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Autore: Oggetto: Intervista a Verbruggen su Bs: ma il ciclismo in che mani è?

Livello Luison Bobet




Posts: 786
Registrato: Jan 2006

  postato il 06/10/2006 alle 19:20
A beneficio di tutti riporto integralmente questa intervista che ho letto su Bicisport di ottobre. Un'intervista che l'autore lascia senza commento, invitanmdo i lettori a giudicare da sé. Nello stesso numero c'è un'articolo sul recente Congresso Uci che riporta le incredibili idee del presidente (?) uci McQuaid (la più illuminante: gli atleti dovrebbero essere sospesi dai gruppi sportivi fino alla fine delle inchieste giudiziarie....) ed un'intervista ad Adorni che difende ovviamente l'Uci. Si delinea u quadro preoccupante e si capisce che il vero problema del ciclismo sono loro, i papaveri. Buona lettura.


SALISBURGO – Arriva di sorpresa da dietro e con una mano sulla spalla saluta ed entra subito in argomento. Hein Verbruggen, presidente uscente e per molti ancora il vero conduttore della politica Uci, ha qualcosa da dirci ed è un fiume in piena. E' talmente convinto delle sue idee che non si contiene nemmeno davanti alle reazioni stupite che riceve.
“Sapete qual è il vero problema dell'Italia? Sono gli sponsor. In Italia non ci sono multinazionali disposte ad investire nel ciclismo. E l'Italia è rimasta indietro. Oggi il ciclismo mondiale è qui – e con una mano indica un piano ideale – quello italiano è di qua” e con l'altra mano indica un piano ideale molto più basso.
“Oggi una squadra del Pro Tour ha un budget di otto milioni di euro all'anno. Per Rabobank, Credit Agricole, T-Mobile, Bouygues Telecom otto milioni di euro sono zero. Le squadre italiane del Pro Tour hanno in media un budget inferiore del 30 per cento. Domandatevi perchè tanti corridori italiani vanno a correre all'estero...”
- Ma parliamo di budget, di euro...
- So che voi dite sempre sul vostro giornale che io parlo solo di soldi, ma lo faccio per praticità. Parlare di cifre dà un riferimento certo delle misure. E' ovvio che al centro di tutto c'è lo sport.
- Noi pensiamo che l'Italia, la Francia, la Spagna, il Belgio siano ancora all'avanguardia da un punto di vista tecnico-sportivo.
- Nessuno discute il valore dell'Italia. Noi abbiamo bisogno dell'Italia. Ma l'Italia non può pensare di fermare il ciclismo mondiale.
- Non pensa però che chi gestisce il movimento dovrebbe nutrire più attenzione verso chi fornisce, più di ogni altro paese, gli atleti? E la forza appassionata dei tifosi? E la grande, leggendaria tradizione delle montagne alpine, dolomitiche, quelle che hanno consentito al ciclismo di scrivere pagine di splendida storia sportiva? Non sono forse queste le radici di questo sport?
- Non si può pensare di fermare il ciclismo. Purtroppo l'Italia ha sempre avuto squadre inadeguate. Sponsor piccoli, preoccupati più di mostrarsi a fianco del campione che non di costruire una squadra importante. Nel ciclismo di oggi e di domani non c'è più spazio per queste realtà.
- Quindi il ciclismo italiano deve uscire dall'ottica sportiva per entrare una dimensione industriale....
- In futuro, immagino squadre di sessanta corridori, capaci di avere una squadra che corre in America, una in Europa ed una in Asia.
- La cosa è spaventosa. Il Pro Tour era nato con il fine di favorire il confronto diretto tra i campioni, le grandi sfide che hanno da sempre appassionato milioni di tifosi: così si annuncia invece un ciclismo sperduto tra i vari angoli della terra, magari con particolare attenzione alle strade dei paesi dell'area mediorientale ove scorrendo fiumi di petrolio, possono confluire nelle casse del ciclismo che lei ipotizza, tonnellate di soldi (già si parla di un possibile mondiale su strada 2010 nel deserto del Bahrain, ndr).
- Il ciclismo va avanti. Deve uscire da un'ottica provinciale. Basta guardare indietro. Voi in Italia, purtroppo, siete ancora fermi al passato.
- Mi sembra però che non è solo l'Italia a difendere un certo ciclismo. Anche il Pro Tour...
- Il Pro Tour è solo una lotta di potere.
- Sulla quale bisognerà però trovare un accordo.
- Noi abbiamo accettato tutte le richieste degli organizzatori. Sono loro che tirano troppo la corda. Resteranno fuori.
- Ma che Pro Tour sarà senza i Grandi Giri, le classiche monumento? Lei forse non tiene conto del fatto che il futuro del ciclismo è strettamente legato al passato di questo sport che nella prospettiva da lei ipotizzata diventerebbe un'altra cosa. Addio fascino dell'Izoard. Addio leggenda (ancora fortemente amata da milioni di persone come la maglia gialla del Tour), addio pavè, addio Sanremo. Tutto da buttare, tutto superato dai tempi, tutto fuori mercato... E' così?
- Esiste una lotta di potere tra l'Uci e l'Aso (gli organizzatori, tra le tante corse, di Tour de France, Roubaix, Parigi-Tours, Parigi-Nizza). Abbiamo scelto di avere pazienza, ma non possiamo cedere nulla sul piano della gestione del movimento. E' l'Uci che ha il compito di gestire il ciclismo e questo compito non può essere ceduto a nessun altro.
- Ma come può esistere un ciclismo di elite senza queste corse?
- Siamo in grado di rinunciare a loro. Abbiamo ancora pazienza, ma non può durare in eterno questa situazione. Tra l'altro il Giro d'Italia e la Vuelta di Spagna dovrebbero stare attente perchè la loro situazione non è particolarmente felice.
- Lei sta facendo affermazioni gravissime, fuori dai ragionamenti di tutti gli appassionati, dei cultori europei del ciclismo, della stragrande maggioranza dei dirigenti che attribuiscono più importanza ai valori storici del ciclismo che non ad una sfrenata caccia all'oro degli affari. E' veramente convinto di quello che dice?
- Il ciclismo si sta muovendo nella direzione che dico io ed i gruppi sportivi sono assolutamente coerenti con il nostro progetto.

Verbruggen è un fiume in piena e la determinazione con cui illustra questi concetti non può non provocare una forte preoccupazione. Se il custode del patrimonio storico e culturale di questo sport è pronto con un colpo di spugna a rinunciare al ciclismo italiano, al Tour, al Giro, alla Roubaix, alla Sanremo, al Lombardia, è evidente che siamo in una situazione di allarme rosso. Un allarme che non può essere placato solo perchè i bilanci Uci continuano a produrre utili.
L'Uci immagina un salto nel buio. Un abbraccio verso un ciclismo del futuro che al momento non esiste, in cambio di un ciclismo che ha rappresentato, da un punto di vista sportivo, il patrimonio culturale dell'intera Europa occidentale e che oggi dovremmo essere pronti a svendere a qualche multinazionale.
Il nostro incontro è finito qui. Lo consegniamo ai lettori affinchè abbiano documenti e testimonianze valide per giudicare quel che succede al di sopra degli interessi, dei problemi e dei legittimi progetti dei corridori che restano, per noi, il capitale fondamentale del ciclismo e che pertanto vanno aiutati (questo è il nocciolo vero) ad uscire da una situazione che il ciclismo vagheggiato dall'Uci renderebbe ancora più complesso, innaturale ed assurdo.

