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Autore: Oggetto: I dirigenti di ciclismo - Chi governa il nostro sport?

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  postato il 05/12/2006 alle 10:21
Stamattina a SI Live 24 ho sentito che c'è stata una riunione e che addirittura i Grandi Giri escono dal Pro-tour, ma non è che tutta questa storia è perchè il Tour vuole fare fuori Basso e non vuole essere vincolata a chiamare le 20 squadre?

 

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  postato il 05/12/2006 alle 11:56
Ayuso (Vuelta): Verbruggen deve sparire

«Vogliono cercare di separare la Vuelta dagli altri due Grandi Giri, ma l’UCI dovrebbe sapere che tra i grandi organizzatori c’è compattezza assoluta»: così Ignacio Ayuso, responsabile della organizzazione della Vuelta di Spagna in un’intervista concessa al quotidiano AS. «Possono farci competere con il Giro di Germania, quello di Polonia o quello che vogliono loro, ma una cosa è certa: noi siamo la Vuelta e faremo correre la nostra prova ai ciclisti che lo vorranno. E ci risulta che le squadre del ProTour vogliano correrla, la Vuelta».
E ancora: «Nel marzo 2006 rappresentanti degli organizzatori, dei ciclisti, delle squadre, degli sponsor e l’UCI stessa avevano trovato un accordo per modificare il ProTour. Ma il veto di Verbruggen ha bloccato tutto, perché lui è un dittatore. L’unica soluzione per questo caso è che Verbruggen sparisca perché è lui che muove i fili: McQuaid e Rumpf sono solo delle marionette nelle sue mani».

(fonte: tuttobiciweb.com)

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 05/12/2006 alle 13:21
Assolutamente non credo centri Basso Manuel... Lo scontro Uci - organizzatori vige più che altro su discorsi di autonomia organizzativa ed economica

 

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www.vcoazzurratv.it
...- --- .-.. .-
.--. ..- .--. .. .-.. .-.. .-
...- --- .-.. .- !!!!

LA CAROVANA VA..CONFINI NON NE HA..E TUTTE LE DISTANZE ANNULLERA'!!
"..Dinnanzi a me non fuor cose create se non etterne.. Ed io in etterno duro!!
Lasciate ogni speranza voi ch'entrate...!!!

"C'è Bugno in testaaaa!!! è Bugnoooo!!! ed è campione del mondo Bugno su Jalabert!!!"

"...ma ti sollevero' tutte le volte che cadrai
e raccogliero' i tuoi fiori che per strada perderai
e seguiro' il tuo volo senza interferire mai
perche' quello che voglio e' stare insieme a te
senza catene stare insieme a te"...

"Cascata ha un pregio non da poco. ama il ciclismo e però lo riesce a guardare con l'occhio dello scienziato. informatissimo, sa sceglire personaggi sempre di levatira superiore, pur non "scadendo" nello scontato.
un bravo di cuore.
(post di Ilic JanJansen, nel Thread "Un ricordo: Pedro Delgado, il capitano di Indurain")

 
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  postato il 05/12/2006 alle 13:31
Originariamente inviato da Cascata del Toce

Assolutamente non credo centri Basso Manuel... Lo scontro Uci - organizzatori vige più che altro su discorsi di autonomia organizzativa ed economica

Secondo me Basso, come qualsiasi altro ciclista di punta, centra perche'
oggi l'UCI puo' fare il bello ed il cattivo tempo decidendo chi puo' correre e chi no;
di conseguenza gli organizzatori devono sottostare
a cosa gli viene imposto da Aigle.

Ma il ciclismo lo fanno i corridori e le corse, risolto il
problema corridori si passa alle corse ed ecco il
tentativo di dividere il fronte compatto di chi le corse le
disegna.

 

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"Non esistono montagne impossibili, esistono uomini che non sono capaci di salirle", Cesare Maestri

"Non chiederci la parola che mondi possa aprirti, si` qualche storta sillaba e secca come un ramo...
codesto solo oggi possiamo dirti: cio` che non siamo, cio` che non vogliamo.", Eugenio Montale.

 
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  postato il 05/12/2006 alle 14:15
Fatemi spiegare meglio, io intendevo dire che tutto questo caos che stanno smuovendo i grandi Giri sia perchè il Tour vuole fare con Basso lo stesso di quello che fece con Pantani, ma questa volta non può farlo causa Pro-Tour, ecco secondo me perchè ne vogliono uscire fuori, ma dicendo Basso dico anche i vari Ullrich ecc.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 05/12/2006 alle 21:49
Originariamente inviato da manuel.technoradio

Stamattina a SI Live 24 ho sentito che c'è stata una riunione e che addirittura i Grandi Giri escono dal Pro-tour, ma non è che tutta questa storia è perchè il Tour vuole fare fuori Basso e non vuole essere vincolata a chiamare le 20 squadre?


