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Autore: Oggetto: Pantani

Professionista




Posts: 31
Registrato: Feb 2009

  postato il 14/01/2010 alle 13:45
Faccio un copia e incolla di quando Enzo Vicennati ha postato poco fa sul Forum del Pantani.it

"Scusate, non sarò breve.
Non vivo mai bene il compleanno di Marco, come mi capita anche per quello di mio padre: sono due giorni in cui non faccio che pensare alla vita che si sono persi e all’ingiustizia della morte per persone troppo giovani.
Volevo scrivere qualcosa, ma credevo di aver esaurito le parole, finché un sms mi ha avvertito che le Iene avevano dedicato qualche… carezza a Marco Pantani.
Ero su facebook in quel momento, per l’esattezza in chat con un amico, lavorando su Marco. E lui si è subito accorto che l’intervista era già su youtube: non l’avevo vista in diretta, l’ho vista su internet.

Prima di proseguire, una mia riflessione sul caso Bani, perché la merita.
Non so da che parte sia la verità, ma ricordo bene quel che accadde nel 2007 in Abruzzo quando un meccanico, negoziante di bici e all’occorrenza direttore sportivo venne radiato per aver dopato con lo stesso prodotto – la gonadotropina corionica – un corridore della sua squadra e il suo stesso figlio. Al primo venne riconosciuta l’inconsapevolezza e gli fu tolta la squalifica, il secondo ha dovuto scontarsela tutta.
Ricordo anche un caso mai pubblicato di uno junior toscano di nome Simone, che venne fermato prima del Giro della Lunigiana 1999 per un valore anomalo nel peso specifico delle urine: metodo empirico, primitivo e inaffidabile di ricerca dell’epo. Quando gli feci le domande più dirette, rispose tuttavia che il suo direttore sportivo gli faceva una volta alla settimana delle punture che «frizzavano». Sembrava tutto pronto per la pubblicazione, quando Simone ci implorò di non farlo, rifiutandosi di firmare quanto aveva raccontato. Pare che il team manager della squadra per cui correva, uno che ancora oggi è nel ciclismo, gli avesse intimato di stare zitto o non lo avrebbe fatto passare. Simone poi ha ugualmente smesso di correre e la sua storia è rimasta nel cassetto.
Questi due casi mi servono per dire che è possibile essere dopati senza saperlo, ma soprattutto per affermare che l’unico modo per non saperlo è farsi fare le punture senza chiedere: un amico di quello junior, incuriosito dalle punture, prese di nascosto la scatole dall’armadietto dei medicinali e si accorse subito che fosse epo.
Alla luce di tutto quello che è accaduto dal 1997 ad oggi, dire di non sapere cosa ci sia nella siringa che qualcuno ti conficca addosso, significa ammettere di non voler sapere e fa di te automaticamente un complice del presunto e/o sedicente medico.
Perché? Qui la gamma si allarga.
Non conosco Bani, ma ho chiesto in giro. Non è che sia poi il fenomeno di cui si è parlato. E’ un precoce, un uomo fatto già a 16 anni, e grazie a questo fra i più giovani ha sempre vinto molto. Ma è pesante e in salita fra i dilettanti avrebbe sofferto e non ha lo spunto veloce che gli avrebbe consentito di vincere. E’ forte, insomma, ma non brilla in nulla di particolare. Gli auguro di vincere il Giro, il Tour e il mondiale, ma secondo i tecnici al momento desta solo buone speranze: piano a definirlo il campione del domani, a meno che questo non serva per rendere ancora più orribile quel che gli è successo. Che è orribile, sia chiaro, ma secondo me probabilmente diverso da come l’hanno raccontato.
Visto il mercato degli juniores in Toscana, Bani il suo stipendiuccio lo ha sempre portato a a casa. Basta questo per non porsi domande? E’ possibile che uno sponsor che paga certe cifre voglia poi il risultato garantito?
Non avendo seguito la vicenda, neanche provo a dare una risposta e torno invece a Pantani.

Perché Bani, intervistato dalle Iene fa un gioco che non è il suo, ma da chi lo ha eventualmente ispirato.
Gli chiedono perché Pantani si sia dopato e lui risponde che per vincere si fa di tutto.
Gli chiedono perché l’hanno fatto Di Luca e Basso e lui risponde che per i soldi si fa di tutto.
Gli chiedono se i professionisti del Giro d’Italia sono dopati e lui risponde che tanti lo sono di certo.

E mi sono chiesto: non manca qualcosa?
Dopo la sua risposta su Pantani, perché non gli hanno chiesto se lo avesse conosciuto e come facesse a dire certe cose? E la stessa cosa non gli andava chiesta dopo Basso e Di Luca? E poi non era il caso di chiedergli quanti di quei professionisti del Giro conosce per poter dire una cosa del genere?
E allora prima ho pensato alla cameriera dell’hotel di Montecatini, che fece condannare Marco, dicendo che quella era la sua stanza, anche se lei non lo aveva mai visto entrarne né uscirne. E poi m’è venuto addosso un senso di pena. Non per Marco, quello ormai ce l’ho cucito sulla pelle, ma per Bani.
Perché Bani chiude l’intervista dicendo che si corre per partecipare, ma che vincere è meglio. E poco prima aveva detto che per vincere si fa di tutto. E aveva anche detto di essere ormai anche lui un professionista, perché Ivano Fanini l’ha fatto passare.

Premessa: gli auguro tutto il bene possibile, ma intanto mi chiedevo quel contratto a cosa servisse, a chi servisse, perché gliel’abbiano offerto e perché lui l’ha accettato senza fare domande.
Cosa vuole Bani dalla vita? Perché per ottenerlo è disposto a parlare di altri che non conosce, dando in pasto il ciclismo alle Iene? Perché adesso sembra quasi fiero di quel che sta facendo: chi gli ha detto che diventerà un eroe? Se il suo obiettivo era vincere e magari sognava di andare in uno squadrone, perché non sconta la sua squalifica, si rimbocca le maniche e riprende a seguire il suo talento? Perché questa fretta di passare con Fanini? Il gioco conviene più a Bani o di più a Fanini?

Non lo so, ma ho pensato a quando con Sergio Neri si passano ore a ragionare e annodarci sul fatto che i corridori siano vittime: di altri che li guidano in direzioni da verificare e di se stessi, del loro non capire il momento in cui si trovano.
E a quel punto ho sentito di avere qualcosa da dire su Marco, leggendo nelle parole di Bani e nelle intenzioni di chi gli ha detto di usarle quel solito modo di fare che prevede l’uso gratuito della pelle del Panta. La sensazione di poter scrivere quel che si vuole perché non ci sarà reazione.

Bè, forse stavolta non sarà così, forse stavolta la reazione ci sarà e Bani e i suoi angeli custodi dovranno chiedersi se tirare in ballo un morto abbia dato tanto più spessore alle loro tesi.
Intanto, pur passata sotto silenzio, va annotata la vittoria di Tonina nella querela che le fu intentata da Michel Mengozzi dopo il processo di Rimini, per le responsabilità che Tonina gli aveva attribuito nel caso. Lui ha denunciato, Tonina ha vinto. Mesi fa, un’intervista estorta in modo scorretto da un settimanale, in cui le venne attribuito che era Christine a dargli la cosa, è stata ritrattata dallo stesso giornale.
Il vento è cambiato e le domande, questo è il bello, invece di diminuire aumentano. Non tutto è stato scritto nel modo giusto. Ne ho sentiti tanti di buoni propositi per il 2010. Il mio sarà provare a scrivere giusto."

 

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Sinche' esistera' una salita e una bici per salirci sopra, si parlera' ancora di Marco Pantani.

