rolland, è proprio la crono, per un fatto di concentrazione essenzialmente, perché difetti tecnici, a parte l’ondeggiare di spalla, non ci sono. Ovviamente deve provare di più la memorizzazione del movimento, ma col tempo, senza tante gallerie, può trovare risposte positive. Sicuramente manca in potenza, o in quei lavori di sviluppo aerobico, che gli possono garantire di correggere la potenza mancante, attraverso il numero di pedalate, ma non posso certo dire che si deve dopare….

Prospettive.
Il motore per me c’è, l’interpretazione delle corse anche, l’animosità pure. E’ un talento sicuro, ma ciò da solo non basta, serve per fare la differenza. Credo più in Rolland che in Lhotellierie, perché mi paiono diverse le cilindrate ed altrettanti diversi i margini di miglioramento. Non mi stupisce la sua cronometro di ieri alla Parigi Nizza, che è in linea con quella dello scorso anno, anzi, se si considera che era lunga il doppio rispetto al 2008, ed in gara c’era un mostro rispetto agli altri, si può persino dire che è migliore. Tra l’altro, il francesino, non è stato molto bene in queste settimane e tutto questo gli ha complicato l’avvicinamento. Lo aspetto nella tappa che si conclude sul De Lure e, come per tutti gli altri “baby”, non guardo alle vittorie, ma ai comportamenti. Da quanto ne so (tra l’altro si può pure presumere), Pierre, non è veloce, quindi non sarà mai un cacciatore di traguardi, ma le vittorie di pregio le può cogliere ugualmente, perché ha mezzi a sufficienza. Intanto oggi, fra i francesi che sono prof, lo vedo con le vestigia di speranza e prospettiva, migliori o più nitide. Spero solo che curi se stesso sulla strada, a testa bassa e con tanta volontà, lasciando la lingua, a parte l’uso corrente che se ne fa in vita, eventualmente per graffiare quei dirigenti che sono di gran lunga la causa principale dei mali di questo sport. I colleghi, gonfiati 40 o 100 non ha importanza, pensi a batterli sull’asfalto, senza lamentarsi se non vi riesce.

Morris

 

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Amministratore




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  postato il 09/03/2009 alle 19:48
Originariamente inviato da Morris

Credo più in Rolland che in Lhotellierie


Nooooooooooooo, io tifavo per Clementino

Maurizio, mi sa che questi confronti one-to-one ci conviene "rubarli" al Forum per metterli direttamente in home, visto quanto sono interessanti!!!

Ad ogni modo, grazie per aver colto al balzo la mia richiesta dell'altro giorno e per averla trasformata in questa pagina che sarà divorata da chi ama davvero il ciclismo.

 

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Amarti m'affatica, mi svuota dentro
qualcosa che assomiglia a ridere nel pianto
Amarti m'affatica, mi dà malinconia
che vuoi farci, è la vita... è la vita, la mia

(Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping)

 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 09/03/2009 alle 20:18
Caro Marco, mi spiace per Clementino, ma posso essermi sbagliato su tutta la linea, in considerazione dei pochi dati e di una visione totalmente televisiva. Dal vivo, nonostante i caschi odierni (sia chiaro, importanti ed insostituibili per carità) è tutta un’altra cosa. In fondo, tanto tempo fa, i talenti nei vari sport della mia polisportiva, li scoprivo così, con l’occhio prima ancora del cronometro.....

Comunque "Lotteria" viene alla Tirreno e, magari proprio da lì....batterà un colpo.....al sottoscritto.....

Sull’home, fai un po’ tu......li ho scritti in fretta e ci sono dei refusi.....

Adesso attendo al varco Gesink, Kreuziger, ed uno che mi piace un sacco, Rigoberto Uran......

Ciao ciclista dalla pedalata rotonda, praticamente appiccicata....

 

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Livello Hugo Koblet




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  postato il 09/03/2009 alle 21:02
Morris mi fai venire una gran voglia di farti uno scattino, chissà che valutazioni faresti su di me...niente a che vedere con le mezze cartucce di cui sopra...
a parte gli scherzi, in effetti la stagione precedente soprattutto di Lhotellerie (ma anche Rolland si è praticamente visto solo fino a Giugno) è stata particolarmente breve, dal tuo articolo vedo che ne dai la colpa ai rischi dell'eccessiva magrezza. Io ho sempre pensato che una della stimmate del campione sia il fatto che tendenzialmente lo si vede tutta la stagione, o meglio, che, dopo le eventuali pause, riesce a riproporsi davanti senza troppi giorni di allenamento alle spalle.
Ad esempio, ho sempre notato che quelli che d'inverno alla ripresa degli allenamenti te li ritrovavi quasi subito brillanti poi duravano paradossalmente di più lungo l'arco dell'anno, mentre chi cominciava ad andare forte con più giorni di allenamento, in genere tendeva a spegnersi prima, e tutto ciò a prescindere dalla costituzione fisica.
Ho sempre pensato che questo sia dovuto al fatto che a chi ha un motore migliore basti un 70-80% della condizione per trovarsi davanti e riesca a gestire meglio le forze lungo la stagione. Perciò ho sempre dubitato dei corridori da due-tre mesi (a parte l'eccezione Armstrong che è un capitolo a parte).
Poi mi piacerebbe conoscere la tua opinione, ma ci vorrebbe un altro 3d su Contador, che per me è uno dei cronoman più atipici della storia del ciclismo. Non sono molti anni che seguo il ciclismo, ma non ho mai visto uno che in salita ha una pedalata così "leggera", mulinante, trovarsi così bene a cronometro. Idem per la preferenza atletica allo scatto e alla variazione di ritmo, che di solito non preannuncia grandi qualità nelle prove contro il tempo.
E' tutta una questione di grandi qualità e attitudine all'esercizio in soglia e fuori soglia?

 

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su tutte le cime
v'è pace.

(Goethe)

 
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Moderatore




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  postato il 10/03/2009 alle 01:19
Io, vista la Liegi dello scorso anno, "Pierrot" me lo son preso al fantaciclismo...

 

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Mario Casaldi - Cicloweb.it

CICLISTI
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
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Livello Alfredo Binda




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  postato il 10/03/2009 alle 03:04
Dunque ecco gli scalatori (max 23 anni) del futuro secondo nel mio ordine

1) A. Scleck (ma e' gia' presente)
2) Francesco Masciarelli
3) Gesink
3) Rolland
4) Lhotellierie

Kreuziger e Rigoberto secondo me non sono scalatori puri.

Che differenziale ha Masciarelli ?

 
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Livello Rik Van Looy




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  postato il 10/03/2009 alle 14:54
Ciao Morris! Finalmente torni a scrivere di ciclismo!
Beh anche io aspetto al varco Lhotellerie e Uran, su Rolland non mi pronuncio ma sembra più futuribile del suo connazionale, il venezuelano è più completo di entrambi!

 
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Livello Fausto Coppi




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Registrato: Jun 2005

  postato il 10/03/2009 alle 18:28
Riguardo alle doti allo sprint e al cronometro di Rolland: mi son ricordato (e ho controllato, quindi confermo) che l'anno scorso vinse lo sprint di gruppo (ristretto) nella tappa vinta da Veikkanen su Lhotellerie. Uno sprint serio, visto che era valido per il 3° posto (cioè, abbuoni, infatti se non mi sbaglio è finito davanti a Rebellin)
Inoltre scorgo un 9° posto a una crono nel circuito della Sarthe, davanti a passisti come Gusev, e un più indicativo 35° al Delfinato, in una crono piatta e molto lunga (stravinta da Leipheimer). Mica male per un 22enne che non dovrebbe avere velleità contro il tempo.

