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Autore: Oggetto: È morto Vito Taccone

Livello Gino Bartali




Posts: 1332
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  postato il 15/10/2007 alle 09:38
E' morto Vito Taccone

Una vita sempre all'attacco, con generosità e sfrontatezza. Una vita all'attacco, senza peli sulla lingua. E' morto d'infarto Vito Taccone, ciclista che negli anni '60 era stato soprannominato "Il camoscio d'Abruzzo". La settimana scorsa Taccone si era incatenato davanti al tribunale di Avezzano, sollecitando la definizione di un'inchiesta per la quale nei mesi scorsi era stato arrestato e successivamente scarcerato. Aveva 67 anni.

La scheda di Taccone:
Nato ad Avezzano (L'Aquila) l'8 maggio 1940, scalatore e velocista, è stato professionista dal 1961 al 1970 con 27 vittorie. Dotato di bellissime doti di scalatore che gli valsero il soprannome di "camoscio d'Abruzzo", è riuscito a evidenziarsi in circostanze particolarmente significative. Sensazionale il suo debutto tra i professionisti: le vittorie in una tappa del Giro d'Italia, nella Tre Giorni del Sud e il trionfo nel Giro di Lombardia davanti a Massignan lo portarono d'acchito al livello delle figure di primo piano, fra le quali seppe mantenersi con le vittorie in quattro tappe consecutive al Giro del'63. Un exploit completato da affermazioni importanti come quelle nel Giro del Piemonte '62, nel Giro della Toscana '63, nel Giro della Campania '64, nella Milano-Torino '65, nel Trofeo Matteotti '66 e nella Marina di Massa-Pian de la Fioba '64. Sostanziosa anche la partecipazione ai dieci Giri d'Italia: oltre a otto tappe, s'è aggiudicato il Gran Premio della Montagna nel '61 e '62 e ha ottenuto piazzamenti pregevoli nella classifica finale. Al Giro della Svizzera ha vinto una tappa nel '66, mentre nel Tour '64 fu scomodo protagonista: ebbe un clamoroso match di pugilato con lo spagnolo Fernando Manzaneque e venne incolpato di aver causato diverse cadute negli arrivi in volata per i suoi scatti scomposti. Anche per questo motivo non vi tornò più. Qualche altro buon piazzamento: 5° nel mondiale '68, 2° nei campionati italiani '68 e '69, 3° nel'66.

tuttobiciweb.it

 

[Modificato il 15/10/2007 alle 13:47 by Monsieur 40%]

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http://www.stefanobertolotti.com

Il tempo del commentatore onniscente è finito. C'è sempre un lettore - spesso, un migliaio di lettori - che su un dato argomento ne sa più di noi. Dargli spazio e ascoltarlo non è demagogia, nè sfruttamento. E' buon senso. (Beppe Severgnini)

Sono come un ginecologo: lavoro dove gli altri si divertono

Non è importante quello che si scrive ma quello che leggono gli altri

Ci sono tre tipi di giornalisti: quelli che si sorprendono delle cose che succedono, quelli che aspettano che le cose succedano e quelli che fanno succedere le cose

 
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  postato il 15/10/2007 alle 09:50
Oh per la miseria! Sono davvero dispiaciuta...

 

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Un uomo comincerà a comportarsi in modo ragionevole solamente quando avrà terminato ogni altra possibile soluzione.
Proverbio cinese

Jamais Carmen ne cédera,
libre elle est née et libre elle mourra.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/10/2007 alle 09:53
Mi dispiace davvero
 
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Livello Herman Van Springel




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  postato il 15/10/2007 alle 09:54
Riposi in pace

 

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"Per quanto l'uomo sogni di valere, il difficile è
rimanere con i piedi per terra"

 
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  postato il 15/10/2007 alle 10:05
L'Abruzzo perde uno dei suoi uomini di sport + importanti e famosi. Mi dispiace molto. Condoglianze alla sua famiglia.

 

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Moderatore




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  postato il 15/10/2007 alle 10:19

(fonte: raidue.rai.it)

 

[Modificato il 15/10/2007 alle 13:47 by Monsieur 40%]


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/10/2007 alle 10:22
Ciao Vito....

 

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EROE DEL GAVIA

A 2 Km dalla vetta mi sono detto "Vai Marco o salti tu o salta lui...E' saltato lui.
Marco Pantani.Montecampione 1998

27/28/29 giugno 2008...son stato pure randonneur

!platonicamente innamorato di admin!

