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Autore: Oggetto: Fatti di politica 2008

Livello Hugo Koblet




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  postato il 13/10/2008 alle 14:05
Originariamente inviato da Admin

Qualcuno sa se il ministro Gelmini è parente di don Pierino?


è la figlia

 

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...Nessuna cortesia all'uscita...

...La faccia sporca e gli occhi vivi....

"La bicicletta era come l'aria che respiravo" (Giovanni Pesce)

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 13/10/2008 alle 14:05
Da come parlate sembra sia la normalità una reazione del genere...
Contenti voi.

 

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http://www.nicolascattolin.com
Chi non indossa il casco non ha nulla nella testa che valga la pena proteggere.
If you don't have the balls to brake late then that is your problem. L.H. to K.R.

 
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  postato il 13/10/2008 alle 14:07
E a parte questo, la benzina è stata gettata prima. Siamo sicuri che i carabinieri sarebbero stati aggrediti così senza i fatti di Parma, ad esempio? Il clima è esasperato ovunque, e c'è gente (ha delle poltrone, un microfono con luce rossa e a volte appare in tv) che ci guadagna.
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 13/10/2008 alle 14:20
Originariamente inviato da yashin1917

Originariamente inviato da Admin

Qualcuno sa se il ministro Gelmini è parente di don Pierino?


è la figlia



Comunque no, ve lo do (quasi) per sicuro...

 

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"...Ogni volta che vedo un adulto in bicicletta, penso che per la razza umana ci sia ancora speranza..." (H.G. Wells)

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 13/10/2008 alle 23:09
Esperti, che mi dite del nobel Paul Krugman?
Oggi in radio ho sentito commenti trasversali da parte di colleghi...

 

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...E' il giudizio che c'indebolisce.

 
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Livello Gino Bartali




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  postato il 14/10/2008 alle 01:30
Originariamente inviato da desmoblu

Guarda, la risposta è nella puntata dell'altra settimana di 'annozero'. Quella intitolata 'italiani brutta gente?', per intenderci.
In studio il ragazzo picchiato dai vigili urbani (scusate, ora 'polizia municipale') a Parma, e la Santanché che se lo liscia e dice che non si spinge su razzismo e xenofobia, ma si combatte per la sicurezza di tutti, immigrati compresi.
Tutti ci cascano, non sale l'obiezione più scontata: 'ma la mia sicurezza è prima di tutto non essere discriminato, maltrattato, aggredito e magari ucciso per motivi razziali, e se vogliamo proprio dalle forze dell'ordine'.
In realtà abbiamo leghisti e razzisti vari che mascherano le ronde come 'sicurezza per tutti immigrati compresi', le schedature come 'sicurezza per tutti, immigrati compresi', gli insulti come confronto etc etc. I media spingono su questo tasto, Tg4, studioaperto, Libero e il Giornale in testa (ometto la padania..). E così abbiamo questo clima sempre più opprimente: prima uno ucciso a sprangate con la scusa del furto di merendina, poi uno pestato dai vigili urbani a PArma, poi un cinese pestato a Roma, poi un marocchino, ora il razzismo tocca le ragazzine e a farne le spese è una quindicenne marocchina. Ok, ci saranno anche altre cause.... ma iniziamo a chiamarle col loro nome le cose. Razzismo.

D'altronde c'è chi per amor di patria va fino in Bulgaria a difendere il tricolor e a inneggiare per cose vecchie di anni e anni
Siamo allo sbando

 

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http://cicloblog.splinder.com/

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 14/10/2008 alle 12:43
Rai-Consulta, l'offerta di Veltroni
«Sì a nome Pdl se votano Orlando»


ROMA - Walter Veltroni lancia una «sollecitazione» alla maggioranza per tentare di sbloccare lo stallo sull'elezione del presidente della Commissione di Vigilanza Rai e sull'elezione di un consigliere della Consulta, a poche ore dalla nuova riunione congiunta dei capigruppo di Camera e Senato. «Ci dicano oggi - ha detto il leader del Pd ai microfoni di Youdem.Tv, la televisione del Partito Democratico al suo esordio - qual è il loro candidato alla Corte costituzionale e noi siamo pronti a votarlo. E loro a questo punto votino Orlando, così in 24 ore la situazione si sblocca». Questa l'offerta del segretario dei democratici, che sottolinea come il tempo stia «per scadere».

DI PIETRO E L'ITALIA DEI VALORI - «Io confermo per la presidenza della Vigilanza della Rai che il nostro candidato è Orlando e non possiamo accettare che arbitrariamente la maggioranza voglia scegliere il presidente e che ci sia un pregiudizio verso un gruppo parlamentare» ha detto Veltroni, ammettendo di essere assolutamente critico nei confronti di Antonio Di Pietro e del suo modo di fare opposizione, ma sottolineando nello stesso tempo che l'Italia dei Valori (di cui Orlando fa parte) è una forza democratica e che dunque «non si possono mettere pregiudiziali». Per sbloccare la situazione, Veltroni, in studio con il direttore del Tg1, Gianni Riotta, per l'esordio della Tv democratica, fa la sua proposta: «Il Pdl ci dica chi è il loro candidato alla Consulta, purché sia una persona con certe caratteristiche e noi lo voteremo. E a quel punto loro votino Orlando».


fonte: http://www.corriere.it


E ora scusatemi, vado in bagno a vomitare...

 

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Giorgio, malato di ciclismo

http://www.youtube.com/watch?v=CbG4xcmxduI
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  postato il 14/10/2008 alle 12:51
Con tutti i problemi che ci sono adesso questi pensano alla vigilanza RAI... fate un pò voi.

 

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Un uomo comincerà a comportarsi in modo ragionevole solamente quando avrà terminato ogni altra possibile soluzione.
Proverbio cinese

Jamais Carmen ne cédera,
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Livello Greg Lemond
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  postato il 14/10/2008 alle 13:14
Originariamente inviato da Laura Idril

Con tutti i problemi che ci sono adesso questi pensano alla vigilanza RAI... fate un pò voi.


Sicché tu pensi che in una democrazia televisiva come lo sono ormai tutte, ma in particolare l'Italia, il controllo non sia più importante?
Ad. es. perché credi che mia suocera abbia paura di essere aggredita, quando la statistica ci dice che i crimini del genere negli ultimi anni sono in diminuzione?

 

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Fanno festa i musulmani il venerdì
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e i barbieri il lunedì

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente. Dopo 12 anni di carriera io so quello che devo fare e non voglio che una mia vittoria venga messa in dubbio dalla fantasia delle analisi".

(Jacques Anquetil, 4 maggio 1966, intervista a L'Équipe)

Non riesco a comprendere perché Morris non sia assunto da nessuna rete telvisiva come opinionista

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 14/10/2008 alle 13:25
Io credo che sia importante che la commissione parlamentare di vigilanza della rai abbia un nuovo presidente (dell'opposizione), ma soprattutto che la corte costituzionale abbia tutti i menmbri, quello che mi disgusta è la mancanza di pudore con cui si sbattono in prima pagina queste logiche di spartizione.
Dobbiamo aspettarci Pecorella alla Consulta?

 

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Giorgio, malato di ciclismo

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Livello Greg Lemond
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  postato il 14/10/2008 alle 13:46
Originariamente inviato da Leone delle Fiandre

Io credo che sia importante che la commissione parlamentare di vigilanza della rai abbia un nuovo presidente (dell'opposizione), ma soprattutto che la corte costituzionale abbia tutti i menmbri, quello che mi disgusta è la mancanza di pudore con cui si sbattono in prima pagina queste logiche di spartizione.
Dobbiamo aspettarci Pecorella alla Consulta?


Se c'è ancora una speranza nella democrazia è proprio perché manca il pudore. Il "manuale Cencelli" prevedeva di fare tutto al buio e, magari, ti sembrava meglio, ma lo era?

 

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(Jacques Anquetil, 4 maggio 1966, intervista a L'Équipe)

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  postato il 14/10/2008 alle 18:55
Si, rimane il fatto che il piddì è come la moglie tradita e picchiata che poi però vuole rimettersi col marito alcolizzato.
Semplicemente ridicoli.
Ora si sta studiando una legge ad personam per permettere a Carnevale (il noto 'ammazzasentenze') di presiedere la Cassazione nonostante abbia superato il limite di età di 'appena' 8 anni.
La proposta qual è? Oh, prendetevi un giudice in più... se mettete Orlando a capo di. A capo di cosa? Come se Orlando potesse qualcosa contro i Vespa e i Saccà. Il lato positivo è che finalmente hanno capito l'importanza dell'informazione. Il lato negativo è che è troppo taredi. Il lato tipicamente pd, invece, è attaccare la Cita difesa da 4 carri armati con un carro armato.
Io direi che al livello attuale la questione giudiziaria è fondamentale, e uno scambio è esattamente fuori luogo. Quindi è alla loro portata..

 
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Livello Greg Lemond
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  postato il 15/10/2008 alle 08:29
Originariamente inviato da desmoblu

Si, rimane il fatto che il piddì è come la moglie tradita e picchiata che poi però vuole rimettersi col marito alcolizzato.
Semplicemente ridicoli.
Ora si sta studiando una legge ad personam per permettere a Carnevale (il noto 'ammazzasentenze') di presiedere la Cassazione nonostante abbia superato il limite di età di 'appena' 8 anni.
La proposta qual è? Oh, prendetevi un giudice in più... se mettete Orlando a capo di. A capo di cosa? Come se Orlando potesse qualcosa contro i Vespa e i Saccà. Il lato positivo è che finalmente hanno capito l'importanza dell'informazione. Il lato negativo è che è troppo taredi. Il lato tipicamente pd, invece, è attaccare la Cita difesa da 4 carri armati con un carro armato.
Io direi che al livello attuale la questione giudiziaria è fondamentale, e uno scambio è esattamente fuori luogo. Quindi è alla loro portata..


