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Autore: Oggetto: Corsivo della settimana

Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/03/2007 alle 13:12
http://www.cicloweb.it/corsivo047.html

Concordo in pieno con quanto scritto da Marco Grassi nel corsivo della settimana, troppa strumentalizzazione, troppe cantonate, troppe chiacchere al vento, troppa voglia di far sentire TROPPO la propria voce, troppe cose sbandierate al vento, ora, e non prima...troppo troppo...

Grande Marco

 

[Modificato il 16/03/2007 alle 22:27 by Monsieur 40%]

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http://ilmiociclismo.blog.excite.it

"La vita e la morte.La pace e la guerra.La repubblica e la monarchia.Infine Bartali e Coppi e la progressiva identificazione di un popolo, che ripartiva da zero, in una coppia di campioni."Leo Turrini

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/03/2007 alle 13:27
Che botta di corsivo!!!

 

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EROE DEL GAVIA

A 2 Km dalla vetta mi sono detto "Vai Marco o salti tu o salta lui...E' saltato lui.
Marco Pantani.Montecampione 1998

27/28/29 giugno 2008...son stato pure randonneur

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/03/2007 alle 14:15
Sapete quale è stata la mia prima domanda, leggendo il corsivo?

Sarà stata Novella 2000 a richiedere del materiale "fognarolo" alla Ronchi, oppure sarà stata lei a cercare acquirenti e solo il giornale spazzatura del gossip avrà risposto?

 

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Michela
"Stiamo Insieme, Vinciamo Insieme - Ivan Basso"


Vita in te ci credo le nebbie si diradano e oramai ti vedo non è stato facile uscire da un passato che mi ha lavato l'anima fino quasi a renderla un po' sdrucita. Anche gli angeli capita a volte sai si sporcano ma la sofferenza tocca il limite e cosi cancella tutto e rinasce un fiore sopra un fatto brutto



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resisterai 5 minuti senza sport?

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/03/2007 alle 14:23
Marco, impeccabile

E pensare che non sapevo ancora che opinione avere della Ronchi, se negativa (come, mi sembra quasi tutti) o più possibilista.
Buon viaggio in quello che Stefano Benni, in una delle geniali intuizioni di qualche anno fa (quando ne aveva più di oggi), chiamava il "pianeta della sacra merda".

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/03/2007 alle 14:29
p.s. oggi alle 16.00 il direttore di Novlla 2000 è in videochat su www.corriere.it a parlare di sesso, gossip e codice penale.
Chi vuole può sin da ora mandargli delle domande e provare a sollevare la questione. Sempre che lo ritenga opportuno.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/03/2007 alle 14:33
Originariamente inviato da ProfRoubaix

p.s. oggi alle 16.00 il direttore di Novlla 2000 è in videochat su www.corriere.it a parlare di sesso, gossip e codice penale.
Chi vuole può sin da ora mandargli delle domande e provare a sollevare la questione. Sempre che lo ritenga opportuno.


Codice Penale????

azz... anche grandi argomenti allora...dai non è tutta m... sto Novella 2000

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/03/2007 alle 14:55
Beh, spero proprio che l'ultimo corsivo di Admin non rimanga scritto (scolpito oserei dire) sulle pagine di cicloweb... ma è solo un sogno... la stampa italiana sappiamo tutti come è fatta...

 

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Il mio blog: http://passodellacisa.blogspot.com
La mia squadra ciclistica:http://altalunigiana04.comyr.com

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/03/2007 alle 15:06
Originariamente inviato da ProfRoubaix

E pensare che non sapevo ancora che opinione avere della Ronchi, se negativa (come, mi sembra quasi tutti) o più possibilista.


anch'io non ne avevo idea, credo di essermele schiarite

Originariamente inviato da miky70

Sarà stata Novella 2000 a richiedere del materiale "fognarolo" alla Ronchi, oppure sarà stata lei a cercare acquirenti e solo il giornale spazzatura del gossip avrà risposto?


Probabilmente una via di mezzo, la Ronchi avrà messo in giro la voce e Novella 2000 ha risposto....

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/03/2007 alle 15:08
non c'è modo di contattarla per conoscere le motivazioni di questo gesto?
 
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Moderatore
Utente del mese Gennaio 2009




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  postato il 15/03/2007 alle 17:18
Originariamente inviato da ProfRoubaix

p.s. oggi alle 16.00 il direttore di Novlla 2000 è in videochat su www.corriere.it a parlare di sesso, gossip e codice penale.
Chi vuole può sin da ora mandargli delle domande e provare a sollevare la questione. Sempre che lo ritenga opportuno.

Sempre piu' scabrosa la rivista eh? non pensavo facessero anche
articoli su di "Lui"

 

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"Non esistono montagne impossibili, esistono uomini che non sono capaci di salirle", Cesare Maestri

"Non chiederci la parola che mondi possa aprirti, si` qualche storta sillaba e secca come un ramo...
codesto solo oggi possiamo dirti: cio` che non siamo, cio` che non vogliamo.", Eugenio Montale.

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 15/03/2007 alle 18:34
Non ho letto l'articolo ma ho parlato con un forumista del forum fondazione che l'ha letto ( non l'ha comprato, ne ha scroccato la lettura n un'edcola del centro di Milano).
Praticamente la Ronchi attacca duramente la famiglia di Pantani. La lettera è la lettera di cui già aveva parlato nel libro, quella che dice che i saggi scriveranno la sua storia ( appunto, uscirà presto un libro.......).
Ora, io non mi aspettavo una cosa diversa. E' chiaro che in un momento di lite la Ronchi si presenti come l'angelo buono intorno a Marco, si difenda dalle accuse sulle cure che Marco NON fece dicendo che non c'erano gli estremi per farlo ricoverare ( e, quindi, lei dice di non aver sbagliato a non chiamare il 118) , parla di una lite fra Marco e il padre e, quindi, addossa la colpa alla famiglia. Mi aspettavo un articolo del genere.
Nel suo libro la Ronchi dice che Marco stava talmente male che parlava con il televisore, ma il 118 non si ritenne di chiamarlo, né lei a Milano né a Rimini il personale dell'albergo .........
Quello che mi fa davvero pensare è un'altra cosa: ma perché Manuela Ronchi ha assunto un'importanza così nella vita di Marco e anche dopo la sua morte, sbattendolo su Novella 2000?
Cioè, Novella 2000 è un giornale di gente dello spettacolo senza alcun talento, che deve farsi vedere, costi quel che costi, per evitare di trovarsi un lavoro vero, quindi hanno bisogno di manager che ne curino la visibilità ecc.
Pantani che c'entra con tutto questo?
Lui era un campione, pieno di talento, con un carisima da paura, a che cavolo gli serviva una manager così? Sì, è vero ha fatto anche la manager di Biagi, ma con un posto molto circoscritto. Curava l'immagine di biagi ma chi la conosceva? Aveva un compito, faceva quello, stop. Non se ne conosceva l'esistenza.
Con Pantani, dopo Campiglio, è diventata un personaggio e a tre anni dalla morte conquista la copertina di Novella 2000 ( che per chi fa il suo lavoro sarà un giornale importante), se ne parla sulla gazzetta e tutti ne parlano.
Voglio dire: MA PERCHE' E' ENTRATA NELLA VITA DI MARCO?
Perché Pantani non ha avuto uno come BruYniel, che lavora nel ciclismo, sa muoversi nel ciclismo, si è circondato di gente che ha trovato a Armstrong sPonsor da paura, gli ha messo I MIGLIORI AVVOCATI DEL MONDO E ARMSTRONG HA VINTO TUTTE LE CAUSE CHE HA FATTO E GLI HANNO FATTO?
perché su Pantani si è sempre potuto dire di tutto senza rischiare querele, ha avuto squadre approssimative, sponsor sempre più radi ( nel 2001 veniva dalla vittoria di Courchevel), è stato curato da Michel e al Sert, ha avuto una fondazione che ha organizzato ( fino a giugno 2006) eventi mondani a non finire mentre in televisione facevano vedere il suo cadavere, adesso finisce su Novella 2000 con un attacco pesante alla sua famiglia .
Ma qualcuno mi può spiegare come è potuto succedere tutto ciò?
Perché Basso si è trovato Brunyel ( subito avvocati agguerritissimi, squadra stellare e sfida all'Uci)e a lui la sorte ha riservato la Ronchi?
E adesso viene sbattuto sulla copertina di Novella 2000. Come è potuto succedere tutto questo?

 

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Verità e giustizia per Marco Pantani: una battaglia di civiltà.

Arcana loggia per il ripristino della civiltà dell'ordalia.

IO NON L'HO VOTATO.

IO CORRO DOPATO COME TUTTI.

"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping.

Hypocrisy free.

CAREFUL WITH THAT AXE, EUGENIO.



 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/03/2007 alle 19:33
Perchè in Italia in molti settori, lavoriamo in modo approssimativo e 10 anni fa era peggio.
Perchè non gestiamo le questioni come fanno al nord oppure come fanno in America con i caxxxx e i contro caxxxx ma alla giornata, non abbiamo una formazione all'altezza del ruolo che occupiamo.
E soprattutto non c'è meritocrazia.
Aggiungiamo poi che i geni sono degli incompresi in patria, perciò come sempre quando in Italia si trova un gioiellino si fa di tutto per schiacciarlo, nel 1999 non c'era ancora il pro-tour e forse solo quello avrebbe salvato Marco sempre che lui accettasse.

