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Autore: Oggetto: Nostalgia dei tempi andati

Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/11/2006 alle 11:42
Mi direte che alla mia età non si può essere nostalgici... avrete anche ragione ma io il bar del paese ho iniziato a frequentarlo assiduamente da quando avevo 12 anni (ne sono passati dunque quasi 20)... la vita sociale ho iniziato a succhiarla forse ancora prima. E quando vedo che tutto è cambiato, che i ragazzini di 10 o 15 anni non sono più come ero io mi viene una gran nostalgia.
Del resto mettiamocelo in testa: negli ultimi dieci-quindici anni la nostra società ha subito una trasformazione che mai prima d'ora è stata così repentina e così possente.

Vado quindi con qualche post nostalgico... se volete collaborare o riflettere assieme...

 

[Modificato il 06/11/2006 alle 13:04 by EugeRambler]

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/11/2006 alle 11:44
http://www.repubblica.it/2006/11/sezioni/spettacoli_e_cultura/benni-bar-sport/benni-bar-sport/benni-bar-sport.html

Nell'anniversario del suo libro culto, Stefano Benni
racconta cosa è cambiato: dal bancone ai rumori


Al bar dello sport trent'anni dopo

addio Luisona, arriva l'happy hour
di STEFANO BENNI

Mi chiedono se dopo trent'anni il bar Sport esiste ancora. Quel vecchio ritrovo che non era solo luogo di consumo, ma teatro di racconti e ironia. Credo che i bar sport della mia giovinezza siano una razza in estinzione, come le balene e le macchine da scrivere. Ne sopravvivono alcuni nelle periferie delle città e soprattutto nei piccoli paesi. I sociobarologi sanno dove trovarli, ma conservano gelosamente il segreto. Comunque sia, il microcosmo del bar è cambiato, e ne faccio qualche esempio.

Il nome
Una volta sull'insegna del bar c'era scritto Bar, e basta. Al massimo si poteva aggiungere il nome del proprietario, Bar Gino, o dello sponsor, Bar Moka, o della fede calcistica, Bar Rossoblu, o un appunto logistico, Bar Mercato. Una preposizione come "da" o "al" era già uno spreco di neon, e un'inquietante segno di mollezza grammaticale: Bar da Gino, Bar al Porto, Bar dello Sport. Adesso, per essere preso in considerazione, un bar deve avere un'insegna che contenga definizioni plurime e poliglotte. Ossia: Caffèteria panineria wine-bar enoteca degustazione snacks internet point. Oppure: Lounge bar pasticceria pub croissants bistrot long drinks happy hour. Potete dire: mio marito va tutte le sere al lounge torna a casa pieno di drinks, mi vomita gli snacks sulla moquette, si addormenta no-sex e io trombo col boy del pizza express.

Paste
Chiunque può notare l'anemia saccarifera che ha dimezzato e miniaturizzato il peso di paste e brioche. Paste come la Luisona non esistono quasi più, o vengono vendute come panettoni. Una volta, per portare a casa dodici paste, serviva un ben sagomato vassoio di cartone da esibire penzolante al mignolo. Adesso dodici bignè stanno sopra un biglietto da visita.
Diversa anche la gamma dei caffè. Da alto, basso e corretto, siamo passati a centododici tipi diversi con nomi come Orzino, Mokaccino, Cremino, Estivo, Americano, Noisette. Anche nei gelati, siamo passati dai dieci gusti ai centocinquanta. Che sono poi i dieci gusti di una volta ognuno con quindici coloranti diversi.

Rumori
Il rumore del bar Sport era una inconfondibile risacca umana, un sobbollire di stomaci e trippe, un tinnire di bicchieri e biliardi. Vi si distinguevano rutti possenti, scatarrate introflesse ed estroflesse e bestemmie non ancora moviolate dalla televisione. C'era lo sbattere ritmato delle carte da gioco sul tavolo, il tinnire dei flipper, il rullare del calcetto, il cozzare delle palle da biliardo, il sibilo della macchina espresso che fumava come una locomotiva del west. Ora tutto il rumore viene da un grande schermo televisivo al centro, che spara videoclip e telegiornali a tutto volume. Quasi nessuno guarda o ascolta, ma ci si sente a casa.

Bancone
Molti vecchi banconi di legno sono stati sostituiti da monoliti e moloch di alabastro, vetroresina e tantalio. Da banconi, sono diventati barricate. Ma è cambiato soprattutto quello che c'è sopra. Nel vecchio bar Sport c'erano a malapena la zuccheriera e le schedine. Ora sul bancone si affollano cinquanta tipi di zucchero, compreso lo zucchero amaricante e lo zucchero per mancini e un intero buffet di stuzzichini, dal tarallo all'oliva, dall'uovo di edredone alla mini-frittata. Con un aperitivo, si può fare un pasto completo. Ma il barista non ci rimette mai. Infatti l'aperitivo costa come tre pasti completi.

Vino e liquori
Una volta il vino era bianco o rosso o tutt'al più novello. Ora un cartello annuncia a tutti che è arrivato il Beaujolais nouveau, o che c'è un'ampia scelta di vini sudafricani. Ma soprattutto c'è l'happy hour, che vuole dire che in quell'ora si beve a prezzo ridotto. Ma non è una novità: una volta c'era la John sleepy hour. Quando il barista Giovanni si addormentava ubriaco, e tutti ne approfittavano per vuotare le bottiglie degli amari.

Calcio e conversazione
Un grande richiamo del bar Sport era il tabellone del totocalcio, su cui il barista-mosaicista intarsiava le letterine di plastica coi risultati del campionato. Sotto questa lapide del destino si sostava in febbrile consultazione, controllando le schedine. Dato che le letterine di plastica si staccavano e si perdevano facilmente, i risultati erano in una lingua criptica e monca. Ad esempio: Jueus - Itr 1-0, oppure Mln. - Fiorna 1 - b. Bisognava decifrare o chiedere spiegazioni. Adesso tutti entrano al bar conoscendo risultati e classifiche, e spesso hanno già i gol registrati nel telefonino. È aumentata (in quantità ma non in qualità) anche la competenza. A un esperto degli anni 60 bastava sapere a memoria le formazioni di serie A. Nel duemila un tecnico di media competenza deve conoscere nome e misure delle fidanzate dei calciatori famosi, e le formazioni di Mali, Corea del Sud ed Estonia. Ora come allora, non sa dov'è il Mali né la Corea né l'Estonia. Ultimo particolare, nella conversazione del bar, l'esempio della televisione ha abolito due frasi "non me ne intendo" e "forse ho sbagliato".

Toilette
Nel vecchio bar Sport c'erano spesso i bagni esterni per raggiungere i quali dovevi uscire ad affrontare intemperie, labirinti e lunghi viaggi. Ma soprattutto c'era il bagno con la terribile turca magnetica. Una trappola viscida e subdola che, per quanta attenzione tu facessi, possedeva un malefico potere di attrazione gravitazionale, che ti faceva scivolare e finire col culo incastrato. Ora, anche in bar modesti, ci sono grandi toilettes con water igienizzati, maniglie antiscivolo, sistemi di allarme e rotoli di carta igienica grandi come rotative, Ma sopra questo bagno c'è sempre il cartello "Bagno fuori servizio. Si prega di usare il bagno di fronte". E nel bagno di fronte ci aspetta la subdola turca magnetica.

Fuori e dentro
Una volta fuori dal bar si stava seduti al tavolo e se pioveva, appoggiati al muro con l'ombrello. Adesso ci sono i gazebi, enormi serre di vetro dentro le quali in estate si fa la sauna e in inverno ci si arrostisce al calore rovente di stufe - fungo. Dai vetri del gazebo si possono vedere a pochi centimetri, i volti terrei degli automobilisti bloccati nell'ingorgo. A volte un Tir entra col muso, per chiedere informazioni. Ma ci sarà sempre qualcuno che dirà: dai, non andiamo dentro al bar, stiamo fuori che respiriamo, e vi rinchiuderà nella prigione di cristallo.

Animali
Gli animali del bar Sport erano molti e accettati. Lo scarafaggio dello zucchero, la mosca della birra, che sapeva nuotare anche a dorso, il topo del magazzino e Polpetta, il gatto mimetico, dello stesso colore della sedia, su cui tutti si sedevano schiacciandolo, e naturalmente il cane Poldo che dormiva dietro il bancone. Ora fuori dal bar ci sono cartelli come "Io non posso entrare", "locale igienizzato" e "locale derattizzato". Ma la fauna non è scomparsa. Nello zucchero dietetico ci sono degli scarafaggi magrissimi, le mosche entrano dal condizionatore, e le signore entrano portando infilati nella pelliccia e sommersi nelle tette, dei cagnolini tremanti con gli occhi terrorizzati. Fuori, altri cani in triste attesa, legati a segnali stradali, piangono per ore. Il topo spia dal cassonetto, e sa che tornerà il suo momento.

