peek
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postato il 10/11/2008 alle 15:12 |
Thread dedicato alla speranza del ciclismo eritreo e forse africano.
Ragazzo di vent'anni che si è messo in luce nel giro della Costa d'Avorio di quest'anno, campione nazionale eritreo, ha partecipato ai recenti campionati africani piazzandosi al quinto posto nella prova a cronometro e all'ottavo nella prova in linea.
La speranza è che qualche squadra europea si accorga di lui. In verità, risulta come stagista alla Amore e Vita dall'agosto di quest'anno, ignoro se questo preluda ad un qualche contratto per il 2009 perché dal sito della Amore e Vita non risulta nulla.
Se qualcuno ha informazioni e notizie su di lui posti qui che sarei curioso di saperne di più. |
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peek
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postato il 06/12/2008 alle 12:39 |
Dall'ultimo aggiornamento di Cicloweb sui programmi delle piccole squadre nel 2009 si viene a sapere che c'era stato un interessamento dell'Amore e vita per Teklehaymanot, ma che la federazione eritrea preferisce tenerlo tra i dilettanti per un altro anno.
Peccato, mi sarebbe piaciuto vederlo all'opera in qualche gara europea o americana, mentre si dedicherà anche quest'anno al calendario africano. Ad ogni modo ha effettivamente solo vent'anni, forse è meglio così. |
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peek
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postato il 19/08/2009 alle 13:41 |
Originariamente inviato da Abajia
In proposito, colgo l'occasione per chiedere: dov'è finito l'eritreo Teklehaymainot?
Un bel pedalatore, nel 2008 ha fatto lo stagista all'Amore&Vita, quest'anno se ne sono perse le tracce (sitodelciclismo.net riporta un suo terzo posto nella quarta tappa del Tour du Loiret, ma con che squadra corre? Ammesso che ce l'abbia, una squadra).
Grazie in anticipo e buonanotte. |
Al momento si trova nel centro di formazione dell'Uci per uno stage, che credo duri otto mesi, durante il quale partecipa a delle corse soprattutto in Francia (Under 23 e non). Diciamo che al momento ... arriva. Quello che hai citato tu credo sia il suo miglior risultato, ottenuto in una breve cronometro. A cronometro sembra promettente perché ha ottenuto piazzamenti anche in altre corse.
Difficile dire il futuro, dipende molto dalla continuità di allenamento che riuscirà ad avere, soprattutto a stage terminato se ritornerà in Eritrea. In Africa non ci sono squadre, se si eccettua il Sud Africa dove però corrono perlopiù ciclisti sudafricani (e bianchi, a parte Nolan Hoffmann), non fanno reclutamento a livello continentale. Un paio di tunisini corrono con il Doha Team, uno di loro è un talento cristallino, Rafaâ Chtioui, ma non sta raccogliendo molto, anche se ha vinto una gara in Europa, una tappa del giro della Serbia.
Insomma, credo che Teklehaimanot debba cercare di monetizzare questa opportunità, se in queste corse francesi riesce a mettersi in luce può darsi che qualche squadra lo faccia anche passare e allora, in pianta stabile in Europa, potrebbe anche dire la sua.
A dire il vero l'Amore e Vita, che lo ha avuto come stagista l'anno scorso anche se non lo ha fatto partecipare a delle corse, in un'intervista rilasciata a Casaldi per cicloweb, diceva che era interessata a farlo passare professionista l'anno prossimo. Non so se da allora abbiano cambiato idea, magari passa con loro.
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endobarba
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postato il 19/08/2009 alle 13:47 |
peccato, sarebbe stato bella vederlo alla amore vita mc donald ____________________ http://ciclismofans.forumfree.net/ |
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peek
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postato il 19/08/2009 alle 14:16 |
Aggiornamento:
Quando a gennaio è venuto in Svizzera per stare al centro dell'Uci, alla visita medica gli hanno riscontrato un problema cardiaco, sembra anche serio. Per questo non ha corso per tutta la primavera. E' stato operato e sembra che il problema sia stato superato.
In verità, a differenza di quanto ho postato in precedenza, ha vinto una piccola corsa in Svizzera a fine giugno arrivando da solo, la Classique Ain-Jura
http://www.leprogres.fr
Non ne è necessario che vi dica qual'è:
http://www.leprogres.fr/fr/images/get.aspx?iMedia=8049932
E' evidentemente quello dei quattro che sta facendo meno fatica. |
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peek
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postato il 02/09/2009 alle 11:28 |
Teklehaimanot partecipa al Tour de l'Avenir con la selezione dell'Uci, speriamo che riesca a terminarlo dignitosamente. |
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dietzen
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postato il 10/09/2009 alle 18:09 |
oggi sesto e protagonista nella tappa più dura. |
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peek
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postato il 11/09/2009 alle 11:34 |
Vedo ora perché ieri ero in viaggio e devo dire che la cosa mi crea una grande contentezza.
Nelle prime tappe di questo tour de l'avenir era arrivato sempre tranquillo nel gruppo, ma è chiaro che era ieri la prova della verità e non ha deluso: un sesto posto in mezzo alle grandi promesse del ciclismo mondiale. E va tenuto presente che anche se gli altri sono suoi coetanei hanno molta più esperienza di lui su gare di questo tipo.
