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Autore: Oggetto: Giovanni Battaglin, l’aquilotto di Marostica.

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




Posts: 4217
Registrato: Oct 2003

  postato il 22/07/2008 alle 23:25
Oggi, Giovanni, compie 57 anni. Un dovere augurargliene altri 100!

Classe e determinazione non sono mai mancate a questo vicentino dal sorriso spesso presente e dalla smorfia, sotto sforzo, che non cancellava i tratti gentili del suo volto. Una carriera evidente, che pareva sfregiata da un punto nero sopraggiunto nel 1975, quando, in maglia rosa, sembrava lanciatissimo verso il successo al Giro d'Italia. Ci mise un po' di tempo, ma seppe rinascere. Anche quando il cammino sincronico alle sue qualità s'era in lui cementato di nuovo, la sfortuna, stavolta nelle vestigia di due corridori, tanto forti quanto disponibili a tutto, coalizzati dall'interesse e dalla fama, tagliò la strada del suo cammino verso l'iride, seppe superarne l'urto e si mantenne grande.



Giovanni Battaglin parlava veloce con una verace cadenza veneta, quasi incomprensibile se non si era concentrati per capirlo, eppure, dal pedale, ha saputo trarre insegnamento con pienezza culturale, fino a farsene scuola e vivere, nel dopo carriera, un ruolo da imprenditore con espansività inaspettata e acume ugualmente degno della classe che si portava in bicicletta.
Seppe fare epoca per i palati fini: quelli che sapevano dimenticare o lasciare al folclore l'onda mediatica esageratamente schiacciata, non senza critiche sfioranti il grottesco, sul dualismo Moser Saronni. Uno spazio con echi d'immagine che potevano essere visti con altri occhi, anche quando a spingere le penne erano i pensieri leggeri, o quelli che oggi chiamiamo con l'ennesimo inglesismo di cui malamente e superficialmente la nostra cultura si nutre: gossip.
Già, perché il bel Giovanni, verso la metà degli anni settanta, qualche cuore femminile eccellente l'aveva stuzzicato con tinte cupide, ed uno in particolare portava dritto ad una possibile parentela, da cognato per la precisione, col sire del ciclismo Eddy Merckx. Insomma, un Battaglin che, per assonanza con l'agnomen, non si tirava indietro nelle corse, nel bene e nel male, ma che aveva le caratteristiche di quel personaggio che le già decadenti penne impegnate nell’asfissiante “mosersaronnismo”, non seppero vedere.
Soprattutto in bicicletta ci sapeva fare e fece presto a dimostrarlo.
Un buon motore, anche se abbastanza fragile, proiettato naturalmente verso i monti, ma con una compostezza evidente, ed una bella pedalata: per questo, ogni tanto, andava di lusso anche a cronometro. Un unico difetto, nello sport, non solo della bicicletta, sovente deleterio: era carente in quanto a cattiveria agonistica e, magari, in considerazione del particolare suo tempo, anche dopo il traguardo.

GIOVANNI BATTAGLIN
Nato a Marostica (Vicenza), il 22 luglio 1951. Completo. Alto 1,74 per 64 kg. Professionista dal 1973 al 1984, ha ottenuto 51 vittorie.




La sua carriera in sintesi.
Fra i dilettanti, dopo aver vinto le corse che distinguono i corridori di razza, s'accomiatò con la vittoria nel Giro d'Italia Baby.
Clamoroso il suo debutto fra i professionisti nel 1973, quando, pivello, impegnò forse il miglior Merckx di sempre al Giro, guardandolo in faccia, come un campione navigato. Arrivò terzo, ma a differenza del secondo, Gimondi, specializzato da sempre ad inseguire il belga nella speranza di una crisi di questi, Battaglin lo attaccò, provò insomma a giocare le sue carte. Grandioso. Nell'anno del debutto, il vicentino diede un altro segno di qualità, vincendo con autorità una classica come il Giro del Lazio. L'anno successivo, giunse sesto nella corsa rosa, ma vinse alla grande, seppellendo di minuti gli avversari, il Giro dell'Appennino. Nel 1975, dette la sensazione di assicurarsi la maglia rosa finale, dopo aver fatto il vuoto nella tappa in salita di Prati di Tivo e nella crono di Forte dei Marmi, ma il giorno dopo, sul Ciocco, crollò, anche in seguito ad un "trattamento" al quale qualcuno l'aveva sottoposto. Un fatto oscuro che lo vide vittima e sul quale fece una gran fatica a riprendersi. Ciononostante, nella stagione vinse diverse corse fra le quali la Coppa Sabatini, il Giro di Puglia e una tappa al Giro di Catalogna. Contrariamente a molti, anzi troppi italiani dell'epoca, non disdegnò mai il Tour, ed anche in quell'anno triste per la conclusione della corsa rosa, partì per la Francia, ma le sue condizioni di salute lo costrinsero al ritiro nella 13esima tappa.
Nel 1976, dopo aver abbandonato il Giro per i soliti problemi fisici, tornò al Tour e prima di avviarsi ad un nuovo ritiro, vinse bellamente la tappa di Caen. Le condizioni di salute ballerine ed una flessione nel '77, dove comunque vinse il GP Montelupo e la seconda frazione della Cronostaffetta, lo spinsero a meditare il ritiro.


