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Autore: Oggetto: La soluzione finale

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




Posts: 1607
Registrato: Mar 2005

  postato il 12/05/2007 alle 16:06
Credo che la frase espressa da Trenti durante la trasmisione pietosa "Velò" riassuma il nocciolo della questione.
Egli ha asserito che "chiedere ai corridori di smettere di doparsi è come chiedere agli italiani di pagare le tasse".
A quel punto il conduttore e gli opinionisti, naturalmente appassionati di ciclismo come molti in questo forum, avrebbero dovuto gentilmente accompagnarlo a calci in culo alla porta: invece tutti a dire: beh, effettivamente è vero, ecc ecce cc.
In risposta a certi frequentatori di questo forum che stanno sempre dalla parte dei corridori(sempre e comunque), rifacendomi al "Trenti-pensiero" io potrei sostenere: ok ragazzi, lo Stato fa schifo, è tutto un magna-magna, i politici sono corrotti, il sistema fa schifo, i poveri sono sempre piu poveri ed i ricchi sempre piu ricchi; il potere sta sempre dalla stessa parte e non cambia mai nulla.
Giustamente sarei portato anch'io, nel mio piccolo, ad evadere le tasse e a non far nulla affinchè cambi l'attuale stato di cose. Con l'approvazione dei conduttori di Velò e di milioni di cittadini.
Sfrutto l'assist di Trenti per sviluppare un rapporto comparativo tra il comportamento dei ciclisti (anzi, degli sportivi) portati naturalmente a doparsi ed i cittadini, portati inevitabilemtne ad evadere le tasse. Porrò sullo stesso piano concettuale il comportamento (deviato) sociale ed il comportamento (deviato) sportivo.
Inevitabilmente, per combattere l'evasione fiscale-frode sportiva le strade sarebbero 4:

Prima ipotesi:

1) eliminiamo completamente la tassazione dopo aver instaurato un puro mercato concorrenziale.
Comparativamente (sportivamente parlando) si tradurrebbe in una completa liberalizzazione del doping.
In questo caso, ri-traslando il concetto alla società in cui viviamo, si presenterebbe inevitabilmente il problema del capitalismo della golden-age( 1890-1914): liberalizzazione completa dei mercati, formazione di grandi monopoli prima e trusts poi. Formazione di squilibri sempre maggiori, guerre commerciali ed infine, lo scoppio della guerra, dato che il libero mercato (ed il libero doping) non è capace di autoregolarsi. Rapportandomi al ciclismo, vedremmo spuntare come funghi campionazzi costruiti direttamente costruiti dalla Balco, Bayer e qualche altra casa farmaceutica ( che non sia già successo:Od), naturalmente a discapito di corridori che, seppur dotati naturalmente, hanno avuto la sfortuna di non essere nati nello stesso paese della multinazionale. Avremmo cioè una riproduzione delle disegualianze elevate alla n-potenza.

Seconda ipotesi:

2) i cittadini (i corridori) si incazzano e fanno la rivoluzione, eliminando alla radice il problema della diseguaglianza, ovvero la proprietà dei mezzi di produzione e gestione. Traslando il concetto al ciclismo, i corridori si incazzano e si ribellano dell'attuale mafia che li governa e che macina soldi sulle loro (ignoranti) teste. Dovrebbero dire: col cazz.o cari Uci, Coni, Fci ecc ecc: il ciclismo siamo noi e ce lo gestiamo noi! Altro che pro-tour! Eleggiamo democraticamente i nostri rappresentanti, ci siediamo attorno ad un tavolo ripartiamo da zero.

Purtroppo, affinchè quest’ultima ipotesi si realizzi, è necessario che cambi il sistema economico a livello strutturale poiché il ciclismo non è altro che un mezzo per guadagnare denaro all’interno della società in cui viviamo. Perciò, almeno a breve-medio termine, scartiamo quest’ultima idea.

Le ultime strade percorribili, e realmente attuate (almeno a livello di sistema economico-sociale) sarebbero-sono due:

Terza ipotesi

3) Si instuara un capitalismo straccione all’italiana, dove pagano le tasse i poveri-"gemelli sferici solitamente molto fragili"-dipendenti mentre i padroni (ehm emh, scusate, gli imprenditori) guadagnano profitti sulle loro teste (anzi sulla loro pelle, dato il massacro di lavoratori), evadono le tasse e con fare sexi dicono: “diventa anche tu imprenditore di te stesso! Io ci sono riuscito, partendo da zero!” Implicitamente dicendo che, una volta diventato libero professionista, finalmente anche tu potrai evadere le tasse, perche tanto lo Stato ti lascia fare.
Rapportandoci al ciclismo, il ragionamento sarebbe (è) più o meno lo stesso: ok, formalmente esiste una giustizia sportiva. Tu puoi fare il cazz.o che ti pare ma a tre condizioni:
1) fallo da furbo;
2) fallo e non rompere le palle, ossia non sputare sul piatto in cui mangi. 3) accetta questo sistema perché è l’unico possibile (qundo in realtà non è vero).
Naturalmente i corridori-cittadini potrebbero avere un pulpito di coraggio e rispondere : “col caz.zo! ok, noi non pretendiamo un ciclismo gestito dal basso, ma almeno un ciclismo che rispetti quei margini di equità di keynesiana memoria”. Più o meno fare come negli anni del ’60 quando i cittadini-lavoratori scesero in piazza non per cambiare il sistema sociale vigente (questa è la vulgata di qualche pseudo-rivoluzionario da salotto) ma per essere inclusi al suo interno, esigendo quei margini di giustizia minimi tipici dello stato democratico borghese.