Tra Pantani e Basso, prendendo le giuste misure sia sul talento che sulle vicissitudini, la differenza sta nel fatto che Basso ha cercato chi gli offriva maggiori garanzie mentre Marco non ha potuto fare neppure quello perchè il sistema professionistico di allora non era lo stesso di oggi.

 

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Michela
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Livello Eddy Merckx




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  postato il 15/03/2007 alle 19:39
E' molto semplice, Maria Rita: il ciclismo in Italia è stato, ed in parte ancora lo è, in mano ad una manica di ex corridori ignoranti e rincoglioniti. Sic et simpliciter.

 

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Difendi, conserva, prega !

(dalla poesia "Saluto e augurio" - "La nuova gioventu'" di P.P. Pasolini - Ediz. Einaudi)

 
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Livello Eddy Merckx




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  postato il 15/03/2007 alle 19:54
Originariamente inviato da miky70

Perchè in Italia in molti settori, lavoriamo in modo approssimativo e 10 anni fa era peggio.
Perchè non gestiamo le questioni come fanno al nord oppure come fanno in America con i caxxxx e i contro caxxxx ma alla giornata, non abbiamo una formazione all'altezza del ruolo che occupiamo.
E soprattutto non c'è meritocrazia.
Aggiungiamo poi che i geni sono degli incompresi in patria, perciò come sempre quando in Italia si trova un gioiellino si fa di tutto per schiacciarlo, nel 1999 non c'era ancora il pro-tour e forse solo quello avrebbe salvato Marco sempre che lui accettasse.

Tra Pantani e Basso, prendendo le giuste misure sia sul talento che sulle vicissitudini, la differenza sta nel fatto che Basso ha cercato chi gli offriva maggiori garanzie mentre Marco non ha potuto fare neppure quello perchè il sistema professionistico di allora non era lo stesso di oggi.


Balle, mia cara Michela. Scusami ma queste sono le solite balle qualunquistiche sull'italiano mafioso e il nordico virtuoso e imbevuto di etica protestante e di spirito del capitalismo.

Per cortesia, piantiamola di sparare queste putt...anate. Almeno qui, visto che l'anello al naso non ce l'ha nessuno...

Ti prego ancora di scusarmi, Michela, se ti sembro brusco ma sono certo che capisci il mio sfogo, non certo diretto contro di te.

Il ciclismo in USA è relativamente recente e pertanto hanno la fortuna di non trovarsi tra le palle mostri sacri alla Saronni, Adorni, Moser, Martinelli, Gimondi etc. etc. etc., con il loro seguito di corifei alla Neri etc. etc. etc. Tutto qui, molto semplice. Se non sei parte del "gruppo", come lo chiama Sergio Neri, non sei nessuno e vieni tenuto ben lontano dai circoli che contano. Il ciclismo in Italia è "cosa loro".

Ciao

 

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Utente del mese Agosto 2009




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  postato il 15/03/2007 alle 20:38
Anch'io sono rimasto sconcertato per la scelta della Ronchi, non è una mera questione di moralismo ma di RISPETTO, chi da anni va sbandierando ai 4 venti di essere stata una specie di angelo custode per Marco non rende gli rende certo giustizia facendo mercimonio della sua memoria.

Mi torna alla mente una frase di Bartali che diceva "quando sarò morto dimenticatemi, non fate come con Coppi che viene sempre tirato in mezzo"

 

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Vorrei morire in bici, in un giorno di sole, dopo aver scalato una di quelle montagne che sembrano protendersi verso il cielo, mi adagerei sull'erba fresca senza rimpianti, attendendo con serenità il compiersi del mio tempo. Non importa se sarà ...oggi o tra cent'anni, avrò in ogni caso trovato il mio giorno perfetto.

 
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Livello Giuseppe Saronni




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Registrato: Jun 2005

  postato il 15/03/2007 alle 21:07
Il ruolo che svolge Bruynell non c'entra nulla con quello che rivestiva la Ronchi. Bruynell è un ex corridore e un team manager che si occupa di ciclismo e di ciclismo ne capisce, la Ronchi gestiva l'aspetto pubblico di Pantani, non l'aspetto agonistico.
Non è possibile fare paragoni tra i 2 ruoli e comunque, la Ronchi fu scelta da Pantani per curare la sua immagine e la tenne con sè perchè evidentemente era soddisfatto anche del loro rapporto umano.
E non credo neanche che Pantani si aspettasse che fosse la Ronchi a risolvere i suoi problemi di natura tecnica sportiva, che erano una conseguenza dei suoi problemi psicologici. Credo semplicemente che in un periodo molto difficile della sua vita l'abbia considerata uno dei pochi aiuti, a torto o a ragione un supporto morale.
Se si prende in considerazione Bruynell, al limite c'è la si dovrebbe prendere con Martinelli o Gimondi, o con Boifava o Maini.
Ma non credo che neanche questi personaggi abbiano delle responsabilità sostanziali, credo che per aiutare un personaggio orgoglioso come Pantani ci sarebbe semplicemente voluta una persona che oltre a capirne di ciclismo non avesse timori reverenziali nel parlargli in faccia e nel pungerlo dentro, nel cercare di scuoterlo.
Un personaggio quindi di pari carisma.
La Ronchi non capendo di ciclismo non possedeva il primo requisito, era solo un sostegno morale. Gli altri invece, i tecnici, subivano probabilmente il personaggio Pantani.
Forse il solo Boifava, se avesse avuto l'opportunità di lavorarci da molto prima, avrebbe avuto le capacità per fare qualcosa in più.
Ma i processi non li fa archiviare nè Bruynell nè Boifava, Armstrong era sicuramente uno sportivo potentissimo, ma non è mai stato coinvolto in problemi giudiziari simili a quelli di Pantani. Solo voci, mezze parole, che i suoi avvocati non hanno avuto problemi a rendere inoffensive.
Lo stessa presunta positività del 1999 spuntata dopo la sua settima e ultima vittoria al Tour non ha alcun valore, nè ne ha intaccato l'immagine presso il grosso pubblico, come invece aveva fatto lo stop di Madonna di Campiglio, con un Pantani nel pieno della sua carriera di campione.
Le 2 vicende non hanno secondo me aspetti simili.
Resta sicuramente l'accanimento giudiziario nei confronti di Pantani, ma per difenderlo ci sarebbe voluto un sostegno molto più imponente da parte dei suoi sponsor e dei dirigenti dello sport e del ciclismo italiano, la Ronchi non poteva certamente inventarsi avvocato.


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/03/2007 alle 22:41
Originariamente inviato da prof

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Ti prego ancora di scusarmi, Michela, se ti sembro brusco ma sono certo che capisci il mio sfogo, non certo diretto contro di te.

Il ciclismo in USA è relativamente recente e pertanto hanno la fortuna di non trovarsi tra le palle mostri sacri alla Saronni, Adorni, Moser, Martinelli, Gimondi etc. etc. etc., con il loro seguito di corifei alla Neri etc. etc. etc. Tutto qui, molto semplice. Se non sei parte del "gruppo", come lo chiama Sergio Neri, non sei nessuno e vieni tenuto ben lontano dai circoli che contano. Il ciclismo in Italia è "cosa loro".

Ciao

Converrai con me, caro Alberto che la gestione aziendale delle squadre ciclistiche italiane è decisamente provinciale rispetto a quella delle squadre nord-europee e americana.
Poi ovviamente dove siamo i migliori non si discute, moda, cucina, calcio, oltre a molte aziende multinazionali.
Ma dove ci sono palate di soldi ci si può permettere anche gente competente, soprattutto quando viene richiesto un livello altamente competitivo.
Nel ciclismo invece c'è molto qualunquismo ancora e anzichè prendere il meglio degli altri e imparare dai propri errori si vive alla giornata e si piange sul latte versato, si scarica la colpa solo su uno e si continua la tiritera del qualunquismo.
Io non faccio nomi di corridori e di campioni, ma parlo di gestione e competenza decisionale, responsabilità, merito, controllo.
Se nel 1999 ci fosse stata una guida vera e capace alla Federazione, con idee chiare sul ciclismo italiano e la Mercatone Uno fosse stata una squadra gestita come una grande impresa, Pantani avrebbe avuto un punto di riferimento; una difesa.

Ciao. e vai tranquillo sono attrezzata ad incassare gli sfoghi di tutti.

 

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Michela
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Utente del mese Gennaio 2009




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Registrato: Apr 2005

  postato il 16/03/2007 alle 00:51
Cara MariaRita,
mi associo alla risposta data da prof ed aggiungo che
mi sembra evidente che le risposte che cerchi
siano abilmente nascoste nelle domande.

Aggiungo anche io una domanda: chi trae (e quali) benefici
da questo articolo su Novella 2000?

