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Autore: Oggetto: Su Bicisport, un capitolo di "Era mio figlio"...

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 31/01/2008 alle 12:28
Il 12 febbraio, la Mondadori , porterà nelle librerie, "Era mio figlio" , il libro che, senza voler togliere nulla a chi ha scritto su Marco Pantani, rappresenta il testo più peculiare e vicino al leggendario artista-corridore di Cesenatico. Già il titolo, estremamente significativo, ne introduce i “perché”: a scriverlo, due autori particolari, come Tonina Belletti , la mamma, ed Enzo Vicennati , il giornalista, lo scrittore, l’amico che, di Marco, ha conosciuto, tanto la crescita agonistica suprema, quanto il tratto umano più definito.
Bicisport, il mensile di cui riporto la copertina, che sarà nelle edicole da domani, dedicherà a Pantani, a quattro anni dalla sua scomparsa, un ampio servizio sulla sua ellisse e pubblicherà, a preambolo, un intero capitolo di “Era mio figlio”.
(Per i lettori che amano scavare sulla storia del ciclismo e dei suoi interpreti, la celebre rivista, attraverso la firma di Beppe Conti, si dedicherà in questo secondo numero del 2008, anche ad un altro grande mistero del romanzo del pedale: la morte di Ottavio Bottecchia.)



Dunque, “Era mio figlio”, è titolo suggestivo e significativo, potremmo dire il modo migliore di riassumere le motivazioni dell’opera.
Prima di giungere, in questi giorni che ci separano dall’uscita del libro, ad un’opportuna recensione e alle interviste agli autori, mi è sembrato giusto giungere a loro, attraverso un personale piccolo zoom, anche se si tratta di personaggi…… ben conosciuti.

Mamma Tonina , che racconta Marco fin dai primi passi, le evoluzioni dell’adolescenza, la scelta di uno strumento che lo porta alla grandezza unica, immensa, di campione che ha fatto riscoprire al mondo, i sensi di una emozionalità che si credeva perduta, poggiata su un caleidoscopio di tinte, fra antico e moderno e fra leggenda e realtà, nonché, purtroppo, su quella tragedia che si consuma dopo anni di torture poli-formi e di significati altrettanto importanti.
Tonina è come il figlio: determinata, votata a soffrire anche l’impossibile, quando sa che nelle sue orbite sono entrate quelle voci che Marco, giustamente, chiamava sensazioni. Lei è la madre, ma anche la “pasionaria”, che ha tratto minuziosamente i particolari della vita del figlio, tanto nelle giornate di gloria, quanto nella triste odissea. Un lavoro enorme, tinto come una missione, i cui tasselli vissuti come pezzi di puzzle, hanno reso possibile l’ogni giorno attuale, dove è riuscita a rendere tangibile una buona fetta della sua volontà di portare verità sull’ellisse del figlio: per una ricostruzione dei fatti, ben lungi da quel narrato ufficiale, spesso divenuto così, per interessi tanto presenti quanto palpabili. Tonina si muove come alla ricerca di una letteratura che sia sempre un riferimento e di una storia che sa tracciare anche quando non crediamo si possa muovere. Da una così, che in questi mesi è apparsa al sottoscritto in tutta la sua indole vulcanica, si volge naturale la linea del libro, offrendo sinergia al genio narrativo e alle luminose qualità dello scrittore Vicennati. Di qui, un’opera dove i fotogrammi di una mamma, divengono tela di un quadro, ed i viali di quel figlio, troppo grande per essere dribblato da volontà votate ad ammutolire e troppo unico per non stuzzicare mondiali intendimenti d’approfondimento e conoscenza, si uniscono in un insieme che, dai filoni del romanzo, si elevano, sfumati ed impercettibili, in un’inchiesta che rende la lettura, uno zoom che supera i confini di ciò che si intende, comunemente, per storia.


....da Bicisport

Enzo Vicennati , come ho scritto ancora, non è un giornalista qualsiasi, scelto per scrivere in italiano corretto, i racconti della mamma di Marco. Enzo è un fulgido esempio, fra chi si occupa di sport, di quella letteratura in fase d’estinzione, capace di tradurre i fatti o le croste del ricordo, in un summa che scorre lieve e significativo fra storia e attualità, con la capacità d’analisi di un ricercatore-sociologo e la penna di uno scrittore raffinato. E’ geniale e virtuoso, troppo bravo, per non far rimpiangere in tanti, sottoscritto compreso, quei tempi in cui chi sapeva narrare con la completezza tecnica e letteraria, poteva donare quotidianamente le proprie chicche sullo sport. Vicennati, è scrittore antico che sa calarsi, pienamente, ai tempi moderni, proprio come Marco era ciclista antico, piovuto luminoso sull’attualità del pedale. Entrambi, col denominatore comune del talento raro. Già, proprio quel talento che nessuna scoperta scientifica o legge della contestabile quotidianità dell’oggi, può cancellare: un distinguo, una forma anch’essa suprema di dna. Sì, quel talento che, per gli sportivi, non sarà modificato nemmeno dal già presente doping genetico. Enzo, in questi anni ci ha donato, sulle pagine di Bicisport, degli autentici capolavori: memorabile ed indimenticabile, per chi scrive, il servizio su Josè Rujano, direttamente vissuto ed intriso di sfondi venezuelani. E non è un caso se le sue luminosità, si sono a lungo sublimate con quelle di Marco, fin da quando, entrambi giovanissimi, esaltavano nell’amicizia, a volte pure in bicicletta, la crescita dei loro talenti. Vicennati, era un riferimento per il campione-artista di Cesenatico. Il Pirata lo preferiva, lo vedeva, appunto, come un amico, lo scopriva ogni giorno, lo cercava, fino a quando, anche Enzo, si trovò separato e troppo impossibilitato dalla tela metallica che qualcuno aveva eretto per isolare il campione.
Sì, un isolamento che, aldilà di chi ne fu materialmente il tessitore, ci porge un’ulteriore faccia, di quanto quella maledetta mattina di Campiglio, abbia trasmesso veleno al cuore di un ragazzo buono e generoso come pochi.

