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Autore: Oggetto: Mal totale, ma un solo animale nero.

Livello Learco Guerra




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  postato il 07/05/2007 alle 22:25
Questa comparazione tra miglioramenti in diversi sport, che ho letto con attenzione, è molto interessante, e il risultato mi pare per certi aspetti abbastanza confortante. Non perchè io sia così ingenuo da pensare che nel ciclismo il doping esista poco o nulla, ma perché la maggiore conclusione che se ne può trarre, a mio parere, è che il doping, in fondo, non conta così tanto. Teniamo anche presente che, tra gli sport citati, il ciclismo è quello dove i miglioramenti tecnici degli ultimi decenni hanno avuto sicuramente maggior peso: biciclette molto più leggere e rigide, ruote più rigide e aerodinamiche (il che comporta anche maggior rischio d’incidenti, ma questo è un altro discorso), abbigliamento più appropriato (negli anni ’70 si correva ancora con le maglie di lane e le scarpe strette ai pedali con i cinghietti). Aggiungiamo che la quasi completa liberalizzazione dei rifornimenti in corsa aiuta molto specie col caldo, che gli interventi meccanici sono più veloci e puntuali. Le possibilità di recupero tra una corsa e l’altra sono migliorate da un maggiore comfort per i corridori (alberghi migliori, pullman per la squadra, più personale a disposizione). E’ pure importante aggiungere che molti miglioramenti nelle prestazioni sono dovute anche all’estrema specializzazione del ciclismo attuale. Non solo dei vincenti, ma anche dei gregari: fino agli anni ’70 anche le squadre importanti erano composte da una quindicina di corridori che dovevano affrontare ad alto livello tutta la stagione. Ora, con squadroni di 25-30 corridori, ad ogni corsa importante vengono fatti partire solo quelli che hanno programmato il picco di forma in quel periodo. La media record di un grande giro, più che dall’Armstrong di turno, dipende dai gregari che vanno a tutta fin da inizio tappa. Anche l’aumento del numero dei partenti aiuta questo. Forse è utile, come suggerisce qualcuno sopra, confrontare i tempi dei migliori sulle salite più note, che dipendono in maggior misura dalla prestazione del migliore di turno. Ho provato a recuperare qualche dato, a partire dalla corsa che mi è più cara, il Giro dell’Appennino:
Coppi 1955: 25'00''
Motta 1970: 24'42''
G.B. Baronchelli 22'46" 1977
poi: i tempi migliori degli ultimi anni:
1 Simoni Gilberto 21'54" 2003
2 Marius Sabaliauskas 21'55" 2003
3 Marco Pantani 21'56"00 1995
4 Pavel Tonkov 21'56"08 1996
5 Leonardo Piepoli 21'58" 1998
6 Rujano Guillen José 22'06" 2006
7Giuliano Figueras 22'21" 2002
8 Pavel Tonkov 22'23" 1997
9 Eugenj Berzin 22'31" 1994
10 Przemyslaw Niemec 22'32" 2005
11 Pavel Tonkov 22'41" 1999
12 Damiano Cunego 22'42" 2004

bisogna far presente che nel record di Coppi la salita, se non sbaglio, non era ancora completamente asfaltata; il record di Motta è stato ottenuto con il caldo di agosto, mentre i successivi nel più mite clima primaverile; fino ai primi anni ’80 la corsa si disputava ancora su distanze intorno ai 250 km, mentre ora si affronta la Bocchetta con 50 km in meno nelle gambe. Teniamo anche presente che, se è giusto quanto qualcuno ha calcolato, in salita ogni kg in più vale circa 2 secondi a km; quindi, su 8 km, già solo 2 kg valgono circa 16 secondi. Questo è un particolare che limita le possibilità di doping nel ciclismo, perché le sostanze che incrementano artificialmente la massa muscolare, su strada rischiano di essere controproducenti per i conseguenti aumenti di peso. Per il resto, dai 22'46'' del 1977 e i 21'54'' del record attuale (ottenuto, fra l'altro, grazie ai cambi regolari tra Simoni e Sabaliauskas che correvano assieme nella Saeco), a quasi 30 annnni di distanza, c' un miglioramento del 4%. Non conosco i tempi del Ghisallo, ma bisogna considerare che in epoche diverse è stato collocato in punti diversi del percorso del Lombardia, mentre la Bocchetta è sempre stata il punto decisivo dll'Appennino, quindi sempre scalata al massimo dlle possibilità, e date le pendenze, essere in scia conta meno. Si noti pure che il super-Berzin del '94,che di lì a poco avrebbe vinto il Giro, seguito dal dr.Ferrari,è riuscito, con una bici piùleggera, a far meglio di Baronchelli di pochissimi secondi.

