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Autore: Oggetto: Compiono gli anni oggi…

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 20/10/2006 alle 23:29
I principali festeggiati di oggi....


Andrea Barro (Italia - 75 anni)



Yves Hezard (Francia – 58 anni)



Patrik Sinkewitz (Germania – 26 anni)



Lucien Van Impe (Belgio – 60 anni)



Pierfranco Vianelli (Italia – 60 anni)


Lo zoom di oggi:


PIER FRANCO VIANELLI
Nato il 20 ottobre 1946 a Provaglio d’Iseo (BS). Completo. Campione Olimpico 1968. Professionista dal 1969 al 1976 con una sola vittoria da professionista.

Con questo bresciano dal portamento gentile, incontriamo un altro che ha ucciso le migliori facoltà fra i dilettanti, lasciando le briciole al ciclismo più importante. Autentico superman tra i “puri” è divenuto progressivamente anonimo fra i professionisti. E dire che Pier Franco ci ha fatto sperare fino all’ultimo, perché era uno di quei talenti che valgono doppio, in quanto sapevano aggiungere alle stimmate, la spettacolarità. Le sue vittorie era colte con un piglio, una espressione che non potevi dimenticare, erano autentici raggi di luce. Aldilà di tutto, credo che nella sua ellisse abbia giocato la fatica accumulata in categorie che contano comunque poco, a cui va aggiunta una difficoltà a tenere il peso nella giusta fascia, senza, per intenderci, la maniacalità vergognosa di oggi. Da prof appariva assai più “tondo” rispetto agli anni da “puro”, ma la classe e quella pedalata fluida, sono ancora qua, a determinare in uno come me, cresciuto ragazzo nei suoi anni di fulgore, un alone di nostalgia che non si spiega solo col tempo trascorso.

Pier Franco Vianelli era davvero magico, probabilmente l’italiano con maggior talento puro, ogni categoria, nell’era Merckx.
Dopo esser stato campione italiano degli allievi nel 1965, divenne subito un dilettante di nota, senza smettere di evidenziare una crescita costante. Esplose compiutamente nel 1968, l’anno delle Olimpiadi, dove apparve come un Binda, quasi da pagare per non farlo correre vista la sua superiorità. I suoi successi erano incandescenti per valore e per classe. Vinse fra le altre corse con questi connotati, il Giro della Valle d’Aosta e la Ruota d’Oro, ovvero corse dalla diversa tipologia, ma da considerarsi come le più importanti di quei tempi. Giunto all’appuntamento di Città del Messico, gareggiò sia nella 100 km a squadre che nella prova individuale su strada. Nella gara contro le lancette, giunse al bronzo (i suoi compagni erano Bramucci, Marcelli e Simonetti), mentre in quella individuale, sbaragliò letteralmente il campo, facendo divenire gli avversari delle carte scolorite. Giunse all’appuntamento con l’Oro tutto solo e dominatore: nessuno quel giorno avrebbe scommesso un soldo, sul fatto che la sua carriera finisse praticamente lì.

Il podio olimpico di Messico'68: da sin. Leif Mortensen, Pier Franco Vianelli, Gosta Pettersson

Passato professionista in seno alla Molteni, non riuscì più a trovare il Vianelli stellare, nonostante il più che positivo debutto al Tour de France ‘69, dove giunse settimo. In quell’anno fu anche azzurro ai mondiali di Zolder dove si ritirò. Solo un acuto, nel 1971, quando vinse con fare antico la famosa tappa del Grossglockner, al Giro d’Italia (finì la corsa rosa al 5° posto). Per il resto solo delusioni e tanta attesa, nella speranza di un ritorno a quel ’68 in cui ci fece sognare tutti.

Morris

 

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  postato il 21/10/2006 alle 13:19
I sessant'anni di Lucien Van Impe, re delle montagne

Compie oggi 60 anni Lucien Van Impe, lo scalatore belga che in coda all’epopea di Merckx seppe riportare ai vertici delle corse a tappe il ciclismo fiammingo. Il biondino di Mere vinse difatti il Tour de France del ’76, avendo ragione allora di Zoetemelk e Poulidor. Ma al di là di questo dato statistico, quel che va sottolineato ed additato - e per il labile ciclismo di oggi ancor più - è la sua incredibile longevità atletica. Quella integrità psico-fisica che gli consentì di portare a termine 15 Tour de France - dal ‚69 all’81 consecutivamente, e poi nell’83 e
nell’85 -, con un secondo posto nell’81 e ben tre terzi posti (’71, ’75, ’77). E di conquistare altresì per 6 volte il titolo di miglior scalatore al Tour: un record condiviso con Martin Bahamontes, «chapeau», prima dell’avvento dei modi del ciclismo moderno e di Richard Virenque, che di maglie a pois ne avrebbe incassato una in più...
Gentile campione dal formato ridotto, 169 cm per 64 chili, Van Impe avrebbe regalato anche al Giro d’Italia, grazie a Mauro Battaglini ed alla Metauromobili, il suo discreto talento, sia pure in una fase discendente di carriera, ben oltre i trenta anni... E di lui ricordiamo i dignitosi piazzamenti finali nelle edizioni disputate dall’82 all’86, le due maglie verdi del Gran Premio della Montagna (’82 ed ’83) ed una vittoria di tappa: quella ottenuta, curiosamente, dopo una accidentata tappa appenninica, in pianura, a Marina di Pietrasanta, nel 1983, con un improbabile sprint tra scalatori, secondo Munoz, terzo Lejarreta. E forse si contano ancor più due secondi posti parziali consecutivi, al Giro dell’82: quello di Bormio, in volata dietro un eccezionale Contini, e quello di Monte Campione, l’indomani, sulle orme di uno scatenato Hinault.
E quella volta, con la saggia leggiadria di un atleta di 36 anni, Van Impe avrebbe sancito tra i due avversari un passaggio senza alternative di maglie rosa. Con la nostalgia segreta, lui che sarebbe finito quarto in classifica generale, di aver scoperto forse troppo tardi le rotte complici del nostro Giro.

Gian Paolo Porreca

(fonte: tuttobiciweb.it)

 

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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 21/10/2006 alle 16:56
I Compleanni di oggi 21 ottobre.


Sabino Angoitia Gaztelu (Spagna – 48 anni)


Giosuè Bonomi (Italia – 28 anni)


Wim De Waal (Olanda – 55 anni)


Ronald De Witte (Belgio – 60 anni)


Christian Dubois (Belgio – 53 anni)


Riccardo Faverio (Italia – 37 anni)


Vito Favero (Italia – 74 anni)


Werner Swaneveld (Olanda – 71 anni)



Lo zoom di oggi:

VITO FAVERO
Nato a Sarmede (TV) il 21 ottobre 1932. Passista scalatore, discretamente veloce, alto 1,78 per 71 kg. Professionista dal 1956 al 1962 con 9 vittorie.

Un corridore “razza Piave”, molto elegante e abbastanza completo che, nelle giornate di punta, si elevava a rango di ottimo corridore, quasi campione. Il suo tallone d’Achille, le cronometro e la continuità. Una carriera non lunga, sette anni, ma con un paio di stagioni davvero notevoli. Con Vito Favero incontriamo uno dei davvero pochi evidenti di un anno, il 1958, dove Gaul e Baldini, relegarono a paggi fior di campioni. Pragmatico e silenzioso come i richiami della sua terra, dove s’attende con devozione i frutti di quel vino che tanta parte ha nelle nostre tavole, ed esuberante, quando i muscoli delle sue gambe lunghissime, rispetto alla statura non gigantesca, aggredivano le strade. Una persona a modo, con uno stile palpabile, ed una dote che in molti sottostimano: la consapevolezza dei propri limiti.
Di Favero, tutti ricordano il secondo posto al Tour del 1958, certo sorprendente, ma meritatissimo. In quella Grande Boucle, indossò per sei giorni la maglia gialla: diede illusioni, quando la conquistò sui Pirenei; sconforto, quando di fronte ad un gigantesco Gaul, si beccò otto minuti sulla cronoscalata del Mont Ventoux, lasciando le insegne del primato all’arcigno Raphael Geminiani; nuove speranze quando ad Aix-les-Bains, in una giornata di tregenda, giungendo terzo ad oltre dieci minuti da un leggendario Gaul, la riconquistò. Ma la storia era scritta, ed il mitico lussemburghese, con una cronometro formidabile sui 74 chilometri di Digione, si prese il giallo definitivo, lasciando a 3’10” il bravissimo ed applauditissimo Vito.

Favero, che nell’anno precedente, si era posto all’attenzione, per la vittoria nella tappa di Napoli al Giro d’Italia, dove superò allo sprint i compagni di fuga Gismondi e Defilippis, non chiuse quel grande ’58, con lo storico podio del Tour. Nelle settimane successive alla Grande Boucle, vinse il Criterium di Ginevra e quello di Montron, fino a correre, nell’unica volta in cui fu azzurro, un grande mondiale. In quella Reims che donò ad Ercole Baldini la maglia iridata, Favero, dopo aver bellamente difeso la cavalcata arcobaleno del compagno, fu beffato dallo sprinter francese Dedè Darrigade, nella volata che valeva il terzo posto. Una quarta piazza, comunque, che lo annunciava tra i principali emergenti del panorama internazionale. Ed il 1959, pur non portando grandi piazzamenti nelle corse a tappe, fu prodigo di soddisfazioni per il corridore di Sarmede. Iniziò la stagione vincendo la tappa di Nuoro al Giro di Sardegna, davanti a Bahamontes e Aldo Moser. Una settimana dopo, vinse la frazione di Moulins alla Parigi Nizza, superando, in un volatone, un top sprinter come Willy Vannistsen; indi, quattro giorni dopo, sempre allo sprint, la tappa di Manosque. Al Giro d’Italia, colse il successo nella frazione di Torino, dove superò in volata Neri, Fallarini e Gismondi, coi quali s’era involato ad una cinquantina di chilometri dal traguardo. Al Tour, prima di abbandonare durante l’undicesima tappa, vinse la frazione che si concludeva a Namur, nella quale regolò un drappello di una ventina di corridori, fra i quali gran parte dei papabili alla vittoria finale. Chiuse l’anno vincendo il Criterium di Nantes. Fu proprio il successo colto nella principale città della Loira, l’ultimo della sua carriera. Col 1960, infatti, si capì che il Vito Favero che aveva lottato coi grandi, non sarebbe più ritornato. Continuò a correre fino al 1962, raccogliendo ancora diversi piazzamenti, prima di dedicarsi completamente ai frutti di quella terra che ha sempre amato intensamente.