Dunque, dall’unione di due come Tonina e Vicennati, non poteva che nascere un libro importante: senza la tela del ragno di un sotterraneo voto al protagonista che narra; senza la volontà “scoopistica” che pare il filo conduttore dell’odierno proporre a mezzo stampa; senza lo scopo di emettere sentenze a caso.
Un libro, che il sottoscritto ha la fortuna di leggere in anteprima, zeppo di inediti e con la sorpresa di saper andare, fra gli stop per troppe lacrime e riflessioni, ben oltre i confini di un capitolo comunque profondo.
Due autori che cercano la chiarezza nella lucidità che viene solo da chi può dare senza pretendere, ambedue votati ad una causa, indipendentemente dal legame madre-figlio che coinvolge Tonina: quella di raccontare un campione immenso che ogni giorno diventa sempre più tale, ed un uomo- artista che, come tutti gli artisti, viene spesso banalmente criticato, proprio perché, interpretarlo, è difficilissimo, ed impossibile, se si pensa di farlo con la logica razionale delle formichine.

Morris

 

[Modificato il 31/01/2008 alle 12:33 by rizz23]

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"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
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Livello Marco Pantani
Utente del mese Febbraio 2009
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  postato il 31/01/2008 alle 16:38
Penso da tempo che questo libro sia un evento importante nella storia della memoria di Marco Pantani, adesso, finalmente, si avvicina il momento di poterlo leggere.
Certamente di libri su Marco ne sono usciti molti e in tutti c’era qualcosa che accresceva la nostra conoscenza di Pantani, un punto di vista inesplorato o una notizia nuova.
Ma in tutti mancava una visione complessiva di Marco Pantani, tutti molto focalizzati sugli ultimi mesi della vita, accennata e percorsa superficialmente la storia complessiva di Marco.
Questo è l’aspetto che mi ha sempre lasciato insoddisfatta dei libri su Marco, l’immagine troppo unidimensionale: la vittima, la disperazione, la deriva degli ultimi mesi. Un uomo non è mai solo questo, tanto meno uno come Pantani.
Altra cosa, per me non secondaria ma quasi principale, è lo stile arrangiato, per nulla letterario, affrettato, d’occasione che questi libri hanno.Escluso quello di Bergonzi dove una ricerca letteraria c’è e che avevo molto apprezzato per questo.
Il libro di Tonina e Vicennati è, finalmente, il libro “alla Pantani “ che stavo aspettando.
Perché Tonina e Vicennati restituiranno a Marco la sua dimensione complessiva, la sua complessità, la sua storia che non inizia con la cocaina ma con il ragazzino fumantino che è ricco d’avventura .
L’avventura della bicicletta in cui trovare se stesso, l’amore e la passione per il ciclismo, l’orgoglio e la goliardia, il”fare baracca” e l’ascesi della preparazione.
Il senso mistico della fatica, l’inquietudine e gli occhi luminosi, il sorriso timido e sfrontato, l’ossimoro vivente che Marco è stato. Il suo essere, insieme, assolutamente razionale e assolutamente irrazionale. La mancanza assoluta di superficialità, il non poter mai dire “ me ne frego”,l’impossibilità di sublimare l’agguato di Campiglio, l’orgoglio ferito e la demolizione di sé.
E intorno a questo le persone che aveva intorno, la complessità del vissuto di quei rapporti.
Ecco, il libro di Tonina e Vicennati ci restituirà questo di Marco. Ci dirà alcune verità su di lui , sui tanti punti di vista da cui si può guardare la sua storia.
Sono certa che sarà così perché gli autori sono Tonina e Vicennati.
Tonina è la madre di Marco e molti aspetti della vita del figlio possono essere raccontati solo da lei.
In questi ultimi due anni ho avuto modo di parlare spesso con lei e ho sempre pensato che tutto quel patrimonio di ricordi, di sentimenti, anche di rancori che Tonina ha, non dovessero andare perduti, dovessero essere raccolti e comunicati.
Non svelo niente di segreto, penso, ma mi ricordo, solo per fare un esempio, il modo espressivo, commosso in cui mi racconto di come Marco fosse contento di quando lei cucinava le patate americane. Quella quotidianità di vita domestica , un lampo che lo restituiva alla sua umanità lontano dal mostro che dal 1999 veniva raccontato.
Pensavo da tempo che Tonina dovesse parlare, penso che i libri siano la cosa più indicata per raccogliere e trasmettere una memoria storica e che Tonina dovesse scrivere un libro.
Vicennati è il giornalista ma, soprattutto, l’amico-giornalista, che l’ha seguito dal 1992, quasi coetaneo, ne ha raccontato la storia e ha vissuto con lui molti momenti anche privati, alcuni dei quali raccontati nei BS successivi alla morte di Marco.
Chi legge questo forum sa che con Vicennati ( e BS) polemizzammo anche aspramente , nel tempo ho imparato a capire che su molte cose aveva ragione lui ( ma su Cunego avevo ragione io!).
Leggo BS da sempre e ho notato , negli ultimi anni, il mutamento di stile di Vicennati, il suo allontanarsi, ovviamente modulato sulle circostanze e le urgenze del racconto agonistico o dell’intervista tecnica, dallo stile puramente sportivo, la consistenza letteraria che i suoi scritti prendevano.
Non essendo una che capisce il ciclismo dal punto di vista tecnico, a me piacciono i giornalisti che sanno mettere, nello scrivere di ciclismo, il mondo che hanno dentro e che sanno trasfigurare l’evento ciclistico in qualcosa di culturale. Mi piacciono Vicennati e Mura( Mura meno, perché deve riscattarsi di tante omissioni dal 1999, scrivendo su un giornale come Repubblica dove tanto è stato detto su Pantani).
Lo stile di Vicennati è evidente nel suo libro su Marco pubblicato da Bicisport: Leggende. Lì si trattava di raccontare le imprese ciclistiche, eppure le metafore usate , l’incalzare delle immagini,il linguaggio mai sciatto, realistico e onirico, mi hanno ricordato subito lo stile di Màrquez e questo mi fu confermato con gli articoli su Rujano direttamente dal Venezuela, il racconto di quell’altrove svelava un talento di scrittore.
Gli autori di questo libro sono loro, la memoria e i sentimenti di Tonina, lo stile, la capacità d’inchiesta, il linguaggio di Vicennati.
Gli autori sono la certezza dell’indispensabilità di questo libro, la certezza del libro “alla Pantani”.
Di Vicennati penso da sempre che avesse un’ansia nascosta che l’ultima parola del suo rapporto con Marco non fosse Rimini e quella porta chiusa.
Che ci fosse ancora qualcosa da dire a quell’amico che negli ultimi tempi si era reso ( o era stato reso) irreperibile.
E che quel qualcosa da dire fosse raccontarlo , nella sua complessità, non puramente celebrarlo.
Pasolini diceva che la morte è il “montaggio” della vita di un uomo, il momento in cui si ricostruisce una storia selezionando i momenti e costruendo, quindi, un senso e un disegno.
Quella porta di Rimini non era l’ultima parola, occorreva l’amico che raccogliesse quell’urlo di Marco e cominciasse a raccontare , a farsi raccontare da chi l’ha conosciuto e costruisse un disegno e un senso.
Per questo occorreva l’amico, il giornalista che l’ha seguito e lo scrittore. Perché c’è racconto e senso solo dove c’è capacità letteraria ( che è di pochi).
Voglio ringraziare Tonina e Vicennati per avere scritto questo libro. Scrivere un libro è un fatto importante e decisivo nella vita di una persona. E’ bene che la più grande casa editrice ci abbia creduto e lo abbia pubblicato.
E’ un’occasione per tutti, anche per chi non segue il ciclismo, di entrare nella storia di un ciclista, un artista, un uomo che ha fatto sognare milioni di persone.
La frase con cui terminavano i volantini creati nel forum della Fondazione , per molto tempo, è stata quella tratta e adattata da La donna cannone di De Gregori.
Mi piace usarla di nuovo per augurare a questo libro l’enorme successo che merita:
in faccia ai maligni
e ai superbi
il suo nome scintillerà…….
tutti chiusero gli occhi
l'attimo esatto in cui sparì
altri giurarono spergiurarono
che non erano mai stati li


