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Autore: Oggetto: Ma guarda chi chiama in causa il ciclismo.....

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 27/12/2004 alle 20:53
Vado di corsa, il tempo per questa "notiziola gustosella"......

dalle agenzie....

Blatter accusa: "Il doping? Che mi dite di Lewis e del ciclismo?"

Il Presidente della Fifa, Joseph Blatter, propone di fermare le gare in caso di episodi di razzismo particolarmente pesanti: "Metteremo in campo tutti i mezzi possibile per evitare che nel calcio succedano certe cose. Espelleremo i tifosi, come si faceva con gli hooligans".
Sul doping, Blatter, ha detto che "si parla del calcio, ma bisognerebbe affrontare gli argomenti Carl Lewis e ciclismo. In questi casi il doping è una pratica sistematica".


Per darsi credibilità e darne al proprio intorno, ogni personaggio da quello che può.
Un tempo si diceva che certe dichiarazioni avevano la "coda di paglia", o erano "lapsus froidiani", poi, la storia, ci ha insegnato che in tempo di elezioni o in previsione di queste, si cerca di essere più bravi.....a far promesse, scegliendole sempre fra il repertorio più illuminato degli avversari, più o meno eventualmente possibili.
Nelle stringate battute qui riportate, c’è il sunto di questo personaggio untuoso, viscido, degno alfiere del calcio dell’affare e dell’ex sport, derivazioni odierne che ha contribuito a concretizzare come pochi, se non nessuno.
Se, sul razzismo, cerca l’adesione legittima e condivisibile di ampie forze, da quelle culturali a quelle politiche; sul doping, la sua coda di paglia ed il suo terreno sempre più tremolante, nascondono tutti i segni di un uomo in difesa, che sente attaccata la sua monarchia, la sua ciotola dove ha sempre mangiato facendosi spazio attraverso calci negli stinchi a tutti gli altri, nonché commissionare sicari per far fuori personaggi "fastidiosi, irriverenti e troppo ingombranti" come Maradona.
Essendo calciofilo, ha fatto suo il motto, "la miglior difesa è l’attacco", dimenticando che le esternazioni se non son corredate da capacità intellettuale (che non ha, come del resto il suo cagnolino fido "frasciese", ripudiatore di un’altra origine latina), rischiano di ottenere effetti che non aiutano alla causa.
In questo caso, signor "Blatta", mi pare che lei abbia candidamente ammesso quello i non raffreddati pesanti al cervello, sanno: il calcio ha la chimica che strabocca. E’ forse sparando sugli altri che diminuirà la tensione sull’operato delle "squadre di pulizia calcisticochimica"? Non credo proprio. E che il ciclismo abbia il doping a fiumi, mi pare lo sappian tutti: tra l’altro è la disciplina che ha pagato con spettacolarità unica, qualche colpa, contrariamente al suo "blattacalcio". In quanto a Lewis, chi conosce lo sport sapeva, non così le masse, convengo. Ma uno come me, che ben oltre un anno fa, dipingeva i suoi giudizi sul "figlio del vento", con l’odore acre della chimica, non può che ringraziarla, perché adesso, grazie alle sue esternazioni di personaggio di palazzo, sarà più facile pervenire alla verità, anche per il popolo che ha sempre sostenuto pulizia sull’americano......proprio perché americano.
So bene, che le sue intenzioni, signor Blatta, avevan altro scopo, ma una volta tanto, il suo ennesimo autogol, affoga quel ridere che m’accompagna ad ogni sua dichiarazione, in un applauso.....coi pollici.

Continui così.....

Morris

 

[Modificato il 27/12/2004 alle 20:57 by Morris]


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 27/12/2004 alle 23:31
Ma se ci fossero stati intrallazzi tra la FIFA e il governo koreano in occasione dei mondiali, quale sarebbe stata la magistratura preposta ad indagare?
Quella svizzera?
Quella koreana?

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 27/12/2004 alle 23:34
Il doping è la più grossa piaga dello sport, ma Blatter non ha mai capito nulla nè di sport, nè di calcio vero e proprio. Il suo modo di attaccare è tipico del mondo della comunicazione: non appena si è in colpa si attacca qualcun'altro e così facendo si manipolano le masse (come fa un tal politico di cui non dico il nome, perchè questo è un forum sul ciclismo). Così facendo non è che intacca la fede che noi abbiamo in questo sport, ma chi magari, fuori dal mondo del ciclismo, pensa che sia uno sport dove si dopano tutti. Secondo me il ciclismo è uno degli sport che si sta battendo di più contro il doping, e questo gli si rivolta contro a livello di immagine. Non pensiamo che gli altri sport siano meno pieni di prodotti dopanti: a cetri livelli è normale riccorrere a sostanze "benefiche".

Ma non diamo credito a quell'idiota di Blatter: pensate che tempo fa ha detto (seriamente): "Per diffondere il calcio femminile bisognerebbe fare dei calzoncini più corti per le calciatrici..."

 
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  postato il 28/12/2004 alle 00:38
Il calcio è sempre stato il MIO sport.

Mio padre ha ben pensato di infilarmi subito una maglietta della Juventus (sua squadra del cuore) e farmi tirare calci ad un pallone quasi prima che imparassi a camminare. Ho avuto la fortuna di nascere e vivere in un paese/città di 40000 abitanti che annovera tra i suoi cittadini un Campione del Mondo, uno dei 66 italiani (ammesso che nel '34 e '38 i convocati fossero ventidue, ma non credo) capaci di sollevare la Coppa Rimet prima e la World Cup poi: Bruno Conti. La sua vicinanza, e la contemporanea amicizia con mio padre maturata nelle squadre di Nettuno, ha contribuito al mio puerile tifo per la Roma, trasformatosi poi nel tempo in un amore spassionato verso i colori rossoneri del Milan (che non si facciano facili accostamenti: cambiai squadra nel dicembre '86).

