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Autore: Oggetto: I Grandi del 18 agosto: su tutti Ilic – Janjanssen

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




Posts: 4217
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  postato il 18/08/2007 alle 16:02
E’ nato in una terra laboriosa, là dove i campi di grano e di barbabietole, si distendono sì lontani dal percepibile degli sguardi, fino ad abbracciare gli orizzonti; dove il profumo dei campi s’eleva per avvolgere e dare un senso d’immenso, anche quando il cielo, dall’azzurro, si volge al plumbeo.

Là, in quelle zone che si aprono agli occhi per regalare la partecipazione di quella gente che parla un dialetto all’apparenza complicato, in realtà crogiolo d’insieme d’una civiltà che i più vecchi vorrebbero sovrana e non legata ai significati d’un quadro.

E’ l’area che pare non avere confini di quella provincia di Ravenna che si volge ad ovest, mantenendo intatti i ricordi che i campanili e le case a gruppi via via incontrati con indelebile funzione di cinghia, circoscrivono in un’antropologia che si scopre tanto fascinosa e profonda, quanto stimolante per propagandarne gli aloni.

Ilic, è giunto a noi da quel condensato, crescendo con gli ideali che ha saputo mantenere puri ed intatti, nonostante i progressivi cambiamenti e le vere e proprie trasformazioni degli altri. Ha studiato e studia tutto il possibile, allargando il suo ruolo di medico, a quelle voci deontologiche, che tanti leggon freddi, senza determinare quella ricerca tentacolare che è sua dimora da sempre.

Così, da quel corpo sì denso d’intrecci e vie di meravigliosa natura, su cui vige faro un computer che non ha pari fra i macchinosi sì definiti, Ilic, ha portato la sua lente fino a raggiungere piccole particelle del romanzo della vita, come gli aracnidi. Ma non s’è fermato al solido dei richiami d’incontro, al definito scientifico, al mosto di quel vino d’esistenza che è riconosciuto nelle determinazioni d’ognuno: è andato oltre.

Fin da piccolo su se stesso, a quando gli anni scolpiscono nei ricordi e nelle memorie le principali attenzioni, ha unito siamesi a lui, l’oceano di sentimenti e messaggi, consci e inconsci che muovono l’atletico segno delle risposte umane e che i sognatori mortalmente romantici come chi scrive, definiscono arte sportiva. Lui, Ilic, di questa anomala forma artistica, s’è eletto cantore e lo fa, ogni giorno, da quando mamma lo portò al mondo, compiendo, oggi, cinquantadue anni.

Lo farà per altri cento, anche quando la decadenza umana, spesso confusa con l’usura inevitabile del tempo, traccerà pagine meno vere, meno trasportanti, meno artistiche. Lui lo sa, ma in sé ha le vie, le lenti, i cacciaviti ed i bisturi, per capirne e concepirne le essenze, i distinguo, le caratteristiche che danno sempre qualcosa al ricercatore e a quelle passioni che resteranno sentimento fondamentale a chi uomo è, e tale vuole rimanere.

Ilic lo farà, prendendo, fra passato e presente, fra conosciuto e sconosciuto, i tasselli di quel mosaico di acuti, leggende, ed imprese e li donerà all’intorno. Era un buon atleta, specie sulle praterie degli sport di forza resistente, ma amava ed ama tutto ciò che delle discipline sportive va amato. Oggi, lo racconta attraverso le gesta dei singoli profeti condensandole con un velo che va dalla nostalgia al bisogno di far scuola o, semplicemente, tracciarne filosofia.

Così s’è testimoniato a noi e così continuerà, come il vecchio saggio che sa essere giovanissimo ricercatore con l’empirismo dei puri, proprio con le sembianze di quel bambino della nostra comune infanzia, che trasferiva sui “quarcì”, tutto il brio del proprio pianeta in formazione.

Il compleanno di Ilic, è un avvenimento che va onorato e festeggiato, prendendo qualche spicchio delle pagine d’un romanzo che si vorrebbe infinito e riportarle al presente, per riflettere, divertirsi e appassionarsi, come fossimo noi a tracciarle. Può durare giorni, ma è un’unica ricorrenza scatenante a scolpirne gli aloni.

Carissimo Ilic, con affetto, qualche flash su taluni aracnidi del fascinoso mondo dello sport e cento di questi 52!
Un abbraccio!