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/10/2007 alle 10:35
Un personaggio sicuramente carismatico e senza troppi timori reverenziali.

Riposi in Pace.

 

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"La vita e la morte.La pace e la guerra.La repubblica e la monarchia.Infine Bartali e Coppi e la progressiva identificazione di un popolo, che ripartiva da zero, in una coppia di campioni."Leo Turrini

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 15/10/2007 alle 10:47
Il buon Dio gli ha concesso giusto il tempo di vedere il primo abruzzese trionfare al Giro d'Italia. Ed è un corridore che ha le stesse caratteristiche che aveva lui. Chissà come doveva essersi rivisto in Danilo sulle salite del Giro...
 
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  postato il 15/10/2007 alle 10:53
Buon viaggio Vito

 

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Vorrei morire in bici, in un giorno di sole, dopo aver scalato una di quelle montagne che sembrano protendersi verso il cielo, mi adagerei sull'erba fresca senza rimpianti, attendendo con serenità il compiersi del mio tempo. Non importa se sarà ...oggi o tra cent'anni, avrò in ogni caso trovato il mio giorno perfetto.

 
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Moderatore




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  postato il 15/10/2007 alle 11:03
Riposa in pace

 

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Enula.
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Livello Tour




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  postato il 15/10/2007 alle 11:20
Per quanto riguarda il Ciclismo, Vito Taccone è uno che sicuramente ha dato tanto al movimento. Ancora adesso lo seguivo su un'emittente locale Abruzzese sempre pronto a promuovere il ciclismo invitando le amministrazioni comunali a costruire velodromi, piste piuttosto che organizzare corse per le categorie giovanili.
Mi mancherà.

Dax

 

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...SONO ARRIVATO AL PUNTO CHE OGNI VITTORIA E' UN DUBBIO...



 
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Livello Tour




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  postato il 15/10/2007 alle 11:35
Stanotte il grande Vito Taccone ha attaccato deciso sul muro di Sormano ed ha staccato il gruppo per sempre. E' volato Lassù dove c'erano i Grandi ad attenderlo. Vito ha insegnato a tutti cosa significa soffrire per emergere, come bisogna lottare per primeggiare, come sia importante dire sempre quel che si pensa anche ai giorni nostri anche se è più opportuno dire quel che più conviene.
Vito ha fatto degli errori come fanno tutti e li ha pagati duramente con il carcere, con la sua faccia, con la sua grinta come quando correva e spesso vinceva.
Un giorno in piazza Arimondi a Pontedecimo al termine del Giro dell'Appennino del 1965 si fermò proprio davanti a me ed imprecava per aver perso la volata per un soffio. L'avevano superato Dancelli e De Rosso compagni alla "Molteni" e lui, alfiere della "Salvarani", aveva dovuto accontentarsi del terzo scalino del podio. Ma non digeriva quel piazzamento. L'avevo visto scatenato sul Passo della Bocchetta anche se il miglior tempo lo aveva staccato Franco Balmamion (26' 58"). Poi la picchiata su Pontedecimo ed una volata affollata da ben tedici corridori di grosso calibro. Vito era partito lungo ma Michelino Dancelli e Guido De Rosso lo avevano "bruciato" per pochissimo.
Taccone aveva dipinta in volto tutta la delusione del momento e quel volto da allora non l'ho più dimenticato come da oggi non dimenticherò più questo Campione generoso come pochi.

 
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Livello Herman Van Springel




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  postato il 15/10/2007 alle 11:38
Originariamente inviato da delfo