Direi anch'io che la questione giudiziaria è fondamentale, ma non nel senso che pensi, bensì collegata alla democrazia: l'azione penale obbligatoria ad es. è una presa in giro e la stessa carriera fra magistrati e giudici è un assurdo legale da america latina, così come l'ingerenza del vaticano nello stato laico. Ultimo, ma non meno importante, l'informazione monopolizzata da una parte. Di fronte a tutto ciò tu credi che Orlando Cascio possa fare qualcosa, naturalmente no, perché lui è un "mafioso-democristiano" di prim'ordine, ma non importa, è il principio di ottemperare alla legge che conta, perché senza di essa non c'è democrazia.
P.S.
Per quanto ne so io, a Carnevale era stato impedito a suo tempo di proseguire il suo lavoro accusandolo di ... a cui è risultato del tutto estraneo e quindi ora hanno cercato di riparare all'errore. Le sentenze le ammazzava perché chi le aveva fatte aveva studiato poco il diritto e si sa che in questa materia "la forma è sostanza". D'altra parte con la magistratura e i i giudici penali che ci ritroviamo in Italia (casi Tortora, Sofri, Bologna, Piazza Fontana etc.) tu ti metti a dare la colpa a Carnevale, non ai dipietristi?

 

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(Jacques Anquetil, 4 maggio 1966, intervista a L'Équipe)

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 15/10/2008 alle 12:05
Originariamente inviato da Subsonico

Esperti, che mi dite del nobel Paul Krugman?
Oggi in radio ho sentito commenti trasversali da parte di colleghi...



Sul 'manifesto' la disinformata Roberta Carlini definisce Krugman un keynesiano e saluta la sua vittoria del Nobel come ''l'avvento di una nuova mainstream'' .
'L'Unità' titola ''il ritorno di Keynes'', con un articolo di Furio Colombo al limite dell'agiografico. Qui sotto riporto invece una valutazione diversa e un poco più approfondita tratta (dalla spesso odiata) 'Liberazione'. Però l’autore dell’articolo, Brancaccio, è un professore che stimo.

NOBEL A KRUGMAN, L’ECONOMISTA ANTI-BUSH
di Emiliano Brancaccio

Paul Krugman è il vincitore del premio Nobel per l’economia 2008, per i suoi contributi in tema di “scambi commerciali e di localizzazioni delle attività economiche” a livello mondiale. Nato nel 1953 a New York, docente presso la Princeton University , Krugman gode di larga fama presso il grande pubblico soprattutto per la sua prolifica attività divulgativa. Editorialista prima della rivista Slate e oggi del New York Times, Krugman si caratterizza per uno stile indubbiamente corrosivo ma per delle ricette che potrebbero in fin dei conti esser considerate di moderato buon senso. In effetti, proprio per questa sua miscela di aggressività nei modi e di pacatezza nelle proposte, egli sembra avere incarnato meglio di ogni altro opinionista la ovattata cultura liberal americana del nuovo secolo. Krugman infatti non è assolutamente un radicale. Sul piano teorico l’economista ha sostanzialmente difeso il paradigma neoclassico dominante, sia pure ritoccato in alcuni suoi punti. Sul piano politico, egli è stato non solo un impietoso fustigatore delle amministrazioni repubblicane statunitensi ma anche dei governi socialisti francesi dei primi anni Ottanta, e si è in generale contraddistinto per delle proposte di limitato interventismo keynesiano (già tipiche del resto dei suoi mentori del MIT, Samuelson e Solow).
Ma in che senso Krugman ha contribuito al ritocco e all’ammodernamento della teoria neoclassica? L’innovazione cruciale che ha contraddistinto i suoi contributi riguarda i cosiddetti rendimenti di scala, vale a dire i guadagni di efficienza che si possono ottenere dall’aumento della scala di produzione. Nelle analisi neoclassiche tradizionali veniva esclusa la possibilità che al crescere della produzione potesse aumentare la produttività dei fattori e quindi potessero ridursi i costi di ogni singola merce. Tuttavia nella realtà dei fatti accade spesso che l’aumento delle dimensioni dell’attività economica permetta di aumentare l’efficienza del processo produttivo. Il caso di scuola è quello di un magazzino il cui costo viene calcolato in base ai metri quadrati che occupa, ma la cui capacità di carico viene determinata dalla cubatura. Se dunque il magazzino si ingrandisce la sua capacità aumenterà al cubo mentre i costi cresceranno solo al quadrato, il che evidentemente potrà dare luogo a una espansione dei profitti netti. Ma si pensi anche alla possibilità di organizzare e di mettere in relazione i lavoratori in modo più efficiente al crescere delle dimensioni e della concentrazione dell’attività economica. E’ questa una caratteristica non solo dei vecchi regimi tayloristici ma anche dei più moderni processi basati sul continuo scambio di esperienze e di informazioni. Entro certi limiti, dunque, il gigantismo delle imprese può determinare un abbattimento dei costi e quindi una maggiore competitività . Partendo da queste semplici intuizioni Krugman ha saputo costruire dei modelli estremamente chiari ed eleganti, dedicati soprattutto all’analisi degli scambi commerciali e della localizzazione internazionale delle imprese. Le conclusioni di questi modelli sono state il più delle volte di conforto all’ideologia dell’apertura totale dei mercati e del libero scambio. Ma sono emerse da essi pure delle riflessioni inquietanti sul possibile sviluppo futuro delle relazioni economiche internazionali. Per esempio, in base alle sue analisi Krugman è arrivato a sostenere che l’integrazione dei mercati causata dall’unificazione europea potrebbe scatenare un gigantesco movimento migratorio di capitali e di lavoratori, dalle zone periferiche verso le aree centrali del continente. L’obiettivo di sfruttare al massimo i rendimenti di scala determinati dal gigantismo potrebbe cioè determinare una sorta di “mezzogiornificazion e” delle periferie meridionali d’Europa, a tutto vantaggio del quadrilatero industriale situato in prevalenza entro i confini della Germania.
In effetti, non sempre i risultati delle analisi di Krugman hanno trovato conferma nei dati empirici. La tesi della “mezzogiornificazion e” delle periferie europee ad esempio trova diversi riscontri ed è in linea generale condivisibile. Tuttavia essa sembra manifestarsi in termini finanziari ancor prima che fisici, e pare aver bisogno di spiegazioni più complesse rispetto al semplice fenomeno tecnico dei rendimenti di scala generati dal gigantismo industriale. Ad un loro esame approfondito, insomma, i modelli di Krugman colgono alcuni nodi ma non sembrano in grado di andare molto al di là di una lettura superficiale delle tendenze in atto. Il che si spiega, a nostro avviso, con il fatto che le strutture logiche dell’economista americano restano saldamente ancorate al paradigma neoclassico dominante. Riguardo ai suoi modelli di commercio e di localizzazione, basti pensare che essi di fatto si basano sulla eroica tesi neoclassica della piena occupazione dei lavoratori e degli altri fattori produttivi esistenti. Ma una dipendenza analoga dagli stringenti vincoli neoclassici può essere ravvisata anche nei suoi modelli di previsione delle crisi economiche, che molto hanno fatto discutere soprattutto nel corso dell’attuale emergenza finanziaria. Va ricordato infatti che Krugman è stato uno dei più strenui oppositori del Piano Paulson di salvataggio delle banche americane. Egli ha criticato il piano sulla base di considerazioni di buon senso politico, come quella secondo cui lo Stato avrebbe dovuto acquistare direttamente le banche e non semplicemente i loro titoli spazzatura. Tuttavia, riguardo alle determinanti profonde della crisi Krugman ha fornito un’analisi discutibile, che è in linea con la vecchia tradizione della sintesi neoclassica: si tratta infatti di una spiegazione di tipo meramente soggettivo e psicologico, fondata sul rischio di uno stallo nei meccanismi di fiducia necessari al corretto funzionamento del sistema finanziario. E’ questa una linea interpretativa che del resto contraddistingue non solo l’economista americano ma anche numerosi osservatori nostrani della tempesta finanziaria, da Lorenzo Bini Smaghi a Francesco Giavazzi. L’idea più o meno implicita di questi autori è che, se si ripristinano i meccanismi istituzionali necessari per risollevare la fiducia, le cose dovrebbero tornare a posto. Alle interpretazioni di Krugman e degli altri è possibile tuttavia contrapporre una lettura alternativa della crisi: quella di tipo oggettivo, tipica delle scuole di pensiero critico, basata sul dato materiale della colossale sperequazione tra profitti e salari. Secondo tali interpretazioni critiche, le origini della emergenza finanziaria possono essere individuate nel mondo di bassi salari che si è voluto creare attraverso anni di deregolamentazione dei mercati, da quelli finanziari a quello del lavoro. Lo schiacciamento mondiale dei salari diretti e indiretti ha infatti aperto una gigantesca forbice distributiva, che non aveva finora avuto riflessi sulla domanda di merci grazie alla capacità degli Stati Uniti di assorbire le eccedenze produttive mondiali tramite una enorme espansione del debito privato. Una volta però scoppiata la bolla del debito, si fa adesso concreto il pericolo che la produzione globale si incagli in una crisi generale, fatta di sproporzioni e di depressioni.
Krugman ha talvolta intelligentemente circumnavigato questa interpretazione critica della crisi. Ma da un premio Nobel allevato al MIT di Boston non si poteva pretendere che sposasse senza indugio una chiave di lettura che un tempo si sarebbe opportunamente definita “di classe”. Capita tuttavia che dal punto di vista di un interesse specifico, quello del lavoro, si riescano a individuare in modo assolutamente cristallino le cause profonde delle tendenze storiche in atto, e quindi anche dello sconquasso finanziario di questi mesi. Con o senza l’aiuto di Krugman, dunque, sarà bene in futuro battere su questa specifica interpretazione, materiale e oggettiva, di una tempesta finanziaria che potrebbe a lungo andare tramutarsi in un tracollo occupazionale e retributivo.

