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Autore: Oggetto: Parliamo di cinema (del passato e del presente)

Livello Fausto Coppi




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  postato il 13/07/2009 alle 18:31
Originariamente inviato da Zanarkelly

Ho finito da poco di riguardare inopinatamente "Vento di passioni" e mi sono chiesto se esiste sul forum una classifica dei peggiori polpettoni della storia del cinema.
Lasciando perdere colossal storici tipo Ben Hur, I dieci comandamenti, ecc tra i mattoni più recenti la mia personale classifica è la seguente:
1. "Il paziente inglese" (che, devo dire, vince con distacco)
2. "Ritorno a Cold Mountain" (cosa volete!? Minghella non mi va giù)
3. "Vento di passioni"
4. "Titanic"
5. "Le regole della casa del sidro"

Fate la vostra classifica.

P.S.: @Tetzuo: secondo me Ex Drummer è una cagata pazzesca.


@pacho io ex drummer non l ho proprio visto, io parlavo di this is englanbdùùùù

 

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Io Odio Marino Bartoletti e Abajia



Vincitore al Fantaciclismo del Tour de Suisse 2009
2°, 3° e 4° in tre tappe al Fantagiro d'Italia '09
Una vittoria di tappa e un 4° posto al Fanta Tour 2009

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/07/2009 alle 00:06
Ho guardato stasera "Louise-Michel": troppo bello. veramente ben fatto ed originale, oltre che divertente.

Come direbbe qualcuno è oltremodo "anarco-insurrezzionalista" (che cagata di definizione!).

 

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"Per aspera ad astra" Seneca o Eros Poli ... non ricordo

Ad imperitura memoria di quando, dal 4 al 14 marzo 2009, fu "Livello Sean Kelly",
queste stelline pose:

 
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Livello Greg Lemond
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  postato il 24/07/2009 alle 10:38
Originariamente inviato da Zanarkelly

Ho guardato stasera "Louise-Michel": troppo bello. veramente ben fatto ed originale, oltre che divertente.



Mo' me lo segno

 

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Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
...
e i barbieri il lunedì

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente. Dopo 12 anni di carriera io so quello che devo fare e non voglio che una mia vittoria venga messa in dubbio dalla fantasia delle analisi".

(Jacques Anquetil, 4 maggio 1966, intervista a L'Équipe)

Non riesco a comprendere perché Morris non sia assunto da nessuna rete telvisiva come opinionista

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/07/2009 alle 11:30
stanotte ho visto 'detenuto in attesa di giudizio', di nanni Loy, con uno strepitoso alberto sordi, visto che nel thread sul doping si parla di carceri e giustizia..beh lo consiglio davvero...

 

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Livello Greg Lemond
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  postato il 24/07/2009 alle 14:35
Originariamente inviato da Tetzuo

stanotte ho visto 'detenuto in attesa di giudizio', di nanni Loy, con uno strepitoso alberto sordi, visto che nel thread sul doping si parla di carceri e giustizia..beh lo consiglio davvero...


L'ài visto oggi per la prima volta?

 

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(Jacques Anquetil, 4 maggio 1966, intervista a L'Équipe)

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Livello Greg Lemond
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  postato il 02/08/2009 alle 12:44
Ho rivisto quel capolavoro assoluto (per me) di Luchino Visconti "Il gattopardo". Si capisce la Sicilia di quei tempi ( ed oggi ) come e più di esserci vissuti per anni.
Un piccolo gioiello "Noi fummo i gattopardi, i leoni ... chi ci sostituirà saranno gli sciacalli, le iene. E tutti quanti, gattoparddi, leoni, sciacalli e pecoere continueranno a credersi il sale delle terra".

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 19/08/2009 alle 14:04
Ho visto in questi giorni una bella commedia francese: "Giù al Nord" (in francese il titolo è diverso, ma non me lo ricordo).
Film divertente sulle diversità e sui pregiudizi tra regioni diverse di uno stesso stato, fatto molto bene ed intelligente, senza volgarità, con grande ironia, insomma... molto alla francese.

... e mi è veuta una tristezza infinita a pensare a quello che è diventato adesso il cinema italiano e, soprattutto, la commedia all'italiana: in Italia non viene prodotta commedia o film comico che non abbiano come protagonisti burini conclamati o bifolchi scimmittanti SB o adolescenti con problemi esistenziali o adulti che si comportano come adolescenti con problemi esistenziali. Ho forse dimenticato qualche filone?
Possibile che in Italia non si possa fare un film leggero senza per forza scadere in questi clichè? Ovviamente non dico di fare i film alla francese, però avevamo la grande tradizione della commedia all'italiana e non penso che le commedie di adesso ne siano la naturale evoluzione.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 19/08/2009 alle 14:44
Avevamo anche degli attori... Ora chi sarebbe in grado di tenere in piedi una "commedia all'italiana"?

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 20/08/2009 alle 00:09
Non si può certo dire che gli attori abbondino: ormai sono tutte macchiette o comici di Zelig riciclati.
Però secondo me la cosa grave è che mancano le idee e gli autori propinano sempre gli stessi clichè per andare sul sicuro: poi a forza di fare così, di non rischiare, di restare sempre negli schemi, finisce che la gente ed il pubblico si abitua alla commedia monogenere e allora tutti si aspetta il cinepanettone o il Pieraccioni o Aldo Giovanni e Giacomo, ecc.
Ma il cinema è un'altra cosa...

 

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  postato il 20/08/2009 alle 08:38
Originariamente inviato da lemond

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stanotte ho visto 'detenuto in attesa di giudizio', di nanni Loy, con uno strepitoso alberto sordi, visto che nel thread sul doping si parla di carceri e giustizia..beh lo consiglio davvero...


L'ài visto oggi per la prima volta?


sì, è stata la prima volta

ma io sono giovane amico mio

 

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Livello Greg Lemond
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  postato il 20/08/2009 alle 10:08
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Consolati, è una malattia che, prima o poi, passa

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 20/08/2009 alle 10:23
Originariamente inviato da lemond

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ma io sono giovane amico mio


Consolati, è una malattia che, prima o poi, passa



ahahahahahahahahahah

 

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  postato il 20/08/2009 alle 13:34
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Non si può certo dire che gli attori abbondino: ormai sono tutte macchiette o comici di Zelig riciclati.
Però secondo me la cosa grave è che mancano le idee e gli autori propinano sempre gli stessi clichè per andare sul sicuro: poi a forza di fare così, di non rischiare, di restare sempre negli schemi, finisce che la gente ed il pubblico si abitua alla commedia monogenere e allora tutti si aspetta il cinepanettone o il Pieraccioni o Aldo Giovanni e Giacomo, ecc.
Ma il cinema è un'altra cosa...