Insomma, quando è in forma, se la cavicchia ovunque il ragazzo.

 

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...E' il giudizio che c'indebolisce.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/03/2009 alle 18:55
Originariamente inviato da Morris

Premesse.
Strano che non sia finito in una PT francese. Evidentemente, in lui non credono, ed effettivamente, uno come Lhotellerie, nel ciclismo di oggi, fatto sovente di eccessi, stereotipi e anche tante assurdità, è atleta ad alto rischio di flop. Ma se non si scommette su chi ha talento, su chi si deve scommettere? Su gente che 20 anni fa non sarebbe nemmeno arrivata fra i dilettanti? Mah…..

segue ….(Pierre Rolland)…

A torto o ragione , le squadre francesi fanno della pulizia una regola (al contrario di altre squadre) , c'e' un motivo per cui Lhotellerie ha sempre corso in squadre estere..
Tra l'altro era stato stagista al Credit Agricole..
Mi trovo piu' d'accordo sulla tua analisi su Rolland
Assieme a Di Gregorio (un piccolo Virenque , stesso carattere , migliore a cronometro , meno forte in salita) e Coppel (il primo anno era d'ambientamento , quest'anno fara' gia' vedere qualcosa) sono il futuro immediato per le corse a tappe in francia
In attesa di LeBon (per ora 3 gare.. 2 vittorie un secondo posto)

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/03/2009 alle 19:01
Sono molto curioso di vedere se Coppel è quel "fenomeno" che dicono.
(sarebbe l'ultimo di una lunga serie di "fenomeni" francesi....).
Passeron, "il nuovo Jalabert", intanto è scomparso.

Se Morris stima Lhotellerie e Rolland inizierò a seguirli con attenzione, ma finora non mi hanno impressionato molto.


 
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Livello Roger De Vlaeminck




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  postato il 10/03/2009 alle 19:07
Mi ispira Lhotellerie. Un fisico per la salita.

 

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  postato il 10/03/2009 alle 21:32
Originariamente inviato da Ottavio

Passeron, "il nuovo Jalabert", intanto è scomparso.


Ho parlato recentemente con Aurélien, chiedendogli se dopo la mancata affiliazione del Team H2O fosse riuscito a trovare qualche altra squadra. Mi ha confermato che è rimasto a spasso, anche perché tutti i manager che sono interessati a lui hanno - con gli organici già formati - problemi di budget che non gli consentono di aggiungere un tassello ai loro team.
Vero che lo scorso anno in maglia Saunier Duval non fece vedere chissà cosa, ma essendo un '84 spererei di vederlo di nuovo in gruppo tra qualche tempo, anche perché tra gli ultimi anni da dilettante e il primo da pro' (con l'Acqua&Sapone) fece vedere davvero buone cose (vinse 2 corse, una tappa a Burgos e il GP Carnaghese, mica male).

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/03/2009 alle 21:58
Devo dire che a me questo Lhotellerie non sembra uno dei protagonisti assoluti dei prossimi anni.
Fin qui si è visto solo con azioni a lunga gittata, venendo per altro sempre battuto da corridori mediocri come Carlstrom, Auge e Perez Gil, onesti gregari di cui un corridore di gran talento, anche se giovane, dovrebbe fare un sol boccone. Il coraggio certo non gli manca, ma per stabilire che possa essere qualcosa di più che un altro Voeckler aspetterei.

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 10/03/2009 alle 23:20
Originariamente inviato da trifase

Dunque ecco gli scalatori (max 23 anni) del futuro secondo nel mio ordine

1) A. Scleck (ma e' gia' presente)
2) Francesco Masciarelli
3) Gesink
3) Rolland
4) Lhotellierie

Kreuziger e Rigoberto secondo me non sono scalatori puri.

Che differenziale ha Masciarelli ?



Da quello che so, Francesco Masciarelli ha un differenziale 16 (1,70 x 54 kg), quindi un segmento antropometrico di 317, ed un indice di complessità pari a 1,87.

Alcuni chiarimenti....
Ovviamente non era mia intenzione giudicare, vista la menzione sulle realtà di Lhotellerie e Rolland, i vari Schleck, Kreuziger, Gensink Uran, dei semplici camosci. Erano solo accostamenti fra i giovani più interessanti, non tutti, tra l’altro...

Inoltre non dobbiamo dimenticare che secondo questi dati, se facciamo confronti con le concezioni di chi li ha sfornati, quindi poco meno di mezzo secolo fa (perché sia chiaro, non sono stati i santoni i primi a fare studi sul fisico dei ciclisti…), oggi sarebbero tutti degli scalatori. Per chiarire meglio porto dei confronti per tipologia che ci riassumono.....talune metamorfosi......della storia del ciclismo.
A premessa, si considerava prototipo di scalatore un atleta con un IC entro il limite di 2,25; di passista da 2,26 a 2, 40; di velocista oltre i 2,40.....

Federico Bahamontes (1,74 x 65kg) IC (2,14) Segmento Antropometrico 373

Charly Gaul (1,73 x 64kg) IC (2,14) SA (370)

Imerio Massignan (che non a caso chiamavano “Gamba Secca) IC (2,0), SA (352).

Jean Robic (1,58 x 56kg) IC (2,24) SA (354)

Jacques Anquetil (1,75 x 69kg) IC (2,25) SA (394)

Roger Riviere (1,75 x 72kg) IC (2,35) SA (411)

Gino Bartali (1,71 x 66kg) IC (2,25) SA (386)

Fausto Coppi (1,77 x 72 kg) IC (2,29) SA (407)

Eddy Merckx (1,82 x 74kg) IC (2,23) SA (407)

Rik Van Looy (1,77 x 75kg) IC (2,39) SA (423)

Rik Van Steenbergen (1,84 x 84kg) IC (2,48) SA (456)

Miguel Indurain (1,88 x 78kg) IC (2,20) SA (414)

Jan Ullrich (1,83 x 72) IC (2,03) SA (393)

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/03/2009 alle 23:31
Hanno tutti un differenziale brevissimo...
Sbaglio o all'epoca il recupero prevaleva sulla leggerezza nell'influenza sulle prestazioni?

 

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...E' il giudizio che c'indebolisce.

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 11/03/2009 alle 00:26
Originariamente inviato da Subsonico

Hanno tutti un differenziale brevissimo...
Sbaglio o all'epoca il recupero prevaleva sulla leggerezza nell'influenza sulle prestazioni?


Scusami Sub, se sarò stringato e pure un po' ermetico, ma sto rispondendo sopra, ed ho un sonno che non so se mi consentirà di finire...