 

[Modificato il 07/05/2007 alle 22:38 by maglianera]

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/05/2007 alle 22:35
Originariamente inviato da maglianera
Teniamo anche presente che, se è giusto quanto qualcuno ha calcolato, in salita ogni kg in più vale circa 2 secondi a km; quindi, su 8 km, già solo 2 kg valgono circa 16 secondi.


l'handicap del peso in salita varia a seconda della pendenza: i due secondi a km per ogni kg in più sono giusti per una salita intorno all'8%, ma per una salita al 12% i secondi a km già diventano 3.
E comunque due kg in più per 8 km fanno 32 secondi e non 16.

 

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"L'uomo da battere è Gianni Bugno, e quasi certamente non riusciremo a batterlo" (Greg Lemond, Stoccarda, 24 agosto 1991)

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Livello Learco Guerra




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  postato il 07/05/2007 alle 22:46
Originariamente inviato da antonello64

Originariamente inviato da maglianera
Teniamo anche presente che, se è giusto quanto qualcuno ha calcolato, in salita ogni kg in più vale circa 2 secondi a km; quindi, su 8 km, già solo 2 kg valgono circa 16 secondi.

l'handicap del peso in salita varia a seconda della pendenza: i due secondi a km per ogni kg in più sono giusti per una salita intorno all'8%, ma per una salita al 12% i secondi a km già diventano 3.
E comunque due kg in più per 8 km fanno 32 secondi e non 16.
se sono 3 secondi a km, su 8 km fanno 48!

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/05/2007 alle 22:54
Originariamente inviato da maglianera

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Originariamente inviato da maglianera
Teniamo anche presente che, se è giusto quanto qualcuno ha calcolato, in salita ogni kg in più vale circa 2 secondi a km; quindi, su 8 km, già solo 2 kg valgono circa 16 secondi.

l'handicap del peso in salita varia a seconda della pendenza: i due secondi a km per ogni kg in più sono giusti per una salita intorno all'8%, ma per una salita al 12% i secondi a km già diventano 3.
E comunque due kg in più per 8 km fanno 32 secondi e non 16.
se sono 3 secondi a km, su 8 km fanno 48!


3 secondi per una salita al 12%: la Bocchetta che pendenze ha?

 

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  postato il 08/05/2007 alle 01:35
Originariamente inviato da antonello64

Originariamente inviato da maglianera

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Originariamente inviato da maglianera
Teniamo anche presente che, se è giusto quanto qualcuno ha calcolato, in salita ogni kg in più vale circa 2 secondi a km; quindi, su 8 km, già solo 2 kg valgono circa 16 secondi.

l'handicap del peso in salita varia a seconda della pendenza: i due secondi a km per ogni kg in più sono giusti per una salita intorno all'8%, ma per una salita al 12% i secondi a km già diventano 3.
E comunque due kg in più per 8 km fanno 32 secondi e non 16.
se sono 3 secondi a km, su 8 km fanno 48!


3 secondi per una salita al 12%: la Bocchetta che pendenze ha?


http://www.salite.ch/bocchett.asp

chiedo scusa avrei voluto fare il conto di quanto si guadagna in tutto
ma sono troppo fulminato per fare un foglio excell (e mica penserete
che me lo calcolo a mano....)

 

[Modificato il 08/05/2007 alle 11:01 by Andrea_Web]

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"Non esistono montagne impossibili, esistono uomini che non sono capaci di salirle", Cesare Maestri

"Non chiederci la parola che mondi possa aprirti, si` qualche storta sillaba e secca come un ramo...
codesto solo oggi possiamo dirti: cio` che non siamo, cio` che non vogliamo.", Eugenio Montale.

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 08/05/2007 alle 02:31
Originariamente inviato da grilloparlante

Tutto vero, tutto giusto. Però mi chiedo se questo voler a tuttti i costi dimostrare che non c'è solo il ciclismo non sia un tentativo di dimezzare il gaudio in nome del male comune.