Stanotte il grande Vito Taccone ha attaccato deciso sul muro di Sormano ed ha staccato il gruppo per sempre. E' volato Lassù dove c'erano i Grandi ad attenderlo. Vito ha insegnato a tutti cosa significa soffrire per emergere, come bisogna lottare per primeggiare, come sia importante dire sempre quel che si pensa anche ai giorni nostri anche se è più opportuno dire quel che più conviene.
Vito ha fatto degli errori come fanno tutti e li ha pagati duramente con il carcere, con la sua faccia, con la sua grinta come quando correva e spesso vinceva.
Un giorno in piazza Arimondi a Pontedecimo al termine del Giro dell'Appennino del 1965 si fermò proprio davanti a me ed imprecava per aver perso la volata per un soffio. L'avevano superato Dancelli e De Rosso compagni alla "Molteni" e lui, alfiere della "Salvarani", aveva dovuto accontentarsi del terzo scalino del podio. Ma non digeriva quel piazzamento. L'avevo visto scatenato sul Passo della Bocchetta anche se il miglior tempo lo aveva staccato Franco Balmamion (26' 58"). Poi la picchiata su Pontedecimo ed una volata affollata da ben tedici corridori di grosso calibro. Vito era partito lungo ma Michelino Dancelli e Guido De Rosso lo avevano "bruciato" per pochissimo.
Taccone aveva dipinta in volto tutta la delusione del momento e quel volto da allora non l'ho più dimenticato come da oggi non dimenticherò più questo Campione generoso come pochi.


 

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"Per quanto l'uomo sogni di valere, il difficile è
rimanere con i piedi per terra"

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/10/2007 alle 12:43
una perdita enorme per tutto lo sport abruzzese.

Per il suo passato di grande atleta e grande personaggio del mondo delle due ruote, ma anche per il suo presente: è grazie a lui e ai suoi ottimi rapporti con Carmine Castellano se l'Abruzzo ha potuto assistere in questi ultimi anni a manifestazioni ciclistiche di grande livello.
Su tutte la tappa del Gran Sasso del 1999 vinta da Pantani, per la quale Vito preparò una scenografia eccezionale che purtroppo non vide nessuno perchè il maltempo impedì le riprese dagli elicotteri, e naturalmente la partenza del Giro 2001 da Pescara.
Ma anche la tappa di Avezzano di qualche anno fa, la tappa dell'Aquila vinta da Di Luca (che fu disegnata personalmente proprio da Vito) e addirittura una riunione su pista allo stadio dell'Aquila nel 1998, che vide la prima gara di Marco Pantani dopo la vittoria al Tour de France.
Tutte manifestazioni che probabilmente non ci sarebbero state senza il lavoro formidabile di Vito Taccone.

Sul Taccone corridore è stato detto tutto; fortissimo in salita, ma molto forte anche allo sprint, è stato il classico cavallo pazzo che scombussolava i piani dei grandi squadroni (lui più volte ha detto di rivedersi, come modo di correre, in Chiappucci).
Fuori dalle corse un polemista nato che ha fatto la fortuna di Zavoli e del Processo alla Tappa, sanguigno, istintivo (e questo gli ha portato non pochi guai anche nella vita extra-sportiva) ma sempre con una carica umana e di simpatia che ti affascinava.

Addio Vito, mancherai a tutti gli abruzzesi.

 

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"L'uomo da battere è Gianni Bugno, e quasi certamente non riusciremo a batterlo" (Greg Lemond, Stoccarda, 24 agosto 1991)

"Il rock è jazz ignorante" (Thelonious Monk)

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/10/2007 alle 13:30
La passione fatta persona.
Fino alla fine, che non poteva essere che questa.
Non poteva morire "con il vaso di piscio pieno sotto il letto" come aveva scritto del protagonista di un suo romanzo il conterraneo Ignazio Silone.
Spero che sabato venga degnamente ricordato al Giro di Lombardia,che fu la sua vittoria più importante.
Addio Vito.

 

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nino58

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/10/2007 alle 13:44
ciao Vito.
e so triste .....

 

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"MEGLIO NON ESSERE RICONOSCIUTO PER STRADA CHE ESSERLO ALL'OBITORIO.
IL CASCO SALVA LA VITA, LA CHIOMA VA BENE PER LA FOTO SULLA TOMBA"!!!


Articolo 27 della costituzione Italiana

La responsabilità penale è personale.
L'IMPUTATO NON E' CONSIDERATO COLPEVOLE SINO ALLA CONDANNA DEFINITIVA.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte.

 
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Livello Raymond Poulidor




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  postato il 15/10/2007 alle 13:50
sentite condoglianze
 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 15/10/2007 alle 14:28
i miti vivono per sempre nei ricordi di chi li ha amati.


 
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Livello Gastone Nencini




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  postato il 15/10/2007 alle 15:18
mio padre era un suo grande ammiratore, tante volte mi ha raccontato di come Vito con furbizia e mestiere riuscisse a battere corridori più forti e blasonati di lui ... il mio dispiacere ora è unito al vostro.