Spero potrà confermarsi nella cronometro di sabato, al momento è nono in classifica generale, finire nei dieci il tour sarebbe davvero un bel risultato. |
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peek
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postato il 12/09/2009 alle 17:34 |
Buona la crono, un decimo posto a 1 minuto da Sicard che consente a Teklehaimanot di recuperare due posizioni, ora si trova al settimo posto della classifica generale. |
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peek
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postato il 16/09/2009 alle 16:55 |
L'Amore e vita ci ha provato anche quest'anno a farlo passare al professionismo, ma la sua federazione non vuole. Sembra rimanga un altro anno al centro dell'Uci in Svizzera e se sarà così forse è la soluzione migliore. Credo abbia ancora molto da imparare anche sotto il profilo tecnico, oltretutto non ha ancora compiuto i ventun anni.
Se resta in Svizzera un altro anno, tra l'altro, si abituerà un po' al clima continentale, sembra che quando è arrivato quest'anno abbia sofferto davvero molto il freddo.
http://www.cyclismag.com |
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peek
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postato il 05/10/2009 alle 18:13 |
Due parole sul mondiale di Teklehaimanot.
Non è andato bene, cinquantesimo a cronometro, cinquantesimo nella gara in linea. Ci può stare, anche dei talenti sicuri come Van Garderen e Guldhammer hanno steccato il mondiale, dipende un po' dagli andamenti di forma che non necessariamente hanno il mondiale come obiettivo principale.
Guldhammer, ad esempio, ha fatto un eccellente giro di Danimarca in agosto e poi si è eclissato.
Ad ogni modo, quello che ho notato è quanta fatica faccia ancora Teklehaimanot a stare in gruppo, soprattutto in un circuito tecnicamente impegnativo come quello del mondiale. Era molto spesso nelle ultime posizioni e faceva il doppio di fatica. Una volta lo hanno inquadrato al rifornimento, dove gli altri sfilavano via, lui si è quasi fermato ed è finito in mezzo agli addetti che passavano le borracce e per non cadere è andato a infilarsi dietro di loro, poi ha dovuto ripartire quasi da fermo con il gruppo che era già andato. Insomma, un disastro per prendere un panino. Questo è l'episodio di cui si sono viste le immagini, chissà quante altre cose saranno capitate, questo mondiale deve essere stato un incubo per lui.
In Africa, dalle immagini che ho visto, si corre spesso meno aggruppati che nelle gare europee, un po' perché le strade sono brutte e si rischia troppo le cadute e poi perché sono larghe e poco tortuose e permettono ad un gruppo - che generalmente non è mai così numeroso come nelle gare europee di disperdersi di più. Trovarsi a correre in un gruppo molto più affollato e combattivo e perdipiù con percorsi tortuosi deve essere difficile per chi non è cresciuto ciclisticamente in Europa.
Allora, vi chiedo, queste cose si imparano anche a vent'anni, è solo questione di abitudine, o possono diventare un handicap per un corridore che per altri versi il suo talento lo ha già dimostrato in più di un'occasione? |
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Monsieur 40%
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postato il 05/10/2009 alle 19:46 |
Sbaglierò, ma cose così possono essere raddrizzate in due modi: corsa a punti e madison; entrambe discipline su pista.
Sono pronto a ricevere bacchettate sulle natiche in caso di fesserie, ma ad Aigle dovrebbero indirizzarlo su discipline simili.
Certo, poi ad Aigle sono più impegnati a togliere quelle stesse discipline dal programma olimpico... puah... ____________________ Mario Casaldi - Cicloweb.it
CICLISTI
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie |
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claudiodance
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postato il 06/10/2009 alle 07:27 |
Non conosco direttamente i problemi di Teklehaimanot a restare in un gruppo di ciclisti dalle abilità normalmente sviluppate dalla pratica del ciclismo nelle categorie giovanili, ma da quanto leggo da peek sembra avere grosse difficoltà. Mettere in pista in gare di gruppo (con lo scatto fisso, senza freni) un atleta così significa condannarlo a una serie di cadute inevitabili. E di mettere a repentaglio l’incolumità altrui. Prima di fare questo, Mario, che è sicuramente un passo successivo, io comincerei ad abituarlo a un gruppo “normale”. Deve correre un po’ di gare in pianura, le famose e tanto vituperate gare del martedì u23. Oppure le “tipo pista” in notturna (esistono ancora vero?). Ideale sarebbe dargli un Tutor, affidarlo a un corridore esperto e dirgli: “Oggi segui Tizio, ti muovi nel gruppo come fa Tizio.” Per carità, non è la fine del mondo, ma nemmeno una passeggiata di salute. Il contatto gomito a gomito di un gruppo a cinquanta all’ora può mettere i brividi ed è bene che questo ragazzo non passi ancora professionista, verrebbe estromesso dal plotone in quanto pericoloso.
Però pare avere potenzialità ottime. E allora bisogna fare il tentativo. Un anno di tempo per farsi i fondamentali tecnici, dimenticarsi la bici da crono e le salite. Allenamenti con gli amatori per cominciare e poi qualche gara. ….perchè no, con gli amatori stessi. E qualcuno che gli spieghi per bene come destreggiarsi in gruppo.
Poi potrà fare la pista, ma a quel punto i problemi saranno già in via di soluzione.
____________________ “…..oh, ghè riàt Dancelli!....”
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Laura Idril
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postato il 06/10/2009 alle 09:52 |
Direi che dovrebbe fare entrambe le cose contemporaneamente vista l'età che ha. Fosse ancora un allievo ti darei ragione Claudio, ma Daniel è in un età vicina al passaggio al professionismo e quindi deve accelerare obbligatoriamente i tempi. Si tratta solo di imparare a stare in gruppo perchè il resto delle doti le ha già. ____________________ Un uomo comincerà a comportarsi in modo ragionevole solamente quando avrà terminato ogni altra possibile soluzione.