1981 - Battaglin in maglia "amarillo"

A ricostruirlo ci pensò Luciano Pezzi che, nel '78, gli diede la carica giusta per riprendere fiducia. Nell'anno vinse tre tappe del Giro di Svizzera, la Coppa Bernocchi, ed altri traguardi minori. Nel 1979, ritornò a ruggire, con un crescendo costante. Fra una miriade di piazzamenti, vinse il Giro dei Paesi Baschi e due tappe dello stesso, il Trofeo Pantalica, il Giro della Provincia di Reggio Calabria, non partecipò al Giro, ma andò a quello di Svizzera dove vinse una tappa e la classifica degli scalatori. Poté finalmente ritornare al Tour, dove con la squadra decimata, riuscì a piazzarsi in tante frazioni, a vincere la classifica dei GPM, ed a piazzarsi sesto nel foglio giallo finale. Uscito dalla Grande Boucle in gran forma, continuò il suo crescendo vincendo il Trofeo Matteotti, la Coppa Agostoni, la Coppa Placci, il GP Col San Martino, ed altri traguardi minori. Si presentò ai mondiali di Valkenburg in forma smagliante, dando l'impressione per tutta la corsa di essere il più brillante. Ed infatti, si inserì con facilità nel drappello che si giocò la maglia iridata, ma qui, mentre stava per affondare la sua freschezza sugli avversari, fu sbattuto sull'asfalto da una mossa banditesca della coppia Raas-Thurau, in chiaro accordo, e vide così sfumata la possibilità concretissima di vestire l'iride. Non si rassegnò e, nel 1980, vinse la Milano-Torino, la Milano-Vignola, la tappa della Val Zoldana al Giro d'Italia (chiuso poi al terzo posto dietro Hinault e Panizza) la Coppa Placci, ed altri traguardi minori.
La consacrazione a grande corridore gli venne nel 1981, quando, tra i pochi nella storia, riuscì nell'impresa di vincere la Vuelta di Spagna (colse anche un successo di tappa) e, poche settimane dopo, quel Giro d'Italia che gli era stato precluso oltre un lustro prima. Sulle strade italiane colse una tappa a San Vigilio di Marrebe e conquistò la maglia rosa sulle Tre Cime di Lavaredo, mantenendola anche al cospetto della per lui non facile tappa a cronometro di Verona.


1981 - Battaglin in rosa, pochi attimi prima del trionfo al Giro d'Italia

Fu il trionfo ampiamente meritato da un corridore che si è sempre comportato onestamente e che, limitatamente alle corse a tappe di tre settimane dal percorso non “tavoliere”, era chiaramente superiore al duo supervalutato Moser-Saronni.
Giovanni Battaglin, corse anche nelle tre stagioni successive, raccogliendo traguardi minori. In carriera fu otto volte azzurro.
Il suo solco poteva essere più profondo, ma anche così, soprattutto alla luce di questi tempi, spinge all’attenzione e all’inchino, chi si immerge nella lettura del grande romanzo del ciclismo.

Morris

 

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"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
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Livello Gand-Wevelvem




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Registrato: Aug 2005

  postato il 22/07/2008 alle 23:58
Grazie Morris.
Bel ritratto di un corridore che non ho fatto in tempo a conoscere se non di nome nelle "palline dei ciclisti" da giocare in spiaggia.

 
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Livello Fausto Coppi




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Registrato: Nov 2004

  postato il 23/07/2008 alle 00:03
Nel suo ultimo anno lo ricordo scortare Visentini in crisi...tra gli sputi dei tifosi di Moser per il buondo bresciano... Uno che nella storia del ciclismo ci sta alla grande... Forse a Valkenburg avrebbe potuto mettere la ciliegina su una torta comunque gustosa.. Grande Morris.. come sempre...

 

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www.vcoazzurratv.it
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LA CAROVANA VA..CONFINI NON NE HA..E TUTTE LE DISTANZE ANNULLERA'!!
"..Dinnanzi a me non fuor cose create se non etterne.. Ed io in etterno duro!!
Lasciate ogni speranza voi ch'entrate...!!!

"C'è Bugno in testaaaa!!! è Bugnoooo!!! ed è campione del mondo Bugno su Jalabert!!!"

"...ma ti sollevero' tutte le volte che cadrai
e raccogliero' i tuoi fiori che per strada perderai
e seguiro' il tuo volo senza interferire mai
perche' quello che voglio e' stare insieme a te
senza catene stare insieme a te"...

"Cascata ha un pregio non da poco. ama il ciclismo e però lo riesce a guardare con l'occhio dello scienziato. informatissimo, sa sceglire personaggi sempre di levatira superiore, pur non "scadendo" nello scontato.
un bravo di cuore.
(post di Ilic JanJansen, nel Thread "Un ricordo: Pedro Delgado, il capitano di Indurain")

 
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Livello Gastone Nencini




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Registrato: Jul 2008

  postato il 23/07/2008 alle 00:10
Bellissima ricostruzione breve, ma estremamente puntuale ed esauriente sulla carriera di un corridore che, di cui ho poco sentito parlare essendo del 1982, ed essendo lo stesso periodo fagocitato nel bel mezzo dei soli due fenomeni italiani del ciclismo di allora.
Anche qui evinco quanto fosse un uomo formidabile, prima che un superbo tecnico il mitico Luciano Pezzi, che seppe valorizzare un talento come Battaglin stimolandolo ad avere piena consapevolezza dei suoi mezzi.
Ce ne fossero di figure come lui nel ciclismo d' oggi..
Scusa Morris, ma il trattamento misterioso cui fai riferimento relativo al Giro 1975 in che cosa consisterebbe?

 
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Moderatore




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Registrato: Aug 2005

  postato il 23/07/2008 alle 02:13
Bellissimo ritratto come sempre.
Come si può leggere nel 1975 Battaglin conquistò la sua prima maglia rosa vincendo il primo arrivo in salita fissato qui in Abruzzo su una salita che,se non sbaglio,fu proposta al Giro solo in quell'occasione: quella che porta ai Prati di Tivo,sul versante teramano del Gran Sasso,salita lunga,non micidiale come pendenze ma molto regolare(dai dati che avevo letto una volta dovrebbero essere all'incirca 20 km al 7%).
Mi era capitato anche di vedere una pagina della Gazzetta del tempo in occasione della vittoria di Battaglin a San Vigilio di Marebbe nel Giro vinto nel 1981.Il vicentino,dopo il successo alla Vuelta,poi prese la maglia sulle Tre Cime nella tappa vinta da Breu e di fatto mi pare che si aggiudicò la corsa mettendo nel sacco la coppia della Bianchi formata da Contini e Prim.

 
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Livello Giro di Svizzera




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  postato il 23/07/2008 alle 20:52
Grazie..
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 23/07/2008 alle 21:05
La doppietta vuelta-giro fu una cosa fantastica.
Il giorno della crono a Verona e quello della tappa alle Tre cime di Lavaredo sono stati per me i tra + belli del ciclismo.
L'epilogo del mondiale a Valkenburg (che per me avrebbe vinto alla faccia dell'occhialuto che vinse e che in ogni giro era spinto in salita dai compagni di squadra) invece è stato uno dei giorni + dolorosi.
Auguri a Giovanni e grazie per le emozioni e soddisfazioni che ci a dato.

