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Autore: Oggetto: Graffiti - Ernesto Bono, il Treno di Ome

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 27/10/2006 alle 01:07
ERNESTO BONO
Nato il 25 aprile 1936 a Ome (Brescia). Passista. Alto 1,70 per 72 kg. Professionista dal 1959 al 1964 con 10 vittorie.



Corridore di grande potenza, pur essendo piuttosto piccolino e con un peso che oggi farebbe gridare allo scandalo, i preparatori medici imperatori del ciclismo, Ernesto Bono, è passato silenzioso nel pedale a cavallo degli anni sessanta. Lo voleva il suo carattere di poche parole e poco propenso alla ricerca della ribalta. Partorì una carriera dignitosa, di buon livello fra i dilettanti e con qualche acuto fra i professionisti. Adattissimo al cronometro, soprattutto su terreni piatti dove il suo motore poteva liberare tutta la potenza che possedeva. Si segnalò nell’elite, nell’anno d’esordio, il 1959, vincendo, in maglia San Pellegrino (praticamente l’unica sua squadra professionistica), ed assieme al trevigiano Tomasini, il GP Boldrini di Cicognara, una cronocoppie. Andò molto bene al Giro d’Italia che chiuse al nono posto, davanti ad un certo Gastone Nencini, grazie ad una condotta regolare. Fu inserito nella Nazionale che partecipò al Tour de France, chiuso poi al 36esimo posto. Nel 1960, vinse le prove di Pistoia e di Quarrata, valevoli per il Trofeo UVI, ma nel complesso della stagione, escludendo il secondo posto nella tappa di Pescara al Giro d’Italia, non si segnalò particolarmente. Nel 1961, dominò il Trofeo Cougnet, vincendo tre prove dello stesso (Capolona, Cobiate e Como), nonché la classifica finale. Vinse il Circuito di Maggiora, si piazzò secondo in una tappa del Tour de Suisse (chiuso al settimo posto) e terzo nella tappa di Taranto al Giro d’Italia (terminato al 43esimo posto). Nel 1962 vinse la frazione di Logrono alla Vuelta di Spagna e nella stagione successiva, conquistò quella di Lugano, al Tour de Suisse. Nella principale corsa a tappe svizzera, concluse l’edizione del 1963 al quinto posto. Un sensibile calo di rendimento nella stagione 1964 corsa in maglia IBAC, gli precluse l’accasamento nell’anno successivo, costringendolo ad abbandonare l’attività. Tornato alle cronache qualche anno fa, per una vicenda legata alla sua salute, oggi sta bene ed è ancora molto popolare nel bresciano.


Le sue prestazioni al G.P. Tendicollo Universal.
Ernesto Bono fu un grande protagonista dell’edizione del 1959. Quanto di bene si diceva su di lui, fu dimostrato sulla strada. Giunse terzo, a 1’27” dal fenomenale Baldini e a soli 27” dal mitico Jacques Anquetil. Una grande prestazione davvero. Andò molto peggio l’anno seguente, quando chiuse al settimo posto, a 5’57” da Anquetil.

Morris

 

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"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 27/10/2006 alle 08:29
chissà quante volte nella sua vita avrà fatto il "muro di Ome" in allenamento facendo le ripetute!!!!!

Non voglio sbagliarmi ma c'è pure un ragazzo di cognome Bono ed è bresciano...non è che suo parente?

 

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EROE DEL GAVIA

A 2 Km dalla vetta mi sono detto "Vai Marco o salti tu o salta lui...E' saltato lui.
Marco Pantani.Montecampione 1998

27/28/29 giugno 2008...son stato pure randonneur

!platonicamente innamorato di admin!

 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 01/11/2006 alle 22:51
Il grazie a Morris è scontato, ormai mi vizia come un figlio unico.
Baffo sei una sagoma, te lo dico sempre!


Ecco l’aneddoto sull’Ernesto. A rileggerlo non è comico nel senso stretto, ma a me mi ha fatto godere come un sorcio nel formaggio. Ve lo giro con la consueta dose “arrangiamento”.



Inverno 2005/2006. il Csi bresciano ha qualcosa da festeggiare. Una anniversario o giù di lì. Organizza una serata con le vecchie glorie del ciclismo. Papà Dancelli è invitato in virtù dei suoi tricolori in pista e l’occasione è buona per rivedere vecchi amici e rivali.
Il caso vuole che Fausto sieda a tavola proprio vicino ad Ernesto Bono. Fra una pastasciutta e una premiazione si rimembrano i vecchi tempi. Si parla di cronometro, la specialità di Bono e una predilezione del mio papà.

