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Autore: Oggetto: Perché negli anni '50 il ciclismo cedette il proscenio al calcio?

Livello Fausto Coppi




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  postato il 03/10/2008 alle 14:42
Originariamente inviato da babeuf
È ovvio che questi slogan semplici fanno più presa sulle masse, che non eccelgono in fatto di cultura.


dal che si deduce che tu sei un pozzo di scienza

 

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"L'uomo da battere è Gianni Bugno, e quasi certamente non riusciremo a batterlo" (Greg Lemond, Stoccarda, 24 agosto 1991)

"Il rock è jazz ignorante" (Thelonious Monk)

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 03/10/2008 alle 14:44
Originariamente inviato da babeuf
La gente potrebbe tranquillamente appassionarsi al ciclismo tramite questi fuoriclasse, ma purtroppo la frase che hai scritto spiega il perchè ciò non avviene.


no, la gente non si appassiona per far dispetto a te

 

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Livello Claudio Chiappucci




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  postato il 03/10/2008 alle 15:30
Credo che il sorpasso del calcio sul ciclismo sia stato generato, con diverso grado d'incidenza, da tutti gli aspetti riportati.

Una ragione che forse non è emersa è la personificazione della squadra calcistica con il proprietario...il calcio è divenuto il primo sport italiano quando in italia si sono affermati i primi tycoon, che grazie alla squadra di famiglia hanno avuto il modo di farsi conoscere al grande pubblico, di mostrare il loro "talento" imprenditoriale e il loro saper competere e vincere( ad ogni costo). Di conseguenza, avendo la possibilità di veicolare i vari mezzi d'informazione hanno accresciuto la notorietà e la visibilità del calcio, al fine di far aumentare la loro fama.

In tempi più recenti credo che il calcio abbia mantenuto/accresciuto la sua popolarirà sfruttando le storiche rivalità fra i vari comuni italiani,divenedo il mezzo per rivendicare la superiorità di un comune sull'altro.

 

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antonio

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 03/10/2008 alle 21:52
Originariamente inviato da majurana

Una ragione che forse non è emersa è la personificazione della squadra calcistica con il proprietario...il calcio è divenuto il primo sport italiano quando in italia si sono affermati i primi tycoon,


cioè dagli anni 20, quando gli Agnelli presero la Juventus.

Di conseguenza, avendo la possibilità di veicolare i vari mezzi d'informazione hanno accresciuto la notorietà e la visibilità del calcio, al fine di far aumentare la loro fama.


infatti negli anni 20 i mezzi di informazione erano diffusissimi e molto ascoltati

 

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Livello Tour




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  postato il 05/10/2008 alle 22:59
Chiedo venia x le mie imprecisazioni...

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 06/10/2008 alle 08:22
Originariamente inviato da antonello64

Originariamente inviato da majurana

Di conseguenza, avendo la possibilità di veicolare i vari mezzi d'informazione hanno accresciuto la notorietà e la visibilità del calcio, al fine di far aumentare la loro fama.


infatti negli anni 20 i mezzi di informazione erano diffusissimi e molto ascoltati


mi permetto di far notare che gli effetti sociologicamente rilevanti di questi avvenimenti di solito incominciano ad aversi a distanza di anni, anzi di solito nei primi tempi bisogna tener conto di una specie di intrinseca legge per cui una precisa strategia politica o mercantile viene in gradi diversi accompagnata dal tentativo di mascherare la propria affermazione al potere al fine di consolidare la posizione raggiunta (un pò come negli scacchi).
Anzi nei primi tempi di solito le ricadute sociali riscontrabili possono essere anche di segno opposto.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/10/2008 alle 09:33
Originariamente inviato da elisamorbidona

Originariamente inviato da antonello64

Originariamente inviato da majurana

Di conseguenza, avendo la possibilità di veicolare i vari mezzi d'informazione hanno accresciuto la notorietà e la visibilità del calcio, al fine di far aumentare la loro fama.


infatti negli anni 20 i mezzi di informazione erano diffusissimi e molto ascoltati


mi permetto di far notare che gli effetti sociologicamente rilevanti di questi avvenimenti di solito incominciano ad aversi a distanza di anni, anzi di solito nei primi tempi bisogna tener conto di una specie di intrinseca legge per cui una precisa strategia politica o mercantile viene in gradi diversi accompagnata dal tentativo di mascherare la propria affermazione al potere al fine di consolidare la posizione raggiunta (un pò come negli scacchi).
Anzi nei primi tempi di solito le ricadute sociali riscontrabili possono essere anche di segno opposto.


si, a distanza di 50 anni e con una guerra mondiale di mezzo

 

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Livello Claudio Chiappucci




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  postato il 06/10/2008 alle 11:55
Originariamente inviato da antonello64

Originariamente inviato da majurana

Una ragione che forse non è emersa è la personificazione della squadra calcistica con il proprietario...il calcio è divenuto il primo sport italiano quando in italia si sono affermati i primi tycoon,


cioè dagli anni 20, quando gli Agnelli presero la Juventus.

