Board logo

Il Forum di Cicloweb

Non hai fatto il login | Login Pagina principale > Dite la vostra sul ciclismo! > Thomas, agnomen da salti....
Nuovo Thread  Nuova risposta  Nuovo sondaggio
< Ultimo thread   Prossimo thread >  |  Versione stampabile
Autore: Oggetto: Thomas, agnomen da salti....

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




Posts: 4217
Registrato: Oct 2003

  postato il 29/08/2007 alle 23:33
La vittoria odierna ai Mondiali di Atletica del bahamense Donald Thomas, mi ha riportato alla mente un altro grandissimo saltatore in alto, dallo stesso agnomen: Thomas.
Come Donald, anche l’altro grande saltatore, di nazionalità americana, doveva lottare con un russo che, nel caso dello statunitense, era un’autentica leggenda.


Donald Thomas a sinistra - John Thomas a destra
(Straordinaria la somiglianza nel volto fra i due ……)

Ma chi era John Thomas?

....Per i più giovani...

John Thomas, nato a Boston il 3 marzo del 1941, è da considerarsi il padre dell'esplosione del salto in alto avvenuta fra la fine degli anni ‘50 e terminata con lo strepitoso 2,28 di Valery Brumel nel 1963. L'evoluzione della specialità ebbe poi un ulteriore sussulto con la totale modifica dello scavalcamento dell'asticella, culminata con la vittoria di Dick Fosbury alle Olimpiadi di Città del Messico nel 1968. Thomas era molto alto, 1,96 per 81 kg, saltava ovviamente col vecchio ventrale e per anni fu uno dei pochi atleti di colore (aveva ereditato lo scettro dal campione olimpico di Melbourne, Charles Dumas) statunitensi a cimentarsi sulla specialità. Si segnalò a soli 17 anni, quando dominò le prime gare indoor fino a stabilire il record del mondo al coperto (allora poco in voga). Non ancora diciottenne, anche all’aperto, era già uno dei migliori saltatori in alto statunitensi. Nel ’59, la sua crescita fu ancor più tangibile, ma l'anno che lo consacrò grandissimo, fu proprio il 1960, dove, appena diciannovenne, stabilì a ripetizione i nuovi primati del mondo, fino a determinare, il maggior incremento della storia "ognitempo" della specialità (in coabitazione con colui che poi diverrà il suo storico avversario, Valery Brumel). Vi riuscì in ben tre occasioni, prima con 2,17, poi con 2,18 ed infine ai "Trials" di Palo Alto, dove stabilì la per quei tempi fantascientifica misura di 2,22 metri.



Fu dunque il primo uomo ad abbattere la barriera dei 2,20. Si presentò così alle Olimpiadi di Roma come netto favorito. Ma i russi erano ansiosi pure loro di dimostrare i grandi progressi della specialità e portarono alla gara olimpica tre rappresentanti in grande forma: Viktor Bolshov, Robert Shavlakadze e il fenomeno Valery Brumel, appena diciottenne, fresco del primato europeo (2,17) stabilito solo due settimane prima dei Giochi.
Si era in piena guerra fredda, ed il fascino del salto in alto nello sport, era stato preso come uno dei campi di sfida Usa-Urss, nel medesimo modo con cui si viveva il duello nell'astronautica.
John Thomas sentì enormemente la pressione psicologica dell'occasione, anche perché i tre sovietici, seppero fare gruppo esaltandosi l'uno con l'altro. Vinse il meno accreditato dei tre, il georgiano Shavlakadze con 2,16, a pari misura con Brumel, mentre Thomas riuscì ad anticipare Bolshov, per minor numero di errori, saltando 2,14.
Fu una beffa e l'elegante e mite Thomas, iniziò in quella occasione a fungere da ideale scudiero, alla grande ascesa del siberiano Brumel, per molti il più grande "altista" della storia. Nel 1961 Valery salì a 2,25, detronizzando John, quindi arrivò a 2,27 nel '62 e a 2,28 nel 1963. Fra i due, divenuti nel frattempo le principali attrazioni dei meeting, si dipanarono duelli formidabili, ben 9 prima delle Olimpiadi di Tokyo: otto li vinse Brumel, e uno Thomas, ma le differenze erano inezie. Spesso i loro duelli terminavano a pari misura e la vittoria del russo, era dovuta al minor numero di errori.


Thomas, con l’amico avversario Valery Brumel.

A Tokyo, i due signori over 2,20, furono autori di una grande gara, ma al rallentatore per la tensione: vinse Valery con 2,18, a pari misura con John. Dopo un bronzo ed un argento, Thomas provò a spingersi verso le Olimpiadi di Città del Messico, con la speranza di arrivare a quell'oro ancor mancante. A suo favore giocava l'impossibilità di Brumel di difendere il titolo a causa di un incidente che gli aveva spappolato una gamba. Ma all'altura messicana, Thomas, non ci arrivò. Prima ancora dei Trials, ad eliminare le sue speranze, fu una improvvisa vocazione ad anticipare il ruolo di allenatore. In Messico però, Dick Fosbury, prendendosi l'oro, portò alla conoscenza del mondo uno stile destinato alla immortalità, ed i problemi di adattamento tecnico, imposero a John, anche sulla nuova funzione, una medesima gara ad inseguimento, stavolta in tuta. Provò più volte, accanto ai suoi allievi, quel rivoluzionario modo di scavalcare l’asticella, fino a pensare di rinascere anche come atleta, ma, ben presto, capì che un ritorno a quel ruolo non era più possibile.
Di John Thomas però, restano indelebili le sue immagini di sopraffino ventralista che firmò belle e peculiari pagine del romanzo dell’atletica, fino a determinarsi un grande….. che non poté divenire grandissimo, per due motivi: Valery Brumel e la sua spiccata fragilità nei momenti decisivi.

Morris

 

____________________
"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
Edit Post Reply With Quote

Livello Fausto Coppi




Posts: 1635
Registrato: Apr 2005

  postato il 30/08/2007 alle 00:03
Originariamente inviato da Morris

La vittoria odierna ai Mondiali di Atletica del bahamense Donald Thomas, mi ha riportato alla mente un altro grandissimo saltatore in alto, dallo stesso agnomen: Thomas.
Come Donald, anche l’altro grande saltatore, di nazionalità americana, doveva lottare con un russo che, nel caso dello statunitense, era un’autentica leggenda.