Un paio di ricordi personali.
Conobbi Vito, a fine luglio del 1997, a Cordignano, nell’Alto Livenza, ai confini fra il Veneto ed il Friuli. Era il tempo in cui vivevo, proprio per il ciclismo, in terra veneta, nel trevigiano, la provincia italiana assieme a quella di Bergamo, che più di tutte profuma di pedale. L’unico luogo, ove è possibile trovarsi di fronte a quello che, in Italia, non si pensa esistente: l’organizzazione di una gara ciclistica per dilettanti, con tanto di circuito chiuso a pagamento o ad offerta libera, atto a finanziare la squadra locale di calcio. In quel periodo, quasi ogni sera, fra un’ombra e un chardonnay, incontravo gente per conferenze ufficiali o ufficiose, nei luoghi, spesso, più inusuali. A Cordignano, il comune dove alloggiavo maggiormente, in occasione dell’inaugurazione di una bocciofila, mi ritrovai il solito folto gruppo di ex ciclisti. Sindaco ed assessore allo sport, mi chiesero di animare la serata con qualche storia di ciclismo legata ai presenti, magari coinvolgendoli. Poco dopo, quando ancora non sapevo della presenza di Vito, mi avvicinò una signora di una certa età, elegante ed ancora bella. Mi tese la mano senza presentarsi, chiedendomi se ero davvero quello che le avevano indicato come l’animatore della serata. Alla mia risposta e alla naturale stretta di mano, aggiunse: “Se lei sarà capace di far parlare in pubblico Vito Favero, le farò un regalo”. Rimasi in stand by per qualche attimo fra lo stupito, ed il pensieroso, soprattutto alla constatazione di trovarmi quella sfida nelle condizioni meno facili: attorno a quell’impianto, infatti, c’erano centinaia di persone. Più per cortesia che per effettiva convinzione, accettai lo strano concorso propostomi dalla signora, rispondendo con un secco: “E sia!”
Andai da Vito per familiarizzare un poco, prima di impugnare il radio-microfono. Mi fidai ciecamente di quel parco colloquio molto “alla buona”, come si direbbe dalle mie parti, e lasciai Favero come l’ultimo della carrellata di personaggi da intervistare e raccontare. La scelta, tra l’altro, si rendeva d’obbligo, perché fra i presenti, era il più prestigioso, ma altresì sapevo che il vedere gli ex colleghi rispondere, avrebbe attenuato il peso dei suoi timori. Come volevasi dimostrare, l’incantesimo si sciolse: Vito colloquiò con me, in pubblico, per una decina di minuti, rispondendomi sempre e senza cercare circostanza. Fu un trionfo per lui, ed un motivo di soddisfazione per me. Avevamo parlato del Tour del 1958, di quello successivo, dei campioni, tanti, che si trovava accanto nel gruppo di allora. Fu applaudito e dal suo “Grazie”, capii che si era liberato di un peso che gli gravava da anni. Neanche un minuto dopo la conclusione, quando il buffet si stava aprendo ai presenti col prosecco tipico di quelle zone, la signora che mi aveva lanciato il bonario guanto di sfida, mi raggiunse e m’abbracciò. Il suo volto era raggiante e, stavolta, si presentò: “Sono la moglie di Vito, lei è davvero magnifico, è riuscito a far parlare mio marito. Nessuno, in quarant’anni, c’era riuscito!” Coi Favero ed un gruppo di amici, passai poi il resto della serata. Tanti corridori, aneddoti e storie, fra un bicchiere e l’altro, passarono davanti ai nostri occhi divenuti lenti.

Ai primi di dicembre del medesimo anno, incontrai per la prima volta Charly Gaul. Ero riuscito assieme all’amico Gino Garoia, a portarlo in Italia dopo oltre trent’anni. Arrivò all’aeroporto di Bologna in tarda serata e quando con l’auto guidata da Ercole Baldini, ci stavamo trasferendo a Forlì, ebbi la prima possibilità di ascoltare i racconti di quella stupenda epoca ciclistica. Come mio solito, incalzai per sapere, e non poteva essere diversamente, visti i campioni che stavano con me. Ricordo però un particolare che mi colpi e che poi, nei giorni successivi, ebbi occasione di approfondire: Charly, dopo pochi minuti e prima di ogni altro corridore, ci chiese dove era finito Vito Favero. Il giorno dopo mi disse: “Sai, in quel Tour, andò veramente forte. Mi sono sempre stupito nel non vederlo più a correre per i primi posti del Giro, o del Tour. Nel ’58, col caldo che io soffrivo come un cane, lui pareva volare. Sempre attento e pronto ad inserirsi nelle fughe che allora, non come oggi, c’erano sempre. E poi non beveva mai, quando io, con quel calore, mi sarei bevuto una montagna. Ma anche con la pioggia andava. Ad Aix les Bains, credevo che la maglia gialla finisse sulle spalle di Geminiani, invece, fu proprio Favero ad indossarla. Non guardare il distacco che gli diedi: quel giorno andai veramente forte, rifilai a Bahamontes, che sul Luitel era con me, quasi mezz’ora. Fu proprio bravo l’italiano. Poi, nella cronometro di Digione, sapevo che avrei vinto il Tour, ma non pensavo che Favero fosse capace di tenere il secondo posto dall’attacco di Geminiani. Per forza “le grand fusil” (*il soprannome del francese di origine romagnola) era incazzato!”

Morris



 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 22/10/2006 alle 21:54
I Compleanni di oggi 22 ottobre.


Luciano Ciancola (Italia – 77 anni)


Mark Renshaw (Australia – 24 anni)


Norman Sheil (Gran Bretagna – 74 anni)


Achiel Van de Weyer (Belgio – 67 anni)


Julien Van Oostende (Belgio – 75 anni)


Jens Veggerby (Danimarca – 44 anni)


Lo zoom di oggi

LUCIANO CIANCOLA
Nato a Roma il 22 ottobre 1929. Passista veloce, alto 1,76 per 74kg. Professionista dal 1953 al 1960 con 8 vittorie.

Quando sfrecciò per primo ai mondiali per dilettanti nel 1952, in quel di Lussemburgo, erano molti a dare crediti a questo ragazzo romano compatto e potente. La sua carriera da puro si chiudeva nel migliore dei modi, ma nessuno considerava quanto fosse stata dispendiosa ed illusoria. Purtroppo, quel che all’indomani del successo iridato, non veniva posto in primo piano, col tempo, si dimostrò in tutta la sua compiutezza e la carriera professionistica di Luciano Ciancola, pur non anonima, rimase lontana dalle attese. Lo stesso capiterà, forse in maniera ancor più marcata, per il torinese Riccardo Filippi, che seguirà il romano, l’anno dopo, nell’albo d’oro dei mondiali per dilettanti. Passato nel 1953 professionista in seno all’Arbos, Ciancola, fu schierato da subito al Giro d’Italia, ma non lo finì. Si rifece nel Giro d’Inghilterra, certo una prova minore, dove vinse due tappe. A fine anno cambiò maglia passando nella gloriosa Legnano e la sua stagione 1954 fu migliore: chiuse il Giro al 61° posto, giunse secondo nel Trofeo Matteotti, vinse il Trofeo Fenaroli ed il Titolo Italiano Indipendenti, ma il suo disagio non finì, al punto di tornare all’Arbos.

Nel 1955, si dipanò fra la partecipazione alle corse più importanti, ed a quelle minori, ma solo in queste ultime si fece notare. Chiuse il Giro all’ottantaduesimo posto, fra gli ultimi, dopo tre settimane anonime. L’unico acuto vincente dell’anno, a Cattabrighe, in una prova del Trofeo UVI. Ancora un cambio di maglia per il 1956, dove s’accasò alla Carpano-Coppi del Campionissimo. Non fu selezionato per il Giro, ma nel complesso se la cavò discretamente: vinse una prova, a Carrara, valevole per il campionato indipendenti e la tappa di Ragusa al Giro di Sicilia, chiuso poi al secondo posto. Il suo ormai solito abbonamento al cambio di squadra, si concretizzò ancora col ritorno in seno ad una Legnano che, nel frattempo, aveva fatto passare il campione olimpico e nuovo astro del ciclismo italiano, Ercole Baldini. Ciancola visse due stagioni all’interno della formazione dell’Avvocatt Eberardo Pavesi, ma non trovò mai la possibilità di emergere, nemmeno come gregario, ormai il ruolo che gli era stato assegnato. Nel 1958 approdò alla romagnola Ghigi, una formazione che annoverava anche diversi belgi di gran nome, come Vannitsen, Van Geneugden, ed i fratelli Roger ed Yvo (decisamente più forte, poi divenuto suocero del corridore italiano Valerlo Piva). Non fu un anno pari alle attese: Ciancola non partecipò al Giro e per tutto l’anno le sue prestazioni furono da spalla senza infamia e senza lode. Ormai votato a questo ruolo, nel 1960, anche per l’interessamento di Baldini, trovò l’ingaggio di una squadra top, come l’Ignis. Per Ciancola fu un discreto anno: lavorò bene per i capitani e si tolse la soddisfazione di ritornare al successo, vincendo la tappa di Trapani al Giro di Sicilia, mentre al Giro finì 92esimo. A fine stagione appese la bicicletta al chiodo.