 

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"MEGLIO NON ESSERE RICONOSCIUTO PER STRADA CHE ESSERLO ALL'OBITORIO.
IL CASCO SALVA LA VITA, LA CHIOMA VA BENE PER LA FOTO SULLA TOMBA"!!!


Articolo 27 della costituzione Italiana

La responsabilità penale è personale.
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Non è ammessa la pena di morte.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 23/07/2008 alle 22:30
mi piaceva tantissimo, un corridore battagliero, nomen omen
grazie morris

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 26/07/2008 alle 10:57
Anch'io ho apprezzato moltissimo Battaglin.
Ricordo bene la sua vittoria al Giro dell'Appennino, in una calda giornata di inizio agosto.Come poteva maancare nel suo palmares la corsa della Bocchetta?
Sfiorò il bis nel 76, battuto in voltata da Moser.
Ricordo anche la tappa di Arenzano, al Giro del 75. Ero all'arrivo, quel giorno. Giovanni andò in crisi sul Bracco, in una giornata caratterizzata dal maltempo. Arrivò in grave ritardo e lo ricordo in maglia jolliceramica salire sull'ammiraglia: il suo Giro era finito.
E' stato un grande, Battaglin, e fui lieto per la sua vittoria al Giro dell'81.
Peccato per quelle bronchiti che lo tormentavano: pare che certe cure gli avessero indebolito le difese immunitarie.
Un grande protagonista di quegli anni
Grazie a Morris per averlo ricordato nel giorno del suo compleanno.

 
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Livello Alfredo Binda




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  postato il 26/07/2008 alle 12:40
No, non mi e' mai piaciuto Battaglin.
Non era veramente competitivo ne nelle corse in linea ne in quelle a tappe. Il giro dell'81 fu uno dei piu' "poveri" e se non ricordo male lo vinse solo grazie agli abbuoni su Tommy Prim, mica su Hinault. Per quanto riguarda la Vuelta, in quegli anni valeva come il due di picche...
Il fatto che a Valkenburg avesse potuto vincere e' una barzelletta inventata dai media italiani : Uno come Raas in volata lo staccava tranquillamente di ruota con una gamba sola.
Quel discreto Tour che fece nel '79 fu, se non ricordo male, macchiato dal doping e comunque non fu mai veramente in lotta neanche per il podio; si, vinse la maglia a pois, ma quella l'aveva vinta anche un certo Bellini tre anni prima ...
Non parliamo di quello che successe al giro del '75.

Insomma, secondo me e' stato uno dei corridori piu' sopravalutati.




 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 26/07/2008 alle 14:24
Originariamente inviato da trifase
Non parliamo di quello che successe al giro del '75.

Insomma, secondo me e' stato uno dei corridori piu' sopravalutati.


Ullallah... se Battaglin è uno dei corridori più sopravvalutati... allora avrei pronta una lista che non finisce più!

Invece, per quel che posso ricordare, era un ottimo stilista, che all'esordio semplicemente entusiasmò per il Giro che seppe correre contro Merckx.

E già che ci siamo, vediamo di ricordare un po' la questione del Giro 1975: dopo un inizio folgorante, con una vittoria nella prima tappa "movimentata", perse la maglia rosa (non ricordo perché) a favore di Galdos, ma la riconquistò un'altra volta dopo la crono di Forte dei Marmi, per perderla nuovamente di poco il giorno successivo (cronoscalata del Ciocco). Nel frattempo aveva movimentato la corsa con altre fughe (un giorno portò via un quartetto con Bertoglio e Galdos).
Dal giorno successivo alla cronoscalata... buio pesto, fino a terminare il Giro con più di mezz'ora di ritardo. (Cancel, guarda che non si ritirò...)
Quindi... come si dovrebbe interpretare il tutto?
Faccio notare che quel Giro, trattamenti o non trattamenti, comunque lo terminò con dignità (era compagno di squadra del vincitore Bertoglio).

Riguardo poi al mondiale del 1979: posso parlare solo per sentito dire (ero in vacanza fuori dall'Europa), ma ricordo che chiunque avessi interpellato, mi rispondeva che quella volata dava proprio l'impressione di poterla vincere.
L'accoppiata Vuelta/Giro 1981 assume importanza anche alla luce del calendario (le due corse avevano tra loro un intervallo di meno di una settimana...).
Infine, non dimentichiamo che fu uno tra i pochi a frequentare il Tour in un periodo di assoluta latenza del ciclismo italiano in quella corsa, vincendo una tappa nel 1976 e piazzandosi bene in classifica generale nel 1979, in maglia a pois.

 

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"...Ogni volta che vedo un adulto in bicicletta, penso che per la razza umana ci sia ancora speranza..." (H.G. Wells)

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 26/07/2008 alle 14:43
Originariamente inviato da Bitossi


(Cancel, guarda che non si ritirò...)

hai ragione, Bitossi, è la mia memoria che fa difetto
Il fatto è che quando vidi salire battaglin sull'ammiraglia (in quel di Arenzano : a proposito mi pare di ricordare che quel giorno vinse Bitossi in volata ) pensai che si ritirasse ...
Conservo ancora la prima pagina della gazzetta dello sport dell'81: battaglin il giro è tuo (questo era il titolo )

 
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Livello Alfredo Binda




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  postato il 26/07/2008 alle 14:54

Anche io non vidi in diretta il mondiale '79, ma riguardandolo (lo trovi su youtube o videopeloton) non mi ha mai dato l'impressione di poter battere uno come Raas, pur amettendo che Thurau l'abbia tirato giu.
Per quanto riguarda il giro '75 : suona un po strano che uno scalatore come lui a Forte dei Marmi improvvisamente batta degli specialisti come Knudsen, e poi il giorno dopo scoppi in una cronoscalata.