Proverbio cinese
Jamais Carmen ne cédera,
libre elle est née et libre elle mourra. |
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mestatore
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postato il 06/10/2009 alle 14:02 |
imparare solo a stare in gruppo?
ettipare poco?
non è poco., c'è gente che non ci riesce in una vita
non è poco; vuol dire arrivare a giocarsi una corsa o essere stroncato a metà percorso
è un problema serio e claudio ha dato delle risposte reali
io lo manderei a correre con gli amatori o con i dilettanti nelle corse regionali il più possibile
la pista o la fa con i ragazzini o è irreale, se non sa stare in bici.
che poi serva nella crescita è chiaro ed ovvio, ma lui adesso deve prendere delle possibili scorciatoie, non ha tempo di fare le formazione classica.
penserei meno ai watt più ad imparare ad andare in bici abbastanza da stare in un gruppo di assatanati
se le qualità le ha, i watt li ritrova più facilmente
ciao
mesty |
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Laura Idril
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postato il 06/10/2009 alle 14:46 |
ho parlato di watt? mah
ho detto che non deve andare con gli amatori e/o dilettanti?
Ho detto che deve fare ENTRAMBE ____________________ Un uomo comincerà a comportarsi in modo ragionevole solamente quando avrà terminato ogni altra possibile soluzione.
Proverbio cinese
Jamais Carmen ne cédera,
libre elle est née et libre elle mourra. |
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faxnico
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postato il 06/10/2009 alle 15:22 |
Sarò pessimista ma secondo me, se certi problemi ti condizionano già tra gli Under, è un casino grosso come una casa perchè a praticamente 21 anni, per migliorare in modo sensibile questi aspetti, sei fuori tempo massimo. Da un pò, forse.
Nelle categorie giovanili, con un gran motore e qualche compagno ad aiutarti, puoi salvarti e talvolta pure mascherarli. Ma per avere una carriera decente tra i professionisti in una scala assoluta di valori minimo minimo devi cavartela molto bene con gli automatismi in questione. Tra il più abile e il più impedito di quelli che si vedono in corsa le differenze normalmente non sono poi così marcate essendo comunque quasi tutti dei funamboli. Basso compreso che oltretutto per quanti lavori specifici e proclami possa aver fatto durante i due anni di squalifica, in discesa per esempio non è migliorato in maniera minimamente tangibile (vedi Navacerrada).
La (non-) abilità in corsa e col mezzo in generale è una componente che si tende spesso a sottovalutare o persino a dare per scontata, ma alla prova dei fatti e senza esagerare è di un'importanza e di un'impatto tale che chiunque non l'abbia sperimentata sulla propria pelle credo non possa capire le difficoltà e lo spreco smisurato (e più che determinante) di energie che situazioni del genere comportino a livello competitivo.
A tal proposito mi viene in mente di una "sfida" curiosa, paradossale, un pò ridicola, che è stata quotidianamente narrata via blog dal diretto interessato poco più di tre mesi fà. Un 51enne venezuelano, sportivo a tutto tondo da una vita, triatleta, autore di diverse spedizioni estreme a tappe in bicicletta sù e giù per le Ande, etc... in ottima salute e veramente con un fisico notevole, gli s'è messa in testa la pazza idea, all'inizio scherzando un pò così con alcuni suoi amici ciclisti professionisti, di fare e possibilmente concludere un Giro del Venezuela. Compatibilmente con l'età s'è presentato al via tiratissimo, proprio in forma, con qualche gara di rodaggio nelle gambe in primavera ed un'anno di preparazione specifica alle spalle. Dopo 12 giorni è riuscito ad arrivare a Caracas (facendosi 7 giri in fuga solitaria a tutta col benestare del gruppo), 101° su 111 (155 i partenti), diventando così il corridore più anziano ad aver mai concluso una corsa del calendario UCI. Dopo averne passate di tutti i colori, soffrendo come un cane (dice senza mai farsi trainare però, a differenza di Loddo e Gavazzi che erano sempre aggrappati alle macchine, pure sui cavalcavia), qualche volta giocando sul tempo massimo e via dicendo, tracciando un bilancio conclusivo della sua personalissima impresa, emozionato e felice come una pasqua ("se avessi ponderato adeguatamente tutti i fattori, non mi sarei azzardato a lanciarmi in una tale impresa" in ogni caso, a scanso di equivoci), scrive: "La gente non può arrivare ad immaginarsi quanto complicato sia stato superare questa prova, certamente la mia mancanza di esperienza ed abilità nel correre in gruppi numerosi (masivos) ed aggressivi che vanno ad alta velocità è stato un fattore tremendamente importante.". Più dei ritmi infernali, più del recupero, più ancora del doversi riscaldare prima della partenza delle tappe per non rimanere attardato nelle retrovie già nella fase iniziale di scatti e controscatti promossi da chi voleva andare in fuga, aggiungo io. E continua: "Questa mancanza di esperienza mi esigeva (mi spremeva) molto più fisicamente che tutti gli altri ciclisti, i quali, tutti praticamente senza eccezzione, sono nati in sella ad una bici ed hanno una importante esperienza nel correre in gruppo. La mia condizione e preparazione fisica per la Vuelta è stata ottima, pero questa mancanza di abilità ha fatto si che spendessi moltissime energie in più, compromettendo incredibilmente il mio rendimento.". Per fortuna è caduto una volta sola.