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Livello Miguel Indurain




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  postato il 14/01/2010 alle 14:24
Originariamente inviato da Ottavio

Originariamente inviato da Maìno della Spinetta


PS La bici col marchio Pantani non mi piace, sono andato a vederla sul sito. Non solo sfruttano il marchio, ma lo fanno male. Piuttosto fai una Bianchi replica, venderebbe di più.



.....la Bianchi non è di proprietà di Boifava.....


Ovvio, vero. Ma l'emozione non la dà certo il nome, se no ora saremmo tutti sopra una bici Coppi, che si sa, non è mai entrata nel gotha del ciclismo.

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 14/01/2010 alle 14:36
Quando Tonina mi disse che aveva vinto la causa con Mengozzi, era felicissima, finalmente qualcuno le dava ragione.
Quella causa è importante, secondo me, il giudice ha dato ragione a Tonina sulle sue dichiarazioni al processo di Rimini...
Non mi svegliate ve ne prego.

 

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Verità e giustizia per Marco Pantani: una battaglia di civiltà.

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IO NON L'HO VOTATO.

IO CORRO DOPATO COME TUTTI.

"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping.

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  postato il 14/01/2010 alle 15:48
Originariamente inviato da Monsieur 40%

E dalle parole (scritte da uno bravissimo come Pastonesi, cosa da non sottovalutare) di Gattuso esce un Pantani grandioso. Anzi, esce Pantani (perché lo era, grandioso). Pantani, anche nella sua sfortuna di aver trovato per strada alcune persone sbagliate. Però, caz.zo, esce il ricordo di un campione. Esce il ricordo di chi ha fatto emozionare la gente, gli adulti e i ragazzini, di chi preferisce tenersi la bici firmata Pantani e devolvere in beneficienza i soldi, perché "la bici Pantani la voglio in casa".


dài, diciamo che il Milan ha un buon ufficio stampa...

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 14/01/2010 alle 15:54
Ah ecco perchè Gattuso diceva che era d'accordo con Bossi su molte cose! Ora sono sollevato

 

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...E' il giudizio che c'indebolisce.

 
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Livello Costante Girardengo




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  postato il 14/01/2010 alle 16:45
Applausi, per vie traverse, a Vicennati.
 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 14/01/2010 alle 17:54
Non so se scriverlo qua o nel thread su Bicisport, ma da qualche parte devo farlo, un po' perché mi viene da ridere e un po' perché m'è venuto da piangere.
Ero sui rulli e giravo le gambe, facendo una ripetuta un po' troppo audace, con i Red Hot Chili Peppers nelle orecchie. Sessanta pedalate, gambe dure, 160 battiti e ancora due minuti.
Ero lì a pensare di mollare, quando l'ipod stacca e riparte con una base lenta. Penso: sono spacciato, mi fermo. Quando ecco che dall'auricolare partono gli Stadio che cantano Marco.
M'è venuto il luccicone. Ho messo le mani sotto e mi sono alzato sui pedali. Vi giuro che ho fatto tutta la canzone fuori sella, non capivo più niente. E quando è finita e mi sono seduto, avevo 185 battiti e incredibilmente le gambe leggere...
E dopo essermi asciugato il sudore e avendo portato via con il sudore anche il luccicone, ho pensato: vedi che gli auricolari nel ciclismo servono pure a qualcosa?

P.S. Mezz'ora dopo il mio grande scatto, m'è venuto un mal di gambe feroce. Sarà stata colpa dell'ipod?

 
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Livello Miguel Indurain




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  postato il 14/01/2010 alle 18:05
Originariamente inviato da marcobecks

Faccio un copia e incolla di quando Enzo Vicennati ha postato poco fa sul Forum del Pantani.it

"
...
Non so da che parte sia la verità, ma ricordo bene quel che accadde nel 2007 in Abruzzo quando un meccanico, negoziante di bici e all’occorrenza direttore sportivo venne radiato per aver dopato con lo stesso prodotto – la gonadotropina corionica – un corridore della sua squadra e il suo stesso figlio. Al primo venne riconosciuta l’inconsapevolezza e gli fu tolta la squalifica, il secondo ha dovuto scontarsela tutta.
...
Questi due casi mi servono per dire che è possibile essere dopati senza saperlo, ma soprattutto per affermare che l’unico modo per non saperlo è farsi fare le punture senza chiedere: un amico di quello junior, incuriosito dalle punture, prese di nascosto la scatole dall’armadietto dei medicinali e si accorse subito che fosse epo.
Alla luce di tutto quello che è accaduto dal 1997 ad oggi, dire di non sapere cosa ci sia nella siringa che qualcuno ti conficca addosso, significa ammettere di non voler sapere e fa di te automaticamente un complice del presunto e/o sedicente medico.

...



Fermo restando che le Iene l'hanno fuori dalla tazza,
a Bani (e a Vicennati, all'uno polemicamente, all'altro ragionevolmente) farei notare una cosa:

Che un conto è dire che uno da ragazzo fa cose di cui potrebbe pentirsi, ma le fa lo stesso, anche se non conosce le conseguenze,
e un conto è dire che i ragazzi non sanno di essere dopati.

Ricordo benissimo quando -ancora non tesserato!- l'allenatore mi parlava dei medici. Io ero a disagio. Era il 1994. Ora, scemo io a sentirmi a disagio parlando di medici da ragazzo, oppure scemi quelli che si fan fare delle iniezioni e credono che sia una flebo di zucchero?

Bani lo sapeva benissimo, era consapevole di quello che gli succedeva, ma non si faceva tutte le domande-perché era giovane. Per essere colpevoli non basta essere consapevoli (per questo che la giustizia non punisce i ragazzini), ma questo poco importa.

Il livello di incoscienza del ragazzino in questione, Bani, emerge da come spara a caso su fatti che nemmeno conosce.
Ma sul fatto che non si sia fatto mezza domanda su quanto prendeva... ma mi faccia il piacere.

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 14/01/2010 alle 23:12
Penso che dire " vittime del sistema" sia un'espressione sbagliata. In realtà sono, tutti, ingranaggi,pezzi, piccoli o grandi,del sistema.
Gli atleti sono i pezzi politicamente deboli, si riempiono come uova di Pasqua, pagano solo loro, fanno controlli asfissianti ecc.
Quando li beccano reagiscono secondo cultura ( purtroppo scarsa), secondo il ruolo di ingranaggi politicamente deboli, secondo caratteristiche personali.
Bani l'hanno beccato, come dice Vicennati, se non si è fatto domande ( SE) è perché non ha voluto farsele o perché sapeva già le risposte, beccato ha reagito mettendosi all'ombra di Fanini, strappando il contratto, con la faccia ridente e eccitata dalle telecamere ha sparato a casaccio su tutto ( e su Pantani, fa sempre brodo), lui guadagna il contrattino da professionista, adesso si riapre il caso alla procura Coni e magari prende la riduzione di squalifica e gli altri guadagnano di più (anche in visibilità e autopubblicità).
E' un gioco delle parti e lui fa la sua parte, non edificante , fa la sua parte come la sa fare e, come dire?, vuoi vedere che da un male ( beccato), magari nasce una pacchietta ( contratto ecc.)? E se da una piccola ribalta televisiva deve sparare su un morto e beh...lo fa, ragazzo senza storia, senza memoria, senza paletti.
Pasolini si chiedeva: mi domando che madri avete avuto...
Ma lui è morto ammazzato 34 anni fa, adesso c'è ben altro: il miliardario ridens, il dopato ridens.
Certo Pantani che si macerava per la sua dignità in pasto ai lupi... altra epoca, altra consistenza, altra dignità.