I Giri escono dal Pro-Tour principalmente perchè l'UCI vuole appropiarsi dei diritti televisivi degli stessi: è solo una questione di vil denaro.

 

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  postato il 10/12/2006 alle 17:58
Di Rocco: Caro Verbruggen, così muore il ciclismo - di Pier Augusto Stagi

Quando parla lascia sempre il segno, e soprattutto non passa inosservato. Lo scorso mese Hein Verbruggen, ex numero uno del ciclismo mondiale, sulle pagine di tuttoBICI aveva espresso concetti importanti e precisi, che non hanno mancato di aprire il fronte del dibattito, ad incominciare dal presidente della Federazione Ciclistica Italiana, Renato Di Rocco, da alcuni mesi molto critico sull’operato dell’Uci, e in particolare sulle dichiarazioni rilasciate dal presidente olandese, che ancora oggi è figura di riferimento di tutto il movimento su due ruote.

«La confusione che regna all’interno dell’Uci mi pare evidente - esordisce Di Rocco -. Il ciclismo mondiale pensava di aver voltato pagina, di aver prodotto un nuovo dirigente, di fatto così non è. Da Madrid Verbruggen è uscito dalla porta per rientrare dalla finestra, e quel che è peggio, condiziona in maniera evidente la politica di tutto il movimento: non vorrei essere nei panni di Pat Mc Quaid…».
Bene presidente, che tra lei e la dirigenza Uci non scorra buon sangue è abbastanza evidente, ma cosa si può fare?
«Intanto bisogna tornare a parlarsi, con serenità e disponibilità. Penso che il ciclismo abbia bisogno di idee e che a queste idee debbano contribuire tutti. Quello che rimprovero al governo centrale del ciclismo è la sua intransigenza, l’impossibilità di instaurare con i suoi dirigenti un dialogo franco e costruttivo, privo di arroganza».
Quindi?
«Quindi noi come ciclismo italiano non abbiamo problemi a dire che tante cose vanno sistemate. Soffriamo un po’ nel mountain bike e nel Bmx, ma ci stiamo attrezzando per un piano di rilancio. Con la pista siamo già all’opera e devo dire che i primi frutti si stanno vedendo, non sono dalle medaglie, ma dai numeri. Abbiano riportato ai campionati italiani più di 500 atleti e nel Bracciale a cronometro, sono stati 1640 i ragazzi che hanno deciso di misurarsi nelle prove contro il tempo. E sa cosa le dico? E che questi problemi li stiamo affrontando e risolvendo da soli. L’Uci non ci sta dando nessuna mano. Viceversa, noi Federazioni, versiamo loro la bellezza di circa 110 mila euro sotto forma di tasse varie, senza poter partecipare minimamente agli indirizzi strategici del ciclismo mondiale. Pensi alle risorse che l’Uci percepisce dai campionati Mondiali senza che alcun contributo venga riconosciuto alle Federazioni. Il rugby, per fare un esempio, ridistribuisce dal 14 al 16% dei propri introiti alle Federazioni».
Verbruggen però dice che le Federazioni di Italia, Francia, Belgio e Spagna sono troppo politicizzate: che ne pensa?
«In questi quattro Paesi si fa politica sportiva, e penso che la facciano anche i dirigenti dell’Uci. Perché Verbruggen non spiega come è democratica e aperta la politica dell’Uci? Analizziamo i fatti: i rappresentanti dei corridori sono indicati dall’Uci, non c’è alcuna elezione da parte dei corridori stessi. La struttura del CUPT, l’organismo che è attualmente più importante, quello che gestisce il ProTour presieduto da Vittorio Adorni, è formato da una decina di componenti con maggioranza espressa da indicazioni politiche dell’Uci, e se si leggono i verbali si vede che oltre ai componenti partecipano ai lavori più di dieci osservatori: il presidente dell’Uci, il vice presidente dell’Uci, il responsabile dell’Uci Pro Tour, il responsabile legale dell’Uci… Vi lascio immaginare che tipo di autonomia possa avere tale organismo».
Accuse gravissime…
«Il momento in cui versa il ciclismo, infatti, è gravissimo: ve lo assicuro. C’è poco da stare allegri. E porto un nuovo elemento al dibattito: quando deve esserci, l’Uci non c’è. È successo a Strasburgo, quando ha lasciato le squadre di Pro Tour sole al loro destino e soprattutto con il loro codice etico. La stessa cosa è successa a Como, al Lombardia, dove ha lasciato ancora una volta che a togliere le castagne dal fuoco fossero i gruppi sportivi. Peccato che anche in quella circostanza non si siano ricordati che in discussione non c’era la maglia di campione del mondo, il loro principale simbolo, che è stata oscurata nella premiazione».