 

[Modificato il 31/01/2008 alle 16:51 by Donchisciotte]

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"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

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  postato il 31/01/2008 alle 16:47
Originariamente inviato da Donchisciotte

La frase con cui terminavano i volantini creati nel forum della Fondazione , per molto tempo, è stata quella tratta e adattata da La donna cannone di De Gregari.


Lapsus meraviglioso.

 

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Mario Casaldi - Cicloweb.it

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Livello Marco Pantani
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  postato il 31/01/2008 alle 16:52
Forse sì, ma l'ho corretto.

 

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Livello Rik Van Looy




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  postato il 01/02/2008 alle 19:47
La notzia dell'uscita del libro è una delle cose più belle che potessereo succedere di questi ultimi tempi, unita alla riapertura dell'inchiesta di Forlì.
Speriamo davvero che in molti potranno leggere ed imparare qualcosa sul vero Marco, altri invece speriamo possano provare un po di vergogna, per la superficialità usata nel rapportarsi a Marco e alla sua storia.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 03/02/2008 alle 14:18
L'articolo sulla tappa di montecampione mi è piaciuto molto. Raccontato veramente molto bene. Il pezzo tratto dal libro è molto toccante. Quasi mi ha fatto piangere. Essere feriti nell'orgoglio è come morire.
 
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Livello Parigi-Nizza




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  postato il 05/02/2008 alle 07:55
Ho letto su BS di questo mese un capitolo del libro scritto da Vicennati e Tonina Pantani.
Questo libro promette di essere diverso dagli altri che sono stati scritti fino a questo momento sulla vicenda del Pirata: come si legge su BS questo libro racconta la storia di Pantani come l'hanno raccontata quelli che gli hanno voluto bene per davvero, non certo provvisori compagni di viaggio a vario titolo interessati.

A mio avviso è un capitolo bello quanto 'duro da digerire' per qualsiasi vero tifoso del Pirata.

Per prima cosa ci si incazza tremendamente quando si legge che il Panta aveva ripreso ad allenarsi dopo Campiglio ma 'qualcuno gli disse che al Tour non sarebbe andato' inventanto la panzana della tendinite.
Ci si incazza perchè per anni si è sentito dire che Pantani non aveva avuto le palle per reagire come aveva fatto Merckx trent'anni prima.....
Ci si incazza leggendo di come l'aggressione mediatica avesse fatto centro con l'opinione pubblica se si arrivava a gente che si permetteva di dargli del drogato mentre provava faticosamente a riprendere ad allenarsi.
Ci si incazza pensando ad un Pantani nelle mani di quelli che vengono definiti 'avvoltoi', accompagnato passo passo in un baratro da cui non sarebbe più uscito.
Ci si incazza pensando che mentre un uomo sprofondava, al suo fianco si pensava ai contratti.....
Eh si, l'importante era che non si ritirasse!

Non dubito che il resto del libro sia all'altezza del capitolo pubblicato su BS, credo possa contribuire in maniera esaustiva alla comprensione del Pantani campione e uomo.

Complimenti a Vicennati e Tonina.

 
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Livello Marco Pantani
Utente del mese Febbraio 2009
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  postato il 06/02/2008 alle 19:18
Ho letto BS.
Un assaggio breve di un libro che è, invece, lungo, ponderoso.
Ma è un assaggio che contiene già molti sapori.
Si vede la diversità dai libri precedenti perché lo sguardo non è quello esterno di chi guarda e racconta, è la storia vista dal di dentro, da dentro una famiglia che ruota intorno a un ragazzo distrutto, che passa ore alla finestra del salone con gli occhi spenti, con il padre che si aggira intorno a quella finestra, mortificato anche lui da tutto quel dolore.
E una madre che spera ogni volta che lo vede ripartire, 'bello come il sole' e ogni volta è una delusione perché la gente gli grida contro e lui torna indietro, senza motivo per andare avanti.
C'è Marco che scrive incessantemente, parla di mafia, di Campiglio come agguato,poi scrive con violenza contro Cannavò e gli organizzatori del Giro, scrive ovunque.
Poi ci sono gli avvoltoi. Ci sono quelli ,dice il libro,che molto dolore hanno avuto da questa storia e la raccontano, ci sono quelli che hanno avuto vantaggi da questa storia e poco dolore, quelli della gallina dalle uova d'oro.
E' vero, come dice questo libro, che non c'è un solo responsabile, ma già da questo breve assaggio si capisce che la responsabilità morale grava su tanti: Campiglio,certo, un éntourage che non ha saputo gestire la situazione, otto procure a indagare senza prove e spesso senza legge che permettesse di indagare , un massacro mediatico che lo ha demolito.
Di orgoglio ferito si muore, dice Vicennati. Di demolizione della propria 'persona ' ( in senso junghiano)pubblica si muore. L'éntourage che non ha saputo gestire la situazione, il ricorso alla droga, la calata degli avvoltoi e molto altro ha fatto il resto.
Il breve assaggio del libro termina con un concetto che mi è caro e che sostengo da sempre: Fu il capro espiatorio di affari troppo torbidi per risultare credibili e come tale la sua vicenda culminò col sacrificio.
Quella storia, così come è passata sul corpo di Marco e della sua famiglia, quella trasformazione dell'idolo delle folle nel Gregorio Samsa della Metamorfosi kafkiana, finalmente è stata raccontata.