E’ proprio qui il pomo. Il doping è una “malattia”, di cui si conoscono perfettamente quelle origini che, con l’andar del tempo, si sono trasformate in un’epidemia. Perché non dire che è un flagello non circoscritto? Significa forse migliorare l’approccio ad una sua sconfitta?
Certo, è una “malattia” sempre esistita, fin dai tempi in cui all’atleta dell’antica Grecia, era proibito mangiare carne e lui, ben consapevole della forza e dell’indispensabilità di quall’alimento, concordava con dei collaboratori amici, quasi sempre giovinetti, il modo per procurarsela e mangiarsela di nascosto, ai margini dei templi, o dietro le di questi colonne. Oppure, si faceva preparare pozioni rinfrescanti a base di creme provenienti dalla Tracia, di cui si narravano gradevolezza e poteri di eccitazione pronti ad attenuare la fatica e rendere persino forza. Per spalmarsela, inventava bagni suppletivi, corrompeva le nutrici della reggia, scambiava incontri d’amore con le cortigiane, per strappare negli amplessi con quei corpi femminili, un “tenero furto” di …. ringraziamento. Alla luce di ciò che ancor non s’è scoperto e non si sa degli antichi egizi, ad esempio, c’è ragione di credere che le formule costituenti le basi di quelle pomate finite poi in Tracia, fossero assai immerse sulle traiettorie delle sostanze millenni dopo definite ergogeniche. Gli anni hanno poi evoluto la diffusione dell’aiuto, spesso abbinato al pasto. “Più mangio e più vado forte” – diceva Francois Faber. Dimenticava di aggiungere la consumazione di una “montagna” di caffè, un segreto troppo grande, per finire in una dichiarazione possibile di diffusione, anche fra gli avversari. Ma lo prendeva quel liquido eccome, perlomeno tanto, da superare assai i venti-venticinque, forse trenta, nanogrammi di caffeina. Se ci fosse stato l’antidoping dove sarebbe finito? E si badi, siamo solo agli inizi del novecento. Tutti ricordano le 28 uova consumate da Alfredo Binda, prima di partire per il Lombardia del ’26, ma nessuno ha mai detto quanto vino e caffè ci fossero nelle sue borracce. Aldo Ronconi, uomo di quasi 90 anni, vispo e corretto come pochi, vinse l’edizione più calda dei tricolori nel ’46 (40 gradi all’ombra e senza poter disporre, come tutti a quei tempi, di continue borracce provenienti dall’ammiraglia, o dal cambio ruote, come avviene oggi), ma lui, così a modo e così onesto, non ha mai esitato nell’affermare quanto il caffè fosse un compagno, un sollievo, un modo per trovare la forza di superare la polvere che essiccava la gola e la fatica di quei 300 e più chilometri che l’aspettavano. Poi venne l’eccitante più complesso, e che dire di quando l’amico Sergio Zavoli, cantore d’un epoca indimenticabile, a specifica domanda, mi guardò con occhi stupiti e disse: “Ma chi di noi, non ha mai provato la simpamina prima d’un esame?!”
Come giocò la Germania contro l’Ungheria nella finale della Coppa Rimet nel 1954? A pane ed acqua, o a gigantesche pozioni di stimolanti? Molti giocatori di quell’undici non sono stati più quelli di prima e le morti premature su quella squadra furono superiori al 50%. E che dire delle punture di corteccia surrenale che tanto hanno coinvolto i calciatori degli anni sessanta? Poi con l’inizio dell’antidoping, non è che le cose siano cambiate, anzi, la scientificità ha portato uno spaventoso innalzamento dei balzelli o delle alchimie, fino a farle divenire vere e proprie metodiche. Oggi, il doping è, appunto, una metodica. Non nascondiamoci dietro ad un dito, è la verità. Soprattutto, cominciamo a considerare anche quelle sostanze non considerate dopanti che, alla lunga, hanno un potere anabolizzante, o effetti collaterali tali, da creare derivazioni molto simili al doping riconosciuto e superare, di gran lunga, quello che un tempo era il massimo dell’aiuto.

Ragazzi, a un certo punto ne va della sopravvivenza e se in cambio c'è la morte, io me ne sbatto di quel che fanno gli altri e guardo al modo migliore di salvarmi.