Chiaramente è un'esempio un pò estremo, però penso dia l'idea dell'entità del problema. Non sò nemmeno se siano situazioni più di tanto migliorabili eh... anzi, secondo me, in linea di principio colpo d'occhio, schemi motori ed abitudini in generale non te le inventi più da una certa età in poi. Spero di sbagliarmi.
Ciao. |
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peek
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postato il 06/10/2009 alle 17:48 |
Le cose che avete scritto tutti mi hanno fatto molto pensare ad aspetti del ciclismo che non sono immediatamente evidenti nella fruizione televisiva di questo sport che è la mia e credo quella della maggioranza degli appassionati, anche se mi piace vedere le corse dal vivo quando ne ho la possibilità.
La storia che raccontava Faxnico mi ha fatto pensare ad un aspetto non strettamente tecnico, ma "psicologico" delle corse che non riguarda strettamente Teklehaimanot, per il quale la carenza tecnica è evidente.
Mi chiedo cioè quale sia l'influenza della "paura" sulla prestazione atletica, per coloro che non riescono a superare la paura, o quantomeno la tensione che comporta lo stare in gruppo, anche se magari conseguono una capacità tecnica che li protegge dalle cadute. Insomma, se dovessi figurarmi - non ho mai corso in un gruppo - di restare per ore in uno stato di tensione, magari a varia intensità, ma sempre presente, credo che alla fine sarei davvero affaticato da tutto questo stress.
Non lo so, di solito si tende a pensare che la fatica fisica sia un riduttore di stress psicologico, ma ho l'impressione che il rapporto tra le due dimensioni sia un po' più complesso.
Originariamente inviato da claudiodance
Deve correre un po’ di gare in pianura, le famose e tanto vituperate gare del martedì u23. Oppure le “tipo pista” in notturna (esistono ancora vero?). Ideale sarebbe dargli un Tutor, affidarlo a un corridore esperto e dirgli: “Oggi segui Tizio, ti muovi nel gruppo come fa Tizio.” Per carità, non è la fine del mondo, ma nemmeno una passeggiata di salute. Il contatto gomito a gomito di un gruppo a cinquanta all’ora può mettere i brividi ed è bene che questo ragazzo non passi ancora professionista, verrebbe estromesso dal plotone in quanto pericoloso.
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Credo che un po' di questo lavoro glielo facciano fare. Intanto ha fatto un bel po' di corse regionali in Svizzera a partire da giugno, come diceva Mesty, e sono le prime corse europee che ha fatto, una l'ha anche vinta, ma non a caso arrivando da solo. E ho letto poi l'intervista ad un suo allenatore che diceva che nelle tappe piane al tour de l'Avenir gli chiedevano comunque di risalire il gruppo a fine corsa, non tanto per fare lo sprint, ma proprio per risalire un gruppo in fase di combattimento, si è piazzato intorno alla ventesima posizione in alcune di queste tappe il che fa pensare che ci abbia quantomeno provato. |
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claudiodance
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postato il 06/10/2009 alle 19:02 |
Originariamente inviato da peek
Le cose che avete scritto tutti mi hanno fatto molto pensare ad aspetti del ciclismo che non sono immediatamente evidenti nella fruizione televisiva di questo sport che è la mia e credo quella della maggioranza degli appassionati, anche se mi piace vedere le corse dal vivo quando ne ho la possibilità.
La storia che raccontava Faxnico mi ha fatto pensare ad un aspetto non strettamente tecnico, ma "psicologico" delle corse che non riguarda strettamente Teklehaimanot, per il quale la carenza tecnica è evidente.
Mi chiedo cioè quale sia l'influenza della "paura" sulla prestazione atletica, per coloro che non riescono a superare la paura, o quantomeno la tensione che comporta lo stare in gruppo, anche se magari conseguono una capacità tecnica che li protegge dalle cadute. Insomma, se dovessi figurarmi - non ho mai corso in un gruppo - di restare per ore in uno stato di tensione, magari a varia intensità, ma sempre presente, credo che alla fine sarei davvero affaticato da tutto questo stress.
Non lo so, di solito si tende a pensare che la fatica fisica sia un riduttore di stress psicologico, ma ho l'impressione che il rapporto tra le due dimensioni sia un po' più complesso.
Originariamente inviato da claudiodance
Deve correre un po’ di gare in pianura, le famose e tanto vituperate gare del martedì u23. Oppure le “tipo pista” in notturna (esistono ancora vero?). Ideale sarebbe dargli un Tutor, affidarlo a un corridore esperto e dirgli: “Oggi segui Tizio, ti muovi nel gruppo come fa Tizio.” Per carità, non è la fine del mondo, ma nemmeno una passeggiata di salute. Il contatto gomito a gomito di un gruppo a cinquanta all’ora può mettere i brividi ed è bene che questo ragazzo non passi ancora professionista, verrebbe estromesso dal plotone in quanto pericoloso.
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Credo che un po' di questo lavoro glielo facciano fare. Intanto ha fatto un bel po' di corse regionali in Svizzera a partire da giugno, come diceva Mesty, e sono le prime corse europee che ha fatto, una l'ha anche vinta, ma non a caso arrivando da solo. E ho letto poi l'intervista ad un suo allenatore che diceva che nelle tappe piane al tour de l'Avenir gli chiedevano comunque di risalire il gruppo a fine corsa, non tanto per fare lo sprint, ma proprio per risalire un gruppo in fase di combattimento, si è piazzato intorno alla ventesima posizione in alcune di queste tappe il che fa pensare che ci abbia quantomeno provato. |
Beh, se al tour dell'avvenire ha disputato buone tappe in pianura non può essere così malconcio. Insomma, o non è così messo male quanto a dimestichezza oppure ha un motore spaventoso, che gli cosente di stare al vento per chilometri. ____________________ “…..oh, ghè riàt Dancelli!....”
