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Autore: Oggetto: 9 ottobre: Vajont.

Livello Fausto Coppi




Posts: 2142
Registrato: Jun 2005

  postato il 09/10/2006 alle 19:07
La diga si intravede arrivando da Pieve di Cadore. Si sa che è sulla sinistra del Piave , si intuisce la sua presenza quando si arriva a Longarone.
“Diga del Vajont” segnala un cartello arancione. E proprio lì, dal ponte sul Piave, la si vede.
Non per intero, ma abbastanza per capire. E per ricordare, prima che l’emozione abbia il sopravvento.
Superato il ponte, la strada comincia a salire, anche in modo deciso.
Poi la salita si addolcisce e si è inghiottiti dalla montagna. Le gallerie sono scavate nella roccia.
Ad un tratto appare.
”Lei “, certamente, ma soprattutto la montagna che le è precipitata alle spalle.
Si ha appena il tempo di rendersi conto che si è lì, accanto alla diga e, quando si esce dall’ultima galleria, già si è alle sue spalle.
Ci vuole un po’ di tempo per riordinare le idee.
Certo, Marco Paolini lo aveva spiegato bene nel suo monologo ed il libro di Tina Merlin aveva fatto capire tante cose.
Il film di Martinelli, poi, aveva spettacolarizzato una vicenda che resta scolpita nella memoria di chi all’epoca dei fatti era solo un bambino.
Nel 1964, a distanza di un anno dalla catastrofe, nelle scuole si raccoglievano fondi per la ricostruzione, e ricordo che anch’io partecipai.
Avevo visto i filmati dell’epoca, letto i libri, visto il film: ma solo quando si è li, sopra la montagna che si è staccata dal Toc, solo quando si vede la diga, la gola del Vajont, solo allora si capisce, solo allora si viene percorsi da un brivido.
Pare impossibile che la diga non sia stata disintegrata dalla montagna che le è scivolata alle spalle. Una montagna, mica una frana. Una montagna che ha modificato l’assetto del territorio e che più sopra, verso il paese di Erto, sembra che chiuda l’accesso alla parte retrostante della valle. E allora si prova ad immaginare la massa d’acqua sollevata , che ha superato la diga e che è precipitata a valle.
Eppure il letto del Piave sembra ampio e Longarone lontana.
Dalla piazza del paese, interamente ricostruito, la diga è ben visibile, ma appare distante.
Alta , sì, ma quasi inoffensiva. Forse gli abitanti di Longarone avevano pensato la stessa cosa , mentre veniva costruita.
A Erto e a Casso le preoccupazioni c’erano, e basta essere lì per rendersene conto.
E si capisce percorrendo la strada verso Erto. Il Monte Toc è incombente, dalla valle del Piave non si riesce neppure ad immaginare quanto.
Loro, gli abitanti della valle del Vajont, lo avevano sempre saputo.
La diga a doppio arco era stata realizzata, la più alta del mondo nella sua categoria: 266 metri di altezza, capace di contenere un invaso di dimensioni impressionanti.
Eppure si sapeva che il monte Toc poteva cedere.
Una perizia lo aveva prospettato, una giornalista (l’unica) lo aveva scritto e, come conseguenza, era stata denunciata: al processo era stata assolta, ma nessuna voce si aggiunse alla sua, nessun ente si assunse la responsabilità di controllare, di capire. Eppure una prima frana c’era già stata e si sapeva che, se il Toc fosse venuto giù, l’acqua sarebbe tracimata.
Eppure quel nome (Vajont) era un presagio sinistro: “va giù”, in dialetto friulano.
Eppure nella diga di Pontesei, a pochi chilometri da Longarone, si era evitata per poco una tragedia.
Eppure, eppure…
Che si fosse vicini alla tragedia, lo si capì solo quando, per scongiurare gli effetti che ne sarebbero scaturiti, si decise di ridurre la quota delle acque, svuotando progressivamente l’invaso... ma questo avvenne troppo velocemente.
Era tardi.
La montagna non sopportò l’ennesimo affronto.
Alle 22.39 del 9 ottobre 1963 una frana di dimensioni immani precipitò nell’invaso.
Una montagna che cade in un lago.
Sollevò un’onda di 250 metri di altezza e 25 milioni di metri cubi d’acqua superarono la diga , che resse al terribile impatto.
La massa d’acqua precipitò a valle , nella stretta gola del Vajont, e venne letteralmente sparata su Longarone e sugli altri paesini limitrofi, che vennero letteralmente disintegrati.
Un’onda di trenta metri di altezza si infranse su Longarone , cancellando persone, case, tutto.
Furono sufficenti quattro minuti.
Duemila morti.
Nei giorni seguenti, le migliori firme del giornalismo nazionale (Bocca, Montanelli, Buzzati) parlarono di fatalità.
“Sciacalli”, furono definiti quelli che cercavano di capire.
Una vicenda tutta italiana: una strage annunciata.