Concordo sulla nostalgia per quell'irripetibile stagione in cui Monicelli, Pietrangeli, Germi, Petri, Steno, Risi, Comencini (e ne dimentico diversi) sfornavano film densi e divertenti. Ma va detto che anche all'epoca, accanto a questi maestri, c'erano i Marino Girolami e i Lucio Fulci che sfornavano filmetti simpatici ma il più delle volte del tutto all'acqua di rose.

E se da una parte i colonnelli della commedia all'italiana (Tognazzi, Gassman, Sordi, Mastroianni, Manfredi) offrivano prove rimaste scolpite nell'immaginario cinematografico mondiale, dall'altra c'erano pur sempre i Franco e Ciccio che, con tutto il rispetto e l'affetto del caso, recitavano un tanto al chilo in quei film. E i musicarelli dove li mettiamo? Vengono sempre dagli stessi anni.

Sull'oggi, bisogna partire da un presupposto: ovvero mettersi l'anima in pace sul fatto che quella felicissima parentesi di cinema italiano è chiusa. Nel trentennio post II Guerra Mondiale abbiamo avuto, oltre ai grandi della commedia, i maestri del neorealismo (Visconti, Rossellini, De Sica) oltre ad autori monumentali e del tutto fuori dagli schemi (Fellini, Antonioni, Pasolini, Ferreri). Sperare che una simile stagione possa tornare è un esercizio assai arduo... Così come non avrebbe senso che i francesi sognassero un nuovo periodo d'oro della pittura con nuovi Monet, Manet, Cezanne, Renoir... Così come non ci sarà più un'età dell'oro del rock nel senso in cui la si intendeva intorno al 1967...

Bisogna essere bravi a cercare le perle laddove spuntano.
Dimenticare AG&G e Pieraccioni e tutto il filone figlio di Zelig (non che non possano venir fuori film divertenti anche da lì, intendiamoci), e concentrarsi su autori che riescono a dire con leggerezza anche cose importanti.
Virzì e Sorrentino (ho visto pochi giorni fa Il Divo, eccellente), e anche Moretti (che però mi sa che invecchia più rapidamente dei colleghi: vedere Ecce Bombo o Io sono un autarchico per credere)...

Insomma, la qualità c'è, manca la quantità. Vorrà dire che cercheremo nei vicini d'oltralpe quel che non c'è nella nostra cinematografia. O lo cercheremo ovunque possa essere cercato: in fondo rispetto a 50 anni fa abbiamo possibilità di visioni infinitamente più ampie.

 

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Amarti m'affatica, mi svuota dentro
qualcosa che assomiglia a ridere nel pianto
Amarti m'affatica, mi dà malinconia
che vuoi farci, è la vita... è la vita, la mia

(Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping)

 
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Livello Greg Lemond
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  postato il 21/08/2009 alle 07:33
Originariamente inviato da Admin

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Bisogna essere bravi a cercare le perle laddove spuntano.
Dimenticare AG&G e Pieraccioni e tutto il filone figlio di Zelig (non che non possano venir fuori film divertenti anche da lì, intendiamoci), e concentrarsi su autori che riescono a dire con leggerezza anche cose importanti.
Virzì e Sorrentino (ho visto pochi giorni fa Il Divo, eccellente), e anche Moretti (che però mi sa che invecchia più rapidamente dei colleghi: vedere Ecce Bombo o Io sono un autarchico per credere)...

Insomma, la qualità c'è, manca la quantità. Vorrà dire che cercheremo nei vicini d'oltralpe quel che non c'è nella nostra cinematografia. O lo cercheremo ovunque possa essere cercato: in fondo rispetto a 50 anni fa abbiamo possibilità di visioni infinitamente più ampie.


Tutto molto giusto, salvo che il Divo sia un film divertente, così come non lo è "L'uomo che aveva picchiato la testa" (di Virzì, però interessante). Quanto a Moretti rimane un grandissimo attore (per quanto ne posso comprendere io), ma ormai ha perso le capacità di analizzare la società italiana, l'ultimo suo vero film secondo me è "Caro diario". Dopo ha fatto un film di siccesso, ma non *suo*.

 

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Livello Marco Pantani




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  postato il 08/09/2009 alle 19:32
Ieri sera ho visto L'Onda (Die Welle) del regista tedesco Dennis Gansel, un film del 2008. Il protagonista è l'attore tedesco Jurgen Vogel,che gia' aveva lavorato con la Von Trotta in Rosenstrasse.
Da vedere assolutamente, soprattutto per l'argomento di cui tratta, il nazismo spiegato a degli studenti di un liceo.

 

[Modificato il 08/09/2009 alle 19:36 by UribeZubia]

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Fantaciclismo 2009 : 1°Tour de Romandie - 1° Paris-Tours
Tour de France 2009 : Vittoria 11°tappa Vatan Saint-Fargeau
Vuelta a Espana 2009 :Vittoria 6°tappa Xativa-Xativa e 11°tappa Murcia-Caravaca de la Cruz

Fantaciclismo 2010 : 1° Het Volk - 1° Milano-Sanremo - 1° Tour de Romandie
Tour de France 2010 : Vittoria 9°tappa Morzine Avoriaz- Saint Jean de Maurienne

 
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Livello Greg Lemond
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  postato il 21/09/2009 alle 08:11
Katyn, chi vuole vedere questo film su DVD, mi spedisca il suo indirizzo