Donald Thomas a sinistra - John Thomas a destra
(Straordinaria la somiglianza nel volto fra i due ……)

Ma chi era John Thomas?

....Per i più giovani...

John Thomas, nato a Boston il 3 marzo del 1941, è da considerarsi il padre dell'esplosione del salto in alto avvenuta fra la fine degli anni ‘50 e terminata con lo strepitoso 2,28 di Valery Brumel nel 1963. L'evoluzione della specialità ebbe poi un ulteriore sussulto con la totale modifica dello scavalcamento dell'asticella, culminata con la vittoria di Dick Fosbury alle Olimpiadi di Città del Messico nel 1968. Thomas era molto alto, 1,96 per 81 kg, saltava ovviamente col vecchio ventrale e per anni fu uno dei pochi atleti di colore (aveva ereditato lo scettro dal campione olimpico di Melbourne, Charles Dumas) statunitensi a cimentarsi sulla specialità. Si segnalò a soli 17 anni, quando dominò le prime gare indoor fino a stabilire il record del mondo al coperto (allora poco in voga). Non ancora diciottenne, anche all’aperto, era già uno dei migliori saltatori in alto statunitensi. Nel ’59, la sua crescita fu ancor più tangibile, ma l'anno che lo consacrò grandissimo, fu proprio il 1960, dove, appena diciannovenne, stabilì a ripetizione i nuovi primati del mondo, fino a determinare, il maggior incremento della storia "ognitempo" della specialità (in coabitazione con colui che poi diverrà il suo storico avversario, Valery Brumel). Vi riuscì in ben tre occasioni, prima con 2,17, poi con 2,18 ed infine ai "Trials" di Palo Alto, dove stabilì la per quei tempi fantascientifica misura di 2,22 metri.



Fu dunque il primo uomo ad abbattere la barriera dei 2,20. Si presentò così alle Olimpiadi di Roma come netto favorito. Ma i russi erano ansiosi pure loro di dimostrare i grandi progressi della specialità e portarono alla gara olimpica tre rappresentanti in grande forma: Viktor Bolshov, Robert Shavlakadze e il fenomeno Valery Brumel, appena diciottenne, fresco del primato europeo (2,17) stabilito solo due settimane prima dei Giochi.
Si era in piena guerra fredda, ed il fascino del salto in alto nello sport, era stato preso come uno dei campi di sfida Usa-Urss, nel medesimo modo con cui si viveva il duello nell'astronautica.
John Thomas sentì enormemente la pressione psicologica dell'occasione, anche perché i tre sovietici, seppero fare gruppo esaltandosi l'uno con l'altro. Vinse il meno accreditato dei tre, il georgiano Shavlakadze con 2,16, a pari misura con Brumel, mentre Thomas riuscì ad anticipare Bolshov, per minor numero di errori, saltando 2,14.
Fu una beffa e l'elegante e mite Thomas, iniziò in quella occasione a fungere da ideale scudiero, alla grande ascesa del siberiano Brumel, per molti il più grande "altista" della storia. Nel 1961 Valery salì a 2,25, detronizzando John, quindi arrivò a 2,27 nel '62 e a 2,28 nel 1963. Fra i due, divenuti nel frattempo le principali attrazioni dei meeting, si dipanarono duelli formidabili, ben 9 prima delle Olimpiadi di Tokyo: otto li vinse Brumel, e uno Thomas, ma le differenze erano inezie. Spesso i loro duelli terminavano a pari misura e la vittoria del russo, era dovuta al minor numero di errori.


Thomas, con l’amico avversario Valery Brumel.

A Tokyo, i due signori over 2,20, furono autori di una grande gara, ma al rallentatore per la tensione: vinse Valery con 2,18, a pari misura con John. Dopo un bronzo ed un argento, Thomas provò a spingersi verso le Olimpiadi di Città del Messico, con la speranza di arrivare a quell'oro ancor mancante. A suo favore giocava l'impossibilità di Brumel di difendere il titolo a causa di un incidente che gli aveva spappolato una gamba. Ma all'altura messicana, Thomas, non ci arrivò. Prima ancora dei Trials, ad eliminare le sue speranze, fu una improvvisa vocazione ad anticipare il ruolo di allenatore. In Messico però, Dick Fosbury, prendendosi l'oro, portò alla conoscenza del mondo uno stile destinato alla immortalità, ed i problemi di adattamento tecnico, imposero a John, anche sulla nuova funzione, una medesima gara ad inseguimento, stavolta in tuta. Provò più volte, accanto ai suoi allievi, quel rivoluzionario modo di scavalcare l’asticella, fino a pensare di rinascere anche come atleta, ma, ben presto, capì che un ritorno a quel ruolo non era più possibile.
Di John Thomas però, restano indelebili le sue immagini di sopraffino ventralista che firmò belle e peculiari pagine del romanzo dell’atletica, fino a determinarsi un grande….. che non poté divenire grandissimo, per due motivi: Valery Brumel e la sua spiccata fragilità nei momenti decisivi.

Morris

Valery Brumel e Volodia Yashenko. I due più talentuosi russi dell'alto.
E senza quell'incidente in moto, Valery avrebbe ritardato l'avvento del fostbury flop.

 

____________________
pedala che fa bene.....

 
Edit Post Reply With Quote

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




Posts: 4217
Registrato: Oct 2003

  postato il 30/08/2007 alle 00:27
I due russi, secondo me, sono pure i più grandi talenti mai visti nella specialità.
Su Yashchenko, potrei apparire partigiano per come mi emozionò, ma il suo salto, era un'autentica frustata verso il cielo. Brumel, saltava con armonia, dando la sensazione di azzerare lo sforzo dello stacco, come fosse una molla.
E' vero, senza l'incidente, sarebbe arrivato a 2,30 probabilmente prima di Mexico '68, e ai Giochi avrebbe ammazzato la gara. Era nelle logiche dei suoi continui progressi. Ciò avrebbe appannato l'alone di novità rappresentato da Dick Fosbury, ed i conseguenti processi imitativi. Ed a confermare la sensazione di una non ancora avvenuta morte del ventrale, giunsero i record del mondo a 2,29, del cinese occhialuto Ni Chi Chin (che saltava ancora sulla sabbia) nel 1970 e, l'anno successivo, dall'americano dai basettoni alla Easy Rider, Pat Matzdorf.
Grandi tempi quelli, anche se la specialità era stata sfregiata dallo sfortunato incidente di Valery. Il siberiano tentò uno stoico rientro, ma non andò oltre i 2,08: grande misura comunque, per un ragazzo costretto nella vita a zoppicare.