 

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Livello Marco Pantani
Utente del mese Febbraio 2009
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Registrato: Sep 2004

  postato il 16/03/2007 alle 01:05
Ovviamente, Prof, le domande retoriche che mi ponevo erano in relazione a marco: perché le ha dato un ruolo sempre maggiore?
La Ronchi nel 2002 è stata team manager della squadra e dal 2000 era, comunque, nello staff gestionale della squadra.
Fino a Campiglio Pantani era un atleta facile da gestire, quando le cose vanno benissimo è facile gestire le situazioni.
Dopo ci voleva altro.
Le accuse a Pantani erano, giuridicamene, molto più labili di quelle ad Armstrong ( che è stato accusato anche da testimoni, mi pare la sua fisioterapista o massaggiatori).
Per accusare Pantani mancava la positività ai controlli,la legge ( processi di Forlì, Trento) o mancava uno straccio di prova ( Montecatini) eppure Pantani è stato pubblicamente bollato come dopato senza che i suoi avvocati muovessero un dito.
Dopo il fermo a tutela della salute non c'è stato un avvocato che dicesse: non è doping, il primo che lo dice è querelato.
Poi conta il potere dell'avvocato. Si è visto quello della Juve che tipo di potere ha ( guarda caso è un politico).
A Pantani, dopo Campiglio, serviva uno staff capace di gestirlo. Avvocati, sponsor, squadra all'altezza,potenza di squadra per opporsi a certi poteri, cure adeguate per il problema che stava nascendo( depressione e tossicodipendenza) visto che nel 2000 le dimensioni del problema non erano certo quelle della fine del 2003.
Io mi chiedo solo come mai Pantani non abbia avuto tutto ciò e abbia affidato se stesso alla Ronchi.
E come mai a tre anni dalla morte si trovi su Novella 2000.

 

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Livello Luison Bobet




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  postato il 16/03/2007 alle 08:19
Innanzitutto un grandissimo grazie a Marco Grassi, davvero da applausi l'articolo in oggetto, da applausi tutta la linea che Cicloweb tiene su questo e su tutti gli argomenti!!
Poi vorrei dire che una nausea simile non la provavo da tempo. S'è detto di tutto sulla signora Ronchi, ma questa azione parla da sè. Ormai si preparano le 'Olimpiadi del cuore' che si terranno, udite udite... a Campiglio. Durante il processo di Rimini la mamma di Marco ha espresso tutti i suoi dubbi ed ha accusato, la risposta arriva dalle pagine di Novella 2000. Fango sui genitori, stavolta. Ora anche chi non avesse mai voluto vedere, è costretto ad aprire gli occhi.
Magari ci sarà una replica da parte della famiglia, io almeno lo spero.
Conoscendo comunque la classe della signora in questione, non mi aspettavo nulla di meglio.... ma penso che ne vedremo delle belle.

 

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L'opzione antifascista resistenziale è l'unica via maestra.
Ovunque. (nino58)

Club anti Schleck, iscritto n. 1.

Verità e giustizia per Marco Pantani

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/03/2007 alle 09:27
E poi c'è un'altra cosa che non capisco: il fatto che lei, nella funzione di manager, PRwoman e quant'altro, quindi con possibilità di contatti diretti con Marco senz'altro superiori ai nostri, non sia riuscita ad intervenire per arginare, in qualche modo, l'onda che lui stava prendendo e si sia mantenuta, per lungo tempo, nel proprio ruolo come se non fosse successo quello che è successo, senza dichiarare (anche e proprio) il fallimento di ruolo.
Magari lo ha fatto e a me è sfuggito, magari lo ha fatto in privato; spero di sbagliarmi ma non credo.

 

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nino58

 
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Livello Eddy Merckx




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  postato il 16/03/2007 alle 10:13
Originariamente inviato da miky70

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Perchè in Italia in molti settori, lavoriamo in modo approssimativo e 10 anni fa era peggio.
Perchè non gestiamo le questioni come fanno al nord oppure come fanno in America con i caxxxx e i contro caxxxx ma alla giornata, non abbiamo una formazione all'altezza del ruolo che occupiamo.
E soprattutto non c'è meritocrazia.
Aggiungiamo poi che i geni sono degli incompresi in patria, perciò come sempre quando in Italia si trova un gioiellino si fa di tutto per schiacciarlo, nel 1999 non c'era ancora il pro-tour e forse solo quello avrebbe salvato Marco sempre che lui accettasse.

Tra Pantani e Basso, prendendo le giuste misure sia sul talento che sulle vicissitudini, la differenza sta nel fatto che Basso ha cercato chi gli offriva maggiori garanzie mentre Marco non ha potuto fare neppure quello perchè il sistema professionistico di allora non era lo stesso di oggi.


Balle, mia cara Michela. Scusami ma queste sono le solite balle qualunquistiche sull'italiano mafioso e il nordico virtuoso e imbevuto di etica protestante e di spirito del capitalismo.

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Ti prego ancora di scusarmi, Michela, se ti sembro brusco ma sono certo che capisci il mio sfogo, non certo diretto contro di te.

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Poi ovviamente dove siamo i migliori non si discute, moda, cucina, calcio, oltre a molte aziende multinazionali.
Ma dove ci sono palate di soldi ci si può permettere anche gente competente, soprattutto quando viene richiesto un livello altamente competitivo.
Nel ciclismo invece c'è molto qualunquismo ancora e anzichè prendere il meglio degli altri e imparare dai propri errori si vive alla giornata e si piange sul latte versato, si scarica la colpa solo su uno e si continua la tiritera del qualunquismo.
Io non faccio nomi di corridori e di campioni, ma parlo di gestione e competenza decisionale, responsabilità, merito, controllo.
Se nel 1999 ci fosse stata una guida vera e capace alla Federazione, con idee chiare sul ciclismo italiano e la Mercatone Uno fosse stata una squadra gestita come una grande impresa, Pantani avrebbe avuto un punto di riferimento; una difesa.

Ciao. e vai tranquillo sono attrezzata ad incassare gli sfoghi di tutti.


Messa giu' cosi' mi piace molto di piu' e mi trova perfettamente d'accordo.
Vi sono purtroppo motivi "storici" che rendono il ns. movimento ciclistico in balia di figuri di nessuna capacità. Personalmente è da sempre che ritengo questa diffusa mancanza di cultura e di apertura mentale del mondo ciclistico altamente responsabili di quanto accaduto a Marco.
Devo però anche dire che mi ha colpito Di Rocco. In senso favorevole, voglio dire.

Scusami ancora, sono incorreggibile.
Ciao

 

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Difendi, conserva, prega !

(dalla poesia "Saluto e augurio" - "La nuova gioventu'" di P.P. Pasolini - Ediz. Einaudi)

 
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Livello Luison Bobet




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  postato il 16/03/2007 alle 11:42
Originariamente inviato da nino58

E poi c'è un'altra cosa che non capisco: il fatto che lei, nella funzione di manager, PRwoman e quant'altro, quindi con possibilità di contatti diretti con Marco senz'altro superiori ai nostri, non sia riuscita ad intervenire per arginare, in qualche modo, l'onda che lui stava prendendo e si sia mantenuta, per lungo tempo, nel proprio ruolo come se non fosse successo quello che è successo, senza dichiarare (anche e proprio) il fallimento di ruolo.
Magari lo ha fatto e a me è sfuggito, magari lo ha fatto in privato; spero di sbagliarmi ma non credo.


Non ti sbagli, Nino. Anzi, ricordi quella 'bella' trasmissione della Pivetti, dove venne mostrato il cadavere di Marco nelle immagini della stanza di Rimini? Nell'intervista che precedette il filmato, la Pivetti le chiese se riteneva di avere fatto tutto quello che era nelle sue possibilità per il Pirata. La risposta, preceduta da un'ampio sorriso, fu 'Assolutamente sì'.
Non mi sorprese per nulla, in quanto da quando sento parlare di lei ho capito che si ritiene infallibile. A sbaglare, ad essere inadeguati ed in malafede sono sempre gli altri. Lei è bella, brava e profuma di viole.
Resta il fatto che se ha davvero fatto qualcosa di buono per il Pirata, con questa intervista ha gettato la maschera e buttatto tutto alle ortiche. Un colpo basso ai genitori, solo questo ci vedo. Ma avremo modo di riparlarne. Ciao

 

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L'opzione antifascista resistenziale è l'unica via maestra.
Ovunque. (nino58)

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Verità e giustizia per Marco Pantani