 
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  postato il 15/10/2008 alle 12:35
Originariamente inviato da lemond

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Si, rimane il fatto che il piddì è come la moglie tradita e picchiata che poi però vuole rimettersi col marito alcolizzato.
Semplicemente ridicoli.
Ora si sta studiando una legge ad personam per permettere a Carnevale (il noto 'ammazzasentenze') di presiedere la Cassazione nonostante abbia superato il limite di età di 'appena' 8 anni.
La proposta qual è? Oh, prendetevi un giudice in più... se mettete Orlando a capo di. A capo di cosa? Come se Orlando potesse qualcosa contro i Vespa e i Saccà. Il lato positivo è che finalmente hanno capito l'importanza dell'informazione. Il lato negativo è che è troppo taredi. Il lato tipicamente pd, invece, è attaccare la Cita difesa da 4 carri armati con un carro armato.
Io direi che al livello attuale la questione giudiziaria è fondamentale, e uno scambio è esattamente fuori luogo. Quindi è alla loro portata..


Direi anch'io che la questione giudiziaria è fondamentale, ma non nel senso che pensi, bensì collegata alla democrazia: l'azione penale obbligatoria ad es. è una presa in giro e la stessa carriera fra magistrati e giudici è un assurdo legale da america latina, così come l'ingerenza del vaticano nello stato laico. Ultimo, ma non meno importante, l'informazione monopolizzata da una parte. Di fronte a tutto ciò tu credi che Orlando Cascio possa fare qualcosa, naturalmente no, perché lui è un "mafioso-democristiano" di prim'ordine, ma non importa, è il principio di ottemperare alla legge che conta, perché senza di essa non c'è democrazia.
P.S.
Per quanto ne so io, a Carnevale era stato impedito a suo tempo di proseguire il suo lavoro accusandolo di ... a cui è risultato del tutto estraneo e quindi ora hanno cercato di riparare all'errore. Le sentenze le ammazzava perché chi le aveva fatte aveva studiato poco il diritto e si sa che in questa materia "la forma è sostanza". D'altra parte con la magistratura e i i giudici penali che ci ritroviamo in Italia (casi Tortora, Sofri, Bologna, Piazza Fontana etc.) tu ti metti a dare la colpa a Carnevale, non ai dipietristi?

Io so dirti che questa gente, in legislatura precedente, aveva fatto una norma per impedire la presidenza antimafia agli over 65 (stranamente Caselli: altra norma 'ad personam', questa volta 'contra personam'). La motivazione era una presunta 'anzianità'. Ora vogliono permettere a un giudice di 83 anni di presiedere la Cassazione. Non mi sembra molto coerente.
Se poi questo giudice è QUEL giudice, qualche perplessità in più mi attanaglia.

Parli della situazione 'sudamericana' della giustizia, con la non-separazione delle carriere. Mi viene in mente che la separazione era teorizzata da Gelli, uno che di clima sudamericano (cileno?) se ne intendeva. Ma qui ci perderemmo in un discorso lunghissimo.

Mi viene anche in mente che si parla della 'separazione' e della riforma giudiziaria per sponsorizzare la riforma giudiziaria, che sarebbe la risoluzione di tutti i problemi. Lentezza? Bisogna separare le carriere, eliminare i gradi di giudizio successivi in caso di assoluzione.
Ma poi guardi le statistiche, e scopri alcune cose interessanti. In Italia la lunghezza dei processi è da record, ma i magistrati sono 11 ogni 100.000 abitanti. Gli avvocati sono 250. All'estero ci sono Paesi con un numero maggiore di giudici/abitanti, ma soprattutto l'Italia ha il record di cause, per cui i (pochi, relativamente) magistrati hanno più lavoro rispetto ai colleghi europei. Se a questo aggiungiamo che le risorse sono di poco maggiori o equivalenti (in Italia in un anno la spesa pro-capite per la giustizia è di 60 euro circa, 10 euro in più che in Francia.. che però ha 65 milioni di abitanti contro i nostri 58), e che le risorse riservate alle forze di polizia sono state TAGLIATE, e che infine negli ultimi 8 anni sono state introdotte norme (rogatorie, depenalizzazioni in corso, legge sul legittimo sospetto etc etc) che hanno ALLUNGATO i processi... beh, credo proprio che le ricette da trovare debbano essere ben altre.

 
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  postato il 15/10/2008 alle 12:54
HAHAHAHAHAHAHA
scusate, ma.... hahaha
http://www.repubblica.it/2006/08/gallerie/gente/carfagna-punk/1.html

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/10/2008 alle 13:18
SCUOLA: OK CAMERA A MOZIONE LEGA SU ''CLASSI PONTE''

(ASCA) - Roma, 14 ott - La Camera ha approvato la mozione in materia di ''accesso degli studenti stranieri alla scuola dell'obbligo'' firmata dai componenti della Commissione Cultura alla Camera di Lega, Pdl e Mpa, che, rimasta fuori dal maxiemendamento sul decreto legge Gelmini sulla scuola, approvato dalla Camera e ora al vaglio del Senato. Bocciate invece le mozioni presentate dalla De Torre, Santolini e da Evangelisti. Al termine di una discussione accesa in Aula, con l'opposizione che ha piu' volte accusato di razzismo la proposta di istituire classi ponte per gli studenti stranieri, il testo definitivo della mozione ha accolto le richieste di Italo Bocchino del Pdl di modificare la definizione di ''classi-ponte'' in ''classi di inserimento''.

Nel testo originario della mozione presentata dalla Lega si chiede al governo l'impegno ''a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, autorizzando il loro ingresso previo superamento di test e specifiche prove di valutazione e a istituire classi ponte, che consentano agli studenti stranieri che non superano le prove e i test sopra menzionati di frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana, propedeutiche all'ingresso degli studenti stranieri nelle classi permanenti''. La nuova formulazione approvata dal governo e condivisa da tutta la maggioranza prevede anche la sostituzione del termine ''autorizzare'' in ''favorire'', relativo all'ingresso alla scuola dell'obbligo attraverso un test.

****************

Un doposcuola d'italiano era troppo difficile, no?

 

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Livello Greg Lemond
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  postato il 15/10/2008 alle 16:34
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Originariamente inviato da lemond


Io so dirti che questa gente, .. beh, credo proprio che le ricette da trovare debbano essere ben altre.


Guarda che io non sono un difensore di "questa gente" e il fatto che Gelli abbia avuto anche qualche idea giusta non significa niente, così pure il Cainanetto qualcuna l'à imbroccata ed anche, d'altronde, Veltroni.
Però io ho indicato la direzione, non la soluzione: è ovvio che in Italia non si è mai dato importanza al discastero della giustizia, ma solo a far entrare i magistrati e avvocati in Parlamento. Aggiungo che, secondo me, il "benaltrasmimo" è come il "dipietrismo" : non porta da nessuna parte.

 

[Modificato il 21/10/2008 alle 17:18 by Admin]

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(Jacques Anquetil, 4 maggio 1966, intervista a L'Équipe)

Non riesco a comprendere perché Morris non sia assunto da nessuna rete telvisiva come opinionista

 
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  postato il 15/10/2008 alle 18:01
Mah, ti dirò.. il mio non è 'benaltrismo', alcune proposte nel mio piccolo le avrei anche.
Separazione delle carriere? Dipende da persona a persona. Il problema è avere buoni giudici e buoni avvocati: è inutile separare, semmai bisogna fermare i 'cattivi' magistrati e i 'cattivi' avvocati (ma qui il discorso è diverso).
Per sveltire i processi ci vuole un numero adeguato di magistrati/avvocati per causa. Io ho visto un magistrato, donna, presiedere a 4 udienze in una mattinata sola..ed era incinta, col pancione. E' inutile lamentarsi del fatto che i processi durino 10 anni se poi non ci sono le condizioni per farli durare poco.
Il personale di polizia deve essere allo stesso modo adeguato, e adeguati i fondi assegnati. E' ridicolo sentire 'velocizziamo la giustizia' quando tagli i fondi per questa gente.
Informatizzazione: bel concetto, ma ci vogliono mezzi e personale. E bisogna convertire milioni e milioni di documenti.. quindi al momento attuale è uno spot o poco più.

Poi c'è la faccenda del controllo: visto che non esiste più differenza tra Camera e Senato, bisognerebbe aumentare legermente il numero di membri del Csm scelti dal presidente della repubblica, con adeguate garanzie e norme. E bisognerebbe evitare questa spartizione infame di poltrone. A capo delle Corti bisognerebbe avere dei presidenti scelti dal capo dello stato su indicazione del Parlamento.

Quindi, in pratica: più risorse, più personale, modernizzazione reale e una minore ingerenza della politica (e dell'esecutivo nello specifico) sul sistema giudiziario. Se uno dei tre poteri fondamentali controlla gli altri, tecnicamente abbiamo un regime.

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 15/10/2008 alle 21:38
MARKET ABUSE, BERLUSCONI FA ANCORA AGGIOTAGGIO

Per il presidente del Consiglio esiste il pericolo di «opa ostili» su «molte validissime imprese italiane» che oggi hanno «una quotazione che non corrisponde assolutamente al loro giusto valore». Violazione sistematica delle leggi vigenti.