Tony Lo Schiavo – Bicisport ottobre 2006


Un solo commento: ALLUCINANTE. Ora si capisce perchè il ciclismo, secondo alcuni, è un malato terminale. Di questi dirigenti il ciclismo si deve liberare, ma meglio ancora sarebbe se si liberasse dell?uci e del Pro Tour. Con questi dirigenti il finale è certo: un bel mondiale nel Bahrain, magari in cambio fanno le corse di cammelli sulle Dolomiti. Questi dirigenti sono il vero problema. Il ciclismo è uno sport e edev tornare in mano a chi capisce di sport, non a managers strappati all'industria, altrimenti il finale è già scritto. Bello, il Pro Tour... senza il Tour, il Giro, il Lombardia e tutto il resto. Ma in compenso ci sarà il Giro del Burkina Faso.....

CICLISMO, LIBERATI DELL' UCI !!

 

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L'opzione antifascista resistenziale è l'unica via maestra.
Ovunque. (nino58)

Club anti Schleck, iscritto n. 1.

Verità e giustizia per Marco Pantani

 
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  postato il 06/10/2006 alle 19:28
le idee dell'UCI sono veramente allucinanti. Io credo che la soluzione la potrebbero trovare gli organizzatori del TOUR e del GIRO visto che hanno le gare più importanti, uscendo dal PRO TOUR. Basterebbe solo che le squadre la smettessero di essere serve dell'UCI e di pensare solo ai soldi. Cmq lo voglio vedere un bel circuito protour senza giro, tour, vuelta, paris-roubaix, sanremo, fiandre, lombardia ecc.
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/10/2006 alle 19:32
Lo diciamo da tempo e man mano arrivano le conferme.
Quest'uomo trasuda arroganza e minaccia a destra e a manca.
Si possono tranquillamente chiamare metodi mafiosi
Gli addetti ai lavori MA SOPRATTUTTO gli atleti si facciano sentire.
Con queste persone a dirigere la baracca il punto di non ritorno è vicinissimo.
Speriamo bene!!!!!!!!!!

 

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"MEGLIO NON ESSERE RICONOSCIUTO PER STRADA CHE ESSERLO ALL'OBITORIO.
IL CASCO SALVA LA VITA, LA CHIOMA VA BENE PER LA FOTO SULLA TOMBA"!!!


Articolo 27 della costituzione Italiana

La responsabilità penale è personale.
L'IMPUTATO NON E' CONSIDERATO COLPEVOLE SINO ALLA CONDANNA DEFINITIVA.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte.

 
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Non registrato



  postato il 06/10/2006 alle 19:34
tutti in coro:
Verbruggen, ma và a dar via al cul!

Per i moderatori: se cancellate capisco. Ma la reazione non può non essere questa.......

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/10/2006 alle 19:36
l'UCI assomiglia alla FIFA.... Verbruggen assomiglia a Blatter.......
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/10/2006 alle 19:47
L'UCI bluffa, e Verbruggen è il primo a saperlo: non può realmente pensare che il pubblico seguirà gare sconosciute, piuttosto che Giro, Tour, Sanremo e Roubaix.
E senza il pubblico, nè le televisioni nè tantomeno gli sponsor saranno disposti a sganciare le cifre di cui parla.

 
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Livello Eddy Merckx




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  postato il 06/10/2006 alle 19:59
Bene, se qualcuno rifiutava anche solo il sospetto che la minestra fosse avvelenata, eccolo servito. Non solo esiste il fondato sospetto; ora abbiamo la certezza.
Non c'è bisogno che la secessione la facciano gli organizzatori e le federazioni. La fa, anzi, l'ha già fatta l'UCI.
E' chiaro finalmente ?

La parte piu' interessante è quando afferma che i principali team l'hanno già capito e sono con lui.
Ed ora non ci resta che vedere se Basso verrà "normalizzato" e rientrerà, oppure se la CSC lo scaricherà definitivamente.

Molto, molto interessante...

Ciao,
Alberto

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/10/2006 alle 20:41
Se i corridori vorranno mantenere i loro stipendi dovranno per forza restare con i team pro-tour.
E' probabile che questi team sceglierebbero di far correre i migliori in Barhein piuttosto che al Giro, perchè costretti dalla UCI.
Quindi al Giro, al Tour, alla Vuelta ci andrebbero gli altri, non so quanta attenzione verrebbe dedicata dalla stampa ai nuovi giri e quanta alla tradizione del ciclismo.

Un'assurdità del genere potrebbe accadere?

 

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Michela
"Stiamo Insieme, Vinciamo Insieme - Ivan Basso"


Vita in te ci credo le nebbie si diradano e oramai ti vedo non è stato facile uscire da un passato che mi ha lavato l'anima fino quasi a renderla un po' sdrucita. Anche gli angeli capita a volte sai si sporcano ma la sofferenza tocca il limite e cosi cancella tutto e rinasce un fiore sopra un fatto brutto



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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/10/2006 alle 20:43
Alberto, se la CSC scaricherà Basso, Basso andrà in una continental, se RCS, ASO e UNIBET (credo si chiami così) escono dal pro-tour, il problema non ci sarà.

 

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  postato il 06/10/2006 alle 20:50
A leggere ste cose mi vien da vomitare...

 

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Un uomo comincerà a comportarsi in modo ragionevole solamente quando avrà terminato ogni altra possibile soluzione.
Proverbio cinese

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/10/2006 alle 20:51
Originariamente inviato da antonello64

L'UCI bluffa, e Verbruggen è il primo a saperlo: non può realmente pensare che il pubblico seguirà gare sconosciute, piuttosto che Giro, Tour, Sanremo e Roubaix.
E senza il pubblico, nè le televisioni nè tantomeno gli sponsor saranno disposti a sganciare le cifre di cui parla.


Sostanzialmente sono d'accordo.
Aggiungo però che il cinismo di Verbrugghen è davvero raggelante e dovrebbe fare riflettere chi non è disposto a credere alle manipolazioni dell'UCI in ambito doping e anti-doping.
Del resto l'ha detto: "c'è una guerra".
Ed in guerra vale tutto...

 

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Davide

 
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Livello Tour




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  postato il 06/10/2006 alle 21:00
su una cosa ha ragione pero' verbrugge
in italia gli sponsor importanti non seguono il ciclismo
e cmq non e' semplice come dite voi
le federazioni nazionali sono legate all'uci e quindi dovrebbero adeguarsi ad essa e se le grandi organizzazioni escono dall'uci ci troveremmo senza le loro corse ....a meno che non le organizzano con l'udace.....

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/10/2006 alle 21:06
Originariamente inviato da dercommissar
su una cosa ha ragione pero' verbrugge
in italia gli sponsor importanti non seguono il ciclismo


Vero, però si dimentica di dire che il suo progetto non gioverebbe in alcun modo alla situazione italiana, anzi, darebbe il colpo di grazia al nostro ciclismo.

le federazioni nazionali sono legate all'uci


Penso che possano sempre uscirvi, rinunciando ad essere sport olimpico.
Sai che perdita...

 

____________________
Davide

 
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Livello Tour




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  postato il 06/10/2006 alle 21:11
e il soldi che gli da il coni?????
purtroppo non e' una cosa semplice abbandonare l'uci
alla fine troveranno un accordo altrimenti
a maggio seguiremo il giro dell'alaska
a luglio il giro del borneo e a settembre il giro delle maldive

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/10/2006 alle 21:36
Dov'è la novità?? Verbrugge prima e Mc Quaid poi... stessa pastasfoglia... QUELLO NUOVO POI è PEGGIO!!! Mah.....

 

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www.vcoazzurratv.it
...- --- .-.. .-
.--. ..- .--. .. .-.. .-.. .-
...- --- .-.. .- !!!!

LA CAROVANA VA..CONFINI NON NE HA..E TUTTE LE DISTANZE ANNULLERA'!!
"..Dinnanzi a me non fuor cose create se non etterne.. Ed io in etterno duro!!
Lasciate ogni speranza voi ch'entrate...!!!

"C'è Bugno in testaaaa!!! è Bugnoooo!!! ed è campione del mondo Bugno su Jalabert!!!"