 

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Livello Marco Pantani
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  postato il 19/01/2010 alle 10:51
Veramente bravissimo Marco Grassi con le sue quattro puntate sui quarant’anni di Pantani che attraversano quarant’anni di storia del mondo.
Idea originale ( sempre difficile trovare modi e toni giusti nelle commemorazioni), leggero ma densissimo nei contenuti, politicamente assolutamente perfetto e , con sobrietà un po’ amara, pieno di amore per Marco. Dall’apoteosi di Parigi 1998 all’orrore degli ultimi anni, riesce a dire tutto con sintesi ma mai frettolosamente.
I tanti che lo hanno amato e coloro che lo hanno distrutto o che lo hanno, come diciamo a Roma, “aiutato per la discesa”, ma ha ragione Grassi : la presenza in giro di certi elementi è il triste contrappasso che l'umanità paga alla nascita di geni come Mozart, Monet o... Pantani.
Marco Grassi, giovane, inquieto , “ disobbediente e infinitamente impaziente” come dice Erri De Luca, è una di quelle persone che onora il suo mestiere.
Sono costretta a precisare: non lo dico per piaggeria ( non vedo proprio perché dovrei, mica campo di ciclismo), è che io conservo la mentalità dell’insegnante che, fra tanti difetti, almeno un pregio ce l’ha: sa apprezzare e esaltare il talento degli altri, perché il suo consiste anche nel trovare , nel deserto della mediocrità, qualche raro esempio di eccellenza.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 19/01/2010 alle 13:00
Bravissimo Marco.

 

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nino58

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 19/01/2010 alle 13:16
Davvero un gran bel lavoro non c'è che dire. Bravo e originale Marco!

 

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EROE DEL GAVIA

A 2 Km dalla vetta mi sono detto "Vai Marco o salti tu o salta lui...E' saltato lui.
Marco Pantani.Montecampione 1998

27/28/29 giugno 2008...son stato pure randonneur

!platonicamente innamorato di admin!

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 19/01/2010 alle 22:40
Lo preferisco quando scrive di ciclismo anziché di politica, ma non si può negare che sappia sempre farsi leggere con interesse. Quindi mi unisco ai complimenti.
 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 23/01/2010 alle 09:47
Stamattina mi è arrivato un sms che mi annunciava un comunicato della famiglia Pantani sulle affermazioni della trasmissione Le iene e di Bani su Pantani, è stato messo su facebook, il sito è un po' trascurato di questi tempi e riportato sul forum di Pantani .it. E' in formato che non so copiare per cui metto il link ( è stato postato da marcobecks).
E' finita l'epoca in cui sparare su Pantani era garanzia di sparare contro la croce rossa.
Finalmente la famiglia Pantani ha intorno alcune persone giuste, oneste e competenti. E' cambiata l'aria. Speriamo che duri. Intanto a queste persone va la mia gratitudine eterna, oltre che a Tonina che, spesso criticata, comunque non ha mollato e non molla.
Hasta siempre capitano Marco.

Boh, non riesco neanche a copiare il link , comunque è sul forum di www.pantani.it, stanza Verità e giustizia per Pantani.

 

[Modificato il 23/01/2010 alle 09:50 by Donchisciotte]

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  postato il 23/01/2010 alle 10:52
Riporto il comunicato della famiglia Pantani a cui faceva riferimento Donchisciotte:


(www.pantani.it)


Condivido in pieno l'iniziativa che avevo già auspicato nei giorni scorsi, è giusto che chi infanga la reputazione di una persona si assuma poi le conseguenze del proprio operato.
Mi piacerebbe che il giudice condannasse le Iene a porgere pubbliche scuse per quanto fatto.

 

[Modificato il 23/01/2010 alle 10:56 by W00DST0CK76]

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Vorrei morire in bici, in un giorno di sole, dopo aver scalato una di quelle montagne che sembrano protendersi verso il cielo, mi adagerei sull'erba fresca senza rimpianti, attendendo con serenità il compiersi del mio tempo. Non importa se sarà ...oggi o tra cent'anni, avrò in ogni caso trovato il mio giorno perfetto.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 23/01/2010 alle 22:07
Una bella denuncia a tutti quelli che parlano solo perchè hanno la bocca.

 

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Livello Marco Pantani
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  postato il 24/01/2010 alle 13:22
Se qualcuno aveva dubbi sul fatto che agli insulti si risponde con gli avvocati e le querele ecco la prova che, invece, è proprio così che si fa, cosa purtroppo non avvenuta dal 5 giugno 1999, quando si rispondeva, evangelicamente, porgendo l'altra guancia e anche moloto di più.
Ieri il comunicato della famiglia Pantani, pubblicato da Tuttobiciweb, stesso giorno le scuse ( certo un po' arrampicate sugli specchi ma d'altronde come giustificare meglio quello che è improvvidamente uscito dalla bocca del figliolo?) del padre di Eugenio Bani.
Non avevo letto le scuse, me le ha segnalate stamattina Tonina che era anche contenta. E vvvai, Tonina, prima si vince con Mengozzi poi si ricevono le scuse dal padre di Bani. Mostrare che l'aria è cambiata, è essenziale.
Questo quanto scritto dal padre di Bani sempre sul sito Tuttobiciweb:

Sabato 23 Gennaio , 17:52
Sono il padre di Eugenio Bani e scrivo queste righe a nome mio e di mio figlio per dire alla famiglia Pantani che non era assolutamente intenzione di Eugenio offendere ne la memoria del “pirata” ne la famiglia Pantani. Io sono stato un tifoso di Marco e restavo incollato alla tv in attesa che si togliesse la bandana e si involasse sulle salite ; tutto questo quando Eugenio neppure pensava alla bici da corsa. Purtroppo le vicende di quest’ultimo periodo hanno provato sia mio figlio che noi genitori e, in riferimento alla iene, la tipologia delle domande e la velocità di risposta richiesta possono aver ingenerato alcune risposte non corrette. E’ vero , Pantani non è mai stato trovato positivo e non era intenzione di mio figlio fare nessun tipo di associazione tra la propria vicenda e quella di Marco per cui chiediamo scusa alla famiglia Pantani se abbiamo , seppure del tutto involontariamente , offeso la memoria di Marco .
Fabrizio Bani

 

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  postato il 24/01/2010 alle 18:54
Replica alle "scuse" fatte in terza persona.

"E stasera ecco il commento firmato dall'avvocato Umberto Salento a nome della famiglia Pantani, un commento che vi proponiamo integralmente: «Egr. Sig. Bani, pubblico questo “commento” in nome e per conto della Famiglia Pantani. Pur prendendo atto delle sue scuse e di quelle, veicolate per il suo tramite, di suo figlio, le preciso che le stesse, per raggiungere la finalità di poter essere considerate pienamente “riparatorie” dell’offesa alla memoria del proprio compiantocongiunto Marco Pantani, realizzatasi nel contesto della nota intervista andata in onda il 13 Gennaio 2010 nel corso della trasmissione televisiva “Le Iene”, dovranno necessariamente superare i ristretti ed angusti confini di visibilità propri di un “commento” ad un articolo pubblicato su un sito internet (per quanto prestigioso), garantendosi, con mezzi idonei, una loro conoscibilità proporzionata all’ampiezza dell’area geografica servita dall’emittente televisiva nazionale sulla quale e’ andata in onda la richiamata intervista.
Confidando in un tempestivo e positivo riscontro a quanto innanzi evidenziatole, le porgo distinti saluti.
Avv. Umberto Salerno»"

Esatto.
Anzi io propongo........visto che son scuse le paghi con gli interessi.
Platea piu ampia.
Striscia la Notizia.
Eguenio Bani si presenti con la stessa faccina, contaminata a sua insaputa di ormoni femminili a suo dire,
e con intensita pari alla stessa strafottenza usata chieda scusa.