Prezzi
Nel vecchio bar Sport se qualcuno chiedeva un bicchiere di acqua di rubinetto, il barista gli chiedeva: mi faccia vedere la pastiglia da ingoiare. Nel senso che in quel bar si serviva solo vino, a meno che non ci fossero gravi ragioni mediche. Anche il sangue al naso dei ragazzini veniva pulito col sangiovese. Ora l'acqua di rubinetto è stata sostituita dall'acqua minerale. E l'acqua minerale è il solo prodotto che nel nostro paese è rincarato più del petrolio. Cosa sarebbe accaduto se trent'anni fa, in un bar, qualcuno avesse chiesto un bicchiere d'acqua e gli avessero detto, sono tremila lire, signore?

Storie
Non ho nostalgia del bar Sport, ma delle storie che ci sentivo. Inventate, raccontate, esagerate, e soprattutto create personalmente. Cominciavano così: "Sentite amici cosa mi è successo ieri". Adesso entro in un bar e sento: "Sentite amici cos'è successo ieri a Briatore".

Sarà anche una bella storia, ma io esco.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/11/2006 alle 12:23
ahah...grande davide!
posso ritenermi fortunato allora: io ho lavorato in un bar di rutti fragorosi, bestemmie e insulti che dopo due minuti si risolvevano in brindisi, abbracci e briscoletta, acqua del rubinetto, vino bianco (secco o frizzantino) o nero, una birra, un cesso putrido e biliardo!

ps: e mettiamocelo questo bell' O.T.!

 

[Modificato il 06/11/2006 alle 13:05 by EugeRambler]

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Eugenio Vittone, EROE DEL GAVIA

E' famosa la risposta che George Leigh Mallory diede ai giornalisti che gli domandavano perchè volesse andare sull'Everest. "Perchè c'è", disse semplicemente.

 
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Livello Francesco Moser




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  postato il 06/11/2006 alle 12:48
Grande FrankVDB, ci hai fatto un gran bel regalo!
L'ho appena riletto BAR SPORT ed ho pensato le tue stesse cose, sicuramente perchè è cambiato molto da quando lo lessi la prima volta una decina di anni fa. O forse perchè siamo entrati in quella fase della vita (parlo di noi trentenni) in cui si comincia a guardare indietro un po' troppo spesso - a vent'anni non succede quasi mai - brutto segno raga, brutto segno!
Ai miei tempi...

 
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Livello Learco Guerra




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  postato il 06/11/2006 alle 13:01
Beh, io ci vado ancora alla ricerca del baretto un pò demodé, col vecchio signore con i baffi dietro il bancone, con il tavolo da biliardo decrepito (ma funzionante), dove nel caffé ci mettono il mistrà. Sarà che vivo in campagna, ma fortunatamente ce ne sono ancora. Solo che più che parlare di caccia si parla di come sta andando la stagione della beccaccia!
 
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Moderatore
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  postato il 06/11/2006 alle 13:01
Davide questo è un bellissimo regalo! A parte il fatto che mi fai sentir invecchiata

 

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Un uomo comincerà a comportarsi in modo ragionevole solamente quando avrà terminato ogni altra possibile soluzione.
Proverbio cinese

Jamais Carmen ne cédera,
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/11/2006 alle 13:14
Originariamente inviato da zon

Beh, io ci vado ancora alla ricerca del baretto un pò demodé, col vecchio signore con i baffi dietro il bancone, con il tavolo da biliardo decrepito (ma funzionante), dove nel caffé ci mettono il mistrà. Sarà che vivo in campagna, ma fortunatamente ce ne sono ancora. Solo che più che parlare di caccia si parla di come sta andando la stagione della beccaccia!


A ritrovarlo un bar così!
Io sto in un paese di 8000 abitanti. Pur tra mille ristrutturazioni il bar mantenne la sua anima fino a 2 anni fa. Certo gli ammodernamenti (pay tv, videopocker) non mancavano. Ma hanno superato la soglia di tolleranza quando hanno messo su un bancone a L con dietro il cucinino per cucinare panini e primi congelati, che nessuno consuma perchè da noi o lavori a 50km dal paese o lavori lì e vai a casa, non siamo in città.
Poi la sala si è ridotta di spazio, gli aperitivi costano un occhio, il tendone fuori è uno dei penosi gazebo descritti da Benni...



Comunque nei prossimi giorni andrò a postare altri racconti nostalgici.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/11/2006 alle 13:16
W la luisona
W il vino alla mescita
w il Vov
W i pedali a cinghietto
W il telaio sottilissmo in acciaio
W il casco Brancale che qualcuno ancora ostenta
W il manubrio da crono con le corna rovesciate

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/11/2006 alle 13:18
mi hai fatto schiantare dalle risate!!!!

Grande Frank!!!!

 

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EROE DEL GAVIA

A 2 Km dalla vetta mi sono detto "Vai Marco o salti tu o salta lui...E' saltato lui.
Marco Pantani.Montecampione 1998

27/28/29 giugno 2008...son stato pure randonneur

!platonicamente innamorato di admin!

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/11/2006 alle 13:21
ma allora questo frank vdb non indica in famoso franceso dal ponte!

è tutto chiaro...è frank Vecchio Da Bar

 

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E' famosa la risposta che George Leigh Mallory diede ai giornalisti che gli domandavano perchè volesse andare sull'Everest. "Perchè c'è", disse semplicemente.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/11/2006 alle 13:22
Originariamente inviato da robby

mi hai fatto schiantare dalle risate!!!!

Grande Frank!!!!


Allora beccati anche questa:

W il pantaloncino tutto nero, al limite con la banda colorata, non sti pigiamini ridicoli di oggi che anche a me tocca indossare.

 

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Livello Octave Lapize




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  postato il 06/11/2006 alle 13:38
Io non ho questi ricordi da bar del paese ma ricordo quando nei pomeriggi d'inverno ci si trovava al bar dell'oratorio a giocare a ping-pong a giro o a bigliardino, mettendo gli stracci nelle porte per non far cadere la pallina, ... o a giocare a qualche gioco in scatola dove immancabilmente mancava qualche pezzo ... e a bere la spuma (altro che coca-cola) e a mangiare le caramelle gommose ... il tutto con i commenti delle partiti di sottofondo ...

 

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"...poi Dio creò la biciletta perché l'uomo ne facesse strumento di fatica e di esaltazione nell'ardito itinerario della vita ..." (monumento al Ghisallo)


L’orizzonte era fatto di monti
che guardavano in fondo la valle.
S'ergevano austeri e inviolati
al cuore d'un credo
provato dal non lontano
ricordo d'una immane prova di vita.... (L'Angelo della Montagna - Morris)

 
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Livello Tour




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  postato il 06/11/2006 alle 13:50
Personalmente, pur ritrovandomi nelle descrizioni fatte, sulla nostalgia non mi trovate d'accordo.

Ogni epoca ha la sua storia ed avrà la sua nostalgia. I ragazzi di oggi, tra 20 anni avranno nostalgia dell'epoca attuale, in cui noi con qualche anno in più non ci ritroviamo.

Anche io rimpaingo un po' il Bar dello Sport. Intendo: vi ricordate il film con Lino Banfi? Ecco, quello che si è perso è il rapporto con lo sport o il calcio in particolare.

Nessuno più gioca la schedina, nessuno ha bisogno della radio per sapere i risultati, forse tante cose sono cambiate.

Ma tutto cambia, cambierà anche questa epoca e i ragazzi di oggi ne avranno nostalgia, statene certi.

Ps: mi fate parlare come un vecchio, porca niseria! Io ho 25 anni!