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 10/02/2008 alle 16:42
“Era mio figlio”, il libro che racconta la vera storia di Marco Pantani e delle sue vicende, scritto da Tonina Pantani ed Enzo Vicennati, ed edito da Mondadori (nelle librerie dal 12 febbraio), sarà il protagonista di una serie di trasmissioni televisive e radiofoniche, in onda la prossima settimana.

Ecco il programma:
11/ 02/ 08 LA 7 “Niente di Personale” (programma di approfondimento di Antonello Piroso) ore 21.15 – in studio Tonina Pantani

11/02/08 Rai 3 Chi l'ha visto ore 21- Servizio

12/02/08 Sky TG 24 ore 13.45 – In studio Tonina Pantani e Enzo Vicennati

13/02/08 Rai 3 “Le Storie di Augias” ore 12.40 - ospiti in studio Tonina Pantani e Enzo Vicennati

13/02/08 Rai 2 “Italia sul Due” 14-14.45 – Intervista a Tonina Pantani

14/02/08 Giornale Radio Rai - Intervista a Tonina Pantani
(sulla giornata e l’orario saremo più precisi con un prossimo comunicato)

15/02/08 Tele San Marino – Rai International – Sat 2000 più un circuito di TV nazionali - "Era mio figlio" 20,30-23,30 (Tre ore di diretta dal Teatro di Cesenatico e dallo Spazio Pantani, nonché da Studi televisivi, con ospiti* del mondo dello sport, della cultura e dello spettacolo)
*(I nomi di coloro che interverranno, saranno oggetto di un nostro prossimo comunicato).

15/02/08 Repubblica TV ore 20,30 Servizio su Marco Pantani
(Anche su questa trasmissione saremo più precisi in un prossimo comunicato)



Il 14 febbraio, sarà il quarto anniversario della morte di Marco.


Ecco il programma delle iniziative di quella giornata:

Cesenatico - ore 7.30 Santa Messa presso il Convento delle suore di via Mazzini

Lucca – ore 14 “Ricordando Marco Pantani”, pedalata organizzata dal Pedale Lucchese.

Cesenatico – ore 20.30 Santa Messa presso la parrocchia di San Giacomo.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/02/2008 alle 16:45
In cosa consiste l'intervento a "Chi l'ha visto"? O meglio, nella ricerca di chi?

 

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...E' il giudizio che c'indebolisce.

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 10/02/2008 alle 18:58
Non so se questo sia il thread giusto ma non ho tempo di cercarne altri in questo momento.

