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Autore: Oggetto: Marino Amadori, un mezzo secolo di discrezione...

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




Posts: 4217
Registrato: Oct 2003

  postato il 09/04/2007 alle 23:41
Oggi, Marino Amadori, un amico col quale ho diviso tante gioie ciclistiche, compie mezzo secolo. Gli dico sempre: “Ti invecchi anche tu, sei sempre asciutto, ma sopra le orecchie c’è un grigio che rende onore al tempo….”
L’amico dell’azzurro che, nel silenzio, ci ha donato un tratto di quegli umili con tante facoltà, che han fatto la storia troppo dimenticata di questo sport, è ancora sulla breccia come tecnico, con la consueta discrezione, tanto nelle giornate di sorriso, quanto nelle pagine meno felici. A suo modo è un grande, ed è stato un signor corridore che meritò, nel 1993, a carriera ovviamente finita, la “ Borraccia d’Oro”, il premio principe per chi è stato definito “coéquipier” o gregario di valore.

La sua carriera in sintesi (tratta dal mio libro “Protagonisti del ciclismo a Forlì”)



MARINO AMADORI
Nato a Predappio (FC) il 9 aprile 1957. Passista scalatore. Professionista dal 1978 al 1990, con sette vittorie.

Marino Amadori, merita un posto al sole nella storia del ciclismo romagnolo, anche perché oltre ai buoni successi conquistati nel mondo dei professionisti, è riuscito, con la sua onestà e disponibilità di esemplare gregario, a guadagnarsi fama nazionale ed internazionale. Un dato balza agli occhi e, se ci si pensa bene, ha pochi raffronti mondiali: Marino in tredici anni di carriera fra i prof, è stato ben undici volte azzurro. Chi lo ha superato in questa referenza, sono stati solo quei “super” che han fatto il mito del ciclismo.
E mai le sue maglie azzurre sono apparse regalate, tant’è che un uomo come Alfredo Martini, conoscendo le sue qualità umane, gli ha praticamente sempre affidato il ruolo di suo ambasciatore in corsa. Amadori però, non può essere ricordato solo per le sue maglie azzurre e per quel difficile compito che ha svolto in seno ad una nazionale spesso vincente, come nel 1982, 1986 e 1988, perché lui, le sue belle corse, se le è sapute conquistare e, guarda caso, spesso col piglio del corridore di razza. Cominciò nel 1981, vincendo la tappa di Chianciano alla Tirreno Adriatico, dove conquistò pure la maglia di leader della manifestazione. Solo una delle rare alleanze Moser-Saronni e la crono finale riuscirono poi, a scalzare Marino dal gradino più alto del podio: finì terzo con qualche giustificato rimpianto. Sempre in quell’anno vinse il Giro del Piemonte. Ritornò al successo in una durissima edizione del Trofeo Matteotti nel 1983, dove, ancora una volta, seppe staccare tutti e proseguì con un per lui poco consueto sprint alla Coppa Placci, in cui regolò un drappello costituitosi grazie ad una sua precedente azione.



Amadori, sempre più ricercato gregario di lusso, si prese una giornata per sé alla Coppa Sabatini, nel 1985, giungendo al traguardo in solitudine, come la mancanza di spunto veloce lo costringeva a fare. Nel 1986, un’altra classica nazionale finì nel suo palmares: la Coppa Agostoni. Fu quello, probabilmente, il suo successo di maggior pregio, in virtù di un cast di nota. L’anno dopo, col successo al Gran Premio di Lanciano, ottenuto difendendo coi denti una manciata di secondi conquistati negli ultimi chilometri, chiuse il suo rapporto con la vittoria. Non però la sua carriera, che continuò con onore al servizio del suo ultimo capitano, Maurizio Fondriest, fino al 1990. Amadori avrebbe potuto proseguire, perché il corridore trentino se lo sarebbe portato con sé alla Panasonic, ma il forlivese, già trentatreenne, preferì dire “basta”. Restava il solco di un segmento agonistico siamese all’azzurro e col record, relativamente alla Romagna, di 13 partecipazioni al Giro d’Italia, di cui solo in un’occasione senza il conforto dell’arrivo finale. Pur nella discrezione che l’ha sempre accompagnato, un corridore che ha saputo fare epoca. Finito il tratto sul mezzo bicicletta, abbracciò il ruolo di nocchiero sull’ammiraglia, con ottimi risultati. Nel pedale femminile, ha guidato tante delle migliori campionesse del panorama mondiale, su tutte Fabiana Luperini, vincendo a iosa; mentre a livello maschile è stato l’ultimo direttore sportivo dell’indimenticabile Marco Pantani. Oggi è il CT della Nazionale Femminile su strada.




Il dopo carriera.

