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Autore: Oggetto: E' morto Felix Levitan

Livello Fausto Coppi




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  postato il 19/02/2007 alle 00:00
Tour de France a lutto. E' morto all'eta' di 95 anni Felix Levitan, che ha diretto la Grande Boucle per due decenni. Lo riporta l'Afp. Levitan era nella sua casa di Cannes. Il 12 ottobre 1911 comincio la sua avventura con la grande corsa a tappe francese come telefonista della stampa. Ottenne l'iscrizione all'ordine dei giornalisti nel 1928 insieme all'incarico di redattore capo di 'Parisiene Libere', giornale di cui dirigera' lo sport a partire dal 1962.


(tuttobiciweb)

Fu condirettore di Goddet dagli anni 50 fino alla fine degli anni 80..
Seppe far sopperire alla Grand Boucle tanti momenti buoi..
Adieu Monsieur Patron...

 

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LA CAROVANA VA..CONFINI NON NE HA..E TUTTE LE DISTANZE ANNULLERA'!!
"..Dinnanzi a me non fuor cose create se non etterne.. Ed io in etterno duro!!
Lasciate ogni speranza voi ch'entrate...!!!

"C'è Bugno in testaaaa!!! è Bugnoooo!!! ed è campione del mondo Bugno su Jalabert!!!"

"...ma ti sollevero' tutte le volte che cadrai
e raccogliero' i tuoi fiori che per strada perderai
e seguiro' il tuo volo senza interferire mai
perche' quello che voglio e' stare insieme a te
senza catene stare insieme a te"...

"Cascata ha un pregio non da poco. ama il ciclismo e però lo riesce a guardare con l'occhio dello scienziato. informatissimo, sa sceglire personaggi sempre di levatira superiore, pur non "scadendo" nello scontato.
un bravo di cuore.
(post di Ilic JanJansen, nel Thread "Un ricordo: Pedro Delgado, il capitano di Indurain")

 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 19/02/2007 alle 22:43
E’ un brutto giorno per il pedale. Bruttissimo se si hanno occhi che non si fermano al risaputo.
Con Levitan, se ne va l’ultimo mohicano di un ciclismo che non c’è più e che è difficile riconsiderare possibile per l’imbarbarimento reale dei tempi e, soprattutto, per l’infima caratura degli uomini che oggi lo dirigono, in un summa di sottovalenze che non distinguono più ruoli, bensì
unici ed orizzontali appoggi all’interesse, al poltroncina, alla cultura della deficienza.



Felix, era un uomo che s’era fatto un retroterra di sapere, eleggendo, su ciò che osservava, il miglior libro possibile, direttamente sulla strada della vita.
Un tempo, i giornalisti nascevano così. Si sceglievano in base a come riuscivano e scrivere, sul talento che possedevano fin dalle scuole più tenere e poi li si mandava direttamente sulle notizie, affinché raccontassero il visto, costruendo coi lettori, la chiave per vivere tanto gli effetti dei fatti, quanto la cultura della comprensione e delle siamesi domande. Erano uomini che divenivano intellettuali, spesso senza titoli scolastici di peso, capaci di imparare il linguaggio vero della comunicazione e del trasporto che viene dalla conoscenza. Ed erano bravi a scrivere, soprattutto.

Di quei credi-crogiolo, il giovane Levitan era dotato fino alle viscere. Da assistente di stampa ai telefoni, riuscì a divenire giornalista professionista a meno di vent’anni. Negli anni trenta, imparò a concepire lo sport come una via culturale originale e del ciclismo, che ancor levava scudi all’uscita dal pionierismo intinse se stesso, fino a determinarlo come una lezione di vita, proprio per la sofferenza che l’eleggeva.
Quando, nell’agosto del 1944, nacque il “Parisien Libéré”, ne divenne da subito una delle penne di riferimento. Gli anni della rinascita e della crescita del Tour de France, all’indomani del conflitto, sublimarono in Felix un singolare pragmatismo nel vivere il messaggio e le valenze di quella corsa come summa del ciclismo, delle sue peculiarità e del bisogno di mantenere la disciplina del pedale, negli anni, come un prezioso monito di fronte a quei cambiamenti in avanti che, per essere tali, dovevano non dimenticare il passato e la sempre presente ignoranza umana.
Quel ciclismo doveva scorrere come un patrimonio pur proponendosi su strade diverse, di fronte ad abbigliamenti cambiati nel pubblico intorno alle strade e con auto sempre meno rare, al cospetto di sogni più concilianti verso la prospettiva reale di un’evasione e con lettori sempre amanti delle valenze particolari, così vicine al mito, di quegli uomini in bicicletta.