 

____________________
"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
Edit Post Reply With Quote

Moderatore




Posts: 3308
Registrato: Aug 2005

  postato il 30/08/2007 alle 02:26
Non me ne intendo,ma nel pomeriggio mi era capitato di seguire gli attimi finali della gara del salto in alto.Che dire,"nomen omen" leggendo questo racconto.Mi ha colpito la foto in cui compaiono proprio entrambi gli atleti,segno che nonostante ci fosse di mezzo la guerra fredda tra Thomas e Brumel c'era un grande rispetto.

Come sempre grazie Morris

 
E-Mail User Edit Post Reply With Quote

Livello Fausto Coppi




Posts: 7360
Registrato: Jun 2005

  postato il 30/08/2007 alle 12:15
Il salto da nuotatore dell'aria di Donald Thomas porta qualche agevolazione o è assolutamente ininfluente?

 

____________________
...E' il giudizio che c'indebolisce.

 
Edit Post Reply With Quote Visit User's Homepage

Livello Fausto Coppi
UTENTE DELL'ANNO 2009
Utente del mese Luglio, Novembre e Dicembre 2009




Posts: 15932
Registrato: Jul 2007

  postato il 30/08/2007 alle 12:27
Originariamente inviato da Subsonico

Il salto da nuotatore dell'aria di Donald Thomas porta qualche agevolazione o è assolutamente ininfluente?

A dir il vero nessuna delle due cose... A giudicare da quanto dicono i commentatori di Eurosport, la tecnica "da nuotatore nell'aria" di Thomas è alquanto scadente, ma il bahamense ha dalla sua potenza ed esplosività notevolissime...
Come tecnica (e forse anche come elevazione, vista la sua statura minuta), il miglior saltatore in alto attualmente è Holm, che infatti non "cammina in aria" quando salta...

 

____________________

« La superstizione porta sfortuna »
(Raymond Merrill Smullyan, 5000 B.C. and other philosophical fantasies, 1.3.8)


Fantaciclismo Cicloweb 2010

Piazzamenti sul podio:


Omloop Het Nieuwsblad Élite: 3°
E3 Prijs Vlaanderen - GP Harelbeke: 2°
GP Miguel Indurain: 1°
Ronde van Vlaanderen / Tour des Flandres: 3°
Rund um Köln: 1°
Liège-Bastogne-Liège: 1°
Giro d'Italia: Carrara - Montalcino: 2°
Tour de France: Sisteron - Bourg-lès-Valence: 1°
Tour de France: Longjumeau - Paris Champs-Élysées: 1°
Tour de France - classifica finale: 3°
Gran Premio Città di Peccioli - Coppa G. Sabatini: 1°

---

Asso di Fiori

 
Edit Post Reply With Quote Visit User's Homepage

Livello Fausto Coppi




Posts: 5641
Registrato: Nov 2005

  postato il 30/08/2007 alle 15:28
Originariamente inviato da Morris

I due russi, secondo me, sono pure i più grandi talenti mai visti nella specialità.


superiori a Sotomayor?

 

____________________
"L'uomo da battere è Gianni Bugno, e quasi certamente non riusciremo a batterlo" (Greg Lemond, Stoccarda, 24 agosto 1991)

"Il rock è jazz ignorante" (Thelonious Monk)

 
Edit Post Reply With Quote

Livello Fausto Coppi




Posts: 5156
Registrato: Apr 2005

  postato il 30/08/2007 alle 16:08
Saltavano entrambi col ventrale.
Diciamo che sono tutti e tre a quel livello.

 

____________________
nino58

 
E-Mail User Edit Post Reply With Quote

Livello Milano-Sanremo




Posts: 120
Registrato: Apr 2007

  postato il 31/08/2007 alle 15:47
L'impressione che ho io è che Brumel e Thomas fossero come Merckx e Coppi, eccezionali a prescindere, mentre Sotomayor è come Armstrong. Grandissimo anche lui ma molto costruito (e non si sa quanto legalmente).
Comunque complimenti a Morris per l'ottima ricostruzione, è un peccato che allora la tv praticamente non esistesse, se non alle Olimpiadi.

 

____________________
Andare avanti è l'obiettivo, non il mezzo

 
Edit Post Reply With Quote

Livello Fausto Coppi




Posts: 5156
Registrato: Apr 2005

  postato il 31/08/2007 alle 17:52
Se ti sente Omar ...

 

____________________
nino58

 
E-Mail User Edit Post Reply With Quote

Livello Milano-Sanremo




Posts: 120
Registrato: Apr 2007

  postato il 31/08/2007 alle 18:45
Ho detto solo che su Armstrong ci sono dei dubbi, e poi l'ho paragonato a Sotomayor, mica a Maria Chicchiè...

 

____________________
Andare avanti è l'obiettivo, non il mezzo

 
Edit Post Reply With Quote

Livello Fausto Coppi
UTENTE DELL'ANNO 2009
Utente del mese Luglio, Novembre e Dicembre 2009




Posts: 15932
Registrato: Jul 2007

  postato il 31/08/2007 alle 19:10
Originariamente inviato da Barbara Lowrie

L'impressione che ho io è che Brumel e Thomas fossero come Merckx e Coppi, eccezionali a prescindere, mentre Sotomayor è come Armstrong. Grandissimo anche lui ma molto costruito (e non si sa quanto legalmente).
Comunque complimenti a Morris per l'ottima ricostruzione, è un peccato che allora la tv praticamente non esistesse, se non alle Olimpiadi.