"...ma ti sollevero' tutte le volte che cadrai
e raccogliero' i tuoi fiori che per strada perderai
e seguiro' il tuo volo senza interferire mai
perche' quello che voglio e' stare insieme a te
senza catene stare insieme a te"...

"Cascata ha un pregio non da poco. ama il ciclismo e però lo riesce a guardare con l'occhio dello scienziato. informatissimo, sa sceglire personaggi sempre di levatira superiore, pur non "scadendo" nello scontato.
un bravo di cuore.
(post di Ilic JanJansen, nel Thread "Un ricordo: Pedro Delgado, il capitano di Indurain")

 
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Livello Eddy Merckx




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  postato il 06/10/2006 alle 22:23
Originariamente inviato da miky70

Alberto, se la CSC scaricherà Basso, Basso andrà in una continental, se RCS, ASO e UNIBET (credo si chiami così) escono dal pro-tour, il problema non ci sarà.


Sono d'accordo, se gli organizzatori terranno duro non ci sarà nessun problema. Tour e/o giro per nazionali, piu' le principali classiche. Piu' attesa attorno agli eventi, senza la pletora di corse intermedie del tutto inutili e con una seria guerra al doping. Organizzatori come RCS ed ASO sapranno come far tornare gli sponsor, sia per i loro eventi che per i corridori.

Potrebbe davvero essere una grande opportunità per il ciclismo e per le persone serie e capaci.

Ciao Micky,
Alberto

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/10/2006 alle 23:01
E che l'UCI si faccia sta merda di Pro-Tour da solo senza i grandi giri e le classiche, almeno ce li leviamo dalle scatole per sempre questi pseudo-dirigenti che tutto fanno tranne gli interessi del ciclismo.

Poi dopo voglio vedere quanti saranno gli spettatori che seguiranno il tour della Melassa, il Giro del Qatar, la Kermesse in Burkina Faso, Il giro dei Quattro Cantoni e Il Tour delle Banane. Sai quanti sponsor saranno incentivati a investire su queste corse che avranno un "immenso" ritorno pubblicitario.

CHe l'UCI vada per la propria strada, tanto le grandi corse mito, le classiche monumento possono sopravvivere da sole come hanno sempre fatto, gli spettatori (la vera anima di questo sport stra-popolare) non le abbandoneranno mai, e se ci sono loro gli sponsor faranno a gara per investire.

Il ciclismo vive di imprese leggendarie, vive di corse entrate nel cuore e nelle emozioni e non di certo nella testa e nelle idee di 4 boiardi di stato.

Viva il ciclismo, quello vero, fatto di corse vere ... Boicottiamo l'UCI

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 06/10/2006 alle 23:16
Originariamente inviato da Federico Martin

E che l'UCI si faccia sta merda di Pro-Tour da solo senza i grandi giri e le classiche, almeno ce li leviamo dalle scatole per sempre questi pseudo-dirigenti che tutto fanno tranne gli interessi del ciclismo.

Poi dopo voglio vedere quanti saranno gli spettatori che seguiranno il tour della Melassa, il Giro del Qatar, la Kermesse in Burkina Faso, Il giro dei Quattro Cantoni e Il Tour delle Banane. Sai quanti sponsor saranno incentivati a investire su queste corse che avranno un "immenso" ritorno pubblicitario.

CHe l'UCI vada per la propria strada, tanto le grandi corse mito, le classiche monumento possono sopravvivere da sole come hanno sempre fatto, gli spettatori (la vera anima di questo sport stra-popolare) non le abbandoneranno mai, e se ci sono loro gli sponsor faranno a gara per investire.

Il ciclismo vive di imprese leggendarie, vive di corse entrate nel cuore e nelle emozioni e non di certo nella testa e nelle idee di 4 boiardi di stato.

Viva il ciclismo, quello vero, fatto di corse vere ... Boicottiamo l'UCI


parole sante!!!!!!

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/10/2006 alle 00:27
Originariamente inviato da dercommissar
e il soldi che gli da il coni?????


Glieli darà il ministero per i beni e le attività culturali, saltando il passaggio del CONIglio.
Che ne so, ma si può fare.

 

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Davide

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/10/2006 alle 00:40
Potrebbero anche far pagare per andare a vedere le tappe in salita.
Non è mai successo, e forse mai succederà, ma non sarebbe così orrido se per vedere l'arrivo sul Mortirolo si pagasse 5,00 euro!

Okay, okay, cambio idea, come non detto

 

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  postato il 07/10/2006 alle 00:45
Ma per favore! La situazione ricorda quella della F1, nella quale si spostano i GP verso nazioni senza cultura automobilistica. Se Verbruggen realmente pensa ad uno sviluppo del genere del ciclismo mondiale (ma ho i miei dubbi) dimentica una cosa importantissima: il ciclismo VIVE della gente sulle strade, che è parte dello spettacolo! Quando ce li leveremo dalle pxxxe lui e il suo scagnozzo?
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/10/2006 alle 09:49
Originariamente inviato da luke
- Il Pro Tour è solo una lotta di potere.
- Noi abbiamo accettato tutte le richieste degli organizzatori. Sono loro che tirano troppo la corda. Resteranno fuori.
- Esiste una lotta di potere tra l'Uci e l'Aso (gli organizzatori, tra le tante corse, di Tour de France, Roubaix, Parigi-Tours, Parigi-Nizza). Abbiamo scelto di avere pazienza, ma non possiamo cedere nulla sul piano della gestione del movimento. E' l'Uci che ha il compito di gestire il ciclismo e questo compito non può essere ceduto a nessun altro.
- Siamo in grado di rinunciare a loro. Abbiamo ancora pazienza, ma non può durare in eterno questa situazione. Tra l'altro il Giro d'Italia e la Vuelta di Spagna dovrebbero stare attente perchè la loro situazione non è particolarmente felice.


Questo mi sembra il nocciolo dell'intervista.
Che mi fa schifo, per l'ignoranza e l'arroganza.
Ma resto preoccupato, perchè Verbruggen mi sembra più bandito che stupido.
Mi chiedo se, traducendo le sue parole, non venga fuori qualcosa che suona all'incirca cosi:
- fra Uci e Tour c'è una lotta, ed entrambi stiamo tirando la corda;
- Giro e Vuelta sono in una posizione molto più debole;
- se troviamo l'accordo col Tour, Giro e Vuelta affondano.

Quanto ai mondiali in Bahrein, bah, il mondiale è tutta un'altra cosa.
C'è stato in Venezuela (ed è stato bellissimo), in Usa (bello), mentre vari mondiali in Europa sono stati orrendi.
Mi preoccupano di più la data e il percorso.

E quanto al paragone con la formula 1 (un buon paragone, mi pare). E' uno sport che non conosco, ma mi sono chiesto se abbia resistito ai cambiamenti. Googlando un po', ho trovato un sito di statistiche e, tralasciando gli anni degli esordi ho preso il '63, vincitore Jim Clark (bel nome, mi pare un grande, o comunque mi suonava bene e quindi ho preso quell'anno), i GP furono: MONTECARLO, SPA, ZANDVOORT, REIMS, SILVERSTONE, NUERBURGRING, MONZA, WATKINS GLEN, MEXICO CITY, SUDAFRICA EAST LONDON. O il 1975, Lauda (questo lo conosco anch'io!): BUENOS AIRES, San PAOLO, KYALAMI, BARCELLONA, MONTECARLO, ZOLDER, ANDERSTORP, ZANDVOORT, LE CASTELLET, SILVERSTONE, NUERBURGRING, ZELTWEG, MONZA, WATKINS GLEN.
Come si vede, alcuni (storici e non, all'epoca) ci sono ancora e altri non ci sono più. Tornando a Verbruggen, mi sembra che il discorso sia quello che faceva un mio collega: "tutti sono importanti, nessuno (n.d.r.: quasi, eccetto il Tour) è indispensabile".