Una volta, dice Ernesto, le crono erano diverse. Erano gare come le altre, solo che partivi da solo. Erano lunghe e poteva andare bene, ma anche molto male.
Tipo?, gli fa il Fausto.
Tipo che ci si ritirava pure. Cioè, adesso non vedi gente che va in crisi a cronometro. Ma a noi capitava. Erano gare massacranti. Per le gambe e per la testa. Io lo so.
Pensa cosa mi è successo una volta…….


…Eravamo al G.p. Tendicollo Universal, nel ’59. Io son sempre stato un cronometrista e in quel periodo mi sentivo bene.
Mi cambio, mi preparo, vado alla firma e vedo che nell’ordine di partenza mi hanno messo fra Coppi e Baldini. Cioè partivo dopo Coppi e l’Ercole dietro di me. La cosa non mi sembra strana. Se avessi visto l’elenco dei partenti? Era normale avere dei super vicino.
Insomma non mi ci metto a pensare e vado a scaldarmi.

Sono lì che faccio un giro e sento una voce:
- Ernesto, Ernesto!
Mi volto, era Coppi. Anche lui in bici, già pronto.
- Ernesto, ciao.
Mi fa Coppi.
Io ero un ragazzo timido e se Coppi mi parlava mi confondevo subito. All’inizio non capii nemmeno cosa volesse.
Ma Coppi proseguì:
- Ernesto, hai visto l’ordine di partenza?
- Sì.
- Allora avrai visto che mi parti dietro?
- Sì signor Coppi.
- Hum, lascia stare il signore. Come ti senti?
- …bene, ehm, abbastanza bene.
- Ecco, lo so che sei in forma. Senti, non ti offendere, prendila nel modo giusto eh. Ti volevo dire, io ormai sono un vecchietto e oggi è dura. 90 chilometri, puoi immaginare che per me sia una pena. Mi raccomando Ernesto, non esagerare, rispetta questo vecchietto a fine carriera, non spingere troppo forte. Sai, se tu mi raggiungessi, chi lo sa cosa scriverebbero domani i giornali. No, davvero, non ti dico di andare piano, io la farò a tutta per non essere raggiunto, però, ecco, non ti accanire per venirmi a prendere.
- Ma no, signor Coppi, come potrei, io sono nessuno e Lei è il campione più grande…
- Sì, sì. Campione. Una volta non ti avrei neanche calcolato, ma adesso no. Adesso sono alla fine. Ti ho visto pedalare e non parlo per nulla. Tu quest’anno hai già fatto belle cose. Ti sei già fatto notare e che vai forte a cronometro lo sanno anche i sassi. Vedi tu. Portare rispetto a un vecchio ti sembra così sbagliato?
- N-no, anzi. Io…
- Non mi devi rispondere. Lo so. Io te l’ho detto così, per darti l’idea…e poi te lo consiglio anche da tecnico. Se parti troppo forte, poi ti imballi, questa è una gara maledetta, perciò dammi retta, non partire per raggiungermi, non ti conviene. Non conviene a nessuno.
- Certo capisco…grazie…cioè…
- Bene Ernesto, si fa per scherzare eh, ti saluto, in bocca al lupo!

Capisci, io non sapevo più che fare, Coppi mi chiedeva di non offenderlo e lì per lì fui convinto di fare come preferiva. Ma certo, cosa vuoi che faccia, andrò giusto forte per non riprenderlo. Non posso fare uno sgarbo al Campionissimo.
Però la cosa mi aveva messo i pensieri.
Mi dicevo: ma se il Coppi ti è venuto a dire così, allora vuol dire che ti reputa davvero forte. Ti teme.
- Porcavacca, e ”ades che foi?” adesso cosa faccio?.
Non riuscivo più a star calmo, continuavo a pensare a quelle frasi del Coppi
.
Perché proprio a me? Pensavo, maledizione che jella, comunque faccio mi sbaglio. Se vado forte e lo raggiungo mi rovino la reputazione. Ma se vado piano e faccio un brutto tempo, adesso che sono in forma, penseranno tutti che non ho la classe per reggere queste distanze.
Che dilemma, perché proprio a me!!
Arrivai alla partenza che tremavo. Non sapevo che fare e non ne avevo parlato a nessuno.

Allo sparo decisi.

- “Ma che ‘lsencùles!”