Io comnque gli chiederei i danni.
Ci sara' bisogno di tante bici ad Haiti .

 

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Ridategli la MAGLIA.

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 24/01/2010 alle 19:26
Sì, Tuttobiciweb pubblica l'intervento dell'avvocato Salerno, che ha riportato marcobeks, non fra i commenti ( anche perché la notizia di ieri è, ovviamente, in seconda pagina oggi) ma come nuova notizia, con questa premessa:

"Il caso cresce e merita una ribalta superiore rispetto a quella - pur nobile - di un semplice commento. Ricapitoliamo: un piao di giorni fa la famiglia Pantani ha emesso un comunicato nel quale annuncia la decisione di adire per via legale dopo aver visto il servizo dedicato da Le Iene ad Eugenio Bani, nel quale il nome di Marco Pantani veniva accostato per l'ennesima volta a storie di doping. Il signor Bani ha subito inserito sulle nostre pagine un "commento" nel quale chiedeva scusa per l'accaduto, ribadendo l'involontarietà della cosa e addebitandola allo stile incalzante delle interviste tipiche de Le Iene. E stasera ecco il commento firmato dall'avvocato Umberto Salento a nome della famiglia Pantani, un commento che vi proponiamo integralmente..."

Il problema è che Bani, se non invitato, non può andare a Le Iene a chiedere scusa, l'unica sede che aveva lui era quella.
Il problema adesso è la trasmissione, direttamente chiamata in causa nel primo comunicato, che deve offrire le proprie scuse e, magari, consentire quelle di Bani.
Comunque mi piace questa reattività dell'avvocato Salerno, dopo gli anni in cui, con Marco vivo( e questo è un'aggravante per chi lo gestiva), si taceva e lo si facava pestare da chiunque.
Bravissimo l'avvocato Salerno ( me lo sentivo che stavolta Tonina aveva scelto bene).

 

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Livello Moreno Argentin




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  postato il 24/01/2010 alle 22:17
Si sa, sarò sempre dalla parte di Pantani e qualcuno sa anche che dopo aver visto le Iene sono stato uno dei primi a dire: questo va querelato. Però adesso che la rabbia s'è posata e della vicenda riesco ad avere un quadro disincantato, mi rendo conto che come al solito a farne le spese sono i corridori. E mi spiego, perché sennò non regge.
Marco l'hanno ammazzato mille volte e per qualcuno mille non è ancora abbastanza. Bani, poveraccio, ha appena cominciato a morire e, precipitando, si aggrappa a tutto quello che sporge. Radici. Falsi benefattori. Cespugli. Braccia di morti e quant'altro.
Bani l'hanno trovato nella sua sciocca disperazione e hanno cominciato ad abusarne. I suoi complici. I politici che hanno pensato che punendolo si risolvesse il problema. Qualche giornalista che ha visto la possibilità di portare avanti la sua battaglia, senza però indagare oltre le parole del ragazzo. Qualche manager che vi ha cercato il suo tornaconto. E poi gli autori di una trasmissione televisiva, consapevoli che a parlare di Bani dopo un po' la gente cambiava canale, mentre a trascinare giù dalle stelle il nome di Pantani nel giorno del suo compleanno, magari qualcuno restava davanti alla tivù e la pubblicità avrebbe avuto qualche audience in più.
E allora mi metto a pensare che alla fine Bani è più simile al Panta di quanto non mi vada di ammettere e allora mi fa ancor più pena. E allora mi verrebbe da dire alla famiglia Pantani: invitatelo, spiegategli quanto sia brutto morire mille volte, fategli toccare con mano la grandezza e la disperazione. E poi fate causa a quelli grossi, a quelli che ci sono dietro. Ai manager e agli autori. Perché è vero che Bani è maggiorenne e responsabile di ciò che dice, ma i ciclisti, poveretti, partono sempre con l'handicap. Hanno bisogno di qualcuno che gli risolva il problema. Un medico che li faccia andare forte. Un procuratore che gli trovi la squadra. Un manager che gli spieghi che spalando cacca si diventa famosi. E allora mi chiedo: Eugenio Bani ha denunciato ai carabinieri i manager-tecnici-medici che a suo dire l'hanno dopato? I suoi nuovi amici gli hanno suggerito l'unica cos davvero giusta da fare?
No. E allora, cara Tonina e caro Paolo, pensate a Bani come a un figlio (se potete) e ricordate gli effetti devastanti di un manager inadatto (per non dire di peggio) sulla vita di Marco.
Facciamo che per una volta sulla croce ci finisca Erode. Di Cristi depressi, tristi e predestinati al sacrificio, francamente, ne abbiamo tutti abbastanza.

 

[Modificato il 24/01/2010 alle 22:20 by grilloparlante]


 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 25/01/2010 alle 01:20
Sì, d'accordo, si sa che è così, in mezzo ci vanno i ciclisti e solo i ciclisti e logicamente loro diventano anche capaci di tutto ( denunciare compagni, tirare fuori un morto, qualsiasi cosa).
Bani non fa eccezione, ha 19 anni in fondo. Però una piccola lezione ( la minaccia di querela e una presa di posizione morale) se la meritava.
Con le scuse del padre io non credo ( magari mi sbaglio) che ci siano più gli estremi per una querela a Bani, il padre non può andare a parlare in televisione se non lo invitano. Dove ha potuto scrivere e chiedere scusa l'ha fatto.
Ma la trasmissione andrebbe punita se non chiede scusa e rettifica ( Pantani mai trovato positivo, sì, le perizie ma quelle per i giocatori della Juve sono state considerate acqua fresca e erano come quelle di Pantani).
Anche perché è recidiva, su Pantani e sul ciclismo.
Qualcuno diverso da Bani credo non pagherà, non si è mai verificato e ancora oggi si fatica a scrivere il nome di certi personaggi.
Del resto se le galere sono piene solo di poveracci ci sarà una ragione, è più facile che un cammello passi per la cruna dell'ago piuttosto che un potente per le porte di una galera.
E Erode non muore mai in croce.
Tonina e Paolo dovrebbero invitare Bani? Sì, gli farebbe bene ma io lo inviterei con il padre, anche a lui, magari, farebbe parecchio bene.
E là si fermano gli inviti perché invitare Erode sarebbe inutile, non conosce la pena e non la riconoscerebbe.

Sul "pantaniano" mi astengo stavolta, l'ultima volta l'ho detto per Di Luca, definito anche, una volta, "hombre vertical".
Hombre vertical era Pantani.

 

[Modificato il 25/01/2010 alle 01:40 by Donchisciotte]

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 25/01/2010 alle 08:11
Nel mio intervento infatti mi riferivo ad una denuncia alle Iene, mica a Bani.

 

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Livello Moreno Argentin




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  postato il 25/01/2010 alle 11:10
No Donchi, non volevo dire che Bani abbia punti in comune con Pantani: neanche mi sognerei di pensarlo. Più passa il tempo, più si radica in me la convinzione che non ne nasceranno più, che abbiamo avuto il privilegio di vedere e toccare le gesta di un uomo che nel suo genere passerà alla storia per la sua unicità.
Le similitudini che ravviso sono nel contesto, nell'addensarsi di nubi e corvi attorno al ragazzo. Il moltiplicarsi di personaggi interessati che in un modo o nell'altro cercano di trarne un vantaggio personale, infischiandosene di quel che sarà dell'interessato. Il motiplicarsi di giornali e televisioni tesi a massacrare il ciclismo in nome di altri interessi.
Oltre non vado, ma siamo matti? Bani e Pantani sono il nulla contro il tutto, neanche stare a dirlo...