E cominciare a far capire agli ignoranti, o ai vermi magari con toga che perseguono solo i corridori, che il doping è la totalità e non un patrimonio esclusivo dei ciclisti, secondo te che cos’è, non è un modo di difendersi? Se anziché essere delle pecore, si tirassero fuori le palle, ed unitariamente si mettesse a capo del proprio sindacato o associazione, non un ex corridore che si esprime con “ugurugunmno usì spennao ai saud usugunno goddrao” ed a mala pena sa contare fino a tre, le cose cambierebbero. Sai quanti errori han fatto i corridori negli ultimi dieci anni, egoisticamente, almeno pari a quello di doparsi? Tanti, troppi, formidabilmente troppi. A cominciare da quando accettarono il limite del 50% d’ematocrito, da soli e solo loro, ben sapendo che l’epo l’usavano tanti altri colleghi di altre discipline, “curati” e “seguiti” dai medesimi dottori della scuola di Ferrara. Caz.zo, dei vecchi modesti andavano a vincevano medaglie mondiali ed olimpiche, degli sconosciuti altrettanto, una mezza broccoletta diventava la migliore in uno sport con tanto di future genuflessioni persino della politica, dei giovani d’altre discipline, per intrugli chimici, venivano stesi da leucemie fulminanti, ma solo i ciclisti prestavamo il fianco e slacciavano i pantaloni. Il Coni (l’ente sovra-intendente il doping per antonomasia), copriva di incarichi il fulcro dopante ferrarese, gettava le urine dei calciatori nel Tevere, ed i ciclisti che facevano? Aprivano le porte ad una idrovora per farsi risucchiare! Diciamolo, porca miseria, è stato un autogol, che non ha migliorato di un caz.zo la loro salute, non ha diminuito il doping nel ciclismo, ma ha aperto un vortice, affinché fosse proprio il pedale, lo sport del doping, favorendo, con quel benedetto prelievo mattutino, i presupposti per l’arrivo dei Nas. Di lì a farsi analizzare il retto, farsi filmare da un magistrato, non importa se femmina, nell’intimità di un albergo e far sbattere quelle immagini in RAI, il passo è stato breve. Altrettanto rubare (altro verbo non esiste!) il corpo di un ciclista, al pianto dei suoi cari disperati, solo per poter dimostrare che la sua morte non era sopraggiunta per una malattia congenita di famiglia, ma per doping. L’orrenda magistratura italiana, tra l’altro smentita dall’autopsia, ha fatto anche questo e vivaddio, qualcuno coi "gemelli sferici solitamente molto fragili" per dirlo c’è!
E poi, quando il più grande di tutti, Marco Pantani, lasciamelo dire, anche il più intelligente (di quella intelligenza che, se unita ai sentimenti, con un uomo come quello odierno, significa suicidio o omicidio), spiegò i motivi di tutti quei “perché”, qualcuno pensò che un simile cervello doveva essere fatto morire pian piano, proprio come fece Mussolini con Antonio Gramsci…. Si dice che al funerale di un assassinato, ci vada sempre l’assassino, ma anche qui ci sono le eccezioni che confermano le regole. Bene, anzi male: per l’ultimo saluto a Marco, mancava l’ispiratore assassino. Prova a chiederti chi fosse o chi è, se singolo o d’insieme, visto che lì ancor vita scorre e lo spirito criminale è così forte, da non creare rimorsi di coscienza.

i i corridori si fossero incazzati. dello
Va bene il calcio, l'atletica, lo sci... ma noi la peste ce l'abbiamo in casa e continuiamo a rimandare e accettare rimedi posticci sulla pelle dei corridori.


La peste ce l’hanno tutti e non si cura in un’oasi sola….anche perché l’aria è sempre la stessa….

Cominciamo a mandare a casa i manager e i dottori, non ci preocccupiamo di quello che fanno i calciatori. Non perché debbano essere immuni, ma perché a forza di pretendere che tutti capiscano che il problema è comune, si rischia di istituzionalizzzre il doping.