Ho sempre mantenuto però, sia nel tifo sportivo che nella vita, un'obbiettività che vanto, che mai ha fatto sfociare i miei discorsi sul <<è più forte perchè si>>, o <> in caso di falli non assegnati contro i rossoneri (sempre più frequenti durante l'era-Galliani in Lega, e vedi un po'...).

Leggo di quest'ultima, purtroppo ennesima, poco felice esternazione di Sepp Blatter, che durante il meno felice dei periodi legati al calcio e alla sua iper-medializzazione non fa altro che imbroccare una dietro l'altra, come il Tomba dei bei tempi, le porte che lo conducono in fine alla vallata delle stronzate. Bene ha fatto Zillo a riportare quella frase (che qualcuno definirebbe maschilista, ma sono concetti che mi dispiace persino sfiorare, anche se nell'altro senso) che dà all'uomo che l'ha pronunciata la giusta collocazione nella rosa dei "poco-furbi" (eufemismo).

Neanche il calcio-scommesse nell'Italia degli anni '80 ha proporzioni di cataclisma come le "bizze" odierne, dove calciatori famosi sono squalificati per soli 6 mesi (Stam) ed altri meno famosi per 2 anni e 2 mesi (Monaco del Perugia, per non parlare di Pagotto, messo quasi alla gogna) per il problema doping, dove una squadra di calcio (la Juventus) è stata trovata con quantità di farmaci sufficienti a curare il Benin, o qualsiasi altro stato africano di bassa popolazione, e il cui medico sociale è stato condannato per abuso di farmaci e per somministrazione di sostanze dopanti (Admin, o chi per lui, mi corregga se sbaglio). L'ennesimo scandalo-Mondiale congelato in Corea-Giappone nel 2002, con la squadra di Hiddink trascinata per mano nelle gare contro Italia e, soprattutto Spagna, già citato da aranciata, è solo la ciliegina della stessa stra-mangiata e stra-modellata torta, che oramai fa quasi vomitare chi ne mangia anche solo una fettina.

E' vero, ho citato quasi tutti casi italiani, magari più imputabili a Carraro che non a Blatter (che però è suo superiore, quindi in evidente concorso di colpa, seppure per assenza di "monitoraggio"), anche perchè li conosco più direttamente. Poi però pensiamo a Montoya, l'ex allenatore dell'Once Caldas, fresca contendente dell'ultima Intercontinentale al Porto, appena paralizzato da un tentativo di rapina a Bogotà, di Serginho del Sao Caetano che muore sul campo dopo che il medico lo aveva avvisato della possibilità d'infarto e una settimana dopo che lo stesso calciatore aveva stipulato un'assicurazione sulla vita. Di Feher, ex attaccante del Benfica, che poco meno di un anno fa morì (anche) per negligenza nei soccorsi in uno stadio che avrebbe ospitato in estate gli Europei, dello scandalo delle partite rubate (e/o comprate) in India e in Cina, e ti viene in mente che anche fuori dalla penisola tricolore nostrana qualche fattarello strano accade.

Di certo che fin che vigerà la regola de <>, piuttosto che la cara e vecchia <> le cose non miglioreranno nè nello sport, nè nella politica, nè nella vita.

Ora il calcio è soltanto uno dei miei sport.

 

[Modificato il 28/12/2004 alle 00:43 by Monsieur 40%]


 
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Livello Giro delle Fiandre




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  postato il 28/12/2004 alle 00:50
Non mi intendo di calcio. Posso solo dire che agli ultimi mondiali coreani quando assistevo a partite che avevano per protagoniste le nazionali di Corea, Turchia o Giappone, gli occhi mi facevano male da tanto movimento.
Credo che se il Signor Blatter non corre ai ripari, ai prossimi Mondiali in Germania rischieremo di vedere atleti (temo soprattutto quelli provenienti dal terzo mondo (perchè un Mondiale è una vetrina troppo importante per queste nazioni),che cadranno a terra come birilli.
Blatter ha forse dimenticato tutti i dubbi che sollevò Ronaldo nella finale di Parigi nel 1998?

 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 28/12/2004 alle 01:24
Ma se ci fossero stati intrallazzi tra la FIFA e il governo koreano in occasione dei mondiali, quale sarebbe stata la magistratura preposta ad indagare?
Quella svizzera?
Quella koreana?


Bel problema....! Gli intrallazzi ci furono eccome, ma il calcio è pulito: parola di Blatter, del delfinetto Platinette, di sonnifero Carraro & C.

Blatter ha forse dimenticato tutti i dubbi che sollevò Ronaldo nella finale di Parigi nel 1998?


Fu un attacco epilettico da reazione chimica, in piena regola. Sul dopo di Ronaldo.... l'infortunio al ginocchio è una mentina, rispetto agli effetti dei farmaci antiepilessia. Ricordate il claudicante e parkinsoniano Ronnie scendere dall'aereo?
E poi quelle sudorazioni strane, il gonfiore ecc.
Effetti, troppo simili a quelli di certe cure, per non pensarle insistenti. Ed infatti, i pennivendoli non ne parlano e tutto è messo a tacere.... perchè il calcio è intoccabile.....

Ma non diamo credito a quell'idiota di Blatter: pensate che tempo fa ha detto (seriamente): "Per diffondere il calcio femminile bisognerebbe fare dei calzoncini più corti per le calciatrici..."


Infatti Zillo, per me la "Seppia Crucca" è uno dei personaggi che più fan ridere; amaramente devo dire, ma mi fan ridere. Stavolta però, i pollici dell'applauso glieli devo, per la "menzione forte" verso "l'illusione ventosa" che propagava "Carla"....con l'apparecchio dentale del "Grand Hote".

Ora il calcio è soltanto uno dei miei sport.


L'intera disamina di Mario, coi suoi riferimenti condivisibili e richiamanti l'ellisse di tanti sportivi, nonchè i vostri
commenti sul calcio ed il suo doping (questo flagello è proporzionale ai soldi che muove la disciplina di riferimento), mi fanno capire, ancora una volta, che la tifoseria calcistica incontrata sul web, è la più miope in assoluto. E nemmeno i morti sul campo, paiono insegnare i meccanismi per riaprire gli occhi....