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 16/03/2007 alle 12:31
Il corsivo di Marco (un nome, una garanzia….. con le ovvie “Travagliate” eccezioni ), è da sottoscrivere, da prendere come simbolo, ed ha il merito di essere il primo, fra la non certo illuminata stampa italiana, a mettere le dita su due miserie che si sono sublimate: la “manager” del Pirata e la copia ancor più brutta e totalmente distruttiva, di taluni tabloid inglesi (perlomeno loro han saputo fare dei feticci della loro editoria, un modo per raccontare barzellette e son persino capaci di esportarli…), che solo col più fantasioso degli eufemismi, possiamo definire “spazzatura”.
Spendere parole “sulla Novella” (meglio essere poveri in canna e vivere di stenti, piuttosto che scrivere con l’inchiostro d’odor di cac.ca, su quelle pergamene di mer.da), dove il 2000 rappresenta il massimo numero conosciuto e messo in somma da quei cervelli creatori mononeuronici, non vale certo la pena.
Sulla manager (maddechè!) le considerazioni di Donchi sono le più immediate. Quelle che ancor si fatica ad accettare, figuriamoci a digerire. Ne abbiamo parlato lungamente ieri pomeriggio…..
E’ vero che la Ronchi (Notredame per qualcuno) è stata scelta da Marco, ma come è avvenuto tutto questo? Che abbia pesato la pochezza dell’intorno “ciclistico” è palese, è altrettanto vero che non era facile per nessuno condurre il timone durante la caduta di Marco, ma i margini oscuri di spiegazione del resto, rimangono ampi, molto ampi, fino a raggiungere percentuali altissime. Non è vero, ad esempio, che la Ronchi si sia limitata all’immagine, anzi s’è presa tutto ed il contrario di tutto, vista la sua enorme ignoranza ciclistica. Era lei l’involucro totale del campione. A dirlo non è il sottoscritto, ma sono i fatti. Ed è anche vero che il confronto con Biaggi non regge, perché trattasi di personaggio diverso da Marco, per sue ragioni autoctone e con tanto di presa inferiore sull’opinione pubblica, nonché per un contorno di differenze abissali fra motociclismo e ciclismo. Una Ronchi, non avrebbe mai potuto rompere le scatole al Team di un Biaggi, semplicemente perché al suo interno, anche un semplice ingegnere (che c’era!), sarebbe stato sufficiente per elevare un Everest di cultura che avrebbe parato ogni strale della signora. Nei sodalizi ciclistici, ci sono personaggi simili, capaci di fungere da diaframma verso avventurieri che lo vogliono trasformare in gossip o contenuti, appunto, da Novella 2000? No! Siamo sinceri, perlomeno in Italia non se ne vede l’ombra.
La verità, ragazzi, paga sempre, ed è ora di ammetterLa: il ciclismo non sarà più quello di “Ciao mama sono contento di arrivare uno”, ma resta uno sport gestito da persone che in una scala comparativa coi colleghi o dirimpettai di altri discipline sportive, restano tra le più ignoranti e sono buono a metterle nel gruppo-rete dei velocisti......
Se sviluppiamo uno zoom sul nostro amato pedale, scopriamo che nel ciclismo e solo nel ciclismo, la differenza fra Manager e Direttore Sportivo o Allenatore, rappresenta qualcosa da far esaltare gli amanti del grottesco. Il termine “manager”, è inflazionato in ogni latitudine ciclistica, dove, a ben vedere, l’unico distinguo massificato, è l’esser stati dei corridori, magari con scolarità o base culturale da far incaz.zare un santo.
Si leggono forse dei diesse o degli allenatori nei roster dei Team?
Embé, si dirà, a che servono quelli che in Italia chiamiamo Allenatori? Tanto, la preparazione la svolgono i santoni più o meno disponibili alla superchimica e per guidare l’ammiraglia, ci pensano i team manager, o gli assistenti team manager, ovvero “super tecnici” in grado di aprire una nuova categoria di piloti dell’automobilismo. Dopo quelli della F1 e cilindrate minori, delle vetture Endurance, Sport Turismo, Nascar, Rally, ecc., infatti, ci sono, appunto, quelli delle Ammiraglie Ciclistiche….
Ma c’è di più, molto di più: queste figure che al massimo potrebbero fare gli artigiani (termine positivo s’intende!) dell’allenamento, assumono importanze e titoli da manager che poi, a ben vedere, rappresentano un corpo sistemabile fra i dirigenti collocati a ruoli istituzionali. Una confusione che fa da corredo, o meglio, rappresenta una forca allo sviluppo del ciclismo. Sarà paradossale, ma solo il ciclismo possiede queste unicità che lo fanno assomigliare all’organizzazione di una setta. Troppo ex corridori, troppe chiusure, troppa ignoranza e troppa diffidenza verso chi non viene considerato degno perché non ha pedalato a certi livelli: dai tecnici provenienti dalla vecchia Isef o dall’attuale facoltà di Scienze Motorie, ai dirigenti operatori in grado di parlare e sviluppare linguaggi testimonianti cultura, da chi tenta la scalata a ruoli istituzionali che deve prima esser stato magari un giudice e, poco importa, se fra costoro ci sono pure personaggi che hanno acquisito il diploma di terza media, attraverso corsi serali.
Un’anomalia dunque, su cui si discute poco e che sarebbe da prendere maggiormente con le molle o con testa sportiva più larga, soprattutto per chi crede di porsi i problemi unici o esclusivi del ciclismo, che non sono assolutamente solo il doping.

Le considerazioni di Arberto “Prof”, dunque, saranno pesanti, ma verissime. E’ amaro per chi ha pure operato come il sottoscritto, doverle salutare con un misto di piacere ed amarezza. Sono altresì sicuro che l’amico Prof, al pari di chi sta scrivendo, si è trattenuto.

E smettiamola di personificare in Bruyneel il tuttologo della Discovery che ha salvato Basso.
Le ragioni stanno prima di tutto in una nuova presidenza della FCI, quindi in Di Rocco, che è un presidente, non un ambizioso che vuole diventare, sulla pelle degli atleti e per un tema enorme e convivente come il doping, parlamentare DS, come il suo predecessore.
E stanno in Bill Stapleton, il vero autore, per cultura e capacità realmente manageriali, del pianeta Discovery. Diamo a Cesare quel che è di Cesare! E se proprio vogliamo accostare a questa dimenticata figura, un qualcuno prima dell’ipervalutato belga, dobbiamo menzionare Lance Armstrong, che sarà tutto quel che volete (detto da me, poi!), ma è uno che, il modesto ex corridore fiammingo, lo compra, lo vende, lo mette sulla Fontana di Trevi e gli fa credere di essere sull’oceano indiano!
Basta con sto Bruyneel, è insopportabile l’alterazione delle sue qualità. E’ il numero tre del sodalizio americano, possiede una qualità tecnica non certo oltre la norma, e a togliere ogni castagna dal fuoco, nel presente e nel futuro della Discovery, ci pensano gli altri due. Lui è un manovale, che un illusionismo alla Silvan, gli ha concesso di fregiarsi della patente di manager, come tanti altri suoi colleghi di cui possiede le medesime qualità e dai quali si distingue solo per la forza e l’acume di chi sta dietro di lui, sempre prodigo di suggerimenti su tutto e il contrario di tutto.

Tornando alla Ronchi, il suo autogol, cementa quello che di lei si diceva. Dal forumista Tex nel sito della Fondazione in particolare, fin da vecchia data. Se ammettiamo, per astrazione, che non abbia percepito soldi per questa boutade, una manager vera ed animata di buoni propositi, non sceglieva di certo simili bassifondi dell’editoria per testimoniarsi. Tanto più alla luce di ciò che ha scritto su un libro che le è valso (sic!) il Bancarella. Se, invece, ha percepito soldi, il fatto si commenta da sé. Ne esce dunque malissimo, con la probabile aggravante di non rendersene conto e di portare il livello della sua credibilità, all’entità corpuscolare della materia nello spazio….
Il riporto che ho letto, di una Ronchi che dichiara di essersi “dimessa dalla Fondazione perchè Tonina Pantani voleva usare i soldi della beneficenza per fare le querele”, è da considerarsi un’altra dimostrazione della rarefazione del personaggio. Già, proprio quelle querele, che la mondanità a cui si votava per mestiere la signora, rendevano pericolosa la convivenza con la vocazione all’idioma dei vip, cosi ben testimoniato da paparazzi e spazzatura come Novella 2000, l’unico vero terreno sul quale la “scrittrice premiata” (povera letteratura!), poteva e può rendersi pedina in simbiosi. Riprendendo una celebre conclusione di Giorgio Gaber, “due miserie in un corpo solo”: la pochezza.
Ed è tragico constatare che lo sfondo di questa spazzatura, presenti il vessillo dell’immensità di un artista totale ed immortale come Marco Pantani! C’è da piangere ancora, copiosamente.
L’attacco frontale ai genitori poi, come ha scritto Luke, non può che essere la conseguenza di una pessima e disarticolata forma di vendetta, di fronte al fatto che i Pantani hanno capito con chi avevano a che fare.

Saluti.

 

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"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 16/03/2007 alle 12:35
Mi meraviglio come non riusciate a capire che Pantani si teneva stretta la Ronchi perchè ne era diventato amico, non certo perchè pensava che potesse essere lei a risolvere i suoi problemi, che erano di varia natura, legali e tecnici.
Lo fate stupido davvero Pantani se pensate che lui stesso non si accorgesse che aveva bisogno di un team serio, di tecnici preparati e di una squadra migliore della Mercatone.
La Ronchi stava con lui perchè lo sosteneva, ma come si fa a credere che Pantani pensasse che fosse lei, che di ciclismo non ne capiva niente, a creargli attorno una struttura tecnica degna di supportarlo?
Lei poteva parlare con gli sponsor, si occupava di promozione dell'immagine, tutto qua.
E Pantani, che conosceva la sua situazione, doveva lui stesso crearsi attorno una squadra molto più forte in grado di proteggerlo a livello d'immagine, di garantirgli la partecipazione al Tour e anche che si occupasse di difenderlo legalmente.
Se Pantani non si è mosso in questo senso in prima persona, e col nome che aveva l'avrebbe potuto fare benissimo, è perchè i suoi problemi psicologici a monte gli impedivano di occuparsi sul serio di ciclismo.
Così si arrangiava, tirava a campare, si allenava come poteva e aveva attorno a sè una squadra che non lo garantiva.
La salvezza di Pantani era nel ciclismo, ma era lui che non c'era di testa, e non c'era perchè aveva un sacco di problemi.
E' assurdo chiedersi perchè Pantani non allontanò la Ronchi, dal momento che Pantani consapevolmente la tenne con sè per ragioni esclusivamente personali, e se si fosse voluto proteggere sul serio con una squadra seria, si sarebbe mosso personalmente.