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mestatore
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postato il 06/10/2009 alle 19:26 |
innanzitutto mi voglio scusare con laura se la mia risposta è sembrata brusca, non volevo.
semplicemente sono completamente d' accordo con faxnico
chiunque abbia fatto una corsa in bicicletta sa quanto è importante la capacità di stare in gruppo senza faticare, senza scivolare indietro per un poco di distrazione, senza la necessità di uscire al vento per risalire
bene, io credo che sono cose che non si imparano facilmente se la formazione avviene in età avanzata e che possano essere difficilmente allenate
l' esperienza aiuta se non altro a limitare i danni, ma spesso non è sufficiente
certamente , essere in gruppo e sapere di non essere "capaci" è un fattore importante: oltre che fisico il dispendio è psicologico e anche questo conta.
ad esempio, dagli americani danielson era ritenuto un ottimo motore, ma bruyneel chiarì che il suo limite era l' incapacità di stare in gruppo, il continuo, inutile dispendio di energie a cui era costretto per stare avanti nelle fasi interlocutorie della corsa
avere dei gregari è importante, ma saper limare e saperli sfruttare fa la differenza
armstrong invece in bici è un grande e questo lo ha aiutato molto.
basso è un altro esempio eclatante e già da giovane in bici era scarso come conduzione.
negli anni non solo non è peggiorato, ma forse è addirittura peggiorato, perchè ad esempio in discesa sa di essere scarso, si irrigidisce sempre di più , scende dritto come un palo e ,vedi navacerrada, è imbarazzante.
concordo con fax che ha centrato in pieno il problema e tutti quello che hanno corso con gruppi di un centinaio di assatanati lo sanno bene
pensate solo all' acrobazia del purito rodriguez, che saltando uno spartitraffico potrebbe avere deciso il mondiale di mendrisio..
ciao
mesty' |
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dietzen
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postato il 06/10/2009 alle 20:33 |
a conferma di quanto dite porto anche ivan rana (che ha 29 anni), galiziano campione del mondo di triathlon qualche anno fa (e ancora uno dei migliori al mondo) che quest'anno ha corso da prof con la xacobeo, senza aver mai gareggiato nelle categorie inferiori (a parte qualche rara prova).
a parte essere caduto e fratturatosi alla prima gara disputata, a maiorca, ha poi fatto diverse corse finendo sempre abbastanza indietro. racconta che i suoi problemi più grandi sono stati il cambio di ritmo (classico per qualsiasi neopro) e proprio lo stare in gruppo, perchè vedeva che mentre lui faticava lo stesso gli altri spendevano sicuramente meno di lui. e del resto viene dal triathlon dove la frazione in bici è anche impegnativa, ma in pratica si va da soli ed e più o meno come andare a crono. |
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Mad
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postato il 06/10/2009 alle 20:42 |
Purtroppo credo che potrà solo limitare ma non eliminare completamente la paura di stare in gruppo. Spesso non ci si riesce con ragazzi di 15-16 anni che sicuramente hanno meno cognizione ( ovvero paura) di lui. |
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ProfRoubaix
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postato il 06/10/2009 alle 21:29 |
Originariamente inviato da mestatore
concordo con fax che ha centrato in pieno il problema e tutti quello che hanno corso con gruppi di un centinaio di assatanati lo sanno bene |
Anch'io.
Originariamente inviato da mestatore
pensate solo all' acrobazia del purito rodriguez, che saltando uno spartitraffico potrebbe avere deciso il mondiale di mendrisio..
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Precisazione OT: non l'ha saltato, è passato in un punto in cui non c'era spartitraffico a dividere le corsie. |
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mestatore
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postato il 06/10/2009 alle 23:27 |
hai ragione guido, è vero
è stato in un arrivo di tappaal tour quest'anno. negli ultimi km che qualcuno si avvantaggio' così e rischio' di andarsene
ho fatto un po' di confusione e l' alzheimer non aiuta
il concetto però resta
ciao
mesty |
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Seb
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postato il 06/10/2009 alle 23:59 |
Originariamente inviato da mestatore
hai ragione guido, è vero
è stato in un arrivo di tappaal tour quest'anno. negli ultimi km che qualcuno si avvantaggio' così e rischio' di andarsene
ho fatto un po' di confusione e l' alzheimer non aiuta
il concetto però resta
ciao
mesty |
OT
Forse ti confondi con Freire al Tour de Suisse nel 2006 quando staccò i compagni di fuga proprio saltando un piccolo spartitraffico ed imboccando quindi la rotonda dal lato più breve.
Per rimanere sulla gara di Mendrisio il "numero" di Samuel Sánchez come abilità e controllo del mezzo direi che è qualcosa di incredibile.
Chiudo OT |
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ProfRoubaix
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postato il 07/10/2009 alle 07:42 |
Originariamente inviato da mestatore
il concetto però resta
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Certo che sì!
L'ho precisato solo perchè avevo letto anche da qualche altra parte questa cosa del "salto" e girano già tante leggende ..