 

[Modificato il 28/12/2004 alle 01:27 by Morris]


 
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Livello Alfredo Binda




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  postato il 28/12/2004 alle 02:29
Una mezza parola in difesa del ciclismo: tutti sappiamo e non abbiamo mai negato che nel ciclismo il doping sia presente in dimensioni enormi, tuttavia il ciclismo ha pagato e paga ogni giorno che passa la sua commistione con la chimica. Questo essere in prima pagina ha portato lo sport che noi amiamo ad adottare i controlli più all'avanguardia del mondo sportivo (seppur insufficienti). Circa 7 anni fa l'UCI introdusse il controllo dell'ematocrito, forse il primissimo sistematico controllo del sangue sugli atleti! Nel mondo malato e perverso del calcio solo l'anno scorso si parlava dell' inopportunità di analoghi controllo per la paura dei calciatori a farsi legare il laccio emostatico e farsi fare un prelievo...pazzesco! Certamente il ciclismo non è pulito, ma che Blatter pretenda di dire che il suo sport è all'avanguardia nei controlli antidoping, constatando palesemente che in quell'ambito i controlli sono fermi al paleozoico, mi sembra davvero ai limiti del ridicolo!

 

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"Un uomo solo è al comando; la sua maglia è bianco-celeste; il suo nome è Fausto Coppi", Mario Ferretti, Radiocronista Rai

 
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Livello Alfredo Binda




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  postato il 28/12/2004 alle 02:37
Carl Lewis mi dà l'occasione di dire qualcosa...
Nel mondo dello sport i concetti che passano alle masse sono i seguenti:
1) gli sport di fatica (ciclismo, sci di fondo, nuoto, atletica...) sono quelli in cui il doping è più praticato.
2) il doping scientifico applicato in URSS e DDR falsava i risultati sportivi e sono del tutto intattendibili...

Vorrei tanto che il concetto numero 1 e 2 fossero un tantino rivisti alla luce dei seguenti fatti:

1) anche nel mondo del calcio l'uso di sostanze dopanti prolifera, come dimostrano sentenze di tribunali, morti sospette di calciatori, rivelazioni di tecnici importanti.

2) il doping scientifico praticato da alcune nazioni sistematicamente (vergognoso il caso degli USA soprattutto nell'atletica leggera con i casi di Lewis, Floreance Griffiths, marion Jones) dovrebbe obbligare molta gente a stare zitta.

 

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Livello Gastone Nencini




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  postato il 28/12/2004 alle 12:37
ma ancora con questa storia,

state tranquilli che se si paghesse solo 1€ a persona per vedere le corse , il ciclismo non lo cercherebbe piu' nessuno, ma sicccome e' gratis sai come' meglio rompere le palle a loro che non ad altri sport

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 28/12/2004 alle 18:35
ma d'altronde blatter e'colui che ha detto di ingradire le porte e le innumerevoli altre bojate che voi avete elencato,cos'altro puo'dire colui che e'il rappresentante massimo del calcio-business,dello show a tutti i costi....
per nn parlare di chi abbiamo in casa,poltronissimo carraro,colui che ha una mano dappertutto,che finanzia alcune squadre e contemporaneamente si elegge a garante delle altre e che dice che la juve era una squadra pulita perche'tutti i controlli di quegli anni sono risultati negativi....chi glielo va a dire che nn solo nn erano controlli seri,quelli incrociati parlo,che cmq anch'essi sono tutt'altro che infallibili ma soprattutto che proprio in quegli anni tutte le provette di questi pseudo-controlli sono stati ritrovati vicino l'acquacetosa,in uno scantinato,a marcire ed a nascondere la verita'.....

 

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Giuseppe Matranga

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 28/12/2004 alle 22:57
Inoltre non so se avete notato, che nel caso-juve i giocatori sono andati al processo come "testimoni".
Non mi sembra che nel ciclismo si faccia lo stesso...


 
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Livello Giro




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  postato il 30/12/2004 alle 20:47
Completamente d’accordo con le considerazioni di Emiliano… vorrei aggiungere che il ciclismo è lo sport in cui il doping sembra essere maggiormente diffuso … ma questo solo perché è forse l’unico sport in cui lo si va a cercare veramente, con metodi a volte anche traumatici (blitz di San Remo, processi a go-go, levatacce per i controlli a sorpresa)… chissà cosa accadrebbe se fermassero la finale di Champions League al 20° del primo tempo e facessero a tutti gli esami incrociati sangue-urina dell’ultima generazione, credo che non si salverebbe nemmeno l’arbitro !!!
Scherzi a parte, ho il timore che tutto lo sport professionistico sia sporco; a questo proposito è illuminante la descrizione fatta da Erwann Menthéour (ciclista dopato reo confesso) della sala di attesa dello studio di un preparatore che il ciclismo conosce molto bene… “ la sala d'attesa del Dottore non è mai vuota di sportivi di tutti i generi. La prima volta che li vidi, seduti con compostezza, con la loro espressione da verginelle alla prima visita ginecologica, quasi quasi sbottai dal ridere. Era dunque là che lo sport di alto livello andava a trovare le proprie risorse. Che bella foto di famiglia! Dormite tranquilli fans dei gol soprannaturali e dei record polverizzati a ripetizione. Se un paparazzo fosse riuscito a scattare una simile foto, nessuna rivista, nessun giornale avrebbe avuto il cattivo gusto di pubblicarla. Perché infrangere i sogni di milioni di spettatori nel mondo, soprattutto quando questi producono così tanto danaro?”