Comunque, il recupero era il prodotto, non calcolato, di una mentalità diversa, senza l'incidenza fuorviante dei medici, non ancora divenuti santoni. Mi spiego. C'era un calendario meno fitto, ma le corse le si viveva anche come allenamento, perchè il "manico" lo impugnavano i direttori sportivi (allora più allenatori di oggi) e i corridori (allora più autonomi di oggi). Il motto era correre, per farsi vedere, per sfidarsi, per trovare l'accasamento. Una fuga aveva un suo valore, anche se era seguita da una cotta. Fuori dalle gare, i ciclisti si allenavano, ma non come oggi, dove per mettere a punto motori con un sacco di CV in più, sono costretti a seguire sempre come formichine certi processi, anzi certi dogmi. Nel ciclismo (come negli altri sport) di un tempo, pur essendoci il doping nella quasi totalità come nell'odierno (checchè ne dicano gli ingenui), non era così complesso e trasformante: si limitava ad alzare la soglia della fatica. Avere delle riserve era determinante, anche perchè le strade erano pessime... Poi sono arrivati quei dottori che, per prendere possesso dello sport, avevano bisogno di portare l'unica cosa che, relativamente all'allenamento e alla preparazione per l'agonismo, conoscono meglio di un normale insegnante di educazione fisica: il farmaco e le di questi tipologie più adatte ad alterare il corpo.
I camici bianchi hanno poi fatto il resto, in ogni dove, con la complicità e la copertura dei dirigenti ai livelli più ampi dello sport.
Sapendo, ma lo sa anche Annibale Concimati garzone di bottega, che la leggerezza favorisce le prestazioni in salita, hanno cercato davvero tutto, per aggiungere la loro firma anche lì. Spesso dimenticando che ci sono dei limiti anche.... nella magrezza...
Il nuovo e già vigente doping, quello genetico, che sarà introvabile ancora per lustri, fortunatamente (si fa per dire...), almeno il problema dell'incisione sulla massa magra, lo risolverà....
Ovviamente il ciclismo, che vive sulla confusione mentale (eufemismo) dei suoi dirigenti e del suo ambiente tendenzialmente pollo, nonchè sicuramente poco acculturato, di tutto sto scombussolamento, ne capisce sempre meno....Aspetta che i Comitati Olimpici, sulla spinta dei soliti camici bianchi invisibili, gli offrano qualcosa da......

Ciao!

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 11/03/2009 alle 00:46
Originariamente inviato da herbie

Morris mi fai venire una gran voglia di farti uno scattino, chissà che valutazioni faresti su di me...niente a che vedere con le mezze cartucce di cui sopra...
a parte gli scherzi, in effetti la stagione precedente soprattutto di Lhotellerie (ma anche Rolland si è praticamente visto solo fino a Giugno) è stata particolarmente breve, dal tuo articolo vedo che ne dai la colpa ai rischi dell'eccessiva magrezza. Io ho sempre pensato che una della stimmate del campione sia il fatto che tendenzialmente lo si vede tutta la stagione, o meglio, che, dopo le eventuali pause, riesce a riproporsi davanti senza troppi giorni di allenamento alle spalle.
Ad esempio, ho sempre notato che quelli che d'inverno alla ripresa degli allenamenti te li ritrovavi quasi subito brillanti poi duravano paradossalmente di più lungo l'arco dell'anno, mentre chi cominciava ad andare forte con più giorni di allenamento, in genere tendeva a spegnersi prima, e tutto ciò a prescindere dalla costituzione fisica.
Ho sempre pensato che questo sia dovuto al fatto che a chi ha un motore migliore basti un 70-80% della condizione per trovarsi davanti e riesca a gestire meglio le forze lungo la stagione. Perciò ho sempre dubitato dei corridori da due-tre mesi (a parte l'eccezione Armstrong che è un capitolo a parte).....


Caro Herbie, il tuo intervento è stimolante. Confesso che dovrò trattenermi molto nella risposta, per motivi che non ti sfuggiranno, magari recupereremo dal vivo, in una conviviale di Cicloweb.....

Certo che se il tuo scatto fosse della medesima intensità dei quesiti che qui poni, potrei scrivere a lungo....

Dunque, su Lhotellerie, tutto quello che scrivi è vero, ma va pure detto che d’inverno aveva corso nel cross. Ciò che di lui mi preoccupa di più, è, appunto, la magrezza esagerata, ma vi ritornerò dopo. Su Rolland, il discorso non lo porrei, perché a ben vedere, ha corso tantissimo per un giovanissimo di oggi. Potremmo dire, senza esagerazioni, quei fatidici sette mesi, che erano il confine del ciclismo precedente l’asfissia dei santoni, anzi, permettimi, dei medici, diciamo gli anni ’80 e lo ha fatto senza soluzioni di continuità. Ha iniziato nel Tour Down Under, in Australia, a metà gennaio, che è stata nel complesso la sua manifestazione più grigia, anche se ogni tanto, prima di una caduta, lo si era visto tentare qualche sortita. Ha poi finito la stagione con le Olimpiadi dove si è ritirato, ma a fine luglio, nel Giro di Vallonia, senza uscire quasi mai dai primi trenta, ed arrivando sempre coi tempi dei migliori, ha vinto la classifica dei giovani. Diciamo, una condotta anche lì non male. Dopo il Delfinato, tra l’altro, è pur sempre giunto 6° nel Campionato francese. Correva ieri come oggi in una PT, quindi è uno di quei ragazzi che s’è confrontato sempre coi cast di spessore, ovviamente con meno possibilità di cogliere piazzamenti di rilevanza statistica.

Bene, qui però devo fare una precisazione che può pure considerarsi una premessa: oggi, al ciclismo, non giungono gli atleti potenzialmente migliori, sia in Italia che all’estero, perlomeno per quei paesi che hanno tradizione. Si sono modificati enormemente i processi che portano alla scelta dello sport, ed il ciclismo, per quanto ancora popolarissimo là dove c’è sempre stato, nonché decisamente più diffuso in paesi che fino a meno di venti anni fa non contemplavano questa disciplina come professionistica, si trova in condizioni di stimolare di meno i ragazzi. Il peso del guadagno facile del calcio, non è un fenomeno solo italiano, idem il divertimento che il calcio può garantire rispetto alla fatica pressoché immediata del ciclismo. A ciò si deve aggiungere il pericolo sempre più forte che il ciclismo contempla su ogni strada, nonché la considerazione, frutto di idiozia di massa che sia la disciplina delle alchimie, del doping siamese, delle figure che drogano i bambini, quando nella realtà ha solo dirigenti che, per scelta o perché proprio non ne hanno, da altre parti farebbero gli uscieri o le pulizie delle toilette, ed un ambiente, quello sì, con uno spessore culturale più basso della media. Lo stesso sviluppo delle strutture e infrastrutture sportive, che in ogni stato, a vari livelli si riscontra, allargando l’offerta, ha aumentato le variabili e le incidenze sulle scelte. Tutti questi aspetti hanno prodotto nell’intorno degli atleti, quindi ovviamente anche su quelli potenzialmente migliori, dei veri e propri filoni che hanno inciso sulle psicologie e le risultanze, in ottica ciclistica, sono inversamente proporzionali allo sviluppo socioeconomico del paese in cui vivono. In sostanza è più facile trovare un ciclista-atleta di grosso percentile su un paese economicamente meno forte, piuttosto che un paese di tradizione ciclistica, guarda caso sempre o quasi coincidente, con nazioni economicamente tra le più forti. In questo contesto, per la Spagna, il discorso è un po’ diverso, per storia, morfologie, senza dimenticare il peso che ha gravato sui pilastri dell’economia spagnola, la non ancora lontanissima dittatura.