 

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PALMARES:
http://www.cycle-racing.com/winners/Rebellin.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Davide_Rebellin

email (scritta tutta al contrario) ti.orebil@zp.suicul

ti avverto! ... ti aspetterò solo per altri 111 anni ... poi me ne vado

 
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  postato il 15/10/2007 alle 15:34
Ho appreso la notizia al telegiornale con molta tristezza.Vista la mia età non ne ho potuto ammirare le gesta in bicicletta ma attraverso le testimonianze e i racconti avevo potuto apprezzare come Taccone incarnasse perfettamente l'abruzzese coriaceo,verace,che vedeva nella bicicletta una possibilità di riscatto sociale in un periodo dove non si navigava nell'oro.Gli è mancata la vittoria al Giro d'Italia ma ha saputo entusiasmare gli abruzzesi e non con le sue imprese,la sua voglia di dare spettacolo in salita.Ed anche quando il Giro faceva tappa qui ci teneva a vincere davanti alla sua gente ma purtroppo non vi è mai riuscito.Così una delle gioie più grandi venne dal Trofeo Matteotti,vinto nel 1966 a Pescara.Negli ultimi anni si era impegnato attivamente per portare in Abruzzo tappe del Giro d'Italia(tra i progetti ricordo che voleva proporre una cronoscalata da L'Aquila al Gran Sasso e una cronometro che attraversasse le terre occupate una volta dal Lago Fucino)ed si era entusiasmato per il fatto che con Danilo Di Luca la nostra terra potesse di nuovo tornare ai vertici del ciclismo nazionale.
Se Danilo però è riuscito ad arrivare più in alto,Vito è stato forse il più amato.
Condoglianze alla famiglia

 
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  postato il 15/10/2007 alle 15:36
Me lo ricordo con la voce delusa durante la telecronaca della tappa del Giro 2005 che si concludeva a L'Aquila, che fu disegnata proprio da Vito Taccone, che si aspettava sulle salite abruzzesi addirittura sconquassi per la classifica generale.

Vinse Di Luca, quella tappa, ma Taccone continuò a ripetere durante il Processo alla Tappa che quella frazione, di cui conosceva a memoria il numero di curve, di tombini, di "esse", di salite, di discese, di dislivello, e di tutto quanto, aveva reso meno di ciò che si aspettava.

Gli sia lieve la terra.

 

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Livello Herman Van Springel




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  postato il 15/10/2007 alle 15:44
Propongo, come fatto qualche settimana fa con l'amico Ilic, che in concomitanza con l'orario dei funerali, ci si ritrovi qui e si testimoni la partecipazione al dolore della famiglia nelle stesse modalità già seguite per il nostro amico.
La nostra squadra, per l'ultima fornitura di divise estive ed invernali, si è servita della ditta di Taccone: sono due anni che le usiamo e non possiamo che essere soddisfatti delle stesse, in modo particolare delle divise invernali realizzate con materiali speciali.

 

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Livello Tour




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  postato il 15/10/2007 alle 16:28
Mi dispiace tantissimo, l'ho sempre ammirato.
Sentite condoglianze alla famiglia.