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 30/12/2004 alle 21:15
benvenuto ematocrito...nn potevi che dire sagge parole con questo nick....infatti proprio pensando alla champions mi hai fatto venire in mente la semifinale di ritorno di un paio di competizioni fa,juve-real madrid,allorche'si vide il pur bravo zambrotta correre piu di roberto carlos,piuttosto che del piero agile ma potente come ai vecchi tempi....forse in pochi sanno chi andarono all'antidoping quel giorno:chimenti e fresi!!!!chi conosce un po'il calcio mi ha gia'capito,e poi parlano di sorteggio....

 

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Giuseppe Matranga

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  postato il 31/12/2004 alle 15:18
Originariamente inviato da ematocrito

Se un paparazzo fosse riuscito a scattare una simile foto, nessuna rivista, nessun giornale avrebbe avuto il cattivo gusto di pubblicarla. Perché infrangere i sogni di milioni di spettatori nel mondo, soprattutto quando questi producono così tanto danaro?


Complimenti Ematocrito, hai "paparazzato" (per dirla in termini fotografici) alla perfezione il conflitto di interessi di onori&oneri che da tanto, con Morris ed aranciata su tutti, decantiamo su queste pagine.

Il discorso etico dei "sogni" degli spettatori cade nel momento in cui tali sogni producono denaro: <>, sento sempre dire in 22 anni di vita dai "saggi". Ebbene, se con l'aria siamo ormai ad un punto di stasi livellata verso il basso (smog, polveri sottili, ecc.), non mi sembra che con i sogni siamo troppo distanti dal "mercato"...

 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 31/12/2004 alle 15:38
Visto il contenuto del thread, voglio complimentarmi, da queste pagine, con Marco Grassi per l'esemplare corsivo sul calcio, i suoi impatti sullo sport, sui media e nell'osservatorio più generale.
Ed un ulteriore BRAVO lo merita per come ha saputo trattare la "piaga Sepp Blatter", uomo che ho spesso definito un "segno chiaro dei tempi marci di un certo oggi".

A Marco Grassi, i miei migliori auguri per un 2005 in linea coi suoi valori, nella consapevolezza che il giornalismo odierno, fra ciofi, clown, distorsori dell'italiano, amatori sui generis, possiede ancora delle penne degne e profonde. Marco è giovane (questo nome ormai è un segno di suprema qualità...), e ciò lo rende ancor più luminoso!
Un faro davvero per questo sito insuperabile!


Morris


 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 01/01/2005 alle 16:23
Originariamente inviato da Morris

Fu un attacco epilettico da reazione chimica, in piena regola. Sul dopo di Ronaldo.... l'infortunio al ginocchio è una mentina, rispetto agli effetti dei farmaci antiepilessia. Ricordate il claudicante e parkinsoniano Ronnie scendere dall'aereo?
E poi quelle sudorazioni strane, il gonfiore ecc.
Effetti, troppo simili a quelli di certe cure, per non pensarle insistenti. Ed infatti, i pennivendoli non ne parlano e tutto è messo a tacere.... perchè il calcio è intoccabile.....



Ciao Morris,

da tempo avevo voglia di chiederti lumi sul caso Ronaldo. Ci puoi dare quelche dettaglio in più? Provero' a farti qualche domanda. Ovviamente altri commenti o informazioni saranno i benvenuti.

Dunque, mi sembra di capire che esistano farmaci dagli effetti dopanti che possono dare, come effetto secondario, una crisi epilettica. Questo puo' accadere in caso di uso sistematico di tali farmaci o anche soltanto per un utilizzo puntuale? La crisi epilettica richiede una predisposizione dell'individuo o può accadere a chiunque faccia uso di tali farmaci? Ronaldo aveva già avuto in precedenza crisi epilittiche? La connessione tra l'uso di certi farmaci e un'eventuale crisi epilettica é ben stabilita?

Sono noti altri casi di atleti che abbiano subito una tale crisi per cause analoghe?

Certo che é strano: colui che era considerato come il più forte calciatore del modo ha un'attacco epilettico proprio alla vigilia della finale della coppa del mondo da giocarsi in Francia contro la Francia. Complotto? Coincidenza? Stupido errore del medico del Brasile che ha seguito il principio: se una pillola fa bene due fanno ancora meglio? Qualcosa di diverso dall'usuale presunto utilizzo di sostanze più o meno lecite deve pur essere successo in quell'occasione...

Per quale ragione lo staff tecnico e medico del Brasile ha deciso di far giocare la finale a Ronaldo? Non era evidente che si reggeva a malapena in piedi?

Ciao, e grazie per le informazioni!

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 01/01/2005 alle 18:11
Provo a rispondere io ad alcune delle domande per Morris...

Innanzitutto, sul caso Ronaldo 1998, sono circolate molte e molte voci... Un medico padovano mi disse che ebbe gli attacchi epilettici provocati da un farmaco assolutamente NON dopante, che gli aveva prescritto un altro medico che conosceva per una strana malattia, che ora non ricordo bene... Questa è una voce, ma è verosimile, perchè in quei tempi Ronaldo era all'inter, e Padova non è molto distante da Milano e molti calciatori vengono qui per farsi curare...

Per quale ragione lo staff tecnico e medico del Brasile ha deciso di far giocare la finale a Ronaldo? Non era evidente che si reggeva a malapena in piedi?


Beh, questa è una domanda strettamente calcistica... Una finale di coppa del Mondo è talmente importante che spesso dei commissari tecnici hanno fatto una scelta di questo tipo, perchè rinunciare alla propria bandiera è difficile, ma è ancor più difficile per la "bandiera" farsi da parte in nome della squadra. Emblematico il caso di USA 94, quando Sacchi schierò Roberto Baggio, nonostante facesse fatica a reggersi in piedi. E, riguardando la storia dei mondiali ci si rende conto che episodi di questo tipo si sono verificati più volte...

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 01/01/2005 alle 19:36
sul caso-ronaldo,dove sicuramente morris nel risponderti sara'illuminante ed esauriente come sempre,la partecipazione alla finale credo sia noto ed evidente che gli e'stata imposta dal principale sponsor dell'asso brasiliano,la nike!