Felix, capiva come nessuno che l’organizzazione sempre più imponente di quella manifestazione, non doveva disperdere i valori di quello sport divenuto, per lui, un modo stesso di testimoniarsi giornalista, ma pure uomo con una sua cultura densa di idealità. La sua penna e quelle innate capacità di organizzare un’idea, o il suo personale istmo verso quel futuro che ben conosceva il passato, lo elessero al ruolo, nel 1962, di Redattore Capo del “Parisien Libéré”, nonché la firma più illustre di quelle pagine.
In quel medesimo anno cardine, fu incaricato al compito di assistente di Jacques Goddet all’organizzazione del Tour de France. Ben presto, aldilà degli incarichi paritari su carta, Felix Levitan, divenne il vero patron della Grande Boucle, perlomeno colui al quale spettava l’ultima parola.
Furono anni di grande valore per la manifestazione.
Goddet, era l’intellettuale, il romantico, l’uomo che aveva rimodellato il Tour, l’amico dei corridori, da loro visto col rispetto particolare che si deve ad un padre, mentre a Felix, pur essendo molto simile al collega, perlomeno assai di più di quanto non sia stato detto e scritto, spettava il ruolo alter, di pragmatico, di concreto oltre il limite e con la spesso sottile impopolarità che si unisce a chi deve dire ufficialmente di “no”. I corridori lo temevano, ma a quei tempi non sapevano, o non erano in condizione di capire, quanto fosse a loro vicino.
Levitan, della Grande Boucle difendeva, e per questo s’è battuto fino all’ultimo, il suo valore sportivo: da buon francese la vedeva come somma, ma non dimenticava gli altri contesti; semplicemente sosteneva la sua creatura come un dono, sempre e comunque circoscritta a quell’aspetto d’elezione che era, per lui, la disciplina del pedale, monarca della sofferenza e degli insegnamenti di vita.