Morris

 

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"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 18/08/2007 alle 16:07
18 agosto 1943, ad Alessandria, nasceva Gianni Rivera.



Si chiama Giovanni, ma è divenuto per tutti Gianni, quel biondino, un po’ “fighetta”, che a noi interisti ha fatto tanto penare, ma non abbiamo mai perso occasione di ammirare….
“Aspettava Lodetti, il suo porta-palloni e poi accendeva la luce con un passaggio, per dire ad Altafini, Amarildo o Prati, che la sfera di tanta passione, era solo da buttar dentro. Poteva essere indisponente quel suo involontario modo d’eleggersi a divino dell’acuto, ma era un piacere per gli occhi di chi lo guardava e per ricordarsi che al mondo un uomo poteva. Una primizia del calcio che la nostra generazione può vantarsi d’aver visto in diretta e non con le sempre auspicabili retrospettive. In quella squadra cugina, di campioni ne sono passati tanti, alcuni sono tuttora venerati, ma solo Marco Van Basten può ergersi a confronto con Gianni Rivera. Gli altri, pur enormi, lo guardano dai piedi. In confidenza, sono sicuro, lo direbbe pure quel Gianni Brera che tanto lo ha sbeffeggiato, forse solo per stimolarlo a donarci altri spicchi di quel luminoso che testimonia il per noi indecifrabile infinito”.



18 agosto 1980, a Buenos Aires, nasceva Esteban Matias Cambiasso



Sul finire del 2000, Martin, buon giocatore argentino col sogno di venire in Europa a giocare da professionista, approfittando di Silvia, un avvocato di Buenos Aires che era nostra comune amica, ma che poteva parlarmi nel comodo italiano, mi raccontava sempre di un giovane connazionale che considerava adattissimo alla mia Inter. Quel ragazzino si chiamava Esteban Cambiasso e giocava nell’Independiente di Avellaneda, la squadra dalle maglie rosse, nemica storica del Racing Club, la mia passione argentina, come del resto racinguisti erano Silvia e Martin. “Hai un presidente pieno di soldi – mi diceva l’amico – digli di mandare Angelillo a visionare Esteban. E’ del Real Madrid, che lo fa crescere in prestito qua da noi, ma io so che lui sogna di venire in Italia, proprio all’Inter. Credimi, il Real, dietro il pagamento di una cifra anche bassa per i vostri acquisti in Europa, è disposto a cederlo e voi fareste un affare”.
A distanza di anni, Martin è stato profetico e….persino pessimista, visto che Cambiasso è poi venuto all’Inter a parametro zero. Oggi, ci possiamo godere un professionista serio che da sempre tutto, che ruba palloni come nessuno, ed è sempre pronto a rilanciare l’azione, a volte pure a concluderla con classe. E’ proprio uno come Esteban, l’ideale per ripartire verso i vertici del calcio di oggi. Non ha i piedi vellutati di un Suarez, ma è l’anima dell’Inter.




18 agosto 1929, a Capostrada di Pistoia, nasceva Loretto Petrucci



In due anni, il 1952 e ’53, la sua ruota velocissima, che combacia con le sue caratteristiche di ragazzo un po’ troppo monello, ma soprattutto poco incline a richiami e doveri lontano dalla bicicletta, vince ogni battaglia con le ombre interne e gli avversari esterni. Due Milano-Sanremo, una Parigi-Bruxelles e la prestigiosissima "Desgrange-Colombo" (antenata del Superprestige e del Protour), lo lanciano a soli 24 anni, ai vertici mondiali del ciclismo. Ma dopo il biennio stellare, ad avere il sopravvento è il suo carattere esuberante, la sua poca disponibilità alla vita da atleta, all’accettazione delle dinamiche di squadra. Nascono pure delle inimicizie che lo portano, dapprima, a rompere con la Bianchi di Coppi e Cavanna e poi, si dice, a dover subire l’ostracismo di costoro, anche quando al biancoazzurro della Bianchi, era subentrato il biancoverde della Lygie. Fra storia e leggenda, sulla sua possibile terza consecutiva vittoria a Sanremo, nel ’54, peserebbe una trattenuta di Giuseppe Favero, uno della sua vecchia squadra. Arrivò poi, nel grigiore del “che fu” o “poteva essere”, il “canto del cigno” al Giro del Lazio ’55, a soli ventisei anni. Ed a nulla aggiunge il lustro che da quel dì laziale, continuò a vederlo fra i partecipanti alle corse. Un personaggio, Loretto, un personaggio davvero, che andrebbe studiato di più.