Ho finito stanotte di leggere “ Gli ultimi giorni di Marco Pantani” di Philippe Brunel.
Piuttosto difficile parlarne, forse è meglio scindere il giudizio: sul libro e sulle controinchieste ( perché, anche se sui giornali se ne parla poco, le controinchieste sono due: Campiglio e Rimini, ma sui giornali si parla solo di Rimini).
1) Il libro. E’, francamente, brutto. Scritto senza alcuna consistenza letteraria, spesso confuso. Forse dipende dalla traduzione frettolosa, forse dall’eccessiva ambizione dell’autore che vuole fare un libro di controinformazione, vuole fare lo psicologo ( quanto riportato su Cycling pro si trova, appunto, nel libro, per esempio), vuole fare il libro alla Piervittorio Tondelli su Rimini e la costa romagnola, vuole fare il libro pulp ( è importante sapere cosa dice il referto dell’autopsia e i pareri degli esperti da lui consultati, è di pessimo gusto riportare quasi passo passo come è stata fatta l’autopsia, tutti i particolari in cronaca). Vuole fare troppo. E non ci riesce.
Perché non è Tondelli, grande scrittore, ( presente come modello, evidentemente, già nella citazione iniziale) e, quindi, le sue descrizioni della riviera, dei personaggi, dell’atmosfera sono piuttosto scarse.
I libri pulp non mi piacciono e la descrizione dell’autopsia è banalmente sensazionalistica ( certo, se mi descrivi precisamente l’autopsia fatta su Marco mi dai un pugno allo stomaco, ma è troppo facile, troppo banale.)
Poco corretta, dal punto di vista letterario, anche l’avvertenza nella sua prefazione: ha l’esigenza di non tradire chi gli ha parlato confidenzialmente e si chiede se può dire tutto.
Leggendo il libro si capisce che tutto non dice, che la confusione, gli accenni ecc. gli servono per dire e non dire, ma si capisce anche che l’autore sa più di quello che scrive.
E, ovviamente, questo lascia perplesso il lettore. Scritto male, senza dubbio.
Ma veniamo alle controinchieste.
2) La controinchiesta su Campiglio. E’ la più confusa e la più “reticente “delle due.Manca di organicità, mille sassi lanciati, accenno ma non dico, suggerisco ma lascio sullo sfondo, non assumo posizione netta.
La sensazione è che Pantani sia stato vittima, a Campiglio come a Rimini, di due pregiudizi giudiziari. A Campiglio si doveva dimostrare che era dopato ( cosa assolutamente irrilevante penalmente mancando la legge sul doping che fu fatta nel 2000), tutto il resto è stato filtrato fino a far apparire, nelle motivazioni della sentenza, un’ acqua tranquilla e pulita, mentre Brunel , che ha consultato, penso grazie all’avvocato Manzo, gli atti giudiziari ,mostra contraddizioni e assurdità.
- Il colloquio fra Pantani e Cannavò, la sera prima. Misteriosissimo, secondo me è un punto centrale della vicenda. Che gli dice davvero Cannavò? Brunel fa capire che forse è qualcosa che Pantani può prendere come la proposta di un patto scellerato. Ma qui Brunel è confusissimo. Fu qualcosa di simile a quanto gli sarebbe stato proposto dopo Campiglio dai massimi esponenti della FCI e di altri poteri sportivi ( confessa , diventa sponsor dello sport pulito, fai la parte del figliol prodigo, aiutaci a rifarci la faccia e per te si ucciderà il vitello grasso)? Fatto sta che Pantani quella sera è inquieto, nervoso, abbattuto.
- Brunel ha visto gli atti giudiziari, evidentemente. Le testimonianze dei controllori Uci non sono così precise come appaiono dalle motivazioni della sentenza. Tanto che destano l’attenzione dei giudici, ma poi si decide di lasciar stare e vedere solo se era dopato.
Coccioni è l’ispettore UCI che deve controllare la regolarità del controllo. Ai giudici dice di non sapere che il regolamento prevede che l’atleta scelga la provetta ( Pantani non la scelse). E, comunque, lui non ha assistito al prelievo ( il controllore non controlla?) , era in corridoio. Il giudice si inalbera, ma poi tutto passa. Coccioni saà promosso, dice Brunel, presidente della Corte federale della FCI.
Il numero di codice sulla provetta è un altro punto incerto: contraddizioni gravi nelle dichiarazione dei controllori.
- Al controllo non assiste nessuno. E’ previsto che al controllo debba assistere il medico della squadra ( ma Rempi va a chiamare Velo, non poteva andarci qualsiasi altra persona?), martinelli dalle motivazioni della sentenza appare assente, nel corridoio, nel corridoio è l’ispettore che deve verificare la regolarità del prelievo . Pantani è solo con i i medici Uci, senza testimoni.
Non sceglie la provetta, si sente chiedere insistentemente se riconosca che quella provetta è sua, vede Partenope mettersi in tasca la provetta , invece che nella valigetta prevista per il trasporto.
E qua, confesso, mi sono irritata per la passività di Marco. Cavolo,ti sei messo a combattere contro il Coni, temi un agguato, sei inquieto e cupo, ti misuri continuamente l’ematocrito per essere certo di te stesso, vedi che gli ispettori arrivano con un’ora e più di ritardo, vedi che spariscono tutti dalla stanza, vedi che non ti fanno scegliere la provetta, vedi che se la mettono in tasca e non dici niente, non fai verbalizzare nulla? E’ vero che, senza testimoni, la sua parola valeva quanto quella degli ispettori medici ma, appunto, perché senza testimoni?
- Interessante quanto Savoldelli dice a Brunel: parla di clima di premeditazione.
Con il solito modo di accennare e lasciare sospeso, Brunel riporta le parole di Savoldelli: C’era qualcosa di strano, non c’erano solo esponenti dell’Uci…..Erano lì, di guardia davanti alla sua porta, per impedire che qualcuno andasse da lui, è questa l’impressione che davano…..Gente dei Nas……Pantani è stato venduto? Per me i giochi erano già fatti. Questo dice Savoldelli, controllato insieme a Pantani.
- Ci sono molti riferimenti alla taratura sballata delle macchinette da parte dell’Uci.
- Testimonianza raccolta da Brunel, in casa Pantani, parlando con Manuela Ronchi.
La Ronchi parla di complotto, parla della Fiat e del clan Agnelli che non sopportava che lui facesse la pubblicità alla Citroen., poi dice una cosa importantissima: ESSI AVEVANO TROVATO INDECENTE CHE DOPO LA SUA TERRIBILE CADUTA SUL COLLE DI SUPERGA (MILANO- TORINO 1995) SI FOSSE PERMESSO DI CITARE IN GIUDIZIO LA CITTA’ DI TORINO E AVEVESSE CONTINUATO A CHIEDERE IL RISARCIMENTO MILIARDARIO MALGRADO LE REITERATE PRESSIONI DEL DIRETTORE DELLA GAZZETTA DELLO SPORT CANDIDO CANNAVO’ CHE LO INVITAVA A RITIRARE LA DENUNCIA.
Aggiungo che poco dopo la richiesta di dieci miliardi di danni per l’incidente ,Pantani viene sbattuto fuori dal Giro, una settimana dopo Campiglio la Procura di Torino va a vedere le cartelle cliniche di Pantani dopo l’incidente ( a disposizione di avvocati e assicurazioni e tribunale già dal 1995) e inizia la serie delle procure che indagano.
- La Signora Ronchi dice che avrebbe voluto prendere un avvocato potentissimo, magari quello della Juventus, perché solo così si poteva trovare la verità. Glielo avrebbe impedito Cenni.
Signora Ronchi, gli avvocati di Cenni hanno smesso dal 2000 di difendere Pantani, se avesse voluto avrebbe avuto quattro anni prima che morisse Pantani e due anni dopo che era morto per chiamare questo fantomatico avvocato potentissimo. E invece lo stiamo ancora aspettando.
- Poi Brunel riferisce delle parole di Vallanzasca.
- Inquietante la testimonianza di Pregnolato. Con lui Brunel gioca come il gatto con il topo, gli fa credere di sapere meno di quanto sappia. Poi gli spara quello che sa e Pregnolato ha una reazione inconsulta: piange, si alza e scappa nel corridoio.
Brunel è ,però, vago nel far capire, dice: Ho riportato a galla i dubbi che Pantani aveva nutrito nei suoi confronti e di altre due o 3 persone della Mercatone che aveva sospettato di aver partecipato al complotto contro di lui ordito da persone alle quali Pregnolato, me lo sentivo, avrebbe potuto aiutarmi a dare un volto e un nome.
- Le parole precise di Pantani quando Cerreti, presidente FCI, va a casa sua a dirgli di confessare e in cambio lo avrebbero lasciato tranquillo: MAI E POI MAI CONFESSERO’! MAI, MI HA SENTITO? E LEI SA IL PERCHE’! LO SA BENE QUANTO ME. PERCHE’ IO ERO IN REGOLA E MI HANNO TESO UNA TRAPPOLA.
- Una conversazione fra Castellano e un giornalista del resto del Carlino citata da Paolo Pantani dove il giornalista dice che se Pantani va così forte, in tempo massimo arriveranno in 15 all’Aprica. La risposta di castellano è inquietante .
- La testimonianza di un amico di Marco che dice che Marco diceva che Cannavò aveva minacciato di distruggerlo se non avesse smesso di fomentare la ribellione dei ciclisti.
- La certezza di Marco su come avessero fatto a manipolare la provetta ( riscaldandola su un fornelletto elettrico in macchina).
Insomma, pur nella confusione, nell’accennare ecc. si capisce che a Campiglio la merda volava con il ventilatore. Anche nelle giunture del sistema, pronto a coprire ma non quella volta ( e non perché dopo lo scandalo Festina non era possibile. Un mese dopo Armstrong, trovato positivo al suo primo Tour vinto, fu salvato con un provvidenziale certificato….), intriso di complicità fra macchinette tarata a cavolo, mezze frasi, allusioni ecc.
3) La controinchiesta su Rimini .
Anche qui contraddizioni a non finire, a parte tutto quanto già anticipato dai giornali.
Testimoni che si contraddicono sul disordine della stanza, sul fatto che la porta fosse ostruita o meno.
Dieci ore di buco totale fra le 10,30 ( Pantani chiede per l’ultima volta di chiamare i carabinieri ) e le 20, 30 quando lo trovano.
Nemmeno l’ora della morte è senza contraddizioni: tre medici, tre ore diverse, tra le 12,30 e le 19,00.
I giorni precedenti in cui sembrano esserci due Pantani: uno trasandato, barba incolta, copiosamente sudato, quasi delirante, l’altro Pantani che vedono altri testimoni ( e Fortuni) curato, barba messa a posto, pulito, preciso nel prendere esattamente le medicine.
La donna delle pulizie che porta via il cestino tutti i giorni e non ci sono mai carte stagnole, bottiglie tagliate, tutto l’armamentario di chi consuma cocaina.
E poi le indagini non fatte sulle telecamere e sulle impronte digitali. Gengarelli ( durissimo con i genitori di Marco) che dice che le contraddizioni si spiegano con la maggiore o minore onestà dei testimoni ma Pantani è morto di overdose e basta.
Come a campilglio, c’è una versione che è considerata vera ( overdose di un cocainomane) e poi le indagini su impronte digitali e telecamere non si fanno, le contraddizioni non si sciolgono, le cose che contano sono: provare che era cocainomane.
4) Mi è piaciuto l’atteggiamento “laico “di Brunel Laico di fronte a Pantani che dice: faccio quello che fanno tutti gli altri, laico quando dice che Marco non aveva preparatori, consultava alcuni ( Brunel parla di un medico di San Marino legato alla Juventus) ma poi faceva di testa sua. Laico quando parla tranquillamente, senza finte ipocrisie del fatto che si giri con macchinette e mezzi per abbassare l’ematocrito. Se tutti vanno ( perché si vuole che vadano) a 53 di ematocrito, non puoi concedere 10 punti di vantaggio.