L’impronta lasciata dal duo e di Levitan in particolare, ovvero da colui che l’ambiente riconosceva come il vero faro del Tour, visti i tempi odierni, fa piangere per il rimpianto.
La prova di quanto sostengo, nata dalle letture e dei tanti colloqui intercorsi in questi anni con chi ha comunque avuto occasione di conoscere Felix non solo nelle vesti di corridore, questo peculiare nocchiero la diede nell’inverno ’86-’87, quando capì bene che razza di aria nuova spirasse attorno al pedale.
Da una parte Verbruggen, del quale condivideva poco per non dire nulla, che vedeva troppo protagonista e poco incline ai valori dello sport per quella sua voglia di giungere alla monetizzazione più piena del ciclismo, attraverso la mondializzazione costi quel che costi e, dall’altra, il crescente interesse dell’organizzazione del Tour, sulle linee dell’immagine e del business. Non erano più tempi per letture sportive e per le difese dei valori di quel ciclismo al quale aveva dato una vita. Levitan, fu così sostituito al vertice della Grande Boucle, ma in realtà fu un suo abbandono.
Venti anni fa, questo uomo antico, magari dipinto nelle punte d’eccesso d’un ruolo, aveva capito tutto.
Oggi, come tutti i rapporti che si basano sul solo danaro e sulla volontà dei singoli figuri di giungere all’appagamento, Verbruggen, attraverso la controfigura McQuaid e Leblanc, con la fotocopia Prod’homme, sono in guerra, ognuno pieno di scheletri nell’armadio di cui molti in comune e col medesimo agnello da immolare: il ciclismo nella sua essenza principale, ovvero nei corridori. Il contorno a questi tristi fiumiciattoli di sporco, ci porta una lunga striscia di catrame volgarmente speso o dipinto per gli ancora troppi beccaccini, per ciò che non sarà mai: che si chiamino Bruyneel, Lefevere, Zomegnan, o Concimati ecc, giunge la consapevolezza che un Levitan, in tempi degni di sport, se li sarebbe mangiati come panini imbottiti.
A non capirlo, proprio quei corridori che paiono non sapere né leggere e né scrivere, nonostante provengano da banchi scolastici più nobili e non siano più quelli che, a domanda, s’affrettavano a rispondere: “Ciao mama, son contento d’essere arrivato uno!”
E dire che Felix Levitan, che l’osservatorio magari dipingeva per burbero e sempre incline a far soffrire i corridori su una bicicletta, in realtà li difendeva e li rendeva dignitosi eroi del proprio illuminato immaginario, perché la dignità non si compra col danaro, ma con l’essenza dell’essere. Con lui, non ci stavano sponsor a correggere i tiri o a trasformare le quotidianità in metafisica: c’erano solo uomini su un mezzo di sofferenza, da eleggere nelle graduatorie, ma da rispettare su qualsiasi risultato.
Uomini da difendere di fronte all’indignazione dei fessi, incapaci di percepire le pagine dello sport, o prodighi di quelle frecce e di quelle gogne che non fan parte del pianeta delle fatiche.
Per parare queste spinte, Felix poteva accettare la decisione di un Goddet di espellere un Taccone che aveva fatto a pompate con Manzaneque, più per rispetto verso il collega, che per reale convinzione: in fondo, il litigio in quel coacervo di difficoltà, poteva anche essere più veniale di quanto non apparisse, come un codice d’onore, da legarsi ai contesti di quel cammino. Ed era per lo stesso motivo che trovò istantanea forza nell’intervenire in una notte di tanti anni dopo, su un nobile nome della bicicletta, affinché la decenza di ciò che quel cervello rarefatto dalle gambe virtuose e rappresentative, non mandasse a quel paese se stesso e, con lui, tutto l’ambiente e la medesima nazione.
Decideva per il meglio, Levitan, con decoro, senza darsi in pasto a quei colleghi che aveva già percepito come pericolose casse di risonanza dell’effetto, ignari direttamente o indirettamente, del degno o dell’indegno dell’essenza.
Con Felix non avremmo visto vergognose esclusioni prima della consumazione dell’evento e non avrebbe mai accettato il ricatto d’un insieme che, dall’organizzazione intera del ciclismo, voleva spingere la sua, per una mera questione di quattrini, alla tutela del “Toro Moreno” costruito a nacchera di mito, impedendo il giusto guanto di sfida di un sontuoso talento antico, troppo grande per non apparire anarchico sulla bicicletta.


(Cannes 1995 - Levitan, in una delle rare foto scattate dopo il suo ritiro)

Vent’anni fa, questo omino che ha spento i suoi occhi terreni su una delle più belle zone della Francia, aveva capito quel crescendo divenuto così mostruoso negli ultimi otto anni.
Lui, Levitan, è sempre stato coerente con lo sport, anche quando a vincere non erano i galletti di Francia. Voleva le sfide dei migliori, presentando tracciati in linea col mito e la storia della creatura che presiedeva. Era un grande e lascia col suo ricordo un groppo in gola.

Caro Felix, nel pomeriggio del 21 agosto ’96, rimasi per un’ora a Le Cannet, con l’intento di deviare il mio itinerario verso la vicinissima Cannes, per venirti a trovare e, magari, grazie ad un amico bilingue, riuscire a carpire qualche perla dalla tua voce. L’avrei fatto per ereditare un patrimonio. Poi, un acquazzone che pareva infinito, mi riportò sulla rotta di Vence e là, su quei colli densi di vegetazione, mentre faticavo ad accettare quella situazione e quell’alloggio, ti pensai fortemente come un’occasione perduta.
Negli altri dieci anni ad oggi, mai ho avuto la possibilità di rincontrarti. Ora sono qui, a dirti che se ho amato il ciclismo, un po’ lo devo anche a te e, visto che non te lo dice nessuno, ti ringrazio a nome di tutti quelli che han potuto vedere, per aver saputo rendere possibili pagine di un pedale che non ci sarà mai più.
Ti sia lieve la terra.