I manager ed i dottori sono da mandare a casa a prescindere dal doping, ma per elevare il ciclismo, per insegnarlo al meglio, per dare una speranza a chi opera con serietà. I manager di altri sport, sono “meno peggiori” dei colleghi del pedale, perlomeno la loro funzione è stabilità, sanno parlare, hanno l’umiltà di appoggiarsi a figure più competenti su singoli aspetti. Nel ciclismo, ciò non avviene, ed i cosiddetti manager se li proiettassimo su un confronto orizzontale con gli altri, scopriremmo che possiedono funzioni simili ai presidenti di federazione, salvo la completa genuflessione verso esterni tuttologi d’ogni avvenire: i medici. Costoro, nello sport, assumono spesso la funzione di dopatori, prima di ogni altra forma deontologica, ma lo sanno tutti, soprattutto il Coni, ed i papaveri della politica. Nel ciclismo però, i camici bianchi, sono i preparatori, gli allenatori, gli immuni incontestabili tessitori dei vertici di questa disciplina e questo è ancor più grave, ma avviene perché a monte del doping, il pedale possiede ambiente parco di sapere, con una cultura da quinta elementare reale, ed un’apertura mentale degna di una setta. Certo, allontanando queste figure il più possibile, si darebbe una mano all’antidoping vero e, nel ciclismo, più che altrove, significherebbe miglioramento, pulizia, e disinfestazione indipendente dalla chimica.
Dicendo che la chimica è trasversale si rischia di istituzionalizzare il doping?
Guarda che è già istituzionalizzato. Salvo, proprio il ciclismo, dove si becca il 10% (ottimistica percentuale) di chi usa la chimica, negli altri sport, non si giunge nemmeno al 2%. E poi con una magistratura che applica la legge sul doping, solo ed esclusivamente al pedale, come si può dire che non sia istituzionalizzato l’uso di certe sostanze? Il problema sta nella società, nelle sue crepe e in una classe politica da schifo, fallimentare tanto a sinistra, quanto a destra!

Cosa me ne importa se tutte le case del paese traballano? Ristrutturo la mia, perché devo viverci io. Se invece aspettto che qualcuno ristrutturi tutto il paese, finisce che la casa mi crolla in testa e il problema mi ha sconfitto.


La tua casa dopo un mese crollerebbe di nuovo, perchè il motivo scatenante il crollo, resterebbe. In altre parole, se il terreno è franoso con crepe interne tali da somigliare a quelle di un terremoto a “Richter 8”, tu puoi fare le fondamenta che vuoi, ma sarebbe un’operazione vana. A meno che tu non sia capace di costruire una casa fatta a mo’ di cubo, impermeabile ed indistruttibile, senza aperture, senza prese d’aria e senza nessun tipo d’impianto…. fino a che morte non ti separi per asfissia da quella prigione….La metafora è chiara….

Basso ha sbagliato? Che paghi! Quanta gente ha creduto in lui e adesso sta pagando?
A chi importa che sia stato costretto? Chi ci crede? Nessuno ti costringe a guadagnare milioni di euro e araccontare nelle interviste che sei limpido e Fuentes non lo conosci. Come fai a vivere senza poterti fidare di nessuno? Come fai ad accettare che le uniche persone di cui ti fidi sono quelle che paghi?


Basso farà, e sta già facendo, quello che dici tu, ma il ciclismo e lo sport continueranno a vivere di doping sempre più dilagante….giusto per rendere la Melandri una santa agli occhi di chi crede che gli uccelli usino la mazza per pescare i pesci…..
Il problema non è nello sport, ma nell’uomo e si è ingigantito con gli anni.


No, comincio a non starci più. Non mi interessa che i calciatori mangino pane e veleno, non me ne frega niente. Quello che voglio sono campioni con le palle, capaci di rifiutare oppure di dire le cose come stanno. Basta con le bugie. A me Simoni non piace troppo e anche lui avrà i suoi scheletri, ma comincio a capire la sua rabbia dello scorso anno. Basta con i ladri in gruppo.
Chi sbaglia paghi. Capisco solo ora perché tanti corridori, richiesti se vorrebbero che i loro figli diventino corridori, dicono di no. Lo sanno che è un inferno, ma invece di adoperarsi per dare il loro contributo allla soluzione del problema, stanno zitti e si allineano. Non uomini, proprio non uomini.


Pagherà il Basso, pagherà…..e se è questo che risolve il problema di che ti preoccupi?! Presto tutto ritornerà lindo, con tanto di certificazione d’origine fradicia: quella dell’UCI….