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/11/2006 alle 13:56
la descrizione dei bar che hai tanto elegantemente riportato mi ha fatto venire in mente,chissa' mai perche',il ritrovo nel film "RADIO FRECCIA",con Guccini brontolone banconiere.
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/11/2006 alle 13:58
AMARCORD
Dedicato a tutti i nostalgici inevitabilmente innamorati di un calcio che non c’è più
* Noi che...finivamo in fretta i compiti per andare a giocare a pallone sotto casa;
* noi che...costretti alla regola di "portieri volanti" o " chi si trova para";
* noi che..."portieri volanti" e..."segnare da oltre centrocampo vale?" - Vale...vale tutto!
* noi che...quando si facevano le squadre, se venivamo scelti per primi ci sentivamo davvero i più bravi, i più importanti;
* noi che...l'ultimo che veniva scelto era sicuramente destinato ad andare in porta;
* noi che...avevamo sempre un soprannome passibilmente infamante ma nessuno si offendeva;
* noi che...chi arriva prima a dieci ha vinto;
* noi che...mentre facevamo finta di non sentire il richiamo della mamma quando incombevano le tenebre, c'era sempre qualcuno che diceva "chi segna l'ultimo vince" incurante del punteggio che magari era in quel momento 32 a 1;
* noi che...abbiamo vissuto con terrore l'epoca delle "Espadrillas" con le quali ai piedi non si poteva giocare a pallone;
* noi che...se avevamo ai piedi le Adidas Tampico ci sentivamo più forti di Pelè;
* noi che...invece avevamo ai piedi le Tepa Sport;
* noi che...il pallone di cuoio sapevano come era fatto perché lo vedevamo in Tv esclusivamente ad esagoni bianchi e neri;
* noi che...capivano il senso della seconda maglia quando in Tv bianco e nero mandavano le immagini del derby Milan-Inter;
* noi che...o il SUPER TELE (in mancanza d'altro) o l'ELITE (lo standard) o il TANGO DIRCEU se andava di lusso o nei giorni di festa;
* noi che... non potevamo sederci sul pallone altrimenti diventava ovale;
* noi che...il proprietario del pallone giocava sempre anche se era una schiappa e non andava nemmeno in porta;
* noi che...anche senza la traversa non avevamo bisogno della moviola per capire se era goal. "Goal o rigore" metteva sempre tutti d'accordo;
* noi che...al terzo corner è rigore;
* noi che..."rigore seguito da goal è goal" ;
* noi che..."siete dispari posso giocare?" - "Eh non lo so, il pallone non è mio (nel caso in cui il pretendente fosse uno scarso)!";
* noi che..."mi fate entrare?" - "Si basta che ne trovi un altro sennò siamo dispari";
* noi che...riconoscevamo i calciatori anche se sulla maglietta non c'era scritto il nome;
* noi che..."Una vita da mediano" (Oriali-Ligabue) era già una filosofia di vita;
* noi che...il n°1 era il portiere, il n°2 ed il n°3 i terzini destro e sinistro, il n°4 il mediano di spinta, il n°5 lo stopper, il n°6 il libero, il n°7 l' ala destra, il n°8 una mezzala , il n°9 il centravanti, il n° 11 l'altra punta possibilmente mancina, il n°10 la mezzala con la fascia di capitano perché era inevitabilmente il più bravo;
* noi che...perché un giocatore entrasse in nazionale doveva fare una trafila di 2/3 anni ad alto livello;
* noi che...gli stranieri al massimo 2 per squadra e li conoscevamo tutti;
* noi che...dormivamo con le figurine Panini sotto il cuscino ;
* noi che...quando aprivamo le bustine intonse pregavamo per non trovare triplone o quadriplone PILONI ; il 2° mitico portiere della Juve che non aveva mai giocato una partita per colpa di ZOFF;
* noi che...avevamo in simpatia Van de Korput per il nome e Bruscolotti perché sembrava più vecchio di nostro padre;
* noi che...il calcio in Tv lo guardavamo solo la Domenica ed il Mercoledì;
* noi che...il sabato mattina eravamo terribilmente stanchi perché la sera prima avevamo visto Cesare Cadeo dopo Premiatissima;
* noi che...la Domenica alle 19,30 vedevamo un tempo di una partita di calcio;
* noi che...vivevamo in attesa di 90° minuto e ci sentivamo protetti dalle figure paterne di Paolo Valenti, Necco da Napoli, Bubba da Genova, Giannini da Firenze, Vasino da Milano, Castellotti da Torino, Pasini da Bologna, Tonino Carino da Ascoli, Strippoli "riporto" da Bari o Lecce;
* noi che...la Stock di Trieste è lieta di presentarvi...papapà...papapà.....papapapaaaaaa...paparapà ;
* noi che...Ciotti :..."scusa Ameri,scusa Ameri....clamoroso al Cibali" (che nella nostra fantasia era piu' famoso di Catania);
* noi che..."tutta la squadra dell' Internazionale retrocede a protezione dei 16 metri" (sempre Ciotti);
* noi che...ci ricordiamo i festeggiamenti del n. 1.000 della Domenica Sportiva;
* noi che...alla DS potevamo vedere i servizi della serie A, i goal della serie B, il Gran Premio, Tennis. Basket e la pallavolo senza doverci sorbire ore di chiacchiere per vedere 4 goal;
* noi che...Galeazzi l'abbiamo visto magro;
* noi che..."il piede proletario di Franco Baresi" (Beppe Viola);
"Maradona ha mano cucita sotto il piede sinistro" (Gianni Brera);
* noi che...andavamo all'amica del cuore di quella che ci piaceva e le chiedevamo: "Dici a Maria se si vuole mettere con me?" Il giorno dopo tornava e la risposta era sempre la stessa: "Ha detto che ci deve pensare..."
* noi che...Maria ancora ci stà pensando!
* noi che...agli appuntamenti c'eravamo sempre tutti, anche senza telefonini;
* noi che...oggi viviamo lontani, ma quando usciamo di casa e giriamo l'angolo speriamo sempre di incontrarci con il pallone in una busta di plastica;
* noi che...oggi sorridiamo quando in Tv si inventano i più incredibili sondaggi tipo: "chi è stato il piu' forte giocatore di tutti i tempi: Pelè o Maradona?" senza considerare che di Pelè abbiamo visto sempre gli stessi 4/5 goal;
* noi che...se incontriamo per strada Biscardi vorremmo investirlo;
* Voi che...questo giocattolo ce lo avete rotto...brutti bastardi!

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/11/2006 alle 14:04
Originariamente inviato da Frank VDB

AMARCORD
Dedicato a tutti i nostalgici inevitabilmente innamorati di un calcio che non c’è più
* Noi che...finivamo in fretta i compiti per andare a giocare a pallone sotto casa;
* noi che...costretti alla regola di "portieri volanti" o " chi si trova para";
* noi che..."portieri volanti" e..."segnare da oltre centrocampo vale?" - Vale...vale tutto!
* noi che...quando si facevano le squadre, se venivamo scelti per primi ci sentivamo davvero i più bravi, i più importanti;
* noi che...l'ultimo che veniva scelto era sicuramente destinato ad andare in porta;
* noi che...avevamo sempre un soprannome passibilmente infamante ma nessuno si offendeva;
* noi che...chi arriva prima a dieci ha vinto;
* noi che...mentre facevamo finta di non sentire il richiamo della mamma quando incombevano le tenebre, c'era sempre qualcuno che diceva "chi segna l'ultimo vince" incurante del punteggio che magari era in quel momento 32 a 1;
* noi che...abbiamo vissuto con terrore l'epoca delle "Espadrillas" con le quali ai piedi non si poteva giocare a pallone;
* noi che...se avevamo ai piedi le Adidas Tampico ci sentivamo più forti di Pelè;
* noi che...invece avevamo ai piedi le Tepa Sport;
* noi che...il pallone di cuoio sapevano come era fatto perché lo vedevamo in Tv esclusivamente ad esagoni bianchi e neri;
* noi che...capivano il senso della seconda maglia quando in Tv bianco e nero mandavano le immagini del derby Milan-Inter;
* noi che...o il SUPER TELE (in mancanza d'altro) o l'ELITE (lo standard) o il TANGO DIRCEU se andava di lusso o nei giorni di festa;
* noi che... non potevamo sederci sul pallone altrimenti diventava ovale;
* noi che...il proprietario del pallone giocava sempre anche se era una schiappa e non andava nemmeno in porta;
* noi che...anche senza la traversa non avevamo bisogno della moviola per capire se era goal. "Goal o rigore" metteva sempre tutti d'accordo;
* noi che...al terzo corner è rigore;
* noi che..."rigore seguito da goal è goal" ;
* noi che..."siete dispari posso giocare?" - "Eh non lo so, il pallone non è mio (nel caso in cui il pretendente fosse uno scarso)!";
* noi che..."mi fate entrare?" - "Si basta che ne trovi un altro sennò siamo dispari";
* noi che...riconoscevamo i calciatori anche se sulla maglietta non c'era scritto il nome;
* noi che..."Una vita da mediano" (Oriali-Ligabue) era già una filosofia di vita;
* noi che...il n°1 era il portiere, il n°2 ed il n°3 i terzini destro e sinistro, il n°4 il mediano di spinta, il n°5 lo stopper, il n°6 il libero, il n°7 l' ala destra, il n°8 una mezzala , il n°9 il centravanti, il n° 11 l'altra punta possibilmente mancina, il n°10 la mezzala con la fascia di capitano perché era inevitabilmente il più bravo;
* noi che...perché un giocatore entrasse in nazionale doveva fare una trafila di 2/3 anni ad alto livello;
* noi che...gli stranieri al massimo 2 per squadra e li conoscevamo tutti;
* noi che...dormivamo con le figurine Panini sotto il cuscino ;
* noi che...quando aprivamo le bustine intonse pregavamo per non trovare triplone o quadriplone PILONI ; il 2° mitico portiere della Juve che non aveva mai giocato una partita per colpa di ZOFF;
* noi che...avevamo in simpatia Van de Korput per il nome e Bruscolotti perché sembrava più vecchio di nostro padre;
* noi che...il calcio in Tv lo guardavamo solo la Domenica ed il Mercoledì;
* noi che...il sabato mattina eravamo terribilmente stanchi perché la sera prima avevamo visto Cesare Cadeo dopo Premiatissima;
* noi che...la Domenica alle 19,30 vedevamo un tempo di una partita di calcio;
* noi che...vivevamo in attesa di 90° minuto e ci sentivamo protetti dalle figure paterne di Paolo Valenti, Necco da Napoli, Bubba da Genova, Giannini da Firenze, Vasino da Milano, Castellotti da Torino, Pasini da Bologna, Tonino Carino da Ascoli, Strippoli "riporto" da Bari o Lecce;
* noi che...la Stock di Trieste è lieta di presentarvi...papapà...papapà.....papapapaaaaaa...paparapà ;
* noi che...Ciotti :..."scusa Ameri,scusa Ameri....clamoroso al Cibali" (che nella nostra fantasia era piu' famoso di Catania);
* noi che..."tutta la squadra dell' Internazionale retrocede a protezione dei 16 metri" (sempre Ciotti);
* noi che...ci ricordiamo i festeggiamenti del n. 1.000 della Domenica Sportiva;
* noi che...alla DS potevamo vedere i servizi della serie A, i goal della serie B, il Gran Premio, Tennis. Basket e la pallavolo senza doverci sorbire ore di chiacchiere per vedere 4 goal;
* noi che...Galeazzi l'abbiamo visto magro;
* noi che..."il piede proletario di Franco Baresi" (Beppe Viola);
"Maradona ha mano cucita sotto il piede sinistro" (Gianni Brera);
* noi che...andavamo all'amica del cuore di quella che ci piaceva e le chiedevamo: "Dici a Maria se si vuole mettere con me?" Il giorno dopo tornava e la risposta era sempre la stessa: "Ha detto che ci deve pensare..."
* noi che...Maria ancora ci stà pensando!
* noi che...agli appuntamenti c'eravamo sempre tutti, anche senza telefonini;
* noi che...oggi viviamo lontani, ma quando usciamo di casa e giriamo l'angolo speriamo sempre di incontrarci con il pallone in una busta di plastica;
* noi che...oggi sorridiamo quando in Tv si inventano i più incredibili sondaggi tipo: "chi è stato il piu' forte giocatore di tutti i tempi: Pelè o Maradona?" senza considerare che di Pelè abbiamo visto sempre gli stessi 4/5 goal;
* noi che...se incontriamo per strada Biscardi vorremmo investirlo;
* Voi che...questo giocattolo ce lo avete rotto...brutti bastardi!