Quando, nel novembre del 1992, fondai la Sanson femminile, che appoggiai alla Polisportiva Edera di Forlì, per sincronia con gli scopi che mi animavano di rinnovare il ciclismo in gonnella e di rendere tangibilità al nome prestigioso dello sponsor, pensai ad un direttore sportivo di nome. In cima alla lista ci stava proprio Marino, ma a quei tempi, il nostro rapporto era ancora ai ruoli di corridore e giornalista, con poche occasioni di scambio tra l’altro. Parlai delle mie intenzioni con l’amico Pino Roncucci, diesse storico del G.S. Giacobazzi, che aveva guidato, nel medesimo sodalizio, l’Amadori dilettante e che, in quell’anno, aveva portato il già formidabile ed immenso Marco Pantani al professionismo. Sapevo che Marino era cercato da team dilettantistici e volevo prima sentire da una persona che lo conosceva meglio di me, quali possibilità di convincimento potessi avere: in fondo, a quei tempi, la differenza fra i dilettanti e le donne, era abissale. Il vecchio nocchiero mi guardò ridendo e mi disse: “Vai tranquillo, ti dirà di sì, perché dietro di te c’è un progetto e lui è uno di quelli che ti legge sempre”. Andai così da Amadori e fu come Roncucci aveva anticipato.
Dal 1993 le nostre strade si unirono in Sanson, fino a tutto il 1997. In quegli anni ci divertimmo in lungo ed in largo e Marino fu semplicemente perfetto. Le tre doppiette Giro-Tour con Fabiana Luperini ed il Titolo Mondiale di Alessandra Cappellotto, furono gli acuti di un palmares che si distribuì su circa 150 successi fra tricolori, gare nazionali ed internazionali.
Nel ’98, mi presi un anno sabbatico e Amadori proseguì con la squadra ex Sanson aggiungendo al palmares, un Tour de L’aude ed un altro Giro d’Italia con Fabiana. Nel ’99 passò all’H2O-Lorena, l’attuale Safi Pasta Zara, mentre il sottoscritto fondò l’Alfa Lum RSM; in altre parole divenimmo avversari, ma l’amicizia rimase intatta. Basti pensare che fu proprio lui a darmi il numero di telefono di Joane Somarriba, l’atleta che avevo scelto come faro del mio neonato team.
Noi vincemmo il Giro proprio con la spagnola, ed Amadori il Tour, con la lituana Diana Ziliute. Nel 2000 passò alla Gas Sport Team, un grande sponsor, il più importante e generoso dell’intera storia ciclistica femminile italiana, ed il suo sodalizio vinse una miriade di corse di prestigio, ma quelle a tappe finirono a noi dell’Alfa Lum, perché Jo era un’autentica meraviglia (fece doppietta Girp-Tour). Il medesimo andamento, purtroppo per Marino, si proiettò anche sul 2001, in quanto la vittoria al Giro della sua Zinaida Stahurskaia (la più incontrollabile atleta che abbia mai visto), venne cancellata da una positività alla fentermina
(roba da prenderla a calci nel sedere!), mentre la Somarriba si confermò al Tour. A fine anno, quando la Gas decise di abbandonare il ciclismo, Marino mi chiamò, perché mi voleva parlare di una proposta che gli era giunta dai professionisti. Quando lo raggiunsi, seppi che veniva dalla Mercatone Uno di Marco Pantani. Lui, voleva conoscere il mio parere, ed io lo consigliai di correre verso il Panta, anche se viveva quel momento che tutti conoscevamo e conosciamo. Una settimana dopo, Marino era già in grado di farmi vedere il roster della squadra, premettendo che c’erano pochi soldi. Gli dissi che era scarsina, per quelli che potevano essere i propositi per una partecipazione al Tour, ma se solo Marco fosse tornato un unghia di quel che era, non ci sarebbero stati problemi. Purtroppo la china di Pantani era quella che era, ma ciò che poi fece nel 2003, e su cui Marino non riuscirà mai a nascondere incipiente dolore, danno una luce significativa alla sua esperienza accanto all’immenso Pirata.
Nel 2005, poi, con l’avvento di Di Rocco alla Presidenza della FCI, Amadori è ritornato al ciclismo femminile, dove attualmente lavora alacremente, per spingere il movimento verso i fasti di quel passato in cui eravamo insieme, a divertirci….

Morris


P.S.
Seguirà una breve intervista a Marino Amadori, ed un episodio inedito del suo indimenticabile rapporto col leggendario Marco Pantani.

 

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"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
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Livello Fausto Coppi




Posts: 5547
Registrato: Nov 2004

  postato il 10/04/2007 alle 00:07
Come sempre grande Morris.... l'ho visto a Cittiglio Amadori... in ammiraglia a scrutare le ragazze per assegnare e on regalare l'azzurro che tutti sognano... Grande Ama

 

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www.vcoazzurratv.it
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...- --- .-.. .- !!!!

LA CAROVANA VA..CONFINI NON NE HA..E TUTTE LE DISTANZE ANNULLERA'!!
"..Dinnanzi a me non fuor cose create se non etterne.. Ed io in etterno duro!!
Lasciate ogni speranza voi ch'entrate...!!!

"C'è Bugno in testaaaa!!! è Bugnoooo!!! ed è campione del mondo Bugno su Jalabert!!!"

"...ma ti sollevero' tutte le volte che cadrai
e raccogliero' i tuoi fiori che per strada perderai
e seguiro' il tuo volo senza interferire mai
perche' quello che voglio e' stare insieme a te
senza catene stare insieme a te"...

"Cascata ha un pregio non da poco. ama il ciclismo e però lo riesce a guardare con l'occhio dello scienziato. informatissimo, sa sceglire personaggi sempre di levatira superiore, pur non "scadendo" nello scontato.
un bravo di cuore.
(post di Ilic JanJansen, nel Thread "Un ricordo: Pedro Delgado, il capitano di Indurain")

 
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Registrato: Aug 2005

  postato il 11/04/2007 alle 02:08
Proprio un bel ritratto questo di Amadori: tanto umile ma in grado di trovare acuti importanti da corridore quanto bravo come tecnico.
Sarebbe un peccato far finire subito il thread in seconda pagina.

 
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Livello Rik Van Looy




Posts: 802
Registrato: May 2005

  postato il 11/04/2007 alle 13:10
sono molto curioso di sentire l'aneddoto sul pirata
 
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