Il centro storico di Erto sembra un paese fantasma .Alcune case sono state ristrutturate , per altre il tempo pare essersi fermato al 9 ottobre del 1963.
Bene ha fatto il Comune a organizzare una mostra che ricostruisce, con il corredo di un’ampia documentazione fotografica, la storia del territorio, le fasi della costruzione della diga, la dinamica del disastro e la vicenda giudiziaria -interminabile- che ne è scaturita.
In verità la giustizia penale fu rapida: sette anni per accertare le responsabilità e dichiarare che l’evento era prevedibile. Per ottenere una sentenza di risarcimento danni, Longarone dovette attendere trentaquattro anni e, a tutt’oggi, le somme liquidate non sono state ancora interamente corrisposte.

Eppure la diga ha retto e resta al suo posto, saldamente ancorata a quella montagna che ha osato sfidare e della quale, ora, è parte integrante.
Tratteneva milioni di metri cubi d’acqua ,adesso pare assolvere ad un’altra funzione: quella di un vero e proprio muro di contenimento di un’altrettanto impressionante frana .
E definirla frana è riduttivo: trattiene una montagna.

Andateci a Longarone, visitate Erto e la valle del Vajont.
Passate la voce.
Per non dimenticare.














(Photo by Cancel58 - Estate 2006)

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/10/2006 alle 19:26
Ci vado ogni estate, dato che ho la casa relativamente vicino, e ogni volta è un fremito nuovo, un brivido strano, un misto fra ricordo e dolore, una sensazione che difficilmente si riesce a codificare....Il pensiero corre ogni volta a tutti coloro che hanno perso la vita la, e a tutti coloro che hanno perso la loro famiglia, le loro fotografie, i loro vestiti, ma in sostanza, per tutti questi oggetti, hanno perso la loro intera vita e, difficilmente, sono riusciti a tornare alla triste realtà di paesi spazzati da quell'onda causata dall'uomo.

Per non dimenticare Mai un testo di una canzone di Elvis


Oh well, I'm tired and so weary
But I must go alone
Till the lord comes and calls, calls me away, oh yes
Well the morning's so bright
And the lamp is alight
And the night, night is as black as the sea, oh yes

There will be peace in the valley for me, some day
There will be peace in the valley for me, oh Lord I pray
There'll be no sadness, no sorrow
No trouble, trouble I see
There will be peace in the valley for me, for me

Well the bear will be gentle
And the wolves will be tame
And the lion shall lay down by the lamb, oh yes
And the beasts from the wild
Shall be lit by a child
And I'll be changed, changed from this creature that I am, oh yes

There will be peace in the valley for me, some day
There will be peace in the valley for me, oh Lord I pray
There'll be no sadness, no sorrow
No trouble, trouble I see
There will be peace in the valley for me, for me

 

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http://ilmiociclismo.blog.excite.it

"La vita e la morte.La pace e la guerra.La repubblica e la monarchia.Infine Bartali e Coppi e la progressiva identificazione di un popolo, che ripartiva da zero, in una coppia di campioni."Leo Turrini

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/10/2006 alle 20:53
Grazie per questo ricordo Cancel...sono stata sul Vajont proprio la scorsa domenica, e sai, è impressionante la sensazione che si prova passando accanto a quell'immane diga..pensare quello che è successo...