 

[Modificato il 16/03/2007 alle 12:38 by mont ventoux]


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/03/2007 alle 12:41
bravo prof,
persino io avevo scritto sul livello dei ds italiani, forse a proposito di qualche altro argomento.
questo è il problema che impedisce di risolvere i problemi.
il livello dei dirigenti e dei direttori sportivi italiani è quello che è,
per un cassani ci sono 10 moser.
e soprattutto ci sono i sergio neri che vanno alle cene in toscana con i soliti 10 e pensano che il mondo finisca lì.

ci vogliono dirigenti capaci e giornalisti intelligenti, ci vogliono i marco grassi a scrivere , a creare le opinioni, se no non cambierà mai nulla.

ciao

mesty

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/03/2007 alle 13:40
Scusa montventoux, ma è proprio perchè Marco la teneva più come amica che come manager che il fallimento è completo.
Non è che se uno si suicida la colpa è dell'amico però proprio la prevalenza dell'amicizia sulla professione imponeva, ed impone, il silenzio o perlomeno la discrezione, almeno nell'immediato.
Fra dieci anni puoi anche fare riflessioni più ponderate e sensate, certamente su libro ma mai su Novella2000.

 

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nino58

 
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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 16/03/2007 alle 14:18
Ma infatti io non giustifico e non entro comunque nel merito dell'atteggiamento attuale della Ronchi, il fatto che possa speculare su Pantani o meno.
Io mi riferivo semplicemente alla questione della gestione di Pantani in vita, dal momento che alcuni forumisti si lamentano del fatto che Pantani non la cacciò, non capendo secondo me, che Pantani era tutto sommato contento del lavoro svolto dalla Ronchi, a torto o a ragione non mi interessa, e che soprattutto la manager ne era amica e confidente.
Per Pantani ci sarebbe voluta una struttura tecnica più forte e più seria della Mercatone, ma per costruirla ci sarebbe voluta la sua volontà e il suo impegno totale, prima nella progettazione e poi nei risultati sportivi.
Ciò non poteva avvenire perchè altri erano i problemi in cui si dibatteva Pantani.
Se non ci si rapporta con la testa di Pantani non ha senso chiedersi perchè Armstrong aveva il sostegno di una struttura tecnica e gestionale di altissimo livello mentre la squadra di Pantani faceva fatica ad essere invitata alle corse per evidenti limiti qualitativi.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/03/2007 alle 14:42
Anche secondo me il discorso di Mont Ventoux, utente che ammiro perchè molto pacato ma concreto nei ragionamenti, non fa una piega.
La lucidità con cui Pantani scrisse le ultime lettere non dipingono certo una persona incapace di intendere e di volere, ragion per cui credo che abbia ben ponderato il suo rapporto con la Ronchi, "sodalizio" che di fatto è proseguito per diverso tempo, e i benefici che ne poteva trarre.

Che poi la Ronchi, per motivazioni piuttosto oscure e su cui auspico che la redazione voglia indagare, abbia deciso questa mossa (la sensazione è che l'obiettivo sia la famiglia, ciononostante a finire nel mirino è Marco), la qualifica come una mer.da di persona: però io eviterei di sovrapporre la Ronchi di adesso con quella che può aver rappresentato per Marco e le eventuali conseguenze positive che può aver avuto su di lui.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/03/2007 alle 21:48
Originariamente inviato da Donchisciotte

Le accuse a Pantani erano, giuridicamene, molto più labili di quelle ad Armstrong ( che è stato accusato anche da testimoni, mi pare la sua fisioterapista o massaggiatori).


Accuse fatte da persone che sono state scaricate da Lance ed erano in cerca di soldi con i loro racconto privi di fondamento!
Non si possono paragonare le accuse dei due perche sono diverse in tutti i versi.

 

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"Non lamentatevi di quello che non avete. Usate quello che avete. Fare meno del vostro meglio è un peccato. Tutti noi abbiamo il potenziale per eccellere perché l'eccellenza é determinata dalla dedizione, a noi e agli altri".
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/03/2007 alle 23:23
Originariamente inviato da mont ventoux

credo che per aiutare un personaggio orgoglioso come Pantani ci sarebbe semplicemente voluta una persona che oltre a capirne di ciclismo non avesse timori reverenziali nel parlargli in faccia e nel pungerlo dentro, nel cercare di scuoterlo.
Un personaggio quindi di pari carisma.


mi viene in mente il nome di Luciano Pezzi.
Purtroppo scomparso l'anno prima.

 

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"Il rock è jazz ignorante" (Thelonious Monk)

 
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  postato il 17/03/2007 alle 00:38
Provo a fare un semplice ragionamento a consuntivo.
La "manager" aveva come mandato quello di curare
l'immagine del campione.
Quel curare significa non inflazionarla, proteggerla
e farla rendere al meglio.
Questi motivi (e magari qualche aiuto "da amico")
l'hanno fatta poi salire in ammiraglia: per curare
l'immagine a 360 gradi ed essere sempre presente
quando le probabilita' di imbattersi in una telecamera
od un microfono erano altissime.
Se questo era il suo ruolo non mi scandalizzo anche se
mi chiedo con Prof,Morris e Mestatore come facessero
dei seri professionisti dello sport ad accettarla nel team.

La questione e' questa: sapere che su Novella 2000, oggi, ci sono
articoli e foto forniti proprio da chi era considerato "un amico"
ed inoltre aveva il mandato professionale di curare l'immagine
fa pensare ad una sola cosa:
un doppio tradimento.

 

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"Non esistono montagne impossibili, esistono uomini che non sono capaci di salirle", Cesare Maestri

"Non chiederci la parola che mondi possa aprirti, si` qualche storta sillaba e secca come un ramo...
codesto solo oggi possiamo dirti: cio` che non siamo, cio` che non vogliamo.", Eugenio Montale.

 
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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 17/03/2007 alle 11:46
Infatti il ruolo sempre più importante assunto dalla Ronchi all'interno della Mercatone non era per nulla ben visto nè da Martinelli nè da Gimondi mi pare, finchè ci sono stati.
E quando loro se ne sono andati la Mercatone era davvero diventata una squadra di terza fascia.
Ma appunto, la Ronchi aveva assunto nel corso del tempo un ruolo sempre più importante all'interno della squadra proprio perchè aveva la protezione e il consenso di Pantani, e poichè quella squadra ruotava in maniera totale attorno a Pantani, nessuno, anche volendo, poteva allontanare la Ronchi andando contro la volontà di Pantani.
Ripeto, se Marco Pantani avesse avuto davvero la forza e la volontà di costituire attorno a sè un gruppo di alto livello, con un grande sponsor e una struttura in grado di occuparsi anche delle sue vicende legali permettendogli così di pensare solo alla bici, doveva muoversi personalmente, ma non aveva la serenità per per farlo. In quel caso, se cioè avesse costruito una grossa squadra o fosse entrato in una grande squadra già costruita, la Ronchi poteva tenersela al massimo come portavaligie.

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 17/03/2007 alle 13:08
Fino a Campiglio il ruolo della Ronchi era del tutto marginale, la manager che si occupa di diritti all'immagine, il lavoro che ha fatto con Biaggi, per esempio.
Dopo Campiglio il ruolo della Ronchi si espande a macchia d'olio.
Perché? Perché marco non era più la persona che era stata fino a Campiglio, perché la depressione e altro iniziavano a demolirlo.
E' qui che il ruolo di chi si dichiara amico diventa essenziale. Se quel vuoto che il depresso tende a creare intorno a sé lo si occupa interamente presentandosi come amica, confidente. persona che sta dalla tua parte ecc., senza tener conto dei propri limiti, ecco, non si può dire che si fa il bene della persona depressa.
Marco era un campione con problemi che andavano seguiti da esperti, anche mettendo in conto uno stop alla sua attività, erano problemi che non potevano esssre risolti da chi esperto non è.
Qualsiasi depresso ( con in più problemi di dipendenza) ha bisogno di chi lo indirizzi nel modo giusto,perché non può indirizzarsi da sé, se invece si pensa che si fa da soli, se si avalla il modo in cui è stato curato Marco, se si pensa che vada bene porarlo di casa in casa fino a che le situazioni saltavano, se non si dice ai genitori: guardate, io non poso risolvere una situazione così, troviamo altre strategie, se, insomma, non si fa ma un passo indietro in considerazione dei propri limiti, ma si occupano spazi sempre più ampi fino a diventare team manager, invece di spingerlo a cercare un'organizzazione diversa, spingerlo fino a dire: o si fa così o io non posso che andarmene perché in una squadra di terza fascia tu non ci puoi stare beh.... non ci si può presentare come angelo salvatore.
Marco era malato, non scordiamocelo.
Se poi dallo spazio a cui non si rinuncia deriva di diventare un personaggio, scrivere un libro, venderne i diritti cinematografici, vincere il Bancarella sport, stare in copertina su un giornale di gossip ( quando si fa il manager di vip vari) tutte cose che non si sarebbero mai potute fare senza quello spazio , ecco il giudizio non può essere positivo, a io modesto avviso.
Quando poi le versioni dei fatti sono diverse dal libro al memoraiale di oggi, quando si accetta di fare una fondazione insieme ai genitori di Marco che oggi lei sputtana come gente che ha abbandonato il figlio come una patata bollente da mollare a lei, angelo salvatore, beh... qualche dubbio mi viene.
Quella Fondazione organizzava eventi mondano benefici ( le solite passerelle di vip più o meno noti), sul piano della dignità di Marco non è mutato nulla ( sempre dopato e drogato ha continuato a essere giudicato), allora?