Il caso Wajda. Il maestro censurato
«Sono in molti ad avere interesse a che il mio film non sia proiettato, ad acquistarne i diritti per non farlo vedere». Le scomode verità del grande regista di “Katyn”.
È appena tornato da Berlino, dove il suo Tatarak ha vinto il premio speciale della giuria per un’opera che «apre all’arte cinematografica nuove prospettive». «Pensi – dice sorridendo all’inviato di Tempi nei suoi studi a Varsavia – che il riconoscimento lo hanno dato ex-aequo a me e a un regista argentino poco più che trentenne al suo primo film». Lui, Andrzej Wajda, di anni ne ha ottantatré, e di regie alle spalle ne conta oltre tre dozzine. Ma ha ancora l’entusiasmo di un giovanotto e il gusto di usare la macchina da presa per continuare a raccontare le gioie e i dolori della vita, oggi come trent’anni fa, quando opere come L’uomo di marmo, L’uomo di ferro e Danton filtravano attraverso la cappa di piombo del socialismo reale e facevano sentire anche in Occidente la voce di un uomo libero, che non ha mai rinunciato a guardare la realtà coi suoi occhi rifiutando le lenti deformanti dell’ideologia. L’arrivo nelle sale italiane, dopo lunghe peripezie, di Katyn, il film sull’eccidio degli ufficiali polacchi perpetrato dai sovietici durante la Seconda guerra mondiale e a lungo attribuito ai nazisti tedeschi, è l’occasione per incontrare Wajda e parlare con lui di cinema. E di molto altro.

Andrzej Wajda, cominciamo dalla pellicola che sta riproponendo il suo nome in Italia. Da dove nasce l’idea di fare un film sul massacro di Katyn?
Un film su Katyn fino al 1989 sarebbe stato impossibile, perché secondo la versione ufficiale imposta dai sovietici il massacro di ventiduemila ufficiali dell’esercito polacco compiuto nel 1940 nei boschi di Katyn era stato opera dei tedeschi. In realtà in Polonia tutti sapevano che i colpevoli erano i russi, e nessuno era disposto a fare un film intriso di menzogna; così Katyn nella nostra storia rimaneva una ferita aperta. Perché allora non lo abbiamo fatto subito dopo il 1989? Perché sulla vicenda c’era stato come un blocco: mentre tutti gli altri episodi drammatici della Seconda guerra mondiale avevano trovato qualcuno che ne facesse materia di qualche racconto, su Katyn non c’era nulla. Così, realizzare una sceneggiatura è stato un lavoro lungo e difficile. Io ho continuato a leggere tutta la documentazione disponibile, soprattuto i diari delle donne che, come mia madre, avevano perso il marito nella strage. Oggi tutto quel che si vede nel film è rigorosamente basato sui documenti che io ho letto nel corso di anni di ricerche.


Che cosa ha voluto dire allora per lei girare un film come questo?
Ho sempre avuto in mente che un film su Katyn avrei potuto e dovuto farlo io: farlo ha voluto dire saldare un debito con mio padre e mia madre, far conoscere a tutti l’eccidio compiuto sugli uomini e la menzogna perpetrata nei confronti delle loro donne.

Ci risulta, però, che l’opera abbia avuto qualche “problema di circolazione”. È vero?
Guardi, in Polonia ha avuto oltre tre milioni di spettatori, posso dire di essere soddisfatto. Del resto era un’opera che la gente aspettava da sessant’anni. Il problema è che i diritti per la distribuzione all’estero sono stati assegnati alla televisione di Stato polacca, che non ha fatto nulla perché il film avesse una circolazione dignitosa: lo ritengono un film scomodo e non hanno voluto spingerlo. Pensi che nel rapporto della Televisione Polacca sulla società New Media Di-stribution, l’azienda che deve distribuire il film contemporaneamente sia in Russia sia negli Stati Uniti, ho visto una nota a margine scritta a mano che informa che «l’iniziativa potrà fallire per ragioni politiche». Tanti infatti hanno interesse a che il film non venga proiettato, e in molti paesi ci sono distributori che lo hanno acquistato per non farlo vedere. Viene mostrato solo in circuiti ristretti, nei cinema d’essai o in rassegne per un pubblico selezionato. Così si fa in modo che non incida, che non abbia un vero rilievo nella mentalità comune. Il caso più clamoroso, comunque, è quello della Russia. [... segue]

[...] significa che è ancora possibile fare del cinema che non sia di evasione, ma che aiuti a guardare più profondamente le cose.
Assolutamente sì. La differenza è che anni fa i temi prevalenti erano la politica e la società, oggi è l’uomo, i suoi drammi, i suoi desideri. E la morte, che ci aspetta dietro l’angolo, che non possiamo evitare.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 21/09/2009 alle 18:49
Dopo aver visto in rapida successione "così fan tutti" (film francese, 2004) e "l'aria salata" (film italiano, 2006), Brunetta, se proprio proprio non ha ragione, ci passa comunque molto vicino.

 

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Livello Greg Lemond
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  postato il 22/09/2009 alle 13:36
Originariamente inviato da Carrefour de l arbre

Dopo aver visto in rapida successione "così fan tutti" (film francese, 2004) e "l'aria salata" (film italiano, 2006), Brunetta, se proprio proprio non ha ragione, ci passa comunque molto vicino.



Molto divertente il primo (l'ò visto tre volte) e bello il secondo, ma non riesco a rammentarmi come ci possano ertrare i "fannulloni"?

 

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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 05/10/2009 alle 19:00
Ok, dopo gli ultimi post io sarò di certo il pesce fuor d'acqua

Sabato ho visto Bastardi senza Gloria. Tarantino al suo massimo nell'arte di far cinema.

La trama
Due storie si incrociano: quella di un gruppo di soldati statunitensi di origini ebree che creano terrore tra i soldati nazisti, e quella della giovane Shosanna, che scampa al massacro della sua famiglia per mano delle SS.

Non è il suo capolavoro, come invece sostiene Brad Pitt. Però è un gran bel film, e per quanto sia lungo (150') sembra manchi di qualcosa. Infatti ci sono diversi tagli nella pellicola, dovuti alla lunghezza che sarebbe stata davvero eccessiva altrimenti.
Chi si aspetta un lungo tourbillon di violenza si deve ricredere: a parte pochi passaggi crudi, la vera cattiveria esce fuori dai dialoghi, lunghissimi e taglienti, che enfatizzano le scene principali del film.
Altro punto di forza è il doppiaggio (che quasi non c'è), e sarebbe stato ancora più bello se il film fosse vissuto di soli sottotitoli: vengono usate 4 lungue (inglese, tedesco, francese, italiano), ma le parti in inglese e italiano non rendono giustizia perchè mischiate. Ma è da applausi il siparietto Pitt-Waltz in italiano!

Il vero capolavoro, a mio parere, è il primo capitolo. In particolare i primi 3 minuti del film mi hanno tenuto davvero in estasi: Sergio Leone è battuto! Onore e gloria!