Hai ragione, non bisogna dimenticare, perchè tragedie annunciate come questa non devono più accadere, anche se siamo in Italia e si sa come vanno le cose.

Ah, lo spettacolo di Paolini me l'hanno fatto vedere all'università, è meraviglioso, dovrebbero vederlo tutti e mostrarlo nelle scuole...

 

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"Se hai la fortuna clamorosa di diventare un cronista di ciclismo, non puoi fare a meno di essere coinvolto, trascinato in una passione infinita, irrinunciabile, che ti segna per sempre" - Pietro Cabras

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  postato il 09/10/2006 alle 20:55
Quest'anno hanno anche organizzato una bellissima manifestazione per under23 chiamata "1° Memorial Vajont" che finiva, appunto, 500 metri sopra la diga
 
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  postato il 09/10/2006 alle 21:35
Interessantissimo il tuo intervento Mario, ho studiato la tragedia del Vajont ai tempi dell'università soffermandomi sugli aspetti geologici che avevano determinato il disastro. Poi ho visto anche la rappresentazione teatrale di Paolini, davvero geniale.
Come si fa a non indignarsi quando si parla di vite umane sacrificate in nome di quel pressappochismo tutto italiano che serve da paravento a squallidi giochi di potere.
Che nessuno dimentichi mai questa e tutte le altre tragedie causate dalal presunzione dell'uomo.

 

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Vorrei morire in bici, in un giorno di sole, dopo aver scalato una di quelle montagne che sembrano protendersi verso il cielo, mi adagerei sull'erba fresca senza rimpianti, attendendo con serenità il compiersi del mio tempo. Non importa se sarà ...oggi o tra cent'anni, avrò in ogni caso trovato il mio giorno perfetto.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/10/2006 alle 21:43
Forse è stata una tra le più grandi tragedie d'Italia... e quel che è peggio che era annunciata..e quel che è peggio è che si poteva evitare...

 

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LA CAROVANA VA..CONFINI NON NE HA..E TUTTE LE DISTANZE ANNULLERA'!!
"..Dinnanzi a me non fuor cose create se non etterne.. Ed io in etterno duro!!
Lasciate ogni speranza voi ch'entrate...!!!

"C'è Bugno in testaaaa!!! è Bugnoooo!!! ed è campione del mondo Bugno su Jalabert!!!"

"...ma ti sollevero' tutte le volte che cadrai
e raccogliero' i tuoi fiori che per strada perderai
e seguiro' il tuo volo senza interferire mai
perche' quello che voglio e' stare insieme a te
senza catene stare insieme a te"...

"Cascata ha un pregio non da poco. ama il ciclismo e però lo riesce a guardare con l'occhio dello scienziato. informatissimo, sa sceglire personaggi sempre di levatira superiore, pur non "scadendo" nello scontato.
un bravo di cuore.
(post di Ilic JanJansen, nel Thread "Un ricordo: Pedro Delgado, il capitano di Indurain")

 
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  postato il 09/10/2006 alle 21:55
Mah, io sapevo una versione leggermente diversa, vale a dire che non furono tanto i problemi geologici (a cui si poteva far fronte), ma che la diga dovesse essere inaugurata in un particolare periodo,e siccome i lavori subirono un rallentamento, si decise di costruire più in basso rispetto al progetto originario. Almeno, all'Università ebbi la fortuna di fare Diritto della Comunicazione con l'avv. Palmieri, che si occupò del Vajont, e ce la descrisse in questo modo....
 