Forse il mio giudizio risulta un po' di parte perché Sotomayor è sempre stato uno dei miei atleti preferiti per quanto riguarda l'atletica leggera, ma non si può "discriminare" così uno che, fra Mondiali (all'aperto e indoor) e Olimpiadi, ha collezionato la bellezza di 11 medaglie, di cui 7 ori! A chi mette in discussione le capacità naturali di Javier ("Sotomayor è come Armstrong. Grandissimo anche lui ma molto costruito, e non si sa quanto legalmente"), mi piace tener presente un piccolo dato che rende bene l'idea della sua grandezza: 17 dei 24 migliori salti della storia sono suoi...


Già diverse volte ho dovuto "fare a pugni" con chi metteva in discussione la "legalità" dei risultati di Sotomayor (i precedenti non sono in questo forum ovviamente!)...

Ovviamente non ho rifiutato l'accostamento dei due russi Brumel e Thomas con il cubano, ma non mi piace che si gettino ombre su un grande campione... Sarò di parte, ma che ci volete fare, ognuno ha una propria opinione!

 

[Modificato il 31/08/2007 alle 19:12 by Abajia]

____________________

« La superstizione porta sfortuna »
(Raymond Merrill Smullyan, 5000 B.C. and other philosophical fantasies, 1.3.8)


Fantaciclismo Cicloweb 2010

Piazzamenti sul podio:


Omloop Het Nieuwsblad Élite: 3°
E3 Prijs Vlaanderen - GP Harelbeke: 2°
GP Miguel Indurain: 1°
Ronde van Vlaanderen / Tour des Flandres: 3°
Rund um Köln: 1°
Liège-Bastogne-Liège: 1°
Giro d'Italia: Carrara - Montalcino: 2°
Tour de France: Sisteron - Bourg-lès-Valence: 1°
Tour de France: Longjumeau - Paris Champs-Élysées: 1°
Tour de France - classifica finale: 3°
Gran Premio Città di Peccioli - Coppa G. Sabatini: 1°

---

Asso di Fiori

 
Edit Post Reply With Quote Visit User's Homepage

Livello Milano-Sanremo




Posts: 120
Registrato: Apr 2007

  postato il 31/08/2007 alle 19:54
Ci mancherebbe altro...

 

____________________
Andare avanti è l'obiettivo, non il mezzo

 
Edit Post Reply With Quote

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




Posts: 4217
Registrato: Oct 2003

  postato il 01/09/2007 alle 16:50
Il salto in alto è la specialità dell’atletica, che ha subito le maggiori trasformazioni in fatto di stili. Questi, non sono solo un modo per esaltare le caratteristiche del singolo, ma anche una chiave oggettiva per salire più su. In oltre un secolo, sono state sei le più famose risposte dell’atleta di fronte all’asticella, e tutte, più o meno, si sono succedute portando alla nuova, la massa dei saltatori. Quindi non una “moda”, ma una scelta vantaggiosa.
Prendiamo le ultime tre: la doppia forbice, che ha avuto la sua massima figura nella rumena Jolanda Balas (la più grande saltatrice della storia a livello femminile e, se proprio vogliamo forzare il confronto, anche ogni sesso); il ventrale di Brumel e Yashchenko, ed il fosbury di Sotomayor.
Saltando grandi passi di storia, per farla breve…. secondo gli studiosi meno estremisti, si può quantificare su questi tre stili, dopo la fase di consolidamento consistente in due lustri, una differenza media di 15-20 cm a favore del ventrale sulla doppia forbice e di 10-15 del fosbury sul ventrale. Volendo fare un confronto automobilistico, i valori di base che stavano fra formula 3, 2 e 1.


Jolanda Balas

Un breve esempio, preso sui due saltatori che hanno portato lo stile odierno del salto in alto. Dick Fosbury, col ventrale non riusciva a superare i 2,08, mentre col suo nuovo metodo, arrivò a 2,24. Debbie Brill, di cui ho scritto penso anche qui, con leggere modificazioni rispetto a Dick, adattò lo stile dell’americano, alla minor potenza di una donna, che si concepiva con una posizione sullo scavalcamento più obliqua e, dal metro e sessanta che saltava col ventrale, giunse a 1,99.
Altro aspetto non da poco: gli stili, nel quantificare i miglioramenti possibili, si determinano in maniera diversa per quanto riguarda l’aspetto muscolare di base. Il ventrale è il più esigente, ha bisogno di grande esplosività, ed è, di conseguenza, quello che necessita di qualche anno in più, prima di offrire, fra allenamenti specifici e traduzioni di gara, il meglio del potenziale dell’atleta. La doppia forbice, sta nel mezzo e il fosbury, ancora una volta, è il più competitivo, per semplicità, esigenze e precocità. L’unico punto che accomuna i tre stili, è dato dalla medesima esigenza di far praticare la specialità ad atleti il meno possibile “pigmei”. Ecco perché Sorin Matei ed Antonietta De Martino, ovvero i saltatori che hanno primati colti con la differenza più ampia fra misura ottenuta e propria statura, potrebbero essere considerati dei primatisti mondiali a tutti gli effetti.


Valery Brumel

Fatte queste premesse, ed escludendo la Balas (di cui ho scritto una storia che entrerà nel mio prossimo libro “Graffiti 2”), che avrebbe titoli, caratteristiche e talento per ambire ad ore di confronti coi due sovietici (russo Brumel, ucraino Yashchenko), mi permetto di considerare il cubano Sotomayor, inferiore al duo dell’est, in quanto a talento puro.
Gli albi d’oro qui non contano, anche perché ai tempi dei primi due, tra l’altro, esistevano solo Olimpiadi e campionati continentali: i mondiali all’aperto e al coperto non c’erano ancora. Oltre tutto, non sono possibili comparazioni di longevità (sempre poco incisive quando si parla di talento puro), in quanto ci troviamo di fronte a tre atleti, di cui solo uno ha potuto svolgere compiutamente la carriera, mentre gli altri due, sono stati fermati per motivi di mera sfortuna (ed altro….), quando ancora erano molto giovani o, addirittura, giovanissimi.

I dettagli del confronto....