quoto in tutto e per tutto.ed aggiungo noi che ....il nr.1 era il portiere,il 2 terzino destro,il 3....
chi ha piu' voglia di seguirlo questo calcio?

 
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Livello Francesco Moser




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  postato il 06/11/2006 alle 15:44
A proposito di nostalgia e ritornando al "ciclismo", propongo un articolo di Paolo Ziliani sul nostro caro Giro d'Italia che ho trovato per caso nella rete mi è parso inerente al tema qui trattato (anche se per la verità non molto originale visto che di articoli di questo genere se ne contano a decine, da Gianni Brera in giù).

Ciclismo Presi in giro
La corsa più famosa, specchio di un secolo di storia italiana

di Paolo Ziliani


Se gli avessero detto di raccontare, in poche parole, che cos'è il Giro d'Italia visto da dentro, con una piccola variazione sul tema Lucio Battisti avrebbe forse cantato: "Che sensazione di leggera euforia/sta colorando l'anima mia". Leggera euforia. Impercettibile senso di stordimento. E poi gioia che sgorga allo stato puro. Sarà così anche questa 82 volta - partenza il 15 maggio da Agrigento - che per il Giro sarà l'ultima di un secolo che ha accompagnato quasi per intero (dal 1909), fermandosi solo durante le guerre mondiali). Certo, tanti anni fa, quando la televisione era ancora in bianco e nero, la vita procedeva più lenta e più lenti erano anche i corridori. "Siamo in attesa di collegarci con San Marino per trasmettere la telecronaca delle fasi finali della 14a tappa del Giro d'Italia", diceva l'annunciatrice-tivù, affacciandosi di tanto in tanto sopra la musica di "Intervallo", in quei caldi e sonnacchiosi pomeriggi di fine primavera anni Sessanta, quando i ragazzi - svogliatamente - cercavano di fare i compiti, col pensiero che andava però a Motta, Adorni, e Gimondi in lotta contro Anquetil, Lo Straniero, e il suo luogotenente Jimenez. Non era l'Italia frenetica di oggi, i canali televisivi erano solo due, i corridori non prendevano l'Epo ma gli scandali scoppiavano lo stesso: magari più rari, ma non per questo meno impressionanti. Merckx tolto dal Giro in maglia rosa dopo un controllo antidoping a Savona, per esempio. Il più forte di tutti che prende "la bomba" per una tappa di trasferimento di nessuna importanza. Intervistata da Sergio Zavoli, la gente stentava a crederci, e lo diceva. Già, Sergio Zavoli e Adriano De Zan. Erano loro, il primo quasi con grazia, il secondo con enfasi, a portare nelle case il racconto di campioni e "povericristi", di Balmamion, Zilioli e Taccone ma anche di Lievore, Farisato e Cazzolato. La gente, che fino agli anni Cinquanta si era riversata nelle strade, per vedere Magni, Bartali e Coppi solo per un attimo, una frazione di secondo, incominciava ora a radunarsi nei bar, nei ritrovi, nelle case. Il calcio stava diventando lo sport italiano numero uno: ai tempi di Bartali e Coppi, il ciclismo invece non aveva avuto rivali. La ricordiamo, la gente di allora, quella che Sergio Zavoli avvicinava al "Processo alla Tappa", programma talmente bello da costituire, quasi, un evento dopo l'evento (la tappa del giorno). E i bambini e le bambine delle scolaresche e degli asili d'Italia, che le maestre portavano sul ciglio della strada per assistere a un "lampo" che era il passaggio del gruppo; tutti con la bandierina rosa sventolante mentre sui muri della scuola, alle loro spalle, leggevi i cartelli come "W Torriani", "W l'Organizzazione", "W i girini", "Il nostro sindaco saluta e onora il 51 Giro d'Italia". Poi la gente sulle strade di montagna, un plaid sulle spalle, un fuoco e del vin brûlé, le canzoni degli alpini in attesa di vedere Pambianco, Massignan, Battistini. E un malinteso spirito di solidarietà verso il corridore che fatica, e arranca, con tappe che diventano indecorose gare di spinte fino allo scandalo delle Tre Cime di Lavaredo, anno 1967, quando il povero Miro Panizza, in fuga solo e nella tormenta, si vide passare nel finale da Gimondi, Merckx e Motta portati in cima dalla gente, se non addirittura attaccati alle moto. Fu scandalo tanto grande, quello, che il movimento decise di fare punto a capo: tappa annullata, impegno d'onore dei corridori a non accettare più, anzi a scoraggiare, le spinte dei tifosi. Le cose andarono meglio. Strani tifosi ancor oggi, quelli del ciclismo, uno sport dove il "tifo contro" quasi non esiste, scomparso com'è dopo i tempi della lacerante rivalità Bartali-Coppi. Un unico rigurgito si ebbe, forse, sul finire degli anni Settanta, quando Moser e Saronni decisero di farsi la guerra annunciandola apertamente in televisione e di vincere, sì, ma soprattutto di far perdere l'altro. Furono anni, quelli (al Giro e sulle strade e piazze d'Italia) non proprio alla De Amicis: e Saronni, il ragazzino lombardo che aveva osato lanciare il guanto di sfida all'affermato campione trentino, venne sistematicamente fatto oggetto, sulle strade di Toscana (patria adottiva di Moser), di lancio di sacchetti di cellophane da parte dei tifosi moseriani. Sono molto cambiati invece, nei nostri tardi Novanta, striscioni, cartelli e scritte sui muri: per esigenze televisive si vedono chilometri e chilometri di "Badedas" e "EstaThè". E però tra gli sponsor spunta sempre qualche scritta stravagante. Come il "Viva tutti tranne uno", notato un giorno dall'inviato di Tuttosport Vladimiro Caminiti sul cucuzzolo di una montagna. Scarpinò fino al solitario tifoso, Caminiti, che ogni giorno doveva assicurare al suo giornale una corrispondenza di trecento righe di puro "colore". "Scusi, perché viva tutti tranne uno? Lei con chi ce l'ha?". "Sapevo", si sentì rispondere "che sarebbe venuto un fesso a chiedermelo". Anche le sterminate folle che facevano ala al passaggio dei corridori, negli anni Cinquanta e Sessanta, ora non sono più sterminate. Allora, la tivù che non c'era (o c'era solo per pochi) faceva sì che la gente si riversasse in strada anche due, tre ore prima del passaggio del gruppo. E non c'era modo di annoiarsi, a dire il vero. Erano gli anni del nascente boom economico e niente come la carovana pubblicitaria del giro, sapeva infondere negli animi allegria, eccitazione, stupore. Furgoncini a forma di dentifricio Binaca, di macchine per cucire Borletti, di macchine per il caffè Faema; e ancora giganteschi bottiglioni ambulanti di Punt e Mes, vasettoni di miele Ambrosoli, maxi-lamette da barba Bolzano. Sfilava di tutto, in quegli anni, davanti ai corridori, e i bambini si gettavano in strada a raccogliere caramelle e volantini, gadgets e dépliants. Il Giro d'Italia era un regalo: la gente almeno lo viveva così. Un entusiasmo ingenuo, non sempre controllabile: fonte a volte di tragedie. Come a Terracina, in un assolato pomeriggio di maggio, quando una tribuna posta proprio sulla linea di arrivo, e troppo affollata, si afflosciò in strada in piena volata con Merckx impegnato a resistere al ritorno di Raybroeck. Corridori falciati via, la sede stradale che si dimezza, spettatori schiacciati dalle transenne e dal peso di altri spettatori. Un bambino di 8 anni che, purtroppo, muore. La gente, ora, in strada c'è molto meno: in compenso è davanti alla televisione e - specie se c'è Pantani - resta attaccata al video come ipnotizzata. La folla sulle strade la trovi ancora solo in alcune regioni (Lombardia innanzi tutto, poi Veneto, Toscana, Emilia Romagna) oppure si dà appuntamento sulle pendici del Gavia o del Mortirolo, del Pordoi o della Marmolada, nei giorni in cui la corsa vive le sue emozioni più intense. La carovana pubblicitaria, letteralmente sparita negli anni Ottanta, oggi ha cominciato a rifare timidamente capolino. Restano intatti loro, i "pataccari", veri e propri sopravvissuti di un ciclismo che non c'è più. Venditori ambulanti di souvenir del Giro, abusivi tollerati (se non proprio autorizzati) da un'organizzazione rimasta vecchia e paesana, che precedono la corsa di un paio d'ore e che a ogni paesino, ad ogni abitato, ad ogni crocchio di persone si fermano, microfono e altoparlante, a vendere per "sole diecimila lire la maglietta ufficiale del Giro, tre paia di calze, il cappellino rosa e una copia della Gazzetta dello Sport con i numeri dei tuoi campioni preferiti". Tra la gente del giro, le donne sono sempre state poche, perché nel ciclismo donna, lungo tutto il secolo, ha significato peccato (ne sa qualcosa Coppi). Però c'è una Angela Maria che incrocia lo sguardo di Gianni Bugno, a un raduno di partenza: lei fa parte della cosiddetta ospitality, Bugno con lei si trova benissimo. È amore, Bugno lascia la moglie, ma non durerà. E ancora: anno 1983, c'è un ragazzino che in montagna va davvero forte, si chiama Groppo, un neo professionista così bravo da indossare tutti i giorni la maglia bianca di miglior giovane. Nel cerimoniale dopo-tappa, con tanto di bacio della miss fasciata da una nota marca di pigiami, sarà l'emozione, sarà il richiamo dello sponsor, fatto sta che a Groppo passa la voglia di pedalare e pensa che due baci sulle guance son poca cosa. I due si amano, tolgono il disturbo, vanno in luna di miele. Di Groppo, promettente scalatore, nessuno ha più sentito parlare.