 

[Modificato il 25/01/2010 alle 12:06 by grilloparlante]


 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 25/01/2010 alle 12:22
Ho frainteso io, scusa. In effetti mi sembrava un po’ azzardato.
Sul contesto è vero che si vedono parecchi avvoltoi intorno a quel ragazzino, solo che mi pare di rilevare ancora una differenza, lui qualche vantaggio ne trae , da quanto scrive Capodacqua si è fatto risentire dalla Procura Coni e pare abbia parlato per cui spera in uno sconto, ha trovato il contratto, insomma da un male una pacchietta.
Pantani è affondato sotto i colpi di tanti e qualcuno anche più forte perché più vicino magari, non ha tradito nessuno, se pensava di parlare non era certo per fare il nome del compagno ma per denunciare un sistema ( pensava di non essere più credibile), ha fatto male solo a se stesso e ha lasciato una grande voglia di giustizia per lui.
Però è vero che Bani non sa ancora quanto pagherà quello che adesso gli sembra intelligente accettare, come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e 'l salir per l'altrui scale. ...sì, un invito della famiglia Pantani potrebbe schiarirgli un po’ le idee.

 

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Livello Moreno Argentin




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  postato il 25/01/2010 alle 13:47
Dai retta, non avrà vantaggi, ma lui ancora non lo sa. Anche a Pantani proposero di confessare di essersi dopato, fu Ceruti, ricordi? Però Marco fiutò la trappola. Questo è più ingenuo, ha spalle meno forti e si è affidato al primo che gli ha prospettato una via d'uscita, senza però chiedersi se l'uscita ci sia davvero. Lui crede che avendo fatto riaprire l'inchiesta avrà un vantaggio: ma quale?
Lo sconto di pena? Possibile, l'hanno dato a Riccò. Ma poi? Poi prenderà la residenza in Ucraina per poter passare professionista nell'Amore e Vita?
Ecco, se il babbo ha la testa sulle spalle, dovrebbe consigliargli di fare le sole cose giuste che vedo (opinione mia, magari sono sbagliate). Se l'hanno dopato sua insaputa e ne ha le prove, vada dai carabinieri e lasci stare Torri: il Coni entra in scena automaticamente se l'inchiesta prende piede. Poi si rimbocchi le maniche, smetta di parlare e torni in bici. Magari nel frattempo può anche prendersi un titolo di studio. E poi, se è forte davvero, cerchi di passare in una squadra più grande, ma conquistandosi il posto a suon di risultati. Non rilasciando interviste spazzatura e qualunquiste.
Il Panta ha sempre e solo parlato di sé e per sé. L'unica volta che l'ho sentito parlare degli altri è in quel testamento sul passaporto, ma aveva già capito tante cose, forse troppe. E poi Rimini...

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 25/01/2010 alle 16:23
Ma se va dai carabinieri quelli magari ci vorranno vedere bene chiaro sul fatto che lui si riempisse come una farmacia e non sospettasse nemmeno lontanamente che non fosse tutta roba lecita, né lui né la famiglia, pur essendo arrivato abbastanza avanti nella carriera ciclistica.
Solo che la magistratura se ne interesserà lo stesso, perché il doping è reato e lui è maggiorenne e allora forse si accorgerà che la scorciatoia che pensava di prendere ( riduzione squalifica, contratto), è una finta scorciatoia. Resta sempre poi il fatto che vorrei capire perché una squadra debba essere affiliata alla federazione dell'Ucraina.
Se non passi per la via stretta della maturità ( certo, anche lo studio) e vai con quell'aria da impunito sorridente alla tua prima intervista televisiva a dire che tu vai così forte che non ti accorgi del doping, invece Pantani per vincere faceva tutto, se ti si prospetta la via larga dell'accorciare le tappe e della creazione dell'eroe ( quello che parla e il mondo gli va contro, ma lui ha coraggio), penso che hai ragione: rischia di perdersi.
Perché la scorciatoia non è solo il doping.
Forse in questa fase ci vorrebbero davvero, per ragazzi così sprovveduti e così fintamente sicuri di sé, dei bravi maestri.

 

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  postato il 25/01/2010 alle 19:05
Originariamente inviato da Donchisciotte

Finalmente la famiglia Pantani ha intorno alcune persone giuste, oneste e competenti. E' cambiata l'aria. Speriamo che duri. Intanto a queste persone va la mia gratitudine eterna, oltre che a Tonina che, spesso criticata, comunque non ha mollato e non molla.


Faccio solo una piccola ma necessaria precisazione, perché qualcuno, leggendo, potrebbe pensar male.
Anche tra i collaboratori del passato la famiglia Pantani aveva alcune persone giuste, oneste e competenti, persone che hanno dato l'anima per la causa anteponendo (e continuando a farlo anche oggi) Marco pure alla loro stessa immagine. Una di loro ho la fortuna di conoscerla personalmente e molto bene, si chiama Maurizio Ricci, qui lo conoscono tutti come Morris.

 

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Livello Marco Pantani
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  postato il 25/01/2010 alle 19:37
Mi dispiace se si è creato questo equivoco per una mia frase.
Morris, a cui rinnovo l'affetto che lui sa, è stato addetto stampa della Fondazione, quindi senza potere decisionale e non spetta a me, in questa sede, parlare della situazione in quel periodo.
Con la mia frase intendevo persone che lavorano su un piano diverso, l'avvocato, per esempio, e altre persone.
La mia frase non era assolutamente un riferimento a Morris, per motivi vari la storia della memoria di Marco ha attraversato momenti diversi.
Ho sbagliato io a dire una cosa che penso ma che non dovevo esprimere qua essendo impossibile articolarla e motivarla meglio, il mio affetto per Morris è lo stesso di sempre, questo ci tengo a dirlo, se le cose sono andate in un certo modo nulla c'entrano la competenza e l'onestà di Morris.

 

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Livello Moreno Argentin




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  postato il 26/01/2010 alle 10:53
D'accordo con Donchisciotte. Il punto non è Morris, quanto piuttosto quelli che con il loro operato hanno avuto un riflesso diretto sulla ricerca della verità, condizionandola, fermandola, rallentandola, viziandola. Credo che Maurizio sia abbastanza intelligente da capire che il riferimento non fosse a lui. E a vederla da fuori, tutta questa storia conferma quello che avevo sempre detto ai miei amici: la svolta nel caso di Pantani, se mai ci sarà, avverrà quando ad occuparsi del caso sarà qualcuno che non ha le mani in pasta nel ciclismo. Chissà perché, gli altri (parlo soprattutto di avvocati) partivano tutti a cento, poi si fermavano e smettevano di fare ciò che erano chiamati a fare.
Perciò, sbaglia Morris a sentirsi colpito. Sono altri quelli che dovrebbero esserlo, ma loro hanno tanto di quel pelo sullo stomaco, che i sensi di colpa restano impigliati e poi scivolano via...

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 03/02/2010 alle 10:55
Su cyclingnews.com, c'è un articolo sulla bici che Pantani utilizzò al Tour del 98 con l'elenco dei componenti e le misure.
Ho dei dubbi (come cyclingnews) sul fatto che Pantani al Tour montasse le leve del Record in carbonio.
Sapete dirmi se le misure sono esatte?