Morris

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 22/10/2006 alle 22:50
non ci posso credere.....
sempre meglio

ciao sommo

mesty

ps: mi illudo che tu abbia tempo e voglia di continuare una simile fatica.....

 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Ottobre 2009




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  postato il 22/10/2006 alle 23:40
Che genialata!
Grazie, Morris!

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 22/10/2006 alle 23:52
Come sempre ottimo e interessantissimo lavoro.

Grandissimi complimenti.



 
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  postato il 23/10/2006 alle 00:04
Ma quanto siamo fortunati?

 

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  postato il 23/10/2006 alle 18:50
Questo è un lavorone Morris! O_O Complimenti! Anche se non basterebbero mai!

 

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Un uomo comincerà a comportarsi in modo ragionevole solamente quando avrà terminato ogni altra possibile soluzione.
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 23/10/2006 alle 21:44
N.B.
I ciclisti che appaiono in questa rassegna, sono solo quelli che giudico, nelle singole date, più famosi e/o tangibili, che sono ancora in vita e di cui non ho pubblicato ritratti.



I Compleanni di oggi 23 ottobre.


Bernard Beaufrère (Francia – 70 anni)


Beat Breu (Svizzera – 49 anni)


Jean-Francois Chaurin (Francia – 45 anni)


Danny Daelman (Belgio – 37 anni)


Bernard Deville (Belgio – 64 anni)


Markus Eberli (Svizzera – 43 anni)


Fiorenzo Favero (Italia – 51 anni)


Casper van der Meer (Olanda – 41 anni)


Lo zoom di oggi:


BEAT BREU
Nato a Sankt Gallen (Svizzera), il 23 ottobre 1957. Scalatore. Professionista dal 1979 al ’95 con 42 vittorie.

Piccolino, simpatico e con giornate da campione autentico. La Pulce di Sankt Gallen, come veniva soprannominato, ha vinto su strada su traguardi mitici, è poi stato un grande ciclocrossista ed un discreto stayer, tanto da giungere quarto ad un mondiale. Quanto basta, per dire che nella sua carriera ci sono tutti i versanti del ciclismo (non ci sono “Sei Giorni” per la concomitanza col cross) ed in tutti ha lasciato un segno. Se mi si chiedesse chi è stato più forte fra Breu e Camenzind, non avrei dubbi a dire che “la pulce”, pur non avendo nel palmares due classiche ed un mondiale, si fa preferire per longevità, punte di rendimento, completezza atletica e umana. Inoltre, le tappe sulle Tre Cime di Lavaredo e sull’Alpe d’Huez, finite nel palmares di Beat, hanno un sapore ben diverso dalle altre: potremmo definirle tranquillamente “tappe monumento” e, pur non avendo l’importanza singola delle classiche, si avvicinano molto ad esse. Breu ha vinto dappertutto, compresi giri di ottimo valore come il Tour de Suisse, ed una corsa da tanti anni inserita fra le prove di vertice, come il Campionato di Zurigo. Infine, non si può non considerare, quanto la sua ellisse tocchi ben tre generazioni, nonché, ovviamente i più forti di queste, mentre il connazionale iridato, s’è limitato ad una.
Dunque, Beat, non era solo uno specialista della montagna: a ben guardarlo è stato tangibilmente di più.

Cominciò la sua lunga avventura nel 1979, conquistando il campionato svizzero della montagna costituito da due prove, entrambe vinte. Proseguì l’anno dopo, vincendo la Grabs-Voralp, corsa in salita sempre in Svizzera, ma durante l’anno si distinse anche nelle classiche, finendo spesso fra i migliori venti. Esplose nel 1981, quando vinse la superclassica del suo paese, il Campionato di Zurigo, anticipando di un paio di secondi il compagno di fuga tedesco Henri Rinklin ed il drappello di tanti fra i più forti ciclisti mondiali. Al Giro d’Italia fece vedere sulle salite il suo valore e, nella tappa più importante che si concludeva alle Tre Cime di Lavaredo, dopo aver già dominato il lotto dei più forti già sul Passo Tre Croci, raggiunse solitario il traguardo della mitica salita. Chiuse poi la corsa rosa all’ottavo posto. Indi, dopo aver vinto le due tappe più dure del Giro della Svizzera, trionfò anche nella classifica finale. Giunse terzo nel campionato svizzero e, nell’estate, si aggiudicò entrambe le prove in salita di Kitzbuel, nonché la classifica finale, mentre a Fensiberg, vinse la corsa dopo aver colto il successo nella cronoscalata. Coi 10 successi all’attivo ed i piazzamenti ottenuti nell’anno, terminò la stagione al decimo posto nella classifica del Super Prestige Pernod, qualcosa di molto più credibile dell’odierno ProTour. Nel 1982 si confermò corridore d’evidenza, vincendo un paio di corse minori, una tappa del Giro di Svizzera (chiuse 4°) e, soprattutto, fu un grande interprete al Tour, corso esclusivamente, come ha sempre fatto nelle prove di tre settimane, per lasciare il segno nelle tappe di montagna. Vinse la frazione pirenaica che si concludeva a St Lary Soulan in cima al Plat d’Adet, staccando tutti, compresi i migliori in battaglia, come Hinault e Zoetemelk. Tre giorni dopo, entrò fra i supremi a cui è intitolato un tornante dell’Alpe d’Huez, giungendo sul mitico colle tutto solo, dopo essersi tolto di ruota, ancora una volta, chi lottava per la maglia gialla. Finì il Tour, dopo aver pagato all’inverosimile (oltre 17 minuti!) le sempre troppe prove a cronometro (in quella edizione addirittura 5!!!), al sesto posto, a 13’21” da Hinault. Era comunque entrato fra coloro che saranno sempre ricordati.

Nel 1983, dopo aver raccolto un’infinità di piazzamenti anche in gare di spessore, alcuni problemi fisici frenarono la sua forma in estate, ma nel computo della stagione riuscì ugualmente ad arricchire il palmares di sei corse e rivinse il campionato svizzero della montagna. Anche nell’84, continuò il suo trend di buoni piazzamenti, ma vinse solo una frazione del Giro di Svizzera, ed una prova minore. Col 1985 iniziò con una certa continuità il suo rapporto col ciclocross, dove si dimostrò ben presto uno dei migliori in circolazione. Durante la stagione, la sua prima all’interno dell’italiana Carrera, vinse tre gare su strada, si confermò campione svizzero della montagna e raccolse la solita batteria di piazzamenti. L’anno seguente, all’evidente sua ascesa nel cross, fece seguito una flessione su strada, dove colse una sola vittoria, ed a fine anno, ritornò in una formazione svizzera. Nel 1987, all’ottimo trend nel fuoristrada, aggiunse maggior tangibilità sull’asfalto, anche se le vittorie furono solo tre. Il superamento dei trent’anni non significò flessione per Beat, anzi. Nel 1988, infatti, vinse il titolo svizzero di ciclocross, ed a dimostrazione dei suoi valori, trionfò pure in una prova del Superprestige, fino a salire sul podio mondiale, dietro al connazionale Richard e all’amico olandese Adri Van der Poel. Nel ciclismo su strada, raccolse tre successi, sempre sulla spinta della siamese salita. Con l’ultima stagione degli anni ottanta, “la Pulce” tornò a graffiare l’asfalto. Rivinse, infatti, il Giro di Svizzera ed una tappa dello stesso, nonché la “solita” corsa di Kitzbuel. Naturalmente, si confermò ai vertici nel ciclocross. Col nuovo decennio, ed a trentatré anni, l’intrepido Beat, iniziò pure a fare diverse capatine su pista, gareggiando fra gli stayer. Nel 1990 si laureò per la quarta volta campione svizzero della montagna, ma ormai le sue attenzioni non stavano sul ciclismo classico. Con la stagione ’91, infatti, a parte qualche sporadica partecipazione alle corse svizzere, i suoi impegni furono tutti concentrati sul ciclocross, dove continuò a vincere (nel suo palmares finirono altre due gare del Superprestige ed un altro titolo svizzero nel 1994), nonché ad inseguire gli stayer, dove il suo massimo risultato fu il quarto posto ai mondiali del 1993. Chiuse la carriera nel 1996, sulla soglia dei quaranta anni, ma è pur vero che nelle ultime stagioni, il simpatico Beat, accostò alla bicicletta, l’acquisizione di un nuovo ruolo, quello che poi divenne il suo mestiere nel dopo ciclismo: il comico e l’intrattenitore.

Beat Breu, nella “divisa odierna”…
Oggi, è un apprezzato showman, che si esibisce nei teatri, nelle radio, negli hotel, nei villaggi turistici e nelle navi da crociera. Come dire: “ero un personaggio e lo sto dimostrando”.

Morris

 

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Livello Tour




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  postato il 24/10/2006 alle 01:57
Utilizzo questo thread.. per un augurio speciale..

Oggi, 23 ottobre (anche se ormai in Italia è il 24), compie 66 anni Edson Arantes do Nascimento, più noto come Pelé (nato a Três Corações, Minas Gerais, il 23 ottobre 1940), detto anche 'o rei, da molti considerato, a mio parare a ragione, il più forte giocatore di football di tutti i tempi.


 
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  postato il 24/10/2006 alle 02:36
Molto bello e interessante questo spazio dedicato ai compleanni.Ho apprezzato assai il ritratto di Breu,un ciclista di cui volevo sapere un pò di più.Sulla sua occupazione odierna sono rimasto sorpreso,non ci avrei mai pensato!
 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 24/10/2006 alle 21:12
I Compleanni di oggi 24 ottobre.