 

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Giuseppe Matranga

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Livello Giro delle Fiandre




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  postato il 01/01/2005 alle 22:39
Mondiale 1954 in Svizzera, finale di Berna:
GERMANIA OVEST-UNGHERIA 3-2 (1° tempo 0-2)
Risale a quell'episodio il primo sopetto doping del calcio.
Qualcuno scrisse già qualche anno fa che pochi di quei nazionali tedeschi sono oggi in vita.
Morris è attesa per la replica.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 02/01/2005 alle 00:15
solo per completare l'interessantissimo argomento proposto da roberto e sul quale tutti attendiamo delucidazioni da morris,posso dire che nei gironi eliminatori di quel mondiale la grande unghera strapazzo'8-3 la germania e che la finale stessa,nel primo tempo,come scritto dal nostro mitico frateroby,sembrava prendere quella piega....


p.s.a completamento del discorso vlevo far notare una curiosita'che potrebbe essere interessante e sigificativa:ricordo di aver visto un annetto fa il film "fiumi di porporaII"(nn credo saro'l'unico),ora premesso che per definizione lo sceneggiato e'finzione,cio'nn toglie pero'che spesso i riferimenti alla realta'sono fatti,situazioni realmente accadute ed in quel caso si faceva riferimento ad anfetamine potentissime usate in guerra proprio dai tedeschi,guarda caso....

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 03/01/2005 alle 00:59
Felice ha scritto...
Dunque, mi sembra di capire che esistano farmaci dagli effetti dopanti che possono dare, come effetto secondario, una crisi epilettica. Questo puo' accadere in caso di uso sistematico di tali farmaci o anche soltanto per un utilizzo puntuale? La crisi epilettica richiede una predisposizione dell'individuo o può accadere a chiunque faccia uso di tali farmaci? Ronaldo aveva già avuto in precedenza crisi epilittiche? La connessione tra l'uso di certi farmaci e un'eventuale crisi epilettica é ben stabilita?


Vi sono tanti motivi che possono scatenare quella scarica elettrica anomala, agente sulle cellule nervose del tronco e della corteccia cerebrale, comunemente chiamata “crisi epilettica”. La sospensione improvvisa o l’assunzione di farmaci, non necessariamente dopanti, è una delle cause, forse quella più in crescita oggi (basti pensare che il consumo di farmaci è aumentato, del 350% negli ultimi 30 anni!), ma non è l’unica. Si stima che il 5% della popolazione, possa incontrare nel corso della propria vita una crisi di questo tipo, ma solo il 10% dei coinvolti, è realmente afflitto da epilessia. L’insistenza della malattia, infatti, la si riscontra solo se i casi di crisi epilettica, possiedono quella ripetitività che i farmaci antiepilettici cercano di moderare o, in alcuni casi, bloccare. E’ ovvio però, che all’indomani di un attacco, indipendentemente dall’esistenza o meno di patologia epilettica, si passi, oltre ad una serie approfondita di esami, anche ad una cura farmacologica che andrà comunque sperimentata sul paziente, al fine di trovare i giusti dosaggi e la miglior efficacia. Le diversità dei motivi scatenanti, i metabolismi d’ognuno, le intollerabilità accertate cammin facendo, abbisognano infatti di sperimentazioni per la cura più idonea, fino a scomparire se dovesse emergere come certa, l’eccezionalità del caso. In altre parole, se la crisi fa parte di quel 90%, che non è dovuta all’esistenza della malattia.
Dopo questa premessa, posso dirti che l’assunzione improvvisa di particolari farmaci da parte di un individuo il cui quadro metabolico e mentale si poggia su uno stato elevato di stress, incide fortemente sulla possibilità dell’insorgenza di una crisi epilettica. Soprattutto se, nel soggetto, esiste una predisposizione (anch’essa di varia origine).
Ronaldo, per quello che s’è sempre saputo, prima di Parigi ’98, non aveva mai avuto crisi del genere, ed il fatto che giocasse nell’Inter, società sempre molto seria nelle visite mediche (non lo dico da interista, ma i casi di Madjer, Kanu e Fadiga sono significativi e probanti), può considerarsi una garanzia ulteriore di verità.
Sull’ultima tua domanda credo di non poter dire con certezza nulla, ma è pur vero che l’uso massiccio di farmaci (anche non necessariamente doping), aumenta la probabilità di incontrare un attacco epilettico. I calciatori poi, per la poliedricità delle caratteristiche della disciplina e per la spesso richiesta velocità nel recupero dagli infortuni (spesso pure legati al danaro che l’infortunato muove), risultano atleti particolarmente bombardati di medicine e sostanze, quindi di chimica.

Sono noti altri casi di atleti che abbiano subito una tale crisi per cause analoghe?


Quando parliamo di calcio, dobbiamo sempre mettere in conto l’esistenza di un’omertà enorme, imparagonabile a quella delle altre discipline, come del resto ha dimostrato lo stesso processo alla Juventus (o meglio, altrimenti gli juventini si arrabbiano, a Giraudo ed Agricola….). Una crisi epilettica, d’altronde, se si dovesse scatenare per l’aggiunta di una notevole base di stress, ha molte probabilità di esaurirsi prima di una partita, ovvero quando l’attesa corrode. In campo, infatti, si brucia una forte entità dello stress originario. Il caso Ronaldo, lo dimostra. Sul tappeto verde, invece, avvengono altre testimonianze di pratiche non proprio ortodosse (eufemismo), vedi il vomito improvviso, in specie dopo un lasso di tempo a fatica fisica nulla o leggera (c’è un caso eclatante ma preferisco non fare nomi anche perché molti lo ricorderanno....). Oppure a svenimenti dopo lo sforzo, o a particolari motivi di tensione (anche qui ce ne sono diversi, uno qualche settimana fa.....).