Il ventrale, ovvero lo stile più complicato, necessitava di anni di lavoro, prima di consentire all’atleta, con la maturità fisica ottenuta (e per taluni aspetti anche mentale), la possibilità di stendere il massimo acuto. Ne è prova uno dei più grandi ventralisti mai esistiti, l’occhialuto cinese Ni Chi Chin (per i cinesi il salto in alto rappresentò per oltre due decenni, il terreno per eleggersi nello sport come terzo incomodo fra URSS e USA), il quale era un coetaneo (nonché amico-nemico) di Brumel, che stabilì il primato mondiale a 2,29, nel 1970, a 28 anni. Nell’occasione, come quasi sempre nella sua carriera, al posto dei materassi per attutire la caduta, c’era un mucchietto di sabbia.


Ni Chi Chin


Le consistenze di Valery Brumel (classe 1942).
A 17 anni, saltava 2,09
A 18 anni, stabilì il Record Europeo assoluto con 2,17 e coglieva l’argento a pari misura con l’oro alle Olimpiadi di Roma.
A 19 anni, nel 1961 stabilì per tre volte il Record del Mondo: in giugno, luglio e agosto, rispettivamente con 2,23, 2,24 e 2,25.
A 20 anni, nel 1962 ancora due Primati Mondiali: entrambi in luglio, prima 2,26 e poi una settimana dopo 2,27 (ricordo che la misura di 2,26, quarantacinque anni dopo, ai mondiali in corso ad Osaka, è costata l’eliminazione di diversi favoriti)
A 21 anni, nel 1963, stabili il suo ultimo Primato Mondiale saltando 2,28
A 22 anni, vinse le Olimpiadi di Tokyo.
A 23 anni un incidente in moto, (guidata dall’amica Tamara Golikova, una che correva in moto) gli spappolò la gamba destra. In un primo tempo sembrava quasi certa l’amputazione, poi dopo 37 interventi, ed uno aggiuntivo e rivoluzionario, per quei tempi, di allungamento dell’arto rimasto più corto di 3,5 cm, provò a tornare alle gare, ma non riuscì ad andare oltre i 2,07. Ed è pur vero che anche dopo le operazioni, il suo passo appariva un po’ claudicante.
Note a margine. Si dice che in allenamento, fosse riuscito a saltare dopo cinque tentativi, 2,30.

Le consistenze di Vladimir “Volodia” Yashchenko (classe 1959).
Chi volesse leggere il ritratto di Volodia, tratto dal mio libro Segnali di fumo, questo è il link:
http://www.cicloweb.it/forum/viewthread.php?tid=1403
A 15 anni saltava 2,10
A 16 anni saltava 2,18
A 17 anni, saltava 2,22.
A 18 anni, nel 1977, stabilì il Primato Mondiale juniores, vincendo gli Europei della categoria. Nell’occasione, saltò 2,30, ma aveva già vinto la gara a 2,20. Qualche settimana dopo, in occasione di un incontro fra le rappresentative juniores di USA e URSS, stabilì a Richmond il Record del Mondo Assoluto, saltando 2,33.
A 19 anni, nel 1978, vinse gli Europei Indoor a Milano stabilendo il Primato Mondiale al Coperto con un balzo indimenticabile a 2,35. A giugno, con 2,34, alzò il suo Record del Mondo all’Aperto. Vinse poi i Campionati Europei a Praga.
A 20 anni, un “oscuro” infortunio al ginocchio, di cui parlo nel racconto, lo tolse all’atletica.
Note a margine. Di lui ho raccolto, attraverso atleti ucraini e russi di vari sport, diverse notizie. Ne riporto qualcuna, ma ce ne sarebbero altre ancor più significative, che non posso pubblicare. Ad esempio, che fosse dedito a sbagliare volutamente certe misure, per un suo personale rapporto col pubblico (sensazione che provai netta, in quella grande serata di Milano ’78); che avesse saltato in allenamento (quando era disponibile a farlo con intensità) e per puro scherzo con chi lo guardava, misure superiori ai suoi record; che avesse giurato di superare la barriera dei 2,40, in una città con un pubblico come quello milanese; che avesse chiesto un premio particolare (non ben definito) per ogni mondiale colto (successivamente, col cambio dei tempi e della storia, sia Bubka che l’attuale Isinbayeva, si fregiarono di questa entrata particolare, non del tutto ufficiale) e che anche per questo motivo, non godesse di tanta simpatia nei dirigenti dell’atletica sovietica. Una olimpionica, attraverso il compagno che parlava italiano, mi disse che un allenatore, considerato al tempo dei soviet una specie di guru, diversi anni dopo la caduta del comunismo, un giorno, le confidò che non aveva mai visto un atleta del valore specifico di Volodia, l’unico capace di scherzare gareggiando e quello in assoluto meno disponibile ad allenarsi o provare le medicine degli altri. La credibilità di quelle affermazioni, mi venne immediatamente, proprio nella familiarità della parola “medicina” fra gli atleti dell’est che incontravo (contrariamente ad altri dell’ovest che facevano i santarellini, ed erano pieni come uova, al punto di aumentare ogni anno le misure delle mani e dei piedi…). Comunque, aldilà di questi riporti, che Volodia fosse magico, lo capivano anche le capre…


Vladimir "Volodia" Yashchenko

Di Javier Sotomayor (classe 1967), ha già riportato le essenze Abaja (a cui ricordo che Thomas non era russo, ma afroamericano), quindi non sto a ripeterle.
(Al presumo giovanissimo forumista, che ha bruciato le tappe nel numero degli interventi, vorrei ricordare perché l’ho notato troppo, che non è la conoscenza degli albi d’oro di una dozzina di discipline, magari imparati involontariamente a memoria, a dare l’esatta dimensione del sapere o del dominio della materia, ma qualcosa di ben diverso. Con statistiche, record, ordini d’arrivo ecc. si possono vincere telequiz, ma lo sport è un po’ più complicato, ed è fatto di segmenti che, in gran parte, sfuggono, ma sono proprio questi a fare la differenza, fra l’eco del conoscere e il piacere del sapere. Quando si va in campo, sulle piste, sui palazzetti o le strade, a contatto con gli atleti che sono uomini o donne soggetti a fortune e sfortune, interpretazioni e recite, sforzi e disperazioni, gioie e tristezze, con teste ed idiomi diversi, si capisce che conoscere il titolo della copertina, è ben distante dal sapere i “perché” della storia presente all’interno del libro. Spero che il suggerimento di un vecchio come me, vada nella direzione giusta e mi auguro che l’ottima conoscenza dell’attuale giovane Abaja, funga da viatico per percorrere al meglio quella strada lunga e difficile che porta al puro piacere di vivere lo sport, senza pallottoliere, ma nelle meraviglie di gesta di cui si sono intesi gli insiemi propedeutici, gli istmi di percorso e gli epigoni d’orizzonte. Se si sforzerà a non fermarsi alla corteccia, un domani avremo un divulgatore, forse scomodo, ma pieno, altrimenti resterà solo la strada del quattrino della corte del vacuo tendente alle fesserie, magari su pagine rosa dirette dall’Incandido Caccanavò….)