Eddy Cael (Belgio – 61 anni)


Marc Dierickx (Belgio – 52 anni)


Valentin Dorronsoro Uranga (Spagna – 47 anni)


René Marigil Domingo (Spagna – 78 anni)


Levi Leipheimer (USA – 33 anni)


Francisco Javier Ochaita Sanz (Spagna – 41 anni)


Alessio Peccolo (Italia – 59 anni)


Serguei Smetanine (Russia – 33 anni)


Roger Verplaetse (Belgio – 75 anni)


Gli zoom di oggi:

LEVI LEIPHEIMER
Nato a Butte (USA) il 24 ottobre 1973. Passista scalatore. Professionista dal 1995 con 17 vittorie ad oggi.

Essendo un corridore in attività, mi limito a riportare lo score della sua ultima stagione. In ogni caso, è doveroso premettere che si tratta di un atleta che ha fatto fatica ad accasarsi anche negli Stati Uniti, prima di incontrare Lance Armstrong e l’US Postal. Poi, da qui, la rampa di lancio che l’ha portato in Europa, prima alla Rabobank poi alla Gerolsteiner.


2006
1° nel Prologo Tour of California, San Francisco (USA)
1° a Copperopolis (USA)
3° nella 3a tappa Criterium du Dauphiné Libéré, Bourg-de-Péage (FRA)
3° nella 4a tappa Criterium du Dauphiné Libéré, Mont Ventoux (FRA)
1° nella Classifica Generale Criterium du Dauphiné Libéré (FRA)
2° nella Classifica GPM Criterium du Dauphiné Libéré (FRA)
36° nella Prologo Tour de France, Strasbourg (FRA)
93° nella 1a tappa Tour de France, Strasbourg (FRA)
69° nella 2a tappa Tour de France, Esch-sur-Alzette (FRA)
24° nella 3a tappa Tour de France, Valkenburg (FRA)
56° nella 4a tappa Tour de France, Saint-Quentin (FRA)
49° nella 5a tappa Tour de France, Caen (FRA)
93° nella 6a tappa Tour de France, Vitré (FRA)
96° nella 7a tappa Tour de France, Rennes (FRA)
84° nella 8a tappa Tour de France, Lorient (FRA)
159° nella 9a tappa Tour de France, Dax (FRA)
21° nella 10a tappa Tour de France, Pau (FRA)
2° nella 11a tappa Tour de France, Val d'Aran/Pla-de-Beret (FRA)
46° nella 12a tappa Tour de France, Carcassonne (FRA)
64° nella 13a tappa Tour de France, Montélimar (FRA)
32° nella 14a tappa Tour de France, Gap (FRA)
10° nella 15a tappa Tour de France, L'Alpe-d'Huez (FRA)
9° nella 16a tappa Tour de France, La Toussuire (FRA)
38° nella 17a tappa Tour de France, Morzine (FRA)
14° nella 18a tappa Tour de France, Mâcon (FRA)
34° nella 19a tappa Tour de France, Montceau-les-Mines (FRA)
35° nella 20a tappa Tour de France, Paris Champs-Elysées (FRA)
13° nella Classifica Generale Tour de France (FRA)
1° nella 5a tappa Deutschland Tour, Seefeld (A) (GER)
2° nella 6a tappa Deutschland Tour, St. Anton am Arlberg (A) (GER)
2° nella Classifica Generale Deutschland Tour (GER)
2° a Greenville (USA)



ALESSIO PECCOLO
Nato a San Vendemiano (TV) il 24 ottobre 1947. Scalatore. Alto 1,63 per 57kg Professionista nel 1973 e ’74 senza ottenere vittorie.

Uno dei tanti esempi, presenti nella storia del ciclismo italiano, di un grande dilettante che poi delude fra i professionisti. Peccolo e piccolo, come in una filastrocca, tarchiato e compatto come un gladiatore, volenteroso e duro come l’ottimo stampo “razza Piave”, con questi connotati si fece largo fra i puri. Nato per essere scalatore, con una particolare predisposizione verso l’attacco, nemmeno “palo” in volata, Alessio, divenne presto un riferimento di quel pedale che pare da sempre siamese alla terra trevigiana. Spesso spettacolare nelle sue azioni, seppe persino ergersi ad esempio di quella gloriosa maglia rossoblu dell’Unione Ciclistica Vittorio Veneto, colori a me cari e dalla storia rattrappita ed essiccata, da chi dovrebbe sempre stare lontano dal ciclismo. Sì, questo corridore che il 95% di chi segue il ciclismo manco sa chi fosse, mi era simpatico e mi è dispiaciuto vedere la sua ellisse oscurata da un precoce tramonto. Già, perché il ragazzo passò tardi al professionismo, ignorato da troppe squadre e da un osservatorio disattento, e dire che allora, il ciclismo, era molto migliore. Forse su Alessio ha pesato la statura, ma da dilettante era un gran bel corridore davvero. Basti citare un dato, di cui chi ha qualche anno in più, conosce bene i valori: Peccolo, vinse per ben due volte una corsa dura, dai “garun bindiani”, come il Giro del Friuli a tappe. La prima volta, nel 1969 e la seconda, nel 1972. Dopo il primo successo, era obbligo di razionalità passare, invece la ferma dei Probabili Olimpici (che disastro per tanti corridori!), lo spinse a restare là, dove si consumava per traguardi che poi, alla luce della storia di questo sport, possiedono valenze molto tenui, vero Flavio Martini? Per il piccolo Peccolo, le porte del professionismo si spalancarono solo per la stagione 1973, ad Olimpiadi passate.
All’epoca pensai che uno come lui, nonostante gli evidenti tratti della super attività da puro, potesse ambire ad una Filotex, una Bianchi o una Scic, invece gli unici che si interessarono veramente al corridore di San Vendemmiano, furono i dirigenti della GBC (che avevano già programmato di sospendere l’attività in Italia con partenza dal ’74…) ed al team bianconero, unico neoprof, Alessio passò.

Si trattava di una formazione composta da corridori molti anziani e con diversi pistard, a cui si aggiungevano velocisti su strada al tramonto come Luciano Armani, nonché due elementi di non facile collocazione, quali Claudio Michelotto e Wladimiro Panizza. Il primo già trentunenne, da speranza era sempre rimasto nel limbo, mentre il secondo, ventottenne, dopo sei stagioni fra i prof, non aveva ancora trovato la sua dimensione. A Peccolo, al pari del coetaneo Roberto Sorlini e di “collo lungo” Wilmo Francioni, più giovane di un anno ma con tre buone stagioni nell’elite alle spalle, spettava il non facile compito di dare linfa ad una squadra comunque modesta. L’inserimento di Alessio fu difficile e ben poco prodigo di soddisfazioni. Il terzo posto dietro Basso e Van Springel, in Svizzera, nel GP Kanton Argau-Gippingen, sembrò di buon auspicio per l’imminente Giro d’Italia, ma nella “corsa rosa”, fu autore di una corsa incolore, non già per il 29° posto finale, terzo fra i neopro (dietro Riccomi e Conati), ma per non aver mai animato la corsa come era nelle sue caratteristiche da dilettante. Andò addirittura peggio al Giro di Svizzera, dove chiuse, con un cast molto inferiore, al ventiduesimo posto, senza mettersi mai in luce. A fine anno, la GBC chiuse e Peccolo passò alla Filcas, una squadra di dilettanti che era passata in massa fra i prof. La sua stagione 1974 però, fu molto più incolore di quella del debutto (finì il Giro al 60° posto), ed a novembre, a soli 27 anni, appese la bicicletta al chiodo.

Suo figlio Nicola, classe 1982, molto simile al padre come caratteristiche fisiche e tecniche, è stato un ottimo dilettante, ma non è riuscito a strappare un contratto professionistico.

Morris

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/10/2006 alle 21:20
Originariamente inviato da Morris

I Compleanni di oggi 24 ottobre.



Suo figlio Nicola, classe 1982, molto simile al padre come caratteristiche fisiche e tecniche, è stato un ottimo dilettante, ma non è riuscito a strappare un contratto professionistico.

Morris


Peccato veramente per Nicola.....ricordo qualche sua immagine sulle strade di casa mia...peccat veramente

 

[Modificato il 25/10/2006 alle 12:19 by Monsieur 40%]

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"La vita e la morte.La pace e la guerra.La repubblica e la monarchia.Infine Bartali e Coppi e la progressiva identificazione di un popolo, che ripartiva da zero, in una coppia di campioni."Leo Turrini

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 25/10/2006 alle 22:22
I Compleanni di oggi 25 ottobre.



Emiliano Alvarez Arana (Spagna – 94 anni)


Maurice Burton (Gran Bretagna – 51 anni)


Leonardo Natale (Italia – 48 anni)


Klaus Diewald (Germania – 34 anni)


Marcel Beima (Olanda – 23 anni)

Il suo 2006:
2° nella 1a tappa Volta Ciclista Provincia Tarragona, Alcanar (ESP)
3° nella 2a tappa Tour de Namur, Vresse (BEL)


Dario Andriotto (Italia – 34 anni)


Jesus Javier Ramirez Torres (Spagna - 27 anni)

Il suo 2006:
2° nella Classifica Generale Vuelta Ciclista a la Comunidad de Madrid (ESP)
3° nella 5a tappa Trofeo Joaquim Agostinho – GP de Torres Vedras (POR)
3° nella 2a tappa Tour des Pyrénées - Vuelta a los Pirineos, Bareges (FRA)
3° nella Classifica Generale Tour des Pyrénées (FRA)


Patrice Thevenard (Francia – 52 anni)


Piet Van Hees (Olanda – 68 anni)


Hugo Verlinden (Belgio – 69 anni)


Gli zoom di oggi:

DARIO ANDRIOTTO
Nato a Busto Arsizio (Va) il 25 ottobre 1972. Passista. Professionista dal 1995