Nella realtà sociale (e ciclistica) moderna, com’è facilmente osservabile, questo non avviene:anzi, accade il contrario. Siamo in un epoca di individualismo imperante dove il precario (il ciclista) fa la guerra all’altro disgraziato (un altro ciclista) per farsi assumere e spuntare il miglior contratto. Naturalmente ogni mezzo è lecito. Anzi, è incentivato dall’intellijentia padronale con proposte del tipo “commissioni contro i fannulloni” ecc ecc. Così i ciclisti, non vivendo su marte , ma sulla terra, si comportano di consegueza. Se sono impegnati a combattere la guerra tra loro, come è possibile che si organizzino per combattere chi li usa-sfrutta realmente?

A questo punto, l’ultima (e realistica, almeno per il momento) strada percorribile sarebbe la seguente.

Quarta ipotesi:

4) Premetto che mi rifarò alla teoria non di qualche estremista di sinistra ma, al contrario, di un teorico del comportamento organizzativo-sociale di orientamento neo-classico.
Facendola breve, egli dice, come il buon Trenti: “ l’uomo è per natura malvagio ed è portato per istinto a barare. Avviene cioè il fenomeno del free-riding che, pane pane - vino vino, significa dire che se tutti pagano le tasse e sei quasi sicuro che i controlli sonoo risibili, tu sei portato (naturalmente) ad evadere. Tanto sai che potrai usufruire ugualmente del servizio pagato dalla collettività. Così avrai raggiunto un doppio guadagno:
1) usufrutto del servizio e non pagamento dello stesso.
Ragazzi, questo qui per tale banalità ha vinto il nobel.

Rapportandoci ancora una volta allo sport, e nel nostro caso al ciclismo, questa banalità è però estremamente veritiera: ricordandoci dell’equazione evasione = doping, lo sportivo è incentivato a doparsi perche sa che potrebbe usufruire del vantaggio (+vittorie=+prestigio=+soldi) a fronte di una probabilità di essere scoperti relativamente bassa e della consapevolezza (in caso di essere scoperti) di una pena morbida.
Personalmente (e purtroppo) ritengo che ciò rifletta la situazione attuale sia della società che dello sport.

Adesso, questo Olson dice che il fenomeno del free-riding è sì insito nella natura umana, ma ci sono possibilità x combatterlo.
Ricordandoci che l’uomo è "elemento di materiale organico atto a galleggiare" per natura (e se lo dice Trenti, ci crediamo) è necessaria un’autorità socialmente riconosciuta che sia preposta al controllo del comportamento fiscale (..evasione). Negli stati dell’Europa continentale e nordica questo ha significato una scomparsa del fenomeno dell’evasione. Ma non basta il controllo per debellare il fenomeno: è necessario che quest’ autorità, una volta scoperti i colpevoli, dispensi incentivi selettivi di tipo negativo, del tipo: ok caro libero professionista, tu sei un uomo/donna fortunato a svolgere questa professione, prendi uno stipendio maggiore della media della collettività ed in più li/mi vuoi anche fottere?E no bello, qui non c’è posto per i furbetti, perciò ridammi la licenza, per sempre( oppure, a scelta, richiedere un risarcimento pecuniario talmente alto che il potenziale evasore si farà due conti prima di evadere).
L’ultima comparazione con il ciclismo (e con lo sport): data la gravità della situazione le singole federazioni dovrebbero agire così duramente? ossia dovrebbero sospendere definitivamente gli sportivi ( ed i ciclisti) alla prima positività? Questa domanda ci introduce all’interno di meandri etici che (sicuramente) non porteranno ad una visione condivisa all’interno di questo forum.
Però, credo e ripeto che questo sia l’unico metodo per non arrivare ad accettare (ed approvare) il Trenti pensiero secondo il quale tanto-evadono-tutti e perciò evado (mi dopo) anche io. Nelle realtà nord europee l’evasione non è un fenomeno naturale. E non lo deve essere nemmeno qui. Chi evade è visto come un criminale, mentre qui è visto come uno degno di ammirazione perche è stato piu furbo di noi.
Il ciclismo/lo sport è lo stesso, cioè malato.
Quando correvo ho fatto la cazzata di pensare (solo pensare, grazie a dio) di aiutarmi, non concependo quelle pratiche come illegali. Stando all’interno del sistema sono quasi arrivato a concepire quelle pratiche come normali, ovvie e minime per la sopravvivenza (sportiva). Non hai/avevo più riferimenti morali e giuridici: da ex sportivo che ha frequentato realtà piuttosto malate, credo che l’unico metodo in grado di debellare il fenomeno sia la certezza-durezza-inevitabilita della pena alla prima positività accertata.
NATURALMENTENTE, ritengo che questo sia l' unico metodo praticabile e vincente affichè non scoppi la rivoluzione e l'uomo non si sia liberato da chi lo tiene sotto costante giogo.

