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Autore: Oggetto: I giornalisti: la verità o la rappresentazione?

Livello Marco Pantani
Utente del mese Febbraio 2009
Utente del mese Agosto 2009




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Registrato: Sep 2004

  postato il 07/08/2006 alle 18:58
Ho appena letto ( con un mese di ritardo perché Tuttobici lo leggo sul sito ma lo pubblicano un mese dopo) l’editoriale di luglio di Pier Augusto Stagi.
Racconta di aver letto un libro di Paolo Facchinetti: «L’apocalisse sul Bondone». Un libro che ricostruisce quella giornata dell’8 giugno del 1956,vinse Gaul nella tempesta. Il libro racconta la vera storia di quella tappa, documentando che doveva essere annullata in quanto la svolsero regolarmente solo tre corridori: Gaul, Fantini e Magni. Gli altri quaranta che conclusero la corsa ricorsero alle ammiraglie per riscaldarsi, riprendersi e farsi portare in macchina , oppure figurarono miracolosamente nell’ordine d’arrivo nonostante si fossero praticamente ritirati.
Stagi fa notare come i giornalisti del passato, che videro come si svolse la corsa, la descrissero, comunque, come una tappa epica, da eroi,inventando, di fatto, la storia di una tappa che andava annullata.
Da venerdì andrò in ferie e mediterò su questa cosa, ma, così, a pelle, io sto con quei giornalisti.
Lo so, i Torquemada di oggi avrebbero tuonato contro l’imbroglio e la tappa sarebbe stata annullata.
Però, pure Ulisse vinse la guerra di Troia con l’inganno, fu cantato da aedi e poeti come Dante perché sapeva aggirare la necessità ( accecando Polifemo con il trucco, per esempio), io sto con quei giornalisti e mi paiono tristissime le ricostruzioni filologicamente corrette che “ assalgono il tabernacolo”, lo so si fa, ma, soprattutto quando non servono, come in questo caso, visto che non si può annullare oggi la tappa, sono un po’ tristi.
In fondo, diceva Borges, una autobiografia può essere scritta mediocremente ( Sono nato a, il, vissi a…….) o genialmente trasfigurando la banale realtà ( In un castello viveva un re….).
Stagi è convinto sia meglio oggi che nessuno si inventerebbe un quasi gol o nasconderebbe che 40 corridori sono arrivai su macchine, io non lo so, ci devo pensare.....

 

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Verità e giustizia per Marco Pantani: una battaglia di civiltà.

Arcana loggia per il ripristino della civiltà dell'ordalia.

IO NON L'HO VOTATO.

IO CORRO DOPATO COME TUTTI.

"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping.

Hypocrisy free.

CAREFUL WITH THAT AXE, EUGENIO.



 
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Livello Tour




Posts: 188
Registrato: Aug 2006

  postato il 07/08/2006 alle 19:52
Cara Donchi,
non so se ti ricordi di me dai tempi in cui scrivevo prima su Pantani.it, poi sul forum della Fondazione,
comunque, anch'io ho letto l'editoriale di Stagi, così come ho letto il Libro di Facchinetti. Premetto che ora che anchio, nel mio piccolo mondo di giovanissimo giornalista sportivo provinciale, sto dalla parte di quei giornalisti di fine anni cinquanta. Io scrivo anche di calcio, e spesso dico che, la bellezza di poter raccontare gesta ciclistiche, sta nel fatto che nessuno può vedere con i propri occhi la totalità di una gara, per cui il giornalista può "inventare" o ingigantire qualche fatto accaduto o qualche particolare. Se ci si limitasse alla mera descrizione dei fatti, diventerebbe tutto una noia mortale o quasi...
Io amo molto inserire piccoli aneddoti dal sapore leggendario, e molti colleghi importanti fanno così... La leggenda dei Coppi e dei Bartali è nata grazie all'inventiva di tanti maestri del giornalismo sportivo, che prima di tutto erano veri e propri romanzieri... è bello così, alla gente questo piace, lasciamo che almeno la leggenda tenga vivo questo sport oggi così malridotto,,,
ciao, ALberto

 
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Livello Fausto Coppi




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Registrato: Dec 2004

  postato il 07/08/2006 alle 20:44
Non penso che la grandezza dei Bartali e Coppia sia frutto, solamente, della capacità di romanzare di alcuni giornalisti...allora qualcuno potrebbe dire che la grandezza di Pantani è stata frutto di una certa schiera di giornalisti che con impeto e passione hanno reso ancor più grande la capacità di Pantani di infiammare le folle, esattamente paragonabile a quella capacità che gli stessi Coppi e Bartali hanno dimostrato.
Più di altro, io sono convinta che oggi questo ciclismo ci esalti, poco a dire la verità, e che i giornalisti stessi si trovino ad un bivio rappresentato da due domande: 1 "sto raccontando il vero?" 2 "sto raccontando qualcosa di fasullo?"

Ecco appunto come si avvalorano le parole di Davide Cassani durante la telecronaca del Giro del Lazio "mi sono sentito ingannato, e in colpa, di aver raccontato qualcosa di falso".....