Certo che é strano: colui che era considerato come il più forte calciatore del modo ha un'attacco epilettico proprio alla vigilia della finale della coppa del mondo da giocarsi in Francia contro la Francia. Complotto? Coincidenza? Stupido errore del medico del Brasile che ha seguito il principio: se una pillola fa bene due fanno ancora meglio? Qualcosa di diverso dall'usuale presunto utilizzo di sostanze più o meno lecite deve pur essere successo in quell'occasione...


Non credo al complotto, anche se quelli furono i mondiali dove il paese ospitante, ipocrita come nessuno sulla pulizia dello sport (dio-calcio come sempre in particolare), fece delle belle manovre che coinvolsero anche le altissime sfere di un ministero e che, prima o poi, qualcuno tirerà fuori, senza per questo cambiare (come sempre del resto) il corso della storia.
Non credo alla coincidenza, perché la percentuale di un arrivo, indipendente ed improvviso, in Ronaldo di congiunzioni scatenanti esteriori all’uso farmacologico, sono così piccole, da rappresentare una ragione poco seria.
Credo invece, a quello che la storia del calcio ci insegna: i mondiali sono un’occasione unica, per la loro intensità psicofisica in lasso relativamente breve e per il particolare momento di fine stagione (quindi coi fisici dei calciatori provati), dove gli “stregoni” hanno un compito supremo. La loro bravura, spesso cinica, è fondamentale alle risultanze. In poche parole, credo che lo staff medico brasiliano non ci abbia capito una mazza su ciò che serviva ad un giocatore abbastanza emotivo, proveniente da una stagione micidiale per impegno, risultanze e delusioni (non dimentichiamo che quello fu un campionato, su cui si concentrò parecchia sporcizia e dove si rasentò il grottesco, vedi il caso “Mortadella”). Sono convinto che a Ronaldo abbiano somministrato farmaci “a presa rapida”, nonché stimolanti di ultima generazione, i quali, aggiungendosi ad uno stress fortissimo, gli hanno creato una vera e propria reazione chimica che s’è dischiusa in quella crisi epilettica che rappresenta l’unica certezza di quella giornata. Non a caso, le segmentate dichiarazioni di Roberto Carlos, che salvò Ronnie togliendogli la lingua dalla gola, ed i riflessi visti sul giocatore nelle giornate seguenti, sono due dimostrazioni dell’avvenuto attacco epilettico. Non solo, ma come ho detto nell’intervento precedente, che i farmaci antiepilettici continuino a scorrere nelle vene del giocatore, lo si evince dalla stessa osservazione. Si tratta infatti di medicine che trattengono i liquidi, quindi creano effetti collaterali semplici, come la difficoltà a perdere peso, gonfiori e, soprattutto, sudorazioni eccessive. Un po’ quello che avviene a tutti noi, quando siamo costretti, per i motivi più vari, ad assumere cortisonici.

Per quale ragione lo staff tecnico e medico del Brasile ha deciso di far giocare la finale a Ronaldo? Non era evidente che si reggeva a malapena in piedi?


Il medico del Brasile, non decise un tubo. Son convinto abbia pregato tutti i santi possibili, perché Ronnie non morisse e sono altresì convinto viva ancor oggi di paura. A decidere furono i soldi di una società a quattro lettere, criminale come poche nel mondo che, al pari di altre, possiede gran parte dei giocatori o sportivi eccellenti di zone povere del pianeta. Per quei tipi di società, la vita umana non conta nulla e poi….. a un milione rubato alla pelle di certi poveracci, al fine di rifarsi verginità di fronte ai fessi del mondo, basta far tornare indietro ai derubati un centesimo in beneficenza, anch’essa altrettanto business. Frase forte? Non direi: un bravo addetto al marketing, oggi propone la beneficenza, in virtù dei processi simpatetici siamesi, come un investimento in grado di produrre guadagni dieci volte superiori all’investito. Così va il mondo, senza che qualche politico dei paesi cosiddetti evoluti, abbia il coraggio di dirlo.....

Ciao Felice!

Morris

 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 03/01/2005 alle 03:12
Mondiale 1954 in Svizzera, finale di Berna:
GERMANIA OVEST-UNGHERIA 3-2 (1° tempo 0-2)
Risale a quell'episodio il primo sopetto doping del calcio.
Qualcuno scrisse già qualche anno fa che pochi di quei nazionali tedeschi sono oggi in vita.
Morris è attesa per la replica.