Per Verbruggen, in ogni caso, il ciclismo italiano è miope e soprattutto provinciale.
«Il ciclismo italiano è frutto del proprio tessuto economico, fatto di piccola e media industria. Abbiamo un grande movimento dilettantistico e uno professionistico di seconda fascia che fatica a sopravvivere con il Pro Tour, che ha come mission quella di selezionare l’eccellenza e disinteressarsi di tutto il resto. Da analisi effettuate in nostro possesso, gli obiettivi del Pro Tour sono raggiunti solo da 14 squadre (analisi presentata a Strasburgo, ndr). Le altre sei sono sostenute e protette dal sistema, forse solo per garantire una ipotetica gestione di marketing e di diritti tv, che a fronte di un grosso esborso da parte dei Gruppi Sportivi (versano ogni anno 50 mila euro a testa, ndr) ad oggi non ha reso nulla di ciò che è stato promesso. In parole povere, se non si apportano dei correttivi al Pro Tour, tutto quello che rimane fuori fra due o tre anni andà alla deriva».
Non crede di essere troppo pessimista?
«Normalmente sono ottimista. Penso che Verbruggen, Mc Quaid e chi li consiglia non si stiano rendendo conto di quello a cui stanno andando incontro. Per loro va tutto benone, siamo noi italiani, belgi, spagnoli e francesi a ricoprire il ruolo di Cassandre, ma le cose non stanno così. Il ProTour è una buona cosa, ma deve essere aperta a 14/16 squadre, e i corridori devono essere ridotti, di almeno una decina di unità per squadra, così come il calendario va sfoltito. Invece ho letto recentemente che Verbruggen pensa a 60 corridori per squadra, a due-tre gare contemporanee. Guardate la F.1, il MotoGP, l’atletica: vanno alla ricerca dell’eccellenza, fatta di pochi eventi, ma sostenuti come si deve. Noi seguiamo la strada opposta. Mai sentito parlare di Juventus, Manchester o Real Madrid che giocassero in contemporanea due o tre partite in due o tre posti diversi. Lei dice che sono pessimista? Guardi, io penso di essere realista, e in ogni caso lancio l’allarme, prima che sia troppo tardi. Sento dire che ci sono squadre di Pro Tour che chiedono i soldi a certi corridori per correre. Bene, questo è un problema, i corridori hanno paura di denunciare questa cosa, ma sarebbe il caso approfondire, aprire un’indagine interna. L’Uci parla di etica e trasparenza. Bene, allora pubblichi i contributi che ogni anno vengono elargiti alle piccole nazioni e magari ci coinvolga per falo insieme. Perché il codice etico viene applicato in maniera difforme: per taluni corridori sì, e per altri no? Per qualche corridore viene applicato, per alcuni gruppi sportivi (Phonak ed ex Liberty) nemmeno a parlarne, se poi c’è di mezzo un amico, un grande team-manager che ha avuto la sfortuna di finire nell’occhio del ciclone in Spagna, si fa finta di nulla».
Ma sei i Grandi Giri restano fuori dal Pro Tour che ciclismo può esserci?
«Infatti l’Uci non può pensare di fare ciclismo senza questi tre grandi interpreti della storia del ciclismo. Non possono pensare di distruggere la storia di Giro e Vuelta con il Giro di Germania o il Giro di Polonia. Sia ben chiaro, si può far tutto nella vita, ma come è morto il pugilato, così muore anche il ciclismo».
Quindi?
«Quindi il mio appello è uno e uno solo: troviamoci quanto prima, ragioniamo in una assise. Troviamo un punto d’incontro, che gli sponsor e le squadre, per altro, avevano già trovato il 31 marzo scorso, ma è stato reso vano dall’irrigidimento dell’Uci. Lo strappo del Lombardia ha detto solo una cosa: siamo ridicoli. La gente, gli
sponsor cominciano a non poterne più. Soprattutto faticano a capire e non sono più disposti ad aspettare. Sono pessimista? Forse, e spero fortemente di essere smentito. Lo voglio, per il bene del ciclismo».

(fonte: tuttobici di novembre)

 

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  postato il 12/04/2007 alle 14:32
Questo è Malato!!!!