Gli attori
Ottima prova d'attore per Brad Pitt e Diane Kruger, che si innalzano dalla media (pure ottima) del cast.
Ma la menzione particolare va per i 2 "nuovi": Cristoph Waltz e Melanie Laurent. Il primo è il mattatore del film: il suo ruolo resterà a lungo nella memoria di chi guarda l'opera di Tarantino. Non serve commentarlo, l'unico consiglio è andare a goderselo (del resto la palma d'oro di Cannes qualcosa varrà!).
Anche la graziosa francese fa la sua bellissima figura: nelle scene in cui programma il suo personalissimo show è risoluta quanto emozionata, e la sua prova è ottima. Però contro quel Waltz...

Insomma: nella mia personalissima classifica lo metterei al secondo posto aex equo, dietro PF ed assieme a Le Iene, ma davanti al secondo capitolo di Kill Bill che pure mi era veramente piaciuto tantissimo.

Ad ogni modo è un ritorno alla grande dopo il fiasco di Deathproof.

 

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Alessandro

29/05/1999 - 27/07/2008: Grazie Paolo!

 
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  postato il 06/10/2009 alle 16:21
Grazie per la recensione Ale, vado a vederlo stasera.

 

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Vorrei morire in bici, in un giorno di sole, dopo aver scalato una di quelle montagne che sembrano protendersi verso il cielo, mi adagerei sull'erba fresca senza rimpianti, attendendo con serenità il compiersi del mio tempo. Non importa se sarà ...oggi o tra cent'anni, avrò in ogni caso trovato il mio giorno perfetto.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 12/10/2009 alle 02:55
Ho visto alla televisione "Grindhouse" di Tarantino e, così a caldo, penso che abbia scalzato di prepotenza il primo della mia personale lista dei film più brutti della storia.
Stanotte ci ragiono un po' e poi, a freddo, darò il giudizio definitivo.

 

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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 12/10/2009 alle 15:34
L'ho sempre detto che era un flop

Cmq più che rimuginarci, riguardalo tra un mesetto, e poi tra un'annetto (naturalmente ci dev'essere la voglia). Ogni volta ti risulterà meno indigesto, o almeno è l'effetto che ha fatto a me ieri sera.

Va comunque inserito in un contesto di "cazzeggio" di un trienno (2003-2006, da Kill Bill al progetto Grindhouse) un pò alternativo.

 

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Alessandro

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Livello Parigi-Nizza




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  postato il 12/10/2009 alle 16:39
Grindhouse lo vidi addirittura al cinema ...
se non fossi stata con un gruppo di amici, mi sarei alzata e me ne sarei andata ben prima di metà film.
capisco l'omaggio ai b-movies, ma è così lento e i dialoghi -eterni- femminili talmente sfiancanti che l'eccidio di kurt russell è un sollievo.
Ale, io di rivederlo tra un mese, un anno, o in un'altra vita, non ci penso neanche!

 
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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 12/10/2009 alle 17:09
Marta, io ho detto che dev'esserci la voglia
E cmq il film fa abbastanza schifo anche a me, non si scopre nulla.

Comunque nel tuo lamento hai centrato il punto: la prima parte di film è una palla colossale, e le protagoniste delle noie assurde. Tarantino vuole portare Kurt Russel al ruolo di eroe che toglie di mezzo le rompipalle, e non fargli fare quello del semplice omicida pazzo scatenato. E ci riesce, facendo gridare "Deo gratias!" al pubblico nel momento dell'incidente fatale (per giunta irrobustendo la scena con 4 angolazioni diverse!).

Così come la seconda parte, molto più viva e degna di nota della prima, ribalta i ruoli: le ragazze sono simpatiche, divertenti e abbastanza cazzimmate, e Kurt Russel torna al ruolo più consono, quello del killer pazzo e da affossare.

O almeno è quello che ho estrapolato io

 

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Alessandro

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Livello Marco Pantani




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  postato il 12/10/2009 alle 17:45
Io l'ho visto 2 volte e mi piace definirlo, nonostante la prolissita',il film piu' femminista degli ultimi anni.
Infatti Tarantino distrugge i simboli del potere maschile attraverso le chiacchiere infinite tra amiche, e poi ridicolizzando il "macho" killer misogino.
Questo è l'aspetto che io ho colto, pero', non essendo io propriamente un critico di cinema, potrei non averci capito niente.

 

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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 12/10/2009 alle 18:23
E' una possibilità

Trovo però diverso l'approccio tra le 2 parti del film: nella prima il femminismo non lo trovo, nella seconda posso provare a sforzarmi.

Le prime ragazze sembrano dimostrarsi molto più scafate delle seconde a livello di conoscenza degli uomini, ma al contrario vengono derise e infinocchiate da Kurt Russel; cosa che alle seconde non succede, forse perchè (come il dialogo in auto potrebbe confermare) sono molto più maschiacci delle precedenti colleghe.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 12/10/2009 alle 19:11
Originariamente inviato da shiraz

Grindhouse lo vidi addirittura al cinema ...
se non fossi stata con un gruppo di amici, mi sarei alzata e me ne sarei andata ben prima di metà film.
capisco l'omaggio ai b-movies, ma è così lento e i dialoghi -eterni- femminili talmente sfiancanti che l'eccidio di kurt russell è un sollievo.
Ale, io di rivederlo tra un mese, un anno, o in un'altra vita, non ci penso neanche!


ahahahahahahaha !