Per il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi esiste il pericolo di «opa ostili» su «molte validissime imprese italiane» che oggi hanno «una quotazione che non corrisponde assolutamente al loro giusto valore».
Queste dichiarazioni sono di una gravita' estrema. Non si e' mai visto, in nessuno dei paesi del G7, un capo del governo che continua sistematicamente a violare le leggi vigenti, nell'impunita' assoluta, protetto dal "lodo Alfano" e nel silenzio assoluto della politica e della grande stampa, con ripetute dichiarazioni sul valore di aziende quotate che possono alterare i prezzi in borsa. Negli Stati Uniti al Presidente George Bush non sarebbe mai permessa alcuna dichiarazione suscettbile di influenzare i mercati. In nessun paese occidentale cio' e' tollerabile e la grave crisi finanziaria mondiale accompagnata dai drammatici ribassi in borsa non sono una giustificazione valida. Questo e' market abuse al massimo livello, il reato si chiama aggiotaggio ed e' compiuto intenzionalmente dal capo dell'esecutivo allo scopo di sostenere i corsi azionari depressi. L'aggiotaggio è un reato, disciplinato dal codice penale, con l'articolo 501, intitolato "Rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato o nelle borse di commercio"
(fonte: wall street italia)

 

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  postato il 16/10/2008 alle 00:53
Originariamente inviato da Subsonico
Un doposcuola d'italiano era troppo difficile, no?


Dopo 6 o 8 ore di scuola, i tuoi compagni di classe escono e vanno a casa o all'oratorio a giocare e tu, perchè straniero, vieni costretto ulteriormente a scuola? Sinceramente, fossi un ipotetico malcapitato "doposcuolista" mi girerebbero non poco.

Secondariamente, nelle ordinarie ore scolastiche, quel bambino, che cosa capirebbe di quanto detto dalla maestra?


Ho a che fare quasi quotidianamente, nell'associazione sportiva (ma non solo) nella quale sono vice-presidente, con bambini stranieri, catapultati nelle classi elementari tenendo conto esclusivamente della loro età. Questi bambini, dopo non aver capito ovviamente nulla di quello fatto in classe, si ritrovano magari anche a dover fare i compiti assegnati a loro, come a tutti gli altri compagni.
In questo modo, il bambino, giorno dopo giorno, vede crescere a dismisura la differenza di preparazione tra lui e il compagno che sa l'italiano.

Questo accade perchè lo si inserisce in un contesto, nel quale non ha gli strumenti necessari per poter operare.
E' come se ci mettessimo in 20 davanti a un muro con dei chiodi in mano, e dovessimo piantarli. Solo che qualcuno avrà il martello più grande, qualcuno un po' più piccolo e qualcuno non lo avrà proprio. Difficile che quest'ultimo combini qualcosa. Anzi, si scoraggerà vedendo progredire gli altri, mentre lui rimane al punto di partenza.

Trovo illuminata l'idea di creare dei percorsi di inserimento per gli studenti stranieri, nei quali poter fornire loro le capacità minime necessarie per poter affrontare un anno scolastico, in una situazione di parità rispetto ai compagni, mettendoli in grado di comprendere il programma svolto.

Auspicavo da tempo che venisse imboccata questa via, finalmente qualcosa si sta muovendo.

 

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  postato il 16/10/2008 alle 12:05
Euge, ma se manco gli italiani alle superiori sanno parlare italiano??
che facciamo classi differenziate anche per loro?
Scrivono i temi con le abbreviazioni da sms, col le k, con i tvtb ecc...

I bambini alle elementari hanno capacità di apprendimento ancora molto facile.

Nascondere un vero e proprio caso di apartheid dietro il "si tratta di inserirli al meglio" lo trovo francamente ridicolo.
Fammi capire il figlio di un francese, comunitario, andrebbe con gli italiani anche se non sa parlare italiano? no, perchè la norma è solo per gli extracomunitari mi pare...

E' razzismo allo stato puro. Anzi apartheid, è pure peggio del razzismo.
A scuola li mandiamo coi pulmini per soli "negher"?
E' ghettizzazione, altro che inserimento migliore.

 

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  postato il 16/10/2008 alle 12:09
Intanto sfoglio il giornale, credo di ieri (minuscolo, anche se è proprio il famoso quotidiano). Qualcuno l'ha lasciato su un muretto.
Facci ci spiega che il razzismo esiste solo sulla carta (due giorni fa l'ultimo caso: dei vandali hanno colorato di bianco delle sagome disegnate dai bambini delle elementari nella cittadina di Basso). Un altro articolista si scandalizza sul nuovo caso di 'cattiva giustizia', la scarcerazione del famoso pargolo che uccise i famosi genitori. Che poi siano stati scarcerati anche degli stragisti (stragisti) di ultradestra è un fatto secondario, e non ha senso parlarne.
Un pezzetto inizia a lodare McCain, a quel punto getto il quotidiano (come è giusto che sia) in onore a questi stipendiati che non paghi di pisciare in casa attaccano addirittura oltreoceano.

(ps:a completamento del post di ieri, confermole cifre sui magistra ti. In Europa la media è di un magistrato ogni 100.000 abitanti in meno circa. Però le cause intentate sono la metà.)

 

[Modificato il 16/10/2008 alle 12:11 by desmoblu]


 
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  postato il 16/10/2008 alle 12:29
Originariamente inviato da desmoblu

Intanto sfoglio il giornale, credo di ieri (minuscolo, anche se è proprio il famoso quotidiano). Qualcuno l'ha lasciato su un muretto.
Facci ci spiega che il razzismo esiste solo sulla carta (due giorni fa l'ultimo caso: dei vandali hanno colorato di bianco delle sagome disegnate dai bambini delle elementari nella cittadina di Basso). Un altro articolista si scandalizza sul nuovo caso di 'cattiva giustizia', la scarcerazione del famoso pargolo che uccise i famosi genitori. Che poi siano stati scarcerati anche degli stragisti (stragisti) di ultradestra è un fatto secondario, e non ha senso parlarne.
Un pezzetto inizia a lodare McCain, a quel punto getto il quotidiano (come è giusto che sia) in onore a questi stipendiati che non paghi di pisciare in casa attaccano addirittura oltreoceano.

(ps:a completamento del post di ieri, confermole cifre sui magistra ti. In Europa la media è di un magistrato ogni 100.000 abitanti in meno circa. Però le cause intentate sono la metà.)


Il razzismo purtroppo è l'incontro dell'ignoranza con la crisi economica e non ci si può far niente! Finché la gente crederà in un dio personale, può anche pensare che il bianco sia meglio di altri colori, senza sapere che invece la razza è unica e che la selezione naturale pigmenta la pelle allarga o restringe il naso per ottenere il miglior risultato a quella latitudine.
Per quanto riguarda la libertà condizionata, qual è lo scandalo? La legge prevede che, dopo anni di galera, il reiserimento avvenga per gradi e quindi c'è, mi pare, un lustro di libertà condizionata, la quale, come dice la parola, non è libertà "tout court".

 

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Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
...
e i barbieri il lunedì

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente. Dopo 12 anni di carriera io so quello che devo fare e non voglio che una mia vittoria venga messa in dubbio dalla fantasia delle analisi".

(Jacques Anquetil, 4 maggio 1966, intervista a L'Équipe)

Non riesco a comprendere perché Morris non sia assunto da nessuna rete telvisiva come opinionista

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/10/2008 alle 12:49
Grazie Serpa.
Stavo per rispondere ad Euge con un tono molto più pesante.
Per fortuna mi hai anticipato, scrivendo concetti cristallini con il tuo stile "leggero" ma sempre centrato.

 

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nino58

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/10/2008 alle 13:20
Originariamente inviato da Serpa

Euge, ma se manco gli italiani alle superiori sanno parlare italiano??
che facciamo classi differenziate anche per loro?
Scrivono i temi con le abbreviazioni da sms, col le k, con i tvtb ecc...

I bambini alle elementari hanno capacità di apprendimento ancora molto facile.

Nascondere un vero e proprio caso di apartheid dietro il "si tratta di inserirli al meglio" lo trovo francamente ridicolo.
Fammi capire il figlio di un francese, comunitario, andrebbe con gli italiani anche se non sa parlare italiano? no, perchè la norma è solo per gli extracomunitari mi pare...

E' razzismo allo stato puro. Anzi apartheid, è pure peggio del razzismo.
A scuola li mandiamo coi pulmini per soli "negher"?
E' ghettizzazione, altro che inserimento migliore.


Mia sorella ha insegnato in vari licei romani.

Mi ha detto che In un quartiere particolarmente multietnico a sud di Roma i migliori compiti di italiano glieli facevano le ragazze moldave

 

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...E' il giudizio che c'indebolisce.

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 16/10/2008 alle 13:51
http://www.youtube.com/watch?v=WZ6l63odxSY

Stupenda, come sempre. Qualcuno sa quando comincia il programma?

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/10/2008 alle 13:52
Badate, non si è parlato di "sei straniero, ti mettiamo nelle classi di inserimento", bensì di "ti somministriamo un test, se possiedi le capacità minime necessarie per affrontare la classe, allora frequenterai quella classe, se non le hai, ti verranno fornite nelle classi di inserimento".

 

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Eugenio Vittone, EROE DEL GAVIA

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  postato il 16/10/2008 alle 13:56
Quindi, secondo te, vale anche per gli italiani ?
Se così fosse, si tretterebbe di un "razzismo" verso i più ignoranti anzichè verso gli stranieri, ma sempre di razzismo si tratta.
Erano le vecchie "classi differenziali", quelle dei segnati.
Mica roba buona.

 

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nino58

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/10/2008 alle 13:57
Appunto, tutto volutamente vago.

Come è fatto questo test?
Quali sono i criteri di valutazione?
Chi lo prepara? Cota?

 

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Giorgio, malato di ciclismo

http://www.youtube.com/watch?v=CbG4xcmxduI
http://www.youtube.com/watch?v=lnX4uaDYyIU&feature=related

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 16/10/2008 alle 13:59
Originariamente inviato da EugeRambler

Badate, non si è parlato di "sei straniero, ti mettiamo nelle classi di inserimento", bensì di "ti somministriamo un test, se possiedi le capacità minime necessarie per affrontare la classe, allora frequenterai quella classe, se non le hai, ti verranno fornite nelle classi di inserimento".