E poi se sei nel giusto, èperché non ti incavoli un po'? Meglio Pantani: lui era convinto di esssere neel giusto e ci è morto a forza di urlare che Campiglio non era vero. Perché Basso non parla e non urla e non s'incazza?


Non confondiamo Pantani con nessuno. Marco lo hanno lapidato perché a differenza di tutti, disse una verità che non deve uscire, così riassumibile: “E’ tutto sotto gli occhi di tutti e tutti devono vivere su regole uguali per tutti”. Quel “tutti”, caro Grilloparlante, è proprio ciò che Coni e politica non vogliono, perché significherebbe farli diventare come Cenerentola dopo mezzanotte…. Ed è sul chiasmo di “tutti”, che si gioca l’incastro tremendo di una delle più beffarde fesserie dell’uomo moderno e benpensante, collocato su paesi evoluti (nell’arte del menga, aggiungo io): la guerra al doping.

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 08/05/2007 alle 10:57
Originariamente inviato da megalon

Originariamente inviato da Morris

Ora: Ritter 48.653 - Sosenka 49.700 (incremento indicativo 2,1%) (Boardman 56.375 per un incremento indicativo del 13,7%, ma c’era un mezzo rivoluzionario che conta per un buon 50%)
Note: Il record famoso di Merckx, fu raggiunto nel ’72, quindi al di fuori del livello di questa comparazione. Il record di Boardman non è credibile, per la troppa differenza delle biciclette, oltre alla chimica…..che un effetto, in quel corridore, l’ha dato: l’osteoporosi.



Se non sbaglio Chris Boardman si era sempre schierato pubblicamente e veementemente contro il doping...
E si ritirò anche perché per combattere la sua malattia si sarebbe dovuto dopare, così diceva.


Mah...io non ho mai sentito un corridore o un atleta dire spontaneamente che faceva (e fa) uso di chimica. L'esperienza inoltre, m'ha insegnato che gli over stanno fra chi urla ad ogni piè sospinto la propria pulizia.
Certe malattie giunte in età giovanile, sono sospette quanto certe morti. Ora, si è sempre pronti a dire che tizio è morto giovane, perchè si dopava, ma mai si pensa che gli additivi in fase di crescita fisica, producano patologie gravi, alcune immediatamente esplosive.
Ci sono morti di giovani atleti per leucemie fulminanti che, per taluni osservatori, solo casualmente si sono incrociate con certe pratiche, mentre altri le vedono una conseguenza. Idem per certi tumori, che qualcuno fa risalire all'uso massiccio di ormoni lautamente sotto i venti anni.

A che cosa può essere dovuta l'esplosione giovanile dell'osteoporosi?
Per diversi medici il doping è fattore che può portarla, o anticiparla.
Io non ghettizzo nessun dopato, ma che Boardman voglia far credere di essere un lindo, dopo aver fatto oltre i 56 sull'ora e 4'11" sui 4 km....beh a me non convince per nulla.
Chiaro poi, che ad osteoporosi già in essere, il ritiro fosse logico.

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 08/05/2007 alle 10:59
Originariamente inviato da Subsonico

2 domande (e forse anche altre)
1) capisco che l'intento era difendere le due ruote, ma come mai non fare anche una comparazione per lo sport femminile in generale, tanto per vedere a che livello siamo anche qui?


Il mio modo di difendere il ciclismo sta solo nel non considerarlo animale nero degli sport. Se qualche giornalista, che oggi spende veleno verso il pedale, ci provasse a fare comparazioni, capirebbe che il doping è flagello di tutti e che, probabilmente, il ciclismo è addirittura sottomedia.
Lo sport femminile paga il maschilismo imperante e la presenza delle donne nelle discipline sportive, soprattutto quelle che vengono considerate, come il ciclismo, per maschi, non offre un quadro comparativo omogeneo. Non sarebbe possibile dunque svolgerlo coi medesimi criteri di questo estratto di studio, ne servirebbe uno specifico e dai significati minori. Resta comunque certo che l’evoluzione del doping ha inciso fortemente anche sulle donne di sport.

2) il valore alto come media del giro di saronni può essere anche dovuto a salite non impossibili? non riesco a reperire il percorso...e poi: è vero che la media di armstrong è altissima in confronto al giro, ma non è che il percorso del tour si è ammorbidito troppo nell'era leblanc?