Note.
E’ stato campione del mondo nella 100km a squadre nel 1994 con Gianfranco Contri, Luca Colombo e Cristian Salvato.
Nel suo palmares da professionista:
G.P. d’Europa nel 1995 (in coppia con Vitali Kokorine)
G.P. d’Europa nel 1997 (in coppia con Cristian Salvato)
Campione Italiano a Cronometro
Ottava tappa del Giro di Polonia
G.P. d’Europa nel 2000 (in coppia con Sergei Metveev)

Il suo 2006
167° nella 1a tappa Giro d'Italia, Seraing (ITA)
186° nella 2a tappa Giro d'Italia, Charleroi/Marcinelle (ITA)
170° nella 3a tappa Giro d'Italia, Namur (ITA)
105° nella 4a tappa Giro d'Italia, Hotton (ITA)
22° nella 5a tappa Giro d'Italia, Cremona (ITA)
59° nella 6a tappa Giro d'Italia, Forlì (ITA)
156° nella 7a tappa Giro d'Italia, Saltara (ITA)
164° nella 8a tappa Giro d'Italia, Maielletta/Passo Lanciano (ITA)
134° nella 9a tappa Giro d'Italia, Termoli (ITA)
134° nella 10a tappa Giro d'Italia, Peschici (ITA)
133° nella 11a tappa Giro d'Italia, Pontedera (ITA)
113° nella 12a tappa Giro d'Italia, Sestri Levante (ITA)
157° nella 13a tappa Giro d'Italia, La Thuile (ITA)
130° nella 14a tappa Giro d'Italia, Domodossola (ITA)
122° nella 15a tappa Giro d'Italia, Brescia (ITA)
123° nella 16a tappa Giro d'Italia, Trento/Monte Bondone (ITA)
107° nella 17a tappa Giro d'Italia, Plan de Corones (ITA)
142° nella 18a tappa Giro d'Italia, Gemona del Friuli (ITA)
126° nella 19a tappa Giro d'Italia, Passo di San Pellegrino (ITA)
133° nella 20a tappa Giro d'Italia, Aprica (ITA)
56°°nella 21a tappa Giro d'Italia, Milano (ITA)
146° nella Classifica Generale Giro d'Italia (ITA)
139° nella 2a tappa Vuelta a España, Córdoba (ESP)
153° nella 3a tappa Vuelta a España, Almendralejo (ESP)
146° nella 4a tappa Vuelta a España, Cáceres (ESP)
128° nella 5a tappa Vuelta a España, Estación de Esquí La Covatilla (ESP)
177° nella 6a tappa Vuelta a España, León (ESP)
171° nella 7a tappa Vuelta a España, Alto de El Morredero (ESP)
143° nella 8a tappa Vuelta a España, Lugo (ESP)
132° nella 9a tappa Vuelta a España, Alto de La Cobertoria (ESP)
138° nella 10a tappa Vuelta a España, Museo de Altamira (ESP)
108° nella 11a tappa Vuelta a España, Burgos (ESP)
75° nella 12a tappa Vuelta a España, Guadalajara (ESP)
87° nella 13a tappa Vuelta a España, Cuenca (ESP)
105° nella 14a tappa Vuelta a España, Cuenca (ESP)
133° nella 15a tappa Vuelta a España, Factoría Ford (ESP)
123° nella 16a tappa Vuelta a España, Observ. Astronómico de Calar Alto (ESP)
97° nella 17a tappa Vuelta a España, Granada (ESP)
98° nella 18a tappa Vuelta a España, Sierra de la Pandera (ESP)
76° nella 19a tappa Vuelta a España, Ciudad Real (ESP)
117° nella 20a tappa Vuelta a España, Rivas Vaciamadrid (ESP)
115° nella 21a tappa Vuelta a España, Madrid (ESP)
115° nella Classifica Generale Vuelta a España (ESP)


LEONARDO NATALE
Nato a Saronno (VA) il 25 ottobre 1958. Passista scalatore, alto 1,78 per 68 kg. Professionista dal 1978 al 1985, senza ottenere vittorie.

Dire che è stato un buon corridore e poi guardare al palmares che riporta zero vittorie, può apparire un controsenso per i giocolieri o tuttologi degli albi d’oro, ma la realtà è diversa e sono a ribadire che Leonardo è stato davvero un buon corridore. Un dilettante nelle media, non scarso e nemmeno un tipo di quelli che collezionano vittorie su vittorie, per arrivare al ciclismo che conta spompati. Da puro, era uno che emergeva nelle corse aspre, con salite vere, dove poteva trovare quell’ottima cadenza che ha saputo mantenere anche da professionista. Fece il gran salto molto presto (come si dovrebbe sempre fare, appena si crea un minimo di possibilità), nel 1978, prima di compiere 20 anni, approfittando di un team, l’Intercontinentale Assicurazioni, che si era posto l’obiettivo di lanciare un bel gruppo di giovani non di gran nome (sarà un caso, ma sono diventati più o meno tutti, dei più che discreti prof!). Nel 1979, il team cambiò sponsor, divenendo Sapa Frontini e Natale ebbe l’occasione di provarsi al cospetto del Giro d’Italia. Dopo essersi messo in luce nelle tappe più dure, chiuse la corsa al sedicesimo posto, secondo fra i neopro, dietro a Contini. Andò meglio l’anno successivo, dove chiuse 10°, con diversi piazzamenti nelle top ten di tappa, ed il platonico primo posto fra i giovani.

Nel 1981, raccolse i suo miglior piazzamento di gara con un terzo posto nella tappa di Dimaro Val di Sole al Giro, chiuso poi al 13° posto. Fu poi autore di un grande Giro di Svizzera che finì terzo, dietro gli svizzeri Breu e Fuchs. Durante i nove giorni di gara, arrivò quarto nella cronoscalata di Balmberg, mentre in quella di Mont Bre, solo Beat Breu riuscì a batterlo. Divenuto luogotenente di Saronni nel 1982, rimase al suo fianco per tre stagioni, piazzandosi ancora al Giro (13° nel 1982, 31° nell’83, 32° nell’84), dimostrandosi sempre utilissimo. Nel 1985, in quella che sarà la sua ultima stagione agonistica, passò alla corte di Francesco Moser, ma non ebbe occasioni di emergere, in gran parte per problemi fisici. A fine stagione, a soli 27 anni, chiuse col ciclismo.

Morris

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 25/10/2006 alle 22:44
Morris, complimenti, ma quelli sono ovvi.

Soprattutto, grazie per avermi ricordato Beat Breu. Da piccolo avevo un gioco (da tavolo? dadi? boh ... io mi ricordo i ciclistini, ma quanto ci ho giocato!) con dei ciclistini di plastica, e il Cilo-Aufina era Breu che si involava verso le Tre Cime.
Naturalmente con il commento di De Zan (quello vero): "e s-c-a-a-atta Be-e-e-a-t Br-e-e-e-e-e-e-u".

 
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  postato il 26/10/2006 alle 02:25
Ancora complimenti per i ritratti Morris.
Non sapevo che Natale non aveva mai vinto da professionista,avevo visto anch'io i suoi buoni piazzamenti al Giro.
Mi è venuta in mente una cosa:in quegli anni a cavallo tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta,dominati dalla rivalità tra Moser e Saronni in Italia c'erano diversi corridori a mio avviso buoni che dopo le ottime cose fatte vedere a livello giovanile da professionisti colsero buoni risultati soprattutto nei primi anni ma che poi si trascinarono fino al termine della carriera col rammarico di non aver fatto forse quel qualcosa in più che poteva consacrarli e farli ricordare maggiormente:mi viene da pensare ai vari Alfio Vandi(di cui c'è il ritratto in Graffiti),lo stesso Leonardo Natale,Carmelo Barone,Claudio Bortolotto,Valerio Lualdi(che mi pare fosse stato un buon gregario da prof).Mi piacerebbe vedere un ritratto di questi atleti,magari in questo stesso thread sui compleanni o in un altro diverso.

 
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  postato il 26/10/2006 alle 11:34
Sarebbe bello magari finito un mese che questo 3D potesse essere salvato tra i documenti, no?

 

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Un uomo comincerà a comportarsi in modo ragionevole solamente quando avrà terminato ogni altra possibile soluzione.
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Livello Marco Pantani




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  postato il 26/10/2006 alle 19:31
Bella Morris, iniziativa degna di te.
Grazie per la consueta generosità.

Concordo con Guido, Beat Breu è un elemento molto interessante. Se non ricordo male ebbe a dire qualcosa contro dei tifosi di Moser che l’avevano spintonato su un passo del tappone dolomitico (Pordoi o Sella…mah) mentre Franz inseguiva il nostro beniamino Laurent che gli stava soffiando la maglia rosa. La cosa fu messa a tacere, mi pare, Franz era un intoccabile. Confermi?

Però quella di Favero è bella vera. Confesso di non conoscerlo e la cosa mi si rinfaccia un po’. Quel periodo va studiato, troppi campioni incredibili, troppe storie bellissime. Davvero, vengo lì, mangiamo una piada e ti ascolto. Tu fai partire il dottor Divago e io ti prometto di non interrompere, quello che capisco, capisco.
Gaul che vince il tour a cronometro è una figata vera. Voglio tornare indietro nel tempo.

Io, nel mio piccolo, c’ho in canna un aneddoto di Bono a un Tendicollo Universal dei tempi di Baldini e Jacquot. È da spattaccarsi dal ridere e quando te lo racconto, rimani contento per 2 mesi. Spero di poterlo fare presto.

Rispetto, fratello baffuto e con la pancia.

claudio

 

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“…..oh, ghè riàt Dancelli!....”


 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 26/10/2006 alle 23:18
I Compleanni di oggi 26 ottobre.