Già, si inculasse lui e la sua leggenda. Io avrei fatto la mia corsa. Anzi, dopo le prime pedalate mi montò addosso una rabbia mai vista.
Correvo con la furia nel cuore. Come si era permesso? A far valere il suo carisma per profittare di un povero giovane alle prime armi.

Così partii come una belva. Divorai i primi chilometri come se fosse un inseguimento. Volevo raggiungerlo. Ma subito però! Volevo fargli vedere che non avevo paura. Passarlo e guardarlo negli occhi e dirgli: “E adesso muori!” Guardavo avanti e cercavo la sagoma della sua ammiraglia.

Invece niente. Il fatto è che si partiva ogni tre minuti.
E non è che tre minuti li puoi perdere così, come a dirlo.

A farla breve, dopo venti chilometri mi imballai di brutto. Ero partito troppo forte. Quel maledetto ci era riuscito a farmi sbagliare. In un modo o in un altro facevo il suo gioco. Che rabbia, mi sentii svuotato.
Sul quel percorso così duro, una salita dopo l’altra, mi sembrava di impazzire. Un mal di gambe tremendo ti dico. Volevo quasi ritirarmi. Tirai avanti solo per non dargli una soddisfazione.
Feci una fatica tremenda. Mi sembrava di andare piano e speravo di non avere i tempi dall’ammiraglia per non scoprire che ero negli ultimi. Il pensiero di abbandonare sempre a portata di mano.

A due terzi del percorso cominciai a sentire del frastuono dietro di me.
Clacson e motori.

Cavolo, Baldini!
Ercole Baldini mi raggiungeva.
Che disdetta. Che corsa infame. Mi preoccupavo di Coppi, ma di Baldini dietro mi ero dimenticato. Invece arrivava come un treno. Mi aveva già preso tre minuti.
Aumentai un poco, ma mi raggiunse lo stesso. Mi passò senza nemmeno vedermi. Non esistevo, correva sul tempo.

Stranamente la cosa mi rese più calmo. Ripresi a pedalare tranquillo. La fatica era inutile. Ormai la gara era un fallimento. Non so, forse mi dimenticai semplicemente di Coppi. E tutto divenne meno penoso.
Pensai che valeva al pena provare a mantenere la sua velocità. Così, per fare un esperimento.
Mancavano venticinque chilometri alla fine.

In effetti andava troppo forte. Si allontanava costantemente e dopo un po’ capii che il nostri passi erano troppo diversi.

Persi 50 metri, poi 100 metri, 200 metri.

A un certo punto smise di guadagnare. Per un paio di chilometri rimase lì, 200 metri davanti a me. Provai a forzare e le gambe risposero. Accorciai lo svantaggio.

Su uno strappetto lo vidi scomposto e io guadagnai altri metri.

Incredibile, recuperavo.
Mi venne una forza da leone. Buttai giù il rapporto più duro. Sì, lo riprendevo!
In breve lo raggiunsi.
Ero velocissimo e febbrile. Non capivo più niente di quella gara assurda, ma tanto valeva pedalare. nessuna verità da ribadire, niente da dimostrare. Solo il furore della gara e il piacere di sentirsi al limite massimo.
Pedalare. Pedalare e basta. Pedalare fino schiattare.

Affiancai Ercole che si voltò e fece una smorfia di disgusto.
Lo inquadrai bene e capii tutto.
Era in crisi. Bianco, gli occhi sgranati, aveva accorciato il rapporto e beveva ogni poche pedalate.

Non riuscì nemmeno a prendermi come riferimento. Lo superai a velocità doppia. Mi voltai e mollava metro su metro. Pedalai fino al traguardo con il cuore in gola.

Mancavano solo quindici chilometri quando lo staccai, ma in quel tratto gli ripresi oltre un minuto e mezzo!
Pensa, un minuto e mezzo. Ormai non volevo più raggiungere chi mi precedeva, ma staccare chi mi inseguiva.
Volai fino al traguardo e avrei fatto volentieri altri trenta chilometri.


Baldini vinse lo stesso. Aveva spianato la prima parte e tenne un po’ di vantaggio su Anquetil che dovette rimontare anche lui nel finale.

Io fui terzo e penso che nell’ultimo tratto dovetti aver guadagnato su tutti.
Coppi fece una gara eccellente e fu quinto, dietro Riviere.
Pensa in che ordine di arrivo mi ero andato ad incastrare. A guardarlo ora sono stati tutti dei recordman sull’Ora.

Di quella gara conservo il più bello dei ricordi, per il risultato, gli avversari, le circostanze e le cose che imparai a comprendere su me stesso.