 

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http://ilmiociclismo.blog.excite.it

"La vita e la morte.La pace e la guerra.La repubblica e la monarchia.Infine Bartali e Coppi e la progressiva identificazione di un popolo, che ripartiva da zero, in una coppia di campioni."Leo Turrini

 
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Livello Rik Van Looy




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  postato il 07/08/2006 alle 21:46
Originariamente inviato da violetta

Non penso che la grandezza dei Bartali e Coppia sia frutto, solamente, della capacità di romanzare di alcuni giornalisti...allora qualcuno potrebbe dire che la grandezza di Pantani è stata frutto di una certa schiera di giornalisti che con impeto e passione hanno reso ancor più grande la capacità di Pantani di infiammare le folle, esattamente paragonabile a quella capacità che gli stessi Coppi e Bartali hanno dimostrato.
Più di altro, io sono convinta che oggi questo ciclismo ci esalti, poco a dire la verità, e che i giornalisti stessi si trovino ad un bivio rappresentato da due domande: 1 "sto raccontando il vero?" 2 "sto raccontando qualcosa di fasullo?"

Ecco appunto come si avvalorano le parole di Davide Cassani durante la telecronaca del Giro del Lazio "mi sono sentito ingannato, e in colpa, di aver raccontato qualcosa di falso".....


Ottio Viola, però proprio Cassani si sente ingannato? da chi? Ma Cassani non era un corridore prima? e non era un corridore proprio negli anni in cui ci vogliono far credere che il Doping prosperava? ( in realtà ha sempre prosperato, lo diceva anche Coppi) NOn era un corridore ai tempi in cui un certo Francesco Moser alla tenera età di 44 anni, frantumava il suo record dell'ora stabilito 10 anni prima?
Cassano si sente ingannato?!!! ma che farsa è questa?
Predica che Basso deve parlare, perchè non inizia lui a fare una autobiografia vera?......

 
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Livello Marco Pantani
Utente del mese Febbraio 2009
Utente del mese Agosto 2009




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Registrato: Sep 2004

  postato il 08/08/2006 alle 00:20
Ciao, Pintocolorado,certo che mi ricordo di te, mi fa piacere per il tuo nuovo impegno e ti auguro che ti dia molte soddisfazioni.
Non credo neppure io che la leggenda di Coppi e Bartali sia una leggenda "mediatica", però penso come Cacciari che , commentando il Tour del 1998, diceva che il ciclismo, più degli altri sport,ha bisogno di grandi narratori.
E' chiaro che nel 1956 mancava la televisione ( era poco diffusa nelle case) e, quindi, non era possibile per la maggioranza della gente seguire con i propri occhi le cose.
Il mezzo tecnico pone a disposizione di tutti la possibilità di vedere , per cui la capacità di narrare ,oggi, deve essere ancora maggiore, paradossalmente.. Proprio perché c'è un "controllo tecnico" che è la televisione.
Mi ha colpito oggi leggere la dichiarazione ( davvero molto acuta, di chi ha una visione filosofica del problema)di Aldo Grasso che, a proposito del doping, dice che l'atleta non teme il giudizio morale (il doping è quotidianità per lui) , solo quello tecnico ( dell'antidoping che può beccarlo).
Sono apparentemente cose diverse ma non lo sono del tutto.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 08/08/2006 alle 10:19
Originariamente inviato da 53.11

Originariamente inviato da violetta

Non penso che la grandezza dei Bartali e Coppia sia frutto, solamente, della capacità di romanzare di alcuni giornalisti...allora qualcuno potrebbe dire che la grandezza di Pantani è stata frutto di una certa schiera di giornalisti che con impeto e passione hanno reso ancor più grande la capacità di Pantani di infiammare le folle, esattamente paragonabile a quella capacità che gli stessi Coppi e Bartali hanno dimostrato.
Più di altro, io sono convinta che oggi questo ciclismo ci esalti, poco a dire la verità, e che i giornalisti stessi si trovino ad un bivio rappresentato da due domande: 1 "sto raccontando il vero?" 2 "sto raccontando qualcosa di fasullo?"

Ecco appunto come si avvalorano le parole di Davide Cassani durante la telecronaca del Giro del Lazio "mi sono sentito ingannato, e in colpa, di aver raccontato qualcosa di falso".....


Ottio Viola, però proprio Cassani si sente ingannato? da chi? Ma Cassani non era un corridore prima? e non era un corridore proprio negli anni in cui ci vogliono far credere che il Doping prosperava? ( in realtà ha sempre prosperato, lo diceva anche Coppi) NOn era un corridore ai tempi in cui un certo Francesco Moser alla tenera età di 44 anni, frantumava il suo record dell'ora stabilito 10 anni prima?
Cassano si sente ingannato?!!! ma che farsa è questa?
Predica che Basso deve parlare, perchè non inizia lui a fare una autobiografia vera?......


Ciao 53.11, attenzione non facevo riferimento al soggetto che ha pronunciato la frase, questa frase l avrei pronunciata io stessa fossi stata nei suoi panni , ma al significato della frase....a volte i gionalisti si sentono assolutamente spiazzati dopo la scoperta che qualcosa che hanno narrato, raccontato con tanta passione risulti falsa.questo era il significato...