Il test devono farlo tutti o solo i bambini stranieri?
È una domanda seria, non ho seguito la vicenda.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/10/2008 alle 14:14
Non mi dispiacerebbe affatto che il test fosse somministrato a tutti.
Credo che, per ora, nei piani, il test sia pensato per gli stranieri (che potenzialmente hanno maggiori difficoltà nell'uso della lingua). Chiaro che poi esistono pure molti bambini italiani che non sono delle cime, ma questi bambini è più probabile che abbiamo già in parte gli strumenti necessari per affrontare la classe. E' compito della scuola appunto quello di consentire al bambino di utilizzare al meglio gli strumenti che ha.

Nino, secondo il tuo discorso allora non è neanche giusto dare un 2? Insomma, si discrimina quello che non ha studiato.

 

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  postato il 16/10/2008 alle 14:22
Fatemi capire, prima di oggi i bambini stranieri a scuola come hanno fatto?
I bambini che oggi hanno dai 6 anni in su sono di seconda o terza generazione, a casa l'italiano lo parlano meglio di me e di voi messi insieme.
Farne un problema di questo tipo, mostrare questa proposta con una tale innocenza, a me spaventa non poco.

Io porto tutti i giorni mio figlio al parco, è piccolo, ha 2 anni, sto in un quartiere multietnico e al parco trovo rumeni, cinesi, indiani ecc...
Ebbene a me tutta sta difficoltà di capire o parlare italiano non la vedo proprio.
Sarò una mosca bianca che vi devo dire?

Il fatto è che si gira sempre intorno alla stessa cosa.
Il governo produce razzismo e si vuole minimizzare la questione.
Il governo ha prodotto paura tra la popolazione e i casi di razzismo si moltiplica però si pensa alle classi di serie a e classi di serie b.

Io sono spaventato onestamente più dal razzismo che dai bambini stranieri che non sanno parlare italiano correttamente.

 

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  postato il 16/10/2008 alle 15:16
Originariamente inviato da EugeRambler
Badate, non si è parlato di "sei straniero, ti mettiamo nelle classi di inserimento", bensì di "ti somministriamo un test, se possiedi le capacità minime necessarie per affrontare la classe, allora frequenterai quella classe, se non le hai, ti verranno fornite nelle classi di inserimento".

Il problema è, Euge, che qualsiasi addetto ai lavori ti dirà che è pedagogicamente corretto, in quella fascia di età, far prevalere motivazioni relative all'integrazione, più significative di quelle di parità linguistica o degli apprendimenti. Pertanto, il "recupero" linguistico va perseguito in forma parallela piuttosto che alternativa.
Un po' come è sacrosanto che un allievo disabile rimanga, nei limiti del possibile, all'interno della sua classe, anche quando svolge un programma differenziato, per godere appieno dei vantaggi intrinseci dell'integrazione (autostima, senso di appartenenza e di "parità", nonché stimolo al "cooperative learning" per gli altri allievi...).
Se il principio vale per allievi che a volte hanno un deficit cognitivo non compensabile, figuriamoci per quelli che vivono una situazione transitoria, facilmente risolvibile nella quotidianità o con appositi corsi in orario extrascolastico.

Comunque, nei provvedimenti di questo governo in materia di infanzia (vedi vicenda nomadi), non è mai facile separare il grossolano errore pedagogico dalla involontaria (o volontaria?) ma comunque sintomatica tendenza alla "separazione" o peggio alla discriminazione, nonché a far diventare "possibilità" quelli che dovrebbero essere diritti acquisiti e indiscussi...

 

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  postato il 16/10/2008 alle 16:08
Euge, il 2 si può dare (se serve, e ne dubito),ma non si può comporre una classe con quelli che prendono 8 e una con quelli che prendono 2.
La ragione "di risultato" non la dico neppure, farei un'offesa alla tua intelligenza.

 

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  postato il 16/10/2008 alle 16:31
Originariamente inviato da nino58

Euge, il 2 si può dare (se serve, e ne dubito),ma non si può comporre una classe con quelli che prendono 8 e una con quelli che prendono 2.
La ragione "di risultato" non la dico neppure, farei un'offesa alla tua intelligenza.


Si tenga a mente,
le classi di inserimento hanno carattere TEMPORANEO!

 

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Eugenio Vittone, EROE DEL GAVIA

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  postato il 16/10/2008 alle 17:01
Ma cosa è questa crisi?

Nostra intervista a Vladimiro Giacchè

Il piano di salvataggio della banche messo in piedi dall'Amministrazion e USA non ha fermato la crisi di Wall Street. E' un indicatore secondo cui ormai "nessuno si fida più nessuno" o sarà così fino a quando finirà l'incertezza politica e a novembre ci sarà una nuovo presidente degli Stati Uniti? La nuova presidenza USA avrà qualche carta da giocare o sarà irrilevante?

V. Giacchè:Non credo che l'aspetto decisivo per risolvere l'attuale crisi finanziaria sia rappresentato dall'elezione del nuovo presidente Usa. Il nuovo presidente Usa, più che carte da giocare, avrà un debito pubblico più elevato con cui fare i conti. Più elevato di 700-1000 miliardi di dollari.


Gli USA vogliono coinvolgere l'Europa nel tentativo di assicurare le banche dai fallimenti e chiedono una sorta di piano "Paulson" a livello di Eurozona. Le istituzioni europee seguiranno la strada statunitense o questa volta si smarcheranno dal burden sharing dei fallimenti bancari?

V. Giacchè: Credo che il percorso sia in qualche modo obbligato. Ma non tanto a causa di pressioni statunitensi, quanto a causa dell'entità dei problemi, che ormai coinvolgono in pieno le banche basate nell'Eurozona. Saranno però interessanti le modalità degli interventi. Un conto, infatti, è acquistare obbligazioni "tossiche" da una banca, altra cosa è ricapitalizzarla, un'altra cosa ancora è ricapitalizzarla acquisendone la proprietà. Il governo italiano, ad esempio, appare intenzionato a ricapitalizzare le banche in difficoltà acquistando però azioni senza diritto di voto. Il che significa spendere i soldi di chi paga le tasse (in Italia in larga prevalenza i lavoratori) senza avere il minimo controllo su come tali soldi saranno spesi.


Molti dipingono questa crisi come "crisi finanziaria" che riguarda dunque solo la dimensione speculativa dell'economia, voi parlate di crisi strutturale di sistema. Potete spiegare la differenza?

V. Giacchè: La differenza è sia nella genesi della crisi che nelle sue conseguenze. Cominciamo con la genesi. Su questo punto vorrei spendere qualche parola in più in quanto mi sembra piuttosto trascurato nelle ricostruzioni della crisi. L'8 aprile scorso è comparso sul Financial Times un importante articolo, annunciato da questo richiamo in prima pagina: "Ritorno agli anni Venti. Il ritorno a un mondo disuguale". L'articolo cominciava con queste parole: "La disuguaglianza tra i redditi negli Stati Uniti ha raggiunto il punto più alto dai tempi dell'anno del disastro: il 1929". E proseguiva così: "la caratteristica più notevole dell'era della disuaglianza e del libero mercato che è iniziata negli anni Ottanta è rappresentata dal fatto che si siano avute così poche reazioni alla stagnazione dei guadagni della gente comune in una così larga parte dell'economia del mondo sviluppato". In effetti i dati sono impressionanti. Tra il 1979 e il 2005 i redditi prima delle tasse delle famiglie americane più povere sono cresciute dell'1,3% annuo, quelli del ceto medio di meno dell'1% annuo, mentre quelli dell'1% più ricco della popolazione sono cresciuti del 200% annuo prima delle tasse e addirittura del 228% dopo le tasse. Risultato: nel 2005 il reddito dopo le tasse del quinto più povero della popolazione era di 15.300 dollari annui, quello del quinto mediano di 50.200 dollari, mentre quello dell'1% più ricco era superiore al milione di dollari. In definitiva, negli anni tra il 2002 e il 2006 all'1% più ricco della popolazione americana sono andati quasi i tre quarti della crescita del reddito complessiva. Nel 2005, secondo dati dell'US Census Bureau, l'indice della disuguaglianza tra i redditi, ha raggiunto il massimo storico (J. Plender, "Mind the gap. Why business may face a crisis of legitimacy", Financial Times, 8 aprile 2008). Lo stesso vale per la Gran Bretagna, ove questo si è verificato dopo l'andata al potere dei laburisti di Blair nel 1997: anche qui, secondo gli stessi dati governativi, la forbice della disuguaglianza è la più alta di sempre. Ma, più in generale, la riduzione della quota del prodotto interno lordo che va ai salari, e per contro la crescita della quota destinata ai profitti, è una tendenza che investe tutti i paesi a capitalismo maturo, come ha evidenziato una ricerca della Banca dei Regolamenti Internazionali del 2007: in Italia, ad esempio, dal 1983 al 2005 i lavoratori hanno perso 8% percentuali, andati in maggiori profitti (che infatti sono saliti nel periodo dal 23% al 31% del totale). In termini assoluti, si tratta di cifre enormi: l'8% del pil italiano è infatti pari a qualcosa come 120 miliardi di euro (L. Ellis - K. Smith, The global upward trend in the profit share, Bank for International Settlements, luglio 2007).