 

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Verità e giustizia per Marco Pantani: una battaglia di civiltà.

Arcana loggia per il ripristino della civiltà dell'ordalia.

IO NON L'HO VOTATO.

IO CORRO DOPATO COME TUTTI.

"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping.

Hypocrisy free.

CAREFUL WITH THAT AXE, EUGENIO.



 
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Livello Tour




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  postato il 17/03/2007 alle 13:19


Per l'amor del cielo che non vada a finire che la colpa è di Pantani.
Se dovessimo cercarli una colpa potremmo dire che non lasciava, non regalava nulla agli altri quando era in bici.
E questo, a qualcuno ha dato fastidio.
Quel qualcuno, quei pochi che vedono allontanarsi sempre di più la paura di essere scoperti, vista la la " guerra fra poveri che si sta combattendo".
Questo guerra, questo clima è foraggiato da questi pochi.
Non dimentichiamoci di certi editoriali usciti sui giornali i giorni a seguire l'arresto, certe interviste rilasciate a caldo, e.....per finire...un reportage indecente nell'anniversario della morte,un film avvilente che un responsabile di una rete pubblica non doveva permettere di andare in onda.
Sembrava finita e invece no!
Salta fuori sta povera disgraziata, senza un minimo di buon senso, incurante del rispetto umano che si permette di fare quello che ha fatto.
Non ho il coraggio di descriverlo.
Forse una colpa la ho io, l'abbiamo noi tifosi di Pantani, che abbiamo fatto poco per difenderlo e per non lasciarlo troppo solo.
Ancora ciao Marco.

Con tanta tristezza, vi saluto
Ianni

 
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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 17/03/2007 alle 13:57
Nessuno dà colpe a Pantani per essersi tenuta la Ronchi e nessuno dice che adesso la ex manager si stia comportando in maniera onesta o che vendere verità presunte a Novella 2000 le faccia onore.
L'unica cosa che mi interessava sottolineare è che il ruolo che ha occupato non è stato casuale, ma derivava dal suo rapporto strettissimo e di fiducia con Pantani.
Che l'abbia sfruttato è probabile, che l'abbia plagiato in qualche modo pure, il dato di fatto è che un Pantani cosciente e davvero desideroso di risalire la china doveva passare, che sò, alla Banesto o alla Once, qualcosa di simile a quello che ha fatto Basso, cercare una squadra grossa che gli desse fiducia e parlasse per lui quando c'era da parlare e difenderlo, anche legalmente.
Altrochè delegare alla Ronchi il compito di trovare i corridori per fare una squadra. In questo senso Pantani può aver sbagliato, ma non è che gli do colpe e lo crocifiggo per questo, ci mancherebbe pure che adesso me la prenda con Pantani.

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 17/03/2007 alle 14:20
Quando nel 2002 la Ronchi, senza avere nessuna competenza o esperienza in merito, prese completamente in mano la direzione della Mercatone, combinò, senza tanti giri di parole, un'autentico sfracello. Una squadra senza capo né coda con una miriade di problemi organizzativi e persone chiaramente non all'altezza. Lei prima fra tutte ed a posteriori se ne sarà sicuramente resa conto. Inutile specificare che per Marco questa situazione di confusione ed instabilità fu un'autentica mazzata e, nonostante si impegnasse molto negli allenamenti, la stagione si rivelò catastrofica. Dopo il ritiro al Giro nella prima tappa dolomitica si perse, irreversibilmente all'apparenza, tra i meandri e gli eccessi dell'estate romagnola. Non si può non notare come nel momento esatto in cui la Ronchi si fa da parte (2003) ed arriva Boifava, Pantani ritorna un corridore. Ogni giorno che passa, anche se non vertiginosamente come nel 2000, và più forte. Incertezza post-Giro e ripiomba irreversibilmente nel tunnel. La conclusione scontata è che Marco, nonostante tutti i guai che ormai si portava appresso, nell'ultimo paio d'anni era veramente determinato ed impegnato ("ce la stò mettendo tutta, sono sei mesi che sono in ritiro, sto facendo di tutto, il mio problema personale lo stò combattendo"), e, se fosse passato ad un team straniero robusto, gli fosse garantita la necessaria stabilità, senza esitazioni, indecisioni o ripensamenti, probabilmente avrebbe vinto la sua personalissima battaglia per la vita. In sella ad una bici.
 
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Livello Eddy Merckx




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  postato il 18/03/2007 alle 07:52
Originariamente inviato da mont ventoux

Nessuno dà colpe a Pantani per essersi tenuta la Ronchi e nessuno dice che adesso la ex manager si stia comportando in maniera onesta o che vendere verità presunte a Novella 2000 le faccia onore.
L'unica cosa che mi interessava sottolineare è che il ruolo che ha occupato non è stato casuale, ma derivava dal suo rapporto strettissimo e di fiducia con Pantani.
Che l'abbia sfruttato è probabile, che l'abbia plagiato in qualche modo pure, il dato di fatto è che un Pantani cosciente e davvero desideroso di risalire la china doveva passare, che sò, alla Banesto o alla Once, qualcosa di simile a quello che ha fatto Basso, cercare una squadra grossa che gli desse fiducia e parlasse per lui quando c'era da parlare e difenderlo, anche legalmente.
Altrochè delegare alla Ronchi il compito di trovare i corridori per fare una squadra. In questo senso Pantani può aver sbagliato, ma non è che gli do colpe e lo crocifiggo per questo, ci mancherebbe pure che adesso me la prenda con Pantani.


Siamo sempre li', Ventoux e il rischio e la tentazione di colpevolizzare Marco stesso e solamente lui per quanto gli è accaduto da Campiglio in poi è, anche questo, sempre li' dietro alla porta. Anzi, vi si aggiunge un altro rischio ancora, che è quello di accusarlo di essere stato Pantani Marco anzichè Armstrong Lance o Basso Ivan. Non ti sto accusando di questo, e ci mancherebbe pure; so perfettamente che non la pensi in questo modo.

Certo, Marco non era Lance e nemmeno Ivan: ha commesso sciocchezze a non finire, si può persino dire che va messa nel conto anche la sua pervicace propensione a farsi del male ma poi basta, finita li'. C'è stato pure qualcuno che si è accorto dopo pochi mesi, non dopo anni, che era scattato uno switch nella sua testa e che, per questo, Marco era sprofondato in una foma di depressione tremenda quanto pericolosa. Qualcuno se ne era accorto e, francamente, non ci voleva poi tanto; purtroppo tutto è continuato come prima.

I giornalisti hanno continuato a scrivere le porcherie che tutti sappiamo, i magistrati hanno continuato a perseguirlo a termini di legge, il "gruppo" ha perseverato a sussurrare le solite cattiverie di questi casi, dettate dall'invidia e dall'ipocrisia di uomini piccoli. Insomma, l'ambiente, che è quello che ben conosciamo, ha reagito come poteva e come "doveva". E' qui, caro Ventoux, che dobbiamo fermarci a fare un po' di conti.

Un ragazzo o, se preferiamo, un uomo che il caso vuole essere anche un patrimonio di tutto il mondo sportivo e ciclistico, che è cioè la fortuna di tutti quanti da questo ambiente ci ricavano pane e companatico, sta male ed entra in uno stato PALESE - perchè piu' pubblico di cosi' si muore - di sofferenza e nessuno, ma proprio NESSUNO, è in grado di fare alcunchè. Non un Presidente di Federazione che abbia speso una piccola parolina se non di condanna, non un giornalista che abbia denunciato questa clamorosa solitudine, non uno dei sedicenti "manager" che si sia speso personalmente sia sul piano pubblico, difendendolo, che privato; si' anche con gli schiaffi, perchè solo le persone disinteressate e capaci di amare sanno dare le sberle.

I conti dicono che se dall'esterno in tanti si erano accorti di questa sofferenza, dall'interno, dal "gruppo", nessuno è intevenuto.

E' giusto parlare di ignoranza, di mancanza di cultura, quando ci si trova daventi ad abissi di insensibilità come questi ? E' giusto parlare di rincoglionimento quando la propria mente si è talmente ottusa da non riuscire piu' a percepire la sofferenza di chi ti sta vicino ?

Io dico che è doveroso.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 18/03/2007 alle 10:12
Del 2003 ricordo benissimo non solo il Giro ma anche l'intervista a Milano con Cannavò improvvisamente micetto e non tigre sanguinaria ed uno straordinario Pantani che parlava della sua carriera.
Poi il ricovero per la disintossicazione e la fuga dalla stessa casa di cura perchè i giornalisti non lo risparmiavano ed i ricoverati chiedevano privacy, con la lettera di Marco magnifica, piena di rispetto per tutti in cui chiedeva di essere lasciato in pace.