Era il periodo d'oro dell'alluminio, peraltro durato molto poco.
La cosa che mi colpisce di più è il peso: 6,9 kg. Non certo molto lontano dalle attuali bici in carbonio.



Front brake: Campagnolo Record
Rear brake: Campagnolo Record
Brake levers: Campagnolo Record
Front derailleur: Campagnolo Record
Rear derailleur: Campagnolo Record
Shift levers: Campagnolo Record Ergopower, 9spd
Cassette: Campagnolo Record, 11-23T
Chain: Campagnolo Record
Crankset: Campagnolo Record, 170mm, 54/44T
Bottom bracket: Campagnolo Record
Pedals: Time Equipe Mag
Wheelset: Campagnolo Electron tubular
Front tire: Vittoria Corsa CX TT tubular, 21mm
Rear tire: Vittoria Corsa CX TT tubular, 21mm
Saddle: Selle Italia Flite, signature edition
Seat post: Campagnolo Record titanium
Bottle cages: Ciussi stainless steel

Critical measurements:

Rider's height: 1.72m (5' 8")
Rider's weight: 57kg (126lb)
Saddle height, from BB (c-t): 710mm
Seat tube length, c-t: 505mm
Seat tube length, c-c: 470mm
Tip of saddle nose to C of bars (next to stem): 520mm
Head tube length: 127mm
Top tube length: 519mm (actual)
Total bicycle weight: 6.96kg (15.34lb)

 
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Livello Raymond Poulidor




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  postato il 03/02/2010 alle 12:16
54 - 44 la guarnitura? anche per i tapponi di montagna?

effettivamente, guardando la foto, la corona piccola sembra piuttosto grande (scusate il bisticcio di parole)


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 03/02/2010 alle 14:33
le leve erano assolutamente quelle in alluminio! Ma come fanno quelli di BS ad avere dei dubbi? voglio dire, me li ricordo io a memoria e poi basta googlare su quel tour e vedere una qualsiasi foto di panta in sella e le leve che si vedono son quelle in alluminio



foto presa dal sito "nessunotocchipantani.com"

mmmh, il 44??? anche nella tappa del galibier o in quella della madeleine??? mmmh, mi pare una baggianata. Voglio dire, Panta pedalava tosto e duro anche in salita (ma sempre con uno stile da far impazzire) ma mi pare improponibile che anche nelle tappe più dure avesse il 44!

 

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A 2 Km dalla vetta mi sono detto "Vai Marco o salti tu o salta lui...E' saltato lui.
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 03/02/2010 alle 14:43
se non sbaglio le leve in carbonio della campagnolo sono uscite nel 2000. sicuramtne nel 2001 c'erano gia perhce le usavo.

sulla moltiplica..dipende da che tappa..non usavano le stesse moltipliceh per tutte per tappe. sicurametne nelle tappe di montanga non usava il 44.

 

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un gran furbacchione e con
la bellissima Oriana che ha
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(si vocifera che la casalinga
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 03/02/2010 alle 15:55
mi sa che leve in carbonio della Campy risalgono al 99 e non al 2000

questa è un immagine di Panta ad inizio stagione 99



fonte: www.dewielersite.net

 

[Modificato il 04/02/2010 alle 23:34 by W00DST0CK76]

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 03/02/2010 alle 18:02
Le leve erano ovviamente in alluminio come si vede in tutte le foto di quel meraviglioso Tour. Quelli di cyclingnews.com lo dicono nel loro articolo. Credo che le prime leve in carbonio si siano viste in gruppp alla fine del 98 inizio del 99 e probabilmente sono entrate in commercio nel 2000.

Quanto alla guarnitura, cambiava a secondo dei casi. Nelle tappe di montagna montava il 39.

Che mi sapete dire delle misure?

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 03/02/2010 alle 18:51
anche a me pareva di ricordare che le leve in carbonio per un periodo, nel 99, c'é le avesseri solo i prof. poi dal 2000,anche i comuni mortali.
le misure non ne ho idea. andando a naso e ricordando la posizione in bici del panta, sparo un 53,5 x 54,5 (giuro che non ho guardato su internet!)??

 

[Modificato il 03/02/2010 alle 18:55 by pacho]

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  postato il 10/02/2010 alle 10:01
Non lo posto nel thread di Ballerini, mi sembra giusto.

La morte di Ballerini, ovviamente, ha colpito molto, sono persone che uno, anche se non le ha mai conosciute personalmente, sente quasi come conosciute.
Poi quando muore una persona giovane, con figli piccoli o adolescenti, il dolore è anche rivolto alla famiglia.
Ma fino a ieri sera, insieme al dispiacere, al pensiero di quante persone uno ha visto morire mentre coltivava la propria passione per il ciclismo, Casartelli alla cui morte abbiamo praticamente assistito, Marco e adesso Ballerini, insieme a questi pensieri fino a ieri sera c’era un qualcosa che, forse meschinamente, da tifosa di Marco, un po’ mi rodeva.
Come al solito il diverso trattamento.
Io leggo Repubblica, ho sentito Beha al Tg3, ho sentito e letto qualche commento, ecco, leggere Capodacqua che parlava di Ballerini come facente parte di un mondo non limpidissimo ma, comunque, lui onesto, pieno di dignità perché umano, sentire Beha più o meno sullo stesso tono e ricordare come sia stata accolta la morte di Marco, con paginate sulle morti per doping o Beha e il suo “ sapeva miscelare se stesso e l’epo”, senza mai un accenno alla dignità e all’onestà di Marco, sia pure in un ambiente non limpidissimo, beh… un po’ mi rodeva.
Ovvio che è vero che Ballerini era persona onesta, piena di dignità e con grande amore per il ciclismo ma mi rodeva che venisse citato, da Capodacqua, l’episodio di Ballerini che, dopo la vittoria alla Roubaix, gli fa vedere le mani escoriate e gli dice che può pensare quello che vuole del ciclismo ma poi alla fine il ciclismo è sofferenza, è quelle mani ferite, ecco, forse anche per Marco potevano venir fuori certi ricordi invece delle paginate di morti per doping e le perizie.
Ma nello stesso tempo mi sentivo cattiva, meschina, quasi non rispettosa della morte di Ballerini ( cosa non vera,mi dispiace molto della morte di Ballerini). E’ sempre la stessa cosa: i due pesi e le due misure, il diverso trattamento che mi rodeva.
Poi ieri sera ho visto a Sky TG 24 un servizio sul funerale di Ballerini, con molto piacere ho visto il padre di Marco Pantani, Paolo, che diceva, con pacatezza, da credente, che adesso Ballerini e Marco sono insieme perché, ha aggiunto, ENTRAMBI SONO STATE PERSONE ONESTE.
Grazie, Paolo, per averlo detto, pacato, fiero, col dolore giusto. Con la dignità che era di Marco.

P.S. Non giudicatemi meschina o cattiva ma ‘ sta cosa mi rodeva dentro, ieri ne avevamo parlato anche con Tex, anche a lui volevo dire, se non ha visto lo stesso TG che ho visto io, che il padre di Marco, magari non intenzionalmente, ha detto quello che si doveva dire.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/02/2010 alle 11:16
Bè, anche a me sembra proprio che le parole di Paolo Pantani rispondano bene ai babbei (e cito solo i babbei, quelli in malafede non li considero neppure) che usano più pesi e più misure.