Tendenzialmente dunque, il nostro stesso concetto di talento, va rapportato ad una base nuova su cui concepirlo; un’area meno brillante, rischiosa nei confronti coi prototipi di tempi passati, anche per il secondo parametro peculiare sul quale dobbiamo necessariamente ed intimamente rapportarci: la modificazione enorme che la scienza applicata allo sport ha imposto, tanto quella dopante, stragrande maggioranza (!) diretta ed indotta, quanto quelle minoritarie, di cui la prima, si basa sulle scoperte pure delle nuove metodologie di allenamento, dei regimi alimentari e di “stimolazione naturale” e la seconda, contempla tutti quei processi misto-dopanti senza essere considerati tali, che, dal larghissimo pianeta dell’integrazione fisica, avviano nel tempo segmenti di trasformazione sul corpo, ed incidono, anche se non in maniera determinante sulla mente.
Il talento c’è ancora, non morirà mai, farà sempre la differenza, perché sta soprattutto su quel cervello che è conosciuto pochissimo: un nono per alcuni, un ottavo per altri e che, nel silenzio di chi dovrebbe far circolare anche queste notizie, un gruppo di scienziati australiani, novelli Vasco de Gama, Cristoforo Colombo ecc., sta mappando. Ma è un talento che si farà sempre più fatica a definire nelle quantità, al netto dei segmenti imposti ed indotti da chi opera sugli atleti, nonché per le trasformazioni d’obiettivo e/o spesso dogmatiche degli stessi. Ecco perché oggi sono rarità, per non dire fantasie come quelle dei tapiri nel centro di Milano, vedere corridori che corrono da febbraio a novembre (un tempo il ruolo di chiusura spettava all’atteso e prestigioso Trofeo Baracchi il 4 novembre).

Segue..... (sono cotto, ma proseguirò domani)

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 11/03/2009 alle 00:58
Originariamente inviato da trifase

Dunque ecco gli scalatori (max 23 anni) del futuro secondo nel mio ordine

1) A. Scleck (ma e' gia' presente)
2) Francesco Masciarelli
3) Gesink
3) Rolland
4) Lhotellierie

Kreuziger e Rigoberto secondo me non sono scalatori puri.

Che differenziale ha Masciarelli ?


visto che si parla di giovanissimi, mi viene in mente anche l'olandese Bauke Mollema ( è del novembre 86!), vincitore del Tour de l'Avenir 2007 e 7° al Deutschaland Tour 2008.

 
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Livello Gino Bartali




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  postato il 11/03/2009 alle 12:39
A me piace di piu Rolland fra i 2
In generale credo che, a parte i citatissimi Schleck e Kreuziger, sia Uran quello a far piu paura per il futuro

 

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Livello Roger De Vlaeminck




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  postato il 11/03/2009 alle 14:45
Anche Fabio Andres DUARTE AREVALO promette bene.

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 12/03/2009 alle 01:10
Prima di tornare ai quesiti di Herbie, rispondo a Forzainter....

Originariamente inviato da forzainter

Originariamente inviato da Morris

Premesse.
Strano che non sia finito in una PT francese. Evidentemente, in lui non credono, ed effettivamente, uno come Lhotellerie, nel ciclismo di oggi, fatto sovente di eccessi, stereotipi e anche tante assurdità, è atleta ad alto rischio di flop. Ma se non si scommette su chi ha talento, su chi si deve scommettere? Su gente che 20 anni fa non sarebbe nemmeno arrivata fra i dilettanti? Mah…..

segue ….(Pierre Rolland)…

A torto o ragione , le squadre francesi fanno della pulizia una regola (al contrario di altre squadre) , c'e' un motivo per cui Lhotellerie ha sempre corso in squadre estere..
Tra l'altro era stato stagista al Credit Agricole..
Mi trovo piu' d'accordo sulla tua analisi su Rolland
Assieme a Di Gregorio (un piccolo Virenque , stesso carattere , migliore a cronometro , meno forte in salita) e Coppel (il primo anno era d'ambientamento , quest'anno fara' gia' vedere qualcosa) sono il futuro immediato per le corse a tappe in francia
In attesa di LeBon (per ora 3 gare.. 2 vittorie un secondo posto)


Da ciò che scrivi, si deve dedurre che nelle squadre francesi non ci siano dopati e che Lhotellerie, invece, lo sia.
Pulizia, che lo si voglia o meno, nel ciclismo significa doping, anche se uno non si lava dai tempi di Quinto Fabio Massimo, il “temporeggiatore”. D’altronde dopo aver definito Andy Schleck “Biafra”, legando la sua “denutrizione”, a pratiche sospette, il tuo intervento era perfino scontato. Ti ricordo, e se non credi a me, puoi chiederlo a qualsiasi medico, che per giungere a livelli di magrezza esagerati e pericolosi, non c’è bisogno di ricorrere al doping. Tra l’altro gli anoressici esistono, non sono il sogno pesante di qualche farfallina televisiva: un tempo questa malattia colpiva praticamente le sole donne, oggi gli uomini anoressici sono in esponenziale aumento e, per quanto mi riguarda, chiunque abbia conosciuto, uomo o donna che fossero, soprattutto quelli per i quali da amministratore pubblico ho dovuto firmare per il loro ricovero coatto, ha mai fatto uso di pratiche chimiche.
Che nello sport, medici senza scrupoli, opportunisti, o semplicemente ignoranti, abbiano preso alla lettera una legge della fisica ed educato atleti e tecnici (eufemismo), verso la ricerca spasmodica oltre ogni limite della magrezza, fino a rompere i metabolismi e creare un nuovo filone in direzione dell’anoressia e, nel dopo lo sport, all’incontro con la bulimia, è un altro dato. Ma anche qui, sovente senza nemmeno incorrere su pesanti pratiche dopanti. E che poi un certo allenatore (eufemismo), proprio da te lodato come il migliore, nella realtà “conta etichette di vittorie che non contano assolutamente un tubo” da porre sull’ammiraglia, sia riuscito a diffondere in un ambiente culturalmente poco più che elementare, la dieta delle carote, rovinando la vita (ed io ne so qualcosa) a quegli atleti che lo seguivano, ma non avevano “il fisico” per poterla sopportare, è un altro dato di fatto. Anche qui però, non è detto ci fosse il doping: prima di questa eventuale pratica, ci stava la cogl.ioneria, la caz.zoneria, l’ignoranza.
Ho sempre combattuto i dogmi, perché arrivano spesso a creare flagelli. Nello sport che è un’attività che esalta fisico e mente, dimenticare la diversità di ogni singolo, attraverso il superamento costante o esagerato dei comunque esistenti comuni denominatori, è da macellai. L’atleta in questo contesto è solo vittima, perché è il più disarmato. Ascolta, segue quello che gli viene propinato, perché riconosce nell’intorno le figure professionali che lo assistono. Ci vuole uno spessore non comune, potrei dire eccezionale, e/o persino incoscienza, per seguirsi in maniera totalmente autoctona. Non capirlo, significa azzerare con l’ipocrisia quello che ci circonda, la stessa organizzazione della società e sarebbe come dire che è responsabilità del singolo commissionante, se il falegname usa per gli infissi di casa, del legno truciolato ricoperto di carta adesiva raffigurante il “pino di Svezia”. Esistono le professionalità? Bene, allora le si paghi per quello che sanno fare, ma le si faccia pure pagare per le responsabilità che hanno nell’aver compiuto e seminato errori ed orrori.
Detto questo, se la Credit Agricole aveva le prove che la magrezza di Lhotellerie, era anche frutto di alchimie dopanti, come squadra francese, doveva imporre al ragazzo altre strade o denunciarlo. Se, invece, le realtà di Clement, le considerava frutto di errori e di esagerazioni, poteva imporgli un cambiamento di direzione, affidandolo completamente allo staff del suo status “di società che fa della pulizia una regola”. Non ha fatto nulla di tutto questo, quindi con molta benevolenza sono costretto a dire che non credeva nelle possibilità e nel talento di Lhotellerie.
Ovviamente, devo aggiungere, che nell’ipotesi comunque tutta da dimostrare, che le società ciclistiche francesi, siano più pulite delle decine e decine di altre di altri paesi, solo perché a monte c’è una lotta al doping più seria, allora ci devono spiegare perché, con tutti quei soldi che hanno da spendere, non mettono nelle voci di spesa, qualche migliaia di euro per denunciare pubblicamente, a mo’ di stampa, la discrepanza di trattamenti fra i propri atleti ciclisti e quelli di altre discipline dello sport transalpino, da parte di un organismo che, come in ogni altro angolo della terra, si mostra bacchettone e ligio al ruolo solo col ciclismo, mentre sul resto è genuflesso, per non dire involontariamente ridicolo. Non a caso, come in ogni dove della terra, l’antidoping francese, si guarda bene dal rompere le scatole ai reggenti del dopaggio, nuoto e calcio. Queste cose le ho dette in Francia, ed ho visto occhi bassi e qualche cenno di consenso, abbastanza per poter scrivere che non erano atteggiamenti ligi ai doveri dell’ospitalità. E poi, visto che il francese lo conosci e ti interessi tantissimo di calcio, vai a ricercare dove è finita quella importante signora del ministero che ti puoi immaginare, dopo quello che dichiarò a proposito dei controlli antidoping sui mondiali pallonari del 1998.
Una nazione che vince medaglie olimpiche nel nuoto, sta all’antidoping come l’olio nell’acqua: non è esempio di nessun tipo di pulizia. Punto.
Su Di Gregorio nuovo Virenque, non ho nulla da dire, sono opinioni o scommesse. Quello che mi auguro, è che se deve diventare qualcuno come lo era Virenque, lo faccia prendendone anche la mentalità dopo il traguardo. Quindi di non dire, in caso di secondo posto, di essere stato battuto da un dopato, se terzo, da due …. e quindicesimo da quattordici. Certo, questo tipi di soggetti mi stanno enormemente sul glande: in carriera tutti quelli che belavano simili lamenti, erano più sporchi della popò……poi magari venivano adorati e promossi a ranghi dirigenziali, da chi viene considerato credibile…..
Su Jerome Coppel, niente da dire: opinione o scommessa.
Mentre su Johan Le Bon, sarei molto più cauto. La storia del ciclismo è piena di juniores “hors categorie” e poi dei modesti nel ciclismo vero, quello dei professionisti...