Morris

...continua...

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 18/08/2007 alle 17:44
Tanti auguri, Ilic/Jan!
 
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  postato il 18/08/2007 alle 17:45
Auguri anche da parte mia Ilic .
 
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Livello Fausto Coppi
UTENTE DELL'ANNO 2009
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  postato il 18/08/2007 alle 18:31
Auguri a Jan e a tutti gli altri Grandi del 18 agosto!

PS...Magnifico intervento (definirlo semplicemente "post" mi sembra riduttivo...), Morris...

 

[Modificato il 18/08/2007 alle 19:00 by Abajia]

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« La superstizione porta sfortuna »
(Raymond Merrill Smullyan, 5000 B.C. and other philosophical fantasies, 1.3.8)


Fantaciclismo Cicloweb 2010

Piazzamenti sul podio:


Omloop Het Nieuwsblad Élite: 3°
E3 Prijs Vlaanderen - GP Harelbeke: 2°
GP Miguel Indurain: 1°
Ronde van Vlaanderen / Tour des Flandres: 3°
Rund um Köln: 1°
Liège-Bastogne-Liège: 1°
Giro d'Italia: Carrara - Montalcino: 2°
Tour de France: Sisteron - Bourg-lès-Valence: 1°
Tour de France: Longjumeau - Paris Champs-Élysées: 1°
Tour de France - classifica finale: 3°
Gran Premio Città di Peccioli - Coppa G. Sabatini: 1°

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Asso di Fiori

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 18/08/2007 alle 18:39
Tanti auguri Grande Jan!

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 18/08/2007 alle 18:53
Voglio essere originale... tanti auguri, dottor Jan!!!

 

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Lo stupido sa molto, l'intelligente sa poco, il saggio non sa nulla... MA EL MONA EL SA TUTO!!! (copyright sconosciuto)

ADOTTA ANCHE TU UNA AMY WINEHOUSE!!! Mangia poco, non sporca... e aspira tutta la polvere che hai in casa!

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 18/08/2007 alle 18:56
Augurissimi Immenso Jan!


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 18/08/2007 alle 19:16
auguri!

 

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...E' il giudizio che c'indebolisce.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 18/08/2007 alle 19:35
Tanti auguri a Jan...

 

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Rebellin... l'ultimo Gattopardo

 
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Livello Rik Van Looy




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  postato il 18/08/2007 alle 19:58
auguri
 
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  postato il 18/08/2007 alle 20:33
Un abbraccio e tanti auguri di buon compleanno al grande Ilic

ps: presto dobbiamo organizzare un altra bella cena in quel di Bologna

 

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Vorrei morire in bici, in un giorno di sole, dopo aver scalato una di quelle montagne che sembrano protendersi verso il cielo, mi adagerei sull'erba fresca senza rimpianti, attendendo con serenità il compiersi del mio tempo. Non importa se sarà ...oggi o tra cent'anni, avrò in ogni caso trovato il mio giorno perfetto.

 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 18/08/2007 alle 22:36
18 agosto 1935, ad Hillsboro, nel Texas, nasceva Rafer Johnson