 

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Livello Luison Bobet




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  postato il 10/02/2010 alle 14:00
Originariamente inviato da Donchisciotte

P.S. Non giudicatemi meschina o cattiva


Ma non è assolutamente il caso di ritenerti tale: questo tuo pensiero è giustissimo e, soprattutto, molto bello. Le stesse cose le ho pensate anche io, anche se non l'ho detto prima d'ora, ma è chiarissimo che non si manca di rispetto a Ballerini o a Marco: semplicemente non si può non notare la diversità di comportamento da parte di certi personaggi magistralmente inquadrati da Nino.
Nel ringraziare Paolo, dico che le sue parole sono un bellissimo omaggio a Ballerini ed anche a Marco: sono certo che saranno là, in paradiso, ma da credente non riesco ad esserne felice perchè il loro posto era ancora quaggiù e davanti a loro avevano ancora il meglio. C'è tanto da fare, quaggiù, loro erano utili ed importantissimi quaggiù.

 

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Livello Marco Pantani
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  postato il 10/02/2010 alle 15:56
Infatti anch'io, luca, solo oggi ho tirato fuori questo,prima me lo sono tenuto, ieri Paolo mi ha sdoganato.

trascrivo dal forum della fondazione Pantani questo intervento di Vicennati che, mi pare, ha notato anche lui certe differenze.


di e.v. » 10 feb 2010, 14:48

Ciao a tutti, vedo che il forum a tratti riprende vita e anche se la circostanza non è di quelle più felici, vuol dire che comunque ci siamo sempre.
Scrivo di sfuggita dall'aeroporto di Madrid, sulla via per Tenerife dove dovrò sentire Basso alla vigilia della nuova stagione.
Ieri ero anche io in mezzo a quei 5.000 che si sono ritrovati a Casalguidi per salutare il Ballero e devo dire che è stata dura.
Il primo pensiero, quando sono arrivato, è stato fare il confronto col funerale di Marco, ma poi ho capito che ogni storia ha il suo finale e sarebbe stato ingiusto soltanto immaginare affinità d'ogni genere. Però c'era Paolo e quindi per me, nella mia percezione, c'era anche Marco.
E' stata dura, perché c'era tutto il popolo del ciclismo con gli occhi pesti di lacrime, mentre forse a Cesenatico quel giorno c'erano anche tanti occhi pesti di colpa.
Ed io ero lì a tenermi dentro il dolore, finché non hanno fatto parlare Alfredo Martini, forse il nonno che non ho mai conosciuto. Era piegato, stanco, mai avrebbe immaginato di seppellire Franco, lui che diceva che non avrebbe visto tanti dei successi futuri del Ballero, perché il suo tempo prima o poi sarebbe scaduto.
Invece si è alzato. Pochi passi ed era davanti alla bara. L'ha toccata con entrambe le mani ed ha chinato il capo. Poi si è voltato e c'era un silenzio come quando entra sulla scena il primo ballerino. Si è inchinato sommessamente davanti all'altare e poi s'è messo davanti al microfono. Piegato sotto gli anni e il dolore, chiedendosi cosa avrebbe potuto dire.
Prima di lui il sindaco, Riccardo Nencini e il vicepresidente del Coni, con parole noiose per il primo, studiatamente ad effetto (quindi fredde) per il secondo, inutili per il terzo.
E allora Alfredo ha guardato giù, poi ha cominciato a guardare in uno spazio che io ho visto nei suoi occhi, ma non so quanti se ne siano accorti. Alfredo è andato di là, nel mondo dei grandi ed ha cominciato a parlare.
Vi riporto il discorso integrale, che ha gentilmente "sbobinato" Alessandra De Stefano per farmi un favore. Ragazzi, lui non sapeva cosa avrebbe detto, ma a un certo punto ha visto Franco e poi a un certo punto li ha visti tutti, anche Marco. E io a quel punto mi sono messo a piangere come uno scemo.

«Secondo quanto ha detto il vice presidente del Coni riguardo ai grandissimi risultati ottenuti da Franco, è facile chiedersi se a Franco gli sarebbe piaciuto di piu essere ricordato come corridore campione o come c.t.
«Noi lo ricordiamo in entrambe le sembianze. Ricordandolo come campione lo vediamo in quella buia e tragica foresta di Arenberg quando all’uscita vedevamo il suo bel viso tinto di carbone della polvere delle miniere e con gli occhi che fissi lontani, lontani con in mente quel velodromo infinito di cinquecento e piu’ metri, e quando vi entrava in quell’impressionante boato del grande pubblico e lo vedevamo compiere l’ultimo giro a braccia alzate, felice, felice… Contento, mentre il pubblico continuava a gridare il suo nome.
«E poi ci piace ricordarlo, ci sembra di vederlo, sporgersi dall’ammiraglia per dare suggerimenti a Mario Cipollini, Paolo Bettini, Alessandro Ballan, perché non sbagliassero niente, perché si concentrassero per andare a conquistare quelle quattro maglie iridate e quell’oro olimpico.
«Ma Franco lo vogliamo ricordare, oltre che per lo sport, anche per la persona che era: quest’uomo bello, intelligente, affabile disponibile… Come si fa’… sono quegli uomini che vorresti incontare tutti i minuti, con i quali vorresti andare a prenderci un caffe’ insieme.
«Ora lui sta incamminandosi, un cammino che lo portera’ lontano, lontano. Dove lassu’ saranno ad aspettarlo tantissimi amici in quell’immenso azzurro che a lui piaceva tanto. E riconoscerà tra questi amici i Girardengo, i Binda, i Learco Guerra, Bartali, Coppi, Linari e Maspes… E ci saranno un po’ tutti. Anche Sacchi che è toscano di Scandicci e Marco Pantani che correrà, percheélui era sempre un pochino in ritardo lì fra loro, crorera’ per non essere da meno, per salutare Franco.
E gli chiederanno: Franco ma che ciclismo hai lasciato laggiù?
«E Franco gli risponderà e gli dirà: è un ciclismo che sta migliorando da quando abbiamo intrapreso la battaglia per mandare fuori dal tempio i truffaldini, i mercanti di menzogne. Il ciclismo si sta riprendendo ed è con questo pensiero che noi sentiamo dentro di noi che un uomo così non può essere che nella pace, non può essere che nella pace. Quella pace eterna. Con tutto il nostro amore».

Be', ho lavorato tante volte con Alfredo ed ho sempre imparato molto, ogni volta qualcosa. Ieri quel vecchio uomo pieno di una cultura antica, imparata sulla strada e non sui libri, ha viaggiato nel dolore e nella storia con la classe di un grande poeta. E alla fine, quando avrebbe avuto diritto di andarsene, ha persino lanciato l'ennesimo salvagente al ciclismo.
Ho pianto e con me tanti altri. Ecoc perché ho sempre pensato che se ci fosse stato Luciano Pezzi accanto a Pantani, forse la storia avrebbe avuto un altro finale. Luciano era come Alfredo, magari più autoritario, ma come lui. E Marco, come Franco, è stato un uomo pulito. che avrà anche commesso i suoi errori, ma senza la protervia e la premeditazione di chi glieli ha fatti pagare con la vita.
Enzo Vicennati

 

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"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

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  postato il 10/02/2010 alle 16:06
Bellissimo post. Grazie a Donchi che l'ha riportato, a Vicennati che l'ha scritto di là, ad Alessandra che ha permesso di poterlo scrivere e - soprattutto - a Martini che l'ha pronunciato senza che nessuno gliel'avesse scritto.