GIUDIZIO FINALE: IO CREDO CHE TROPPO TEMPO SIA PASSATO E CHE MOLTE INDAGINI NON SONO PIU’ POSSIBILI, BISOGNA SFRUTTARE L’INCHIESTA RIAPERTA A FORLI’. E’ L’ULTIMA OCCASIONE, BISOGNA CERCARE PENTITI, ANDARE DA VALLANZASCA, RIESUMARE LA SALMA E VEDERE SE QUALCOSA E’ ANCORA POSSIBILE SAPERE ( esami di tracce di DNA di qualcuno magari rimaste sotto le unghie), SENTIRE SAVOLDELLI, BRUNEL, PREGNOLATO, CHIUNQUE POSSA SAPERE QUALCOSA ( OVVIAMENTE DEVE SENTIRLI CHI E’ INCARICATO DELL’INCHIESTA). SERVE UN AVVOCATO POTENTE, TIPO QUELLO DELLA JUVENTUS CHE TRATTAVA I GIUDICI COME TAPPETINI. ALTRIMENTI TEMO CHE NON SI OTTENGA NULLA, NON BASTA LA BRAVURA , SERVE UNO POTENTE.
E’ un libro che può interessare più le procure, non bello, confuso ecc., però due cose belle ci sono.
Pantani e la caccia .
Una scena della cena del suo compleanno, l’ultimo. Non so se sia vera o se è una licenza poetica di Brunel, comunque è ben trovata.
A Marco si stacca un orecchio e torna a sventola, l’altro rimane attaccato alla testa ( a seguito dell’operazione estetica che aveva fatto). Lui si guarda allo specchio, già alterato dalla “sostanza”, guarda i due profili. Se stesso e l’altro, la natura e la cultura.
Ecco là ci voleva Tondelli per spingere quell’immagine verso tutti i suoi possibili contenuti.

Dopo questa lettura per molti aspetti deludente ( per me) non vedo l’ora di leggere, da martedì, il libro alla Pantani.
Concludo con una frase di una lettera di Marco, l'ultima, scritta nell'hotel di Milano, prima di andare a Rimini, citata nel libro, forse per i tanti inquisitori che ha incontrato nella sua vita:

' NON ADDOSSATEMI TUTTO, NON SAREI CAPACE DI DIFENDERMI,E POI ALCUNI ERRORI SONO ANCHE I VOSTRI'.


 

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"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping.

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 11/02/2008 alle 16:18
E’ mia convinzione, ormai vecchia, che la Gazzetta dello Sport, una volta che si sarà liberata dallo spettro confusionale e dal capestro del cannovismo, ed in seconda battuta del zomegnanismo, potrà liberare, finalmente, i suoi buoni giornalisti e far ritornare la testata a qualità degne della sua storia. Avendo letto il libro “Era mio figlio”, che è semplicemente stupendo e tanto di più di quanto si possa pensare leggendo quanto segue, applaudo ugualmente Paolo Marabini, per aver scelto nel poco spazio a disposizione, alcuni frammenti significativi, inquadrandoli tra l’altro molto bene. L’augurio che mi faccio, convinto sia lo stesso del giornalista citato, è quello di un ritorno della Gazzetta, in queste giornate che contemplano anche il tristissimo anniversario della morte di Marco, sui contenuti dello splendido volume curato da Enzo Vicennati.

Da www.gazzetta.it

Pantani e il segreto del figlio mai nato

Le verità della famiglia nel libro "Era mio figlio": papà Paolo rivela che nel 2002 Christine, la fidanzata danese di Marco, era incinta. "Forse lui sarebbe ancora qua"