Morris


Note.
Amaro constatare che la scomparsa di una simile figura, non abbia spinto i “santoni” del ciclismo, racchiusi nelle dirigenze UCI-ASO-RCS-Unipublic e nei giornali sportivi, Gazzetta ed Equipe su tutte, al giusto ricordo. Non so se nelle versioni su carta, vi sia stato qualche intervento, perché non compro quei fogli. Di sicuro sul web, s’è riscontrato un silenzio significativo dei tempi e degli spessori infinitesimali di questi figuri. Gravissima l’assenza di un semplice cenno sul sito del Tour de France, evidentemente il “brocco della Bic” e la sua cricca, non hanno ritenuto di spendere uno spicciolo della loro pochezza per questo loro, di fatto, avversario. Odiato o meno, uno che è sto per un quarto di secolo il timoniere della Grande Boucle, qualcosa meritava. Altrettanto dicasi sulla Gazza online. Robacce, ma si sa, se si vuol trovare del degno, si deve stare lontani dalle poltrone delle ruote a razze spinte da motore umano.


Felix Levitan, comunque…… è stato anche questo:

Fondatore dell'Unione sindacale dei giornalisti sportivi della Francia, nella quale fu Presidente dal 1957 al 1965
Presidente dell’AIOCC (Associazione Internazionale degli Organizzatori di Corse Ciclistiche) per oltre tre lustri..
Presidente dell’AIPS (Associazione Internazionale dei giornalisti sportivi) dal 1964 al ’73.
In Francia, fu il creatore dell’Associazione del “Amici del Tour de France”.
Membro dell’Accademia Francese degli Sport dal 1957.

 

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"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 19/02/2007 alle 23:20
Goddet e Levitan, entrambi deceduti a 95 anni.
Si vede che il Tour de France fa bene alla salute.

 

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"L'uomo da battere è Gianni Bugno, e quasi certamente non riusciremo a batterlo" (Greg Lemond, Stoccarda, 24 agosto 1991)

"Il rock è jazz ignorante" (Thelonious Monk)

 
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  postato il 19/02/2007 alle 23:20
E' triste pensare che una figura così importante nella storia del ciclismo si sia spenta lasciando il movimento nelle mani di dirigenti assolutamente incapaci di portare avanti iniziative in grado di riportare i valori dello sport alla centralità che meritano.
Il fatto che nessuno di questi si sia degnato di ricordare la figura di Levitan è un'ulteriore dimostrazione del loro basso profilo.
Buon viaggio Felix, anima del Tour.


Grazie Morris per averci fatto conoscere meglio questo straordinario personaggio.

 

[Modificato il 19/02/2007 alle 23:24 by W00DST0CK76]

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Vorrei morire in bici, in un giorno di sole, dopo aver scalato una di quelle montagne che sembrano protendersi verso il cielo, mi adagerei sull'erba fresca senza rimpianti, attendendo con serenità il compiersi del mio tempo. Non importa se sarà ...oggi o tra cent'anni, avrò in ogni caso trovato il mio giorno perfetto.

 
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  postato il 19/02/2007 alle 23:21
Grazie dello stupendo ritratto, Morris.

Addio Felix

 

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CICLISTI
Si sta come
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  postato il 19/02/2007 alle 23:23
Originariamente inviato da antonello64

Goddet e Levitan, entrambi deceduti a 95 anni.
Si vede che il Tour de France fa bene alla salute.