 

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Livello Luison Bobet




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  postato il 08/08/2006 alle 19:35
Anche io sto con i giornalisti. Non con tutti, non certo con i Torquemada. Secondo me comunque le imprese le fanno i corridori e loro sono i veri protagonisti, ma ognuna delle loro imprese assume un significato anche in base a come viene raccontata, lo spettacolo è spettacolo ma il cronista che sa raccontare vale molto. Sia chiaro che non credo che il giornalista che si schiera contro il doping debba essere per forza uno che ci marcia sopra, anzi credo che spesso chi racconta le storie delle corse si trovi poi a sentirsi preso in giro quando il corridore viene coinvolto in indagini o risulta positivo all'antidoping. Pensiamo a queste ultime settimane: coloro che si sono trovati a raccontare un Tour 'castrato', ovvero privato dei suoi più importanti protagonisti, hanno scoperto la figura di Landis e vi si sono aggrappati per cercare di trovare, nella difficoltà della situazione attuale, un nuovo protagonista. E poi ecco che risulta positivo all'antidoping... ecco, lì uno si sente cadere le... braccia. Lo capisco eccome, ma purtroppo credo che ogni giornalista sappia come stanno le cose nello sport (si badi bene, non nel ciclismo: NELLO SPORT PROFESSIONISTICO), per cui apprezzo maggiormente lo sforzo di cerca, nel ciclismo e nello sport, di vedere il bicchiere mezzo pieno, di narrare le storie delle corse che poi son quelle che interessano i lettori. Si tratta di porsi anche qualche domanda: ormai quando si parla di ciclismo si parla di doping. Avete visto i giornali nel periodo del Tour? Due pagine dedicate all'Operacion Puerto e un trafiletto a parlare della tappa. Siamo sicuri che serva continuamente mettere in piazza il doping? Da anni esiste il sito di Capodacqua, dettagliato e sempre aggiornato, ma non mi pare che da dopo Campiglio le cose siano migliorate, anzi i casi di doping paiono aumentare. In compenso assistiamo allo spettacolo offerto dal calcio: un casino mondiale, una società che paga le sue colpe ed altre molto meno, un Carraro che esce lindo e Matarrese che torna presidente della Lega (!!!). Il calcio avrà tutti i difetti del mondo, ma da loro ci sarebbe solo da imparare, sanno proteggersi come si deve e non si fanno mettere alla berlina da nessuno. Allora non è forse meglio che i panni sporchi si lavino in casa? Dobbiamo proprio sbattere in faccia a tutto il mondo la situazione magari presentandola peggio di quel che è? Anzi, la domanda che mi frulla in testa è la seguente: non ci accorgiamo che da questo tipo di giornalismo di stampo giustizialistico, basato sul sensazionalismo, il ciclismo può ottenere solo danno?

 

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Livello Luison Bobet




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  postato il 08/08/2006 alle 19:56
Mi accorgo di aver trascurato la figura del cronista e la sua importanza: Pintocolorado parla di come il racconto del giornalista/cronista stimoli l'immaginazione di colui che alla gara non può assistere e la vive nel racconto che ascolta o legge. Mi ha fatto immaginare i tempi del dopoguerra, quando il dualismo che faceva fremere l'Italia non era quello tra Juve e Inter o Milan, ma tra Coppi e Bartali: la televisione era agli albori e la stragrande maggioranza degli appassionati viveva le corse ascoltandole dalla radio. Ecco, credo che i cronisti dell'epoca dovessero essere veramente dei maestri per trasmettere le emozioni agli ascoltatori, ma anche gli ascoltatori sognavano ad occhi aperti ascoltando quelle radiocronache. E certe radiocronache rimarranno nella storia, una frase come questa: 'Un uomo solo al comando, la sua maglia è celeste, il suo nome Fausto Coppi'... chi la dimentica? Ma anche la tv ci ha offerto grandi cronisti. Ricordo con emozione le cronache di Adriano De Zan, uno che ti teneva incollato al televisore e che ha fatto amare il ciclismo a tanta gente. Ha ragione Donchisciotte: la capacità del narratore contemporaneo, con la spada di Damocle dell'obbiettivo delle cineprese, dev'essere ancora maggiore. Specie se lo spettacolo è sempre più merce rara.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 08/08/2006 alle 20:28
Aggiungo una piccola riflessione sul discorso giornalismo-doping.
Marco Pastonesi, interpellato durante la telecronaca di Fabretti al giro del Lazio, diceva che il ciclismo è paradossalmente lo sport più pulito di tutti sotto l'aspetto della denuncia del doping.Effettivamente non mi sento di dare torto a Pastonesi, in quanto penso che la capacità che ha il ciclismo di denunciare, magari non tutti anzi sicuramente non tutti, i casi di doping e renderli di dominio pubblico, non sia una capacità che hanno anche le altre discipline.
è ovvio che un lettore ed un appassionato che sa usare la proprio testa si rende conto che qualsiasi sport non è esente dal fenomeno doping, anzi, che è presente in tutte le discipline, anche in quelle amatoriali, e da lettore e appassionato intelligente si trova comunque a rispondere alla domanda "ma quello che sento è vero o è falso?", comprendendo benissimo che i giornalisti fanno il proprio lavoro, sia per quanto riguarda il lato giudiziario del doping, sia per quanto riguarda il lato puramente sportivo....