Ciao! |
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leo
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postato il 07/10/2009 alle 08:35 |
Originariamente inviato da mestatore
innanzitutto mi voglio scusare con laura se la mia risposta è sembrata brusca, non volevo.
semplicemente sono completamente d' accordo con faxnico
chiunque abbia fatto una corsa in bicicletta sa quanto è importante la capacità di stare in gruppo senza faticare, senza scivolare indietro per un poco di distrazione, senza la necessità di uscire al vento per risalire
bene, io credo che sono cose che non si imparano facilmente se la formazione avviene in età avanzata e che possano essere difficilmente allenate
l' esperienza aiuta se non altro a limitare i danni, ma spesso non è sufficiente
certamente , essere in gruppo e sapere di non essere "capaci" è un fattore importante: oltre che fisico il dispendio è psicologico e anche questo conta.
ad esempio, dagli americani danielson era ritenuto un ottimo motore, ma bruyneel chiarì che il suo limite era l' incapacità di stare in gruppo, il continuo, inutile dispendio di energie a cui era costretto per stare avanti nelle fasi interlocutorie della corsa
avere dei gregari è importante, ma saper limare e saperli sfruttare fa la differenza
armstrong invece in bici è un grande e questo lo ha aiutato molto.
basso è un altro esempio eclatante e già da giovane in bici era scarso come conduzione.
negli anni non solo non è peggiorato, ma forse è addirittura peggiorato, perchè ad esempio in discesa sa di essere scarso, si irrigidisce sempre di più , scende dritto come un palo e ,vedi navacerrada, è imbarazzante.
concordo con fax che ha centrato in pieno il problema e tutti quello che hanno corso con gruppi di un centinaio di assatanati lo sanno bene
pensate solo all' acrobazia del purito rodriguez, che saltando uno spartitraffico potrebbe avere deciso il mondiale di mendrisio..
ciao
mesty' |
Volevo dire un mio parere su Basso, che hai portato come esempio:
sono d'accordo che in discesa non si puo vedere, e anceh a me pare andare peggio ora di quando era alla zalf..forse i materiali sempre piu rigidi lo hanno ancor di piu penalizzato. Pero come guida in gruppo io non lo vedevo tanto impedito, mi ricordo a un Mercatale, corsa under toscana che presenta sempre al via un gran numero di atleti, che si destreggiava bene in gruppo e manteneva bene le posizioni. certo, in quella corsa aveva anche la maglia di campione del mondo, il che ti fa prendere qualche gomitata in meno e un po di rispetto in piu, comunque rimane il fatto che per me e' limitato in discesa, ma non nello stare in gruppo.
Ciao!
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leo
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postato il 07/10/2009 alle 08:37 |
Originariamente inviato da ProfRoubaix
Originariamente inviato da mestatore
il concetto però resta
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Certo che sì!
L'ho precisato solo perchè avevo letto anche da qualche altra parte questa cosa del "salto" e girano già tante leggende ..
Ciao! |
Hai fatto bene! Le altre leggende sono che Lo scatto di Rodriguez e' quello che ha portato via la fuga, che Evans e' scattato in salita per staccare gli altri 2, che Pozzato ha tirato 5metri... |
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leo
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postato il 07/10/2009 alle 08:50 |
Originariamente inviato da peek
Le cose che avete scritto tutti mi hanno fatto molto pensare ad aspetti del ciclismo che non sono immediatamente evidenti nella fruizione televisiva di questo sport che è la mia e credo quella della maggioranza degli appassionati, anche se mi piace vedere le corse dal vivo quando ne ho la possibilità.
La storia che raccontava Faxnico mi ha fatto pensare ad un aspetto non strettamente tecnico, ma "psicologico" delle corse che non riguarda strettamente Teklehaimanot, per il quale la carenza tecnica è evidente.
Mi chiedo cioè quale sia l'influenza della "paura" sulla prestazione atletica, per coloro che non riescono a superare la paura, o quantomeno la tensione che comporta lo stare in gruppo, anche se magari conseguono una capacità tecnica che li protegge dalle cadute. Insomma, se dovessi figurarmi - non ho mai corso in un gruppo - di restare per ore in uno stato di tensione, magari a varia intensità, ma sempre presente, credo che alla fine sarei davvero affaticato da tutto questo stress.
Non lo so, di solito si tende a pensare che la fatica fisica sia un riduttore di stress psicologico, ma ho l'impressione che il rapporto tra le due dimensioni sia un po' più complesso.
Originariamente inviato da claudiodance
Deve correre un po’ di gare in pianura, le famose e tanto vituperate gare del martedì u23. Oppure le “tipo pista” in notturna (esistono ancora vero?). Ideale sarebbe dargli un Tutor, affidarlo a un corridore esperto e dirgli: “Oggi segui Tizio, ti muovi nel gruppo come fa Tizio.” Per carità, non è la fine del mondo, ma nemmeno una passeggiata di salute. Il contatto gomito a gomito di un gruppo a cinquanta all’ora può mettere i brividi ed è bene che questo ragazzo non passi ancora professionista, verrebbe estromesso dal plotone in quanto pericoloso.
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Credo che un po' di questo lavoro glielo facciano fare. Intanto ha fatto un bel po' di corse regionali in Svizzera a partire da giugno, come diceva Mesty, e sono le prime corse europee che ha fatto, una l'ha anche vinta, ma non a caso arrivando da solo. E ho letto poi l'intervista ad un suo allenatore che diceva che nelle tappe piane al tour de l'Avenir gli chiedevano comunque di risalire il gruppo a fine corsa, non tanto per fare lo sprint, ma proprio per risalire un gruppo in fase di combattimento, si è piazzato intorno alla ventesima posizione in alcune di queste tappe il che fa pensare che ci abbia quantomeno provato. |
Ciao Peek,
ti posso dire la mia opinione.