Forse vivere una vita senza l'assillo di rastrellare soldi aiuta a vivere più a lungo.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 19/02/2007 alle 23:42
Ormai credo che lo abbiate capito.... mi attira il ruolo del patron..del direttore... e sapere che Levitan se ne sia andato mi ha dato un po di dispiacere... Me lo vedo lassù...ad un tavolo con i grandi.. Desgrange, Goddet, Torriani.. a disegnare la corsa del cielo... Quando parli di questi nomi l'alone di leggenda c'è... è inutile negarlo... Sono nomi che fanno la storia del ciclismo ancora oggi che non ci sono più... Grazie Morris per il ricordo... Su una cosa che ho letto sono estremamente d'accordo... scuole di giornalismo, seminari, libri... tutta roba buona... ma la necessità di fare esperienza sul campo non la supera nulla....andare, vedere, studiare il metodo di chi è più esperto e farne tesoro...

 

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e raccogliero' i tuoi fiori che per strada perderai
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un bravo di cuore.
(post di Ilic JanJansen, nel Thread "Un ricordo: Pedro Delgado, il capitano di Indurain")

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 19/02/2007 alle 23:49
.....Ed era per lo stesso motivo che trovò istantanea forza nell’intervenire in una notte di tanti anni dopo, su un nobile nome della bicicletta, affinché la decenza di ciò che quel cervello rarefatto dalle gambe virtuose e rappresentative, non mandasse a quel paese se stesso e, con lui, tutto l’ambiente e la medesima nazione.....

Morris ti riferisci ad Hinault...nel 1980??? A Pau???

 

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(post di Ilic JanJansen, nel Thread "Un ricordo: Pedro Delgado, il capitano di Indurain")

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 20/02/2007 alle 00:28
Originariamente inviato da Cascata del Toce

.....Ed era per lo stesso motivo che trovò istantanea forza nell’intervenire in una notte di tanti anni dopo, su un nobile nome della bicicletta, affinché la decenza di ciò che quel cervello rarefatto dalle gambe virtuose e rappresentative, non mandasse a quel paese se stesso e, con lui, tutto l’ambiente e la medesima nazione.....

Morris ti riferisci ad Hinault...nel 1980??? A Pau???


Bingo!
Bravo Gianluca, proprio a quel tipo che, alla saggezza di Levitan, deve tanto....ma proprio tanto...
Pensa, se costui fosse nato 25 anni dopo e si fosse trovato a correre il Tour 2006....Dove sarebbe finito?

Ciao!

 

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  postato il 20/02/2007 alle 00:32
Se ne va un altro grande ed è sempre un gran piacere,oltre che fonte d'apprendimento,leggere un ricordo personale di Morris.
Onore e merito anche a te Cascata per aver postato la notizia.

 

[Modificato il 20/02/2007 alle 01:19 by Abruzzese]


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 20/02/2007 alle 01:18
Grazie Morris e grazie Abru... Purtroppo non mi meraviglio che siate voi esperti sopratutto ad aver 'tenuto su' il ricordo di Levitan.. Non mi meraviglio che il primo intervento sia stato dei mitico Morris.... Quando si parla di cultura ciclistica...

 

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  postato il 20/02/2007 alle 08:09
Se non ricordo male, dopo l'87 Levitan venne addirittura cacciato dal Tour, accampando scuse inesistenti (e, infatti, anni dopo fu riabilitato da Leblanc)

 

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  postato il 20/02/2007 alle 12:14
Mauro leggi il MP---

 

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  postato il 20/02/2007 alle 12:20
Avevo letto qualcosa su un numero di BS di diversi anni fa, ma non l'ho più in casa. Cercherò di informarmi.

 

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  postato il 20/02/2007 alle 12:30
Originariamente inviato da Morris

Originariamente inviato da Cascata del Toce

.....Ed era per lo stesso motivo che trovò istantanea forza nell’intervenire in una notte di tanti anni dopo, su un nobile nome della bicicletta, affinché la decenza di ciò che quel cervello rarefatto dalle gambe virtuose e rappresentative, non mandasse a quel paese se stesso e, con lui, tutto l’ambiente e la medesima nazione.....

Morris ti riferisci ad Hinault...nel 1980??? A Pau???


Bingo!
Bravo Gianluca, proprio a quel tipo che, alla saggezza di Levitan, deve tanto....ma proprio tanto...
Pensa, se costui fosse nato 25 anni dopo e si fosse trovato a correre il Tour 2006....Dove sarebbe finito?

Ciao!