Sono cifre clamorose, che giustificano lo stupore del Financial Times per l'assenza di reazioni (cioè di lotte) contro questa gigantesca redistribuzione della ricchezza verso l'alto. Le spiegazioni però non mancano. Al di là degli stessi rapporti di forza tra le classi (squilibrati dalla concorrenza esercitata da paesi con un costo della forza-lavoro molto basso), un peso non secondario hanno senz'altro giocato fattori legati all'egemonia culturale ed ideologica esercitata dal capitalismo, che, dopo la caduta del Muro di Berlino e l'implosione del socialismo reale nell'est europeo, ha potuto riaffermare il proprio orizzonte come l'orizzonte ultimo della storia umana. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, però, è in gioco anche un fattore di tipo diverso. In realtà, negli Stati Uniti (ma anche nel Regno Unito e in Australia) il tenore di vita delle persone con redditi medio-bassi ha cominciato ad essere sganciato dall'andamento del reddito. È proprio qui che entrano in gioco il settore immobiliare e i mutui subprime. La politica monetaria espansiva e di bassi tassi di interesse condotta dalla Federal Reserve ha infatti alimentato in questi anni la bolla immobiliare, consentendo al tempo stesso anche a famiglie a basso reddito di contrarre debiti relativamente a buon mercato. La crescita dei valori immobiliari ha creato un senso di ricchezza crescente, anche se il reddito in realtà non cresceva affatto (qualcosa di simile, anche se su scala meno larga, era successo alla fine degli anni Novanta con la bolla borsistica della "new economy"), e tra l'altro ha reso possibile rinegoziare i mutui e anche accendere ipoteche sulla casa a garanzia di prestiti finalizzati al consumo. Nel frattempo, la fertile fantasia dei grandi istituti di credito americani aveva escogitato prodotti rivolti anche a chi non aveva né reddito, né lavoro, né poteva offrire garanzie patrimoniali: i cosiddetti "mutui Ninja" ("no income, no job, no asset"). Questi ed altri mutui ad alto rischio sono appunto i famigerati mutui subprime - che è poi un elegante eufemismo: invece di parlare di "mutui spazzatura" o di "mutui di infima categoria", sia parla di "mutui sottoprimi".

Praticamente, il regno di Bengodi: anche gli "ultimi" ora potevano comprarsi una casa, anche loro potevano essere, se non primi (adesso non esageriamo.) , almeno subprime. La banca concedeva questi mutui ad alto rischio, e poi li rivendeva - impacchettati assieme ad altri crediti di migliore qualità - inserendoli in veicoli appositi, le cui quote venivano offerte agli investitori come obbligazioni (perdipiù con rating elevato). Non solo: dal 2004 al 2006, l'ufficio governativo statunitense per la casa e lo sviluppo urbano spinse le due agenzie governative Freddie Mac e Fannie Mae ad acquistare obbligazioni di questo genere per 434 miliardi di dollari, con il risultato di incentivare le banche a continuare ad offrire mutui insostenibili come i subprime (C.L. Leonnig, "How HUD Mortgage Policy Fed The Crisis", the Washington Post, 10 giugno 2008).

Questa costruzione era perfetta, salvo un piccolo particolare: che tutto questo castello di carta poteva stare in piedi soltanto se il valore degli immobili continuava a crescere (cosicché il valore della casa che uno aveva acquistato cresceva di valore e quindi poteva essere rivenduta guadagnandoci) . Ma la cosa ovviamente non poteva andare avanti all'infinito. E infatti nel 2006 il mercato immobiliare Usa ha cominciato a scendere, e infine è crollato.

Il resto è storia nota: scoppio del bubbone dei mutui subprime, fallimento per centinaia di migliaia di famiglie Usa, problemi nel debito al consumo, forti svalutazioni di bilancio per le banche coinvolte, difficoltà sul mercato interbancario (perché le banche cominciano a non fidarsi più della solvibilità delle loro controparti) , crollo dei titoli azionari.

Questa parte della storia è iniziata nell'estate del 2007, e ancora non è finita. E qui veniamo alle conseguenze della crisi finanziaria sull'economia reale. Qui mi limiterò a pochi cenni, perché il tema è stato molto più trattato. Ciò che sta accadendo è, molto semplicemente, che le banche non si prestano più denaro tra loro. Perché non si fidano più l'una dell'altra, e in qualche caso perché speculano sulle difficoltà altrui. È la famosa "trappola della liquidità" di keynesiana memoria. La liquidità c'è, ma non circola. Anche il recente taglio dei tassi di interesse di Fed e Bce è risultato del tutto inefficace a questo riguardo. In casi come questi l'operatività delle banche si rallenta e si ferma, le più mal ridotte falliscono, le altre cessano di erogare il credito alle imprese (o lo erogano a tassi molto elevati). Quindi cominciano a fallire le imprese.

E ovviamente la storia continua. Le imprese che falliscono non restituiscono neppure i prestiti che avevano già ricevuto. E il problema ritorna nel campo bancario: gli istituti di credito devono aggiornare al rialzo la stima dei crediti dubbi (incagli e sofferenze), svalutare una parte dei loro attivi, aggiornare al ribasso le stime di redditività e nel peggiore dei casi ricapitalizzare. Altri istituti falliscono, e così via. Questi sono i circoli viziosi che da sempre caratterizzano le crisi.

In definitiva, però, il punto su cui vorrei insistere è questo: questa crisi non nasce come crisi finanziaria, ma è invece radicata nel processo di progressiva riduzione del reddito dei lavoratori, il quale a sua volta è l'effetto della necessità di comprimere i costi del capitale variabile (ossia della forza-lavoro) per combattere la caduta del saggio di profitto.


L'esistenza di un nuova moneta per le transazioni internazionali come l'euro rispetto al pluridecennale monopolio del dollaro, quanto ha inciso e che effetti potrà avere in questa crisi?

V. Giacchè: La presenza dell'euro ha soprattutto l'effetto di ridurre i margini di manovra delle autorità monetarie Usa nella crisi. Infatti il fatto che i tassi della zona euro siano più elevati di quelli praticati negli Stati Uniti mette a rischio la praticabilità di una politica moentaria espansiva da parte della Fed. Il motivo è presto detto: ad ogni riduzione dei tassi diminuisce la convenienza per gli investitori internazionali ad investire nei titoli di Stato Usa, perché offrono un rendimento scarso rispetto al rischio di insolvenza dell'emittente (ossia degli Stati Uniti stessi). Il rischio di insolvenza degli Stati Uniti un tempo sarebbe stato considerato ridicolo. Oggi non è più così: la probabilità di un fallimento degli Usa è già oggi considerata doppia rispetto all'ipotesi di fallimento della Germania. E la crescita del debito pubblico proveniente dal piano Paulson di salvataggio delle banche e delle altre società finanziarie coinvolte nella crisi peggiorerà ulteriormente le cose.


Il liberismo e il monetarismo sono finiti sotto accusa. I liberisti adesso si travestono da pragmatici e chiedono apertamente l'intervento pubblico nell'economia. Si apre una nuova fase keynesiana? E se è così che caratteristiche avrà?

V. Giacchè: Questo è un aspetto divertente (forse l'unico) di tutta la faccenda. La crisi attuale mette in luce una semplice verità: il fatto che il mercato non è autosufficiente. La situazione è abbastanza curiosa. Hanno appena finito di convincerci che il mercato è l'artefice di tutto quanto vi è di buono nel nostro mondo, mentre lo Stato può soltanto rovinarne l'opera, ed ecco che arriva la crisi dei subprime, e poi del credito. E avviene il miracolo: tutt'a un tratto la "mano visibile" dello Stato non solo ridiventa gradita, ma viene addirittura invocata da voci insospettabili. Fa un certo effetto notare che il Financial Times non ha nulla da ridire sulla nazionalizzazione della banca inglese Northern Rock sull'orlo del fallimento, o sul sostegno da 50 miliardi di sterline alle banche realizzato dalla Bank of England offrendo titoli di Stato in cambio di crediti immobiliari. Fa ancora più effetto osservare come lo stesso governatore della Federal Reserve, Bernanke, giustifichi il salvataggio della banca Bear Stearns (comprata sull'orlo del fallimento da JPMorgan grazie a un prestito di 30 miliardi di dollari da parte della stessa Fed) dicendo che si tratta in realtà di un "salvataggio dei mercati". E pensare che ci avevano spiegato che ormai sarebbero stati i mercati (anzi: il Mercato) a salvare il mondo garantendo benessere e prosperità per tutti. Ma le sorprese non sono finite: dal liberista Zingales che sulla sua rubrica "libero mercato" su l'espresso intona inni alla regolazione al finanziere George Soros che si scaglia contro il "fondamentalismo di mercato"; dall'ex ministro Domenico Siniscalco (oggi a Morgan Stanley) che approva l'atteggiamento "pragmatico" ed anti-ideologico di chi ha finalmente abbandonato "il dogma che il mercato possa risolvere ogni problema", al vecchio Paul Samuelson che afferma addirittura: "urge un po' di statalismo". Insomma: i "convertiti allo Stato interventista" - come li ha definiti il sociologo tedesco Ulrich Beck - non si contano veramente più.

Ovviamente si tratta di conversioni interessate: infatti il problema oggi è quello di socializzare le perdite. La cosa è stata espressa proprio in questi termini dall'economista Roubini: "Nazionalizzare le perdite dei mutui subprime americani in sofferenza per salvare l'economia". Ora il problema è se poi si tornerà a privatizzare i profitti come se nulla fosse. Io credo che le cose non stiano così. La profondità della crisi ha aperto uno squarcio importante nell'ideologia dominante. Non si potrà facilmente fare finta di nulla, né tornare al business as usual. Questo, in ogni caso, è l'obiettivo che dobbiamo prefiggerci: sviluppare la consapevolezza dei problemi. A cominciare dal fatto che il mercato capitalistico stesso è il problema.

da www.contropiano. org

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/10/2008 alle 17:08
Euge, cosa vuol dire carattere temporaneo?
Che si passa da una classe all'altra (e/o viceversa) a seconda della riuscita dell'ultimo compito in classe ( o verifica, come si chiama adesso) ?