 
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Livello Franco Ballerini




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  postato il 18/02/2009 alle 10:13
bataglin lider di vuelta spagna 1981 in sierra nevada:
http://hemeroteca.elmundodeportivo.es/edition.html?bd=30&bm=04&by=1981&x=33&y=12&page=3

altimetria di tappa di sierra nevada:
http://hemeroteca.elmundodeportivo.es/preview/1981/04/29/pagina-26/1066531/pdf.html


 
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Livello Franco Ballerini




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  postato il 18/02/2009 alle 10:15
bataglin lider di vuelta spagna 1981 in sierra nevada:
http://hemeroteca.elmundodeportivo.es/edition.html?bd=30&bm=04&by=1981&x=33&y=12&page=3

altimetria di tappa di sierra nevada:
http://hemeroteca.elmundodeportivo.es/preview/1981/04/29/pagina-26/1066531/pdf.html

 
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Livello Franco Ballerini




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  postato il 18/02/2009 alle 20:50
A Giovanni Battaglin, da Marostica, come lo appellava sempre il grande Dezan, è legato il mio primo intenso e forte ricordo di tappe dolomitiche seguite in tv con grande passione: è la tappa di Pecol Valzoldana, Giro 1980.
Il suo attacco sul Passo Duran è spettacolare, la sua andatura è elegante, tipica del grande scalatore; trionfò sul traguardo di Pecol davanti a Panizza che battè Hinault allo sprint. Quel giorno feci un tifo forsennato per Giovannino, e forse proprio quel giorno è nata la mia adorazione per le aquile della montagna, vera essenza (a mio modestissimo parere) della poesia di questo meraviglioso sport.

 

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1986: 10 Colli;
1988: 10 Colli, Fausto Coppi, Otztaler Rad Marathon
1990: Maratona delle Dolomiti;
1992: Nove Colli Cesenatico, 10 Colli;
2000: Cinque Colli;
2001: GF Davide Cassani, 10 Colli, Campagnolo, Otztaler Rad Marathon;
2002: 10 Colli.

 
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Livello Franco Ballerini




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  postato il 13/10/2009 alle 10:22
Alla riscoperta di personaggi che hanno vissuto momenti di grande popolarità: il corridore veneto racconta le sue sfide con Merckx, Gimondi e Hinault
Battaglin: «Solo la montagna della sfortuna ha fermato le mie scalate»
Cadute, fratture e altri guai mi hanno impedito di vincere di più: però ho messo paura a tanti grandi del pedale