Atleta monumentale, troppo sconosciuto, dimenticato o riconosciuto solo come l’attore che poi è diventato dopo la carriera sportiva. Rafer, fin dai teneri anni della High School, apparve come un predestinato, un talento mostruoso per le possibili risposte poli-disciplinari. Poteva essere un big nel football, nel baseball, nel basket: ove si cimentava vinceva o mostrava qualità uniche. Ma quando vide Robert Mathias, due volte campione Campione Olimpico di decathlon, allenarsi assieme ai migliori americani, nel campo d’atletica della sua scuola, avvicinò il suo allenatore e gli disse: “Potrei battere quasi tutti quei tipi, anche se non ho mai gareggiato in atletica. Voglio provare”. Di lì, si sviluppò un’avventura entusiasmante.
Nel 1954, entrato all’UCLA, non perse una gara e fu autore di un crescendo che lo portò a battere il primato mondiale juniores della specialità. Nel 1955, era già il più forte decatleta degli States e, a Città del Messico, vinse i Giochi Panamericani. Chi lo vedeva non tardava a giudicarlo imbattibile, soprattutto in considerazione delle sue incredibili capacità agonistiche. Deciso a vincere i Giochi di Melbourne, seppe avvicinarsi come meglio non si poteva all’evento, trinfando ovunque gareggiasse. A Kingsburg, stabilì il nuovo primato mondiale della specialità amata e ai Trials vinse pure la gara del salto in lungo. Ma alle Olimpiadi un infortunio rimediato proprio nel primo salto del “lungo”, gli impedì di giocarsi al meglio le possibilità nel decathlon. L’allenatore capo della squadra americana, vedendo la brutta ferita di Rafer, disse: “Solo un pazzo può gareggiare nel decatlon in simili condizioni, ma Johnson, non è uno normale”. Infatti, quel giovane così particolare, gareggiò, e come se gareggiò! Non vinse, ma rimediò un argento che aveva il sapore dell’oro, ma pure della beffa, perché pur fra mille motivi di giustificazione, quella sconfitta resterà l’unica della sua carriera e si concretizzò per opera del connazionale Milt Campbell, uno che Rafer batteva sempre con disarmante facilità.
Nel 1957, Johnson, a causa di un infortunio non gareggiò mai sul decathlon, ma nel 1958, andò a Mosca, a raccogliere la sfida del russo Vasily Kuznetsov, il bronzo di Melbourne che, nel frattempo, si era preso il suo record mondiale. Il 16 e 17 maggio, lo stadio della città moscovita, conobbe un ufo: Rafer Johnson, perfetto ed incattivito per le avverse condizioni che gli avevano tolto un oro olimpico ed un anno di attività, distanziò Kuznetsov di quattrocento punti e migliorò il record del mondo di trecento. Era lui il re e tale voleva rimanere, ma l’anno successivo gli giocò un altro brutto scherzo, materializzatosi in uno spaventoso incidente stradale. Uscì dalle lamiere della sua auto rotto e con la convinzione dell’osservatorio, di non poterlo vedere nel ’60, a Roma, a prendersi l’oro olimpico sfumato a Melbourne. Ma erano, appunto, le convinzioni degli altri, perché lui, Rafer Johnson, texano d’origine, californiano di residenza e di portamento, era come il ferro e si saldava col calore.



Infatti, contro ogni pronostico, riuscì a bruciare le tappe del recupero e l’8 e 9 luglio 1960, in quel di Eugene, nell’Oregon, vinse i Trials e stabilì nuovamente il record del mondo: un primato che per la miseria di 55 punti il solito russo Kuznetsov gli aveva portato via l’anno prima. Johnson, scacciò gli occhi delle ferite, delle fratture e delle ammaccature dell’incidente, distanziando nuovamente il russo, stavolta di trecentocinquanta punti: poteva andare a Roma da favorito, come era accaduto alla vigilia di Melbourne. Nello Stadio Olimpico della città che resterà eternamente, nonostante le balzane visioni di molti italiani, come la più fascinosa del mondo, Rafer, doveva raccogliere la sfida dell’ormai iper-solito Kuznetsov e di un compagno di allenamento dagli occhi a mandorla, anch’egli seguito dal grande coach Elvin “Ducky” Drake, venuto a studiare negli States da Taiwan, Chuan-Kwang Yang. Era proprio questo suo amico il più pericoloso, perché ben consapevole di quanto, sotto la scorza del duro, Johnson nascondesse un cuore grande. L’amicizia verso il principale avversario e la foga di dover vincere un Oro sfortunatamente sfuggito quattro anni prima, non deviarono però la concentrazione di Rafer, che svolse una gara senza cercare acuti, ma solo per vincere e cementare definitivamente il suo nome nella storia dell’atletica leggera: divenne così, finalmente, Campione Olimpico. Alla fine, il podio dei Giochi (con un Johnson rimasto in sicurezza quasi trecento punti sotto il proprio primato mondiale), lo vide primo con 8392 punti, secondo Yang con 8334 e terzo Kuznetsov, con 7809.
Come aveva anticipato agli amici, con l’Oro di Roma, Rafer, abbandonò l’atletica e si diede al cinema. Ma il set, non era tutto per lui e Robert Kennedy, che per chi scrive, rappresenta il più avanzato statista statunitense di tutti i tempi, lo portò all’impegno attivo in politica. Quando Bobby fu assassinato, Rafer era presente, e fu proprio lui che stese sul pavimento, salvandolo dal linciaggio, l’autore materiale del delitto, Sirhan Sirhan.
La morte di Robert, lasciò una profonda ferita in Johnson e lo spinse a mantenere il suo impegno sociale in direzione dei più deboli, soprattutto di pelle nera come lui. Nel 1984, in occasione dei Giochi di Los Angeles, fu il primo atleta di colore, ad essere scelto per accendere la fiamma olimpiaca.