Questo weekend invece ho visto festen. Micidiale per come distrugge tutta la "simbologia" borghese, ha nella modalità "dogma95" (con cui è girato) il suo punto debole. Se fosse stato girato "normale", forse sarebbe stato meglio: ad ogni modo un gran film, che consiglio (la scena del primo brindisi è devastante! )

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 12/10/2009 alle 23:48
Ci ho pensato su con calma; prima però sarebbe bene precisare che non amo particolarmente Tarantino. La maggior parte dei film cha ha fatto sono perfette esercitazioni di stile, infarcite di quelle citazioni che mandano in bisibilio i cinefili, che però devono sorreggere storie e trame per lo più ridicole; e quando le premesse sono queste, secondo me, è molto difficile che il risultato sia positivo.
Io penso che la qualità del film non possa prescindere dalla trama e dai contenuti; il bravo regista è quello che riesce a confezionare un buon vestito per la storia che ha. Tarantino è senz'altro un regista eccezionale, che sa costruire magistralmente dei contenitori perfetti per i suoi film; il problema è quello che ci mette dentro. Se ci mette cacca, seppur ben diretto, il film sarà di cacca.
Detto questo, senza scomodare giudizi di critici ben più titolati di me (e penso al celebre guidizio dato da Fantozzi alla Corazzata Potemkin), penso che Grindhouse sia veramente il più brutto film che abbia mai visto e scalza dal primo posto "Dal tramonto all'alba" (giusto perchè amo Tarantino).
Non credo che sia una critica del macho americano o delle donne ciarliere, o che sia un film femminista o che voglia mettere in cattiva luce un certo tipo di maschilismo; per conto mio chi viene messo in cattiva luce è solo Tarantino (gran talento, ma in gran parte sprecato, secondo il mio personale parere).

PS: secondo me ha voluto tirare per il culo il mondo e sentire le varie interpretazioni lo fa scompisciare dalle risate.

 

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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 13/10/2009 alle 00:33
Originariamente inviato da Zanarkelly

Ci ho pensato su con calma; prima però sarebbe bene precisare che non amo particolarmente Tarantino. La maggior parte dei film cha ha fatto sono perfette esercitazioni di stile, infarcite di quelle citazioni che mandano in bisibilio i cinefili, che però devono sorreggere storie e trame per lo più ridicole; e quando le premesse sono queste, secondo me, è molto difficile che il risultato sia positivo.
Io penso che la qualità del film non possa prescindere dalla trama e dai contenuti; il bravo regista è quello che riesce a confezionare un buon vestito per la storia che ha. Tarantino è senz'altro un regista eccezionale, che sa costruire magistralmente dei contenitori perfetti per i suoi film; il problema è quello che ci mette dentro. Se ci mette cacca, seppur ben diretto, il film sarà di cacca.
Detto questo, senza scomodare giudizi di critici ben più titolati di me (e penso al celebre guidizio dato da Fantozzi alla Corazzata Potemkin), penso che Grindhouse sia veramente il più brutto film che abbia mai visto e scalza dal primo posto "Dal tramonto all'alba" (giusto perchè amo Tarantino).
Non credo che sia una critica del macho americano o delle donne ciarliere, o che sia un film femminista o che voglia mettere in cattiva luce un certo tipo di maschilismo; per conto mio chi viene messo in cattiva luce è solo Tarantino (gran talento, ma in gran parte sprecato, secondo il mio personale parere).

PS: secondo me ha voluto tirare per il culo il mondo e sentire le varie interpretazioni lo fa scompisciare dalle risate.


Intanto ammetto che mi fa strano scrivere tutti questi post nello stesso thread, non sono uno che ama stare ore a scrivere e non ho il dono della buona scrittura, però il mio interesse per un certo tipo di cinema è tale che mi viene di getto di elucubrare le teorie anche più disparate.

Detto questo come doveroso preambolo, torniamo a parlare di un brutto film (e qui siamo tutti d'accordo, è un film brutto che niente ha a che vedere con il cinema che amiamo) che aveva uno ed un solo scopo: intrattenere lo spettatore. Come anche "Dal tramonto all'alba".

Quando si prende in esame Tarantino, non si deve partire dal presupposto che un suo film sia un capolavoro, ma che riesca ad intrattenere il pubblico. Ovviamente è un grande virtoso della macchina da presa, infarcisce di stile le inquadrature dei film e crea delle sceneggiature che nonostante la trama semplice (sciocca? misera? pessima?) spesso tramutano le lumache schifosette in escargò succulenti (perdonatemi per il paragone, non ho saputo fare di meglio).

Ed io sono stato il primo a commettere l'errore di discutere la tesi di Zanarkelly ore fa: il film è brutto, punto e basta. Solo ho un viziaccio, che non mi fa scrivere abbastanza quanto vorrei: non riesco a farmi passare l'idea che ci sia qualcosa che ha una sola caratteristica (in questo caso il film brutto e basta), per me dev'essere brutto per determinati motivi.
Anche Planet Terror (di Rodriguez, come Dal tramonto all'alba) potrebbe sembrarti(vi?) un film brutto, ma il suo compito è intrattenere e (parere di molti) ci riesce benissimo. Ah, certo: se non ritieni valida la mia affermazione non continuare nemmeno a leggere, de gustibus

Ci riesce meno Deathproof (attenzione: ho detto meno, perchè per me il secondo tempo è buono quanto il primo è pessimo), ma solo perchè ha nel progetto un suo meccanismo che va capito. Non esiste il prendere per il culo il mondo, si parla di fare il proprio lavoro bene o meno bene.

Entrambi esercizi di stile voluti e pensati in quel modo: tantochè fanno parte di un progetto, Grindhouse, di cui non ho voglia di dilungarmi tanto google basta ed avanza. In USA il progetto ha cozzato contro un diverso approccio del pubblico, in Italia il pubblico nemmeno sa cos'è una grindhouse (una variante potevano essere i vecchi Dylan Dog Horror Fest, ma si va fuori tema) ed i film si sono divisi mancando quindi di quella loro unione che avrebbe dato diverso risalto al tutto.

Oh, mi sono stufato Gli opinionisti di Filmup gli danno 7 e per me è 2 punti troppo alto, ma si vede che sia io che voi ci capiamo meno

 

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Alessandro

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Livello Greg Lemond
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  postato il 13/10/2009 alle 07:51
Originariamente inviato da Carrefour de l arbre


Questo weekend invece ho visto festen. Micidiale per come distrugge tutta la "simbologia" borghese, ha nella modalità "dogma95" (con cui è girato) il suo punto debole. Se fosse stato girato "normale", forse sarebbe stato meglio: ad ogni modo un gran film, che consiglio (la scena del primo brindisi è devastante! )


Rammento di averlo visto alcuni anni fa: un pugno nello stomaco

P.S.

Non so che significhi "dogma 95"

 

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"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente. Dopo 12 anni di carriera io so quello che devo fare e non voglio che una mia vittoria venga messa in dubbio dalla fantasia delle analisi".