A mio parere il doping nel calcio era esistente anche da prima. O meglio, gli stimolanti di quei tempi, la simpamina per intenderci, che usavano anche gli studenti universitari, era un‘abitudine diffusa. Le bombe del nostro amato ciclismo…. erano le bombe che si facevano anche i calciatori, più o meno.
Forse quella partita è stata la prima, conosciuta ed eclatante, sulla quale ha fatto capolino un “qualcosa in più”, in termini di ricerca di effetti ergogenici. I sospetti sono molto forti, anche se è giusto spiegare come la finale di quella Coppa Rimet, mettesse di fronte due squadre particolarmente sbilanciate sul piano delle energie spese nel torneo.
L’Ungheria ‘54, squadra che è da definirsi a tutti gli effetti come una delle più belle, se non la più bella della storia, aveva incontrato la Germania nella fase iniziale, poiché ambedue nello stesso girone. La qualità tecnica superiore dei magiari, a forze fresche, la si vide tutta nell’umiliante 8 a 3 col quale chiusero i conti coi tedeschi. Questo fatto sicuramente alimentò la visione di una finale scontata, dove un eventuale successo germanico, avrebbe suscitato nell’osservatorio uno straordinario fattore sorpresa. In quella partita preliminare però, si fece male Puskas e l’Ungheria si trovò poi di fronte, nei quarti, un Brasile che pur non avendo una grande formazione, voleva in tutte le maniere vendicare l’incredibile e tragica sconfitta nella finalissima del Maracanà, quattro anni prima, con l’Uruguay. A Berna, fra magiari e brasiliani, volarono botte da orbi, con i Santos, Dijalma e Nilton (costui pure espulso), nelle vesti ben poco giocoliere di fabbri ferrai. Vinse l’Ungheria per 4 a 2, ma il dispendio sul campo e nella rissa seguente all’interno degli spogliatoi, aveva spossato i giocatori.
In semifinale poi, i magiari si trovarono di fronte i campioni uscenti dell’Uruguay: una squadra collaudata e fortissima, che giocò una partita degna della fama che s’era fatta conquistando il Maracanà. Il match si svolse sotto una fitta pioggia, su un campo che rese lo sforzo ancor più intenso. Fu un incontro corretto, dove le due squadre s’affrontarono a viso aperto, con l’Ungheria, partita meglio, che fu rimontata dagli uruguagi. Pochi attimi prima del fischio della fine dei tempi regolamentari un tiro di Schiaffino, vincente ed a portiere battuto, vide il pallone fermarsi su una pozzanghera pochi centimetri prima della linea bianca. Poi, nei supplementari, l’Ungheria riuscì a piegare i sudamericani, ma se questi avessero vinto quel match, nessuno avrebbe gridato allo scandalo.
Alla finale di Berna, dunque, i magiari arrivarono con le forze al lumicino e con un Puskas rientrante, ma ugualmente claudicante. La Germania, invece, giunse alla partita che valeva il mondiale, dopo aver faticato pochissimo contro Jugoslavia e Austria, questa ultima battuta addirittura con punteggio tennistico.
Si giocò quindi con una vistosa sperequazione di forze, con l’Ungheria che doveva porre il match interamente sul piano tecnico, perché su quello fisico non avrebbe potuto reggere.
Il due a zero raccolto dai magiari nei primi dieci minuti (Puskas al 6’ e Czibor al9’), la disse lunga sulle differenze tecniche esistenti fra le due formazioni, ma la poca lucidità fisica ungherese, emerse ben presto coi gol di Morlock all’undicesimo e di Rahn al diciottesimo. La tecnica magiara, non ferendo, esaltò la freschezza tedesca, che si dischiuse all’ottantaquattresimo con il decisivo secondo gol di Rahn.
E’ vero che, nel secondo tempo specialmente, la Germania sembrò correre il doppio, ma è soprattutto vero che i giocatori tedeschi mostrarono ghigni di determinazione e grinta sospettosi. Qualche giorno dopo, infatti, una vera e propria “epidemia” di ittero ed epatiti, coinvolse praticamente tutti i giocatori scesi in campo. Ed è qui, che il sospetto diviene certezza, anche se è bene ricordare l’inesistenza, a quei tempi, di controlli antidoping (relativamente al calcio sibillini o ridicoli ancora per tanti anni nonostante l’apertura del controlli medici a metà degli anni sessanta).
Che sull’undici tedesco fossero stati iniettati stimolanti a iosa, con l’’aggiunta di cardiotonici e farmaci agenti sulla corteccia surrenale, è pressoché certo, vista l’esplosione di quegli effetti. E’ vero, inoltre, che sono morti tutti più o meno abbastanza presto (a parte Fritz Walter, il migliore) e che alcuni hanno visto nella finale di Berna, di fatto, la fine della loro carriera. Ma è giusto pure ricordare, contrariamente a quanto sovente si legge a proposito di quel match, come ben sei giocatori tedeschi campioni del mondo a Berna (Fritz Walter, Helmut Rahn, Max Morlock, Hans Schaefer, Horst Eckel, Karl Mai), abbiano poi “raddrizzato” il loro corso agonistico, fino al punto di far parte della spedizione germanica ai mondiali successivi, in Svezia (dove giunsero in semifinale).
A mio giudizio, fermo restando il “di più” del doping in quella partita, essa rappresenta l’inizio di un corso diverso nella ricerca dell’artifizio dopante. Da metà degli anni cinquanta, infatti, il calcio divenne ideale palestra di sperimentazioni che hanno portato all’accorciamento della vita di molti calciatori e all’insorgere di patologie nuove, spesso fulminanti.
A tal proposito, come probabile (eufemismo obbligato) testimonianza, c’è un caso italiano, su cui scriverò nella successiva pagina.

Un abbraccio Roberto!

Morris

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 03/01/2005 alle 11:10
Come ho annunciato sopra, c’è un caso italiano che mi ha fatto riflettere in questi anni......

Secondo me, la Sampdoria storica, quella che in rapporto al calcio del proprio tempo, ha giocato meglio ed è riuscita a donare emozioni forti, al cospetto di squadroni veramente tali per quattrini a disposizione, entità tecniche e seguito, è stata colei che segnò fortemente il calcio della fine degli anni '50 e inizio anni '60.
Era una provinciale divenuta grande per la sapienza nelle scelte di giocatori, spesso frettolosamente scartati dai grandi club, ma in possesso di una personalità ed uno spessore decisamente superiore a quella che poi vinse lo scudetto.
Della Sampdoria campione d’Italia, sempre a mio giudizio, i soli Pagliuca, Vierchowod, Cerezo e il grande Mancini (sicuramente grande calciatore, mentre come tecnico lo spero….), avrebbero trovato posto sicuro in quella formazione dagli echi ruggenti e lontani. Non ci ho messo Vialli, perché per me è stato il giocatore italiano più sopravvalutato rispetto al reale valore e l’unico, dipinto da media, nel frattempo già divenuti cadaverici, come esecutore di gol favolosi, solo perché, per citare un esempio, aveva sbagliato un cross, poi trasformatosi in tiro da rete giudicato impossibile.......(Svezia docet). Mi gioco i cosiddetti, ma Monzeglio, l’allenatore di quella formidabile squadra di tanti anni fa, lo avrebbe tenuto perenne riserva di Brighenti, Mora e Cucchiaroni, semplicemente perché gli erano superiori.
La Sampdoria dello scudetto, era una squadra che aveva scelto il meglio e speso anche tanti quattrini, grazie alla capacità e alle risorse, in primis, del grande Mantovani. Costui, agì sul mercato come un protagonista in grado di competere coi colleghi più illustri, in alcuni casi più arguto nella scelta dei giovani, ma è indubbio che la caratura societaria messa insieme da quel grande presidente, fosse di ben altro livello rispetto a quella della seconda metà degli anni cinquanta.
Dunque Rosin, Vincenzi, Marocchi, Bergamaschi, Bernasconi, Vicini, Mora, Ockwirk, Brighenti, Skoglund e Cucchiaroni, furono veramente la "Grande Sampdoria", come ad esempio l’Inter di Herrera è stata la "Grande Inter". E quanto siano radicate le mie convinzioni, lo dimostra il ricordo luccicante del tifo sampdoriano un poco attempato, nonché il fatto, inconfutabile, che i primi ultras di una squadra di calcio, siano stati proprio quelli blucerchiati, con la scelta di un nome che dice tanto: "Ultras Tito Cucchiaroni"!