Alla riscoperta di personaggi che hanno vissuto momenti di grande popolarità: il corridore veneto racconta le sue sfide con Merckx, Gimondi e Hinault Battaglin: «Solo la montagna della sfortuna ha fermato le mie scalate» DAL NOSTRO INVIATO MAROSTICA - Campione di sfortuna, gentleman, un esempio per tutti. Benvoluto dai leader e stimato dal gruppo. Polemiche poche, anzi niente: aveva voluto la bicicletta e non aveva mai smesso di pedalare. In due parole: ci mancherà. Quando Giovanni Battaglin diede l' addio alle corse ciclistiche - 7 settembre 1984, alla vigilia di un Giro del Veneto -, gli articoli dedicati alla sua carriera erano già pronti, come nei giornali si usa fare - toccando ferro - per chi ci ha lasciati per davvero: nel suo caso, la notizia del ritiro dall' attività agonistica era nell' aria da qualche mese, anche perché da almeno un paio d' anni Giovanni Battaglin era una specie di fantasma in bici, una controfigura dell' esile ma tenace corridore che nei primi anni ' 70 e poi a cavallo con gli ' 80 aveva fatto sognare gli italiani: «Primo aprile 1982, Giro dell' Etna. Nell' 81 avevo vinto Vuelta e Giro, non so se mi spiego: fino a quel momento c' era riuscito soltanto Merckx. Comincio quell' 82 con un' idea fissa: è l' anno della raccolta, dei bei soldini che arrivano a premiare una stagione d' oro. Primo aprile, dunque: se ci penso adesso, è stato proprio un bel pesce... Insomma, succede questo: a 600 metri dall' arrivo, mentre sono nel gruppetto che si prepara alla volata, Bombini, Petito e Mantovani cominciano ad alzare i gomiti, ad agitarsi. E quando scoppia la bagarre, mi stringono verso il marciapiede, tocco con la ruota, cado, mi fracasso. All' ospedale usano il pallottoliere per contare le fratture. Sono nove: costole, clavicola, un disastro. Meno male che quel Giro dell' Etna lo vinse Panizza, almeno era un amico...». Giovanni Battaglin, naturalmente, ha messo su qualche chilo rispetto ai 58 che era ai tempi belli in cui era il Battaglin delle montagne, il camoscio delle Tre Cime di Lavaredo, del Giro ' 81 vinto sul filo di lana, delle tante, gagliarde sfide con Merckx, Gimondi, Fuente, Hinault. Dalla tolda di comando della sua ditta - produce bici d' alta gamma - sfoglia volentieri il suo libro dei ricordi. Non diresti che ha un passato pieno di fatica e di sudore: veste classico, forse un po' troppo scuro, usa un telefono pieno di tastini, ha una scrivania in tek nero e una poltrona semovente in pelle. Un vero capitano d' industria. «Solo a ricordare certi nomi - dice adesso - mi vengono i brividi. E dovrebbero venire anche a chi si occupa del ciclismo di oggi: ma ci pensa quanti erano i campioni una volta e quanto pochi sono adesso? La mia è stata una fortuna-sfortuna: ho imparato il ciclismo dai fuoriclasse, ma ho vinto meno di quello che avrei potuto perché, di fuoriclasse, ce n' erano troppi. Io ero bravo, sapevo stare in bici, insomma mi difendevo: ma sono stato proprio un gran campione di sfortuna. Ah, fossi nato vent' anni dopo...». Torniamo al Giro dell' Etna, alla caduta disastrosa, alle nove fratture sparse in uno scheletro che aveva già dato il proprio contributo alla causa: «La mia carriera ha cominciato a frantumarsi proprio lì, a Catania. Poi sono arrivati altri problemi. Un' intossicazione al Giro dell' 83, poi un' epatite. Ho dovuto smettere, ero proprio kappaò. Ah, lo so che cosa sta pensando, lo vedo, lo capisco. No, il doping non c' entra. Almeno, non quel tipo di doping pesante che è arrivato dopo. È però vero che all' inizio della mia carriera da professionista, nei primi anni, qualcosa mi era stato dato, qualcosa che nemmeno sapevo, qualcosa che mi ha fatto male. E l' altra storia, quella del ' 79, quando al Tour mi trovarono positivo, io ancora non l' ho capita. Dissero che avevo tracce leggere di efedrina: io so che la mattina il dottore mi aveva dato una pillola di Zerinol perché avevo il mal di gola. Ma ho pagato, ah se ho pagato, certe mie ingenuità da pivello. Al Giro del ' 75, per esempio, vinco la crono di Forte dei Marmi, io che nasco scalatore, ma poi due giorni dopo mi sciolgo sul Ciocco. Quel qualcosa che mi avevano dato - io mi fidavo, che altro dovevo fare? - ha avuto un effetto boomerang. Morale? Quel Giro lì lo vinse Bertoglio, uno dei miei gregari, al posto mio che avrei potuto dare mezz' ora al secondo». Rimpianti e sorrisi: «Adesso ci possiamo anche ridere su, certo. Ma all' epoca mi sarei mangiato i serpenti per la rabbia. Sempre nel ' 79 stavo per vincere il Mondiale a Valkenburg, in Olanda. Lo sapevo io, lo sapevano gli altri. E fu così che Thurau e Raas mi misero in mezzo: una codata e via, l' italiano va in terra e va fuori dai giochi. Peccato: quel 1979, nonostante tutto, è stato l' anno in cui mi sentivo un leone, mai stato così bene né prima né dopo. Piacevo alla gente perché non mi risparmiavo: nel ' 73, al debutto da professionista, ho attaccato Merckx al primo minuto del Giro e ho smesso soltanto alla fine. Ricordo la tappa di Aosta: sa quante volte ho dovuto dire «allez, allez» al Cannibale? Non aveva visto che un gruppetto ci stava raggiungendo e mi guardava con due occhi grandi così. Avevo 22 anni e correvo da neanche quattro. Cominciai quasi per gioco, abbandonando le partite di pallone per montare sopra una bici quando ero già maggiorenne. Tutto quell' entusiasmo veniva proprio da lì, dal non essere consumato nella testa. Ero in un mondo nuovo: Merckx, Poulidor, Galdos io li avevo visti solo in Tv. E adesso ero lì in prima fila a battagliare con loro. Fuente è stato l' amico del cuore. Ricordo una sera del Giro ' 74: nel corridoio dell' albergo, smoccolava fumando un sigaro grosso come un salame. Bei tempi, ma potessi tornare indietro, farei meno il Garibaldi. Mangiare, bere, riposarsi e aspettare le montagne: ecco che cosa avrei dovuto fare». E rinnegare quello spirito che si porta anche nel cognome? «Sarei durato di più, avrei vinto di più, avrei guadagnato di più». Battaglin, a ben guardare, non è mai sceso dalla bici. Amore tardivo ma fedele: ai primi scricchiolii del fisico, ha messo in una fabbrica di biciclette gran parte del capitale fin lì raggranellato. Gli è andata di lusso: oggi la «Battaglin Cicli», che ha sede a Marostica, a mezz' ora da Vicenza, conta una ventina di dipendenti e fattura 12 miliardi l' anno. Costruisce dalla «a» alla «zeta» bici da corsa e mountain-bike molto apprezzate: metà della produzione (dodicimila pezzi all' anno) finisce in Inghilterra, Spagna, Giappone e Germania. Miracolo del nord-est, uno dei tanti. Miracolo in formato famiglia. «Mia moglie si occupa di contabilità - racconta Giovanni con orgoglio -, il mercato estero è in appalto a mio figlio Alessandro, che ha 24 anni e nel suo lavoro è un piccolo fenomeno: è lui che ha introdotto qui dentro i grafici che curano fregi e colori delle bici. Che sono funzionali, belle e anche costosette: ne abbiamo dai tre-quattro milioni in su, fino ai dieci. Alta gamma, si chiama: diamo il meglio a chi chiede il meglio». Per lavoro, ma anche per passione: «Non ho mai lasciato il mio ambiente: ogni tanto mi si vede in giro. E quando incontro Merckx, sono baci e abbracci. Adesso siamo un po' più vecchi, un po' più gonfi, un po' meno lucidi. Ma c' è stato un tempo in cui eravamo belli e forti: noi ci ricordiamo così». Claudio Colombo LA SCHEDA CHI È Giovanni Battaglin è nato a Marostica il 22 luglio 1951. Sposato con Sonia, è padre di due figli: Alessandro, 24 anni e Francesca, 17 LA CARRIERA Passato professionista nel 1973, ha totalizzato complessivamente 43 vittorie: la prima il 22 settembre 1973 (Giro del Lazio), l' ultima il 23 aprile 1984 (circuito di Col San Martino) LE IMPRESE Il suo anno d' oro è stato il 1981: ha vinto la Vuelta e il Giro d' Italia con 38' ' su Prim e 50" su Saronni IN AZZURRO È stato otto volte azzurro ai Mondiali: prima maglia a Barcellona ' 73, ultima a Praga ' 81. Miglior piazzamento il sesto posto a Valkenburg nel 1979

 
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Livello Franco Ballerini




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  postato il 13/10/2009 alle 10:23
Alla riscoperta di personaggi che hanno vissuto momenti di grande popolarità: il corridore veneto racconta le sue sfide con Merckx, Gimondi e Hinault
Battaglin: «Solo la montagna della sfortuna ha fermato le mie scalate»
Cadute, fratture e altri guai mi hanno impedito di vincere di più: però ho messo paura a tanti grandi del pedale