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 07/10/2006 alle 10:21
Mi sembra che per ottenere un accordo con il Tour, l'UCI abbia dovuto aspettare che il Tour si trovasse in difficoltà, con i suoi protagonisti cacciati e il vincitore trovato positivo. Fino a che c'è stato LANCE Verbruggen non si è neanche sognato di parlare in questo modo.
Con il calo degli ascolti e i nomi grossi alla gogna le cose sono cambiate e di parecchio.
Altrimenti non sarebbe stata l'UCI a dire che aveva avuto pazienza, bensì la ASO.
Nella condizione in cui si trova il Tour oggi, è più difficile pretendere e sarà costretta a scendere a compromessi, se sarà costretta.
Questa è una strana coincidenza, non trovate?

Credo che prima toglieranno i tentacoli della UCI sui GT meglio sarà.

Il problema del Giro d'Italia è dovuto alla mancanza di grossi investimenti degli sponsor.
Fino a che i milioni di euro andranno verso il calcio e non verso il ciclismo, il Giro rischia di subire i ricatti di Verbruggen e cagnolino.

Operazione Porto in 3 mesi ha smontato molti dei progetti delle federazioni.

 

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Michela
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Livello Herman Van Springel




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  postato il 07/10/2006 alle 10:44
"So che voi dite sempre sul vostro giornale che io parlo solo di soldi, ma lo faccio per praticità. Parlare di cifre dà un riferimento certo delle misure. E' ovvio che al centro di tutto c'è lo sport. "


"Quindi il ciclismo italiano deve uscire dall'ottica sportiva per entrare una dimensione industriale...


- In futuro, immagino squadre di sessanta corridori, capaci di avere una squadra che corre in America, una in Europa ed una in Asia"


io mi son fermato qui perchè ste frasi azzerano qualunque tipo di possibile discussione tra me e chi le sostiene.
Il problema anche per me sono gli sponsor ma è opposto. Una volta entrati nell'ottica industriale come la chiama lui si finisce come nel calcio e come prospettiva non è proprio un gran che

 
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Livello Marco Pantani
Utente del mese Febbraio 2009
Utente del mese Agosto 2009




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  postato il 07/10/2006 alle 19:58
Non mi sembra che Verbruggen sia un pazzo, non è mai colpa di uno solo. C'è la trasformazione del ciclismo in un circo globalizzato dove se corre Pantani o un ciclista degli Emirati Arabi è esattamente la stessa cosa, fare il Giro della malesia o fre il tour de France è uguale, si rastrella dove si trova. L'importante che l'industra gestita dall' Uci ci guadagni e, infatti, ci guadagna .
Infatti se si legge il racconto del Congresso si noterà che i conti tornano e molto bene, si leggerà l'ignavia del ciclista chiamato dall'uci a rappresentare i suoi colleghi, si leggerà che la lotta al doping è un accumularsi di torture e stritolamenti dei ciclisti in assoluta assenza di una visione politica del problema. Perché tanto del doping non frega a nessuno, è un'industria globalizzata come il ciclismo e l'antidoping. Si legga anche l'intervista nauseante a Adorni.
E si noti la miopia: il ciclismo è appetibile in certi paesi se è amatissimo da noi, cioè Armani lo vendi a Dubai se è un mito in Europa e in America, quando, con questa politica, il cclismo sarà uno sport di serie C, pure i paesi arabi gli daranno un gran calcione. Il desiderio è mimetico, certi dirigenti accumulano soldi e potere ma la cultura non sanno dove sta di casa.
Eppure è un fenomeno non tipico del ciclismo, è la nostra epoca che è così.
Sto seguendo su Repubblica un libro a puntate di Alessandro Baricco, I Barbari ( cioè la nostra epoca ), ne avevo fatto un riassunto sul mio blog a commento del Tour de France.
I barbari sono anche nel ciclismo.
Chi ha pazienza troverà spunti interessanti in questo riassunto:

Il ritratto dei barbari.

Una innovazione tecnologica che rompe i privilegi di una casta, aprendo la possibilità di un gesto a una popolazione nuova.

L'estasi commerciale che va ad abitare quell'ingigantimento dei campi da gioco.

Il valore della spettacolarità, come unico valore intoccabile.

L'adozione di una lingua moderna come lingua base di ogni esperienza, come precondizione a qualsiasi accadere.

La semplificazione, la superficialità, la velocità, la MEDIETA’.


La pacifica assuefazione all'ideologia dell'impero americano.

Quell'istinto al laicismo, che polverizza il sacro in una miriade di intensità più leggere, e prosaiche.

La stupefacente idea che qualcosa, qualsiasi cosa, abbia senso e importanza solo se riesce a inserirsi in una più ampia sequenza di esperienze.

E quel sistematico, quasi brutale, attacco al tabernacolo: sempre e comunque contro il tratto più nobile, colto, spirituale di ogni singolo gesto.

Non ho dubbi, lo devo dire sinceramente, non ho dubbi che quello sia il loro modo di combattere. Non ho dubbi sul fatto che tutte quelle mosse loro le fanno simultaneamente, e quindi rappresentano ai loro occhi una mossa sola, siamo noi che siamo ciechi e non lo capiamo, per loro è molto semplice, è l'animale che corre, amen. E noi non lo capiamo, ma sotto sotto già abbiamo metabolizzato quel movimento, quella corsa, la conosciamo, in un certo modo, senza volerla conoscere, ma la conosciamo. A tal punto che quando uno di quegli elementi manca, non risponde all'appello, noi lo cerchiamo, sissignore, lo andiamo a cercare, perché ci manca.





Per me l'immagine sintetica più forte è Baggio in panchina. Nel senso: quando uno sport, per un sacco di ragioni, si rigira in un modo per cui diventa sensato non far scendere in campo il suo punto più alto (il talento, l'artista, l'eccezionalità, l'irrazionale), allora qualcosa è successo. Che sport sarebbe un tennis in cui McEnroe non entra nei primi 100? Nella tristezza dei numeri dieci seduti in panca, il calcio racconta una mutazione apparentemente suicida.

In genere si fa risalire una simile catastrofe a un fenomeno ben preciso: l'avvento della televisione digitale e quindi l'allargamento radicale dei mercati e quindi l'entrata in circolo di grandi quantità di denaro. In sé la cosa non è sbagliata: ma, come ho spiegato, bisognerebbe riuscire a vedere l'intero animale in movimento. Baggio in panchina è la coda che sbatte. Il calcio di Sky sono le zampe anteriori che mulinano nell'aria. Ma l'intero animale? Riuscite a vederlo? Proviamo usando quello che abbiamo imparato dal vino. Complice una precisa innovazione tecnologia, un gruppo umano sostanzialmente allineato al modello culturale imperiale, accede a un gesto che gli era precluso, lo riporta istintivamente a una spettacolarità più immediata e a un universo linguistico moderno, e ottiene così di dargli un successo commerciale stupefacente.

Fedele al dettato leopardiano, la domenica sera, nelle nostre case di bambini torinesi/cattolici/borghesi, era un momento di composta tragedia. La vestizione del pigiama, anticipata alle ore del crepuscolo come a voler tagliare di netto qualsiasi discussione sul possibile prolungamento del giorno di festa, immetteva in una specie di liturgia della mestizia nella quale ci si mondava dagli eventuali divertimenti domenicali, ritrovando quella disperazione di fondo senza la quale, era convinzione sabauda, nessuna reale etica del lavoro poteva fiorire, e dunque nessun lunedì mattina era affrontabile.

In questa lieta cornice, molti di noi, alle sette di sera, accendevano il televisore, perché c'era la partita. Si noti il singolare. Era effettivamente una partita sola, anzi mezza: ne trasmettevano un tempo, in registrata, prima del telegiornale.