Fonte: http://www.dweb.repubblica.it/dweb/1999/05/11/attualita/dalmondo/093cic15093.html#

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/11/2006 alle 21:43
Originariamente inviato da Frank VDB
* noi che...o il SUPER TELE (in mancanza d'altro) o l'ELITE (lo standard) o il TANGO DIRCEU se andava di lusso o nei giorni di festa;


Ehi polentone di un VDB .... al livello del "super tele" non dimenticare il SUPER SANTOS (pronuncia: "'o supèr santòs")

 
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  postato il 06/11/2006 alle 22:32
Caro Frank, il tuo post è un invito a nozze per un nostalgico come me, uno che non è riuscito a stare più di 4 mesi lontano dai posti e dalle persone care.
Torno indietro ma lo faccio senza vergogna, anzi, con l'orgoglio di chi ha capito che non è necessario andarsi a cercare la felicità lontano, basta saper apprezzare e capire le meglio le cose che si hanno sotto il naso.
Appena sono tornato nel mio paesello sono subito entrato nel bar della piazza e li, sebbene tante cose siano cambiate, sono ritornato indietro a quando ero ragazzino, e immaginando com'era quel posto 20 e passa anni fa.
Ricordo i poster di Platinì e Maradona, quello della nazionale campione del mondo 1982, il vecchio juke box che suonava le canzoni dei Toto, il cartello "vietato sputare per terra" nella sala dove si giocava a carte immersi in una cappa di fumo, i videogiochi con pac man che funzionavano con 100 Lire, il calciobalilla e le interminabili sfide a "2 su tre chi perde paga", la schedina del totocalcio col bollino che si incollava, il ghiacciolone gusto cocacola da 200 Lire, il vecchio telefono a gettoni, potrei continuare all'infinito ma poi sembrerebbe di essere ad una trasmissione di Fabio Fazio, quanto bei ricordi in quel fumoso e chiassoso bar di paese. Tante cose sono cambiate, tanti dei suoi avventori non ci sono più ma il clima, fortunatamente è rimasto lo stesso, quel rassicurante senso di familiarità che ti porta a salutare cordialmente ed interloquire con qualunque cliente, anche occasionale, fuori dal trambusto e dai ritmi di vita della città è ancora possibile trovare un contatto umano e bere un caffè, con calma, senza la premura di spostare la macchia lasciata in doppia fila ... il tempo non scorre nello stesso modo in tutti i luoghi.
Amico barista, è un piacere ritrovarti, ed è un piacere ritrovare nella vetrina le stesse paste di sempre, così come quando ero partito, cavolo, dopo 4 mesi potevi anche cambiarle!!!

 

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Vorrei morire in bici, in un giorno di sole, dopo aver scalato una di quelle montagne che sembrano protendersi verso il cielo, mi adagerei sull'erba fresca senza rimpianti, attendendo con serenità il compiersi del mio tempo. Non importa se sarà ...oggi o tra cent'anni, avrò in ogni caso trovato il mio giorno perfetto.

 
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  postato il 07/11/2006 alle 00:23
Grazie Frank ogni tanto e' bello ricordare...
aggiungo tre "noi che":
noi che.....compravamo in latteria le bustine delle sorprese
noi che.....sempre in latteria prendevamo il resto in chewing gum
noi che.....dopo Carosello andavamo a dormire

 

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"Non esistono montagne impossibili, esistono uomini che non sono capaci di salirle", Cesare Maestri

"Non chiederci la parola che mondi possa aprirti, si` qualche storta sillaba e secca come un ramo...
codesto solo oggi possiamo dirti: cio` che non siamo, cio` che non vogliamo.", Eugenio Montale.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/11/2006 alle 00:49
...e che mangiavamo i ghiaccioli Steffan, cercando quelli con su scritto "Fortunato"...e se ne prendeva un altro.
...e che giocavamo con le figurine a piastre, nei cortili.
E la "valide valevano doppio" perchè con qualche migliaio si prendeva il famoso pallone di cuoio-cemento, che con l'acqua arrivava a 3 kg. e non era colpibile di testa.
Bel topic. Sniff........

 

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pedala che fa bene.....

 
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Livello Gino Bartali




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  postato il 07/11/2006 alle 01:34
Originariamente inviato da pedalando

noi che.....sempre in latteria prendevamo il resto in chewing gum


... o in caramelle sferiche di zucchero...