Rafer Johnson, per chi scrive, rappresenta un riferimento ben posizionato, nella soggettiva graduatoria dei più grandi atleti del secolo.

Morris

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 18/08/2007 alle 22:53
Grazie a tutti! Un abbraccio a Morris, monumentale ed a tutto Cicloweb, un sito fantastico!
Sono tornato oggi da 8 giorni di vacanza.....
Ah, Fra i nati oggi, Roberto Rosato, il gemello di Gianni Rivera e Giorgio Ferrini, il cuore del vecchio toro. Era il bersaglio preferito dei tunnel di Omar Sivori. E dei cileni al mondiale di calcio del 62, nella partita che ci costò l'eliminazione, contro i padroni di casa e l'ineffabile arbitro moggiano Aston.... Ferrini è morto prematuramente, ma era veramente "spirito Toro...." in tutto.
Ciao carissimi!

 

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pedala che fa bene.....

 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 18/08/2007 alle 23:34
Ciao, collega cinquantaduenne!

C'è anche questa....

Il 18 agosto 1980, a Torino, nasceva Marta Capurso.



Fra quegli acrobati sul ghiaccio che possiedono rapidità e reattività, colpo d’occhio e un pizzico di incoscienza, c’è anche lei….
Lo short track è un tipo di pattinaggio simile a quello di velocità che si svolge con gare di gruppo (solitamente da 4 a 6 pattinatori), su una breve pista al coperto (111 m). Nato negli Stati Uniti e in Canada, è entrato nel programma olimpico di Albertville, nel 1992. Si tratta di una specialità molto spettacolare, ma un tantino aleatoria, come dimostra il caso dell’australiano Steven Bradbury, vincitore nei 1000 metri alle Olimpiadi di Salt Lake City, grazie alle ripetute cadute di chi gli stava davanti, sia nei quarti, che in semifinale che, soprattutto, in finale. Per emergere servono oltre alle doti citate sopra, un baricentro il più possibile basso che permette oltre ad un equilibrio e una reattività migliori, anche meno possibilità, stando raccolti di subire urti, nonché una più efficace possibilità di dribblarli.



Nella storia dello short track femminile italiano, Marta Capurso, rappresenta una delle più grandi.

Ecco il suo curriculum:

Specialità:
500 m, 1000 m, 1500 m, staffetta 3000 m /relay

Giochi Olimpici
3° Staffetta Torino 2006 (ITA)
5° Staffetta Salt Lake City 2002 (USA)
9° 1500 m Torino 2006 (ITA) 11° 500 m Salt Lake City 2002 (USA)

2001 / 2002
Campionati Europei
1° Staffetta / relay Grenoble (FRA)
3° 500 m Grenoble (FRA)
5° Overall Grenoble (FRA)

2002 / 2003
Campionati Europei
1° Staffetta/relay St.Pietroburgo (RUS)
2° 1000 m St. Pietroburgo (RUS)
5° Overall St.Pietroburgo (RUS)

2003 / 2004
Campionati Mondiali
2° 500 m Goteborg (SWE)
3° 3000 m Goteborg (SWE)
5° Overall Goteborg (SWE)

Campionati Europei
2° Staffetta/relay Zoetermeer (NED)
2° 3000 m Zoetermeer (NED)
3° 1500 m Zoetermeer (NED)
3° Overall Zoetermeer (NED)

2004 / 2005
Campionati Mondiali
19° Overall Beijing (CHN)

Coppa del Mondo
3° 500 m Harbin (CHN)
3° 1500 m Madison (USA)
12° Overall Budapest (HUN)
12° Overall Spisska Nova Ves (SVK)