La copertina del libro di Enzo Vicennati sulla vita di Marco Pantani


MILANO, 11 febbraio 2008 - "Con la grande sofferenza sono diventato un uomo, con tutte le innumerevoli convinzioni e speranze. E ho sempre giocato il medesimo gioco, rispettando tutte le regole del mio sport e della mia vita. Ma oggi sono passato dalla parte del torto con l’ingiustizia della falsità, della truffa che mi hanno fatto. Chi sia stato non si può sapere, però sono più sincero di quanto la mia faccia da ombroso faccia trasparire".
TESTIMONI - Si chiude così la lettera scritta nel giugno 2001 da Marco Pantani ai familiari: mamma Tonina, papà Paolo, la sorella Manola e la fidanzata Christine. Una lettera inedita, che apre il libro — in uscita domani, a due giorni dal quarto anniversario della morte del campione romagnolo — voluto da mamma Tonina e scritto dal giornalista Enzo Vicennati. "Era mio figlio", edito da Mondadori, è un lungo e coinvolgente viaggio nella breve vita di Pantani — dall’infanzia ai giorni dell’apoteosi, dalla mazzata di Madonna di Campiglio sino al rifugio nella cocaina e all’atroce epilogo in un residence di Rimini — affrontato attraverso le testimonianze di tante persone, i genitori, innanzitutto — che con Marco hanno diviso momenti belli e tristi. Testimonianze che ci fanno conoscere anche una faccia del Pirata per certi versi nuova, così come taluni particolari mai rivelati. E che ci aiutano a capire meglio l’uomo Pantani.
DOLORE - "Era mio figlio" fa rivivere come in un flashback tutte le grandi imprese, gli incidenti e i momenti drammatici di quella carriera, ma ci racconta anche di Marco bambino, delle prime pedalate, delle passioni, delle amicizie, del forte legame con la sorella Manola. "Era mio figlio" svela per la prima volta tanti piccoli segreti. Ma anche alcuni grandi. Come quello della paternità mancata, nel 2002. "Christine era incinta, Marco era contento. Paolo li guardò e per la prima volta dopo tre anni si sentì aprire il cuore... Un figlio forse era quello che ci voleva perché Marco capisse di dover cambiare vita... Disse (Christine) di non essere pronta, che voleva studiare, prendere il suo diploma di arte... Guardò Marco e glielo disse. Lui rimase in silenzio. Abbassò lo sguardo. Non poteva essere un fatto di soldi. C’era dell’altro. Marco capì che non avrebbe funzionato e per lui forse fu la delusione più grossa di quell’anno schifoso...". Rivela papà Paolo: "Lei era fredda, Marco avrebbe voluto una donna che gli stesse vicino... Sono convinto che sarebbe ancora qua. Ma quel bambino non nacque mai".
L’AMICO BELLI - Vicennati dà la voce a molti personaggi. Tra questi Wladimir Belli, che non sapevamo avesse con Pantani, suo avversario sin dalle prima gare tra i dilettanti, un rapporto così speciale. "Le voci che mi erano arrivate erano gravi — racconta Belli — ma non avevo mai sentito di uno che morisse così per la cocaina. Pensavo che avrebbe reagito... Non ci credo ancora adesso che sia finita così... A un certo punto (al funerale) vidi suo padre e gli dissi: "Finalmente non ce lo toccheranno più"... Ho chiamato mio figlio Marco. Parlarne mi costa. Perché penso all’ultima volta che l’ho visto".

Paolo Marabini



 

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Livello Eddy Merckx




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  postato il 11/02/2008 alle 22:17
Attesa per la presentazione, a momenti, di "Era mio figlio" su RAI3 a Chi l'ha visto.
 
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Livello Rik Van Looy




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  postato il 12/02/2008 alle 10:35
Davvero una grande inchiesta su Rai tre!
Una ricostruzione che per la prima volta ha posto in primo piano il momento difficile delle lotte interne al Oni negli anni 96/97/98/99, lo scandalo dei laboratori dell'cquacetosa, il coninvolgimento dei vertici del coni e della federcalcio, le dimissioni di Pescante,le porcherie perpetrate per coprire gli eventuali calciatori trovati positivi, la coincidenza con la quale Pantani è stato escluso dal giro d'Italia, dopo essersi opposto, a nome di tutto il grupo, ai ontrolli farsa del Coni.
Le tante lacune di un inchiesta (quella di RImini) condotta nel modo più "comodo" per tutti.
Ma soprattutto, per la prima volta si è parlato in tv di Madonna di Campiglio 1999 come di qualcosa di strano, di qualcosa che può essere andato storto, ci hanno sempre raccontato che Pantani non accettò quel verdetto che però era sicuramente insindacabile, ieri sera per la prima volta si è parlato del giro "RUbato" A MArco, si è detto in TV:" Gi hanno scippato un giro, non è giusto che gli scippino anche la morte".
Si è parlato per la prima volta delle minacce che Ceruti andò a fare a MArco in casa sua, insomma davvero una inchiesta all'altezza di quella che svolse BS, ma sicuramente più efficace e più coraggiosa.
Con tanta rabbia speriamo bene nell'inchiesta che sta svolgendo la procura di FOrlì....., c'è da ben sperare, ma quanta tristezza nel vedere chein troppi ci hanno messo tropo tempo a capire ciò che invece era chiaro fin da subito....

 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 19/02/2008 alle 15:13
Oltre 14.000 copie vendute nei primi due giorni!
La conferma viene dalla Mondadori, che ha pure annunciato l'ingresso del libro "Era mio figlio" nella classifica nazionale, direttamente al 13mo posto!
Le prenotazioni, copiose, hanno spinto la casa editrice ad una ristampa, già dalla prossima settimana

 

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Livello Marco Pantani
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  postato il 21/02/2008 alle 13:21
Parto da un’impressione iniziale.
A me i gialli di Maigret piacciono moltissimo, Simenon è uno scrittore di livello assoluto (Lo so, è una banalità dirlo).
Questo libro mi ha ricordato un giallo di Maigret scritto da Simenon.
Il porto(canale) delle nebbie. Le lacrime di cera. Un viaggio nel tempo.
Dice Simenon, parlando del suo personaggio, che l’importante, per Maigret, è conoscere.
« Conoscere l'ambiente in cui il delitto è stato commesso, conoscere il genere di vita, le abitudini, i costumi, le reazioni degli uomini che vi sono coinvolti, vittime, colpevoli o semplici testimoni. Entrare nel loro mondo senza stupirsi, tranquillamente, parlare con naturalezza il loro linguaggio. ».
Ecco, Vicennati fa appunto questo.
Nella bellissima prefazione conferma un’idea che ho sempre avuto: che fosse importante , nella storia dei suoi rapporti con Pantani, che l’ultima parola non fosse Rimini.
Scrive Vicennati : “Forse la molla che mi spinse a suonare quel campanello fu proprio la rabbia per aver creduto alle bugie ufficiali e non essere andato prima a Cesenatico per guardarlo negli occhi.
Se tutti lo avessimo fatto, se avessimo dato una spallata alla struttura messa in piedi dalla Ronchi, forse Marco sarebbe ancora vivo.”