 

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Livello Luison Bobet




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  postato il 08/08/2006 alle 21:02
Certamente gli altri sport non hanno la capacità di denunciare i casi di doping come il ciclismo, ma bisogna fare attenzione perchè alla lunga ci si può soprattutto fare male. Insomma il doping va combattuto, ma bisogna fare attenzione a non farsi prendere dal furore giustizialista, perchè a volte 'linciando' il sospettato si può anche linciare un'innocente. Giustamente i giornalisti fanno il loro lavoro che li coinvolge sia a livello di cronaca degli eventi che di cronache di doping. C'è però una terza componente che secondo me è carente, mi pare che si debba anche imparare ad approfondire. Ad esempio, secondo voi quanti sanno come è venuto alla luce il dossier che parla dell'Operacion Puerto? Pochissimi, perchè tutti leggono i giornali tipo rosea e simili e lì non spiegano moltissimo, più che altro sparano sentenze. Invece, alla pagina 46 di Bicisport di agosto è spiegato in maniera semplice, chiara e sintetica come il dossier sia stato chiesto in fretta e furia da alte cariche istituzionali francesi. Ecco che, chi avesse avuto la fortuna di voler approfondire, capirebbe che tutta la vicenda puzza di bruciato lontano un miglio. Per questo, cara Viola, credo che ci si debba interrogare se, con l'atteggiamento inquisitorio di una parte degli addetti ai lavori specie della stampa, si miri ad ottenere qualcosa di concreto (e quindi si sappia dove si vuole arrivare) o se si finisca per arrecare ulteriore danno al movimento. Per questo, per rispondere alla diomanda che è poi titolo di questo thread, credo che sia da preferire la rappresentazione, nei giornalisti. Senza nascondere la verità ma anche senza strombazzarla a gran voce.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 08/08/2006 alle 21:13
sono perfettamente daccordo con te, e penso lo sapessi già,che il giornalismo si deve sbarazzare di quel velo di sensazionalismo e giustizionalismo di cui è coperto.Memori delle esperienze perpetrate con Marco Pantani un pò tutto il movimento avrebbe dovuto andare con più cautela anche nella vicenda dell'Operacion Puerto ed evitare reazioni come quella di Prod che tanto somiglia alle reazioni che si videro subito dopo la notizia di Madonna di Campiglio...
Certamente sta nell'intelligenza del lettore e dell'appassionato non fermarsi alla testimonianza di una sola testata, ma informarsi anche con altri mezzi, internet in primis offre siti perennemente aggiornati sul doping e quindi saper filtrare tutte le informazioni al fine di approfondire, se ritenute attendibili, quelle che più convincono

 

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Livello Luison Bobet




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  postato il 09/08/2006 alle 10:46
Stamattina ripensavo proprio al cronista, all'importanza della capacità di narrare un evento e di arricchirlo con il proprio commento. Capacità indubbiamente importantissima, come del resto è importante anche saper evidenziare gli aspetti che magari a prima vista sfuggono. Ecco allora i commenti sul gesto tecnico, le informazioni sulla tecnica delle biciclette, sull'alimentazione, sull'allenamento che spesso i cronisti elargiscono durante le corse. Poi ho pensato anche alle telecronache del Tour del duo Bulba-Cassani: quante volte hanno parlato di doping? Ricordo benissimo di come esprimessero speso certi concetti legati all'infelice mestiere del cronista che viene gabbato dal furbetto di turno, di come loro facessero fatica ad esporsi per esaltare il gesto di un corridore e poi magari veniva fuori che era 'elaborato'. Ricordo una frase di Bulbarelli che spiegava che, davanti all'exploit di un corridore, non c'era più la fiducia nel sottolineare quell'exploit ma veniva più facile pensare che ci fosse sotto qualcosa di poco pulito. E qui mi son ricordato dei recenti mondiali di calcio: ci abbiamo mai pensato a quanta gente, nella finale, fosse in campo nonostante avesse storie anche peggiori di quelle di certi ciclisti che son stati messi alla gogna? Eppure i cronisti evitano di parlarne, sia perchè allo spettatore interessa la partita soprattutto, sia perchè non sono tanto scemi da sparare fuori concetti o affermazioni che possano danneggiare loro e l'ambiente in cui lavorano. Immaginavo una telecronaca più o meno così... 'Ecco il nostro Buffon, recentemente interrogato su presunti illeciti sportivi collegati ad un giro di scommesse, che passa la palla al centro a capitan Cnnavaro, quello del famoso filmato della flebo... ma viene anticipato da Zidane, testimone al processo contro il medico sociale della Juve e sospettato di pratiche illecite....' No, queste cose nel calcio non accadranno mai, perchè altrimenti la tv non l'accenderebbe più nessuno. Nel ciclismo invece accade che si parli così tanto di doping da finire per ... parlarsi addosso. Meglio allora rifletterci un pò sopra e curare di più la narrazione dell'evento, forse non ci crederanno ma ci sono tanti bimbi che seguono anche il ciclismo, non solo il calcio....