 

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Livello Marco Pantani
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  postato il 13/02/2010 alle 11:20
Siccome ci sono vigilie che mettono in un cattivo stato d’animo,vigilie in cui pensi, mentre fai le cose del tuo quotidiano, che oggi lui era ancora vivo, che ancora si poteva fare qualcosa, pensi se in quell'albergo, il 13 febbraio, ci fosse stato qualcuno che avesse capito, che avesse fermato la macchina, magari avviata da tempo, che era inesorabilmente in moto, chiamando qualcuno, non lo so, se qualcuno dei tantissimi che amavano Marco fosse stato là, per caso o per disegno divino....
Così mi sono andata a fare una passeggiata nel forum di Pantani e metto qua alcune perle,trovate a caso o forse no, visto che giravo nella pagina di Verità e giustizia.
Le perle non si danno ai porci, dice il Vangelo, e è bene che chi le ha avute, le custodisca e ne faccia partecipi anche gli altri. Almeno a chi sa apprezzarle.



Eppure, anche nel vederlo portare avanti il suo dolore, quel ragazzo aveva qualcosa di antico e di estremamente dignitoso. Mi chiedo cosa provasse chi lo attaccava ogni giorno a vederlo portare la sua croce, mi chiedevo quanto dolore avesse dentro. Forse per questo trovarlo sorridente al Giro del 2003 fu come illudersi per pochi giorni che il ragazzo fosse riuscito a staccare tutti anche sul Calvario. E forse per questo saperlo morto fu devastante.
Credevo di aver imparato che arrivati in fondo alla sofferenza, poi ci si potesse rialzare. Invece Marco mi aveva appena insegnato che non si deve mai abbassare la guardia. Per questo provo un sottile piacere a farli incazzare, a conservare la memoria.
Ci sono stati gesti la cui somma ha portato alla tragedia. Ciascuno di noi conosce la verità. Ciascuno di noi deve farci i conti...
Enzo Vicennati


Questo suo essere irrequieto è esattamente quel che lo rendeva grande e, in parte, anche il motivo per cui stava sulle scatole a buona parte del gruppo. Chi non lo conosceva non riusciva a spiegarsi il perché continuasse ad attaccare. Si erano tutti abituati al campione che vinceva e poi si accontentava di amministrare. Indurain se avesse voluto, sai quanti arrivi in salita avrebbe potuto vincere? Più d'uno, ma si metteva lì a gestire il vantaggio delle crono e lasciava che gli altri vincessero e legittimassero il loro ingaggio.
Marco no. Marco aveva dentro qualcosa di incredibile. Era forse il debito con la sorte, ma anche il filo che lo legava alla sua gente.
L'ho scritto nel libro di Tonina, lo ripeto: quando Martinelli andò a dirgli di lasciar vincere Guerini a Selva di Val Gardena, il giorno della prima maglia rosa, Marco non voleva saperne.
Continuava a ripetere che il gruppo dei suoi tifosi che aveva passato la notte sulla Marmolada voleva vederlo vincere e come poteva lui lasciar vincere un altro? Perché doveva vincere uno meno forte?
Ho riflettuto spesso su questo, soprattutto adesso, dopo tanto tempo, con i ricordi che si sovrappongono.
Il giorno in cui vinse il Giro dei dilettanti con la fuga tra Cavalese e Pian di Pezzè, Marco si era messo in testa di far vincere la tappa al sudamericano che era stato in fuga con lui per tutto il giorno, ma quello sulla salita finale non ne aveva per andare all'arrivo e Marco nell'aspettarlo per poco non perdeva il suo vantaggio.
In quel momento capì che la differenza fra un vincitore di tappa e un campione da Giro sta anche nell'essere cinico e andò a vincere.
Quel giorno di sei anni dopo con Guerini fu lo stesso, ma alla fine Pantani accettò di ragionare come Bugno sul Pordoi e, allo steso modo in cui Gianni lasciò la tappa a Mottet, Marco smise di pedalare e lasciò passare Guerini.
Al Tour del 1998 fu diverso il perché lasciò vincere Ullrich ad Albertville: avrebbe potuto batterlo allo sprint, ma era stato per tutto il giorno a ruota ed aveva troppo rispetto per quel suo avversario così forte, da lasciarlo passare. Però non disse mai nulla in merito, non disse una sola parola, come invece avrebbe fatto poi Armstrong, sia pure mal informato.
Ma perché al Giro del 1999 avrebbe dovuto lasciar vincere qualcun altro? Chi lo aveva aiutato nel fare qualcosa? Non gli erano piuttosto tutti contro? A Oropa lo avevano aspettato quando gli era saltata la catena, magari come anni dopo avrebbero aspettato Armstrong il giorno della caduta verso Luz Ardiden? Perché doveva accettare di perdere a Pampeago e il giorno dopo a Campiglio?
Ecco, io credo che questa sua concretezza stonasse molto con l'uniformità mediocre e invidiosa di alcuni.
La sua inquietudine, il volere sempre spingersi oltre da un certo punto in poi furono presi per ingordigia e arroganza.
Dicono: a Campiglio avrebbe dovuto evitare di vincere.
Forse è vero, ma sarebbe allucinante pensare che la coltellata del giorno dopo sia dipesa da una vittoria di troppo.
Il Pantani del Giro 1999 era una meravigliosa combinazione di orgoglio, classe, grinta e rabbia, pochissimo disposto a scendere a compromessi. Uno che aveva sentito bene le voci sullo scambio di provette dell'anno prima e se l'era legata al dito.
Era dopato? Era nelle regole esattamente come gli altri 200 del gruppo, forse più nelle regole di tanti altri.
Eppure la stessa Mapei che puntò il dito contro di lui e la sua squadra, due anni dopo prese Garzelli e nel 2002 si ritrovò con lo stesso Garzelli buttato fuori dal Giro per una positività attorno alla quale la squadra di Squinzi montò un farsesco castello di spiegazioni. Dov'era finita la compagine integerrima di Campiglio? E perché nessuno li attaccò di fronte a spiegazioni (il petto di pollo al diuretico...) al confronto delle quali il complotto ipotizzato da Marco a Campiglio risultava ben più convincente?
Da un certo punto in poi però, l'inquietudine di voler cercare il traguardo dopo il traguardo diventò l'inquietudine di cercare il colpevole dietro Campiglio. Mise la stessa determinazione nel cercare una spiegazione che non avrebbe mai trovato. Non c'è ancora riuscito nessuno. Sarebbe bello prima o poi venirne a capo.
Enzo Vicennati

 

[Modificato il 13/02/2010 alle 11:23 by Donchisciotte]

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  postato il 13/02/2010 alle 12:55
se ne deve venire a capo prima o poi.
Ciao Marco

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 14/02/2010 alle 01:52
E' la necessità interiore di ricordare e comunicare agli altri che si ricorda Marco. Anche quando non si trovano le parole, come non le trovo io, fra amerezza, rabbia, ricordo, tentativo di dare senso alle cose.
Bisogna trovare un modo per capire, a tutti i costi rendergli quella verità che cercava e conservare la memoria.
Ciao Capitano,sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai.

Negli angoli di casa cerchi il mondo,
nei libri e nei poeti cerchi te,
ma il tuo poeta muore e l' alba non vedrà
e dove corra il tempo chi lo sa?
F. Guccini

 

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Livello Luison Bobet




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  postato il 14/02/2010 alle 08:37
Sono passati sei anni, ma ricordo quella sera come fosse ieri: il vuoto che hai lasciato è ancora lì, intatto ed incolmabile. Ma le persone che credono in te hanno fatto grandi cose, restituendoti il più possibile di quella dignità che sentivi esserti stata strappata. Mi riferisco alla tua famiglia, ai tuoi amici (un nome su tutti: Vicennati, davvero grande) ed ai tuoi veri tifosi (un nome su tutti: Maria Rita - Donchisciotte, altrettanto grande). Ci vorrà ancora tempo, ma la verità uscirà alla luce del sole.
Hasta siempre, grandissimo Capitano.

 

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