 

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Il tempo del commentatore onniscente è finito. C'è sempre un lettore - spesso, un migliaio di lettori - che su un dato argomento ne sa più di noi. Dargli spazio e ascoltarlo non è demagogia, nè sfruttamento. E' buon senso. (Beppe Severgnini)

Sono come un ginecologo: lavoro dove gli altri si divertono

Non è importante quello che si scrive ma quello che leggono gli altri

Ci sono tre tipi di giornalisti: quelli che si sorprendono delle cose che succedono, quelli che aspettano che le cose succedano e quelli che fanno succedere le cose

 
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  postato il 07/11/2006 alle 02:24
Eh sì, anche al Circolo nettunese (ora c'è una pizzeria) si stava così; noi eravamo ragazzini, però, e quello spesso è stato anche il nascondiglio delle "seghe" (da queste parti "marinare la scuola" si dice anche così) mattutine.
Però c'era la generazione di mezzo, degli allora 25enni e c'era la generazione delle "boccette", con vegliardi variopinti e folcloristici.
Il bello è che ci si trovava tutti là, al Circolo (o al Club), senza che nessuno avvertisse, senza che ci si telefonasse 200 volte per dire: "Sto arrivando!". Invece di parlare, cammina...
Tre videogiochi, di cui uno perennemente rotto. In uno c'era il basket, quello NBA; si sceglieva una squadra di due, e si giocava contro il computer o contro un "avversario". Di solito, lo sconfitto pagava da bere all'altro, o gli regalava un gettone. L'altro gioco neanche me lo ricordo, eravamo soliti dargli le spalle per guardare le sfide a basket o, preferibilmente, per piazzarci lo sgabello e guardare le partite di biliardo.
Si era diventati bravi a biliardo, e i vegliardi di cui sopra si affannavano per impararci il gioco delle boccette e i vari giochi coi birilli. Noi eravamo fedeli all'otto-e-quindici, però, ci piaceva di più.

E poi quel pomeriggio che la ragazza ti deve dire qualcosa, "ma non è facile neanche per me trovare le parole"; e tu sei lì col groppo in gola. Hai capito che ti vuol dire, ma vuoi sentirtelo dire. Strani meccanismi suscita l'orgoglio. Avevo la lacrima pronta: era lì, aspettava solo che lei parlasse.
Poi, fino a fine pomeriggio, lei non disse più nulla. Io mi presi in giro, e mi convinsi del fatto che, evidentemente, non c'era nulla da dire.
Scoprì poco dopo che in realtà qualcosa da dirmi ce l'aveva.
Ma avevo 15 anni e fu importante anche quel pomeriggio. Tutto era importante, era nuovo. Tutto.

C'era Sansone, il cane bassotto, che faceva cadere il gestore perché gli si infilava tra le gambe e la moglie, da lontano, che gridava al marito di non prendersela col cane se lui stava rincoglionendosi. E poi il biliardino, piazzato nell'altra saletta, con il rito del "cambio delle mille lire" e i passaggi carpone sotto il tavolo, se la squadra sconfitta fosse stata lasciata a 0 gol. Umiliazione. Goliardia. Tutto il male possibile, ma certe soddisfazioni...

C'era Sergio, il portantino che entrava sempre gridando: "Che c'è qualche juventino...?", ovviamente da sfidare a biliardo.
C'era Zi' Pietro, un anziano signore distinto e con - probabilmente - la cirrosi epatica, visto che di tosse semplice proprio non si trattava: ogni po' di tempo, uno scaracchio nel fazzoletto. A noi divertiva, alle ragazze un po' meno. Ma faceva parte della scenografia, Zi' Pietro, lì dentro era un'istituzione (e a boccette era ancora fortissimo).
Ci guardava giocare a biliardo, Zi' Pietro, e si piazzava con la sedia all'altezza di un angolo. In silenzio. Gambe accavallate e fazzoletto - pronto per lo scaracchio - nella mano destra.
Un amico colpisce la bianca. Forte. La bianca colpisce un'altra biglia, che s'impenna. "Oddio, va' verso Zi' Pietro". Probabilmente quando Benni parla di storie inventate ed esagerate si riferisce anche a me. Fatto sta che la biglia colpisce il ginocchio accavallato. Riflesso. Collo destro. Biglia di nuovo sul biliardo.
Quella partita, quel pomeriggio, finì lì. Eravamo troppo impegnati a ridere.

E poi lui, il gestore, un laziale sfegatato che aveva un carattere strano, lunatico. Un po' taccagno, in verità, anche se poi alla lunga s'addolciva. Però aveva delle carenze di stile che facevano allontanare tanti; anche l'ultima volta, poco prima della chiusura, dopo tanti anni che non ci vedeva lo siamo andati a trovare. Ci siamo visti il primo tempo di un match del sabato pomeriggio, poi la classica partita a calciobalilla ("Guarda che il gancio è ancora vietato!") e poi, prima di andare via, la sua sfuriata verso i "nuovi ragazzi": per un rotolo di carta igienica "sprecato" per pulirsi il naso... esagerato, ma tanti ragazzini di adesso non hanno né rispetto, né educazione, ma almeno questo aveva il senso dell'umorismo: è uscito e gli ha comprato un pacco di carta igienica da dieci.
L'abbiamo dovuto fermare, il gestore. Credo che uno schiaffo gliel'avrebbe tirato.

Ebbe cadute di stile anche con noi; in un Lazio-Juve, un mio amico juventino, al gol della propria squadra, strozzò in gola l'urlo di gioia e se la prese col borotalco, lì all'angolo del biliardo, strizzandolo e facendone cadere parecchio sul pavimento: l'incazzatura del gestore fu penosa. E poi ad un altro, sempre durante una partita di calcio, perché "con la pay tv per vedere le partite si paga 3 mila lire", e noi ci piazzavamo nell'altra sala, per seguire con la radio anche la serie B (giocavamo al fantacalcio anche con quella). Al momento di un gol, l'amico in questione s'affaccio inavvertitamente nell'altra sala: sfuriata del gestore... "adesso mi dài 500 lire!!"... il mio amico gli piazzò 5 mila lire sul tavolo, e se ne andò. Eh sì, mancava solo un pianista e la porta da saloon...

Però gli volevamo bene, aveva il muro della parete difronte al bar tutto tempestato di foto fatte "ai ragazzi del Circolo": in cazzeggio, durante le partite di biliardo, di biliardino, di basket. Un corollario di ricordi, che chissà che fine hanno fatto.

Le foto, eh, parlo delle foto. Perché i ricordi ci sono, altroché.

 

[Modificato il 07/11/2006 alle 02:29 by Monsieur 40%]

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Mario Casaldi - Cicloweb.it

CICLISTI
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/11/2006 alle 08:12
Originariamente inviato da W00DST0CK76

il cartello "vietato sputare per terra" nella sala dove si giocava a carte immersi in una cappa di fumo


Ah grande!
Quello da noi rimase fino alla chiusura al "Cantinone" un bar non lontano dall'istituto tecnico dove studiavo, ma oramai irrimediabilmente deserto per via del crollo commerciale del rione nel quale era ubicato. Per queste caratteristiche il "Cantinone" era il bar preferito per marinare (da noi si dice "forcare") la scuola per quelli di ragioneria e geometri. E di proposito si sputava per fare incaz.zare la moglie del titolare.
Poi cambiarono anche le mode scolastiche: l'istituto tecnico cadde in disuso perchè tutti eroicamente volevano fare lo scientifico, a 12 km da lì. Cadendo in maniera verticale il numero degli studenti del "tecnico" precipitò anche il numero dei "marinatori" e il bar chiuse i battenti.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/11/2006 alle 08:20
Originariamente inviato da Monsieur 40%

Il bello è che ci si trovava tutti là, al Circolo (o al Club), senza che nessuno avvertisse, senza che ci si telefonasse 200 volte per dire: "Sto arrivando!". Invece di parlare, cammina...


Continuo a quotare tutto quanto di bello avete scritto (grazie a tutti per avere contribuito! :clap.
Effettivamente ora vai al bar e sti giovani stanno attorno ad un tavolino e perdono il tempo a messaggiare e chiamare al cellulare. Noi si stava al tavolo per stare assieme. E ci si ritrovava spontaneamente. Non solo al bar, ma anche nella Jara (= il fiume) d'estate, dove nonostante c'erano diversi bozzi (=laghetti ove fare il bagno) in diversi torrenti, ognuno sapeva dove trovare la sua compagnia senza troppe comunicazioni. Ora invece appena hanno la macchina vanno al mare a Marinella!

E poi le mitiche chiaccherate notturne sulle panchine di Piazza Italia, estate o inverno, freddo o caldo. Verso le 2-3 del mattino, quando si tornava dalle discoteche, anzichè il pub o l'autogrill, il raduno erano quelle panche: si faceva il conto degli ubriachi, di chi aveva cuccato, di chi aveva sfregato la macchina, di chi era andato in bianco... e quando si rimaneva in pochi e affiatati, forse per via delle tenebre e della luna, inziavano le confidenze più profonde, quelle che di giorno manco sotto tortura te le tiravano fuori.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/11/2006 alle 08:23
Originariamente inviato da barrylyndon

la descrizione dei bar che hai tanto elegantemente riportato mi ha fatto venire in mente,chissa' mai perche',il ritrovo nel film "RADIO FRECCIA",con Guccini brontolone banconiere.


Apprezzai e apprezzo ancora quel film perchè è il vero dipinto della vita di provincia. Ognuno di quei personaggi, in abiti e con nomi diversi, stava annidato nel bar di qualsiasi paesino dell'Italia "Profonda".