 

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Livello Tour




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Registrato: Jul 2006

  postato il 10/08/2006 alle 12:49
La cosa che non mi garba dei giornalisti è quanto ripetono determinate cose decine di volte facendole diventare dogmi e producendo danni. Esempio, per anni è stato detto che juve e milan in italia erano protette dagli arbitri e che Cannavaro e Gattuso se facevano gli stessi falli in nazionale sarebbero stati subito espulsi. Inter e Roma erano invece le vittime, rigore su Ronaldo , gol di Turone, ecc.ecc. Ai mondiali cosa è successo: Cannavaro e Gattuso mai espulsi, mai squalificati , ottime prestazioni pur giocando nel solito modo. De Rossi, Roma e Materazzi , Inter invece espulsi entrambi , squalificati entrambi e Materazzi squalificato anche per le prossime partite. Se a De Rossi e Materazzi viene fatto credere di essere in italia vittime , poi questi sono i risultati !
 
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Livello Miguel Indurain




Posts: 675
Registrato: Jan 2009

  postato il 15/10/2009 alle 16:50
Riprendo qua l'OT cominciato in Doping-Antidoping 2009.

Non sono giornalista di professione, mi capita di scrivere pezzi per amici che fanno i giornalisti di professione, e che hanno bisogno di confronti "tecnici" con chi ha competenze specifiche. Di ciclismo? No, cose molto più noiose. Ma di quelle scrivo, spesso. Di ciclismo mi occupo solo per via della passione viscerale che ho per questo sport. Non lavoro nel ciclismo, non lavoro nel giornalismo, ma sono entrambe cose che "pratico" volentieri. E così va a finire che mi trovo a scrivere di informazione su un forum di ciclofili...

In quel thread ho regito ad un articolo (doping/puntura di vespa di Cannavaro) che mi sembrava solo risentito.
Ho reagito perché sono stufo di leggere pagine che mirano a screditare qualcuno secondo una logica di amico e nemico.

La passione per la verità, il rispetto per le cose, quel senso del pudore nel trattare anche gli argomenti più delicati, sembrano svanire. Tutto è spiegabile con dietrologie. Sono stufo dell'atteggiamento risentito, dei magagnisti, che smettono di cercare di capire la realtà per vendermi mezze reciminazioni.

Su questo forum qualcuno ha scritto una frase del genere: "Tu saresti contento di vederti rappresentato da Cannavaro-il-fascista-dopato come capitano della nazionale?" che riecheggiano i toni usati da alcuni grandi giornali per dire "Tu accetteresti che il capo dell'Italia nel mondo sia un puttaniere?". Tralascio questo secondo argomento.

A Repubblica potrebbero scrivere una cosa del genere, su un giornale che ormai è attraversato dal refrain: W la libertà di pensiero, ma chi non è con me è da distruggere. L'ultimo attacco al Corriere della sera fatto da Scalfari ne è l'ennesima riprova.
Al Giornale potrebbero scrivere una cosa del genere, su un giornale che ormai è attraversato dal refrain: W la libertà e il popolo della libertà, ma chi non è con me è da distruggere. L'ultimo attacco a Boffo e Avvenire fatto da Feltri ne è l'ennesima riprova.


Reagisco sul primo: mica l'ho votato Cannavaro io?! Un giocatore è lì perché è bravo, mica perché l'ho votato!
E la libertà di pensiero dov'è finita? Quindi Lucarelli non avrebbe mai potuto giocare in nazionale perché comunista? Un giocatore può giocare in nazionale solo se è scialbo? Solo se non ha preferenze di sorta? Solo se si adegua a quella patina di nulla del pensiero unico (pensiero unico dell'una o dell'altra sponda)?

Io sono fiero di appartenere a una nazione nella cui squadra di calcio c'è stato posto contemporaneamente per Cannavaro e Lucarelli.

Oppure uno può giocare in nazionale solo se è un modello. Ha famiglia, non divorziato, non si dopa. E la libertà dei costumi di cui tanto ci vantiamo? Ma si aggiunge: se Cannavaro ha famiglia e passa per un modello, guardate che in verità anche lui è un dopato. Ok. Ma il colpevole allora non è Fabio Cannavaro, ma CHI SCRIVE su di lui, che -questa volta sì, con una doppia morale- condanna il ciclismo ed osanna altri sport.

Allora a ragionare così tutto è ipocrisia: Thorpe, Phelps e la Pellegrini; Usain Bolt; Alberto Contador.

Oggi la stampa è ferma a dipingere, a dare forma a dei fatti secondo un'ideologia. Descrivo in modo da condannare quanto non mi va bene; descrivo in modo da osannare quello che mi va bene.

E così va a finire che l'uomo comune, che ha buon senso, smette di fidarsi delle opinioni altrui, perché almeno le proprie sono fondate.

Devo andare. Mi piacerebbe continuare su eventuali reazioni, e non sul nulla.


PS Manco a farla apposta, oggi c'è una seconda puntata di questa riflessione qui

http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=42614

Dopo Riotta&Polito, è la volta di Giannino&Battista.

 
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Moderatore
Utente del mese Gennaio 2009




Posts: 3948
Registrato: Apr 2005

  postato il 15/10/2009 alle 23:43
Caro Maino,
grazie per aver accettato di chiarire.
Il tuo post offre molti spunti su cui riflettere e confrontarsi.
Sostanzialmente mi trovo daccordo con te.