 

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nino58

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/10/2008 alle 21:00
Originariamente inviato da nino58

Euge, cosa vuol dire carattere temporaneo?
Che si passa da una classe all'altra (e/o viceversa) a seconda della riuscita dell'ultimo compito in classe ( o verifica, come si chiama adesso) ?


Che la permanenza nelle classi di inserimento è finalizzata all'apprendimento delle conoscenze fondamentali, per il tempo necessario ad ottenerle.

 

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Eugenio Vittone, EROE DEL GAVIA

E' famosa la risposta che George Leigh Mallory diede ai giornalisti che gli domandavano perchè volesse andare sull'Everest. "Perchè c'è", disse semplicemente.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/10/2008 alle 21:11
Originariamente inviato da Federico Martin

Nella prossima parte vedremo cosa dicevano i monetaristi e cosa effettivamente è accaduto.


seconda parte ...

Sotto il nome di monetaristi in generale rientrano tutte quelle dottrine macro-economiche che si occupano principalmente degli effetti dell'offerta di denaro, e considerano l'inflazione come un fenomeno monetario. In particolare negli Stati Uniti agli inizi degli anni '70 prese piede il monetarismo di Friedman (scuola di Chigaco) che diceva che l'inflazione essendo un fenomeno monetario è controllabile dalle banche centrali le quali devono mantenerli al suo valore di equilibrio avente come obiettivo uno specifico livello di inflazione.

Facciamo un passo indietro per capire meglio il contesto di allora, 1971 fallimento di Bretton-Woods, egemonia del dollaro fortemente a rischio, abbandono della parità dollaro-oro ... 1973 shock petrolifero, inflazione principalmente di tipo esogeno che sale vertiginosamente, disoccupazione in forte aumento e crisi economica, le politiche keynesiane orientate sull'economia della domanda ricevono una notevole disillusione, con un inflazione galoppante che fare per ridurre l'inflazione, perché piaccia o no per risolvere una spirale di tipo inflattivo alla fine qualcuno deve pagare il conto.
Visto l'inefficacia delle politiche keynesiane di fronte alla stagflazione l'America cambio politica economica e si decise di passare gradualmente al monetarismo teorizzato da Friedman anche perché ora la banca centrale degli Stati Uniti aveva libertà di movimento praticamente illimitata visto che non esisteva più la zavorra dell'oro ... fine dell'egemonia del dollaro e inizio dell'egemonia delle banche centrali il cui unico dogma almeno nelle fasi iniziali era ... annientare l'inflazione (intesa come aumento dei prezzi) e tutto ciò che in qualche modo poteva essere collegata ad essa, forse varrebbe la pena fare un salto indietro nella storia per capire cosa è la Federal Reserve e come è nata ma qui si aprirebbe un capitolo molto vasto, onde evitare di scrivere troppo mi limiterò a citare le parole pubbliche che rilasciò qualche anno dopo aver firmato il Federal Reserve Act (la legge che decretò la nascita della FED) il presidente degli stati uniti del tempo Woodrow Wilson
"Sono un uomo tra i più infelici. Ho tacitamente rovinato il mio paese. Una grande Nazione industriale è ora controllata dal suo sistema di credito, non siamo più governati dalla libera opinione e dal voto di maggioranza, ma dalla opinione e dalla coercizione di un piccolo gruppo di uomini dominanti" penso che questo possa valere più di mille altri commenti. (azz ... non potevi pensarci due volte prima di firmare ...)

Ma torniamo sul finire degli anni '70, e l'inzio del monetarismo vero e proprio si ebbe con la nomina di Paul Volcker (un banchiere) a capo della FED nel 1979 ad opera di jimmy Carter, e Volcker che aveva carta bianca per agire contro l'inflazione uso' il pugno di ferro, politica monetaria iper-restrittiva rialzo i tassi fin ben oltre il 10% per combattere il flagello che si era abbattutto sull'america (e non solo) dell'inflazione e l'interazione che si era innescata tra i salari e i prezzi continuamente in ascesa, la purga riuscì l'inflazione da un anno all'altro crollo' ma il prezzo da pagare fu altissimo e portò l'america dritto dritto dentro uno dei peggiori periodi di recessione dell'era moderna.

E ora chi comandava negli Stati Uniti si chiese dopo aver sconfitto momentaneamente l'inflazione come fare a rilanciare l'economia senza però rimettere in moto il processo inflattivo, riprendere sulla strada delle politiche keynesiane oppure agire sulla politica monetaria, ma sapevano molto bene che agendo su politiche monetarie espansive, cioé fornendo moneta in eccesso per rilanciare l'economia, l'inflazione è assicurata ed ecco che allora entra sulla scena il neo-liberismo che ha molto di neo e poco di liberismo, le linee politiche/economiche del neo-liberismo di Reagan erano smettere di sostenere il concetto della piena occupazione, combattere i sindacati e le loro rivendicazioni, privatizzare, delocalizzare, "calmierare" i salari in una parola nella lore idee c'era il concetto che con il controllo della politica monetaria si riusciva a controllare il ciclo economico (alla faccia del mercato) inoltre per non generare inflazione il dogma doveva essere combattere tutto ciò che poteva incentivare il processo inflattivo ultimo cioé l'aumento dei prezzi dei beni consumo mentre incentivare tutto ciò che poteva agevolare chi riceve per primo la quantità di moneta stampata ex-nihilo (dal nulla) e cioé le istituzioni finanziarie.
E così inizia l'era del "monetarismo" boom-bust (cioé il "controllo" dei cicli economici con le politiche monetarie) e della deregolamentazione finanziaria, o per meglio dire una regolamentazione mirata a rafforzare il potere del settore finanziario e di come l'eccesso di moneta che verrà creato venga "assorbito" in larga parte dal mondo finanziario e questa non verrà registrata nelle "statistiche" ufficiali dell'inflazione che per come viene misurata tiene conto solo dell'aumento dei prezzi al consumo.

Ma questo lo verdremo meglio nel successivo intervento ...

Però prima di chiudere questo intervento mi permetto una citazione che non potrebbe esprimere meglio alcuni semplici concetti economici per lungo tempo dimenticati

"... È stato avanzato spesso il suggerimento di “stimolare” l’attività economica e favorire un “decollo” ricorrendo ad una nuova espansione del credito, che permetterebbe di porre fine alla depressione e aprire la strada verso la ripresa, o quanto di tornare a condizioni normali; i partigiani di questo metodo dimenticano tuttavia che se essa permetterebbe forse di superare le difficoltà del momento, essa condurrebbe di sicuro ad una situazione ancora più grave in un avvenire non troppo distante.
Alla fine bisognerà che si comprenda che i tentativi di abbassare artificialmente, con l’espansione del credito, il tasso di interesse non possono condurre che a risultati provvisori, e che la ripresa degli affari che alla fine emergono sarà seguita per forza di cose da una ricaduta più profonda, che si tradurrà in una stagnazione completa dell’attività industriale e commerciale. L’economia non potrà svilupparsi armoniosamente e senza battute d’arresto se essa non rinuncia, una volta per tutte, a influenzare con misure artificiose sui livelli dei prezzi e del tassi di interesse. Non è compito delle banche rimediare, attraverso l’espansione del credito, alle conseguenze della scarsità dei capitali o agli effetti di una cattiva politica economica ..."
citaz. Ludwig Von Mises - 1936.

 

[Modificato il 16/10/2008 alle 21:22 by Federico Martin]


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 18/10/2008 alle 09:10
Venerdì tragico in tutta Italia: otto morti bianche


Il bilancio, quasi a fine giornata, è di otto vittime, ma potrebbe aggravarsi. Anche oggi in Italia otto persone sono morte sul lavoro. Morti che vanno a ingrossare le statistiche di una tragedia quotidiana, il numero di coloro che sono usciti per lavorare e non hanno più fatto ritorno a casa.”Le morti sul lavoro stanno diventando un’emergenza nazionale”, ha detto il presidente del Senato Renato Schifani. Un’emergenza che non guarda in faccia alle nazionalità e unisce italiani e immigrati tra le vittime, nella grande maggioranza dei casi operai.
A Ragusa Giuseppe Tumino, dipendente trentottenne di un’azienda dolciaria è finito stritolato in una vasca per la lavorazione del cioccolato. Secondo la prima ricostruzione dei vigili del fuoco, che l’hanno trovato a notte fonda, l’operaio stava pulendo il recipiente quando si è attivato il meccanismo per mischiare gli ingredienti. Un altro operaio, Guido Palumbo, che ieri era caduto da una scala mentre lavorava in un’officina a Casoria è morto in nottata al Cardarelli di Napoli. Era dipendente di una ditta di lavorazione del ferro.
A Battipaglia, provincia di Salerno, Massimiliano Strifezza un operaio di 33 anni è morto schiacciato da un pannello prefabbricato del peso di 70 quintali mentre lavorava in un cantiere per la realizzazione di un capannone industriale. L’uomo stava attraversando il piazzale quando il pannello si è staccato e gli finito addosso.
Nel parmense Giuseppe Tabone, originario di Gela (Caltanissetta) che stava lavorando alla ristrutturazione di una casa a Sanvitale Baganza è deceduto dopo essere caduto dal ponteggio sul quale si trovava, dopo un volo di sei metri. Travolto da un trattore ribaltato, mentre arava il proprio campo: così invece è morto un contadino di 56 anni di Barile (Potenza), Mario Strozza.
Un altro operaio albanese di 38 anni, Luan Qosya, residente a Piacenza, è stato folgorato dai cavi dell’alta tensione a Rovereto di Cadeo (Pc): si trovava su una piattaforma alzata da un braccio meccanico a otto metri da terra e ha urtato i cavi durante una manovra.
Nel Casertano è morto schiacciato da lastre di marmo cadute da una gru Costache Dan Cristian, 21enne romeno, operaio di una fabbrica di lavorazione marmi in via Polvica a San Felice a Cancello. L’operaio si trovava sotto la gru quando improvvisamente la corda che teneva legati i marmi si è spezzata. Infine a Subbiano (Arezzo) Luca Cerofolini, 30 anni è morto schiacciato dal tronco che stava abbattendo con una motosega. Una catena di incidenti mortali proprio nel giorno in cui il tribunale di Taranto ha condannato tre dirigenti dell’Ilva e tre di una ditta appaltatrice (assolvendo però il presidente del polo siderurgico pugliese Emilio Riva) con pene fino ad un anno e 4 mesi per la morte di due operai, vittime di un incidente sul lavoro avvenuto il 12 giugno del 2003: due giovani di 24 e 27 anni rimasero schiacciati da una delle gru utilizzate per il movimento delle materie prime.
Contro le morti bianche prende posizione anche il segretario del Pd Walter Veltroni che dice: ‘’Cantieri e fabbriche non devono essere luoghi di morte ma posti un cui si vive e lavora. Le norme ci sono si tratta di appilicarle con la necessaria attenzione e se serve severità”

(blog.panorama.it)
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L'unica attenuante è che era Venerdì 17....la notizia vera è che l'ho saputo dal televideo mediaset.