(Jacques Anquetil, 4 maggio 1966, intervista a L'Équipe)

Non riesco a comprendere perché Morris non sia assunto da nessuna rete telvisiva come opinionista

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 13/10/2009 alle 12:46
Originariamente inviato da lemond

Non so che significhi "dogma 95"

E' un manifesto di regole cinematografiche (un decalogo) redatto da Lars Von Trier (uno dei miei registi non-preferiti) e da Thomas Vinterberg.
Dal manifesto nasce quindi una "scuola" di registi che seguono le regole suddette.
Mi paiono principi che si ispirano ad un approccio realista, condito con un bel po' di snobismo...

Comunque, il "patto" è stato rotto nel 2005, e mi risulta che le regole suddette fossero state infrante molte volte nei film prodotti da tale corrente...

Ecco qui il "manifesto" (notevole il voto di castità finale ):


"Io giuro di sottostare al seguente elenco di regole elaborate e confermate dal DOGMA 95":

1. Le riprese vanno girate sulle location. Non devono essere portate scenografie ed oggetti di scena (Se esistono delle necessità specifiche per la storia, va scelta una location adeguata alle esigenze).
2. Il suono non deve mai essere prodotto a parte dalle immagini e viceversa. (La musica non deve essere usata a meno che non sia presente quando il film venga girato).
3. La macchina da presa deve essere portata a mano. Ogni movimento o immobilità ottenibile con le riprese a mano è permesso. (Il film non deve svolgersi davanti alla macchina da presa; le riprese devono essere girate dove il film si svolge).
4. Il film deve essere a colori. Luci speciali non sono permesse. (Se c'è troppa poca luce per l'esposizione della scena, la scena va tagliata o si può fissare una sola luce alla macchina da presa stessa).
5. Lavori ottici e filtri non sono permessi.
6. Il film non deve contenere azione superficiale. (Omicidi, armi, etc.).
7. L'alienazione temporale e geografica non è permessa. (Questo per dire che il film ha luogo qui ed ora).
8. Non sono accettabili film di genere.
9. L'opera finale va trasferita su pellicola Academy 35mm, con il formato 4:3, non widescreen. (Originariamente si richiedeva di girare direttamente in Academy 35mm, ma la regola è stata cambiata per facilitare le produzioni a basso costo).
10. Il regista non deve essere accreditato.

"Inoltre giuro come regista di astenermi dal gusto personale! Non sono più un artista. Giuro di astenermi dal creare un "opera", perché considero l'istante più importante del complesso. Il mio obiettivo supremo è di trarre fuori la verità dai miei personaggi e dalle mie ambientazioni. Io giuro di far ciò con tutti i mezzi possibili ed al costo di ogni buon gusto ed ogni considerazione estetica. Così io esprimo il mio VOTO DI CASTITÀ."

Copenaghen, lunedì 13 marzo 1995

A nome del DOGMA 95

Lars von Trier, Thomas Vinterberg

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 13/10/2009 alle 13:45
Originariamente inviato da Bitossi

Comunque, il "patto" è stato rotto nel 2005, e mi risulta che le regole suddette fossero state infrante molte volte nei film prodotti da tale corrente...


a me ha sempre dato l'impressione di essere stata più una trovata pubblicitaria che altro...

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 14/10/2009 alle 11:46
questo manifesto mi pare importante perchè pone la domanda del fondamentale senso dell'arte: dove e come cercare il nesso bellezza e verità? Oppure seguono strade parallele? Ha senso provare a dire qualcosa in più della realtà delle cose senza l'uso del'argomentazione logica?
Il realismo è l'unico accesso alla realtà?

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 14/10/2009 alle 20:33
A me i film fatti stile Dogma 95 mi annoiano. Inoltre sembra una scelta per far fare parecchi passi in dietro all'arte del cinema. Se si analizza in dettaglio, praticamente il risultato deve essere lo stesso dei filmini fatti ai matrimoni o alle scampagnate.
Credo che il cinema non sia questo.

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 15/10/2009 alle 10:42
infatti è proprio questo il punto. Nel manifesto si annuncia una fede totale nella trasparenza direi estetica del reale. Del fenomeno in sè e per sè. Tanto più la cinepresa si impoverisce tanto più ciò che vi è nel mondo ha la possibilità di "risplendere", per così dire, di lasciar trasparire quel che ha di bello. Da qui l'idea di "diminuzione", di rinuncia dell'artista rispetto alle sue idee estetiche (la castità). Questa fede nelle cose che accadono di per se, non provocate da alcun disegno scenico o ideologico, naturalmente comporta un'idea di arte non tecnologica, non verbale, persino. Nel senso che si pensa che l'uomo non abbia un accesso migliore alla realtà di quello che già gli fornisce il suo corpo con i suoi sensi.
Allora qui si pone appunto la questione del senso dell'arte, che nel manifesto di cui sopra, consisterebbe in un "ritrarsi" di fronte alle cose e agli eventi per lasciar sprigionare in pieno il loro essere. Ma non c'è una maniera più efficace di accedere alla natura delle cose e del mondo, ripresentandole con certe parole, con certi colori, attraverso il racconto di una storia inventata, in un certo senso usando un modo di raccontare, uno stile, una tecnica...un sistema di proporre la realtà che riesca a ad arrivare più vicino ad essa di come essa stessa si proponga di per se? Faccio l'esempio del ricordo di un profumo legato all'incontro di una persona, per esempio in un giardino di rose e viole...per ricrearne la sensazione fisica devo trovare la perfetta combinazione di essenze e miscelarle per bene con le giuste dosi, un piccolo errore nelle dosi e la magia della sensazione di quell'istante si perde. Ma se trovo le tre parole giuste che sanno rievocare la peculiarità di quello sguardo, della presenza fisica di quell'uomo in quel momento, ecco che ricompare anche il profumo del giardino, il colore del cielo, tono di rosso di quel tramonto ecc.ecc.. IN una parola faccio una poesia. Arrivo a dire qualcosa di molto preciso sulla realtà per così dire aggirando la realtà, usando altre parole che contengono addirittura un qualcosa di più rispetto a ciò che la realtà stessa (ad esempio con una foto del giardino) mi direbbe.