E quello era tutto il calcio che vedevamo in una settimana. L'animale calcio ci sembrava splendido, e forse lo era davvero. Certo però che lo si vedeva poco: e quasi sempre fermo, lontano, su una collina, bello di una bellezza quasi sacerdotale. Era il calcio con cui siamo cresciuti. Crescevamo lenti, allora.

Se vado a ripescare la mia domenica sera adolescenziale e torinese è perché mi aiuta a mettere a fuoco un'altra mossa dell'animale, i barbari vanno a colpire la sacralità dei gesti che aggrediscono, sostituendola con un consumo in apparenza più laico.
Per quello che importa a noi, la domanda è: se ai barbari è necessaria una spettacolarizzazione del gesto, come mai sono arrivati all'assurdo di eliminare proprio il punto più spettacolare dei quel gioco, cioè il talento individuale, o addirittura il marchio dell'artista, e cioè del numero 10?

Non è una domanda solo calcistica, perché, come oramai incomincerete a capire, è un fenomeno che possiamo trovare in quasi tutti i villaggi saccheggiati dai barbari. Vanno dritti dove è il cuore più alto della faccenda, e distruggono. Perché? E soprattutto: cosa ci guadagnano da un simile sacrificio? O è violenza stupida, pura e semplice? Nel caso del calcio può essere utile, di nuovo, fermarsi a vedere una vecchia foto in bianco e nero. Giusto un'occhiata, ma vedrete che serve.

Quando io ho iniziato a giocare a pallone erano gli anni sessanta e Moggi e Sky non c'erano ancora.

Avevo sulla schiena il numero 3. Era, allora, un numero completamente privo di poesia, ma alludeva a una disciplina rocciosa e imperturbabile.
In quel calcio il difensore difendeva. Era un tipo di gioco in cui se avevi sulla schiena il numero 3 potevi giocare decine di partite senza mai passare la linea di centrocampo. Non era richiesto. Se la palla era di là, tu aspettavi di qua, e rifiatavi.

Era un calcio semplice, per cui io, che avevo il numero 3, marcavo il loro numero 7: e i numeri 7 erano, in fondo, tutti uguali. Magretti, gambe storte, veloci, un po' anarchici, casinisti pazzeschi. Parlavano molto, litigavano con tutti, si assentavano per decine di minuti, come presi da improvvise depressioni, e poi ti fregavano come serpenti, guizzando con una vitalità improvvisa che aveva l'aria del sussulto del morente. Dopo un quarto d'ora sapevi già tutto di loro: come fintavano, quanto odiavano il centravanti, se avevano problemi al ginocchio, che mestiere facevano e che deodorante usavano (certi micidiali Rexona). Il resto era una partita a scacchi in cui lui teneva i bianchi. Lui inventava, tu distruggevi. Per quanto mi riguarda, il massimo del risultato era vederlo uscire espulso per proteste, ormai in piena crisi di nervi, coi suoi compagni che lo mandavano in mona. Mi piaceva molto quando, uscendo, annunciava, gridando, che lui in quella squadra non avrebbe giocato mai più: lì avevo il senso di un lavoro ben fatto.

Non c'erano ripartenze, non c'erano raddoppi, non si faceva il fuorigioco, non si andava sul fondo a crossare, non si faceva la diagonale. Quando prendevi palla cercavi il primo centrocampista disponibile e gliela davi: come il cuoco che passa il piatto al cameriere. Che facesse lui. Buttarla in fallo laterale andava benissimo (ti applaudivano!), e quando proprio eri in difficoltà la passavi indietro al portiere. Era tutto lì. Mi piaceva.

Poi le cose cambiarono. Iniziarono ad arrivare dei numeri 7 che non parlavano, non entravano in depressione, ma in compenso se ne stavano indietro, ad aspettare. Non mi era chiaro cosa. Forse me, mi dissi. E fu lì che passai la metà campo. Le prime volte era una cosa strana: dalla panchina tutti iniziavano ad urlarti "Torna! Copri!" però intanto tu eri già lì a respirare quell'aria frizzante, e quindi tornavi, ma come la domenica sera dal mare, di malavoglia, e ogni volta ci rimanevi un po' di più. Arrivai a vedere in faccia il portiere avversario (mai successo prima) e mi capitò perfino di ricevere palla dal nostro numero 10, un fuoriclasse fighetto che avevo sempre visto giocare da lontano: guardò proprio me e me la passò, con l'aria di un Garcìa Màrquez che mi porgeva il suo taccuino degli appunti dicendomi Tiemmelo un attimo che vado a pisciare. Erano esperienze.

Quando arrivò la zona trovai il modo di farmi abbastanza male da avere una buona ragione per smettere. Non che non mi andasse quella faccenda di capire, ogni volta, chi dovevo marcare, ma ero cresciuto con una testa diversa, antica, e tutto quel mare di possibilità e di lavori diversi da fare mi sembrava una bella cosa immaginata per altri (oggi, è esattamente quel che penso della civiltà barbara). Mi seccava giocare in linea, trovavo orrendo fare un passo avanti per mettere in fuorigioco l'attaccante, ed era fastidioso fare la diagonale per andare a spianare uno che non avevi nemmeno mai incrociato prima.

Mi mancava anche quella bella sensazione di vedere sempre, con la coda dell'occhio, dietro di me, la sagoma lenta e paterna del libero. E credo che mi mancasse molto tutto quel tempo passato addosso al numero 7, mentre la palla era lontana: si parlava, si facevano falletti intimidatori, si scattava a vuoto, come cavalli scemi.
Perché vi infliggo le mie foto in bianco e nero? Perché se volete capire cosa ci guadagnano i barbari a eliminare Baggio, dovete capire con che cosa lo sostituiscono. Nel calcio, per chi ne capisce qualcosa, questo è inscritto molto chiaramente. Se rinunci a Baggio è perché ti sei immaginato un sistema di gioco meno bloccato, in cui la grandezza del singolo è per così dire ridistribuita su tutti, e in cui l'intensità dello spettacolo è diffusa.

Nei limiti di un gioco di squadra, il vecchio calcio viveva di molti duelli personali, e di una sostanziale divisione dei compiti. Il calcio moderno sembra essersi intestardito a spezzare questa parcellizzazione di senso, creando un solo evento a cui tutti, costantemente, partecipano. Nel difensore che attacca, come nell'attaccante che copre, sale in superficie un'utopia di mondo in cui tutti fanno tutto e in qualsiasi parte del campo. Forse nulla può restituire un simile modo di pensare come la bella espressione coniata dagli olandesi negli anni settanta: il calcio totale. Se volete avvicinarvi al cuore della logica barbara, tenete stretta questa idea: calcio totale. Chi si ricorda il brivido di piacere che, ai tempi, Cruyff e compagni trasmettevano allo spettatore (come la liberazione da un calcio ottuso e bloccato), può forse incominciare a intuire qual è la libidine che motiva la furia distruttrice dei barbari. Da qualche parte, tengono in serbo il brivido di una vita totale.