Wayne Bennington (Gran Bretagna – 42 anni)


Vincenzo Busi (Italia – 66 anni)


Karel Camrda (Repubblica Ceka - 42 anni)


Oswald Declercq (Belgio – 72 anni)


Bernd Drogan (Germania – 51 anni)


Marcus Ljungqvist (Svezia – 32 anni)

Note: nel suo palmares precedente il 2006 ci sono 13 vittorie.
Il suo 2006:
3° nella NK Ind. tijdrit op de weg, Elite, Zweden, Sollerö (SWE)
1° nella 2a tappa Paris - Corrèze, Chaumeil (FRA)
1° nella 1a tappa Vuelta a España, Málaga (ESP)
73° nella 2a tappa Vuelta a España, Córdoba (ESP)
77° nella 3a tappa Vuelta a España, Almendralejo (ESP)
58° nella 4a tappa Vuelta a España, Cáceres (ESP)
140° nella 5a tappa Vuelta a España, Estación de Esquí La Covatilla (Béjar) (ESP)
104° nella 6a tappa Vuelta a España, León (ESP)
90° nella 7a tappa Vuelta a España, Alto de El Morredero (Ponferrada) (ESP)
78° nella 8a tappa Vuelta a España, Lugo (ESP)
56° nella 9a tappa Vuelta a España, Alto de La Cobertoria (ESP)
118° nella 10a tappa Vuelta a España, Museo de Altamira (Santillana del Mar) (ESP)
67° nella 11a tappa Vuelta a España, Burgos (ESP)
77° nella 12a tappa Vuelta a España, Guadalajara (ESP)
46° nella 13a tappa Vuelta a España, Cuenca (ESP)
33° nella 14a tappa Vuelta a España, Cuenca (ESP)
88° nella 15a tappa Vuelta a España, Factoría Ford (Almussafes) (ESP)
36°a nella 16a tappa Vuelta a España, Observatorio Astronómico de Calar Alto (ESP)
59° nella 17a tappa Vuelta a España, Granada (ESP)
49° nella 18a tappa Vuelta a España, Sierra de la Pandera (ESP)
52° nella 19a tappa Vuelta a España, Ciudad Real (ESP)
22° nella 20a tappa Vuelta a España, Rivas Vaciamadrid (ESP)
93° nella 21a tappa Vuelta a España, Madrid (ESP)
53° nella Classifica Generale Vuelta a España (ESP)


Paul Martens (Germania – 23 anni)

Il suo 2006:
1° nella 2a tappa Tour de Luxembourg, Differdange (LUX)
3° a Stekene (BEL)
1a nel Giro di Münsterland Giro, Münster (GER)


Aldo Pifferi (Italia – 68 anni)


Nico Roose (Belgio – 40 anni)


Ludwig Ruckteschler (Germania – 83 anni)


Gottfried “ Gody” Schmutz (Svizzera – 52 anni)


Uwe Straumann (Danimarca – 29 anni)


Yan Tournier (Francia – 28 anni)


Patrick Verplancke (Belgio – 44 anni)



Lo zoom di oggi:

ALDO PIFFERI
Nato ad Orsenigo (CO) il 26 ottobre 1938. Passista veloce, alto 1,71 per 68 kg. Professionista dal 1962 al 1970 con 5 vittorie.

Nella storia del ciclismo ci sono degli anonimi che rimangono tali, anche dopo il raggiungimento di qualche bersaglio. Oddio, lo sono per molti, anzi per troppi, almeno quanto basta per riesumarli dalle pagine dei ricordi, fin quando la memoria ne darà possibilità. Aldo Pifferi, comasco verace e con un particolare senso dell’onore, ha svolto il suo lavoro di onesto comprimario in un’epoca di tanti campioni e qualche fuoriclasse, quando un traguardo valeva sempre tanto e le corse vivevano nell’attesa quasi doverosa dei capitani consacrati, in mezzo a gregari e spalle che oggi sarebbero in vista, dei vincenti, per non dire meritevoli di capitoli di storia ciclistica. Aldo, si muoveva in mezzo a loro, meritandosi la paga, con la speranza di un acuto per far dire che c’era anche lui.
In quella moltitudine di uomini umili, senza passato e col futuro nebuloso ed ignoto che solo le mani screpolate potevan garantire, lui, come diversi, trovò in Sergio Zavoli (un grande davvero!), il cantore, l’unico capace di far vivere nelle nuove vie del racconto date dalla TV, lo sconosciuto di quel grumo di colori che percorrevan le strade. Un eroe del ciclismo anche lui, il nostro Aldo da Orsenigo, spesso intento a prendere l’acqua nelle fontane o nei bar ai margini delle carreggiate, o alla ricerca di qualcuno, fra il pubblico, generoso ed organizzato per offrire assistenza. Quanto era più faticosa la vita del gregario di quei tempi! Un romanzo che tracciava pagine su pagine e di cui, ai giovani odierni, han tolto la possibilità di lettura, almeno di quel tanto da consigliar loro di ricercare, scavare, perchè il ciclismo degli albi d’oro è solo un tassellino, a volte persino incolore, di un libro secolare.

Ma chi era questo eroe sconosciuto di quei tempi indimenticabili?
Atleticamente, era un buon corridore, con uno spunto velocistico che a volte faceva male anche alle più famose ruote veloci. Aldo non è mai stato un grande dilettante. Passò professionista, a 24 anni, nel 1962, nell’ultima stagione della storica Atala, prima di una sospensione ventennale.
Personaggio sorridente ed attivo, cominciò da subito a conoscere il pane del gregario a vantaggio di un evidente anche quando non vinceva, come Vito Taccone. Al suo primo Giro, nell’anno d’esordio, fu uno dei tanti travolti nella neve di Passo Rolle, nel giorno angelico di Vincenzo Meco. Si rifece, per quello che potevano consentire i tempi ed i ruoli, nell’edizione successiva, in un giorno di libera uscita. Sul rettilineo della tappa di Arezzo, solo il rush di Vendramino Bariviera, personaggio a me caro e di cui parlerò presto, lo lasciò al ruolo di seconda ruota. Aldo però c’era: lo capivano le squadre, allora in mano a gente più umana, lo capivano e contemplavano quelli del gruppo, lo sentiva lui, sempre più pieno del suo oscuro lavoro. Anche nel ’64, dopo aver cercato invano la fuga buona al Giro, un piazzamento lo colse: finì terzo nel Giro della Provincia di Reggio Calabria. Con l’arrivo del 1965, giunse anche il raggio di sole di una vittoria. Avvenne proprio nella “corsa rosa”, sul prestigioso traguardo di Torino, quando bruciò il “Treno di Gromo”, Giacomo Fornoni. Si tolse poi un’altra soddisfazione, vincendo un circuito in Toscana. Il buon Pifferi, sempre alla ricerca di una fuga in grado di esaltare il suo spunto veloce, ci provò anche nel ’66: gli andò male al Giro, ma colse un paio di secondi posti, nella Coppa Placci e nella prova di Imola valevole per il Trofeo Cougnet. Col 1967, giunse anche la sua migliore stagione. Iniziò da subito a recitare un bel ruolo, con un secondo posto particolare (anche per la storia che riporterò in calce a questo ritratto), in terra sarda. Avvenne in occasione della Sassari Cagliari, non già la classica, bensì l’ultima frazione del Giro di Sardegna (quanto piaceva al poco più che bambino sottoscritto, quella corsa!). A batterlo, unico nel fior di velocisti che si disputarono il traguardo, un belga che era già grande: Eddy Merckx. Dietro Aldo gente come Zandegù e due fiamminghi come Stegmans e Lelangue. Qualche giorno dopo, a Viterbo, vinse la seconda tappa della Tirreno Adriatico lasciandosi alle spalle Dancelli, Poggiali, l’umile in grande giornata Giorgio Destro e Adorni. Tornò al suo ruolo di gregario, ma durante l’anno vinse il Giro delle Tre Province Camucia valevole come prova del Trofeo Cougnet. Una settimana più tardi, vinse un circuito in Umbria, ed anche il challange dedicato al primo patron del Giro fu suo, ma non si presentò ad uno dei primi controlli antidoping, e fu squalificato. Nella stagione dell’esplosione dell’impero di Eddy Merckx, il 1968, Aldo, che nell’anno avrebbe compiuto 30 anni, si adeguò ulteriormente al suo ruolo di gregario, ma continuò a cercare le fughe, a volte incidentalmente, come nel caso che seguirà. La gioia della vittoria però, non gli strinse più la mano e dopo due stagioni di sempre onesto ed oscuro lavoro, alla fine del 1970, a 32 anni, appese la bicicletta al chiodo.

Per completare, questo zoom su Aldo Pifferi, riporto un articolo che su di lui ha scritto Gino Sala, un giornalista che ho apprezzato da bambino e che leggevo avidamente da ragazzo. Il testo, pubblicato da Tuttobici, è uno spaccato fedele del comasco e di quell’epoca stupenda. Gino, nello scritto, non lo ricorda esattamente, ma la semitappa del Giro di Sardegna di cui parla, ci porta al 1968: era la Arbatax-Nuoro di 103 chilometri. Vinse Merckx, che anticipò Bitossi di 21”, ed il gruppo dei migliori di 51”. Da notare, perché gli albi d’oro vanno sempre letti con attenzione, che il belga, tanto cannibale in corsa, quanto uomo generoso al di fuori dell’agonismo, vinse quel Giro di sole sette tappe, con più di otto minuti su Zilioli…..

Morris


Aldo Pifferi
L'uomo che amava andar sempre in fuga

di Gino Sala


Bisognerebbe chiedersi finché in ciascuno di noi ci sono episodi che rimangono, come dire?, inchiodati nella memoria. Episodi magari meno importanti di altri e tuttavia presenti quando nel caso del vecchio cronista capita di dover parlare di un ciclista non propriamente famoso, di un elemento che nei miei ricordi appartiene alla schiera dei corridori di mezza levatura, o di seconda schiera, come si usa nei giudizi di oggi.