Coppi non mi disse più niente e a me restò sempre il dubbio se avesse scherzato o fatto sul serio. Lo vidi stravolto dopo l’arrivo, ma soddisfatto, non si era fatto raggiungere, lui quasi quarantenne in una cronometro che sfiorava i cento chilometri.
Se ci penso adesso mi vengono i brividi.

Chi lo sa come sarebbe andata se non mi avesse messo quella pressione addosso prima del via. Chi può dirlo. Però non mi importa. Alla fine penso che Baldini avrebbe vinto in ogni caso. Era un campione quello, io no che non lo ero.
Avrebbe vinto Ercole, era il migliore quel giorno.
Quella corsa faceva emergere il più forte.
Sempre.



Grazie Ernesto.
Ciao bella gente
claudio


 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 02/11/2006 alle 01:10
Grande Architetto Dancelli!
Credo che il buon Ernesto abbia espresso una verità sull'ultimo Coppi. Il Campionissimo amava chiudere da dignitoso vegliardo. Un caso analogo lo raccontò Batiz, a proposito di una riunione su pista a Buenos Aires, risalente al medesimo anno. Credo altresì che abbia detto quelle cose a Bono, con lo scopo di confonderlo e non farsi raggiungere, perchè sapeva benissimo di avere ancora una grande presa sul gruppo.

La crono di Forlì, che rappresenta attraverso i protagonisti che l'hanno corsa, gran parte del mio ultimo libro, era davvero massacrante, ma fino al 1965, quando Jacques Anquetil impartì una lezione al giovane Gimondi, non presentò un tracciato con salite. Credo che Ernesto, con salitelle, intendesse quei lunghi rettilinei fatti di un asfalto che oggi definiremmo misto-caedagne, tra l'altro orientati dalla parte di quello che, dalle nostre parti, definiamo venticello, in grado di spedirti nel mondo delle crisi, in ogni momento.
La consistenza tecnica e le risultanze di quella prova, sono ancora oggi di un'evidenza significativa. Se pensiamo che con bici di 11-12 chili, asfalti granulosi e sole probabili simpomine, seppero correre nell'intorno dei 46 kmh, capiamo bene che razza di grandi atleti vi fossero a quei tempi.

All'uopo riporto l'ordine d'arrivo di quella giornata, il 14 giugno 1959, che fu anche la prima in cui, il pestifero sottoscritto, grazie alle spalle di babbo, potè vedere quei gloriosi interpreti del pedale da vicino. Dovevo ancora compiere 4 anni, ma quei ricordi fanno ancora capolino nella mia testaccia prima di coricarmi, tanto da riportarli su carta. La mia cronaca di quel giorno indimenticabile è presente nel Graffiti dedicato a Coppi.

Ecco come finì....

1° Ercole Baldini
Km 90,500 in 1h57’25” – media 46,244kmh

(per vederla nelle dimensioni originali: http://img234.imageshack.us/img234/6815/baldinitend59iw7.jpg )

Carpena (FC) 14/06/1959 Baldini in azione

2° Jacques Anquetil a 1’
3° Ernesto Bono a 1’27”
4° Roger Riviere a 2’45”
5° Fausto Coppi a 2’57”
6° Antonino Catalano a 4’10”
7° Diego Ronchini a 4’15”
8° Guido Carlesi a 6’39”
9° Martin Van Geneugden a 8’18”
10° Tristano Tinarelli a 9’28”

Ciao, grande iridato!

 

[Modificato il 02/11/2006 alle 01:23 by Monsieur 40%]

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 02/11/2006 alle 01:16
So che la foto fa debordare il thread, ma è troppo bella al fine di notare i particolari della bicicletta di Ercole: una specialissima per quei tempi. Tra l'altro è una Frejus e l'avevo promessa al nostro forumista omonimo.....

 

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  postato il 02/11/2006 alle 01:24
Originariamente inviato da Morris

So che la foto fa debordare il thread, ma è troppo bella al fine di notare i particolari della bicicletta di Ercole: una specialissima per quei tempi. Tra l'altro è una Frejus e l'avevo promessa al nostro forumista omonimo.....


Compromesso raggiunto...

(bellissimo Graffito, e spettacoloso aneddoto... )

 

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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 02/11/2006 alle 01:55
Ottimo lavoro, Monsieur, sei più... che Caio Mario!