Di conseguenza, avendo la possibilità di veicolare i vari mezzi d'informazione hanno accresciuto la notorietà e la visibilità del calcio, al fine di far aumentare la loro fama.


infatti negli anni 20 i mezzi di informazione erano diffusissimi e molto ascoltati



A quali mezzi d'informazione(così largamente diffusi fai riferiemnto) degli anni 20 fai riferimento?
TV: assente (la tv si diffonde intorno agli anni 60)
Giornali: basta informarsi sulla percentuale di analfabetismo in quel periodo, per capire il grado di diffusione dei quotidiani.
Radio: si, ma quanto contrallata, con poche frequenze?
Passaparola: largamente diffuso!

Vero gli Agnelli acquistano la Juventus negli venti, ma ancora non palesavano eccessi di egocentrismo e poi erano gli unici "grandi" imprenditori nel calcio...poi arrivano i Moratti, i Lauro, i Berlusconi e tutti insieme sponsorizzano il loro giocattolo.

 

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antonio

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/10/2008 alle 17:49
Originariamente inviato da majurana
A quali mezzi d'informazione(così largamente diffusi fai riferiemnto) degli anni 20 fai riferimento?


era ironico

 

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Livello Claudio Chiappucci




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  postato il 06/10/2008 alle 18:32
Originariamente inviato da antonello64

Originariamente inviato da majurana
A quali mezzi d'informazione(così largamente diffusi fai riferiemnto) degli anni 20 fai riferimento?


era ironico


Ok...bene l'ironia, ma quindi il signifivato dei tuoi post e del riferimento agli Agnelli(sicuramente non Gianni che ancora nn era nato)!

 

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antonio

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/10/2008 alle 18:54
Originariamente inviato da majurana
Ok...bene l'ironia, ma quindi il signifivato dei tuoi post e del riferimento agli Agnelli(sicuramente non Gianni che ancora nn era nato)!



semplice: se tu mi dici che il calcio è diventato lo sport numero quando sono entrati i grandi imprenditori, allora lo è dagli anni 20, visto che fu in quegli anni che gli Agnelli presero la Juventus.
Tra parentesi, i tycoon sono entrati anche in parecchi altri sport, ciclismo compreso, ma nessuno di questi sport si è mai avvicinato al calcio in quanto a popolarità.

 

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Livello Claudio Chiappucci




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  postato il 06/10/2008 alle 23:14
Originariamente inviato da antonello64

Originariamente inviato da majurana
Ok...bene l'ironia, ma quindi il signifivato dei tuoi post e del riferimento agli Agnelli(sicuramente non Gianni che ancora nn era nato)!



semplice: se tu mi dici che il calcio è diventato lo sport numero quando sono entrati i grandi imprenditori, allora lo è dagli anni 20, visto che fu in quegli anni che gli Agnelli presero la Juventus.
Tra parentesi, i tycoon sono entrati anche in parecchi altri sport, ciclismo compreso, ma nessuno di questi sport si è mai avvicinato al calcio in quanto a popolarità.


Negli anni venti, se è vero che entrano imprenditori nel calcio è anche vero che tale categoria ancora non averte il bisogno di notorietà e di fama (sono imprenditori in fase embrionale che tentano di costruire un impero industriale: vi è la guerra ed il boom economico avviene negli anni 50-60)...
Gli imprenditori entrano anche nel ciclismo, ma difficilmente in tale sport, come già ho detto, vi è la possibilità di assimilare i successi con il proprietari, contrariamente al calcio...(Inter dei Moratti, Milan di Berlusconi, Roma di Viola, Fiorentina della Valle, Napoli di Ferlaino; ma la grande Mapei ricorda Squinzi oppure Bartoli,Bettini,Rominger e Museeuw).