Originariamente inviato da Cascata del Toce

Amministratori e moderatori nel caso mettetelo dove preferite...
Dichiarazione di Mc Quaid sulle cadute al Kemmel...(da Tuttobiciweb)

....Impressione, preoccupazione, polemiche hanno destato le ripetute e spaventose cadute di ieri alla Gand-Wevelgem vinta a sopresa dal giovane talento tedesco Marcus Burghardt. Dure, sferzanti e prive di sensibilità le dichiarazioni del numero uno del ciclismo mondiale che ha dichiarato a Marco Pastonesi de La Gazzetta dello Sport di oggi: «Tutti sanno che il ciclismo è uno sport pericolose. Cadute e feriti fanno parte delle crose. E poi non è morto nessuno. Si va avanti così. Chi non se la sente, non parte». Molto umano...

Roba da matti!!!!


Originariamente inviato da ProfRoubaix

Ecco, proprio ieri commentando la Gand stavo per scrivere: "il ciclismo non è la formula 1, con i dvd degli incidenti più belli, ma non vorrei che ci fosse qualcuno in giro che lo sta pensando". Mi sembrava una stupidaggine, ma forse ora è il caso di scriverla.


Originariamente inviato da nino58

I presidenti di federazione ed i ministri allo sport dei paesi civili devono chiedere in forma pubblica e non equivoca le dimissioni di McQuaid.


Originariamente inviato da Frank VDB

Del resto vorrei sapere quante pedalate hanno fatto nella loro vita MaQuaid e Verbruggen... secondo me neanche quelle "fatti mandare dalla mamma a prendere il latte".

Il problema è che dietro di loro ci sta un sacco di gente che li sostiene e che di pedalate ne ha date eccome! Magari vincendo anche il mondiale di Imola!

Puah!

Certo, con questo io non sono per l'abolizione del Kemmelberg dalla Gent-Wevelgem. O del Poggio dalla Sanremo. Sono - come già spiegato - per una regolamentazione dell'equipaggiamento e del mezzo meccanico che tuteli la salute del corridore. Si può fare la discesa del Kemmel con una bici da 6,9 kg? Si può fare una discesa bagnata con le gomme gonfiate a 10 atmosfere e oltre? Direi che è bene porre delle regole severe, al limite che varino da corsa a corsa.
Anni fa per una pura logica di favoritismo verso un costruttore contro un altro furono proibite le prolunghe al manubrio perchè si diceva che allungassero i tempi di frenatura (i test di laboratorio, pubblicizzati dalla casa produttrice, smentirono il fatto) e quindi pregiudicassero la sicurezza.
E adesso invece? Niente, si lascia che si schiantino tutti, anzi: se qualcuno ci lascia il pelo per MaQuaid e soci è solo audience che sale.

E poi serve un pò di autodisciplina da parte dei corridori. La stessa che si danno in certe tappe di Giro o Tour quando tacitamente lasciano andare una bella fuga che arriva con 10-12 minuti così dietro non si strapazzano. Ecco, i corridori applichino la stessa capacità di accordarsi quando ne va della loro integrità fisica.


Originariamente inviato da Pincoletto

Roba da matti...
Ma non c'ha ancora pensato nessuno a metterlo sotto con la macchina?!?...

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 12/04/2007 alle 15:47
Che le cadute e i pericoli facciano parte del ciclismo è un dato di fatto.
Non è argomento da trattare con la superficialità usata da McQuaid, ma è bene ricordare che i corridori sulle loro bici hanno i freni e non è obbligatorio fare a tutta una discesa pericolosa come quella del Kemmel.
Il pericolo principale non deriva mai dal percorso, ma dai rischi che gli stessi corridori prendono per guadagnare qualche posizione o qualche secondo.

I percorsi pericolosi ci sono sempre stati: ad esempio le discese pirenaiche, senza protezioni e con i burroni oltre la strada, ma qualsiasi discesa di una tappa di montagna è pericolosa.

Purtroppo sono gli stessi corridori ad infischiarsene della propria incolumità; a parte le manovre al limite, penso al casco quando non era obbligatorio: c'era gente che lo metteva regolarmente nelle cronometro quando poteva far guadagnare qualche secondo, e non lo portava mai in corsa quando poteva salvare la pelle.
Evidentemente qualche secondo guadagnato era più importante della propria salute.

Se i corridori stessi non si sensibilizzano sull'argomento sicurezza, è inutile lamentarsi dei percorsi e quant'altro: qualunque percorso può esser reso sicuro dall'atteggiamento dei corridori, nessun percorso è sicuro finchè i ciclisti corrono rischiando troppo.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 12/04/2007 alle 15:47
Originariamente inviato da Frank VDB
Del resto vorrei sapere quante pedalate hanno fatto nella loro vita McQuaid e Verbruggen... secondo me neanche quelle "fatti mandare dalla mamma a prendere il latte".