I sunti di confronto.
Su un ventrale che perde rispetto al fosbury centimetri di possibilità e dispone maggior tempo per intingersi degli acuti massimi, sia Brumel, che, soprattutto, Yashchenko, sono stati assai più precoci di Sotomayor nel confronto coi vertici del tempo d’ognuno. Contrariamente al cubano, non hanno potuto vivere il secondo stadio della loro evoluzione, potrei dire che sono rimasti alle grida del puro talento, senza poter pettinarlo con la tangibile maturità fisica e mentale. L’argento e l’oro olimpici di Brumel, non vanno confusi col raggiungimento dell’apice, basta vedere gli screening delle due gare per capirlo, semmai mostrano l’imperioso orizzonte di talento che possedeva.
Altro aspetto: i due sovietici erano agonisti infallibili, perlomeno in quell’esile segmento confrontabile. Brumel, ha perso 3 gare in tutta la carriera, Volodia nessuna, che mi risulti (la Balas, ad esempio, straccia pure il record di Moses per continuità di vittorie: 140 fra il 1957 e ’67). Sotomayor, ha cominciato a vincere con una certa continuità solo dopo i 21 anni, prima perdeva sovente anche da coetanei o semicoetanei e lo fece anche dopo.


Javier Sotomayor

Il cubano ha potuto vivere compiutamente la superiorità che veniva dallo stile, e col tempo pure il sostegno da “cocco” di un paese che, per lui, s’è fatto in quattro, perdonandogli marachelle (vedi le sue colpe nel contrastato rapporto con Anna Fidelia Quirot) e dandogli tutta la protezione necessaria sulle consistenze di tempi (1982-1994) che, nell’atletica, rendevano grattaceli i condomini. Ma nell’unico segmento confrontabile con gli altri due, non era arrivato ad eleggersi fenomeno over. Altro aspetto non secondario, Javier ha avuto tutto il tempo per impostare su basi nuove e “crescite nuove”, quella rincorsa a “biscia” del fosbury che, poi, è stata la base per raggiungere le tangibilità della leggenda.
Gli altri due sono rimasti, all’età della pietra, ma restano fenomeni (e la precocità su sport tecnici, ne è sempre un segno) come lo fu, in altra prova, Tommie Smith che, nel 1966, su 200 metri in linea retta, fu capace di correre sulla tennisolite in 19”50, e consumò una carriera breve senza mai dedicarsi completamente, per amicizia coi suoi principali avversari principalmente, alla cattiveria agonistica che serve nell’atletica.
Altro aspetto che è decisivo e che mai i divulgatori prendono in esame, vinti come sono nel propagandare l’oggi (che è quello che rende….), il valore incommensurabile di un 2,28 sulla tennisolite di Valery Brumel.
Il ventrale, come detto, è fatto di esplosività, perché si giunge sotto l’asticella senza la spinta iperdinamica presente nel fosbury, di conseguenza, il peso della stabilità degli appoggi su cui elevarsi in salto, è fondamentale. Bene, chi ha provato quel fondo, sa bene quanto fosse precario nell’assorbimento del peso e della spinta muscolare dell’atleta. Il salto in alto, dunque, pagava dazio, ma non era il solo: sui 400 e 110 hs, ad esempio, le somme di instabilità su ogni ostacolo, provocavano cambiamenti/assestamenti nei passi di corsa, ed a volte la compromettevano addirittura. Si potrebbe andare avanti per giorni, ad analizzare le differenze, fra il comodo ed elastico plastan e la terra rossa, ma non è il caso. Val la pena ricordare, tornando al tema, che anche per questi motivi la rincorsa nel ventrale era brevissima. Diamo quindi onore a Brumel che in un contesto come quello, era riuscito, giovanissimo, a staccare gli altri dell’abisso di sei centimetri (era questa la fotografia fra lui e gli altri il giorno dell’incidente): qualità pure e tangibilità, dunque, anche in proiezione temporale.
Del talento di Yashchenko abbiamo potuto vedere, come sostenuto da chi lo conosceva e lo vedeva, solo un piccolo frammento, eppure era alato, ed avrebbe sfruttato certamente la consistenza del fondo più adatto, rispetto a quello del collega Valery. E dire che i fondi di Volodia, erano decisamente più duri (il secondo tartan) e meno esplosivi di quel plastan, su cui ha consumato la carriera Javier. L’ucraino aveva l’obiettivo dei 2,40, c’era ragione di credere che li avrebbe raggiunti, superando la già totale massa di fosburisti che lo circondavano e che tremavano al solo pensiero potesse tornare alle gare (basta chiederlo a Wessig!). Ed è significativo e tragico al contempo, il solo pensare a come, questo ragazzo di soli 19 anni, oltre ad essere primatista del mondo del suo stile, abbia saltato, 29 anni fa, la misura che tre giorni addietro ha consegnato l’oro ai mondiali (tra l’altro colto da uno dei migliori talenti di questa edizione).