Supponendo che la motivazione dell'articolo contro Cannavaro
sia dovuta principalmente alla connivenza con cui e' stata
gestita la "puntura di vespa" mi chiedo se ci sarebbe stata
la possibilita', in conferenza stampa, per mettere il ragazzo
alle strette.
Intendo domande che scavano in cerca della verita' o della
contraddizione. Anche domande scomode purche' in tema.
Io non sono nel mestiere ma fossi stato alla conferenza gli avrei
chiesto se non ha paura che quelle vecchie iniezioni di neoton possano
avergli causato dei danni... se non gli e' mai venuta questa paura
e se si' come ha fatto a farsela passare.

Parlando piu' in generale il mio dubbio e' che non ci sia molta
tendenza a "cercare la verita'" anche se non so se attribuirne
la causa a scarse capacita' giornalistiche o all'impossibilita'
di fare domande scomode.

 

____________________

"Non esistono montagne impossibili, esistono uomini che non sono capaci di salirle", Cesare Maestri

"Non chiederci la parola che mondi possa aprirti, si` qualche storta sillaba e secca come un ramo...
codesto solo oggi possiamo dirti: cio` che non siamo, cio` che non vogliamo.", Eugenio Montale.

 
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Livello Francesco Moser




Posts: 739
Registrato: Jun 2007

  postato il 16/10/2009 alle 14:47
Mi fa molto piacere continuare la discussione qui, cari Maìno e pedalando.
Ho letto più e più volte quello che ho scritto di là (in Doping e antidoping), riguardo a Cannavaro. Più volte ho letto anche gli interventi di Maìno e di pedalando. E non essendo totalmente concorde con loro mi sono andato a rileggere l’articolo di Malcolm Pagani e Carlo Tecce comparso sul Fatto quotidiano il 10 ottobre scorso.

Maìno, tu metti in parallelo quello che sostieni essere la linea editoriale di Repubblica ed Il Giornale: W la libertà di pensiero, ma chi non è con me è da distruggere. Ragionamento che è proprio di Feltri e dei suoi dossier su toghe rosse, direttori di giornali e chiunque critichi il premier, non di Repubblica. Il dettaglio che Il Giornale appartenga alla famiglia Berlusconi è da poco, naturalmente.

Tornando a Cannavaro, ho fatto il paragone con Lucarelli per contrapposizione (contraddittorio?), perché ho accennato al fascio littorio sbandierato a fine Liga 2007 dal Capitano: tra l’altro, dici che sei orgoglioso di avere una Nazionale in cui hanno giocato un attaccante dichiaratamente di sinistra ed uno che di sinistra certo non è. Ok, la libertà di pensiero è ancora in vigore, ci mancherebbe, però penso che se uno fa il calciatore deve badare a far bene quello, il resto non potrà essere che apprezzato (se degno di esserlo). Inoltre il dettaglio che emerge è che uno, Cannavaro, ha 130 presenze in azzurro, mentre l’attaccante gialloblù appena 6 (parlo di nazionale maggiore). Cannavaro è in Nazionale perché è bravo (dopo il 2006, a dir la verità, è calato notevolmente nelle prestazioni), non è stato eletto da te e su questo non si discute, non credo che nemmeno Pagani e Tecce discutano la sua bravura. Epperò…

Epperò il suo passato è fatto di eventi non molto edificanti, anche su questo spero non si abbia da discutere. Vado rapidamente ad elencarli per quello che sono.

Il 20 agosto 2004 Moggi dice a Giraudo: “Ho parlato con Cannavaro e ci ho fatto parlà anche Ciro Ferrara”. Secondo il volere di Moggi Cannavaro “farà casino, dopodiché Paco (Casal) interviene” l piano funziona e le intercettazioni non lasciano molto spazio ad ambiguità.

23 agosto 2004 ore 9.37 Moggi: «Pronto» Giraudo: «Tutto bene?» […] Giraudo: «(...) il giocatore [Cannavaro, appunto] eravamo rimasti d’accordo che finita la partita andava dall’allenatore e dalla società e diceva io adesso non gioco più, dovete vendermi. L’ha fatto o no questo?» Moggi: «Ah, ma questo non me l’ha detto (...)» Giraudo: «Ma che caxxo, io gliel’ho detto: gioca male. No, deve giocare benissimo, bene! Gioca benissimo, così almeno adesso sarà un casino a venderlo, lo valuteranno (...) Gli diceva, io adesso questo torna domenica, io non gioco più (...) vendimi perché tu hai ancora 10 giorni per comprarti il mio sostituto, sappi che poi non gioco più. Questo doveva dire»

Segue colloquio tra Moggi, Cannavaro e un terzo uomo.
Moggi: "Allora lo possiamo fare anche oggi: fai chiamà Ghelzi (Ghelfi vicepresidente Inter), gli dici che vuole andà via". Cannavaro: "Come?" M: "Fai chiamare Ghelzi, ooh.. come si chiama là, brindellone alto... il Presidente!" C: "Facchetti" M: "Facchetti. Fai chiamare Ghelzi e Ghelzi lo farà. Gli dici: guarda, io voglio andà via perché non sò considerato dall’allenatore e stop". (...) M: "Dagli una telefonata di brutto, dai! Poi richiamami, dai!".