Alla riscoperta di personaggi che hanno vissuto momenti di grande popolarità: il corridore veneto racconta le sue sfide con Merckx, Gimondi e Hinault Battaglin: «Solo la montagna della sfortuna ha fermato le mie scalate» DAL NOSTRO INVIATO MAROSTICA - Campione di sfortuna, gentleman, un esempio per tutti. Benvoluto dai leader e stimato dal gruppo. Polemiche poche, anzi niente: aveva voluto la bicicletta e non aveva mai smesso di pedalare. In due parole: ci mancherà. Quando Giovanni Battaglin diede l' addio alle corse ciclistiche - 7 settembre 1984, alla vigilia di un Giro del Veneto -, gli articoli dedicati alla sua carriera erano già pronti, come nei giornali si usa fare - toccando ferro - per chi ci ha lasciati per davvero: nel suo caso, la notizia del ritiro dall' attività agonistica era nell' aria da qualche mese, anche perché da almeno un paio d' anni Giovanni Battaglin era una specie di fantasma in bici, una controfigura dell' esile ma tenace corridore che nei primi anni ' 70 e poi a cavallo con gli ' 80 aveva fatto sognare gli italiani: «Primo aprile 1982, Giro dell' Etna. Nell' 81 avevo vinto Vuelta e Giro, non so se mi spiego: fino a quel momento c' era riuscito soltanto Merckx. Comincio quell' 82 con un' idea fissa: è l' anno della raccolta, dei bei soldini che arrivano a premiare una stagione d' oro. Primo aprile, dunque: se ci penso adesso, è stato proprio un bel pesce... Insomma, succede questo: a 600 metri dall' arrivo, mentre sono nel gruppetto che si prepara alla volata, Bombini, Petito e Mantovani cominciano ad alzare i gomiti, ad agitarsi. E quando scoppia la bagarre, mi stringono verso il marciapiede, tocco con la ruota, cado, mi fracasso. All' ospedale usano il pallottoliere per contare le fratture. Sono nove: costole, clavicola, un disastro. Meno male che quel Giro dell' Etna lo vinse Panizza, almeno era un amico...». Giovanni Battaglin, naturalmente, ha messo su qualche chilo rispetto ai 58 che era ai tempi belli in cui era il Battaglin delle montagne, il camoscio delle Tre Cime di Lavaredo, del Giro ' 81 vinto sul filo di lana, delle tante, gagliarde sfide con Merckx, Gimondi, Fuente, Hinault. Dalla tolda di comando della sua ditta - produce bici d' alta gamma - sfoglia volentieri il suo libro dei ricordi. Non diresti che ha un passato pieno di fatica e di sudore: veste classico, forse un po' troppo scuro, usa un telefono pieno di tastini, ha una scrivania in tek nero e una poltrona semovente in pelle. Un vero capitano d' industria. «Solo a ricordare certi nomi - dice adesso - mi vengono i brividi. E dovrebbero venire anche a chi si occupa del ciclismo di oggi: ma ci pensa quanti erano i campioni una volta e quanto pochi sono adesso? La mia è stata una fortuna-sfortuna: ho imparato il ciclismo dai fuoriclasse, ma ho vinto meno di quello che avrei potuto perché, di fuoriclasse, ce n' erano troppi. Io ero bravo, sapevo stare in bici, insomma mi difendevo: ma sono stato proprio un gran campione di sfortuna. Ah, fossi nato vent' anni dopo...». Torniamo al Giro dell' Etna, alla caduta disastrosa, alle nove fratture sparse in uno scheletro che aveva già dato il proprio contributo alla causa: «La mia carriera ha cominciato a frantumarsi proprio lì, a Catania. Poi sono arrivati altri problemi. Un' intossicazione al Giro dell' 83, poi un' epatite. Ho dovuto smettere, ero proprio kappaò. Ah, lo so che cosa sta pensando, lo vedo, lo capisco. No, il doping non c' entra. Almeno, non quel tipo di doping pesante che è arrivato dopo. È però vero che all' inizio della mia carriera da professionista, nei primi anni, qualcosa mi era stato dato, qualcosa che nemmeno sapevo, qualcosa che mi ha fatto male. E l' altra storia, quella del ' 79, quando al Tour mi trovarono positivo, io ancora non l' ho capita. Dissero che avevo tracce leggere di efedrina: io so che la mattina il dottore mi aveva dato una pillola di Zerinol perché avevo il mal di gola. Ma ho pagato, ah se ho pagato, certe mie ingenuità da pivello. Al Giro del ' 75, per esempio, vinco la crono di Forte dei Marmi, io che nasco scalatore, ma poi due giorni dopo mi sciolgo sul Ciocco. Quel qualcosa che mi avevano dato - io mi fidavo, che altro dovevo fare? - ha avuto un effetto boomerang. Morale? Quel Giro lì lo vinse Bertoglio, uno dei miei gregari, al posto mio che avrei potuto dare mezz' ora al secondo». Rimpianti e sorrisi: «Adesso ci possiamo anche ridere su, certo. Ma all' epoca mi sarei mangiato i serpenti per la rabbia. Sempre nel ' 79 stavo per vincere il Mondiale a Valkenburg, in Olanda. Lo sapevo io, lo sapevano gli altri. E fu così che Thurau e Raas mi misero in mezzo: una codata e via, l' italiano va in terra e va fuori dai giochi. Peccato: quel 1979, nonostante tutto, è stato l' anno in cui mi sentivo un leone, mai stato così bene né prima né dopo. Piacevo alla gente perché non mi risparmiavo: nel ' 73, al debutto da professionista, ho attaccato Merckx al primo minuto del Giro e ho smesso soltanto alla fine. Ricordo la tappa di Aosta: sa quante volte ho dovuto dire «allez, allez» al Cannibale? Non aveva visto che un gruppetto ci stava raggiungendo e mi guardava con due occhi grandi così. Avevo 22 anni e correvo da neanche quattro. Cominciai quasi per gioco, abbandonando le partite di pallone per montare sopra una bici quando ero già maggiorenne. Tutto quell' entusiasmo veniva proprio da lì, dal non essere consumato nella testa. Ero in un mondo nuovo: Merckx, Poulidor, Galdos io li avevo visti solo in Tv. E adesso ero lì in prima fila a battagliare con loro. Fuente è stato l' amico del cuore. Ricordo una sera del Giro ' 74: nel corridoio dell' albergo, smoccolava fumando un sigaro grosso come un salame. Bei tempi, ma potessi tornare indietro, farei meno il Garibaldi. Mangiare, bere, riposarsi e aspettare le montagne: ecco che cosa avrei dovuto fare». E rinnegare quello spirito che si porta anche nel cognome? «Sarei durato di più, avrei vinto di più, avrei guadagnato di più». Battaglin, a ben guardare, non è mai sceso dalla bici. Amore tardivo ma fedele: ai primi scricchiolii del fisico, ha messo in una fabbrica di biciclette gran parte del capitale fin lì raggranellato. Gli è andata di lusso: oggi la «Battaglin Cicli», che ha sede a Marostica, a mezz' ora da Vicenza, conta una ventina di dipendenti e fattura 12 miliardi l' anno. Costruisce dalla «a» alla «zeta» bici da corsa e mountain-bike molto apprezzate: metà della produzione (dodicimila pezzi all' anno) finisce in Inghilterra, Spagna, Giappone e Germania. Miracolo del nord-est, uno dei tanti. Miracolo in formato famiglia. «Mia moglie si occupa di contabilità - racconta Giovanni con orgoglio -, il mercato estero è in appalto a mio figlio Alessandro, che ha 24 anni e nel suo lavoro è un piccolo fenomeno: è lui che ha introdotto qui dentro i grafici che curano fregi e colori delle bici. Che sono funzionali, belle e anche costosette: ne abbiamo dai tre-quattro milioni in su, fino ai dieci. Alta gamma, si chiama: diamo il meglio a chi chiede il meglio». Per lavoro, ma anche per passione: «Non ho mai lasciato il mio ambiente: ogni tanto mi si vede in giro. E quando incontro Merckx, sono baci e abbracci. Adesso siamo un po' più vecchi, un po' più gonfi, un po' meno lucidi. Ma c' è stato un tempo in cui eravamo belli e forti: noi ci ricordiamo così». Claudio Colombo LA SCHEDA CHI È Giovanni Battaglin è nato a Marostica il 22 luglio 1951. Sposato con Sonia, è padre di due figli: Alessandro, 24 anni e Francesca, 17 LA CARRIERA Passato professionista nel 1973, ha totalizzato complessivamente 43 vittorie: la prima il 22 settembre 1973 (Giro del Lazio), l' ultima il 23 aprile 1984 (circuito di Col San Martino) LE IMPRESE Il suo anno d' oro è stato il 1981: ha vinto la Vuelta e il Giro d' Italia con 38' ' su Prim e 50" su Saronni IN AZZURRO È stato otto volte azzurro ai Mondiali: prima maglia a Barcellona ' 73, ultima a Praga ' 81. Miglior piazzamento il sesto posto a Valkenburg nel 1979