Andai a vederlo con dei "cittadini" e molti di loro non lo apprezzarono, probabilmente proprio per questa loro non conoscenza della vita di provincia.

 

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  postato il 07/11/2006 alle 08:54
Che nostalgia per la poesia del calcio declamata dal sinistro di Maradona ai tempi in cui il Napoli vinceva gli scudetti...
"San Genna', tu lo sai, io ti voglio tanto bbene, ma na finta è maradone squaglia o sang dint e' vvene!!!" (dal film Così parlò Bellavista).
E il volto sempre sorridente di Paolo Valenti a 90° minuto, con Luigi Necco che curava il collegamento da Napoli assediato dai tifosi che rumoreggiavano alle spalle e passava la linea a Gianni Vasino a Milano salutandolo facendo 3 con la mano...

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/11/2006 alle 09:49
Originariamente inviato da Frank VDB

Originariamente inviato da barrylyndon

la descrizione dei bar che hai tanto elegantemente riportato mi ha fatto venire in mente,chissa' mai perche',il ritrovo nel film "RADIO FRECCIA",con Guccini brontolone banconiere.


Apprezzai e apprezzo ancora quel film perchè è il vero dipinto della vita di provincia. Ognuno di quei personaggi, in abiti e con nomi diversi, stava annidato nel bar di qualsiasi paesino dell'Italia "Profonda".

Andai a vederlo con dei "cittadini" e molti di loro non lo apprezzarono, probabilmente proprio per questa loro non conoscenza della vita di provincia.



pure io non vivo in un paesino(neanche in una metropoli,pero' sempre di realta' cittadina trattasi),pero' quel film l'ho apprezzato eccome.proprio per quel ritratto di quell'Italia che tu definisci, a ragione,"profonda".e che forse non esiste piu'.

 
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Livello Learco Guerra




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  postato il 07/11/2006 alle 13:19
Originariamente inviato da Monsieur 40%

Eh sì, anche al Circolo nettunese (ora c'è una pizzeria) si stava così; noi eravamo ragazzini, però, e quello spesso è stato anche il nascondiglio delle "seghe" (da queste parti "marinare la scuola" si dice anche così) mattutine.
Però c'era la generazione di mezzo, degli allora 25enni e c'era la generazione delle "boccette", con vegliardi variopinti e folcloristici.
Il bello è che ci si trovava tutti là, al Circolo (o al Club), senza che nessuno avvertisse, senza che ci si telefonasse 200 volte per dire: "Sto arrivando!". Invece di parlare, cammina...
Tre videogiochi, di cui uno perennemente rotto. In uno c'era il basket, quello NBA; si sceglieva una squadra di due, e si giocava contro il computer o contro un "avversario". Di solito, lo sconfitto pagava da bere all'altro, o gli regalava un gettone. L'altro gioco neanche me lo ricordo, eravamo soliti dargli le spalle per guardare le sfide a basket o, preferibilmente, per piazzarci lo sgabello e guardare le partite di biliardo.
Si era diventati bravi a biliardo, e i vegliardi di cui sopra si affannavano per impararci il gioco delle boccette e i vari giochi coi birilli. Noi eravamo fedeli all'otto-e-quindici, però, ci piaceva di più.

E poi quel pomeriggio che la ragazza ti deve dire qualcosa, "ma non è facile neanche per me trovare le parole"; e tu sei lì col groppo in gola. Hai capito che ti vuol dire, ma vuoi sentirtelo dire. Strani meccanismi suscita l'orgoglio. Avevo la lacrima pronta: era lì, aspettava solo che lei parlasse.
Poi, fino a fine pomeriggio, lei non disse più nulla. Io mi presi in giro, e mi convinsi del fatto che, evidentemente, non c'era nulla da dire.
Scoprì poco dopo che in realtà qualcosa da dirmi ce l'aveva.
Ma avevo 15 anni e fu importante anche quel pomeriggio. Tutto era importante, era nuovo. Tutto.

C'era Sansone, il cane bassotto, che faceva cadere il gestore perché gli si infilava tra le gambe e la moglie, da lontano, che gridava al marito di non prendersela col cane se lui stava rincoglionendosi. E poi il biliardino, piazzato nell'altra saletta, con il rito del "cambio delle mille lire" e i passaggi carpone sotto il tavolo, se la squadra sconfitta fosse stata lasciata a 0 gol. Umiliazione. Goliardia. Tutto il male possibile, ma certe soddisfazioni...

C'era Sergio, il portantino che entrava sempre gridando: "Che c'è qualche juventino...?", ovviamente da sfidare a biliardo.
C'era Zi' Pietro, un anziano signore distinto e con - probabilmente - la cirrosi epatica, visto che di tosse semplice proprio non si trattava: ogni po' di tempo, uno scaracchio nel fazzoletto. A noi divertiva, alle ragazze un po' meno. Ma faceva parte della scenografia, Zi' Pietro, lì dentro era un'istituzione (e a boccette era ancora fortissimo).
Ci guardava giocare a biliardo, Zi' Pietro, e si piazzava con la sedia all'altezza di un angolo. In silenzio. Gambe accavallate e fazzoletto - pronto per lo scaracchio - nella mano destra.
Un amico colpisce la bianca. Forte. La bianca colpisce un'altra biglia, che s'impenna. "Oddio, va' verso Zi' Pietro". Probabilmente quando Benni parla di storie inventate ed esagerate si riferisce anche a me. Fatto sta che la biglia colpisce il ginocchio accavallato. Riflesso. Collo destro. Biglia di nuovo sul biliardo.
Quella partita, quel pomeriggio, finì lì. Eravamo troppo impegnati a ridere.

E poi lui, il gestore, un laziale sfegatato che aveva un carattere strano, lunatico. Un po' taccagno, in verità, anche se poi alla lunga s'addolciva. Però aveva delle carenze di stile che facevano allontanare tanti; anche l'ultima volta, poco prima della chiusura, dopo tanti anni che non ci vedeva lo siamo andati a trovare. Ci siamo visti il primo tempo di un match del sabato pomeriggio, poi la classica partita a calciobalilla ("Guarda che il gancio è ancora vietato!") e poi, prima di andare via, la sua sfuriata verso i "nuovi ragazzi": per un rotolo di carta igienica "sprecato" per pulirsi il naso... esagerato, ma tanti ragazzini di adesso non hanno né rispetto, né educazione, ma almeno questo aveva il senso dell'umorismo: è uscito e gli ha comprato un pacco di carta igienica da dieci.
L'abbiamo dovuto fermare, il gestore. Credo che uno schiaffo gliel'avrebbe tirato.

Ebbe cadute di stile anche con noi; in un Lazio-Juve, un mio amico juventino, al gol della propria squadra, strozzò in gola l'urlo di gioia e se la prese col borotalco, lì all'angolo del biliardo, strizzandolo e facendone cadere parecchio sul pavimento: l'incazzatura del gestore fu penosa. E poi ad un altro, sempre durante una partita di calcio, perché "con la pay tv per vedere le partite si paga 3 mila lire", e noi ci piazzavamo nell'altra sala, per seguire con la radio anche la serie B (giocavamo al fantacalcio anche con quella). Al momento di un gol, l'amico in questione s'affaccio inavvertitamente nell'altra sala: sfuriata del gestore... "adesso mi dài 500 lire!!"... il mio amico gli piazzò 5 mila lire sul tavolo, e se ne andò. Eh sì, mancava solo un pianista e la porta da saloon...

Però gli volevamo bene, aveva il muro della parete difronte al bar tutto tempestato di foto fatte "ai ragazzi del Circolo": in cazzeggio, durante le partite di biliardo, di biliardino, di basket. Un corollario di ricordi, che chissà che fine hanno fatto.

Le foto, eh, parlo delle foto. Perché i ricordi ci sono, altroché.


Bello il tuo racconto, mario. Se mai ci incontriamo però una partitina a 8 e 15 la facciamo ok?

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/11/2006 alle 18:19
* noi che...gli stranieri al massimo 2 per squadra e li conoscevamo tutti;

noi che...negli anni 60 avevano chiuso le frontiere e vedevamo a Marassi Nielsen e Luisito Suarez.....

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/11/2006 alle 20:28
Paste
Chiunque può notare l'anemia saccarifera che ha dimezzato e miniaturizzato il peso di paste e brioche. Paste come la Luisona non esistono quasi più, o vengono vendute come panettoni. Una volta, per portare a casa dodici paste, serviva un ben sagomato vassoio di cartone da esibire penzolante al mignolo. Adesso dodici bignè stanno sopra un biglietto da visita.


Per fortuna non è sempre così : ad Anagni ho mangiato delle paste ENORMI! Si trovano ancora, quelle di una volta, specie al centro-sud

 
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  postato il 07/11/2006 alle 20:29
Originariamente inviato da zon

Bello il tuo racconto, mario. Se mai ci incontriamo però una partitina a 8 e 15 la facciamo ok?