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  postato il 09/10/2006 alle 22:12
Originariamente inviato da Reggio Emilia

Mah, io sapevo una versione leggermente diversa, vale a dire che non furono tanto i problemi geologici (a cui si poteva far fronte), ma che la diga dovesse essere inaugurata in un particolare periodo,e siccome i lavori subirono un rallentamento, si decise di costruire più in basso rispetto al progetto originario. Almeno, all'Università ebbi la fortuna di fare Diritto della Comunicazione con l'avv. Palmieri, che si occupò del Vajont, e ce la descrisse in questo modo....


Da ciò che ho studiato sui libri di geologia il progilo del monte Toc non era ideale per la costruzine di una diga e, secondo alcune versioni era già presente un fronte di rottura. ma ti parlo di versioni, nulla di oggettivo.

 

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  postato il 09/10/2006 alle 22:19
No, mi sono espresso un pò male, in effetti erano già presenti dei problemi sul Toc, però il professore ci disse che erano "riparabili"....Ma la diga resse, il problema determinante che causò il disastro fu (oltre alle infiltrazioni) la differenza di quota della diga, tra quella progettata e quella effettivamente realizzata
 
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  postato il 09/10/2006 alle 22:24
Originariamente inviato da Reggio Emilia

No, mi sono espresso un pò male, in effetti erano già presenti dei problemi sul Toc, però il professore ci disse che erano "riparabili"....Ma la diga resse, il problema determinante che causò il disastro fu (oltre alle infiltrazioni) la differenza di quota della diga, tra quella progettata e quella effettivamente realizzata


Si, infatti il progetto originario prevedeva un'altezza di poco superiore ai 200 metri e alla fine l'invaso fu molto superiore alle previsioni iniziali.

 

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Livello Gino Bartali




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Registrato: Sep 2006

  postato il 09/10/2006 alle 23:21
mi permetto di segnalare in proposito la straordinaria battaglia civile di Mauro Corona, grande scrittore oltre che grande scultore, pittore e alpinista nato a Erto dove tut'ora risiede.
Il suo sito ufficiale è http://www.dispersoneiboschi.it/

inoltre vorrei segnalare che è da poco uscito un suo libretto (73 pag.) ricco di nuovi spunti di riflessione. Eccone una breve recensione/scheda copiata dal web:

Titolo Vajont: quelli del dopo
Autore Corona Mauro
Prezzo € 8,00

Dati 73 p., br.
Anno 2006
Editore Mondadori
Collana Piccola biblioteca oscar
Genere LETTERATURA ITALIANA: TESTI




Descrizione
Fu come un colpo di falce. Il 9 ottobre 1963, alle 22.45, duemila persone e un intero paese furono cancellati per sempre. Più di quanrant'anni sono passati e il ricordo dei morti è ancora sospeso sulla valle. Anche se i fatti di quella terribile notte diventano sempre più lontani, quel passato resta inciso sulla pelle di chi l'ha vissuto. Come Mauro Corona, lo scrittore-alpinista di Erto; e come i personaggi di questo testo inedito. All'osteria del Gallo Cedrone sei uomini si ritrovano a discutere fuori dai denti, tra un bicchiere di vino e l'altro, sulle responsabilità della tragedia; sul dopo Vajont, su chi ci ha guadagnato e chi ci ha perso. Dalle loro parole ruvide e coinvolte emergono accuse, notizie, fatti.

 
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Livello Raymond Poulidor




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Registrato: Mar 2005

  postato il 10/10/2006 alle 00:26
Originariamente inviato da Bicycle

Quest'anno hanno anche organizzato una bellissima manifestazione per under23 chiamata "1° Memorial Vajont" che finiva, appunto, 500 metri sopra la diga

A questo proposito ecco come è finita:


1° Mauro Finetto (Filmop Ramonda Parolin), 109 km, media 42.400
2° Derik Zampedri (Trevigiani Dynamon)
3° Marco Bandiera (Zalf Desirèe Fior)
4° Simone Ponzi (Zalf Desirèe Fior)
5° Cristiano Fumagalli (Filmop Ramonda Parolin)
6° Matteo Montaguti (Gavardo Tecmor)
7° Gianluca Brambilla (Ormesani Panni)
8° Fabio Casotto (Zalf Desirèe Fior)
9° Sacha Modolo (Zalf Desirèe Fior)
10° Enrico Zen (Filmop Ramonda Parolin)

 

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http://www.teamrossato.net

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/10/2006 alle 08:31
ci sono stato sul vajont...era l'estate 2002 e stavamo tornando a casa da una vacanza dalle dolomiti con Diego e abbiamo deciso dopo le tre cime di lavaredo di passare a vedere la diga per ricordare.

Ebbi un magonme terribile appena la vidi, ricordandomi quello stupendo monologo di Paolini del quale in seguito lessi pure il libro.

non bisogna dimenticare, bisogna ricordare ed un plauso a chi ha voluto organizzare anche un memorial ciclistico

 

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EROE DEL GAVIA

A 2 Km dalla vetta mi sono detto "Vai Marco o salti tu o salta lui...E' saltato lui.
Marco Pantani.Montecampione 1998

27/28/29 giugno 2008...son stato pure randonneur

!platonicamente innamorato di admin!

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/10/2006 alle 08:40
Voci più o meno insistenti, negli scorsi anni, parlavano di una riapertura della diga, con lo sfruttamento dell'invaso che è comunque rimasto oltre la frana.
La diga è utilizzata per scopi didattici dall'Enel, in quanto le sale comandi, macchine e turbine sono intatte e, volendo, perfettamente funzionanti.
Qualche anno fa camminai con la guida fino a metà diga, è spaventoso guardare la frana e poi voltarsi e guardare il paese qualche km più a valle.
Per quanto uno possa provare ad immaginare...è difficile realizzare il disastro!
Lo scorso anno ho ripreso la guida, con tanto di cuffiette, ci hanno portato sopra un costone che sormonta la diga (lato dx, chiesetta), seguendo un breve sentiero...è sempre molto emozionante ascoltare chi ha vissuto l'evento...
Per chi volesse farsi un'idea sulla condizione geologica del terreno consiglio di salire ancora per qualche centinaio di metri, ad un certo punto c'è una stradina sulla dx (se non ricordo male è vietato il transito agli autoveicoli).
Dopo un km si raggiunge l'accesso sinistro alla diga, ma non fermatevi qui, proseguite tenendo la stradina e noterete, costeggiando l'invaso, come il terreno sia tutto precario e instabile...

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/10/2006 alle 08:47
Troppo "giovane" per ricordare il Vajont, raccontatomi da una stupenda rappresentazione di Paolini alla diga per i 30 anni della tragedia. Riuscì a fare piangere molti degli spettatori accorsi fin lassù e anche tanta gente a casa.

E poi il film di Renzo Martinelli, con Tina Merlin interpretata da una stupenda (come donna e come attrice) Laura Morante.

Ecco, di quella strage vorrei ricordare il coraggio, la voglia di giustizia e verità di una grande giornalista come Tina Merlin, una piccola donna di provincia eletta a paladina dai montanari, quei montanari che il 10 ottobre presero a sassate i "tromboni" della grande stampa italiana accorsi a documentare la tragedia cercando di smontare le tesi di una umile corrispondente dell'Unità.

In queste ore in cui impressionati e preoccupati guardiamo all'uccisione (di stato?) di Anna Politkovskaya, un pensiero riconoscente a Tina Merlin, difensore dei poveri montanari di Erto, Casso e Longarone.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/10/2006 alle 08:52
Non so se li ha già consigliati qualcuno, ma se avete voglia leggete "Sulla pelle" della Merlin e "Quelli del dopo" di Corona (non garantisco sulla correttezza dei titoli, ma non ho tempo di cercare).
Ciao.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/10/2006 alle 09:41
Grazie a Cancel per aver voluto ricordare questo tragico avvenimento.

 

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