Quel che è vero va detto: Verbruggen ha scalato lo Stelvio da Prato ... beccando mezz'ora da me (e chi mi ha visto andare sa di cosa parlo ) ma l'ha fatto.

Oh, magari non gli è ancora passata l'ipossia

 
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Livello Luison Bobet




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  postato il 12/04/2007 alle 16:56
Per rispondere adeguatamente a idiozie come quelle dei dirigenti Uci bisognerebbe scandagliare i bassifondi più volgari del linguaggio.... ma poi subentra la misericordia, perchè risulta difficile infierire su persone già così duramente provate dalla vita (vedi : ipodotazione cerebrale, e non solo).
L'unica speranza è che il ciclismo riesca a toglierseli dalle pa.lle, purtroppo le notizie delle ultime settimane lasciano poche speranze.... bisogna che le corse escano dal Pro Tour e dall'Uci, che i corridori si ribellino ai direttori sportivi e che si fondi una nuova federazione ciclistica, lasciando quei poveri zebedei a organizzare le corse dei cammelli o dei cani (senza offesa per cammelli e cani...). Pura fantascienza, al momento.....

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 12/04/2007 alle 17:42
Originariamente inviato da antonello64

Che le cadute e i pericoli facciano parte del ciclismo è un dato di fatto.
Non è argomento da trattare con la superficialità usata da McQuaid, ma è bene ricordare che i corridori sulle loro bici hanno i freni e non è obbligatorio fare a tutta una discesa pericolosa come quella del Kemmel.
Il pericolo principale non deriva mai dal percorso, ma dai rischi che gli stessi corridori prendono per guadagnare qualche posizione o qualche secondo.

I percorsi pericolosi ci sono sempre stati: ad esempio le discese pirenaiche, senza protezioni e con i burroni oltre la strada, ma qualsiasi discesa di una tappa di montagna è pericolosa.

Purtroppo sono gli stessi corridori ad infischiarsene della propria incolumità; a parte le manovre al limite, penso al casco quando non era obbligatorio: c'era gente che lo metteva regolarmente nelle cronometro quando poteva far guadagnare qualche secondo, e non lo portava mai in corsa quando poteva salvare la pelle.
Evidentemente qualche secondo guadagnato era più importante della propria salute.

Se i corridori stessi non si sensibilizzano sull'argomento sicurezza, è inutile lamentarsi dei percorsi e quant'altro: qualunque percorso può esser reso sicuro dall'atteggiamento dei corridori, nessun percorso è sicuro finchè i ciclisti corrono rischiando troppo.


Ciao Antonello, hai non poche ragioni (penso in particolare a tutto quello che dici sui corridori) ma, nel paragone che fai, secondo me tralasci due elementi importanti:

1) la discesa del Kemmel è particolare: ripida, in pavè, molto viscida col bagnato e (l'abbiamo scoperto ieri) con l'asciutto: insomma, è particolarmente pericolosa;

2) il paragone con le discese pirenaiche (che pure, come sappiamo, hanno fatto danni ben più gravi del Kemmel) è fuorviante per due ragioni:

- il rischio è più diluito: si va forte, non ci sono protezioni, ma sono relativamente rari i punti sistematicamente pericolosi (oltre al Kemmel mi viene in mente una curva a destra nella discesa della Cipressa, ad esempio);

- anche i corridori li affrontano con spirito diverso: per quanto decisiva possa essere una discesa pirenaica nell'economia di un Tour de France, non è mai così decisiva come una discesa del Kemmel nella Gand. In una corse a tappe hai sempre almeno l'impressione di poter recuperare, e provi non rischiare la pelle pensando che i 2" che stai perdendo (o anche la fuga decisiva) li recupererai altrove, mentre in una classica è più frequente che si presentino punti in cui i corridori sanno che la corsa si decide proprio lì, e la differenza fra rischiare o meno è la stessa che c'è fra provare a vincere o avere già perso.
In questo, la tradizione del ciclismo va contro quello che dici: nel ciclismo di oggi, così equilibrato ed esasperato, si rischia di più.

 
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Livello Luison Bobet




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  postato il 12/04/2007 alle 17:50
Guardate un pò come il sito del Corriere propina ai lettori l'analisi del perchè di quelle cadute: il solo titolo dà fastidio. Trattasi stessa editore della 'rosea', buon sangue non mente.....

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Sport/2007/04_Aprile/12/ciclismo_gand_wevelgem.shtml

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 12/04/2007 alle 18:01
Originariamente inviato da ProfRoubaix

Originariamente inviato da Frank VDB
Del resto vorrei sapere quante pedalate hanno fatto nella loro vita McQuaid e Verbruggen... secondo me neanche quelle "fatti mandare dalla mamma a prendere il latte".