Io mi sono ritrovato in un gruppo la prima volta da esordiente 2 anno, e mi ricordo fu abbastanza traumatico, risalivo per via esterne, mi trovavo coperto nelle prime posizioni, e dopo qualche sbandata del gruppo ero immediatamente in fondo.
Questa cosa e' durata 2-3 gare, poi ho iniziato a stare bene in gruppo davanti, a tenere le posizioni.
Per riuscire a mio parere ci vuole tranquillita (che ti evita di toccare i freni appena vedi una fila davanti a te che si sposta o frena) e grinta (per non far infilare via via gente che ti ruba posizioni).Secondo me non e' nemmeno tanto una capacita di guida del mezzo.
Se non hai questi ingredienti, meglio rinunciare. La sensazione che provi e':
-continua tensione
-fai millemila scattini per recuperare dai colpetti di freno inutili che dai
-ti becchi insulti dagli altri
- secchezza delle fauci
Capisci bene che per rendere bene con questi presupposti dovresti avere una forza tripla rispetto agli altri.
Ora, la questione se e' troppo tardi o meno, mi pare soggettiva. Non si puo' dire 21 anni e' tardi o presto, dipende dall'elasticita mentale della persona. C'e' gente che inizia a 30 anni ad arrampicare, e progredisce in maniera stupefacente, altri a 20 sembrano gia inibiti dall'apprandere e assimilare nuovi movimenti.
Certo e' piu difficile a 21 che a 15, ma non dispererei fossi in lui, il tentativo va fatto, senza paura.
Ciao! |
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leo
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postato il 10/10/2009 alle 21:57 |
Ma il prossimo anno si sa se allora correra per l'amore vita o no? |
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peek
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postato il 11/10/2009 alle 11:42 |
Originariamente inviato da leo
Ma il prossimo anno si sa se allora correra per l'amore vita o no? |
No, dovrebbe rimanere al centro dell'Uci in Svizzera per un altro anno. |
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peek
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postato il 28/03/2010 alle 17:51 |
Daniel Teklehaimanot, again.
Ha ricominciato a correre in Europa vincendo il Grand Prix des Carreleurs in Alsazia una settimana fa. E' arrivato da solo perciò ci rimane il dubbio sui suoi eventuali miglioramenti nella corsa in gruppo.
Questo fine settimana era invece in Portogallo al Trofeu Cidade da Guarda, dove è andato fuori classifica dopo un tentativo di fuga in una tappa dei giorni scorsi, mentre oggi ha ottenuto un buon quinto posto nella cronometro finale.
Insomma, il ragazzo sembra mantenere le promesse e potrebbe entrare nel professionismo l'anno prossimo. |
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peek
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postato il 15/04/2010 alle 15:54 |
Sedicesimo posto alla fine del giro delle Fiandre U23, ma è stato protagonista della corsa. Era in fuga con Marco Kump, successivamente sono stati ripresi da una dozzina di corridori e poco dopo Teklehaimanot è ripartito da solo venendo ripreso solo negli ultimi chilometri.
Da quello che si capisce dalle cronache, insomma, una condotta di gara un po' dissennata che tradisce ancora un deficit di esperienza, ma ad ogni modo una prestazione che vale molto di più del sedicesimo posto finale. |
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peek
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postato il 05/06/2010 alle 11:38 |
Grande, mitico.
Ha vinto la seconda tappa nella Nation Cup in Canada. Partito in fuga con altri tre è stato raggiunto da un gruppo di nove corridori negli ultimi dieci km, ma ha trovato la forza per ripartire con un altro gruppetto. Ha battuto allo sprint il danese Juul Jensen e lo sloveno Mezgec.
Insomma, sembra abbia corso nel suo solito modo un po' scombiccherato, ma finalmente gli è andata bene.
http://www.velochrono.fr
Ora è balzato in testa alla classifica, una vittoria finale sarebbe preziosissima per agevolare il suo passaggio al professionismo l'anno prossimo. |
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simociclo
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postato il 05/06/2010 alle 11:56 |
Originariamente inviato da peek
Grande, mitico.
Ha vinto la seconda tappa nella Nation Cup in Canada. Partito in fuga con altri tre è stato raggiunto da un gruppo di nove corridori negli ultimi dieci km, ma ha trovato la forza per ripartire con un altro gruppetto. Ha battuto allo sprint il danese Juul Jensen e lo sloveno Mezgec.
Insomma, sembra abbia corso nel suo solito modo un po' scombiccherato, ma finalmente gli è andata bene.
http://www.velochrono.fr
Ora è balzato in testa alla classifica, una vittoria finale sarebbe preziosissima per agevolare il suo passaggio al professionismo l'anno prossimo. |
Sono proprio contento!
Credo che sia giunto il momento che anche l'Africa riesca ad avere dei protagonisti nel mondo del ciclismo che conta (per ora c'è riuscito il SudAfrica ma è un contesto diversissimo) |
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peek
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postato il 06/06/2010 alle 10:52 |
Il freddo non lo regge proprio. Giornata gelida e piovosa in Canada e Teklehaimanot arriva quasi ultimo con più di un quarto d'ora di ritardo, addio classifica generale.
La tappa è stata vinta da Le Bon, il vincitore dell'anno scorso. Lo sloveno Mezgec ha preso il comando della classifica. |
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Tranchée d’Arenberg
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postato il 06/06/2010 alle 17:43 |
Il talento pare che ci sia, ma serve che impari a convivere con determinate condizioni di corsa, vedi il maltempo, e che impari ad essere più accorto tatticamente. E non è poco. ____________________ L'opzione antifascista resistenziale è l'unica via maestra.