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 15/10/2007 alle 16:28
Dopo una mattinata ed un primo pomeriggio passati lontano dal computer, aprirlo, e trovare la notizia della morte per infarto di Taccone, è stato come subire un pugno allo stomaco.
Lo conobbi di persona, nel 1997, a Martinsicuro, un paesino sulla costa adriatica, ai confini fra Abruzzo e Marche.
Già al primo impatto, mi apparve come quello che avevo conosciuto bambino, quando era il protagonista, potrei dire principale, del “Processo alla tappa”, curato dal grande Sergio Zavoli.
Si trattava di una conferenza pubblica, ed entrambi avevamo un motivo per trovarci dietro al tavolo della presidenza: il sottoscritto in veste di relatore e Vito quale ospite d’onore. Ci eravamo conosciuti poco prima, ma anche in quella posizione, dove solitamente si cerca di moderare il dialogo ravvicinato, quando chi presiede o altri sono al microfono, Taccone non cambiò atteggiamento e continuò a parlarmi come se fossimo gli unici presenti in quel salone, tra l’altro stracolmo di persone. Il Sindaco del luogo, ci presentava e si rivolgeva a noi con le gestualità del caso, ma Vito era troppo intento ad esprimermi a voce per nulla moderata le sue impressioni su quel ciclismo che continuava ad amare immutato. Mi chiese di Marco Pantani, che era convinto di rivedere anche più forte di prima, nonostante la gamba spezzata alla Milano Torino, indi, sapendomi della zona, mi pregò di salutargli gli altri romagnoli, i suoi avversari amici Baldini e Pambianco. Riuscì addirittura a propormi il suo abbigliamento sportivo per il team femminile di cui ero manager. Insomma, era un fiume in piena che mi creava un certo disagio, visto il pubblico che ci guardava e quel Sindaco che non poteva non notare. Quando costui mi diede la parola, pensai di tradurre il tema del mio imbarazzo in un modo originale di iniziare la disamina: “Amici sportivi, ho conosciuto finalmente Vito Taccone! Sono passati più di trenta anni da quando lo vedevo animatore principe dei Processi alla tappa, ma lui è rimasto il tipo sanguigno, popolare e colorito di quei tempi. Anzi, come lui rivolto a Zavoli definì Merckx, “non un corridore, ma una schiopppetta”, oggi, il sottoscritto, ha conosciuto la sua di schioppetta, nel “Camoscio d’Abruzzo”, in arte Vito Taccone!”. Fu un successo, avevo scacciato i disagi e mi trovai abbracciato da quella “schioppetta”. ….

Il 14 giugno scorso, Vito era stato arrestato assieme ad altri, con la pesante accusa di associazione a delinquere, finalizzata al commercio di capi di abbigliamento contraffatti o provenienti da furti. Successivamente, era stato rimesso in libertà, ma l’aspetto lo aveva segnato al punto di incatenarsi davanti al Tribunale di Avezzano, per chiedere un processo rapido, dove avrebbe potuto dimostrare la sua estraneità. Si era infatti sempre dichiarato innocente. Sembrava quasi presagire quanto i tempi della giustizia, potessero superare i confini della sua permanenza in vita…
Non entro nel merito della questione. Le derive umane possono essere dietro l’angolo di chiunque, proprio perché siamo uomini. Ed in questo paese, per quanto mi riguarda, è proprio il giustizialismo di gente come Grillo e Travaglio a farmi temere …..per la stessa democrazia.


Per i più giovani, ecco chi è stato Vito Taccone……

Dal mio libro: “Protagonisti del ciclismo a Forlì”…



VITO TACCONE
Nato ad Avezzano (L'Aquila) l'8 maggio 1940. Scalatore e velocista. Professionista dal 1961 al 1970 con 27 vittorie.