Chiedo venia per la mia ignoranza ma sarebbe possibile sapere qualcosa in più in merito al "misterioso" ritiro di Hinault (in maglia gialla) dal Tour del 1980 dopo la tappa di Pau?
Alla storia dell'infortunio al ginocchio nessuno ha mai creduto.
Strano poi che, dopo essere sparito per oltre un mese, si sia presentato al mondiale da dominatore.

 

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  postato il 20/02/2007 alle 12:32
Cascata, in questo articolo si parla anche del licenziamento di Levitan

http://www.rfi.fr/actufr/afp/001/spo/070218170605.k42c0r2w.asp

 

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  postato il 20/02/2007 alle 12:43
Dall'articolo sembra di intendere che Levitan non venne mai "perdonato". Anzi, nemmeno la giustizia gli avrebbe dato ragione.

 

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  postato il 20/02/2007 alle 13:21
Originariamente inviato da W00DST0CK76

Chiedo venia per la mia ignoranza ma sarebbe possibile sapere qualcosa in più in merito al "misterioso" ritiro di Hinault (in maglia gialla) dal Tour del 1980 dopo la tappa di Pau?
Alla storia dell'infortunio al ginocchio nessuno ha mai creduto.
Strano poi che, dopo essere sparito per oltre un mese, si sia presentato al mondiale da dominatore.


di problemi fisici per Hinault se ne parlava già da qualche giorno prima del ritiro, tanto che a cronometro le beccò di brutto da Zoetemelk, avversario che contro il tempo lui ha sempre massacrato.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 20/02/2007 alle 18:38
In poche parole la leggenda narra che a Pau Hinault fosse 'pieno come un uovo'..e Levitan lo consigliò di andare a casa..

 

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LA CAROVANA VA..CONFINI NON NE HA..E TUTTE LE DISTANZE ANNULLERA'!!
"..Dinnanzi a me non fuor cose create se non etterne.. Ed io in etterno duro!!
Lasciate ogni speranza voi ch'entrate...!!!

"C'è Bugno in testaaaa!!! è Bugnoooo!!! ed è campione del mondo Bugno su Jalabert!!!"

"...ma ti sollevero' tutte le volte che cadrai
e raccogliero' i tuoi fiori che per strada perderai
e seguiro' il tuo volo senza interferire mai
perche' quello che voglio e' stare insieme a te
senza catene stare insieme a te"...

"Cascata ha un pregio non da poco. ama il ciclismo e però lo riesce a guardare con l'occhio dello scienziato. informatissimo, sa sceglire personaggi sempre di levatira superiore, pur non "scadendo" nello scontato.
un bravo di cuore.
(post di Ilic JanJansen, nel Thread "Un ricordo: Pedro Delgado, il capitano di Indurain")

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 20/02/2007 alle 20:56
Originariamente inviato da Cascata del Toce
Il 12 ottobre 1911 comincio la sua avventura con la grande corsa a tappe francese come telefonista della stampa.

Ho letto anch'io lo strano trafiletto dell'ANSA.
Forse però il 1911 è la data di nascita...

In ogni caso, mi associo al rispetto nel ricordo di un personaggio "di altri tempi" (tempi da rimpiangere... starò diventando vecchio?).
Un nome che sfiora il mito nei miei ricordi infantili, di bambino incollato al televisore e ai commenti di De Zan (invece di andare al mare...), alla scoperta di uno sport che a quel tempo (metà/fine anni '60...) se la giocava ancora alla pari con quello dei 22 in mutande...

 

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"...Ogni volta che vedo un adulto in bicicletta, penso che per la razza umana ci sia ancora speranza..." (H.G. Wells)

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 20/02/2007 alle 22:04
Comunque licenziamenti o no Levitan è stato un grande della storia del ciclismo.... indimenticabile vederlo in immagini d'epoca sul podio dei Campi Elisi con Goddet a far indossare la maglia gialla al vincitore del Tour vestito nell'immancabile completo beige...

 

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LA CAROVANA VA..CONFINI NON NE HA..E TUTTE LE DISTANZE ANNULLERA'!!
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