Ovunque. (nino58)
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dietzen
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postato il 29/07/2010 alle 14:08 |
pare passi con la cervelo. |
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Abajia
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postato il 31/07/2010 alle 02:03 |
WOW! Il passaggio col Team Cervélo potrebbe essere la svolta decisiva alla carriera di Daniel.
Spero di vederlo, entro un paio d'anni, fare esperienza al Fiandre, corsa per il quale lo vedo ben predisposto.
____________________
« La superstizione porta sfortuna »
(Raymond Merrill Smullyan, 5000 B.C. and other philosophical fantasies, 1.3.8)
Fantaciclismo Cicloweb 2010
Piazzamenti sul podio:
Omloop Het Nieuwsblad Élite: 3°
E3 Prijs Vlaanderen - GP Harelbeke: 2°
GP Miguel Indurain: 1°
Ronde van Vlaanderen / Tour des Flandres: 3°
Rund um Köln: 1°
Liège-Bastogne-Liège: 1°
Giro d'Italia: Carrara - Montalcino: 2°
Tour de France: Sisteron - Bourg-lès-Valence: 1°
Tour de France: Longjumeau - Paris Champs-Élysées: 1°
Tour de France - classifica finale: 3°
Gran Premio Città di Peccioli - Coppa G. Sabatini: 1°
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Asso di Fiori |
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Abruzzese
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postato il 31/07/2010 alle 02:19 |
Originariamente inviato da Abajia
WOW! Il passaggio col Team Cervélo potrebbe essere la svolta decisiva alla carriera di Daniel.
Spero di vederlo, entro un paio d'anni, fare esperienza al Fiandre, corsa per il quale lo vedo ben predisposto.
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Sarebbe interessante sapere (io non ho avuto occasione di vedere immagini in proposito) se Daniel ha fatto progressi sullo stare in gruppo, visto che in questo stesso thread (basta risalire i vari messaggi), l'indomani del mondiale di Mendrisio venne sollevata qualche perplessità dando vita ad una discussione tutt'altro che banale.
Perchè se effettivamente ha ancora di questi problemi penso che debba passar molto tempo prima che ci sia la possibilità che corra il Fiandre, non credi Andrea? ____________________ Vivian Ghianni
"...L'importante non è quello che trovi alla fine di una corsa.L'importante è ciò che provi mentre corri." (Giorgio Faletti in "Notte prima degli esami") |
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Abajia
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postato il 31/07/2010 alle 05:04 |
Non per niente ho parlato di "entro un paio d'anni", specificando soprattutto per "fare esperienza".
Significa che non è che penso che entro un paio d'anni possa realmente competere per un qualcosa di "televisivo", la mia speranza è che abbia la possibilità di parteciparvi.
____________________
« La superstizione porta sfortuna »
(Raymond Merrill Smullyan, 5000 B.C. and other philosophical fantasies, 1.3.8)
Fantaciclismo Cicloweb 2010
Piazzamenti sul podio:
Omloop Het Nieuwsblad Élite: 3°
E3 Prijs Vlaanderen - GP Harelbeke: 2°
GP Miguel Indurain: 1°
Ronde van Vlaanderen / Tour des Flandres: 3°
Rund um Köln: 1°
Liège-Bastogne-Liège: 1°
Giro d'Italia: Carrara - Montalcino: 2°
Tour de France: Sisteron - Bourg-lès-Valence: 1°
Tour de France: Longjumeau - Paris Champs-Élysées: 1°
Tour de France - classifica finale: 3°
Gran Premio Città di Peccioli - Coppa G. Sabatini: 1°
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Asso di Fiori |
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peek
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postato il 01/08/2010 alle 19:16 |
Grande opportunità questa con la Cervelo, davvero meglio non poteva andare. E' una squadra che può dargli la possibilità di fare corse di alto livello senza una particolare pressione.
Che tipo di corridore sia francamente non l'ho ancora capito. E' vero che quest'anno al Fiandre giovani ha fatto il diavolo a quattro, ma in realtà ha dato buone prove sia in salità che a cronometro. Vedremo, quel che è certo è che un eritreo nel ciclismo che conta non può che fare del bene al movimento del suo paese che vede già affacciarsi altri interessanti giovani.
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peek
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postato il 31/08/2010 alle 10:56 |
Ma adesso che la Cervelo si fonde con la Garmin e ci saranno già un serie di ciclisti da licenziare, la vedo dura per uno stagista riuscire a trovare posto in squadra, cosa dite? |
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simociclo
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postato il 31/08/2010 alle 12:07 |
Originariamente inviato da peek
Ma adesso che la Cervelo si fonde con la Garmin e ci saranno già un serie di ciclisti da licenziare, la vedo dura per uno stagista riuscire a trovare posto in squadra, cosa dite? |
stavo pensando la stessa cosa; spero per lui che riesca a trovare cmq un buon contratto in una professional di buon livello |
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Tranchée d’Arenberg
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postato il 31/08/2010 alle 13:01 |
Riflettendoci un pò ho pensato che Daniel, vista l'èta, potrebbe correre la prossima stagione nel Team Holowesko Partners, ovvero il vivaio under 23 della Garmin. Così facendo accumulerebbe esperienza per poi passare pro ovviamente con la Garmin nel 2012. Che ne dite? ____________________ L'opzione antifascista resistenziale è l'unica via maestra.
Ovunque. (nino58)
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