Un esempio opposto, ma riferentesi alle stesse potenzialità espressive dell'arte, lo esprime bene una frase di Cezanne riportata da Merlau-Ponty nella "fenomenologia della percezione" (non vorrei averla già riporata in qualche altro 3d, ma comincio ad invecchiare se è così abbiate somma pazienza): " In "Peau de Chagrin" Balzac descrive una "tovaglia bianca come una coltre di neve caduta di fresco e sulla quale si elevavano simmetricamente le posate coronate da panini biondi". Per tutta la mia giovinezza ho voluto dipingere questa coltre di neve fresca...Ora so che si deve voler dipingere solo il "si elevano simmetricamente le posate" e il "panini biondi". Se dipingo il "coronati", sono spacciato, capite? E se veramente equilibro e sfumo le mie posate e i miei panini come dal vero, siate certi che ci saranno le corone, la neve, e un sacco di altre cose" - e il profumo inconfondibile di quella visione aggiungerei io...

I firmatari del manifesto sembrerebbe che in questo "accesso artistico" al reale non credano. E questa direi che è LA questione del senso dell'arte che, appunto, quel documento pone in tutta la sua forza.

 

[Modificato il 15/10/2009 alle 10:49 by elisamorbidona]

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/10/2009 alle 12:58
Diciamo che in un film io pongo l'attenzione a tante cose come montaggio, movimenti della macchina da presa, sonoro, la fotografia e tante altre ancora. Dogma annulla alcune di queste cose quindi annulla l'arte che c'è nell'arte, perchè ad esempio la fotografia di film come "L'uomo che non c'era", "Good night and good luck", "Schindler's list" rappresentano da sola l'arte nel fare la fotografia.
Dogma 95 è un limite di tutte queste cose, per questo ritengo fare questi tipi di film rappresenta una forma d'arte essenziale ma parziale, che a me non piace molto.

 

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  postato il 16/10/2009 alle 12:40
Originariamente inviato da Maìno della Spinetta

Ho rivisto spezzoni di questo film, nelle due versioni circolate, la prima con voce narrante, la seconda senza.

Questo film è un capolavoro, in entrambe le versioni.
Quale delle due versioni, e perché, vi gusta di più?

Lancio l'argomento; intanto penso la mia.


Originariamente inviato da Bitossi

Credo che questa discussione sarà spostata in quella specifica sul cinema...

Comunque, ottima questione.

Secondo me la versione originale (quella con la voce narrante del 1982) è ormai entrata nell'immaginario collettivo, un po' come succede per Apocalypse now, a cui la versione "redux" aggiunge poco, anzi forse toglie.
Ridley Scott pare odiasse la voce, la riteneva una mania dei tempi ed una intromissione della produzione, e la fece eliminare per il suo "Director's cut", uscito circa 10 anni dopo. Non si rese forse conto che però così il film perdeva molto del suo fascino "noir"...
Un'altra differenza abbastanza sostanziale, ma più difficle da notare, è quella per cui anche il personaggio principale (Deckard, cioè Harrison Ford) nella versione successiva sembrerebbe poter essere un replicante (la cosa chiarisce pure alcune battute del film originale, anche mediante l'aggiunta della scena del sogno dell'unicorno).
Se non sbaglio, infine, la mancanza della voce fuori campo ci fa perdere la mutata condizione della replicante che se ne va con Deckard (la scena degli spezzoni girati da Kubrick per Shining).

Tutto sommato, a me sembra che sia uno dei pochi casi in cui l'intromissione nella sceneggiatura da parte della produzione non abbia creato un "mostro", anzi che abbia come detto contribuito al fascino del film...

Il film viene indicato anche dal geografo e sociologio David Harvey nel suo "La crisi della modernità" (1989, ristampato da Il Saggiatore nel 2000, e poi da Net), insieme a "Il cielo sopra Berlino", come uno tra i primi e più chiari esempi di film post-moderno (soprattutto per quel che riguarda la sovrapposizione e la compresenza di "piani temporali" diversi - i replicanti creati "a tempo determinato", gli umani "a tempo indeterminato"...).

 

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  postato il 17/10/2009 alle 22:40
Blade runner e' in assoluto il mio film preferito.
Pero' secondo me (ma guarda un po') l'ideale e' un
misto fra le due versioni. Ovvero con la voce narrante
ma con il finale di Director's cut.

 

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"Non esistono montagne impossibili, esistono uomini che non sono capaci di salirle", Cesare Maestri

"Non chiederci la parola che mondi possa aprirti, si` qualche storta sillaba e secca come un ramo...
codesto solo oggi possiamo dirti: cio` che non siamo, cio` che non vogliamo.", Eugenio Montale.

 
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Livello Greg Lemond
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  postato il 18/10/2009 alle 09:20
Sotto le stelle
Recensione del film Agora (2009)
a cura di Alessia Starace

Meticolosa e sontuosa ricostruzione storica, Agora non è soltanto la storia di Ipazia di Alessandria, intellettuale perseguitata dai cristiani per il suo rifiuto di piegare la propria integrità alle loro mire politiche; è anche un’interessante esplorazione del legame tra religione e progresso, tra tolleranza, solidarietà umana e avanzamento scientifico. Quarto secolo dopo Cristo: nella città di Alessandria d’Egitto, santuario della scienza e della cultura del mondo antico, la filosofa e astronoma Ipazia, figlia del direttore della Biblioteca, trasmette i suoi insegnamenti ad un gruppo di allievi di diversa estrazione sociale e religiosa; persino al suo schiavo Davus è concesso di assistere alle lezioni, e di presentare i suoi modelli del sistema tolemaico. Nel frattempo, la città scivola inesorabilmente nell’agitazione: il numero di cristiani sta salendo vertiginosamente, e soprattutto gli umili e gli schiavi sono sedotti dalla parola di Gesù Cristo e dal carisma dei Parabolani, una sorta di setta monacale/ milizia che opera per la sottomissione del paganesimo (e del giudaismo) alla religione cristiana. Quando i cristiani marciano sull’agora, che era loro interdetta, così come il tempio e la Biblioteca, e i pagani cercano di scacciarli con le armi, il precipitare degli eventi è inevitabile.