Non ho parlato di doping, perché da tempo ormai, mi sono rassegnato a gridare solo verso chi ha la possibilità di fare salti superiori alla normalità di tutti gli altri (ce ne sono un piccolissimo mazzetto negli sport, due in particolare, ed uno vivente). Un doping, che negli anni si è evoluto allungando a dismisura le carriere e modificando le cilindrate, producendo così quella tangibilità di risultanze sempre pronte a far giungere all’amo i beccaccini della superiorità degli atleti odierni rispetto ai passati. Ma pensare che una Balas, un Brumel e un Yashchenko, avessero le “benzine, i produttori muscolari, ed i ricostituenti”, di un Sotomayor, di un Sjoberg e di un Austin, è da fessi.
Il talento è un dono, una scheggia impazzita, uno scherzo di natura, che si esprime presto, molto presto e non si misura con gli albi d’oro. Va sempre isolato dagli additivi, racchiuso nelle peculiarità delle gesta, delle disponibilità all’allenamento (chi si allena e si programma di meno e vince come gli altri, o poco meno degli altri, significa che ha più talento), e va misurato prima di tutto nei confronti col proprio tempo. Ed il talento di Brumel, di una Balas e di un Yashchenko, è superiore a quello di Sotomayor. Il cubano, è probabilmente il quarto e lo dico pur nella simpatia che mi ha sempre coinvolto verso i cubani. Così come l’antipativa verso un Bob Seagren, non mi ha privato dell’onestà nel collocarlo un pelo, ma veramente solo un pelo, sotto a Serghei Bubka; oppure la “sbruffoneria esteriore” di Glenn Davis, non mi ha impedito di giudicare il suo talento sublime, superiore a quello dell’onesto progressista Edwin Moses. Potrei fare centinaia di esempi, ma il talento è la voce suprema dell’arte dello sport e non si deve confondere coi sentimenti, in difetto ed in eccesso, dell’osservatore uomo.

Morris

 

____________________
"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
Edit Post Reply With Quote

Livello Fausto Coppi
UTENTE DELL'ANNO 2009
Utente del mese Luglio, Novembre e Dicembre 2009




Posts: 15932
Registrato: Jul 2007

  postato il 01/09/2007 alle 18:39
Originariamente inviato da Morris

Di Javier Sotomayor (classe 1967), ha già riportato le essenze Abaja (a cui ricordo che Thomas non era russo, ma afroamericano), quindi non sto a ripeterle.

Afroamericano??? Perdona l'ignoranza!
Certo che pure io, con quel nome c'era una possibilità su mille che potesse essere russo!

Per il resto, ti ringrazio per le notizie (che non sapevo) su Thomas e Yashchenko...

Esauriente e preciso come al solito...

 

____________________

« La superstizione porta sfortuna »
(Raymond Merrill Smullyan, 5000 B.C. and other philosophical fantasies, 1.3.8)


Fantaciclismo Cicloweb 2010

Piazzamenti sul podio:


Omloop Het Nieuwsblad Élite: 3°
E3 Prijs Vlaanderen - GP Harelbeke: 2°
GP Miguel Indurain: 1°
Ronde van Vlaanderen / Tour des Flandres: 3°
Rund um Köln: 1°
Liège-Bastogne-Liège: 1°
Giro d'Italia: Carrara - Montalcino: 2°
Tour de France: Sisteron - Bourg-lès-Valence: 1°
Tour de France: Longjumeau - Paris Champs-Élysées: 1°
Tour de France - classifica finale: 3°
Gran Premio Città di Peccioli - Coppa G. Sabatini: 1°

---

Asso di Fiori

 
Edit Post Reply With Quote Visit User's Homepage

Livello Fausto Coppi




Posts: 7360
Registrato: Jun 2005

  postato il 01/09/2007 alle 19:03
Originariamente inviato da Abajia

Originariamente inviato da Morris

Di Javier Sotomayor (classe 1967), ha già riportato le essenze Abaja (a cui ricordo che Thomas non era russo, ma afroamericano), quindi non sto a ripeterle.

Afroamericano??? Perdona l'ignoranza!
Certo che pure io, con quel nome c'era una possibilità su mille che potesse essere russo!

Per il resto, ti ringrazio per le notizie (che non sapevo) su Thomas e Yashchenko...

Esauriente e preciso come al solito...



Ommadonna, ma davvero credevi che Sotomayor fosse russo???? mamma mia....

 

____________________
...E' il giudizio che c'indebolisce.

 
Edit Post Reply With Quote Visit User's Homepage

Livello Milano-Sanremo




Posts: 120
Registrato: Apr 2007

  postato il 01/09/2007 alle 19:16
Complimenti a Morris per la dotta dissertazione e chiedo a tutti se non sia impressionante vedere come in molte specialità dell'atletica i fuoriclasse di 40 anni fa facessero tempi e misure che ancora oggi sarebbero di livello mondiale.
Se pensiamo al 1963 (l'anno di Brumel) pensate solo alle pedane, alle scarpe, alle metodologie di allenamento, alle conoscienze scientifiche, alle potenzialità morfologiche di generazioni non ancora vitaminizzate, e se volete pensate pure alle possibilità di doping. Era letteralmente un altro mondo, ma quelle misure sarebbero ancora d'avanguardia.

 

____________________
Andare avanti è l'obiettivo, non il mezzo

 
Edit Post Reply With Quote

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




Posts: 4217
Registrato: Oct 2003

  postato il 03/09/2007 alle 14:33
Originariamente inviato da Barbara Lowrie

Complimenti a Morris per la dotta dissertazione e chiedo a tutti se non sia impressionante vedere come in molte specialità dell'atletica i fuoriclasse di 40 anni fa facessero tempi e misure che ancora oggi sarebbero di livello mondiale.
Se pensiamo al 1963 (l'anno di Brumel) pensate solo alle pedane, alle scarpe, alle metodologie di allenamento, alle conoscienze scientifiche, alle potenzialità morfologiche di generazioni non ancora vitaminizzate, e se volete pensate pure alle possibilità di doping. Era letteralmente un altro mondo, ma quelle misure sarebbero ancora d'avanguardia.