 

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antonio

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/10/2008 alle 23:34
Originariamente inviato da majurana
Gli imprenditori entrano anche nel ciclismo, ma difficilmente in tale sport, come già ho detto, vi è la possibilità di assimilare i successi con il proprietari, contrariamente al calcio...(Inter dei Moratti, Milan di Berlusconi, Roma di Viola, Fiorentina della Valle, Napoli di Ferlaino; ma la grande Mapei ricorda Squinzi oppure Bartoli,Bettini,Rominger e Museeuw).


se è per questo io ricordo la Roma di Liedholm e Falcao, non certo quella di Viola; e la Grande Inter è quella di Herrera.
Poi il Napoli di Maradona (altro che Ferlaino), il Milan di Rocco e Rivera (non certo di Rizzoli o Carraro).
L'unica squadra di cui si ricorda il presidente è il Milan di Berlusconi, perchè il personaggio è troppo ingombrante: ma anche lì qualcuno parla del Milan di Sacchi o di Capello.

Riguardo alla Mapei, naturalmente si ricorda Squinzi perchè i corridori sono andati e venuti.
Una squadra di ciclismo, rispetto al calcio, ha il vantaggio di chiamarsi col nome dello sponsor e non con quello della società.
Quindi ecco l'Ignis, la Molteni, la Del Tongo, la Magniflex, la Sanson, la stessa Mapei: tutte squadre che vengono identificate immediatamente con il patron.
Anche se poi il ciclismo è sport individuale e difficilmente si tifa per una squadra.

 

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Livello Tour




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  postato il 07/10/2008 alle 15:09
il mito e la leggenda vivono se tramandati oralmente
...la locomotiva umana...
...il leone delle fiandre...
...un uomo solo al comando,la sua maglia è biancoceleste....
equivalgono a Nuvolari che di notte a fari spenti raggiunge e supera Varzi

Il calcio non poteva trasmettere via radio o tramite la carta stampata
le stesse emozioni e lo stesso odore di fatica,sudore e sacrificio,nonostante le grandi vittorie della Juve del quinquennio e della nazionale di Pozzo e dei campionissimi Meazza e Ferrari.
L'avvento della tv,a partire dalle olimpiadi di Roma in poi,ha modificato il modo di raccontare lo sport,Berruti che vince i 200 metri contro tutto il mondo è li,lo vedono tutti,non come l'emigrante Bottecchia che vince 2 Tour in semiclandestinità,il calcio diventa sempre più televisivo,arrivano i soldi,gli sponsor e le veline,sempre più NBA e NFL,le telecronache arricchite da commenti tecnici e tattici,grafici e statististiche,non invidio il grande bulbarelli che deve riempire a volte 3 ore di trasmissione con il gruppo a ranghi compatti in attesa che il treno della saeco prenda l'iniziativa a 5 km dall'arrivo......

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/10/2008 alle 17:58
Originariamente inviato da wing
non invidio il grande bulbarelli che deve riempire a volte 3 ore di trasmissione con il gruppo a ranghi compatti in attesa che il treno della saeco prenda l'iniziativa a 5 km dall'arrivo......


il ciclismo è spettacolo allo stato puro, il Bulba non ci mette nulla del suo per fare una telecronaca più avvincente, sempre noiosissimi polpettoni interminabili sul doping con i suoi commenti rassegnati, le prediche del buon pastore Davide Cassani e gli infiniti monologhi struggenti della De Stefano. Tutto ciò non può appassionare un telespettatore, questo è ovvio.

Una corsa di ciclismo offre in ogni momento spunti interessanti, anche ai meno 50 di una tappa per velocisti, sta al telecronista bravo coglierli.

 
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Livello Claudio Chiappucci




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  postato il 07/10/2008 alle 23:12
Originariamente inviato da antonello64

Anche se poi il ciclismo è sport individuale e difficilmente si tifa per una squadra.


E' questo quello che volevo dire...
Fai bene nel ricordare l'allenatore, ma cmq il presidende resta nella memoria e nella considerazione alla pari del primo, cosa che nel ciclismo, come detto più volte, non avviene.

Quindi, ripetendomi, credo che questa peculiarità del calcio, unita ad una certa influenza dei presidenti sui Mezzi di comunicazione, ha portato risorse e notorietà al calcio, facendolo divenire il mostro mediatico che è attualmente, a scapito del ciclismo.