Dire che Vito Taccone è stato un grande personaggio degli anni sessanta, può apparire un eufemismo. L’abruzzese tignoso e loquace, fu il protagonista principale del Processo alla Tappa di Sergio Zavoli e basterebbe già questo, come biglietto da visita. Vito però, era pure un campione, uno che se avesse contenuto i suoi furori, probabilmente, un Giro d’Italia, lo avrebbe potuto vincere. Per le sue doti di scalatore, ereditò presto la definizione di "camoscio d'Abruzzo", ed è riuscito a evidenziarsi in circostanze particolarmente significative, che ne dimostravano ampiamente i valori, ma anche una certa fragilità quando incontrava più salite in successione. Il resto lo faceva il suo essere nelle bocche di tutti, indipendentemente da una considerazione di simpatia o antipatia. Dopo esser stato un buon dilettante debuttò alla grande fra i professionisti nel 1961, vincendo la Tre Giorni del Sud e due tappe della stessa, la frazione di Potenza al Giro d’Italia e il Giro di Lombardia. In questa occasione seppe superare una crisi che l’aveva portato sull’orlo del ritiro e poi a battere uno scalatore come lui, Imerio Massignan. Nel ’62 subì una flessione in quanto a vittoriem ma non in termini di presenze e piazzamenti, vinse comunque il Giro del Piemonte. Esplosivo il suo 1963. Al Giro d’Italia fu per taluni aspetti vincitore morale, grazie a cinque successi di tappa consecutivi ad Asti, Oropa, St. Vincent e Leukerbad a cui aggiunse anche il prestigioso traguardo di Moena. Grazie a lui, la maglia verde con fascia bianca della Lygie, divenne una delle più popolari. Non vinse il Giro, perché fu vittima delle sue amnesie proprio nelle tappe di minore importanza. Durante l’anno vinse, sempre con un’azione di forza, anche il Giro di Toscana. Nel ’64 lo si aspettava ad un acuto nella “rosa” principalmente, visto che nel propedeutico Giro della Svizzera Romanda aveva vinto da gran campione la tappa di Ovronnar, ma sulle strade italiane, si perse un po’ e pagò non poco le attenzioni che su di lui l’intero gruppo riservava. Vinse comunque la tappa di Parma e poi ….le sue vittorie post gara al “Processo”. Continuò a rimanere ai vertici, ma le vittorie cominciarono a diradarsi. Nel ‘65 vinse la Milano-Torino, nel ’66 il Trofeo Matteotti, la tappa di Diano Marina al Giro e quella di Roschbach al Tour de Suisse. Nel 1968, il suo ultimo successo nella durissima Marina di Massa Pian della Fioba. Nel suo palmares al Giro d’Italia sono da considerare oltre alle otto tappe vinte, anche i successi nella classifica finale del GPM nel 1961 e ’62. Partecipò anche al Tour de France, una sola volta però, perché per quello che combinò un quella sua partecipazione si guadagnò l’antipatia dell’organizzazione. Nel 1964, infatti, si rese protagonista di un clamoroso match di pugilato e di pompe con lo spagnolo Fernando Manzaneque e fu incolpato di aver causato diverse cadute negli arrivi in volata, per i suoi scatti scomposti. Fu azzurro ai mondiali del 1963-’64-’66-’68 e’69, raggiungendo come miglior risultato il 5° posto ad Imola ’68. Finì secondo ai campionati italiani del 1968 vinti da Gimondi e a quelli dell’anno successivo, vinti da Adorni. Chiuse la carriera nel 1970, in una formazione, la Cosatto Morsicano, di cui era anche sponsor. Nel dopo, è divenuto imprenditore con esiti non sempre felici, alternati a puntate come colorito commentatore televisivo. Ripeto, un personaggio, aldilà dei suoi valori di corridore.


Caro Vito, ti sia lieve la terra.

Morris

 

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"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
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  postato il 15/10/2007 alle 16:36
da un thread doppione:

Originariamente inviato da 4504franco

Approfitto per piangere anch'io la scomparsa di Taccone, eroe della mia infanzia, e per associarmi anch'io all'auspicio che il "Lombardia" lo ricordi degnamente. Requiescat in pace.

 

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  postato il 15/10/2007 alle 16:55
Ciao Vito.... condoglianze alla famiglia

 

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Se si è ritirato Bewolcic si possono ritirare tutti...


Gianni



 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/10/2007 alle 17:20
Mi dispiace davvero tantissimo Condoglianze alla famiglia

 

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"Se hai la fortuna clamorosa di diventare un cronista di ciclismo, non puoi fare a meno di essere coinvolto, trascinato in una passione infinita, irrinunciabile, che ti segna per sempre" - Pietro Cabras

"C'è una salita? Vai su, arriva in cima, e vedrai che sarai sempre vincitore" - Giordano Cottur

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/10/2007 alle 18:03
Se ne è andato, Taccone.
E con lui se ne va un altro pezzo della nostra fanciullezza. Ero troppo piccolo quando vinse il Lombardia, ma lo ricordo bene al Processo alla Tappa, in quei infiammati dopo corsa che lo vedevano protagonista accanto ai più bei nomi del giornalismo nostrano, sportivo e non.
Non che in corsa , sia chiaro, non fosse tra i prim’attori. Ma quella ribalta televisiva gli regalò una popolarità immensa tant’è che, a distanza di oltre quarant’anni, due nomi su tutti sono associati a quella trasmissione: Zavoli, che la inventò, e Vito Taccone , autentico mattatore .
Perché il processo sembrava fatto apposta per lui, per la sua vis polemica , per la sua schiettezza che piaceva tanto agli appassionati.
Adorni, con il suo eloquio , appariva più distante dal sentire della gente del ciclismo.
Per la generazione dei nostri padri ( o, almeno, per una buona parte ) Taccone era uno di loro, perchè veniva dalla campagna . Perché come loro aveva patito la fame e sin da ragazzo aveva lavorato, aiutando la famiglia.
Perchè avrebbe voluto studiare , ma in casa non c’erano neppure i soldi per comprare i quaderni

In quell’Italia degli anni 60, la storia di Taccone era la storia di tanti.
Anche per questo piaceva , e non solo nel suo Abruzzo o, più in generale, nel Sud.
E piaceva perché i suoi valori erano quelli del sacrificio, della fatica e della rinuncia e perché grazie a questi valori aveva lottato e ce l’aveva fatta a conquistarsi un posto nella vita.