 
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Livello Franco Ballerini




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  postato il 04/05/2010 alle 09:44
videos di giro italia 1981 in:

http://www.battaglin.it/index.aspx?m=106&f=10&idt=1&idc=1&CurRec=0

 
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Livello Franco Ballerini




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  postato il 04/05/2010 alle 12:16
leggo solo ora questa magnifica descrizione sui Battaglin...un grosso plauso al grande Morris, per i suoi "ritratti" dei campioni sempre ricchi ed interessanti, soprattutto per chi un pò più giovane (come me) non ha avuto al fortuna di vederli in azione.
Sempre a Morrsi vorrei chiedere un brevissimo raffronto tra alcuni scaltori Italiani in azione tra fine anni '70-primi anni '80. In particolare tra Battaglin, Baronchelli, Contini, Panizza e Beccia...tralascio volutamente il duo Saronni-Moser, anche eprchè credo che in salita avevavo un marcia in meno (come grimpeur, si intende)rispetto gli altri menzionati.

 
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Livello Alfredo Binda




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  postato il 04/05/2010 alle 20:14
Discreto passista scalatore come ce ne sono stati tanti. Corridore decisamente sopravvalutato. E dopato in un periodo che per farsi beccare ... Ma oltre al doping nel Tour '79, vi ricordare forte dei marmi e il ciocco '75 ? cosa ne pensate ?
Solo gli Italiani sono capaci di dire che senza la caduta in volata a Valkenburg avrebbe battuto in volata Raas e Thurau.. Paradossale.

Guardatevi la volata...


 

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Livello Alfredo Binda




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  postato il 04/05/2010 alle 20:18
Originariamente inviato da trifase

Discreto passista scalatore come ce ne sono stati tanti. Corridore decisamente sopravvalutato. E dopato in un periodo che per farsi beccare ... Ma oltre al doping nel Tour '79, vi ricordare forte dei marmi e il ciocco '75 ? cosa ne pensate ?
Solo gli Italiani sono capaci di dire che senza la caduta in volata a Valkenburg avrebbe battuto in volata Raas e Thurau.. Paradossale.

Guardatevi la volata...




opsss, solo ora vedo che era un post vecchio e che le mio opininioni le avevo già espresse, scusate.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 05/05/2010 alle 00:26
Trifa', dì la verità... a te Battaglin deve aver fatto qualcosa...

Io di "discreti passisti scalatori come ce ne sono stati tanti" che abbiano vinto Vuelta e Giro nello stesso anno (con una pausa di un paio di giorni tra una corsa e l'altra, se non ricordo male), non ne conosco molti...

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 05/05/2010 alle 02:14
Originariamente inviato da trifase

Discreto passista scalatore come ce ne sono stati tanti. Corridore decisamente sopravvalutato. E dopato in un periodo che per farsi beccare ... Ma oltre al doping nel Tour '79, vi ricordare forte dei marmi e il ciocco '75 ? cosa ne pensate ?


A dispetto della giovane età, sono sempre stato un amante del passato del pedale (il primo o il secondo thread della mia "carriera" ciclowebbista era dedicato proprio al ciclismo che fu), e di video e libri sul tema mi sono riempito la testa.