Ciao!

 

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Livello Hugo Koblet




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  postato il 12/03/2009 alle 07:51
sono del tutto d'accordo con Morris sulla assoluta dannosità dei sistemi di preparazione indiscrimintati, applicati allo stesso modo ad atleti con fisico, caratteristiche e peculiarità organiche (immunologiche, soprattutto) totalmente diverse. Aggiungerei che questa è una tara della classe medica più in generale, che negli ultimi anni ha aquisito una notevole specializzazione riguardo ai protocolli terapeutici, ma una assai maggiore superficialità nel valutare le caratteristiche fisiologiche peculiarissime di ciascun paziente, rispetto ai medici di vecchia impostazione (e parte il fatto che in questa standardizzazione dei sistemi di cura - e di preparazione sportiva- ha una notevole parte chi sulla vendita sistematica di un certo farmaco ci guadagna cifre che ,una volta fatto adottare il farmaco, aumentano esponenzialmente).
Nel caso specifico della "magrezza da Biafra" di molti corridori farei alcune osservazioni.
Da qualche anno c'è moda del "preparato dimagrante": polverine a base di erbe e altro che hanno un elevato potere di bruciare i grassi lasciando intatta(?) la massa magra. Certo questi prodotti, per lo più a base di sostanze naturali, sono di giovamento per chi ha dei chili in sovrappeso, ma per atleti professionisti di una specialità che dovrebbe essere prevalentemente aerobica come il ciclismo, non mi pare l'ideale. Il problema è che sempre più il disegno dei percorsi favorisce chi riesce a fare la differenza su pochi km. di salita, e l'attaggiamento del corridore "moderno" tende a privilegiare il maggior rendimento con il minor tempo possibile di sforzo (gli ormai scontati e stucchevoli tre-quattro km. a tutta sull'arrivo in salita). Secondo me non si capisce che atleti così magri, a fronte di un guadagno di uno-due minuti su un arrivo in salita di dieci km., si espongono a sbalzi di prestazione molto pericolosi nel caso che si riproponessero dei "tapponi" all'antica con più salite lunghe e dure dove qualcuno avesse la lungimiranza e il coraggio di organizzare attacchi a lunga gittata con altre squadre.
Ma se una corsa come il Tour dove tradizionalmente quei due chiletti in più nelle tappe alpine e pirenaiche della terza settimana tornavano preziosissimi sta cominciando a proporre dei percorsi da under 20 a dir poco pensando che sia così semplice sconfiggere il doping.... Perchè allora non fare 20 kermesse? Poi magari ritorneranno di moda gli steroidi anabolizzanti...

 

[Modificato il 12/03/2009 alle 07:54 by herbie]

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su tutte le cime
v'è pace.

(Goethe)

 
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  postato il 12/03/2009 alle 14:19
Ragazzi, anche se sto trovando molto interessanti le riflessioni qui postate, vi vorrei chiedere di non esondare dal tema del thread. Diciamo che abbiamo esaminato in qualche modo anche l'aspetto "dark" del confronto, ma lascerei che questo thread ci parlasse di ciclismo e non di doping.

 

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Amarti m'affatica, mi svuota dentro
qualcosa che assomiglia a ridere nel pianto
Amarti m'affatica, mi dà malinconia
che vuoi farci, è la vita... è la vita, la mia

(Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping)

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 12/03/2009 alle 19:47
Originariamente inviato da Morris