I tempi del libro, i racconti del libro sono quelli di un Maigret che faccia un viaggio nel tempo. Per conoscere. Perché, come pure si dice nella prefazione, per capire Campiglio bisogna capire l’uomo Pantani.
Come Maigret, Vicennati si immerge nel mondo di Marco, ascolta i racconti sul Pantani bambino e ragazzo, sulla nascita della passione per la bicicletta,sempre fra scatti di tempo ( il racconto di vita e la casa vuota), sguardi su chi racconta ( le mani, il cappello, l’espressione del viso ecc.), la ricostruzione della psicologia dei personaggi.
Di fondo si avverte sempre lo sguardo di Maigret/ Vicennati, gli occhi asciutti e il cuore appassionato, come Maigret, si guarda intorno, apparentemente in modo casuale, apparentemente vagolando indietro nel tempo, in realtà, da scrittore vero.
Prendiamo il capitolo del viaggio in Grecia di Marco e i genitori, quello dove, secondo me, meglio si vede questo gioco di tempi e giustapposizioni.
Il ricordo di Paolo,la natura, la storia dei Pantani e la Grecia, la bicicletta, il sorriso e poi Paolo che dice cose importanti, i suoi rimorsi, il modo che aveva di sintonizzarsi con Marco, il rimpianto di non aver seguito l’istinto del rapporto.
Alla fine del capitolo, presi da questo vagare nella situazione narrata, da questa giustapposizione di fatti e tempi ( ORA Vicennati guarda la foto nel corridoio, PRIMA raccontava del luogo della foto, POI riprende il racconto, ORA Paolo ripensa e si interroga, PRIMA Paolo era là, DOPO lo è ancora, PRIMA sono preoccupati perché non torna, POI sbarcano all’alba in Grecia), alla fine è tutto assolutamente risolto, chi legge ha il senso pieno, totale di quello che è raccontato.
Non la solita immagine unidimensionale ( la vittima o il mostro dopato), ma la complessità dei vissuti, delle relazioni, di quello che rimane, di quello che è stato.
Muoversi nel mare difficile della conoscenza di una vita è un’esperienza importante, difficile è anche comunicarla.
E’ la struttura narrativa, il tono, la costruzione del racconto che possono realizzare una cosa così difficile, non è il giornalista a poterlo fare. E’ lo scrittore, perché lo scrittore costruisce, se è bravo.
Marco bambino all’inizio, Marco e la bicicletta, Marco “ bello come il sole”, con gli occhi che ridono.
Marco e la sua avventura esistenziale e sportiva.
Marco e gli occhi spenti, in mano a personaggi improbabili.
Marco e il mistero di Rimini.
Poi l’ultimo capitolo, l’epilogo. A specchio con l’inizio, in una costruzione sapiente.
Il vecchio Marco, pescatore in un luogo dell’anima, e il bambino.
Chi è il bambino? Un sogno di Marco che, alla fine della vita, ritrova se stesso bambino e si ferma a guardarsi?
O il bambino siamo noi, incantati ancora, dopo anni, da quell’omino “bello come il sole” che sale sulle montagne della vita, con il suo scatto perpetuo, il filosofico scatto, la sofferenza esibita, “ bello, fiero e caro agli dei”, come scrive Nietzsche?
Il vecchio Marco il bambino è un caleidoscopio, un gioco vorticoso di specchi, il senso di una vita: non è morto Marco quel 14 febbraio 2004, è morto Pantani.
Io credo che l’epilogo di questo libro abbia possibilità di sviluppi ulteriori. Il romanzo di Marco, il racconto del vecchio Marco. Un epilogo che è un accenno a possibilità narrative di Vicennati tutte da scoprire.
L’augurio, se davvero fosse una sua idea, è che nel panorama con logica puramente aziendale dell’editoria italiana, possa avere la possibilità di farlo.
Per analizzare i contenuti del libro ci sarà tempo, adesso mi premeva parlare del libro, non da critica letteraria ma da lettrice appassionata. E il libro ci mostra uno scrittore vero, il miglior complimento che dal mio punto di vista, io posso fare a Enzo Vicennati.

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 22/02/2008 alle 16:58


Continua il grande successo di “Era mio figlio”, il libro che racconta la storia, con tanti aspetti inediti, di Marco Pantani. L’opera, edita da Mondatori, è stata scritta da Tonina Belletti Pantani e dal giornalista Enzo Vicennati.

A nove giorni dall’uscita, già 22.000 copie vendute e terza ristampa in corso….

Lunedì 25 febbraio, si conoscerà la posizione del libro nella classifica nazionale, ma c’è ragione di credere ad una collocazione fra i primissimi posti.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 22/02/2008 alle 17:56
Qualche giorno fa son passato velocemente dalla Feltrinelli di Bari: 10 minuti, non ho potuto chiedere alcunchè ai commessi che erano molto impegnati. Ma dando una occhiata in tutta la zona libri, non l'ho trovato in mostra da nessuna parte, magari non è ancora arrivato.

 

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...E' il giudizio che c'indebolisce.

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 17/03/2008 alle 11:44
Cesenatico – La Fondazione Marco Pantani Onlus, nel rimarcare, con enorme soddisfazione, il successo che sta riscuotendo “Era mio figlio”, opera scritta da Tonina Belletti-Pantani, mamma del campione e nostra presidente, assieme ad Enzo Vicennati, giornalista con la vena e la profondità dello scrittore di nota, coglie occasione per informare e sostenere, le presentazioni, gli incontri e le conferenze sul libro, organizzate dalla casa editrice Mondadori, che gli autori terranno nelle prossime settimane in varie località italiane.
Il ciclo, apertosi con grande tangibilità a Novi Ligure, il 14 marzo scorso, presso il Museo dei Campionissimi, proseguirà come segue:

04/04/08 - ASCOLI: Caffè Meletti (Centro Storico), ore 21.

18/04/08 - BASSANO DEL GRAPPA (VI): Libreria La Bassanese, ore 21.

6/05/08 - MODENA: Auditorium della Biblioteca Comunale Delfini, Corso Canalgrande 103,
ore 20.30.

13/05/08 - CATANZARO: Piazza Brindisi, ore 11.30 (in occasione dell’arrivo della tappa del Giro
“Pizzo Calabro – Catanzaro Lungomare”.

16/05/08 – CESENATICO (FC): Palazzo del Turismo, ore 21.

26/05/08 - CESANO MADERNO (MI): ore 20,30 in luogo da definire.

Presentazioni ed incontri in fase di definizione:
- PALERMO: nell’ambito della prima tappa del Giro d’Italia
- MAROSTICA (VI): Ristorante “Alla Rosina” in data da definire.
- CAVA DEI TIRRENI (SA): nell’ambito della Rassegna Letteraria “Com&Te” presso il Salone del Social Tennis Club. Periodo: marzo – aprile – maggio nella giornata di sabato.

Fondazione Marco Pantani Onlus

 

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Livello Herman Van Springel




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  postato il 17/03/2008 alle 12:21
Libro bellissimo e toccante, complimenti agli autori.
Per leggerlo senza farsi coinvolgere emotivamente non nego che bisogna avere un po' di pelo sullo stomaco.

 

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"Per quanto l'uomo sogni di valere, il difficile è
rimanere con i piedi per terra"

 
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