Altroché!

 

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Mario Casaldi - Cicloweb.it

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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 07/11/2006 alle 23:15
Originariamente inviato da Frank VDB

AMARCORD
Dedicato a tutti i nostalgici inevitabilmente innamorati di un calcio che non c’è più
* Noi che...finivamo in fretta i compiti per andare a giocare a pallone sotto casa;
* noi che...costretti alla regola di "portieri volanti" o " chi si trova para";
* noi che..."portieri volanti" e..."segnare da oltre centrocampo vale?" - Vale...vale tutto!
* noi che...quando si facevano le squadre, se venivamo scelti per primi ci sentivamo davvero i più bravi, i più importanti;
* noi che...l'ultimo che veniva scelto era sicuramente destinato ad andare in porta;
* noi che...avevamo sempre un soprannome passibilmente infamante ma nessuno si offendeva;
* noi che...chi arriva prima a dieci ha vinto;
* noi che...mentre facevamo finta di non sentire il richiamo della mamma quando incombevano le tenebre, c'era sempre qualcuno che diceva "chi segna l'ultimo vince" incurante del punteggio che magari era in quel momento 32 a 1;
* noi che...abbiamo vissuto con terrore l'epoca delle "Espadrillas" con le quali ai piedi non si poteva giocare a pallone;
* noi che...se avevamo ai piedi le Adidas Tampico ci sentivamo più forti di Pelè;
* noi che...invece avevamo ai piedi le Tepa Sport;
* noi che...il pallone di cuoio sapevano come era fatto perché lo vedevamo in Tv esclusivamente ad esagoni bianchi e neri;
* noi che...capivano il senso della seconda maglia quando in Tv bianco e nero mandavano le immagini del derby Milan-Inter;
* noi che...o il SUPER TELE (in mancanza d'altro) o l'ELITE (lo standard) o il TANGO DIRCEU se andava di lusso o nei giorni di festa;
* noi che... non potevamo sederci sul pallone altrimenti diventava ovale;
* noi che...il proprietario del pallone giocava sempre anche se era una schiappa e non andava nemmeno in porta;
* noi che...anche senza la traversa non avevamo bisogno della moviola per capire se era goal. "Goal o rigore" metteva sempre tutti d'accordo;
* noi che...al terzo corner è rigore;
* noi che..."rigore seguito da goal è goal" ;
* noi che..."siete dispari posso giocare?" - "Eh non lo so, il pallone non è mio (nel caso in cui il pretendente fosse uno scarso)!";
* noi che..."mi fate entrare?" - "Si basta che ne trovi un altro sennò siamo dispari";
* noi che...riconoscevamo i calciatori anche se sulla maglietta non c'era scritto il nome;
* noi che..."Una vita da mediano" (Oriali-Ligabue) era già una filosofia di vita;
* noi che...il n°1 era il portiere, il n°2 ed il n°3 i terzini destro e sinistro, il n°4 il mediano di spinta, il n°5 lo stopper, il n°6 il libero, il n°7 l' ala destra, il n°8 una mezzala , il n°9 il centravanti, il n° 11 l'altra punta possibilmente mancina, il n°10 la mezzala con la fascia di capitano perché era inevitabilmente il più bravo;
* noi che...perché un giocatore entrasse in nazionale doveva fare una trafila di 2/3 anni ad alto livello;
* noi che...gli stranieri al massimo 2 per squadra e li conoscevamo tutti;
* noi che...dormivamo con le figurine Panini sotto il cuscino ;
* noi che...quando aprivamo le bustine intonse pregavamo per non trovare triplone o quadriplone PILONI ; il 2° mitico portiere della Juve che non aveva mai giocato una partita per colpa di ZOFF;
* noi che...avevamo in simpatia Van de Korput per il nome e Bruscolotti perché sembrava più vecchio di nostro padre;
* noi che...il calcio in Tv lo guardavamo solo la Domenica ed il Mercoledì;
* noi che...il sabato mattina eravamo terribilmente stanchi perché la sera prima avevamo visto Cesare Cadeo dopo Premiatissima;
* noi che...la Domenica alle 19,30 vedevamo un tempo di una partita di calcio;
* noi che...vivevamo in attesa di 90° minuto e ci sentivamo protetti dalle figure paterne di Paolo Valenti, Necco da Napoli, Bubba da Genova, Giannini da Firenze, Vasino da Milano, Castellotti da Torino, Pasini da Bologna, Tonino Carino da Ascoli, Strippoli "riporto" da Bari o Lecce;
* noi che...la Stock di Trieste è lieta di presentarvi...papapà...papapà.....papapapaaaaaa...paparapà ;
* noi che...Ciotti :..."scusa Ameri,scusa Ameri....clamoroso al Cibali" (che nella nostra fantasia era piu' famoso di Catania);
* noi che..."tutta la squadra dell' Internazionale retrocede a protezione dei 16 metri" (sempre Ciotti);
* noi che...ci ricordiamo i festeggiamenti del n. 1.000 della Domenica Sportiva;
* noi che...alla DS potevamo vedere i servizi della serie A, i goal della serie B, il Gran Premio, Tennis. Basket e la pallavolo senza doverci sorbire ore di chiacchiere per vedere 4 goal;
* noi che...Galeazzi l'abbiamo visto magro;
* noi che..."il piede proletario di Franco Baresi" (Beppe Viola);
"Maradona ha mano cucita sotto il piede sinistro" (Gianni Brera);
* noi che...andavamo all'amica del cuore di quella che ci piaceva e le chiedevamo: "Dici a Maria se si vuole mettere con me?" Il giorno dopo tornava e la risposta era sempre la stessa: "Ha detto che ci deve pensare..."
* noi che...Maria ancora ci stà pensando!
* noi che...agli appuntamenti c'eravamo sempre tutti, anche senza telefonini;
* noi che...oggi viviamo lontani, ma quando usciamo di casa e giriamo l'angolo speriamo sempre di incontrarci con il pallone in una busta di plastica;
* noi che...oggi sorridiamo quando in Tv si inventano i più incredibili sondaggi tipo: "chi è stato il piu' forte giocatore di tutti i tempi: Pelè o Maradona?" senza considerare che di Pelè abbiamo visto sempre gli stessi 4/5 goal;
* noi che...se incontriamo per strada Biscardi vorremmo investirlo;
* Voi che...questo giocattolo ce lo avete rotto...brutti bastardi!


Quoto in pieno caro VDB. 22 anni, ma mi riconosco in quasi tutti questi ricordi.
Sono cresciuto a pane e "Tutto il calcio minuto per minuto", c'è stato un tempo in cui avrei saputo dirti dove aveva giocato Protti nel 93-94 e quanti gol aveva fatto, ho pianto con Baresi quando aveva sparato alle stelle quel rigore a Pasadena.
La mia fede ciclistica è venuta dopo, cresciuta man mano che questo calcio mi stufava sempre di più.

Il 9 luglio di quest'anno ho dimenticato tutto e mi sono ricordato solo di essere italiano e che un Mondiale a 20 anni capita una volta nella vita, se va bene. Una notte di esultanza sguaiata e rabbiosa, qualche sfottò più sano e genuino con i francesi, poi tutto è scomparso.
Il Milan, per cui tifavo, giace ai margini della zona retrocessione e se lo merita...ha portato il calcio italiano ed europeo allo sfascio morale e materiale. Io non lo capivo perchè ero un bambino ingenuo, ma dietro ai miei idoli c'erano già losche manovre finanziarie (vedi caso Lentini).
Gli acerrimi rivali della Juve (per un milanista piemontese nato negli anni 80, i cugini interisti fanno al massimo tenerezza) giacciono in serie B: da bambino sarei stato al settimo cielo e avrei passato un anno a sfottere i "gobbi" di casa, ora la cosa mi lascia indifferente.

Ci hanno distrutto il giocattolo.
Ci resta il ciclismo che per tanti versi resta ancora un mondo più vicino alla gente. Molti corridori rimangono i ragazzi semplici di una volta, ma già compaiono i primi accenni di divismo.
Le squadre, quelle no, sono già in ottica calcio: il Protour ha sostituito i valori sportivi con quelli economici e geopolitici.

Ho finito. Ragazzi, che ci volete fare, è la nostalgia canaglia...

 

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Il ciclismo è uno sport sano e alla portata di tutti,contro la vecchiaia e le malattie, ma soprattutto conferisce grande lucidità ed efficienza sul lavoro [...]
Voglio anche dire che mi fanno pena e schifo gli impiegati che vengono in ufficio in macchina
e che la sera corrono a rinchiudersi in quelle scatole di sardine invece di farsi una bella sgambata fuori città...
(Visconte Cobram, da "Fantozzi contro tutti")

 
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