Qui c'è qualcosa....
http://www.cicloweb.it/forum/viewthread.php?tid=2023

 

____________________
"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
Edit Post Reply With Quote

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




Posts: 4217
Registrato: Oct 2003

  postato il 03/09/2007 alle 14:36
A completamento di questi confronti, voglio riportare la “top ten” storica dei ventralisti:

2.35 Vladimir Yashchenko '78
2.32 Gennadiy Byelkov '82
2.31 Rolf Beilschmidt '77
2.30 Henry Lauterbach ‘78
2.29 Ni Chi Chin '70
Pat Matzdorf '71
Cai Shu '82
Jindrich Vondra 1983
2.28 Valeriy Brumel '63
Sergey Senyukov '77
Viktor Malchugin ‘84

Un tecnico di atletica, ricercando su Google, è venuto a leggere qui, il ritratto che ho scritto su Vladimir “Volodia” Yashchenko e mi ha fatto un graditissimo regalo, inviandomi via mail, due perle del grande saltatore ucraino. La prima, è una copertina della rivista “Track & Field”, dedicata a Volodia e la seconda, autentica sorpresa per me, un brevissimo filmato di un salto del leggendario e sfortunato campione.
Le posto qui, per condividerle con tutti….



 

____________________
"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
Edit Post Reply With Quote

Moderatore
Utente del mese Aprile 2009, Febbraio 2010 e Luglio 2010




Posts: 8326
Registrato: Jun 2006

  postato il 03/09/2007 alle 14:41
Questo filmato è stupendo!!!! Per la miseria che potenza!
Io non ho ricordi di aver mai visto un salto così, solo col fosbury.
Fare 2 e 35 così alla fine non è che il salto fosbury abbia poi migliorato tanto le misure.

 

____________________
Un uomo comincerà a comportarsi in modo ragionevole solamente quando avrà terminato ogni altra possibile soluzione.
Proverbio cinese

Jamais Carmen ne cédera,
libre elle est née et libre elle mourra.

 
E-Mail User Edit Post Reply With Quote

Livello Fausto Coppi




Posts: 7360
Registrato: Jun 2005

  postato il 03/09/2007 alle 14:52
Mamma mia, che movimento assurdo...sembra impensabile arrivare a 2.35 con un movimento così..

 

____________________
...E' il giudizio che c'indebolisce.

 
Edit Post Reply With Quote Visit User's Homepage

Livello Fausto Coppi
UTENTE DELL'ANNO 2009
Utente del mese Luglio, Novembre e Dicembre 2009




Posts: 15932
Registrato: Jul 2007

  postato il 03/09/2007 alle 14:59
Filmato stupendo! Fare 2,35 con un salto del genere è un qualcosa di impensabile...

Morris, vorrei rivolgerti un quesito:
Visti i risultati raggiunti da Yashchenko con la tecnica ventrale, secondo te intorno a quale misura sarebbe potuto arrivare se avesse utilizzato quella odierna, certamente più vantaggiosa?

Capisco che il dato non può essere certo, ma vorrei sapere comunque un tuo parere a riguardo...

Ti ringrazio in anticipo per la disponibilità

 

____________________

« La superstizione porta sfortuna »
(Raymond Merrill Smullyan, 5000 B.C. and other philosophical fantasies, 1.3.8)


Fantaciclismo Cicloweb 2010

Piazzamenti sul podio:


Omloop Het Nieuwsblad Élite: 3°
E3 Prijs Vlaanderen - GP Harelbeke: 2°
GP Miguel Indurain: 1°
Ronde van Vlaanderen / Tour des Flandres: 3°
Rund um Köln: 1°
Liège-Bastogne-Liège: 1°
Giro d'Italia: Carrara - Montalcino: 2°
Tour de France: Sisteron - Bourg-lès-Valence: 1°
Tour de France: Longjumeau - Paris Champs-Élysées: 1°
Tour de France - classifica finale: 3°
Gran Premio Città di Peccioli - Coppa G. Sabatini: 1°

---

Asso di Fiori

 
Edit Post Reply With Quote Visit User's Homepage

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




Posts: 4217
Registrato: Oct 2003

  postato il 04/09/2007 alle 02:41
Volodia Yashchenko, è uno degli atleti più straordinari che abbia mai visto. Atleticamente era eccelso ed altrettanto lo era per una capacità incredibile di trasmettersi al pubblico. Ne era consapevole al punto di possedere una teatralità suppletiva, cercando l’effetto e la suspense quasi entrasse nei cuori di ogni spettatore. Un talento immane che ancor oggi mi fa piangere. Nella marea di sportivi visti o seguiti, sono stato coinvolto così, solo da Marco Pantani, Gilles Villeneuve e Tommie Smith, anche se su quest’ultimo ha senza dubbio pesato il mio essere bambino e la spinta politico-culturale che lo accompagnava.

Qualche risposta…

Laura , certo, vedere Volodia saltare, vien spontaneo dire e considerare come il fosbury non abbia migliorato molto il salto che poteva uscire dal ventrale, ma il motivo sta solo nel talento eccelso di Yashchenko, che, ripeto, può avere solo in Brumel, o nella Balas, due concorrenti di medesimo o similare spessore. Gli altri, Sotomayor compreso, stan dietro.

Abajia , è vero che coi “se” e coi “ma” non si fa la storia, ma anche qui qualcosa di tangibile ci sta. Dirti che Volodia avrebbe potuto saltare col suo stile i 2,40 e, forse anche di più, è nelle cose e nelle proiezioni. Non è, per intenderci, un modo di assecondare chi sostiene che misure simili le abbia saltate in allenamento e che si fosse dato, per ogni anno, un centimetro o due di progresso, al fine di ricevere premi legati ad ogni record mondiale stabilito. Volodia, per entrare nel cielo, non aveva bisogno del fosbury, semmai, cinicamente, per andare ancora più su, degli additivi che sono venuti dopo.
Tecnicamente, il suo ventrale era diverso da quello classico di Brumel. L’angolo di rincorsa di Valery, era assai più acuto di quello di Volodia, il quale arrivava ad affrontare l’asticella, partendo da una posizione assai più frontale. Con un simile punto di partenza, quella che ho definito “una frustata”, aveva bisogno di iniziare l’elevazione, col corpo più distante dall’asticella, di una permanenza in volo leggermente più lunga e di una rincorsa con almeno due passi in più. Un ventrale, dunque, originale, ma sempre ventrale rimaneva.

 

____________________
"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
Edit Post Reply With Quote
Nuovo Thread  Nuova risposta   Nuovo sondaggio
 
Powered by Lux sulla base di XMB
Lux Forum vers. 1.6
1.3504200