Se... Se... quell'anno fosse andato diversamente, senza la delusione per la mancata chiamata al Tour, qualcuno che lo avesse seguito negli allenamenti durante l'inverno, sarebbe tornato al Giro del 2004....
E la storia adesso sarebbe un'altra.

 

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Michela
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Vita in te ci credo le nebbie si diradano e oramai ti vedo non è stato facile uscire da un passato che mi ha lavato l'anima fino quasi a renderla un po' sdrucita. Anche gli angeli capita a volte sai si sporcano ma la sofferenza tocca il limite e cosi cancella tutto e rinasce un fiore sopra un fatto brutto



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Livello Eddy Merckx




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  postato il 18/03/2007 alle 10:38
Si', Miki, me la ricordo anch'io quell'intervista e mi fece tanta impressione per la lucidità con cui Marco parlava e raccontava. Anch'io credo che se fosse stato invitato al Tour sarebbero cambiate tante cose.

Per inciso, ne avrebbe guadagnato anche il Tour ma i suoi dirigenti avevano già decretato che il puzzone drogato d'Italia non avrebbe calcato il suolo della douce France.

 

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Livello Marco Pantani
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  postato il 18/03/2007 alle 12:34
Prof, bellissimo intervento iltuo.
Solo una precisazione, non era a termini di legge l'accanimento accusatorio verso Marco, perché la legge non ci stava proprio ( processi di Forlì e per i fatti di Campiglio) oppure, per essere applicata, richiedeva di provare con un test del DNA che la siringa tovata in un albergo di Montecatini fosse la sua.
Non è nemmeno vero che TUTTI i giornalisti lo abbiano attaccato, diciamo che sulla stampa bisognerebbe fare un'analisi accurata ( per esempio sui legami con Donati).
Riporto questo intervento di prof anche nel forum della Fondazione perhé possa essere letto da Tonina Pantani che ha già letto l'intervento di Marco Grassi ( mi ha detto di dirtelo). lei non sa entrare nel forum di cicloweb ma , come dire?, tutto gira da una parte all'altra.
Al quadro tracciato da Prof va aggiunto l'intervento della Ronchi.
Riporto, per fare un esempio di quanto detto sui giornalisti, un articolo di Vicennati dopo Morzine ( 2000).

Ma l'idea, anche se troppo audace, è giusta. Pantani è convinto di aver visto Armstrong in difficoltà. Pantani non sopporta che Armstrong lo canzoni. Pantani vuole suonargliele. Pantani non ci sta a sentirsi dire che le vittorie gliele regalano. E così aprofitta della generale convinzione che attaccherà sulla salita finale e si invola verso Morzine, quando a Morzine mancano più di centoventi chilometri. Quando lo vedono partire, non sanno che cosa pensare. Marco vuole vincere il Tour: preferisce lottare e morire da leone, piuttosto che recitare come Ullrich, votato da dieci giorni alla difesa del secondo posto senza neppure sognare il primo.

Il sogno crolla proprio sulla salita finale. Lo prendono, lo staccano. Pare che stia male e sul traguardo arriva dopo tredici minuti. Se ne va a casa con il buon consiglio del suo medico. E fa appena intempo ad annunciare che gli piacerebbe correre a Sydney, che dall'Italia rimbalzano le parole del professore Donati, che si dice perplesso per l'altalenare delle sue prestazioni. Il tempismo per l'entrata in scena è perfetto, quasi quanto quello dei giornali che ne invocano l'opinione. Rimane la curiosità di sapere che cosa avrebbe detto l'insigne studioso se Pantani fosse andato molto forte ed avesse vinto il Tour. Oppure se fosse andato molto piano e non avesse vinto neppure una tappa. Abbiamo la sensazione che avrebbe detto comunque qualcosa per insinuare sospetti. E' il solito copione che viene recitato quando risulta difficile ammettere un errore o riconoscere un merito altrui. E' la consueta bordata di parole che solo la nostra sgangherata federazione può ammettere e digerire. La sola dichiarazione di Pantani di voler puntare a Sydney è sembrata proprio per questo il più grande atto di coraggio del campione al cospetto dei suoi inquisitori.



 

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IO NON L'HO VOTATO.

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"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping.

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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 18/03/2007 alle 13:04
Si, le colpe della federazione ciclistica italiana nel non supportare quello che allora era il suo capitale più prezioso, ci sono tutte.
Altri sport un personaggio come Pantani lo avrebbero tutelato molto meglio, siamo proprio d'accordo.
La direzione del Tour de France si comportò con lui in maniera disonesta, Pantani non era il corridore che potesse trovare molti stimoli in corse diverse dal Giro e soprattutto dal Tour, e sicuramente in Francia hanno un grosso debito non saldato con lui, non saldato nel momento in cui non l'hanno più invitato, sebbene le sue prestazioni fossero molto altalenanti e la sua squadra molto più debole.
Avrebbe fatto un grosso onore a Leblanc invitare la Mercatone proprio alla luce delle prestazioni di Pantani nel Giro 2003, anche se inizialmente non era stata invitata.
L'orgoglio di Pantani nel voler risolvere per forza da solo i suoi problemi ha fatto il resto, ma senza quell'orgoglio ciclisticamente non sarebbe stato Pantani, era normale che si comportasse così.


 
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Livello Eddy Merckx




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  postato il 18/03/2007 alle 16:17
Originariamente inviato da Donchisciotte


Solo una precisazione, non era a termini di legge l'accanimento accusatorio verso Marco, perché la legge non ci stava proprio ( processi di Forlì e per i fatti di Campiglio) oppure, per essere applicata, richiedeva di provare con un test del DNA che la siringa tovata in un albergo di Montecatini fosse la sua.



Lo so, lo so bene, Maria Rita: gli è che tutte le volte che parlo di quelle persone li' mi si aggrovigliano le dita e con loro i pensieri nella testa.



Riporto, per fare un esempio di quanto detto sui giornalisti, un articolo di Vicennati dopo Morzine ( 2000).

Ma l'idea, anche se troppo audace, è giusta. Pantani è convinto di aver visto Armstrong in difficoltà. Pantani non sopporta che Armstrong lo canzoni. Pantani vuole suonargliele. Pantani non ci sta a sentirsi dire che le vittorie gliele regalano. E così aprofitta della generale convinzione che attaccherà sulla salita finale e si invola verso Morzine, quando a Morzine mancano più di centoventi chilometri. Quando lo vedono partire, non sanno che cosa pensare. Marco vuole vincere il Tour: preferisce lottare e morire da leone, piuttosto che recitare come Ullrich, votato da dieci giorni alla difesa del secondo posto senza neppure sognare il primo.

Il sogno crolla proprio sulla salita finale. Lo prendono, lo staccano. Pare che stia male e sul traguardo arriva dopo tredici minuti. Se ne va a casa con il buon consiglio del suo medico.



Antenne 2 quel giorno trasmise tutta la tappa : io ero davanti al televisore e Marco non mangiò mai, mai. Beveva, di tanto in tanto, da una confezione di qualche cosa. Nemmeno una settimana dopo chiesi la conferma di quel che avevo veduto ad un comune amico, un uomo della squadra. Era proprio andata cosi', era stato fatto di proposito: per non perdere tempo Marco avrebbe soltanto preso quella bevanda che, mi fu detto, si era convinti potesse sostituire un'alimentazione piu' tradizionale.

Risultato: Marco andò in crisi di fame con complicazioni di carattere intestinale. Nulla di piu' banale e scontato.

Banale un corno: non ci fu giornale che non ricamo', con allusioni piu' o meno velate, alla "vera" natura della crisi di Marco. Tutti lo fecero, financo gli organizzatori del Tour e quella che fu la piu' bella impresa di un corridore in bicicletta da decenni a quella parte venne di colpo presentata come il canto del cigno di un campione dopato ormai avviato sul viale del tramonto.



E fa appena intempo ad annunciare che gli piacerebbe correre a Sydney, che dall'Italia rimbalzano le parole del professore Donati, che si dice perplesso per l'altalenare delle sue prestazioni. Il tempismo per l'entrata in scena è perfetto, quasi quanto quello dei giornali che ne invocano l'opinione. Rimane la curiosità di sapere che cosa avrebbe detto l'insigne studioso se Pantani fosse andato molto forte ed avesse vinto il Tour. Oppure se fosse andato molto piano e non avesse vinto neppure una tappa. Abbiamo la sensazione che avrebbe detto comunque qualcosa per insinuare sospetti. E' il solito copione che viene recitato quando risulta difficile ammettere un errore o riconoscere un merito altrui. E' la consueta bordata di parole che solo la nostra sgangherata federazione può ammettere e digerire. La sola dichiarazione di Pantani di voler puntare a Sydney è sembrata proprio per questo il più grande atto di coraggio del campione al cospetto dei suoi inquisitori.