Ebbene, a proposito di Aldo Pifferi, comasco di Orsenigo della classe 1938, professionista dal 1962 al 1970, ho davanti agli occhi quella strada campagnola di una semitappa del Giro di Sardegna che se non vado errato portava al traguardo di Sassari. Era un mattino silenzioso in tutti i sensi. Rari gli spettatori, tranquillissimo il gruppo che contava sulla presenza di Jacques Anquetil, Eddy Merckx e di altri campioni all'inizio dell'attività stagionale, giusto il momento per scendere dalla vettura, accostare su uno spiazzo e gustare il solito panino imbottito di prosciutto crudo e bagnato da una bottiglietta di acqua minerale. Niente vino anche se aggiungendo al pranzetto una scaglia del pecorino locale, la tentazione di un "bianco" era forte.

Dunque, chiacchierando del più e del meno col mio pilota, vedo giungere un pedalatore che non ha però l'aspetto del fuggitivo. E infatti Pifferi si trovava davanti col permesso del plotone. Bisogni corporali, per intenderci. E risalito in bici, il giovanotto procedeva lentamente allo scopo di farsi riprendere. I patti sono patti, proibito sgarrare anche perché un comportamento diverso avrebbe il disprezzo dei colleghi.

Insomma, Pifferi aspettava il momento di dover rientrare da dov'era uscito e la sua andatura era più che turistica, diciamo sotto i 25 chilometri orari. Ad un certo punto il cavaliere solitario mi fa un cenno e quando lo affianco mi chiede: "Dove sono?, cosa fanno?". Attendo il plotone e noto che uno scherza e l'altro ride e un altro ancora ha un piede sul manubrio. Vanno talmente piano da concedere a Pifferi diciotto minuti di vantaggio. Mi riporto in testa e riferisco. "Ah si?", è la risposta. E da quel momento Aldo accelera con l'intenzione di punire chi lo sta prendendo per i fondelli. Ma quel grande egoista che è sempre stato Merckx mette sotto i gregari. Inseguimento feroce, Pifferi acciuffato in prossimità dell'arrivo e Anquetil che rivolgendosi al belga dice: "Eddy non si fa così. Non si doveva umiliare un povero diavolo. Male, malissimo...".

Già, la gola profonda di Merckx aveva divorato anche una semitappa da niente. E Pifferi si sentiva due volte tradito. Qualcuno osserverà che le concessioni non erano nel repertorio del "cannibale", che Eddy voleva vincere, le semitappe, i circuiti notturni, tutto, proprio tutto, ma come non capire quei quaranta, cinquanta corridori che sul colle della Maddalena beffeggiarono a suon di pernacchie un Merckx in crisi e prossimo a chiudere la carriera?

Tornando a Pifferi, rammento le sue buone qualità di velocista. Cinque le vittorie ottenute, la più prestigiosa quella di Torino del Giro d'Italia 1965. Passista veloce, sovente in fuga, poco assistito da quel briciolo di fortuna che dovrebbe aiutare gli audaci. Mi chiedo anche se l'episodio sardo che ho ampiamente citato non abbia influito sul rendimento di Aldo. Forse esagero, forse do troppa importanza a quella "fuga" non voluta e poi distrutta da un despota, ma sappiamo che gli effetti delle spietate gerarchie sono una sberla al coraggio dei poveri.

"Articolo tratto da Tuttobici"

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 26/10/2006 alle 23:43
Per Abruzzese....
Posterò un Graffiti su uno dei tre ciclisti da te citati accanto a Natale. Lo farò in serata.

Per l'unico architetto iridato del ciclismo....di nome Claudio, ma in arte Dancellozzo....
In attesa di mangiare la piadina che tanto mi fa divagare (ma devo a te e al mitico Leo, un viaggio verso le bresciane dimore di profumato ciclismo), ti offro subito la possibilità di mettere in calce, con la tua consueta maestria, il particolare comico su Ernesto Bono. Posterò, sempre in questa serata, un Graffiti sull'uomo di Ome.... che ebbe qualche anno
fa grossi problemi di cuore, fortunatamente risolti con un trapianto.

 

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Livello Gastone Nencini




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  postato il 06/11/2006 alle 07:47
Oggi e' il compleanno di Frank Vandenbroucke, compie 32 anni, auguri Frank, speriamo che il 2007 ti regali tanti successi.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/12/2006 alle 22:00
Mi sono accorto che oggi è il compleanno di Fiorenzo Magni.
Tanti auguri, vecchio leone!
86 anni splendidamente portati!

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/12/2006 alle 22:07
auguroni davveor al grande fiorenzo!!!ke campione...
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/12/2006 alle 22:11
Originariamente inviato da falco46

auguroni davveor al grande fiorenzo!!!ke campione...


Mi associo ... auguroni ad un mito.


 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 08/12/2006 alle 02:45
Compie oggi 62 anni.....

LAGHI RENATO
Nato ad Errano di Faenza (RA) l’8 dicembre 1944. Passista scalatore. Professionista dal 1967 al 1979 con una vittoria.



Un esempio di dedizione verso il ciclismo e i suoi valori. Una carriera lunghissima tutta votata ai sui capitani e ai colori delle proprie squadre. Renato Laghi rappresenta lo stereotipo del corridore poco dotato di talento, pronto a mettere a frutto la sua crescita, orientarla nelle giuste direzioni, fino a superare decine e decine di colleghi nati con mezzi decisamente superiori. Nel suo genere è stato un grande verso il quale c’è da togliersi il cappello. Cresciuto nella squadra giovanile del suo paesino delle colline faentine, ispirata e fondata da Don Zannoni, un parroco amante del ciclismo e operatore instancabile già negli anni trenta, Renato si dimostrò presto un corridore dotato di fondo, dallo spirito battagliero e con una palpabile capacità di soffrire. Totalmente privo di sprint, pagò in termini di vittorie questa sua mancanza, ma al traguardo arrivava sempre, spesso coi primi. Abbastanza per essere preso in considerazione dagli occhi lunghi e dal buon senso degli operatori tecnici del professionismo di allora. Con un bottino che conteneva una quindicina di successi dagli allievi ai dilettanti passò così nell’elite del ciclismo nel 1967, nelle fila della Germanvox. Qui trovò un capitano nella fase calante di carriera come Vito Taccone, ma Laghi continuò a crescere imparando bene il “mestiere” di gregario, capace di animare le corse e magari cercare quell’acuto personale in grado di evitargli l’impossibilità dello sprint. In questo contesto, notevole il suo terzo posto nella Coppa Sabatini ’68. Nello stesso anno, chiuse 24° il Giro d’Italia. Nel ’70 passò alla Sagit e finì la “corsa rosa” in venticinquesima posizione. Nella stagione, sempre per colpa di uno spunto veloce inesistente, colse il secondo posto al Giro dell’Umbria vinto da Motta. Il buon comportamento complessivo di Renato convinse Waldemaro Bartolozzi, direttore sportivo della Filotex, ad inserirlo, nel 1971, nelle fila della sua formazione, col chiaro intento di fungere da spalla di Franco Bitossi. Per il faentino fu l’inizio di un’era. Sempre vicino al suo capitano lo seguì nell’esperienza Filotex in “Sammontana” (’73), “Scic” (’74 e ’75), “Zonca Santini” (’76) e “Vibor” (’77). In tutti questi anni, escluso il ’76, finì bellamente il Giro d’Italia, senza uscire mai dai primi cinquanta in classifica.

Nel 1977, con già 33 primavere alle spalle, Renato Laghi, colse la sua unica vittoria da professionista e lo fece con un’impresa che è rimasta impressa nelle memorie ciclistiche. Teatro di questo successo, l’ultima tappa di montagna del Giro d’Italia, Madonna di Campiglio- San Pellegrino di 205 chilometri percorsi quasi tutti da solo, nonostante le asperità, ad una media notevole: 35,362 kmh! Sul traguardo anticipò di 1’32” G.B. Baronchelli. Arrivò stremato, ma l’aveva davvero fatta grossa! Il suo successo fu festeggiato da tutti, Bitossi in primis, perché ben si sapeva quanto il faentino meritasse, per la limpida carriera, quella gioia. Nel 1978, nell’ultimo anno di corse del capitano toscano, le carriere dei due si separarono: Franco andò alla Gis e Renato rimase in Vibor, chiudendo il Giro al 43° posto. Nella stagione successiva il piccolo gladiatore di Errano, passò alla CBM Fast Gaggia e, a dispetto delle 35 primavere, fu ancora capace di un piazzamento di nota al Giro di Toscana, terzo. Finì il Giro in cinquantunesima posizioni, la peggiore della sua carriera, dimostrando anche da questo dato, quanto fosse dotato di fondo e di facoltà di sacrificio. A fine anno, dopo tredici onorate stagioni fra i professionisti, il simpatico ed onesto campioncino di Errano chiuse col ciclismo pedalato, ma rimase nell’ambiente, mettendosi al servizio del sodalizio che lo forgiò, la Polisportiva Zannoni.

Morris

 

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  postato il 08/12/2006 alle 03:01
Bellissimo ritratto
E' stata un'ottima idea riportare su questo thread.

 
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  postato il 12/12/2006 alle 12:30
Auguri Johan Van Der Velde...