Cannavaro esegue gli “ordini” di Lucky Luciano, poi, nel ritiro pre-Mondiale, difende Moggi dallo scandalo Calciopoli così:
"Non credo gli ultimi due anni siano da cancellare, gli ultimi due scudetti vinti li sento come miei, sento di averli vinti sul campo, penso che il sistema emerso con le intercettazioni riguardasse tutti, tutto il nostro calcio. Solo il telefono di Moggi era sotto controllo. Non sono state intercettate tutte le società, non tutti i club erano sotto controllo". Sarà costretto a correggere il tiro – no! Smentire mai! – nelle ore successive. Ed a chi gli chiedeva di rinunciare alla fascia da capitano ribadiva “Non mi sono mai sentito in dubbio come capitano, ho la fiducia dei miei compagni”. Chissà che anche lui non avesse il 68% di fiducia tra i compagni di nazionale.

Finita? Manco per idea! Il 6 gennaio 2009 sempre Cannavaro dichiara in un’intervista a Chi (settimanale del Gruppo Mondadori, tanto per cambiare) "Per il cinema italiano spero che Gomorra vinca l'Oscar. Ma non penso che gioverà all'immagine dell'Italia nel mondo. Abbiamo già tante etichette negative". Ecco, qui siamo all’oltre. Non siamo all’apologia del fascismo, alle idee sulla famiglia tradizionale (che peraltro scatenarono l’ira dell’Arcigay e riguardo alle quali il presidente onorario Grillini consigliò a Cannavaro "di aderire alla campagna inglese contro l'omofobia nel calcio, seguendo l'esempio di David Beckham") su cui si può concordare o dissentire. No, qui siamo all’omertà tipica del mafioso. Il film tratto dal libro che parla approfonditamente di camorra non dà una buona immagine dell’Italia, mentre l’omertà di Cannavaro (e dei calciatori che non hanno detto mezza parola di sconcerto a riguardo) farebbe benissimo. Altro che stampa che sprizza cattiveria da tutti i pori, si parla di camorra ed atteggiamenti omertosi.

Se ci si attiene a riportare i fatti ed a commentarli secondo la propria visione del mondo (ma soprattutto bisogna riportare i fatti!) si può fare del buon giornalismo e sono convinto che molti ci riescano, molti ci provino e molti chinino il capo dinanzi a poteri più forti. È vero Alberto, non si ha il coraggio di fare le domande scomode, nemmeno sulle iniezioni di neoton, più “scenografiche” che altro, che però a Cannavaro non hanno certo giovato in quanto ad immagine. Però qui si parla di flebo per un bravo calciatore che ha avuto (ha?) atteggiamenti camorristi. Non vi sembra un po’ come parlare di escort quando un premier è mafioso, corruttore e altro ancora? A me, francamente sì.
Alla prossima, è un piacere discutere con voi.

PS: scusate imprecisioni e refusi varii ma la pausa pranzo è finita da quel dì ed ho scritto tutto di fretta.

EDIT: scusate ma a leggere un'intercettazione di Calciopoli in cui Moggi diceva "ma che "particolare anatomico che, se rotto, simboleggia seccatura"" non ce la facevo davvero...

 

[Modificato il 16/10/2009 alle 15:24 by SHORT ARM]

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Francesco Sulas
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  postato il 16/10/2009 alle 22:47
Francesco, prendila come una critica costruttiva ma il
tuo elenco e' parente della filosofia "se non stai con me ti distruggo".
Rivolto a Cannavaro ovviamente.
Dico parente perche' scritto in un contesto diverso (siamo su un
forum non su un giornale) e perche' l'argomento "vita morte e
miracoli del giocatore" e' gia' stato sollevato.

Ma torniamo all'articolo
Io supponevo che l'attacco fosse dovuto alla stizza per la
scusa della puntura di vespa ma mi viene da sospettare che
invece ci fosse gia' una forte ostilita' e che la storia
della positivita' sia stata solo la scusa per attaccare.
Partendo da fatti noti per passare alla politica ed
arrivare alle infanganti accuse di mafia.
C'e' del mestiere in questo e non mi sembra il mestiere del giornalista.
Come non lo sarebbe un articolo che esalta tutte
le imprese di questo miliardario in braghette facendolo apparire
come un eroe. Come il "nostro" capitano.

E' questo che trovo brutto (e dilagante) nel giornalismo odierno:
lo snocciolamento di concetti. Con la conseguente escalation di
bordate che allontanano dal focus.

 

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"Non esistono montagne impossibili, esistono uomini che non sono capaci di salirle", Cesare Maestri

"Non chiederci la parola che mondi possa aprirti, si` qualche storta sillaba e secca come un ramo...
codesto solo oggi possiamo dirti: cio` che non siamo, cio` che non vogliamo.", Eugenio Montale.

 
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  postato il 17/10/2009 alle 00:05
Sarò poco analitico, vado per suggestioni a partire dallo sport.

Prendo come esempio la Gazzetta dello Sport, nel 2009. Ha bisogno di idoli, di personaggi. Si tratta di un investimento. Quindi ci raccontano vita morte e miracoli di Basso e Armstrong per 6 mesi, così da avere creato i personaggi per il Giro. Il ritorno di questo investimento è dato dall'aver creato un interesse specifico (basso-amstrong) su un suo evento. Che piaccia o no, questo fa parte del mestiere del giornalista
(con la conseguenza negativa di fare diventare troppo speciali persone in fondo normali), e nessun giornalista della Gazzetta negherà di aver voluto "creare opinione" su Basso e Armstrong.