Quel che è vero va detto: Verbruggen ha scalato lo Stelvio da Prato ... beccando mezz'ora da me (e chi mi ha visto andare sa di cosa parlo ) ma l'ha fatto.

Oh, magari non gli è ancora passata l'ipossia


Mi pare che Mc Quaid sia stato professionista negli anni 70 in Inghilterra.. (non mi ricordo pero' le squadre). Pure suo figlio corre

Riguardo la Gand Wevelgem è sempre stata una delle corse piu' pericolose , adesso è restato il Kemmel ma in passato (io ho cominciato a vederla negli anni 80) c'eran gli attraversamenti dei binari del treno ( che portavano 5/6 corridori sempre all'ospedale)
Il Kemmel (oltre che monumento nazionale) è uno degli emblemi della corsa e deve restare (in questo son d'accordo con Vebrueggen e co)

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 12/04/2007 alle 18:50
se vogliamo neanche la discesa del Kemmel è così decisiva, a una quarantina di km dal traguardo.
Inoltre la si fa tutti gli anni e quindi dovrebbe essere ben conosciuta dai corridori: i quali però continuano a far volare le borracce e di seguito le biciclette.
Il percorso è quello da anni, quasi mai la fuga decisiva va via in quella discesa, è noto che c'è il rischio che saltino le borracce dal portaborracce e quindi quello di provocare cadute, eppure tutti gli anni siamo lì a vedere le stesse scene.
I protagonisti principali, cioè corridori e ds, non muovono una paglia per salvaguardare sè stessi e i propri colleghi, salvo lamentarsi della pericolosità del Kemmel.

 

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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 12/04/2007 alle 20:57
Originariamente inviato da luke

Guardate un pò come il sito del Corriere propina ai lettori l'analisi del perchè di quelle cadute: il solo titolo dà fastidio. Trattasi stessa editore della 'rosea', buon sangue non mente.....

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Sport/2007/04_Aprile/12/ciclismo_gand_wevelgem.shtml


E già, ci mancava qualcuno che se la prende con la Gazzetta...
come se in Italia il ciclismo non fosse la Gazzetta dello Sport!

come se non fosse vero che le bici in carbonio da 6,9 kg non sono fatte per il pavè...guarda te lo posso dire perchè sono passato da un mese da un "chiodo" in acciaio da 12 kg a una bici con telaio in carbonio, e ho notato la differenza: sento tutte, ma proprio tutte le asperità, su certe discese arrivo in fondo che ho male alle mani!
Non oso immaginare cosa sia fare gli 80 all'ora su un pavè, su una discesa al 22% (quando freni, su quelle pendenze, il peso aderente è molto inferiore!), con le ruote ad alto profilo in carbonio (perchè, Kemmel a parte, per il resto si fanno i 50 in pianura) e i tubolari super lisci (tanto è asciutto!) gonfiati a 10 atmosfere.
E non venitemi a dire che i corridori dovrebbero rallentare: gli spiegate a uno che si gioca la carriera in queste corse, che dovrebbe rallentare?
Cos'è, gli dite anche di mettersi il golfino della nonna per non prendere freddo? Ma siamo seri, io mi butto a capofitto nelle discese delle granfondo e questi dovrebbero andare piano?

Piuttosto pensiamo alla sicurezza!
Se il pavè del Kemmel miete vittime ogni anno (perchè lo fa ogni anno) si cambi almeno il verso di percorrenza.
Se le bici in carbonio non vanno bene per il pavè perchè non assorbono le vibrazioni e hanno una rottura fragile (vedi Hincapie l'anno scorso alla Roubaix), bisogna proibirle sul pavè (un esempio: il manubrio da crono è stato proibito nelle corse in linea perchè causava troppe cadute, 10 anni fa ce l'avevano in tanti).
Se i portaborracce in carbonio non fanno bene il loro lavoro di tenere la borraccia al suo posto finchè una mano vigorosa la estrae, aboliamoli!
Ho rivisto con piacere le balle di paglia al Fiandre, dopo che alla Sanremo le reputavano una soluzione demodè (Moletta non è dello stesso avviso...). Costano poco, ce ne vogliono poche nei punti strategici, e salvano le ossa in molti casi.