Mi sono sempre chiesto chi glielo fece fare al CT di allora, persona tanto controversa quanto a me per nulla conosciuta, di portarselo in Australia. Si creò non pochi grattacapi, infatti, e questa cosa, ricordo, mi stimolava un sacco di curiosità, rimaste tutte quante inappagate.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 18/03/2007 alle 18:46
Originariamente inviato da prof

Antenne 2 quel giorno trasmise tutta la tappa : io ero davanti al televisore e Marco non mangiò mai, mai. Beveva, di tanto in tanto, da una confezione di qualche cosa. Nemmeno una settimana dopo chiesi la conferma di quel che avevo veduto ad un comune amico, un uomo della squadra. Era proprio andata cosi', era stato fatto di proposito: per non perdere tempo Marco avrebbe soltanto preso quella bevanda che, mi fu detto, si era convinti potesse sostituire un'alimentazione piu' tradizionale.

Risultato: Marco andò in crisi di fame con complicazioni di carattere intestinale. Nulla di piu' banale e scontato.



BS di febbraio ha proposto un bel servizio sull'attacco di Morzine, dove si dice che in effetti Marco prese solo l'EXTRAN, una specie di sbobbone alle maltodestrine.
C'è anche l'opinione di Lelli, il quale ammette che i problemi gastrici furono dovuti esclusivamente all'assunzione di quel prodotto senza avere "fatto la base" - come la definisce lui -, cioè non avere mangiato panini o sostanze solide prima dell'EXTRAN. Ne è convinto perchè incappò nello stesso problema, avendo sbagliato allo stesso modo di Marco, cioè senza aver mangiato nulla di solido prima di questo prodotto.

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 18/03/2007 alle 23:02
Beh...Prof lo portarono a fare quello che fa dal 5 giugno 1999: il capro espiatorio. Infatti non è che lo volessero ( aveva le tute e la borsa con il nome Rebellin) ma poteva servire e,infatti, servì.
Ci fu la solita guerra a colpi di documenti segreti, prima la lettera riservata su Pantani pubblicata dai giornali ( perché intanto si mormorava di valori abnormi di GH di alcuni atleti importanti) poi, dopo le Olimpiadi, il dossier con i nomi. Di quest'ultima cosa fu accusata la Commissione scientifica del Coni (presieduta da Donati) e così ecco il pretesto per scioglierla visto che, dopo essere stata resa importante ( con la campagna Io non rischio la alute) per rifarsi la faccia dopo i vari scandali del 1998, ci si doveva liberare di una presenza ingombrante.
Solite storie. del doping nulla frega a nessuno.
Se permetti ti copio una parte di quello che ho scritto su quella vicenda ne Il capro espiatorio.

Il 13 settembre 2000 , sulla prima pagina del quotidiano Repubblica appare la notizia:

Il 6 settembre è arrivata una lettera sul tavolo del segretario generale del Coni, Pagnozzi. La mandava la Commissione scientifica del Coni incaricata dei controlli per la campagna "Io non rischio la salute".

Una lettera inquietante, perché diceva che nei test di un atleta, e che atleta, tutto era IN ORDINE ma che, comunque, esisteva un elemento di preoccupazione. Una lettera imbarazzata, inviata come "riservata e personale", come fosse una richiesta di un consiglio o di un intervento.

Una lettera che si voleva privata, ma che è stata subito "protocollata". ………. perché tutto sommato non dispiaceva che i fatti fossero alla luce del sole. Anche perché l' atleta a mettere in allarme i palazzi del Coni è Marco Pantani, ancora una volta al centro dell' attenzione: una vicenda controversa, un personaggio scomodo per il Coni, prima e dopo questa nuova disavventura.

La Commissione raccontava che qualcosa nei test era degno di attenzione. I valori dell' ematocrito erano intorno al 49% ……Racconta il capo missione olimpica Pagnozzi: "Ho parlato di questo caso in Giunta Coni, poi ho avvertito il responsabile medico della federazione e quello nostro a Sydney, professor Caselli. Per noi il discorso è chiaro: fino a quando i valori sono consentiti, la cosa non ci compete e non possiamo fare nulla". Così è stato inevitabilmente concesso il nulla osta per l' Australia. Formalmente non c' erano motivi per opporsi ………..Nelle loro dichiarazioni Petrucci e Pagnozzi non hanno mai fatto il nome di Pantani, per rispetto delle norme della privacy, ma ugualmente è filtrata l' indiscrezione sul nome del Pirata: non è che al Coni abbiano fatto le barricate per difenderlo.

Repubblica 13 settembre 2000.


La notizia, sostanzialmente, non esiste. Una lettera privata viene astutamente resa pubblica e il nome dell’atleta viene fatto filtrare ai giornalisti.

Pantani ha un valore di ematocrito nella norma ( quella stessa che ha consentito ad altri atleti di terminare il Giro 1999 con 49,9 di livello di ematocrito), come dice la stessa lettera non è l’unico a trovarsi in quella situazione, essendo nella norma non può essere impedita la sua partecipazione alle Olimpiadi.

Perché allora viene diffusa una notizia priva di contenuti rilevanti? Lo vedremo fra un po’.

Intanto Pantani reagisce con furore disperato. Parla di terrorismo psicologico nei suoi confronti, di volontà perversa di dare il suo nome in pasto ai mass media a tutti i costi.

Viene letteralmente tempestato di controlli a sorpresa e sottoposto a un’ecografia ai testicoli ( uno dei possibili effetti collaterali dell’uso di GH, l’ormone della crescita, sono i danni ai testicoli. Tutti gli esami risultano nella norma.





La storia appare forse più chiara se si legge questo articolo di Repubblica ( che in questo caso, pudicamente, non fa nomi):


la Repubblica - Martedì, 26 settembre 2000 - pagina 54

Il Coni difende le vittorie dei nuotatori, che per quanto inattese, hanno generato un clima di sospetti.

Dice Raffaele Pagnozzi, segretario generale e capospedizione alle Olimpiadi: "Quelle medaglie sono pulite. I dati dell' ormone della crescita anomalo, non si riferiscono a nuotatori italiani che abbiano vinto medaglie a Sydney". …….

L' "aleggiare di cose indefinibili", come l' ha definito Pagnozzi, è cresciuto dopo la rivelazione della relazione della Commissione, pubblicata ieri da Repubblica, che denunciava come molti atleti italiani presentassero valori ematici anomali del Gh, l' ormone della crescita. E tra questi ci sarebbero stati anche i nuotatori, …….


Circa un mese dopo anche Repubblica fa i nomi, visto che ormai li ha fatti, il giorno prima, il Corriere della sera.


la Repubblica - Domenica, 15 ottobre 2000 - pagina 57

MEDAGLIE NELLA TEMPESTA


"Siamo scandalizzati". Il Coni trema, è sabato mattina, la notizia si è diffusa in un attimo. Le voci sulla squadra azzurra a Sydney, sui valori anomali del gH (l' ormone della crescita) di alcuni campioni giravano già da qualche settimana. "Repubblica" aveva parlato durante le Olimpiadi di 123 atleti a rischio, di sbalzi inspiegabili durante la preparazione: il Coni aveva escluso il coinvolgimento di medagliati.

Ieri però escono i nomi di cinque vincitori di Sydney, rivelati dal "Corriere della sera", accanto a valori anomali di gH: sono Agostino Abbagnale, Antonella Bellutti, Josefa Idem, Massimiliano Rosolino e Giovanna Trillini. Oltre a loro, si citano otto pallavoliste (tra le quali la Piccinini) e un ciclista (Martinello).



Da notare che Martinello ,quando uscì il valore NELLA NORMA dell’ematocrito di Pantani, lo invitò pubblicamente a non presentarsi a Sidney per non turbare la tranquillità della partecipazione italiana ai Giochi e i commenti malevoli della Bellutti su Pantani sono noti.

E’ vero che un valore altissimo di GH nel sangue non è prova certa di assunzione di doping ma, fino al 2001, quando fu elaborato il test che rileva l’epo sintetica, nemmeno un valore alto di ematocrito è prova sicura di assunzione di epo.

Perché questa cautela vale per Martinello, Bellutti e Rosolino e non per Pantani?

Perché proprio nei giorni in cui potevano uscire i nomi degli atleti di discipline importanti per il Coni ( il ciclismo professionistico su strada si regge sugli sponsor ,non sul Coni) viene diffusa inspiegabilmente una non notizia sull’ematocrito di Pantani?

Perché solo per i medagliati vale il principio che non si possa ledere la dignità umana sbattendo il mostro in prima pagina?

Non stava svolgendo, Pantani, ancora una volta e nel momento più importante per il Coni, la funzione di capro espiatorio con la maldestra riproposizione della "differenza mitica" fra lui e gli altri atleti?


Alla fine del mese di Ottobre 2000 la giunta esecutiva del CONI sospende e di fatto scioglie la Commissione Scientifica Antidoping e di conseguenza la Campagna Nazionale di Prevenzione "Io non rischio la salute!" in relazione alla fuga di notizie, che ha portato alla pubblicazione sulla stampa della lista dei 61 atleti azzurri ai quali sarebbero stati riscontrati valori abnormi dell'ormone della crescita nelle analisi preolimpiche .
Tra le motivazioni del provvedimento c'è il "gravissimo nocumento e danno irreparabile al prestigio dello sport italiano, dei suoi atleti e dei suoi dirigenti" provocato dalla fuga di notizie.


 

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