Campionati Europei
2° 500 m Torino (ITA)
2° 1500 m Torino (ITA)
4° staffetta/relay Torino (ITA)
3° Overall Torino (ITA)


2005 / 2006
Campionati Europei
1° Staffetta /relay Krynica (POL)
2° 1500 m Krynica (POL)
3° 1000 m Krynica (POL)
5° Overall Krynica (POL)
10° 500 m Krynica (POL)

Coppa del Mondo
7° Overall Den Haag (NED)
9° Overall Seoul (KOR)
14° Overall Hangzhou (CHN)

2006 / 2007
Campionati Mondiali 3° Staffetta/relay Minneapolis (USA)
Campionati Italiani Campionessa Italiana Assoluta di Short Track

Recors Personali /Personal Records
500 m 44.005 Coppa del Mondo – Bormio – 13/02/04
1000 m 1.32,299 Coppa del Mondo – Hangzhou (CHN) – 02/10/05
1500 m 2.24,934 Coppa del Mondo – Den Haag (NED) – 18/11/05
3000 m 5.10,451 Coppa del Mondo – Harbin (CHN) – 24/10/04

 

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  postato il 19/08/2007 alle 00:19
Originariamente inviato da janjanssen
l'ineffabile arbitro moggiano Aston....

Se posso permettermi un breve off topic: molto tempo fa avevo letto che al discusso Aston si deve l'invenzione dei cartellini gialli e rossi per sanzionare le ammonizioni ed espulsioni dei giocatori.Si dice che l'idea gli venne mentre era fermo ad un semaforo,osservando l'alternanza delle luci.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 19/08/2007 alle 01:47
Auguri Jan...di cuore... grazie Morris per il ricordo di Rivera... Ho potuto vedere qualche video... sublime e sopraffino...

 

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www.vcoazzurratv.it
...- --- .-.. .-
.--. ..- .--. .. .-.. .-.. .-
...- --- .-.. .- !!!!

LA CAROVANA VA..CONFINI NON NE HA..E TUTTE LE DISTANZE ANNULLERA'!!
"..Dinnanzi a me non fuor cose create se non etterne.. Ed io in etterno duro!!
Lasciate ogni speranza voi ch'entrate...!!!

"C'è Bugno in testaaaa!!! è Bugnoooo!!! ed è campione del mondo Bugno su Jalabert!!!"

"...ma ti sollevero' tutte le volte che cadrai
e raccogliero' i tuoi fiori che per strada perderai
e seguiro' il tuo volo senza interferire mai
perche' quello che voglio e' stare insieme a te
senza catene stare insieme a te"...

"Cascata ha un pregio non da poco. ama il ciclismo e però lo riesce a guardare con l'occhio dello scienziato. informatissimo, sa sceglire personaggi sempre di levatira superiore, pur non "scadendo" nello scontato.
un bravo di cuore.
(post di Ilic JanJansen, nel Thread "Un ricordo: Pedro Delgado, il capitano di Indurain")

 
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  postato il 19/08/2007 alle 04:24
Auguri ad uno tra i più forumisti più saggi e precisi, e a ad un uomo che è una fortuna conoscere di persona.

Tanti auguri, Ilic.

 

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Mario Casaldi - Cicloweb.it

CICLISTI
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie

 
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Livello Tour




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  postato il 19/08/2007 alle 09:03
tanti auguri Jan

 

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"Il Giro è grande ma ci manca Casagrande"

"Lotito comprace Hincapie"

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 19/08/2007 alle 13:03
Tanti auguri, grande Jan!
Anche per me il 18 agosto è una data importante:è l'anniversario di matrimonio!

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 19/08/2007 alle 13:12
auguri passati al grande jan..scusa il ritado

 

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"Qui devi spingere con le tue gambe vecio" Davide Cassani a Gilberto Simoni alla ricognizione di Plan De Corones

"Signori non c'è ne sono più" Gilberto Simoni ad Aprica 2006

Il mio nome è Roberto che fa rima (guarda un pò che caso) con Gilberto

30 maggio 2007 ultima vittoria al giro sullo Zoncolan. 30 Maggio 2010 la fine di un lungo sogno duranto 15 anni fatto di tante gioie e tante delusioni, grazie di tutto Gibo!



 
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