Le cose pericolose bisogna proibirle: è logico che il ciclismo porta con sè un certo rischio, ma su alcune cose è possibile intervenire ed evitare drammi

 

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Il ciclismo è uno sport sano e alla portata di tutti,contro la vecchiaia e le malattie, ma soprattutto conferisce grande lucidità ed efficienza sul lavoro [...]
Voglio anche dire che mi fanno pena e schifo gli impiegati che vengono in ufficio in macchina
e che la sera corrono a rinchiudersi in quelle scatole di sardine invece di farsi una bella sgambata fuori città...
(Visconte Cobram, da "Fantozzi contro tutti")

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 12/04/2007 alle 21:48
strano discorso quello di Cassius: se la prende con i materiali e quant'altro, però riconosce ai corridori il diritto di fare come gli pare in corsa.
Ma i materiali chi li sceglie? le gomme a 10 atmosfere mica ci si gonfiano da sole.
Se uno ha il diritto di rischiare come un pazzo in discesa, avrà anche il diritto di rischiare sui materiali, o no?

Sarebbe il caso che ognuno si assumesse le proprie responsabilità quando accadono questi incidenti: il percorso sarà anche di m..., però chi antepone la prestazione alla propria sicurezza è un emerito imbecille: e se lo fa coscientemente, poi farebbe bene a non lamentarsi se le cose gli vanno male.
Il percorso sta lì, è neutro, è conosciuto da tutti ed ognuno deve regolarsi in base ad esso quando fa le proprie scelte: non esiste fare scelte estreme come se la corsa fosse tutta piatta e senza pavè, e poi lamentarsi "ah, cavolo, ma la discesa in pavè è pericolosa".
Certo che è pericolosa, e lo è ancor più se tu, pirla del cavolo, ci vai con le gomme che quasi scoppiano e con ruote e telaio che non assorbono neanche un minimo di vibrazioni.
E prima di prendersela col percorso, sarebbe il caso che ognuno riconoscesse i propri errori.
Ma forse sarebbe pretendere troppo da gente che ha cominciato ad usare il casco (cioè una cosa stra-utile per la propria incolumità) solo quando questo gli è stato imposto.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 13/04/2007 alle 08:14
Stamani diversi ex corridori intervistati dalla Gazzetta (Cipo, Bartoli, ...) come me puntavano il dito sui materiali e sui rischi eccessivi che si prendono i corridori.

Qualcuno puntava l'indice anche sull'esasperazione degli atleti nello stare davanti e sul troppo affollamento del gruppo.

 

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  postato il 13/04/2007 alle 08:15
Antonello ha già detto tutto, davvero un'ottima analisi. Se vogliamo, il titolo 'ciclismo impazzito' dà fastidio, perchè il ciclismo è forse lo sport meno impazzito in circolazione. O vogliamo parlare del calcio, del cricket....
Caro cassius, per quanto riguarda la rosea io le ho sempre riconosciuto una funzione: torna utilissima se finisce la carta igienica. Al ciclismo ha fatto molto più male che bene.

 

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  postato il 18/06/2007 alle 02:25
Claudio Santi al posto di Martinello?

Originariamente inviato da maurofacoltosi

Secondo indiscrezioni che stanno circolando alla Sei Giorni di Firenzuola, riportante anche sul quotidiano piacentino "Libertà", Silvio Martinello starebbe per rassegnare le dimissioni da Direttore Tecnico delle Nazionali. Al suo posto andrebbe Claudio Santi, attualmente direttore proprio della Sei Giorni delle Rose. Nato a Fidenza (Parma) il 27.09.1963, Santi è ha corso in bici dal 1976 al 1986 (gli ultimi due anni da professionista, non ottenendo vittorie). Dal 1997 al 2005 ha operato presso la Federazione Ciclistica Italiana, dal 2001 è direttore del settore professionistico. La sua attività di organizzatore di gare su pista lo ha portato ha dirigere 6 prove di Coppa del Mondo (Fiorenzuola 1997 - 1999, Torino 2000 - Mexico City 2000 - 2001, Pordenone 2001), un Campionato del Mondo Juniores (Fiorenzuola 2000), un Campionato Europeo Juniores (Fiorenzuola 2001), un Campionato Europeo Madison (Fiorenzuola 2004) ed i Campionati Europei assoluti (Fiorenzuola 2005). Dal 2001 al 2004 è stato direttore e capo delegazione della Nazionale Italiana di ciclismo in quattro campionati del mondo strada. Nel 2004 era presente alle Olimpiadi di Atene come dirigente della Nazionale Italiana. Dal gennaio 2005 a settembre 2006 è stato anche vice presidente dell'Unione Europea del Ciclismo.