Da ciò che scrivi, si deve dedurre che nelle squadre francesi non ci siano dopati e che Lhotellerie, invece, lo sia.
Pulizia, che lo si voglia o meno, nel ciclismo significa doping, anche se uno non si lava dai tempi di Quinto Fabio Massimo, il “temporeggiatore”. D’altronde dopo aver definito Andy Schleck “Biafra”, legando la sua “denutrizione”, a pratiche sospette, il tuo intervento era perfino scontato. Ti ricordo, e se non credi a me, puoi chiederlo a qualsiasi medico, che per giungere a livelli di magrezza esagerati e pericolosi, non c’è bisogno di ricorrere al doping. Tra l’altro gli anoressici esistono, non sono il sogno pesante di qualche farfallina televisiva: un tempo questa malattia colpiva praticamente le sole donne, oggi gli uomini anoressici sono in esponenziale aumento e, per quanto mi riguarda, chiunque abbia conosciuto, uomo o donna che fossero, soprattutto quelli per i quali da amministratore pubblico ho dovuto firmare per il loro ricovero coatto, ha mai fatto uso di pratiche chimiche.
Che nello sport, medici senza scrupoli, opportunisti, o semplicemente ignoranti, abbiano preso alla lettera una legge della fisica ed educato atleti e tecnici (eufemismo), verso la ricerca spasmodica oltre ogni limite della magrezza, fino a rompere i metabolismi e creare un nuovo filone in direzione dell’anoressia e, nel dopo lo sport, all’incontro con la bulimia, è un altro dato. Ma anche qui, sovente senza nemmeno incorrere su pesanti pratiche dopanti. E che poi un certo allenatore (eufemismo), proprio da te lodato come il migliore, nella realtà “conta etichette di vittorie che non contano assolutamente un tubo” da porre sull’ammiraglia, sia riuscito a diffondere in un ambiente culturalmente poco più che elementare, la dieta delle carote, rovinando la vita (ed io ne so qualcosa) a quegli atleti che lo seguivano, ma non avevano “il fisico” per poterla sopportare, è un altro dato di fatto. Anche qui però, non è detto ci fosse il doping: prima di questa eventuale pratica, ci stava la cogl.ioneria, la caz.zoneria, l’ignoranza.
Ho sempre combattuto i dogmi, perché arrivano spesso a creare flagelli. Nello sport che è un’attività che esalta fisico e mente, dimenticare la diversità di ogni singolo, attraverso il superamento costante o esagerato dei comunque esistenti comuni denominatori, è da macellai. L’atleta in questo contesto è solo vittima, perché è il più disarmato. Ascolta, segue quello che gli viene propinato, perché riconosce nell’intorno le figure professionali che lo assistono. Ci vuole uno spessore non comune, potrei dire eccezionale, e/o persino incoscienza, per seguirsi in maniera totalmente autoctona. Non capirlo, significa azzerare con l’ipocrisia quello che ci circonda, la stessa organizzazione della società e sarebbe come dire che è responsabilità del singolo commissionante, se il falegname usa per gli infissi di casa, del legno truciolato ricoperto di carta adesiva raffigurante il “pino di Svezia”. Esistono le professionalità? Bene, allora le si paghi per quello che sanno fare, ma le si faccia pure pagare per le responsabilità che hanno nell’aver compiuto e seminato errori ed orrori.
Detto questo, se la Credit Agricole aveva le prove che la magrezza di Lhotellerie, era anche frutto di alchimie dopanti, come squadra francese, doveva imporre al ragazzo altre strade o denunciarlo. Se, invece, le realtà di Clement, le considerava frutto di errori e di esagerazioni, poteva imporgli un cambiamento di direzione, affidandolo completamente allo staff del suo status “di società che fa della pulizia una regola”. Non ha fatto nulla di tutto questo, quindi con molta benevolenza sono costretto a dire che non credeva nelle possibilità e nel talento di Lhotellerie.
Ovviamente, devo aggiungere, che nell’ipotesi comunque tutta da dimostrare, che le società ciclistiche francesi, siano più pulite delle decine e decine di altre di altri paesi, solo perché a monte c’è una lotta al doping più seria, allora ci devono spiegare perché, con tutti quei soldi che hanno da spendere, non mettono nelle voci di spesa, qualche migliaia di euro per denunciare pubblicamente, a mo’ di stampa, la discrepanza di trattamenti fra i propri atleti ciclisti e quelli di altre discipline dello sport transalpino, da parte di un organismo che, come in ogni altro angolo della terra, si mostra bacchettone e ligio al ruolo solo col ciclismo, mentre sul resto è genuflesso, per non dire involontariamente ridicolo. Non a caso, come in ogni dove della terra, l’antidoping francese, si guarda bene dal rompere le scatole ai reggenti del dopaggio, nuoto e calcio. Queste cose le ho dette in Francia, ed ho visto occhi bassi e qualche cenno di consenso, abbastanza per poter scrivere che non erano atteggiamenti ligi ai doveri dell’ospitalità. E poi, visto che il francese lo conosci e ti interessi tantissimo di calcio, vai a ricercare dove è finita quella importante signora del ministero che ti puoi immaginare, dopo quello che dichiarò a proposito dei controlli antidoping sui mondiali pallonari del 1998.
Una nazione che vince medaglie olimpiche nel nuoto, sta all’antidoping come l’olio nell’acqua: non è esempio di nessun tipo di pulizia. Punto.
Su Di Gregorio nuovo Virenque, non ho nulla da dire, sono opinioni o scommesse. Quello che mi auguro, è che se deve diventare qualcuno come lo era Virenque, lo faccia prendendone anche la mentalità dopo il traguardo. Quindi di non dire, in caso di secondo posto, di essere stato battuto da un dopato, se terzo, da due …. e quindicesimo da quattordici. Certo, questo tipi di soggetti mi stanno enormemente sul glande: in carriera tutti quelli che belavano simili lamenti, erano più sporchi della popò……poi magari venivano adorati e promossi a ranghi dirigenziali, da chi viene considerato credibile…..
Su Jerome Coppel, niente da dire: opinione o scommessa.
Mentre su Johan Le Bon, sarei molto più cauto. La storia del ciclismo è piena di juniores “hors categorie” e poi dei modesti nel ciclismo vero, quello dei professionisti...

Ciao!

Determinate squadre francesi preferiscono vincere di meno ma vittorie pulite (squadre come Bouygues o FDJ per esempio ma in generale quasi tutte). Sono da lodare , dovrebbero essere cosi' tutti gli sponsor
Su Lhotelliere non mi riferivo al peso ma al suivis longitudinal
Un altro corridore nella stessa situazione pare sia Taillefer (enorme talento) e nel passato Naibo (che adesso corre nei dilettanti)
Sugli Schleck io ho la mia idea , strano come quando Franck fosse al UC Chateauroux non si intravedevano queste doti.. (basta sentire i suoi ex compagni di squadra) poi mi sbagliero' io (l'altro Schleck che finisce il giro a 62 kg , alto 1,86 a me sembra poco)
L'estrema magrezza non la lego a pratiche sospette ma alla mano di qualche preparatore , per me (come nel salto con gli sci) bisognerebbe introdurre l'indice di massa corporea
Nei vari forum francesi e al Tour , quando i francesi parlavano del ciclismo a 2 velocità ecc , per spiegare le varie sconfitte , li criticavo perche' non sapevano perdere , poi piano piano ho cominciato a pensarla come loro.
Se vedo neanche un francese nei primi 10 alla Sanremo nulla di strano , se al Dauphine vedo 4 americani e 6 spagnoli nei primi 10 qualcosa non quadra
Poi è una mia opinione (probabilmente sbagliata)

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 12/03/2009 alle 21:21
Originariamente inviato da forzainter

Determinate squadre francesi preferiscono vincere di meno ma vittorie pulite (squadre come Bouygues o FDJ per esempio ma in generale quasi tutte). Sono da lodare , dovrebbero essere cosi' tutti gli sponsor
Su Lhotelliere non mi riferivo al peso ma al suivis longitudinal
Un altro corridore nella stessa situazione pare sia Taillefer (enorme talento) e nel passato Naibo (che adesso corre nei dilettanti)
Sugli Schleck io ho la mia idea , strano come quando Franck fosse al UC Chateauroux non si intravedevano queste doti.. (basta sentire i suoi ex compagni di squadra) poi mi sbagliero' io (l'altro Schleck che finisce il giro a 62 kg , alto 1,86 a me sembra poco)
L'estrema magrezza non la lego a pratiche sospette ma alla mano di qualche preparatore , per me (come nel salto con gli sci) bisognerebbe introdurre l'indice di massa corporea
Nei vari forum francesi e al Tour , quando i francesi parlavano del ciclismo a 2 velocità ecc , per spiegare le varie sconfitte , li criticavo perche' non sapevano perdere , poi piano piano ho cominciato a pensarla come loro.
Se vedo neanche un francese nei primi 10 alla Sanremo nulla di strano , se al Dauphine vedo 4 americani e 6 spagnoli nei primi 10 qualcosa non quadra
Poi è una mia opinione (probabilmente sbagliata)


risposta nel 3d sul doping

 

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  postato il 12/03/2009 alle 21:45
Bravo babeuf, chiedo fermamente che questo aspetto della questione venga discusso di là.