Come tutti gli uomini che hanno alle spalle una storia di sofferenza , non lo spaventavano le prove più dure.
Ricordo quando, in una trasmissione televisiva (credo fosse “Giallo di sera”), annunciò che nei giorni successivi avrebbe affrontato un delicato intervento chirurgico e lo diceva con serenità, promettendo che si sarebbe impegnato con tutte le sue forze per sconfiggere un avversario tosto,cattivo, mostruoso.

Ci mancherà , Taccone.
E non solo l’atleta, con le sue vittorie e i suoi piazzamenti (47 secondi posti in carriera) , o il personaggio- unico e irripetibile- del teatrino televisivo.
Mancherà soprattutto l’uomo, con le sue autentica passione per il ciclismo, la sua irruenza e il suo essere spesso sopra le righe , nello sport come nella vita.
E se qualche volta ha sbagliato, non per questo deve essere messo in croce.
Rissoso e irascibile: come negarlo?
Ma , credo , con un grande cuore, lo stesso che lo faceva scattare sulle salite più impervie e che ha regalato tante emozioni.
Soprattutto per questo dobbiamo ringraziarlo.


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/10/2007 alle 18:16
Ciao Camoscio...

 

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Giorgio, malato di ciclismo

http://www.youtube.com/watch?v=CbG4xcmxduI
http://www.youtube.com/watch?v=lnX4uaDYyIU&feature=related

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/10/2007 alle 18:27
Originariamente inviato da nino58
Spero che sabato venga degnamente ricordato al Giro di Lombardia,che fu la sua vittoria più importante.


Me lo auguro anch'io.



 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/10/2007 alle 18:34


Massignan e Taccone sul Muro di Sormano, al Giro di Lombardia del 61

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/10/2007 alle 18:54
Giro di Lombardia che vinse a ventun'anni.
Ricordo anch'io "Giallo di sera" rubrica sul Tour degli anni '90, in cui, all'ultima puntata, annunciò che nei giorni seguenti avrebbe dovuto affrontare il "male del secolo" .
Era, forse, l'anno prima della vittoria di Pantani, di cui era un tifoso scatenato.
Verso Di Luca aveva ,invece, un atteggiamento più paterno.

 

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nino58

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/10/2007 alle 19:19
Riposa in pace, Camoscio...

Anch'io penso che sabato prossimo il Lombardia debba trovare il modo di ricordarlo adeguatamente.

Da parte nostra, proveremo il Muro in suo onore...

 

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"...Ogni volta che vedo un adulto in bicicletta, penso che per la razza umana ci sia ancora speranza..." (H.G. Wells)

 
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Livello Ottavio Bottecchia




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  postato il 15/10/2007 alle 20:40
Grande Vito!!
Ci mancherai..

 
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Livello Learco Guerra




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  postato il 15/10/2007 alle 21:42
spero, per ricordarlo come si deve, di vedere al prossimo Giro d'italia una tappa davvero importante sulle montagne del suo Abruzzo

 

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Livello Fausto Coppi
UTENTE DELL'ANNO 2009
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  postato il 15/10/2007 alle 21:52
Ciao Vito... riposa in pace...

 

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« La superstizione porta sfortuna »
(Raymond Merrill Smullyan, 5000 B.C. and other philosophical fantasies, 1.3.8)


Fantaciclismo Cicloweb 2010

Piazzamenti sul podio:


Omloop Het Nieuwsblad Élite: 3°
E3 Prijs Vlaanderen - GP Harelbeke: 2°
GP Miguel Indurain: 1°
Ronde van Vlaanderen / Tour des Flandres: 3°
Rund um Köln: 1°
Liège-Bastogne-Liège: 1°
Giro d'Italia: Carrara - Montalcino: 2°
Tour de France: Sisteron - Bourg-lès-Valence: 1°
Tour de France: Longjumeau - Paris Champs-Élysées: 1°
Tour de France - classifica finale: 3°
Gran Premio Città di Peccioli - Coppa G. Sabatini: 1°

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Asso di Fiori

 
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Livello Tour




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  postato il 15/10/2007 alle 21:55
non mi era affatto simpatico. condoglianze alla famiglia ed ai suoi cari.