 
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Livello Tour




Posts: 263
Registrato: Jun 2006

  postato il 13/05/2007 alle 05:02
Caro Pacho,
non ti posso dar torto, l'analisi puo' andare ma alla fine saranno sempre i ciclisti a pagare e questo non e' giusto.
I vari manager troveranno sempre qualcuno disposto a rischiare per i soldi.
Che poi in Italia siamo professionosti per ingarbugliare le cose questo e' un dato di fatto.
In Italia tutti hanno ragione, c'e' una legge per tutti.
Una rivoluzione nel ciclismo italiano non e' ipotizzabile.
Non saremo in grado di farla. Mai.
Dovremmo guardare avanti amaramente e fare del nostro meglio.
Ma alla fine vedrai che , come detto, riusciremmo a divertirci.

Ti saluto
Ianni

 
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Livello Gino Bartali




Posts: 1312
Registrato: Feb 2005

  postato il 13/05/2007 alle 12:20
Pacho,il problema penso sia uno solo,la difficoltà che questa autorità di controllo ha nel scovare chi cerca di fare il furbo.
Il paragone con le tasse in quanche modo regge,ma solo fino ad un certo punto,capire chi evade o meno è abastanza facile,questione di registri e controlli,capire chi si dopa invece risulta molto più complicato.Prima di tutto esistono una quantità enorme di sostanze che non sono rintracciabili,esistono poi tantissime tecniche per eludere i controlli ed infine non esiste l'infallibilità dell'antidoping.
Chi viene "beccato"siamo ritenuti a credere sia stato il meno furbo,quello che ha sbagliato qualcosa,proprio perchè nella maggiorparte dei casi difficilmente si riescono a rintracciare sostanze vietate.Con l'emotrasfusione come la mettiamo? Difficilissimo,a meno che non intervenga la magistratura,scovare chi ne fa uso.....l'elenco potrebbe essere infinito....ricordandoci poi che il doping sarà sempre anni avanti rispetto all'antidoping.

Per questo motivo penso che la tua proposta sia inapplicabile.
Partendo dal tuo punto di vista,con una commissione proposta al controllo ferreo,l'unica possibilità che avrebbe sarebbe quella di diventare una sorta di grande fratello,con occhi aperti con chiunque e ovunque,infiltrati nelle squadre,negli alberghi,nei ritiri,cicmici etc....sarebbe l'unico sistema,ma forse un tantino anticostituzionale

 

____________________
DAvide

"Cause tramps like us,baby we were born to run" (Bruce Springsteen)

C.S.N.P.

 
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Livello Moreno Argentin




Posts: 376
Registrato: Apr 2007

  postato il 15/05/2007 alle 10:26
Pacho, hai mai pensato di entrare in politica?
 
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Livello Fausto Coppi




Posts: 4674
Registrato: Jun 2006

  postato il 15/05/2007 alle 10:37
Basso non è corso al Foro Italico il 30 giugno, presso gli uffici del CONI urlando "voglio confessare tutto, sono Birillo e le sacche sono le mie" esattamente come Gigio di Pesaro (mio vicino) non correrà mai all'ufficio delle entrate urlando:
"voglio confessare, voglio confessare, io non ho mai pagato il canone TV ma ho 3 televisioni in casa, chiedo scusa a tutti, chiedo rispetto perchè non sono un evasore, si può guardare onestamente la TV anche pagando le tasse, le prossime volte che azionerò il telecomando sarà senza un peso sulla coscienza, i miei ospiti sono tutti dalla mia parte" E te credo con quelle magnate che ci facciamo a casa tua!!!

 

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Michela
"Stiamo Insieme, Vinciamo Insieme - Ivan Basso"


Vita in te ci credo le nebbie si diradano e oramai ti vedo non è stato facile uscire da un passato che mi ha lavato l'anima fino quasi a renderla un po' sdrucita. Anche gli angeli capita a volte sai si sporcano ma la sofferenza tocca il limite e cosi cancella tutto e rinasce un fiore sopra un fatto brutto



http://www.adidax.com/
resisterai 5 minuti senza sport?

 
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