 

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Amarti m'affatica, mi svuota dentro
qualcosa che assomiglia a ridere nel pianto
Amarti m'affatica, mi dà malinconia
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  postato il 13/03/2009 alle 00:10
Originariamente inviato da herbie
Da qualche anno c'è moda del "preparato dimagrante": polverine a base di erbe e altro che hanno un elevato potere di bruciare i grassi lasciando intatta(?) la massa magra. Certo questi prodotti, per lo più a base di sostanze naturali, sono di giovamento per chi ha dei chili in sovrappeso, ma per atleti professionisti di una specialità che dovrebbe essere prevalentemente aerobica come il ciclismo, non mi pare l'ideale.


Herbie te l'ho scritto in privato e lo ribadisco pubblicamente: sei un grande acquisto per Cicloweb!
Il quotato è da incorniciare!
Sull'interrogativo relativo all'incidenza sulla massa magra, che dirti? Il sospetto che ci sia una perdita, è forte. Ti dirò, mi piacerebbe verificarlo. In fondo l'universo dei soggetti possibili è vasto, purtroppo. Il difficile sta nell'entrare in contatto con loro. Qualche anno fa non avrei avuto problemi. Certo, che fra quei quasi 39 di media di talune granfondo, ci sono taluni stereotipi....

 

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  postato il 13/03/2009 alle 00:52
Pongo un po' di quesiti, riguardo al tema- magrezza. Non è la prima volta che viene affrontato (ricordo il topic su Freddy Maertens), ma adesso apprendo che tutti i grandi di ieri erano tendenzialmente più tondi di quelli di oggi, vedendo che addirittura Ullrich ha un IC di gran lunga più basso di quello di Charly Gaul, mi viene in mente un quesito.

Prendiamo un ambiente ciclistico non condizionato da medicina, in cui tutti hanno la stessa alimentazione e adottano le stesse tecniche di allenamento.
C'è un ragazzo molto magro, alto 1.70* 52, che in pianura va al gancio e nelle corse, come le pendenze superano il 6-7%, saluta tutti e se ne va.
Il ragazzo è fisicamente sano e non ha problemi di ematocrito ed emoglobina bassi come il sottoscritto (sigh!)

I quesiti sono i seguenti:

1) Può il tipo essere competitivo per una o più stagioni quanto gli altri o soffre la sua magrezza in questo senso?
2) Prendiamo l'ambiente ciclistico e portiamolo 40 anni indietro, con biciclette di 14-15 chili (se sbaglio il peso ditemelo), strade molto più accidentate e copertoni ruvidissimi.
Per percorrere lo stesso tratto di strada in salita allo stesso tempo, (es. il San Luca in 8 minuti), quanta potenza in più dovranno erogare, in percentuale. Ovvero, se nel 2000 erogavano 3000w (cifra sparata a casaccio), quanto erogano negli anni '60?
3) I fattori che modificano la potenza da erogare sul pedale son dunque peso della bicicletta, peso del corridore, attriti. Se il primo e l'ultimo son diminuiti significativamente nel tempo per ipotesi, nel nostro ambiente ciclistico i dati del peso dei corridori non cambiano.
Il nostro ragazzo magro verrà favorito rispetto agli altri in salita, visto che col diminuire degli altri 2 fattori il fattore peso aumenta d'importanza, o il dato non è abbastanza significativo?

 

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...E' il giudizio che c'indebolisce.

 
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  postato il 13/03/2009 alle 03:48
Intanto se qualcuno ha osservato attentamente gli ordini d'arrivo della Tirreno-Adriatico avrà notato che Lhotellerie,in un primo momento indicato al via,non è invece in gara. La spiegazione la si può trovare in una news di un paio di giorni fa sul sito ufficiale della Vacansoleil:

"Il francese Lhotellerie aveva avuto un buon inizio di stagione fino alla caduta durante l'ultima tappa della Ruta del Sol. Durante questa caduta si è infortunato al ginocchio. Dopo aver saltato il GP Le Samyn dovrà saltare anche la Tirreno-Adriatico."

 

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  postato il 13/03/2009 alle 19:40
Misà che tra i due litiganti, il terzo (Hivert) gode...

 

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  postato il 15/03/2009 alle 14:44
A proposito di questi giovani francesi, secondo voi questo El Fares 6° a Montelupone potrebbe diventare qualcuno. Intanto una vittoria, e neanche in una corsa di 5° ordine se l'è portata a casa.

 

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  postato il 30/03/2009 alle 18:27
Le Bon anche ieri impressionante

Vince la crono (8 km) della Freccia d'Armor a piu' di 50 di media (!) , il secondo classificato è andato a 47,5.. (31 secondi di ritardo)

I risultati di inizio anno:

22 Fevrier Plounevez Moedec : 2 (il primo è il suo compagno di squadra..)
1 Mars Plaintel : 1
7 Mars Etoile Tressignaux : 1
15 Mars Circuit du Morbihan : 4 (Prima gara Elite della carriera..)
22 Mars La Fleche Locmine : 3
28 Mars Fleche D'Armor 1 Etape : 1
29 Mars Fleche D'Armor 2 Etape (clm) : 1
29 Mars Fleche D'Armor 3 Etape : 7
29 Mars Fleche D'Armor Class : 1

Tutte le vittorie ottenute in solitaria..
Il Ragazzo ha solo 18 anni

Il padre è stato professionista con La Redoute nel 1984

 
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  postato il 01/04/2009 alle 11:59
Originariamente inviato da Subsonico

Pongo un po' di quesiti, riguardo al tema- magrezza. Non è la prima volta che viene affrontato (ricordo il topic su Freddy Maertens), ma adesso apprendo che tutti i grandi di ieri erano tendenzialmente più tondi di quelli di oggi, vedendo che addirittura Ullrich ha un IC di gran lunga più basso di quello di Charly Gaul, mi viene in mente un quesito.

Prendiamo un ambiente ciclistico non condizionato da medicina, in cui tutti hanno la stessa alimentazione e adottano le stesse tecniche di allenamento.


Sub, la stessa alimentazione ha delle regole che non vanno prese alla lettera, altrimenti si fanno dei disastri. Come le impronte digitali sono diverse nei sei miliardi e mezzo di persone della Terra, idem i corpi ed i metabolismi. Ci sono delle forti linee tendenziali e delle ragioni anche scientificamente provate a tracciare dei parametri, ma non tutti si legano agli individui come tali. Poi c’è un aspetto psicologico che si disconosce sempre, ma che non è il caso di trattare su questo quesito. In sostanza dunque, aldilà delle tendenze accertate e vere, ad ogni atleta, specie quando non ha ancora raggiunto l’equilibrio della forma, è necessario accostare un’alimentazione studiata per ciò che lui è e possiede, in termini di metabolismo e consistenze.
Le tecniche di allenamento, vanno sempre adeguate al corpo del singolo atleta e alle sue specificità fisiche. Per essere più vicini a queste realtà, oggi esistono test notevoli ed approfonditi. Ciò non toglie che le fasi di allenamento e di avvicinamento alla competizione, possano avere grosse basi comuni, le solite regole tendenziali, ma anche qui, mai da vivere e costruire fattivamente come una fotocopia o una catena di montaggio.
Quindi, il tuo quesito di premessa, è pura astrazione, pura utopia, salvo che per i santoni. Non t’offendere Sub, sia chiaro, sono domande più che legittime.