 

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... TORNEREMO GRANDI?

 
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Livello Miguel Indurain




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  postato il 15/10/2007 alle 22:38
Originariamente inviato da cancel58

Originariamente inviato da nino58
Spero che sabato venga degnamente ricordato al Giro di Lombardia,che fu la sua vittoria più importante.


Me lo auguro anch'io.




Penso proprio di si, ora anche lui è volato in cielo verso tutti gli atri suoi colleghi ce lo hanno preceduto,

 

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Livello Miguel Indurain




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  postato il 15/10/2007 alle 22:39
Originariamente inviato da antonello64

una perdita enorme per tutto lo sport abruzzese.

Per il suo passato di grande atleta e grande personaggio del mondo delle due ruote, ma anche per il suo presente: è grazie a lui e ai suoi ottimi rapporti con Carmine Castellano se l'Abruzzo ha potuto assistere in questi ultimi anni a manifestazioni ciclistiche di grande livello.
Su tutte la tappa del Gran Sasso del 1999 vinta da Pantani, per la quale Vito preparò una scenografia eccezionale che purtroppo non vide nessuno perchè il maltempo impedì le riprese dagli elicotteri, e naturalmente la partenza del Giro 2001 da Pescara.
Ma anche la tappa di Avezzano di qualche anno fa, la tappa dell'Aquila vinta da Di Luca (che fu disegnata personalmente proprio da Vito) e addirittura una riunione su pista allo stadio dell'Aquila nel 1998, che vide la prima gara di Marco Pantani dopo la vittoria al Tour de France.
Tutte manifestazioni che probabilmente non ci sarebbero state senza il lavoro formidabile di Vito Taccone.

Sul Taccone corridore è stato detto tutto; fortissimo in salita, ma molto forte anche allo sprint, è stato il classico cavallo pazzo che scombussolava i piani dei grandi squadroni (lui più volte ha detto di rivedersi, come modo di correre, in Chiappucci).
Fuori dalle corse un polemista nato che ha fatto la fortuna di Zavoli e del Processo alla Tappa, sanguigno, istintivo (e questo gli ha portato non pochi guai anche nella vita extra-sportiva) ma sempre con una carica umana e di simpatia che ti affascinava.

Addio Vito, mancherai a tutti gli abruzzesi.


Wicuramente allo sport abruzese e marsicano

 

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Livello Bernard Hinault




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  postato il 16/10/2007 alle 09:17
Ciao Vito e condoglianze alla famiglia

 

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Daniele

Maglia Nera CKC 2007

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Livello Federico Bahamontes




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  postato il 16/10/2007 alle 12:05
E' stato un personaggio. Non conosco moltissimo del Camoscio d'Abruzzo come corridore. Quel che so è che la maglia della mia squadra, l'immarcescibile ICARO FRATICELLI, è stata disegnata e creata proprio nella sua azienda di Avezzano.

Arrivederci un dì, Camoscio.

 

[Modificato il 16/10/2007 alle 12:28 by cyclingchecco]

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/10/2007 alle 12:19
Un grande personaggio del cilcismo che se n'è andato. Condoglianze alla famiglia.

 

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Livello Luison Bobet




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  postato il 16/10/2007 alle 22:09
Mi dispiace moltissimo, caro Vito, perchè eri troppo giovane per andartene. Non ho mai avuto modo di vederti dal vivo, sono nato nel 1965 e ti ho visto correre solo in immagini di repertorio. Mio padre mi racconta delle tue doti di scalatore, di atleta che rappresentava la rivincita per la gente della sua terra, l'Abruzzo, quella gente che ti voleva davvero bene. Da parte mia, ho avuto modo di seguire le tue cronache delle corse, quando facevi l'opinionista al Giro, negli anni '90, ricordo la tua verve, la tua grinta anche quando dicesti apertamente che andavi a combattere con il male del secolo.
Magari sarai stato un uomo focoso, qualche volta sopra le righe, ma banale mai.
Sai cosa ti dico? Mancherai al ciclismo, perchè i personaggi come te sono, al giorno d'oggi, sempre più rari.
Grazie di tutto, ciao.

 

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Ovunque. (nino58)

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Verità e giustizia per Marco Pantani

 
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