In questa moda dei racconti, ci spiegano anche cosa fanno le mogli dei calciatori. A me piace tantissimo lo sport raccontato come costume. "Sfide" rinverdisce la grandezza di Brera. Parlare delle mogli dei calciatori con voyerismo è segno di pettegolezzo, di attaccamento inutile al chiacchiericcio, più che alla nobiltà del racconto. Oggi lo stile Tabloid inglese domina, lo stile "sfide" rimane di nicchia. Va di moda il morboso attaccamento alla futilità. Se tornassimo di più a Brera quanto sarebbe bello...

A questo punto abbiamo i personaggi: nel bene o nel male abbiamo i personaggi. Chi li ha creati? I protagonisti vincendo (occorre vincere per essere in prima pagina) e i giornali (che hanno bisogno di qualcuno che vinca per le loro copertine). Alcuni sono stati creati bene, altri con spirito pettegolezzaro, ma poco importa, comunque la creazione dei personaggi fa parte del mestiere.

Ma cosa succede? Di colpo, un vincente, uno che è stato pompato di maledetta, è beccato, tipo Riccò al Tour dell'anno scorso, o Di Luca quest'anno. E lì tutti pronti a dire: "com'è possibile?". Alla Burbarelli: "pensavamo che le nuove generazioni...". Ecco, come si fa a dire la frase "speravamo che le nuove generazioni" credendoci, quando le squadre che facevano man bassa al Tour erano quelle di Riis e Giannetti, invischiati come non mai nel ciclismo del passato?

E qui si arriva alla mia critica.
Il giornalista da sempre fa entrambe le cose: racconta i fatti, e fa il boiardo di palazzo. Se si fa solo una delle due cose non può funzionare. Il carrozzone ha bisogno dei giornalisti. Ma oggi il giornalista -con un'ipocrisia assurda- fa anche il censore. Invece di ammettere che oltre a raccontare i fatti crea asnche aspettative, il giornalista di colpo diventa il puro, quello fuori dai giochi, quello senza interessi, che dice le cose come stanno. E che condanna il dopato (come condanna il politico corrotto).

Ben Johnson vince i 100 nell'88, e Lewis fa secondo di niente. Il canadese beccato dopato, e l'americano osannato, pubblicità per la Pirelli... Secondo, a niente da un bombato. Ma come è possibile?!? Non ricordo di avere letto nessun importante quotidiano chiedersi come fosse possibile. Nessuno. Per tutti era normale che un dopato vincesse di niente sopra dei sani e volenterosi ragazzotti sportivi.

A me fa venire i nervi questo manicheo scandalizzarsi perché non si può far parte di un sistema creando i personaggi (nello sport, o creando opinione in politica), e quando di colpo c'è qualcosa di sballato fare i puri, i catari.
Nel giornalismo sportivo mi sta sui nervi questa retorica per il record, per la grandezza, per il personaggio, il vuoto decoubertiano, affiancata dal più bieco moralismo atto a distruggere quello che viene beccato.

Insomma, si parla di un giocatore come un eroe, quando non lo è, e poi ci si stupisce del contrario.

Faccio il provocatorio: non sbaglia Cannavaro a sventolare il tricolore col fascio; non sbaglia Lucarelli a fare il pugno sinistro alla curva. Sbagliano i giornalisti che inneggiano a persone normali come fossero dei. I valori sono sballati, capovolti. Siccome uno ci fa vincere un mondiale allora significa che è un eroe. E' un eroe! Uno che dà senso al nostro essere italiani! Ma vadano a quel paese, è una cazzata, non è vero. Eppure è come quotidianamente ci vengono presentati gli avvenimenti sportivi.

(N.B. Per diventare eroe, devi vincere e per vincere sei costretto a doparti; ma se ti beccano, quelli che ti hanno osannato ti condanneranno).



Intanto penso anche alla politica, solo che ho poco tempo e mi son detto, parto da qua che almeno son sicuro di riuscire a finire per tempo.

 

[Modificato il 17/10/2009 alle 00:11 by Maìno della Spinetta]


 
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  postato il 17/10/2009 alle 13:54
Meno male che hai poco tempo per scrivere perche' a me ne serve
molto per leggere cercardo di capire e non sono sicuro di stare
al passo

Originariamente inviato da Maìno della Spinetta
Che piaccia o no, questo fa parte del mestiere del giornalista

non mi piace ma lo accetto.
Cio' che non accetto e' quando il mestiere viene utilizzato fuori
dal contesto.

E credo a fatica che la causa sia quella di obbedire agli ordini.
Ci sono, secondo me, molti altri fattori: la capacita' dialettica
che impedisce di restare sull'argomento, l'insicurezza che suggerisce di
allargare il fronte in cerca di consensi. L'ammicare verso alcuni
ambienti con lo scopo di "far carriera".
Pensandoci con piu' calma (o maggior acutezza) se ne troveranno altre
ma, purtroppo, non ho tempo per approfondire. Magari torno sull'argomento.
Comunque grazie, e' un piacere discutere con voi.

 

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