 

[Modificato il 07/10/2008 alle 23:55 by Admin]

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antonio

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/10/2008 alle 23:45
Originariamente inviato da majurana

Fai bene nel ricordare l'allenatore, ma cmq il presidende resta nella memoria e nella considerazione alla pari del primo


in uno sport così seguito probabilmente restano nella memoria anche le riserve .
Però tu mi sai dire chi era il presidente del Cagliari di Scopigno e Gigi Riva? o quello della Fiorentina di De Sisti? e quello della Lazio di Chinaglia e Maestrelli? oppure quello del Torino di Pulici e Graziani? o, per finire, quello del Milan della stella?
Io non sottovaluterei la notorietà che il ciclismo a portato a parecchi patron, che hanno potuto dare il loro nome alla squadra: nel calcio questo non è possibile, e difatti, al di fuori di pochi nomi che hanno saputo creare un lungo ciclo di vittorie, i presidenti delle squadre di calcio li ricordano in pochissimi.
Almeno questo avveniva fino a qualche anno fa: oggi con il fatto che stanno sempre in tv, la questione è cambiata.

Il fatto è che uno sport di squadra avrà sempre uno zoccolo duro di tifosi sempre maggiore di quello che può avere uno sport individuale.
La squadra è sempre quella e tale rimarrà: invece il campione singolo ad un certo punto dovrà smettere e non è detto che chi seguiva l'atleta X, una volta che questi non gareggi più, poi continuerà a seguire lo stesso quello sport.

Quindi, ripetendomi, credo che questa peculiarità del calcio, unita ad una certa influenza dei presidenti sui Mezzi di comunicazione, ha portato risorse e notorietà al calcio, facendolo divenire il mostro mediatico che è attualmente, a scapito del ciclismo.


fosse vero quello che dici, il calcio sarebbe lo sport numero uno solo da 20 anni: invece lo è praticamente da sempre.
Fino ai primi anni 80 c'era solo la RAI, e quindi c'era ben poco da influire nei mezzi di comunicazione.
E non sono affatto sicuro che nel 1974 Umberto Lenzini, presidente della Lazio, fosse più conosciuto di Pietro Molteni, patron di Merckx; o che qualche anno dopo Orfeo Pianelli, presidente del Torino, fosse più famoso di Teofilo Sanson, patron di Moser.

 

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Livello Greg Lemond
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  postato il 08/10/2008 alle 13:56
Originariamente inviato da babeuf

quanti bei discorsi: sociologia... economia... storia dell'Italia dal ventennio fascista ai giorni nostri... filosofia dei regolamenti...

io propongo una ragione molto più semplice per spiegare la supremazia odierna del calcio, oltre a quella ovvia del MONOPOLIO mediatico.

Immaginatevi la seguente situazione "ideale" (che poi è molto probabilmente vicina alla realtà): Cannavaro positivo, Del Piero positivo, tutti i calciatori del Barcellona e del Real Madrid coinvolti in OP, e così via. Secondo voi la gente continuerebbe a gettare denaro per lo stadio? rifletteteci bene...



Purtroppo, penso di sì, perché la Juve continua ad avere più tifosi di tutti e gli scandali delle scommesse non hanno inciso.
C'è poco da fare, mi ha detto una volta un mio amico molto simpatico:
"Per me anche solo guardarlo, il ciclismo fa sudare".

 

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"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente. Dopo 12 anni di carriera io so quello che devo fare e non voglio che una mia vittoria venga messa in dubbio dalla fantasia delle analisi".

(Jacques Anquetil, 4 maggio 1966, intervista a L'Équipe)

Non riesco a comprendere perché Morris non sia assunto da nessuna rete telvisiva come opinionista

 
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Livello Greg Lemond
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  postato il 08/10/2008 alle 14:23
Non ho letto tutti i messaggi, quindi potrei essere ridondante, però a me sembra che il ciclismo sia stato superato anche da uno sport "stupido", quant'altri mai, come la F1!
E la ragione mi sembra banale: quale sarà il numero della gente che va in bici e quanti invece usano l'auto e giocano al calcio/calcetto o a palla avanti e tutti dietro?

 

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(Jacques Anquetil, 4 maggio 1966, intervista a L'Équipe)

Non riesco a comprendere perché Morris non sia assunto da nessuna rete telvisiva come opinionista

 
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Livello Giro di Svizzera




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  postato il 08/10/2008 alle 14:28
Originariamente inviato da Admin

Premetto che questa riflessione non è frutto di studio alcuno, ma nasce da un'intuizione che ho avuto poco fa. Ora ve la espongo, nella speranza che qualcuno possa approfondire la questione che porrò (mi riferisco magari ai "teorici dell'economia" come Pacho o Federico Martin, oltre che agli "storici dello sport", Morris in testa).

Fino agli anni '50 il ciclismo spopolava in Italia, aveva più spazio del calcio sui media e muoveva le masse. Dopodiché l'inversione di tendenza. Come mai?