Meticolosa e sontuosa ricostruzione storica, Agora di Alejandro Amenábar non è soltanto la storia di Ipazia di Alessandria, intellettuale perseguitata dai cristiani per il suo rifiuto di piegare la propria integrità alle loro mire politiche; è anche un’interessante esplorazione del legame tra religione e progresso, tra tolleranza, solidarietà umana e avanzamento scientifico. Sebbene a tratti semplicistico e farraginoso (è difficile trovare naturali e credibili le conversazioni tra Ipazia e i suoi alunni quando confrontano i modelli di Tolomeo e Aristarco sulle fortificazioni della città), e non sempre fluido nella messa in scena, il film di Amenabar è apprezzabile per la sua compattezza concettuale e per la capacità del regista spagnolo di associare le scelte visive agli elementi di sceneggiatura in maniera spesso illuminante. Solo un paio di esempi fra i tanti: durante una lezione si legge un passo di Aristotele in cui si parla della naturale inferiorità intellettiva degli schiavi; poco dopo, Davus, pur segretamente innamorato di Ipazia, consacra il proprio passaggio nelle fila dei cristiani – ormai impegnati a esecrare il tempio e a bruciare le preziose pergamene della Biblioteca – distruggendo proprio una statua del grande filosofo. Il sovvertimento delle credenze e delle antiche tradizioni è indicato anche chiaramente da Amenábar nella stessa sequenza, con un lento e inesorabile ribaltamento dell’immagine.
Insistito è anche l’uso di carrellate che, dalla baia di Alessandria, si allontanano dalla superficie terrestre: splendide immagini astronomiche che “ridimensionano” la portata degli eventi narrati, delle guerre di potere e dei conflitti religiosi, come se le umane questioni nella loro piccolezza fossero scrutate da un Dio, o dei, distante e indifferente che abita la serenità del cosmo.

Sulla figura di Ipazia, interpretata da una Rachel Weisz i cui grandi occhi intelligenti sono una perfetta immagine della gloria della conoscenza, lo script di Amenábar eMateo Gil lavora molto di fantasia, in particolare in merito alle rivoluzionarie idee astronomiche le le vengono attribuite nel film; quanto all’elemento romantico (Ipazia è amata non solo da Davus, ma anche dal futuro prefetto di Alessandria, Orestes), esso è utilizzato con grande discrezione e sempre funzionale alla trama. Nonostante alcuni difetti, dunque, Agora è un film meritevole non solo per il grande sforzo tecnico e produttivo, ma anche per l’equanimità con cui affronta il tema attualissimo delle tensioni religiose, e per l’equilibrio e l’intelligenza con cui celebra, nella figura della martire pagana, l’inestimabile, irrinunciabile valore della libertà di pensiero.

 

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"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente. Dopo 12 anni di carriera io so quello che devo fare e non voglio che una mia vittoria venga messa in dubbio dalla fantasia delle analisi".

(Jacques Anquetil, 4 maggio 1966, intervista a L'Équipe)

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 18/10/2009 alle 20:04
Visto Syriana: bellissimo! Bellissimo perchè a mio modo di vedere è un bel ritratto di tutto ciò che riguarda il petrolio, sia da un punto di vista geopolitico/religioso che da un punto di vista economico/speculativo. Le scena che descrivono le fasi di costruzione di un Kamikaze partendo da un bravo e onesto ragazzo poi sono da manuale. Peccato solo che Clooney fosse decisamente fuori fase e Matt Damon un pò moscio; ottimo, invece William Hurt.

Ve lo consiglio caldamente.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 19/10/2009 alle 21:15
Originariamente inviato da Nievole

Sabato ho visto Bastardi senza Gloria. Tarantino al suo massimo nell'arte di far cinema.


L'ho visto è sono rimasto abbastanza deluso. Diciamo che il Tarantino-style non va bene per tutti i generi: il fatto che il film risente troppo del suo marchio di fabbrica credo sia un limite. Inoltre ho trovato fuori luogo la suddivisione in capitoli (ormai un vezzo inutile e ripetitivo), la trama è buona anche se verso la fine ci sono troppe incongruenze da rendere il film dal punto di vista della fantasia appena un gradino al di sotto di Kill Bill.
Nel complesso è un film appena sufficiente, direi a livello di Jakie Brown.

 

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FANTACICLISMO 2008 Campione Olimpico in linea - S. Sebastian - Parigi Bruxelles - Vincitore classifica generale grandi giri (10° Giro - 10° Tour - 4° Vuelta) 1 tappa al Tour - 4 tappe alla Vuelta 9° classifica finale.
FANTACICLISMO 2009 Liegi-Bastogne-Liegi 2° classifica finale Giro d'Italia - 2 tappe - 1 giorno in maglia rosa - Best Belgio - 5° classifica finale

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 19/10/2009 alle 23:40
Ieri ho visto "Il matrimonio di Lorna": bel film, bel cinema, senza orpelli e molto essenziale, anche troppo forse, al punto di diventare un po' un pugno nello stomaco.
Comunque, lo consiglio: uno sguardo molto amaro sul mondo e sui problemi dell'immigrazione, in questo caso in Belgio, ma penso possa essere applicato a tutti i paesi d'Europa. Piccola nota: tutti i traffici più illeciti ed ignobili sono gestiti da un italiano, con buona pace dell'adagio "italiani brava gente".

 

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  postato il 10/11/2009 alle 01:11
Vi volevo segnalare un bellissimo film uscito in questi giorni, sta passando su Cult (canale 319 di Sky) ed è un instant movie che racconta la deriva ormai inarrestabile del nostro paese.

Si chiama "In nome del popolo italiano".

 

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Amarti m'affatica, mi svuota dentro
qualcosa che assomiglia a ridere nel pianto
Amarti m'affatica, mi dà malinconia
che vuoi farci, è la vita... è la vita, la mia

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  postato il 10/11/2009 alle 07:40
Originariamente inviato da Admin

Vi volevo segnalare un bellissimo film uscito in questi giorni, sta passando su Cult (canale 319 di Sky) ed è un instant movie che racconta la deriva ormai inarrestabile del nostro paese.

Si chiama "In nome del popolo italiano".


Un capolavoro assoluto, con la ciliegina sulla torta, rappresentato dal "calcio", che Dino Risi riesce ad illustrare molto bene quello che rappresenta.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 08/12/2009 alle 18:21
Ho visto un vecchio film di Jim Jarmusch ("broken flower"), del 1991: si intitola "Night on earth" e descrive 5 viaggi in taxi, partendo da un tramonto losangelino per arrivare all'alba di helsinki, e del rapporto che intercorre tra il taxista e i suoi trasportati.

Veramente bellissimo: tra gli altri, un Benigni non ancora inflazionato e paracu.lo e una Winona Rider giovanissima.

 

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