 

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  postato il 02/11/2006 alle 03:05
Molto belli questi aneddoti.Da notare tra l'altro che in quell'ordine d'arrivo tra Bono e Coppi vi era un altro giovane di belle speranze,vittima purtroppo di un destino avverso:Roger Riviere.
 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 02/11/2006 alle 12:44
Morris, adesso basta, checcazzo!
Uno non può inventare dei particolari che tu subito lo sgami.
Arghhhhh!
È dura la vita del narratore che incrocia realtà e leggenda con te! Troppe ne sai!
Colpa mia, non ho verificato i percorsi delle prime edizioni e mi sembrava di ricordare da te che il Tendicollo fosse vallonato. Così, nel “cospicuo” arricchimento del racconto di mio padre c’ho messo anche quello, le salitelle….e ho toppato.
Porcavacca, come direbbe l’Ernesto dancellozziano, quello vero chissà cosa direbbe?

Il resto è vero, anche se non so le parole precise che Fostò rivolse a Bono, (ho immaginato un dialogo verosimile e attraente) il senso era proprio quello: mettere il dubbio dentro la testa del giovane.

Invece sono contentissimo di avere un riscontro sul modo di Coppi di approcciare i giovani nel finale della sua carriera. Bello no? È un Fausto meno “santo” e più umanizzato. Con dei difetti insomma. Lo trovo un ottimo personaggio.

Ti rivelo un segreto. L’aneddoto di Bono e Coppi lo conosco da parecchi mesi. Questa cosa che Coppi va a far valere le sue priorità di grande vecchio verso un giovane me lo ha subito reso antipatico, ma al tempo stesso più vero, sanguigno, problematico. La cosa ha girellato per un po’ nella mia testa bacata e poi, nel momento in cui mi sono immaginato il racconto “Fausto e la guerra” ecco che il Campionissimo è uscito un cinico, altero e antipatico giovanotto.

Probabilmente la storia di Ernesto ha lasciato qualche traccia dentro di me e così è venuto il Coppi personaggio che si legge nel thread. Nessuna pretesa che ci siano punti di contatto reali, non mi interessa, ma il gusto di crearci sopra qualcosa e farlo diventare una storia, quello sì.

Comunque sono contento che ti sia piaciuto. La rimonta su Baldini è una goduria. Io rivoglio queste classiche a cronometro, rivoglio il Baracchi, rivoglio il Tendicollo, rivoglio il GP Nazioni coi campioni (esiste ancora o no?).

Morris, bell’uomo, ti lascio con una richiesta (ormai sei il mio juke-box). Restiamo a Brescia ti va? Un Dio degli anelli, un talento puro mi dicono: Giuseppe Ogna, aspetto devotamente grato….
In alternativa, anche la storia di Riviere (un prediletto di papà dance) meriterebbe, no?

Ciao belli
Claudio

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 02/11/2006 alle 19:41
Ehm... caro campione, sapessi invece quanto mi è piaciuta la tua elaborazione sui ricordi di Ernesto!
Hai inquadrato perfettamente l'umano ultimo Coppi e lo stesso fantasioso riporto sulle salitelle calza ugualmente, perchè t'assicuro che quei rettilinei controvento e quegli asfalti (sono nato sulla via Emilia e le trasformazioni del manto nero.... le conosco come le mie dita), forse erano pure peggio di un percorso vallonato.

Per quanto riguarda i nuovi ritratti......bèh il signorile Giuseppe Ogna, di San Eufemia della Fonte, era di casa da me: era il pistard che più piaceva alla mia sorellona! E poi vinse il mondiale nell'anno della nascita di Ilic Janjanssen e del sottoscritto!
E che dire di Riviere? Era lo stile, la perfezione sulla bici. Un eroe tragico che, all'invalidità che gli mozzò la carriera, aggiunse una serie infinita di sconfitte nel resto della sua breve vita. Quando andavo in Francia, proprio nelle zone non distanti dalla sua Saint Etienne, ho avuto occasione di parlare sovente di "Le Roi du Vigorelli" come veniva chiamato Roger.... Quel francese che stava entrando in competizione con Delon nel cuore della gioventù femminile di quegli anni stupendi, rappresenta un pagina di lettura obbligata del grande romanzo del pedale...

In serata, o al massimo domani, troverai i due ritratti.

Ciao Iridato!

 

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Livello Marco Pantani




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  postato il 02/11/2006 alle 20:20
Originariamente inviato da Morris
In serata, o al massimo domani, troverai i due ritratti.



..ormai se il mio schiavo!
La cosa mi piace. Tu mi vizi, sto entrando nel tunnel della storia del ciclismo. Dovrò uscire da quello della nutella, due così belli non li reggo!
ciao bello, grazie di tutto, un abbraccio maschiale!
claudio

 

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