Indubbiamente non possiamo sottovalutare l'aspetto tecnico, e alla fine degli anni '50 smisero di pedalare quegli autentici eroi popolari che erano Coppi e Bartali. Una simile mancanza si sarebbe fatta sentire in qualsiasi ambito, quindi un certo peso le va dato nell'analisi che propongo.

D'altro canto, pur avendo l'Italia vinto due titoli mondiali consecutivi nel calcio ('34 e '38), il pallone non aveva ancora sfondato. E sì che il regime fascista aveva pompato a mille i successi della nazionale di Vittorio Pozzo (nei mondiali di Francia gli azzurri, che rappresentavano di fatto il Duce, vennero non poco osteggiati in terra straniera in quanto immagine del dittatore: e questo senza dubbio cementò il bisogno di autolegittimazione di una nazione attraverso le imprese dei calciatori: ma ugualmente ciò non bastò a scalzare il ciclismo).

Quindi i successi sportivi e la presenza di eroi c'entrano sì, ma fino a un certo punto.

Negli anni '50 l'Italia, rialzatasi dalla guerra, entrò nella fase più acuta di industrializzazione. Fino al giorno prima era stato un paese agricolo, dagli anni '50 diventa un paese (non del tutto) industrializzato.

Quindi cambia la scansione del tempo della maggioranza della gente.
Fino a subito dopo la guerra, l'anno solare e quello lavorativo andavano di pari passo.
Con l'industrializzazione, sempre più ampie fasce di popolazione vivono la scansione dell'anno con la pausa d'agosto: tutte le fabbriche chiudono per ferie proprio ad agosto, e milioni di italiani ricaricano le batterie in vista di una nuova (magari massacrante) stagione lavorativa.

Mi metto nei panni di chi nel 1955 (dico un anno a caso) è a capo della più importante industria italiana, e che possiede un'importante squadra di calcio (oltre a un importante quotidiano): secondo me verrei sfiorato dall'idea di dare ai miei operai uno svago per lenire le sofferenze del ritorno in fabbrica. Non devo spiegare certo io la funzione catartica dello sport e dello svago in generale.

Quante volte, sul finire dell'estate, depressi per il fatto di dover tornare a scuola o al lavoro, abbiamo pensato "vabbè dài, almeno c'è il campionato..." (io per primo, ma aaaaanni fa). Addirittura c'è chi dice: "Che importa tornare a lavorare, ora inizia il campionato, wow!".

Insomma, una versione aggiornata dei celebri circenses romani.
Quel che mi interessa qui è capire la stagionalizzazione: i poteri forti, se ci sono, a qualcosa serviranno. E se gli industriali italiani (Agnelli in testa, ovviamente) avessero fatto pesare il loro potere per far avere al calcio più spazio sui giornali (e sulla nascente televisione) dell'epoca? Per far piovere più soldi sul pallone? Innescando così un meccanismo tuttora in atto...

Voglio dire: dovendo scegliere uno svago a cui indirizzare le masse, io industriale mi butto sul calcio, che ha un andamento stagionale identico a quello della catena di montaggio; e ciò va a scapito del ciclismo, che segue invece il ritmo del calendario gregoriano.

Non lo so, è un sasso che getto nello stagno, magari è una czzt, ma chi lo sa.
Sicuramente mi verrà da scrivere qualcos'altro in merito, ci rileggiamo qui


Intuizione interessante. Però non si spiega une cosa: la differenza di calendario tra calcio e ciclismo avrebbe dovuto favorire un interesse parallelo, mentre invece c'è stato un sorpasso. Negli Usa le quattro leghe professionistiche ed i campionati universitari di basket e football, seguiti da decine di milioni di appassionati, hanno tutti calendari diversi, vivono in periodi diversi dell'anno e per questo si danno una mano l'un l'altro. Non si escludono.

Io credo che il ciclismo abbia perso appeal negli anni '50 perché la gente ha progressivamente perso contatto con la fatica, non solo quella del lavoro ma quella di tutti i giorni. La tecnologia ed il progresso hanno reso la vita più comoda e progressivamente hanno reso meno facile l'identificazione con uno che da solo si fa 120 chilometri di fuga sulle dolomiti. Molto più facile riconoscersi, per una società come quella dal boom economico in poi, in un modello di sportivo (il calciatore) che con gli anni ha sempre più simboleggiato denaro, successo e, soprattutto visibilità. Il calcio, poi, è uno sport molto più televisivo del ciclismo. Con tutto quello che ne consegue.

 
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