Naturalmente, non ottenevi il calcio totale con gente come Burgnich, e nemmeno, spiace dirlo, con gente come Rivera o Riva. Se volevi quell'utopia, una mutazione era necessaria. Se tutti devono fare tutto, è difficile che tutti riescano a fare tutto benissimo: ed ecco la famosa tendenza alla medietà, tipica delle mutazioni barbare. La medietà è deprimente, per noi, ma non lo è per i barbari, per una ragione ben precisa, e calcisticamente verificabile: la medietà è una struttura senza spigoli in cui può passare un maggior numero di gesti. Zambrotta non difenderà bene come Burgnich, ma quante cose fa, in più? Quante possibilità in più genera all'interno di un gioco che in quanto a regole non è nemmeno cambiato un granché? Lo vedete il fattore di moltiplicazione? La regressione di una capacità genera una moltiplicazione di possibilità. Ancora uno sforzo: perché queste possibilità diventino reali, è necessaria ancora una cosa: la velocità. Per fare accadere tutto in qualsiasi parte del campo, devi correre veloce, giocare veloce, pensare veloce. La medietà è veloce. Il genio è lento. Nella medietà il sistema trova una circolazione rapida delle idee e dei gesti: nel genio, nella profondità dell'individuo più nobile, quel ritmo è spezzato. Un cervello semplice trasmette messsaggi più velocemente, un cervello complesso li rallenta. Zambrotta fa girare la palla, Baggio la fa sparire. Magari ti incanta, certo, ma è il sistema che deve vivere, non lui.

Quando i barbari pensano alla spettacolarità, pensano a un gioco veloce in cui tutti giocano simultaneamente tritando un numero di possibilità più alto possibile. Se per ottenere questo devono mettere in panchina Baggio lo fanno, e in questo è inscritto un verdetto che troveremo in tutti i villaggi saccheggiati: un sistema è vivo quando il senso è presente ovunque e in maniera dinamica: se il senso è localizzato, e immobile, il sistema muore.

Smarriti? Non preoccupatevi. Il calcio serve solo ad annusare le cose, ad averne una prima confusa intuizione. Verrà il momento di capirle meglio. Una o due puntate sulla civiltà letteraria e poi ci siamo. (D'altronde questo è un libro, cioè è Burgnich, gioca ancora lento, marca a uomo, e non fa il fuorigioco. Se volete Zambrotta, c'è tutto il resto del giornale, che gioca così).



Alessandro Baricco – I Barbari – da www.repubblica.it


Postato da: Donchisciottedellamancha alle 18:21 zibaldone



 

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Verità e giustizia per Marco Pantani: una battaglia di civiltà.

Arcana loggia per il ripristino della civiltà dell'ordalia.

IO NON L'HO VOTATO.

IO CORRO DOPATO COME TUTTI.

"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping.

Hypocrisy free.

CAREFUL WITH THAT AXE, EUGENIO.



 
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Livello Herman Van Springel




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  postato il 08/10/2006 alle 16:07
"Verbsportindustriale" non è un pazzo e non è solo colpa sua, ma a questo frega del ciclismo (inteso come sport) come a me dell'isola dei famosi. Meno di niente.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/10/2006 alle 10:55
la cosa più indecente dell'intervista, secondo me, è quando dice "immagino squadre di 60-70 corridori che contemporaneamente corrano in Europa e nel resto del mondo in due-tre corse diverse."

Ora, se il Pro Tour vuole essere di 20 squadre, farebbero 1400 corridori, che significa raschiare il fondo del barile. Allucinante! Alla fine la situazione sarebbe la seguente:

un grande team fa la squadra A e la manda con i tecnici A a fare chessò, la Liegi Bastogne Liegi.

La stessa domenica manda la squadra B e i tecnici B a fare l'Appennino a Genova.

Contemporaneamente la squadra C e i tecnici C hanno appena terminato la settimana Lombarda.

Mentre la squadra D e i tecnici D sono in volo per il Vietnam per fare una corsa di 4 giorni laggiù.

Alla fine gli sponsor rimarrebbero 20 ma il livello qualitativo delle corse sarebbe lo stesso. Poi perà Verbruggen mi deve spiegare per quale razza di motivo Quick Step o Rabobank debbano essere obbligati ad andare alla Lombarda il giorno della Liegi. Magari ci vanno volentieri Androni Giocattoli o Flaminia, ma è evidente che a Verbruggen queste squadre non interessano.

Insomma, la stupidità in persona.
Io penso che le federazioni debbano coalizzarsi con gli organizzatori per buttare giù questo regime.

 

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Il mio blog: http://passodellacisa.blogspot.com
La mia squadra ciclistica:http://altalunigiana04.comyr.com

 
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Livello Federico Bahamontes




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  postato il 09/10/2006 alle 13:21
Le dichiarazioni di Verbruggen sono semplicemente agghiaccianti
 
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Livello Miguel Poblet




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  postato il 09/10/2006 alle 15:19
Suvvia se questo scisma dovesse divenire realta' si profilerebbero scenari epici.
Il giro d'italia verrebbe sostituito dal giro dell'india con l'himalaya in vece delle alpi, a questo scopo verranno asfaltate strade sino agli ultimi campi base utilizzati dagli alpinisti. Altro che Stelvio e Stelvio, lo ricorderemo come un cavalcavia,simbolo di un ciclismo per quaquaraqua'. Ai corridori verra' comunque concesso di sciegliere tra rischiare il collasso per assenza di ossigeno o trascinare con se delle comode bombole a ossigeno.
Intanto nel Sahara gia' si progetta una strisciolina di asfalto in mezzo al nulla su cui si correra' l'erede della Parigi-Roubaix, la caratteristica e' che l'asfalto in una ventina di punti si interrompera' per lasciar spazio alla sabbia per 1-3km, non piu' il pave' per mammolette, ora si pedalera' sulla sabbia, roba da uomini. Anche qui il corridore sara' posto di fronte ad una scelta tra copertoni da strada, piu' efficienti su asfalto ma ingestibili nei tratti di sabbia, o da mountain-bike con effetti inversi. Per evitare che il percorso venga cancellato dal vento da un anno all'altro verra' posta una copertura lungo tutto il suo svolgersi,le temperature previste all'interno del tunnel durante le ora piu' calde del giorno, e quindi durante la corsa, sono stimate in 70-80 gradi.
Sara' tutto vissuto in un'ottica piu' globale, ogni squadra dovra' gareggiare in tutti e cinque i continenti del pianeta,anzi sei considerando le americhe divise, tutte le settimane dell'anno,ai mondiali dovranno partecipare tutti i professionisti e tassativamente tutte le nazioni, chi non avesse professionisti dovra' presentare corridori improvvisati: la Santa Sede ha gia' imposto duri allenamenti alle guardie svizzere.
A causa della numerosita' e in alcuni casi inesperienza dei partecipanti si prevede un forte rischio cadute su percorsi normali, con curve, rotonde, saliscendi e strettoie, per questo si ipotizza di correre il mondiale sempre sullo stesso percorso appositamente creato per questo scopo: un rettilineo di asfalto lungo 300km e largo cento metri, perfettamente pianeggiante.
Il ciclismo riacquistera',anzi superera', quella concezione epica che lo caratterizzava agli albori della sua storia,uno strappo di quasi cento anni verra' ricucito,nel solco dei tapponi da 400km di un tempo si proporrano sfide ancor piu' estreme. L'UCI sapra' valorizzare questo concetto e far comprendere a noi appassionati vagamente storditi dagli improvvisi mutamenti che questo e' il ciclismo proiettato nel futuro ma che rivalorizza il passato, a quel punto gli incubi che per un breve periodo popoleranno i nostri sonni svaniranno d'incanto, solo ogni tanto saltuariamente guardando un arrivo ai piedi dell'everest proveremo una sensazione di nausea ma lo attribuiremo all'aver mangiato pesante a pranzo e con un fragoroso rutto staremo di nuovo magnificamente, senza essere sfiorati dal dubbio di essere trattati da piglianculo.