Su quella grande squadra però, pende la spada di un’ombra incancellabile e sinistra, tanto significativa verso la consapevolezza di tempi di sperimentazione chimica. Fra quei comunque fortissimi, quattro del reparto avanzato, ovvero Mora, Ockwirk, Skoglund e Cucchiaroni, nonché il terzino Guido Vincenzi, sono morti prima del compimento dei cinquant’anni: tre per SLA (Morbo di Lou Gehrig) e due per tumore. Un fatto che non ha paragoni in nessun’altra squadra, ma va pure detto che i cinque non possono definirsi solo sampdoriani e non hanno militato così a lungo in blucerchiato, da considerare la Samp, come il sodalizio unico di certe pratiche che poi hanno scatenato quelle patologie mortali. Il fatto, dimostra che il doping nel calcio è sempre esistito e che certi pastrocchi, i bibitoni, le prime flebo di corteccia surrenale, gli stimolanti somministrati insieme a qualcos’altro per via orale ecc. seppur in maniera confusionaria, sono dei lati perenni di questo sport, ancora da troppi considerato meno colpito dalla chimica in quanto disciplina di squadra. Vincenzi, in particolare, attraverso la vedova, è entrato nell’indagine di Guariniello, ed è indubbio che le morti di quei cinque, se non vogliamo stravolgere la matematica più ovvia per difendere il dio pallone, siano state causate da motivi scatenanti, che poco hanno a che fare con la naturalità delle cose. Oddio, è possibile che si possa morire naturalmente per infarto o tumore a 40 anni, ma non per SLA a quelle percentuali, e poi è perlomeno strana l’insorgenza di queste improvvise cause di morte in entità così forti nel solo calcio. Se facciamo un confronto col “famigerato” ciclismo, al tempo dei sampdoriani citati, pieno di stimolanti, non troviamo nessuna percentuale che si possa solo avvicinare a questa. Sia chiaro che il confronto, è stato fatto su base internazionale. Ciò significa che il football “pastrocchiava” di più, come hanno ammesso le dichiarazioni dei coinvolti. Il "lavoro" sulle ghiandole surrenali, ad esempio, entrò nel ciclismo dopo che il calcio ne faceva uso da almeno un decennio. Le prime sperimentazioni con tanto di cavie eccellenti, sugli ormoni che i paesi comunisti tendevano a somministrare in particolare sugli sport prettamente olimpici, sono arrivate in occidente, prima di tutto nell’intono della “sfera pallonata”.
Lo sanno tutti e quello che scrivo io, fra qualche anno, quando saranno arrivati altri morti, nonché una più debole omertà di questo mondo, sarà di dominio pubblico. Le mie sono opinioni nate da troppe "frasette" o mezze ammissioni, sentite dagli atleti di mezza Europa, dalla semplice osservazione interdisciplinare di alcuni fatti, dagli studi sul doping e da tutto quello che ogni dirigente, non totalmente stupido, ha potuto osservare. Nessuna prova con tanto di provetta, ammissione o autoammissione di qualcuno, ma un’infinità di particolari e notizie che formano un puzzle molto chiaro, certo non valido giuridicamente, ma determinante nella cura, senza bestemmiare, della intelligenza.
Cucchiaroni è compagni erano figli di quel tempo, tutti venuti in Italia per vincere in squadre importanti, poi finiti a dimostrarsi comunque fortissimi in una provinciale, grazie a loro divenuta una formazione di dimensioni internazionali. Altri erano giovani di belle speranze sui quali costruire successo. Giocavano bene, ma si voleva farli giocare ancora meglio e sempre al massimo. Ignari, han preso tutto quello che i soliti medici o zambottini direttamente, o attraverso la siringa facile dei massaggiatori, han voluto trasmettere. Un’ignoranza o uno spirito emulativo che ha provocato la loro morte precoce.

Quella Sampdoria dunque, era bella, bellissima: la più bella. Ma nelle vene di quei funamboli che giocavano un calcio spumeggiante, scorreva un male del tempo e dell’ambiente, che si coagulò probabilmente per caso su quella maglia.

Non mi si chieda mai, comunque, se era più dopato Skoglund o Vialli, perché la risposta che potrei dare, la si conosce senza bisogno di doverla….rimarcare…….

Sono opinioni, ovviamente, rispettabili in un paese che si definisce libero.....

Morris




 
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Elite




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Registrato: Aug 2004

  postato il 04/01/2005 alle 15:40
Caro Morris, le tue parole mi riempiono di orgoglio, venendo da una persona del tuo valore, ma mi fanno anche un po' arrossire...
La passione che ci unisce ci spinge a cercare di fare sempre meglio per questo sito, nella speranza che possa diventare ogni giorno di più un vero punto di riferimento per tutti gli amanti del ciclismo. E i tuoi splendidi interventi in questo forum sono un ennesimo valore aggiunto per Cicloweb.it.

Colgo l'occasione per augurare a tutti quelli che ci seguono un 2005 pieno di soddisfazioni ed emozioni.

 
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