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Italia: fatturato e ordini industria in calo ad agosto

FTA Online News
In Italia il fatturato industriale nel mese di agosto ha registrato una flessione del 3% su base mensile e dell'11% su base annua. Gli ordinativi hanno evidenziato un calo dello 0,3% rispetto al mese precedente e del 5,2% in termini tendenziali. (MC)

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Tranquillo, ora Silvio dirà che non siamo in recessione ma che le industrie han cominciato ad operare in nero

 

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...E' il giudizio che c'indebolisce.

 
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Livello Rik Van Looy




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  postato il 18/10/2008 alle 11:34
Vi ricordo che l'attuale ministro dell'istruzione, ha lanciado il malcostume di laurearsi in un diplomificio.
Begli esempi che abbiamo al governo...

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 19/10/2008 alle 19:01
una cronaca del corteo dei lavoratori e degli studenti dell'universitá statale di milano di venerdi, qui:

http://spomilano.noblogs.org/

 
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Livello Gino Bartali




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  postato il 20/10/2008 alle 22:34
Dopo una lunga militanza nell’estrema sinistra si era avvicinato prima al Pds e poi al Pd.
Vai in fondo e segui l’intervista di Enzo Biagi a Vittorio Foa e Tina Anselmi

È morto oggi il politico, sindacalista e intellettuale Vittorio Foa, che dopo una lunga militanza nell’estrema sinistra era avvicinato prima al Pds e poi al Pd. A dare la notizia della sua scomparsa, avvenuta a 98 anni a Formia, sul litorale laziale, è stato proprio il segretario del partito democratico Walter Veltroni.
[Walter Veltroni, segretario Pd]
«È un immenso dolore per noi, per il popolo italiano, è un immenso dolore per gli italiani che credono nei valori di democrazia e libertà, per l’Italia che lavora, per il sindacato a cui Vittorio Foa ha dedicato la parte più importante della sua vita», ha detto Veltroni, che negli ultimi anni frequentava spesso Foa. «È un dolore per me personalmente perché Vittorio Foa incarnava ai miei occhi il modello del militante della democrazia, un uomo con una meravigliosa storia di sofferenza, di lotta e di speranza, un uomo della sinistra e della democrazia, mosso da un ottimismo contagioso e da un elevatissimo disinteresse personale». Padre di Renzo - ex direttore dell’Unità, oggi esponente del centrodestra - e della storica Anna, Vittorio Foa era nato nel 1910 a Torino da famiglia ebraica. Nei primi anni 30 cominciò la sua militanza nel movimento Giustizia e Libertà guidato da Carlo Rosselli. Nel 1935 fu arrestato per attività antifascista, e condannato a 15 anni di carcere. Nel 1943, dopo la caduta del fascismo, fu liberato e divenne rappresentante del Partito d’Azione - una formazione liberalsocialista - nel Comitato di Liberazione Nazionale durante la Resistenza contro i nazifascisti. Dopo la guerra fu eletto del Pda, poi passò al Partito socialista, in cui rimase fino al 1964, quando aderì alla scissione da cui nacque il Partito Socialista di Unità Proletaria, che contestava il governo di centrosinistra Dc-Psi. Nel frattempo, nel 1948, era diventato un dirigente del sindacato metalmeccanici della Cgil, dove restò fino al 1970. Dalla metà degli anni 60 e per oltre un decennio fu dirigente di alcune organizzazioni di estrema sinistra famose all’epoca, come il Pdup e Dp. Negli anni 80 fu docente universitario. Nel 1987 fu eletto senatore indipendente del Pci. All’inizio degli anni 90 abbandonò la politica attiva e scrisse alcuni libri, tra cui il fortunato «Il cavallo e la torre», del 1991.

Fonte : Il Secolo XIX

RIp

 

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Livello Greg Lemond
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  postato il 21/10/2008 alle 08:57
Aniclericalismo? Ma in Italia è un rischio scomparso.


• da Il Giornale del 20 ottobre 2008, pag. 10


di Giordano Bruno Guerri

Benedetto XVI ha ricordato che il fondatore del Santuario di Pompei fu, prima di convertirsi, «un militante anticlericale» dedito «anche a pratiche spiritistiche e superstiziose». Il Papa ha concluso sostenendo che «purtroppo simili tendenze non mancano nei nostri giorni». Nessuno dubita che la superstizione, deprecata dai razionalisti quanto dalla Chiesa, sia viva e vegeta, e che lo spiritismo sia addirittura in aumento. Quindi nel discorso di Benedetto XVI colpisce soprattutto il riferimento all’anticlericalismo, perché non ne sentivamo più parlare da tanto tempo. Non ne sentivamo più parlare perché l’anticlericalismo in Italia non esiste più, almeno non in quantità e forme tali da preoccupare il Pontefice.
Anzitutto intendiamoci sulla definizione. È anticlericale chi si pone aprioristicamente contro il clero, quali che siano i suoi comportamenti. Quell’anticlericalismo è stato fortissimo in Italia fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, e aveva molti padri: a partire da Machiavelli, che – non a torto - considerava il clero colpevole di avere reso gli italiani «sanza religione e malvagi» con i suoi «esempi rei»; l’Illuminismo e la Rivoluzione francese ci aggiunsero del loro, per non dire dell’ostilità vaticana all’Unità d’Italia (in Toscana si dice ancora, come interloquire comune, «Accidenti a pionono!»). L’ultima e definitiva spinta venne dal socialismo ateo, che vedeva nei «preti» il principale alleato del potere economico e politico. A quell’epoca ci fu un fiorire di organizzazioni (come la Giordano Bruno), di giornali (L’Asino) e di personalità (Podrecca, Mussolini, Marinetti ecc. ecc.) carichi di anticlericalismo violento, che però aveva una ragione di essere: in un’Italia analfabeta e ancora credente in modo primitivo, il prete era davvero un’autorità che condizionava le vite delle famiglie e degli individui, che aveva seguito e credito personale, e che dunque era un avversario sociale, politico e ideologico da combattere, meglio ancora da abbattere.
Oggi i sacerdoti non godono più di quel potere, di quel prestigio, di quel credito, per non dire che sono enormemente in numero minore in rapporto alla popolazione. E credo siano pochi, davvero pochi, gli italiani ancora convinti che il basso clero, suore comprese, porti più danni che benefici. Accudiscono le scarse anime che ancora si affidano (almeno a parole) a loro e, in genere, fanno opere di bene. Non si può tacciare sbrigativamente di anticlericalismo chi, come Odifreddi, contesta più la fede che il clero, né chi è più antireligioso che anticlericale. O chi, come Curzio Maltese, fa sacrosantamente le pulci a come viene utilizzato il denaro raccolto dalla Chiesa «per opere di bene». Né chi trova scandalosi – nel senso più puramente evangelico – i preti pedofili e le coperture che hanno avuto dalle gerarchie, specialmente negli Stati Uniti. Io stesso non mi considero parte della categoria. Nei tre libri che avrei scritto «contro la Chiesa» ho analizzato l’effetto del potere politico, spesso nefasto, del Vaticano nella storia d’Italia; il funzionamento a volte discutibile dei processi di canonizzazione; i messaggi dei confessori, non sempre conciliabili con le leggi dello Stato. Ma non per questo credo che «tutti» i preti siano a priori un danno per la società o che le gerarchie ecclesiastiche non abbiano il diritto di dire, a voce forte e chiara, il loro parere sui grandi temi etici. Allo stesso modo mi sembra normale che, nella civiltà della comunicazione, il clero possa dire la sua nei mass media. E ho difeso il diritto di Benedetto XVI di parlare alla Sapienza, senza per questo sentirmi clericale.

Mi auguro però che il Papa non intenda per «anticlericalismo» le critiche che vengono mosse dai laici, come me e tanti altri, a certe posizioni etiche e morali della Chiesa, per esempio quelle sulla contraccezione, sull’eutanasia, sulla biogenetica. Sono critiche che fanno parte di un giusto, necessario e doveroso dibattito tra pensieri diversi, tipico di ogni società libera e civile: un dibattito senza il quale si avrebbe un potere religioso di tipo integralista, inaccettabile nelle società occidentali. Se la Chiesa volesse impedirlo, allora sì che nascerebbe un vero anticlericalismo. E a ragione.

 

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Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
...
e i barbieri il lunedì

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente. Dopo 12 anni di carriera io so quello che devo fare e non voglio che una mia vittoria venga messa in dubbio dalla fantasia delle analisi".

(Jacques Anquetil, 4 maggio 1966, intervista a L'Équipe)

Non riesco a comprendere perché Morris non sia assunto da nessuna rete telvisiva come opinionista

 
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