 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 09/10/2006 alle 15:52
Calendario UCI 2010 (indiscrezioni fondate )

15\25 gennaio: Vuelta Piperita
28\7 febbraio: Volta do Pernanbuco Y Iguazu
3 marzo clasico Mitra Medellin
8\15 marzo El Coca tour de colombia (avec pistas blancas....)
3 aprile Tour de Filandes
10 aprile Paris Rubè il Pavè (tutta in autostrada)
17 aprile Liegi sans bastogne Liegi (circuito cittadino)
24\26 aprile Trois jour tutti en panne (Senegal)
2\25 Maggio: Maraja Bum Bum Tour of India (with several stages in Maldive and start in Bahrein and Qatar)
11 Giugno Mt.everest hillclimb Hillary contest
3\25 Luglio Tour de Franz (Baviera)
1\10 Agosto El menehito del Cuba libre (L'avana y barbados)
15\25 agosto salzgammergut rundfahrt (Austria)
8\18 settembre Bradip Tour of Madagascar
7 ottobre cruel and very hard world championcipcip at Montecarlo circuit.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/10/2006 alle 16:01
certo che ne avete di fantasia...
 
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Moderatore




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  postato il 10/10/2006 alle 03:40
Complimenti a Tony Lo Schiavo per l'intervista.
Non so se legge il forum, ma con un po' di presunzione possiamo dire che molti degli spunti che l'inviato di BS ha presentato a Verbruggen sono stati già ampiamente discussi in queste pagine.

Eh sì, bisogna proprio fare qualcosa.

 

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Mario Casaldi - Cicloweb.it

CICLISTI
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/10/2006 alle 07:12
Originariamente inviato da lallo

Calendario UCI 2010 (indiscrezioni fondate )

15\25 gennaio: Vuelta Piperita
28\7 febbraio: Volta do Pernanbuco Y Iguazu
3 marzo clasico Mitra Medellin
8\15 marzo El Coca tour de colombia (avec pistas blancas....)
3 aprile Tour de Filandes
10 aprile Paris Rubè il Pavè (tutta in autostrada)
17 aprile Liegi sans bastogne Liegi (circuito cittadino)
24\26 aprile Trois jour tutti en panne (Senegal)
2\25 Maggio: Maraja Bum Bum Tour of India (with several stages in Maldive and start in Bahrein and Qatar)
11 Giugno Mt.everest hillclimb Hillary contest
3\25 Luglio Tour de Franz (Baviera)
1\10 Agosto El menehito del Cuba libre (L'avana y barbados)
15\25 agosto salzgammergut rundfahrt (Austria)
8\18 settembre Bradip Tour of Madagascar
7 ottobre cruel and very hard world championcipcip at Montecarlo circuit.


 

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Michela
"Stiamo Insieme, Vinciamo Insieme - Ivan Basso"


Vita in te ci credo le nebbie si diradano e oramai ti vedo non è stato facile uscire da un passato che mi ha lavato l'anima fino quasi a renderla un po' sdrucita. Anche gli angeli capita a volte sai si sporcano ma la sofferenza tocca il limite e cosi cancella tutto e rinasce un fiore sopra un fatto brutto



http://www.adidax.com/
resisterai 5 minuti senza sport?

 
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Livello Federico Bahamontes




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  postato il 10/10/2006 alle 07:54
Originariamente inviato da Monsieur 40%

Complimenti a Tony Lo Schiavo per l'intervista.
Non so se legge il forum, ma con un po' di presunzione possiamo dire che molti degli spunti che l'inviato di BS ha presentato a Verbruggen sono stati già ampiamente discussi in queste pagine.

Eh sì, bisogna proprio fare qualcosa.

sì davvero complimenti, più che un'intervista sembrava un botta e risposta abbastanza incaxxato. Lo Schiavo infilava una domanda dopo l'altra incalzando l'intervistato-rivale e mettendolo in difficoltà. Del resto con uno come Verbruggen di fronte - con le sue idee a dir poco strampalate - chi non riuscirebbe a fare un'intervista appassionata a difesa del ciclismo e delle sue tradizioni?

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/10/2006 alle 11:47
Originariamente inviato da lallo

Calendario UCI 2010 (indiscrezioni fondate )

15\25 gennaio: Vuelta Piperita
28\7 febbraio: Volta do Pernanbuco Y Iguazu
3 marzo clasico Mitra Medellin
8\15 marzo El Coca tour de colombia (avec pistas blancas....)
3 aprile Tour de Filandes
10 aprile Paris Rubè il Pavè (tutta in autostrada)
17 aprile Liegi sans bastogne Liegi (circuito cittadino)
24\26 aprile Trois jour tutti en panne (Senegal)
2\25 Maggio: Maraja Bum Bum Tour of India (with several stages in Maldive and start in Bahrein and Qatar)
11 Giugno Mt.everest hillclimb Hillary contest
3\25 Luglio Tour de Franz (Baviera)
1\10 Agosto El menehito del Cuba libre (L'avana y barbados)
15\25 agosto salzgammergut rundfahrt (Austria)
8\18 settembre Bradip Tour of Madagascar
7 ottobre cruel and very hard world championcipcip at Montecarlo circuit.


L'hai inventato tu o l'hai trovato da qualche parte?
Comunque è fantastico.
Il Tour de Franz poi...

 

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Davide

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/10/2006 alle 11:57
La Paris Rubè il Pavè non è poi così inventata!

 

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Chi non indossa il casco non ha nulla nella testa che valga la pena proteggere.
If you don't have the balls to brake late then that is your problem. L.H. to K.R.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/10/2006 alle 12:04
Originariamente inviato da Andrea_Web

La Paris Rubè il Pavè non è poi così inventata!


Allora il Pavè si può Rubè e portè da Parì a Canicattì!!!

 

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Michela
"Stiamo Insieme, Vinciamo Insieme - Ivan Basso"


Vita in te ci credo le nebbie si diradano e oramai ti vedo non è stato facile uscire da un passato che mi ha lavato l'anima fino quasi a renderla un po' sdrucita. Anche gli angeli capita a volte sai si sporcano ma la sofferenza tocca il limite e cosi cancella tutto e rinasce un fiore sopra un fatto brutto



http://www.adidax.com/
resisterai 5 minuti senza sport?

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/10/2006 alle 12:16

Trovo comunque scandalosa l'assenza del mitico Rund um Würstel, manderò una lettera di protesta a Verbrugghen...pardon, a MCQuaid.
Sono sicuro che questa corsa verrà presa in considerazione.

 

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Davide

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/10/2006 alle 19:32
Originariamente inviato da 27luglio

Suvvia se questo scisma dovesse divenire realta' si profilerebbero scenari epici.
Il giro d'italia verrebbe sostituito dal giro dell'india con l'himalaya in vece delle alpi, a questo scopo verranno asfaltate strade sino agli ultimi campi base utilizzati dagli alpinisti. Altro che Stelvio e Stelvio, lo ricorderemo come un cavalcavia,simbolo di un ciclismo per quaquaraqua'. Ai corridori verra' comunque concesso di sciegliere tra rischiare il collasso per assenza di ossigeno o trascinare con se delle comode bombole a ossigeno.
Intanto nel Sahara gia' si progetta una strisciolina di asfalto in mezzo al nulla su cui si correra' l'erede della Parigi-Roubaix, la caratteristica e' che l'asfalto in una ventina di punti si interrompera' per lasciar spazio alla sabbia per 1-3km, non piu' il pave' per mammolette, ora si pedalera' sulla sabbia, roba da uomini. Anche qui il corridore sara' posto di fronte ad una scelta tra copertoni da strada, piu' efficienti su asfalto ma ingestibili nei tratti di sabbia, o da mountain-bike con effetti inversi. Per evitare che il percorso venga cancellato dal vento da un anno all'altro verra' posta una copertura lungo tutto il suo svolgersi,le temperature previste all'interno del tunnel durante le ora piu' calde del giorno, e quindi durante la corsa, sono stimate in 70-80 gradi.
Sara' tutto vissuto in un'ottica piu' globale, ogni squadra dovra' gareggiare in tutti e cinque i continenti del pianeta,anzi sei considerando le americhe divise, tutte le settimane dell'anno,ai mondiali dovranno partecipare tutti i professionisti e tassativamente tutte le nazioni, chi non avesse professionisti dovra' presentare corridori improvvisati: la Santa Sede ha gia' imposto duri allenamenti alle guardie svizzere.
A causa della numerosita' e in alcuni casi inesperienza dei partecipanti si prevede un forte rischio cadute su percorsi normali, con curve, rotonde, saliscendi e strettoie, per questo si ipotizza di correre il mondiale sempre sullo stesso percorso appositamente creato per questo scopo: un rettilineo di asfalto lungo 300km e largo cento metri, perfettamente pianeggiante.
Il ciclismo riacquistera',anzi superera', quella concezione epica che lo caratterizzava agli albori della sua storia,uno strappo di quasi cento anni verra' ricucito,nel solco dei tapponi da 400km di un tempo si proporrano sfide ancor piu' estreme. L'UCI sapra' valorizzare questo concetto e far comprendere a noi appassionati vagamente storditi dagli improvvisi mutamenti che questo e' il ciclismo proiettato nel futuro ma che rivalorizza il passato, a quel punto gli incubi che per un breve periodo popoleranno i nostri sonni svaniranno d'incanto, solo ogni tanto saltuariamente guardando un arrivo ai piedi dell'everest proveremo una sensazione di nausea ma lo attribuiremo all'aver mangiato pesante a pranzo e con un fragoroso rutto staremo di nuovo magnificamente, senza essere sfiorati dal dubbio di essere trattati da piglianculo.