La media di Saronni fu fatta in un Giro di quel…. periodo, quindi facile. Il dato, se vogliamo, va ancora più a vantaggio di chi pensa che il ciclismo sia cresciuto poco, nonostante il doping….
Leblanc, ha cristallizzato una tendenza già presente nel Tour, perlomeno nel rendere costanti i primi dieci facili giorni. L’aggiunta di talune cronometro, ha poi alzato ulteriormente le medie… Sulle morfologie del percorso, è vero, c’è stata una tendenza al ribasso, confidando su quel caldo che è sempre stato il fattore di difficoltà principale della corsa…

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 08/05/2007 alle 11:09
Originariamente inviato da antonello64

un paio di appunti al lavoro di Morris:

1) il paragone tra le medie delle corse su strada è sempre molto fallace, perchè sono diversi i percorsi, le strade, le condizioni atmosferiche e anche lo sviluppo della corsa: tutte che cose che possono influenzare la media in maniera sensibile.
Anche il record dell'ora mi dice poco perchè credo che in giro ce ne siano diversi migliori di Sosenka, che batterebbero senza difficoltà quel limite (e anche di parecchio) se solo ci provassero.


Ho specificato, ma evidentemente non l’hai letto, che i confronti sono stati fatti su ampi ventagli di tempo (anno zero -1971 e 1972-oggi) e su omogeneità di percorsi e chilometraggi (le note su Freccia e Liegi si riferivano a quello). Inoltre, ho dato per scontato che l’evoluzione del mezzo e, soprattutto, delle strade o del fondo delle piste (atletica), fossero messe in conto automaticamente da chi leggeva….

Anche il record dell'ora mi dice poco perchè credo che in giro ce ne siano diversi migliori di Sosenka, che batterebbero senza difficoltà quel limite (e anche di parecchio) se solo ci provassero.


Ne sei proprio sicuro?
Ti ricordo che fare il primato dell’ora oggi, comporta l’impossibilità di assumere intrugli e cancellanti o innalzamenti indotti di certi valori, in quanto l’antidoping è presente non già solo dopo la prova, ma anche nei giorni precedenti, a sorpresa e a carotaggio. In altre parole, non sono possibili gran parte di quelle pratiche che oggi spingono troppi corridori a non correre per almeno dieci gg, prima dell’appuntamento. Resterebbe dunque il mezzo uguale a quello di un tempo, senza vantaggi diretti e, soprattutto, senza quella chimica, anni luce maggiore rispetto a quella fino al ’71. Ti ricordo inoltre, che un corridore come Backstedt, uno che ha vinto la Roubaix, ha provato nel 2005 il record dietro derny, mancando non solo il primato per circa 8 km, ma scendendo addirittura ai livelli del 1953!


2) la velocità del servizio nel tennis viene misurata ufficialmente da non molti anni; prima sapevo di misurazioni ufficiose e molto discordanti tra loro.
Ad esempio ho letto che Roscoe Tanner batteva a 220 km/h, e anche per lo stesso Dibley ho trovato fonti discordanti che parlavano chi di 200 km/m, chi di 210 e chi di 220.
Poi addirittura una volta mi capitò di leggere di un tizio (non l'avevo mai sentito nominare) che batteva a 240 orari, e che però non poteva essere preso in considerazione perchè metteva dentro solo una prima palla ogni 5 o 6.


Ti ricordo la data sbarramento del confronto, il 1971.
Già allora si facevano misurazioni, ed i dati che hai riportato sono veri, ma vanno collocati nelle caselle di indagine.
Di Colin Dibley, classe 1944 e miglior stagione nel 1973, ho preso la velocità misurata entro il 1971: 200km appunto. Nel ’73, batté a 210 e nel 1975, a 31 anni, avrebbe battuto a 220 km con una racchetta avente un telaio di nuova composizione. Quest’ultimo dato però, è sempre restato ai margini dell’ufficioso. In ogni caso non sarebbe stato preso in esame in quanto soppiantato dal 249.5 di Andy Roddick.
Roscoe Tanner, classe 1951 e miglior stagione nel 1979, nell’ultimo anno della prima fascia d’esame, batteva, anche perché giovanissimo e, sicuramente senza additivi, a meno dei 200 km di Dibley. Poi, nell’anno di grazia, batté a 220 km, ma anche per lui vale quello che ho detto prima: il dato del suo periodo è quello di Roddick.

 

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"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
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