Originariamente inviato da Cascata del Toce

12/12/2006 I 50 anni dell'incontenibile Johan Van de Velde

A 50 anni compiuti oggi, l’olandese Johan Van der Velde avrà di certo messo giudizio. E potrà riflettere saggiamente su come si fosse dissipato quel suo talento naturale che nei primi anni ’80 sembrava annunciare in lui un campione assoluto. Johan, invece, l’indisciplina di un adolescente, i capelli lunghi, una fantasia per vocazione sregolata a bruciare giorni e tappe, sarebbe stato infatti un campione relativo: di entusiasmi discontinui.
Campione di Olanda nell’80 e nell’82, guardia particolare di Zoetemelk e primo nella classifica dei giovani in quel Tour ’80 vinto proprio dal connazionale Joop, suo capitano nella Ti-Raleigh, Johan Van der Velde si sarebbe nella sua carriera successiva più volte perso e più volte ritrovato.
E lui, atleta magicamente incostante, si sarebbe superato proprio da noi, al Giro d’Italia, conquistando nell’arco di 5
edizioni (’84-‚88) per tre volte (’85, ’87, ’88) la maglia ciclamino della classifica a punti, con le piazze d’onore nell’84 e nell’86. Ed interpretando da primattore drammatico - genio e sregolatezza...-, quella giornata di tregenda sul Gavia, nella Chiesa Valmalenco-Bormio del 5 giugno ’88: splendido dominatore sul Gavia, lui con la presunzione del valicare in maniche corte una Cima Coppi, sarebbe stato sorpreso dalla
tormenta di neve in discesa, una stalattite a cui ridar vita e fiato in un casolare ospitale, per arrivare giù al traguardo solo 127°.
In bilico tra il rigore degli squadroni di Peter Post (Ti-Raleigh, Panasonic) e la sempre convinta disponibilità dei team italiani (Metauromobili, Vini Pinarello, Gis Gelati), l’incompiuto Van der Velde avrebbe pure colorato con l’intensità cromatica di Mondrian una sequenza di tappe di salita: ricordiamo le imprese di Sappada ed a Canazei, un giorno dopo l’altro, nel Giro ’87. Ed a noi piace ripensarlo appunto così, questo olandese della pianura che racconta favole alle montagne per incantarle, vittorioso e risolto, felice, dal sorriso che non conosceva ancora ombre. Così, per distacco, nel giorno del suo 50 compleanno, in pace definitiva con sé stesso ed il mondo. Perchè nella vita, si diceva, non lo era mai stato davvero.
(tuttobiciweb)


(fonte: corvos.nl)

 

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  postato il 12/12/2006 alle 17:20
Caspita sono nata lo stesso giorno di Johan...che onore....
 
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  postato il 12/12/2006 alle 17:26
...tanti auguri, Veronica!!!...

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 12/12/2006 alle 18:21
Te li ho fatti via sms, via msn ma te li faccio anche su cicloweb... auguriiiiiiiiiiiiiiii Verooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!
PS: Occho che Van der Velde ad un certo punto svaligiava gli appartamenti... Sinceramente non ti ci vedo

 

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Lasciate ogni speranza voi ch'entrate...!!!

"C'è Bugno in testaaaa!!! è Bugnoooo!!! ed è campione del mondo Bugno su Jalabert!!!"

"...ma ti sollevero' tutte le volte che cadrai
e raccogliero' i tuoi fiori che per strada perderai
e seguiro' il tuo volo senza interferire mai
perche' quello che voglio e' stare insieme a te
senza catene stare insieme a te"...

"Cascata ha un pregio non da poco. ama il ciclismo e però lo riesce a guardare con l'occhio dello scienziato. informatissimo, sa sceglire personaggi sempre di levatira superiore, pur non "scadendo" nello scontato.
un bravo di cuore.
(post di Ilic JanJansen, nel Thread "Un ricordo: Pedro Delgado, il capitano di Indurain")

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 12/12/2006 alle 18:22
Ah..domenica era il compleanno di Paolo ed Elisa Longo Borghini nati clamorosamente entrambi un 10 dicembre... Auguri raga!!! Ci sentiamo

 

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(post di Ilic JanJansen, nel Thread "Un ricordo: Pedro Delgado, il capitano di Indurain")

 
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  postato il 13/12/2006 alle 10:59
garzie x gli auguri.....si ma Ricardo (il figlio ) lo conosco...sono bravi : ) grazie cmq!!!
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 13/12/2006 alle 12:52
Era uno dei miei idoli giovanili sai.. Johannnn VannnnderrrrrVellldeeee

 

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  postato il 01/04/2007 alle 14:17
Compleanni dei Ciclisti

Originariamente inviato da GiboSimoni

Ciao a tutti vorrei aprire sto thread x scrivere qui, fare gli auguri noi utenti del forum a tutti ciclisti, coloro che hanno a che fare cn questo mondo, direttori sportivi, manager, ex corridori ecc....ebbene gli auguri che vanno al primo ciclista in questo thread è niente popo di meno che il campione del mondo PAOLO BETTINI che oggi compie 33 anni

auguri Grande Paolo

 

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  postato il 30/04/2007 alle 03:51
Volevo augurare buon compleanno alla mia corregionale Marta Bastianelli, che oggi - 30 aprile - compie vent'anni.

 

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  postato il 13/05/2007 alle 03:14
E dopo Marta Bastianelli, oggi è il turno - nel compiere i vent'anni - dell'olandesina volante Marianne Vos!!!

Tanti auguri, Campionessa!!!


(fonte: cicloweb.it)

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 24/09/2007 alle 11:32
Oggi compie gli anni Daniele Bennati!

Tanti auguri!


(lavuelta.com)

 

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Piazzamenti sul podio:


Omloop Het Nieuwsblad Élite: 3°
E3 Prijs Vlaanderen - GP Harelbeke: 2°
GP Miguel Indurain: 1°
Ronde van Vlaanderen / Tour des Flandres: 3°
Rund um Köln: 1°
Liège-Bastogne-Liège: 1°
Giro d'Italia: Carrara - Montalcino: 2°
Tour de France: Sisteron - Bourg-lès-Valence: 1°
Tour de France: Longjumeau - Paris Champs-Élysées: 1°
Tour de France - classifica finale: 3°
Gran Premio Città di Peccioli - Coppa G. Sabatini: 1°

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 24/09/2007 alle 11:39
Auguri anche all'olandese Clement, neo-venticinquenne!




(lavuelta.com)

 

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  postato il 24/09/2007 alle 13:49
Oh mamma, prevedo un'ondata di auguri per ogni giorno...



(Aba, almeno usa un solo post )

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 25/09/2007 alle 01:39
Grande Mario....

 

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  postato il 15/10/2007 alle 16:16
Oggi è il compleanno di Tom Boonen...il fuoriclasse belga spegne 27 candeline...Auguri!


(fonte: multiblog.vrt.be)

 

[Modificato il 16/10/2007 alle 15:27 by Monsieur 40%]

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Giorgio, malato di ciclismo

http://www.youtube.com/watch?v=CbG4xcmxduI
http://www.youtube.com/watch?v=lnX4uaDYyIU&feature=related

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 16/10/2007 alle 15:25
Oggi compie 66 anni questo corridore che val la pena ricordare, per un particolare che racconterò alla fine della sua scheda…..

PIETRO SCANDELLI
Nato a Crema (CR) il 16/10/1941. Passista, alto 1,75 per 69kg. Professionista dal 1964 al 1970 con due vittorie.



Un buon corridore che divenne gregario perché aveva davvero le qualità per farlo bene. Infatti militò sempre in grosse squadre:
1964 Salvarani
1965 Molteni
1966 Molteni
1967 Molteni
1968 Faema
1969 Faema
1970 Faemino
I suoi capitani si chiamavano Adorni, Dancelli, Motta e un certo Eddy Merckx….
Vinse la tappa di Vittorio Veneto al Giro del 1966 e la frazione di Inverigo della Cronostaffetta nel medesimo anno. Nel suo palmares, anche la felice chiusura di due Giri d’Italia: il primo nel ’65, dove finì 34°, ed il secondo nel ’66, chiuso al 29° posto. Molto bravo anche al Tour: nel ’67 finì 44° e nel ’69, chiuse 59°.
Proprio per quel che fece nel suo ultimo Tour, lo ricordo con piacere…..
S’è sempre detto che Merckx era un tiranno. Sì, in gara faceva vedere la sua vera faccia, ma la generosità coi suoi compagni, l’ha dimostrata dove più conta: dopo. E chi ebbe la fortuna di corrergli al fianco, non può dimenticarlo o giudicarlo un despota, anzi, forse più come un benefattore. Fatto sta, che il buon Pietro Scandelli, ripeto un corridore che oggi farebbe gola a parecchi…alla fine di quel Tour de France, stradominato da Eddy, unico italiano in quella grande Faema, si portò a casa, in termini di soli premi, tre milioni e novecentomila lire! A quel tempo, avevo appena compiuto i 14 anni, ed un mio conoscente, poi divenuto vicino di casa, si costruì, appunto l’abitazione accanto alla mia, si trattava di una villa con due appartamenti. Ovviamente, ci mise del suo e lavorò assieme ai figli non poco, ma in termini di spese reali, quella casa gli venne a costare cinque milioni scarsi. Come dire….il buon Scandelli, l’appartamento con un solo Tour se lo fece, perlomeno quasi….
Altri tempi….
Buon Compleanno Pietro!

Morris

 

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"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
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  postato il 27/11/2007 alle 05:28
Oggi, 27 novembre, compie gli anni una grande campionessa:



Tanti auguri ad Edita Pucinskaite, classe 1975.

 

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  postato il 27/11/2007 alle 19:02
Azz! Mi sono dimenticato di fare gli auguri ad Ivan Basso: ieri era il suo compleanno (mi meraviglio di Michy...come puoi dimenticartene pure tu! )! In ritardo, ma volgono lo stesso, spero: auguroni!

 

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(Raymond Merrill Smullyan, 5000 B.C. and other philosophical fantasies, 1.3.8)


Fantaciclismo Cicloweb 2010

Piazzamenti sul podio:


Omloop Het Nieuwsblad Élite: 3°
E3 Prijs Vlaanderen - GP Harelbeke: 2°
GP Miguel Indurain: 1°
Ronde van Vlaanderen / Tour des Flandres: 3°
Rund um Köln: 1°
Liège-Bastogne-Liège: 1°
Giro d'Italia: Carrara - Montalcino: 2°
Tour de France: Sisteron - Bourg-lès-Valence: 1°
Tour de France: Longjumeau - Paris Champs-Élysées: 1°
Tour de France - classifica finale: 3°
Gran Premio Città di Peccioli - Coppa G. Sabatini: 1°

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