 

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...E' il giudizio che c'indebolisce.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 10/10/2006 alle 23:23
Non preoccupatevi ragazzi ... l'UCI sta già pensando al futuro del ciclismo, ecco come:





le foto sono tratte direttamente dal sito dell'UCI, e di questa roba ci sono già i campionati del mondo indoor

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 11/10/2006 alle 06:54
Originariamente inviato da Monsieur 40%

Complimenti a Tony Lo Schiavo per l'intervista.


il quale Tony Lo Schiavo ha anche realizzato un'intervista con Vittorio Adorni, nella quale il nostro ex-campione batte tutti i record di arrampicata sugli specchi.

 
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Livello Luison Bobet




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  postato il 12/10/2006 alle 20:48
Sarebbe bello intervistarli stasera, i papaveri dell'Uci... ma mi sa che un pò gli brucia, faticheranno a stare seduti. Alla fine sono riusciti a fare star fermi dei corridori contro ogni logica, ma alla fine hanno perso. Vadano a casa, ormai hanno già fatto danni incalcolabili, fermateli!!
Per Antonello: ho letto anche l'intervista ad Adorni, davvero è meglio dell'Uomo Ragno. Ho sempre sostenuto che lo sport deve stare in mano a chi è uomo di sport, alla gente dello sport... ci mancava Adorni a mandare a putt*** le mie teorie... ma è l'eccezione che conferma la regola, almeno spero!!

 

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Verità e giustizia per Marco Pantani

 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 12/10/2006 alle 22:20
Nel passato di Verbruggen ci sta il cioccolato ed il mou: era un pezzo da novanta della Mars, quando sponsorizzò la Flandria. Di lì il suo legame col ciclismo. Oggi il cioccolato ed il mou li cerca ancora, ma in altro modo, sotto forma di denari. Il suo unico scopo è aumentare il "fatturato", ed il ciclismo deve andare dove ci sono quelli che pagano senza pretese. Non interessano percorsi e tradizione. Per lui tutto è business e, da bravo manager col pelo sullo stomaco e mire dispotiche, s'è volutamente contornato di paggi, clown, incapaci o semplici cercasoldi che per un dollaro in più, venderebbero anche la madre. Se poi questi sono stati grandi campioni, non è detto che siano altrettanto come dirigenti. Soprattutto quando si parla di ex corridori. Hein, è semplicemente un uomo tipico da multinazionale. Non c'è da stupirsi per quello che fa e che dice: è aberrante, ma perfettamente in linea con un credo tanto in voga oggi. Ero con lui il giorno dell'attacco decisivo di Armstronz nel Tour 1999: seguiva la TV con grande soddisfazione e con gli occhi dalle pupille a $. Stava costruendo la sua Torre......Quel che è venuto dopo, è stato un solfeggio perfettamente sincronico a quello sguardo....
Il ciclismo non ha solo il problema del doping, anzi, è paradossalmente uno dei minori, visto che si potrà frenare SOLO se vi sarà una presa di posizione chiara di ogni Stato, attraverso leggi uguali per tutti e con un analogo atteggiamento del CIO su tutte le discipline. Purtroppo, lo sport che amiamo deve ricostruirsi dalle fondamenta, non già cambiando regolamenti tecnici ecc., ma ridisegnando completamente il quadro dirigenziale ad ogni livello. Per farlo, ha bisogno di gente che abbia avuto poco a che fare con questa disciplina..... Ma qui si aprirebbero discorsi chilometrici che, prima o poi, cercherò di affrontare....

 

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"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 12/10/2006 alle 22:34
Originariamente inviato da luke
ho letto anche l'intervista ad Adorni, davvero è meglio dell'Uomo Ragno. Ho sempre sostenuto che lo sport deve stare in mano a chi è uomo di sport, alla gente dello sport... ci mancava Adorni a mandare a putt*** le mie teorie... ma è l'eccezione che conferma la regola, almeno spero!!


Vittorio "Spiderman" Adorni: suona bene.

Quando correva era un grande cronoman: in montagna andava bene ma non era uno scalatore.
Se fosse stato in grado arrampicarsi in salita come ha fatto nell'intervista di BS, altro che Merckx e Gimondi: avrebbe vinto Giro e Tour per 10 anni di fila.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 12/10/2006 alle 23:41
Sinceramente credo che l'UCI sarà allo sbando per qualche ora, poi riprenderà in mano la situazione e grazie al fatto che ormai siamo alla fine della stagione potrà studiare la prossima mossa per il 2007.
Poi se qualcuno cercasse di far saltare qualche sedia, non si preoccuperanno più di tanto, sono bravissimi a riciclarsi tra loro.
In Italia però spero che Di Rocco faccia un lavoro diplomatic-bastard e faccia cacciare Colombo e Moser come auspica Grassi.
Mi sono immaginata per settimane il tuo articolo, con tanto di foto su Basso, per questo giorno e come sempre tu mi sorprendi.
Voto: Ottimo.

L'articolo di Verbruggen l'avevo già letto, ma dietro consiglio di Maria Rita ho letto anche quello sull'inchiesta e poi l'articolo su Basso e quello su Riis (che non mi piace per niente)
Si sono dati il codice etico!!!!!! Rischia di perdere il corridore migliore sulla piazza (lo dice lui che come Ivan in giro non ce n'è), in Danimarca gli danno contro, ha paura di perdere lo sponsor e lui dice che vuole combattere il doping quindi rispetta le regole del codice etico, ma si rende conto di sollevare l'UCI da ogni problema prendendosi tutte le grane e se Basso fosse innocente il prossimo anno vincerebbe il Tour con un'altra squadra.
Dall'intervista di Beppe Conti Riis appare un uomo sconfitto, costretto tra due fuochi, l'UCI e la CSC.
Poi quella sul suo passato che non si cambia mi sembra una vera ammissione di uso di doping del 1996.

 

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Michela
"Stiamo Insieme, Vinciamo Insieme - Ivan Basso"


Vita in te ci credo le nebbie si diradano e oramai ti vedo non è stato facile uscire da un passato che mi ha lavato l'anima fino quasi a renderla un po' sdrucita. Anche gli angeli capita a volte sai si sporcano ma la sofferenza tocca il limite e cosi cancella tutto e rinasce un fiore sopra un fatto brutto



http://www.adidax.com/
resisterai 5 minuti senza sport?

 
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