Quanto a Battaglin (su di lui ho almeno un paio di libri, forse anche un terzo, ma ora non ricordo e, comunque, ce li ho a casa, e adesso sono a Roma ), credo che il primo a non voler sopravvalutarsi fosse proprio lo stesso Giovanni, tant'è che ricordo d'aver letto, svariati anni fa, da qualche parte, che, tra i suoi crucci, ci fosse, per sua stessa ammissione, quello di aver vissuto un periodo ciclistico pregno di "motori" eccezionali.
Un po' come se avesse detto: "Certo, ero bravo per davvero, ma i fuoriclasse erano altri".
Che poi oh, sopravvalutato, ricordiamoci che in una tappa alla prima grande corsa a tappe della carriera, ad appena 21 anni, in una delle prime tappe toste finì terzo dietro due del calibro di Merckx e Fuente, e finì quel Giro al terzo posto dopo esser stato anche secondo. A 21 anni, ripeto, e c'erano tante "motociclette pedalanti".
Battagliero fin da subito e lo rimase per altri due lustri, pedalava con un certo impegno da appena quattro anni eppure si ritrovò ad incitare un Eddy che, affaticato, non s'era accorto che da dietro stava rinvenendo un gruppetto.
Fai riferimento al Giro del '75, e, soprattutto col senno di poi, perché trovi così poco credibile - mi pare di capire - la sua vittoria nella crono di Forte dei Marmi?
Che poi, Battaglin in prima persona, in riferimento alla débâcle del Ciocco, disse che sbagliò a fidarsi della "roba" che gli venne fatta ingerire, quindi, in un certo senso, può risultare perfino fin troppo facile ricondurre a quegli "aiuti" la prestazione notevole in quella cronometro che vinse - di certo non s'è mai nascosto dietro un dito, e, personalmente, propenderei verso spiegazioni meno immediate, se è vero che Giovanni non fosse l'unico a ricorrere a determinate pratiche.
Ad esempio, quando venne trovato positivo al Tour, lui disse, non so se subito ma di sicuro anni e anni dopo, che gli venne fatta ingerire una pillola di Zerinol, così gli venne detto, e lui si fidò... da qui a dire che non sapesse alcunché di quella magagna ce ne passa, certo, ma questo per ribadire che screditare la carriera di Battaglin definendolo un dopato è da salame sugli occhi.
Tornando sul tuo "sopravvalutato", è perlomeno ingeneroso se si considera che nell''82, ovvero nell'anno in cui era chiamato a confermare le grandissime prestazioni dell'anno precedente, al Giro cadde e riportò nove fratture, mica noccioline.
Poi l'intossicazione e l'epatite... insomma, giudicarlo sulla base degli scarsi risultati post 1981 è perlomeno poco opportuno.

 

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(Raymond Merrill Smullyan, 5000 B.C. and other philosophical fantasies, 1.3.8)


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Piazzamenti sul podio:


Omloop Het Nieuwsblad Élite: 3°
E3 Prijs Vlaanderen - GP Harelbeke: 2°
GP Miguel Indurain: 1°
Ronde van Vlaanderen / Tour des Flandres: 3°
Rund um Köln: 1°
Liège-Bastogne-Liège: 1°
Giro d'Italia: Carrara - Montalcino: 2°
Tour de France: Sisteron - Bourg-lès-Valence: 1°
Tour de France: Longjumeau - Paris Champs-Élysées: 1°
Tour de France - classifica finale: 3°
Gran Premio Città di Peccioli - Coppa G. Sabatini: 1°

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 05/05/2010 alle 02:14
Originariamente inviato da trifase

Solo gli Italiani sono capaci di dire che senza la caduta in volata a Valkenburg avrebbe battuto in volata Raas e Thurau.. Paradossale.

Guardatevi la volata...


Premesso che anch'io penso che, quella volata, Raas l'avrebbe vinta anche con un Battaglin rimasto in piedi, credo però che la scorrettezza ci fosse veramente, e comunque la vittoria, a dispetto della posizione troppo arretrata dell'azzurro, poteva non essergli preclusa.
Ma certo, soprattutto a distanza di tanti anni, questo è un esercizio utile tanto quanto parlare dell'acqua che scorre sotto i ponti.

 

[Modificato il 05/05/2010 alle 02:17 by Abajia]

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  postato il 05/05/2010 alle 02:26
Originariamente inviato da Morris

GIOVANNI BATTAGLIN
[...] Alto 1,74 per 64 kg


64? Da quello che ricordo d'aver spulciato da qualche pagina d'un qualche libro d'un qualche tempo passato, nei momenti di massimo vigore atletico all'interno della stagione ciclistica, il peso di Battaglin si aggirava sui 58 chilogrammi.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 05/05/2010 alle 14:49
Tanto per essere più precisi, vediamo le "accoppiate" di GT nello stesso anno:

Giro-Tour
Fausto Coppi: 1949, 1952
Jacques Anquetil: 1964
Eddy Merckx: 1970, 1972, 1974
Bernard Hinault: 1982, 1985
Stephen Roche: 1987
Miguel Indurain: 1992, 1993
Marco Pantani: 1998

Tour-Vuelta
Jacques Anquetil: 1963
Bernard Hinault: 1978

Giro-Vuelta
Eddy Merckx: 1973
Giovanni Battaglin: 1981
Alberto Contador: 2008


Non mi sembrano tantissimi...

 

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  postato il 05/05/2010 alle 14:52
Originariamente inviato da Bitossi

Tanto per essere più precisi, vediamo le "accoppiate" di GT nello stesso anno:

Giro-Tour
Fausto Coppi: 1949, 1952
Jacques Anquetil: 1964
Eddy Merckx: 1970, 1972, 1974
Bernard Hinault: 1982, 1985
Stephen Roche: 1987
Miguel Indurain: 1992, 1993
Marco Pantani: 1998

Tour-Vuelta
Jacques Anquetil: 1963
Bernard Hinault: 1978

Giro-Vuelta
Eddy Merckx: 1973
Giovanni Battaglin: 1981
Alberto Contador: 2008


Non mi sembrano tantissimi...


Nove corridori in tutto.

 

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Livello Franco Ballerini




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  postato il 10/05/2010 alle 12:40
who did copy the videos of giro italia 1981?

because the links are broken:
http://www.battaglin.it/index.aspx-m=106&f=10&idt=1&idc=1&CurRec=0.htm

 
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  postato il 12/05/2010 alle 23:19
Chissa' ....la scorrettezza e' evidente e qualche possibilita' secondo me la aveva....minimo per una medaglia. Grande De Zan senza peli sulla lingua.....




 
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