C'è un ragazzo molto magro, alto 1.70* 52, che in pianura va al gancio e nelle corse, come le pendenze superano il 6-7%, saluta tutti e se ne va.
Il ragazzo è fisicamente sano e non ha problemi di ematocrito ed emoglobina bassi come il sottoscritto (sigh!)

I quesiti sono i seguenti:

1) Può il tipo essere competitivo per una o più stagioni quanto gli altri o soffre la sua magrezza in questo senso?


Certo, tutto dipende da quanto è vera e naturale la sua magrezza. Con naturale, intendo che non sia stata incisa la massa magra, attraverso metodologie estreme e/o dopanti (c’è una vasta gamma sullo specifico....).


2) Prendiamo l'ambiente ciclistico e portiamolo 40 anni indietro, con biciclette di 14-15 chili (se sbaglio il peso ditemelo), strade molto più accidentate e copertoni ruvidissimi.
Per percorrere lo stesso tratto di strada in salita allo stesso tempo, (es. il San Luca in 8 minuti), quanta potenza in più dovranno erogare, in percentuale. Ovvero, se nel 2000 erogavano 3000w (cifra sparata a casaccio), quanto erogano negli anni '60?


No, Sub, 40 anni fa le bici pesavano già almeno 4 chili in meno. Sul resto, se non ricordo male nel thread “Un filmato storico”, in più interventi, Federico Martin, che è un ingegnere, spiegava in linea di principio ciò che tu poni. Nel caso non sia quello il thread, ti risponderò successivamente.

3) I fattori che modificano la potenza da erogare sul pedale son dunque peso della bicicletta, peso del corridore, attriti. Se il primo e l'ultimo son diminuiti significativamente nel tempo per ipotesi, nel nostro ambiente ciclistico i dati del peso dei corridori non cambiano.
Il nostro ragazzo magro verrà favorito rispetto agli altri in salita, visto che col diminuire degli altri 2 fattori il fattore peso aumenta d'importanza, o il dato non è abbastanza significativo?


Spero di aver capito la domanda.
Ciò che determina il rendimento in salita, perché è questo l’oggetto del quesito, è il rapporto peso potenza dell’atleta. Diminuendo due fattori su tre, ovvero il peso della bicicletta e la resistenza degli attriti, mantenendo inalterato quello totalmente dell’atleta, il corridore magro, o meglio, il leggero, ha un vantaggio in salita non indifferente, ma minore rispetto a quello di un tempo, in quanto se le potenze per ipotesi sono rimaste uguali per tutti, il vantaggio dettato dalla diminuzione di due fattori su tre, agisce di più sul “più pesante”, rispetto al “più leggero”.
In realtà le diminuzioni di peso dei corridori odierni, tutti, e lo sviluppo di mirati allenamenti sulla potenza, hanno di fatto modificato tutti e tre i fattori, perciò il vantaggio del leggero-scalatore è diminuito sensibilmente ancora. In altre parole, per fare i buchi da leggenda in salita, bisogna essere Marco Pantani….. Il rapporto peso-potenza di Marco, senza mettere sul campo quei fattori di “testa” agenti su qualsivoglia atleta che nessuno è in grado di calcolare, per fortuna aggiungo, giungeva al massimo della forma, a 7,5 watt!

Ciao!

 

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  postato il 01/04/2009 alle 12:21
Morris dopo Rolland e Lhotellerie potresti mettermi al confronto anche i giovani talenti olandesi Terpstra, Maaskant e Mollema? Io amo Niki anche perchè fa tanta pista (è sempre presente alle 6 giorni olandesi) però anche gli altri mi sembrano + che ottimi corridori.

 

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  postato il 01/04/2009 alle 12:40
Originariamente inviato da Laura Idril

Morris dopo Rolland e Lhotellerie potresti mettermi al confronto anche i giovani talenti olandesi Terpstra, Maaskant e Mollema? Io amo Niki anche perchè fa tanta pista (è sempre presente alle 6 giorni olandesi) però anche gli altri mi sembrano + che ottimi corridori.


Io Mollema lo paragonerei più con Gesink, sia per l'età (entrambi classe '86) sia per il tipo di corridore.

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 01/04/2009 alle 14:16
Lauretta, arriveranno dopo il thread sul "duello per ora mancato" (Wiggins-Phinney), a margine del quale, parlerò dei fratelli Meyer, di Bobridge e Howard .....

 

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  postato il 01/04/2009 alle 14:48
Ahahahah Grande Morris

 

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  postato il 01/04/2009 alle 19:36
Non riesco a "quotare" la risposta di Morris a Subsonico per cui vorrei precisare che è a quella che il mio post si riferisce. In particolare la risposta alla domanda di Sub circa l'influenza che potevano avere le bici di 40 anni fa sulle prestazioni dei ciclisti.

Vorrei, mio caro Maurizio, darti un ulteriore spunto per le tue validissime affermazioni. Una premessa; non saprai mai quanto piacere mi facciano le tue parole circa l'incoscienza, al limite della criminalità vera e propria, di certi preparatori sul problema peso dell'atleta. Non stanchiamoci di denunciarli, sono dei poco di buono. Chiusa la parentesi.

Tornando al mezzo meccanico, in realtà c'è un abisso tra le biciclette di allora e quelle di oggi. Anche se, in termini assoluti di peso, la bici di oggi è già un due kg buoni piu' leggera (e anche questo soltanto, di per sè, rappresenta un grande vantaggio), la differenza principale sta nel peso e nella geometria delle ruote. Non a caso, infatti, il massimo della ricerca in questi anni si è appuntato sulle ruote: come diminuirne il peso e quali effetti aveva la loro geometria.
In base ad una ben nota legge della meccanica, la coppia da applicare ad un organo meccanico che ruota è proporzionale alla accelerazione angolare ed al momento di inerzia (qualcuno ricorda il famoso F = ma ?). Non voglio menarla piu' di tanto ma è appunto il momento di inerzia che è funzione della massa e della distribuzione di questa attorno all'asse ruota. Diminuendo la massa e modificandone opportunamente la distribuzione, si riduce la coppia necessaria (a parità di accelerazione angolare).

In questo senso, le biciclette di oggi non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelle di 40 anni fa. Credimi, Maurizio, la differenza c'è ed è anche rilevante. Vi sono anche altre differenze ma, direi, questa è la piu' sensibile.
Non si può non tenerne conto quando si paragonano le prestazioni di 40 anni fa con quelle di oggi. Il record dell'ora di Merckx vale ancora incommensurabilmente di piu' della prestazione di Sosenka anche se, quest'ultima, ottenuta con una bicicletta che solo apparentemente era simile a quella del grande Eddy.
Tanto ti dovevo.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 02/04/2009 alle 11:25
così a occhio e croce effettivamente i risultati di Rolland l'anno scorso sono stati superiori a quelli di Lhotellerie, anche considerando il campo partenti al Delfinato che mi sembra superiore a quello della Parigi-Nizza. Piuttosto data la mia totale ignoranza in materia, il segmento antropometrico e l'indice di complessità che sono?

 

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  postato il 03/04/2009 alle 20:19
Come si può leggere anche dall'articolo in home Lhotellerie è tornato a farsi vedere con una fuga nella tappa odierna della Settimana Lombarda.

Intanto a proposito delle giovani leve francesi nella Route Adelie si registra il primo successo da professionista di Jerome Coppel.

 

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