(fonte: claudiosanti.net)


Originariamente inviato da violetta

Se davvero Martinello rassegnasse le sue dimissioni penso che Santi sia la persona più adatta a prendere il suo posto, schietto e con una grande cultura alle spalle riuscirebbe ad attrarre moltissimi atleti e a farli affezionare a quel mondo, come la pista, che soffre ancora ma che si sta lentamente risvegliando.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 18/06/2007 alle 17:49
Originariamente inviato da Monsieur 40%

Claudio Santi al posto di Martinello?

Originariamente inviato da maurofacoltosi

Secondo indiscrezioni che stanno circolando alla Sei Giorni di Firenzuola, riportante anche sul quotidiano piacentino "Libertà", Silvio Martinello starebbe per rassegnare le dimissioni da Direttore Tecnico delle Nazionali. Al suo posto andrebbe Claudio Santi, attualmente direttore proprio della Sei Giorni delle Rose. Nato a Fidenza (Parma) il 27.09.1963, Santi è ha corso in bici dal 1976 al 1986 (gli ultimi due anni da professionista, non ottenendo vittorie). Dal 1997 al 2005 ha operato presso la Federazione Ciclistica Italiana, dal 2001 è direttore del settore professionistico. La sua attività di organizzatore di gare su pista lo ha portato ha dirigere 6 prove di Coppa del Mondo (Fiorenzuola 1997 - 1999, Torino 2000 - Mexico City 2000 - 2001, Pordenone 2001), un Campionato del Mondo Juniores (Fiorenzuola 2000), un Campionato Europeo Juniores (Fiorenzuola 2001), un Campionato Europeo Madison (Fiorenzuola 2004) ed i Campionati Europei assoluti (Fiorenzuola 2005). Dal 2001 al 2004 è stato direttore e capo delegazione della Nazionale Italiana di ciclismo in quattro campionati del mondo strada. Nel 2004 era presente alle Olimpiadi di Atene come dirigente della Nazionale Italiana. Dal gennaio 2005 a settembre 2006 è stato anche vice presidente dell'Unione Europea del Ciclismo.


(fonte: claudiosanti.net)


Originariamente inviato da violetta

Se davvero Martinello rassegnasse le sue dimissioni penso che Santi sia la persona più adatta a prendere il suo posto, schietto e con una grande cultura alle spalle riuscirebbe ad attrarre moltissimi atleti e a farli affezionare a quel mondo, come la pista, che soffre ancora ma che si sta lentamente risvegliando.

le ragioni x cui martinello si dimette?
visto che siamo in tema, il ruolo di martini?
a quanto ammonta il suo compenso annuale ?

 
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  postato il 18/06/2007 alle 17:51
ps: a quanto mi risulta santi, nella campagna elettorale per il presidente federale, sosteneva la cordata opposta a quella di di rocco e martinello.
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 18/06/2007 alle 17:59
Originariamente inviato da sceriffo

ps: a quanto mi risulta santi, nella campagna elettorale per il presidente federale, sosteneva la cordata opposta a quella di di rocco e martinello.


il punto davvero importante, ora come ora, non è il fatto che Santi abbia idee diverse da quelle di Martinello, cosa peraltro da confermare, il punto focale della discussione dovrebbe essere il fatto che questo ruolo DEVE essere rivestito da qualcuno che ha cultura, passione, amore e competenza per quanto riguarda la pista, in modo che il lavoro svolto da Martinello fino ad ora non cada inesorabilmente nel nulla.
se si scegliesse di mettere Santi con quel ruolo la scelta sarebbe ottimale.

 

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  postato il 18/06/2007 alle 18:08
Originariamente inviato da violetta

Originariamente inviato da sceriffo

ps: a quanto mi risulta santi, nella campagna elettorale per il presidente federale, sosteneva la cordata opposta a quella di di rocco e martinello.


il punto davvero importante, ora come ora, non è il fatto che Santi abbia idee diverse da quelle di Martinello, cosa peraltro da confermare, il punto focale della discussione dovrebbe essere il fatto che questo ruolo DEVE essere rivestito da qualcuno che ha cultura, passione, amore e competenza per quanto riguarda la pista, in modo che il lavoro svolto da Martinello fino ad ora non cada inesorabilmente nel nulla.
se si scegliesse di mettere Santi con quel ruolo la scelta sarebbe ottimale.

può darsi tu abbia ragione. tuttavia io vedo improbabile che un sostenitore di ceruti diventi il vice di rocco.

 
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  postato il 18/06/2007 alle 18:14
Originariamente inviato da sceriffo

Originariamente inviato da violetta

Originariamente inviato da sceriffo

ps: a quanto mi risulta santi, nella campagna elettorale per il presidente federale, sosteneva la cordata opposta a quella di di rocco e martinello.


il punto davvero importante, ora come ora, non è il fatto che Santi abbia idee diverse da quelle di Martinello, cosa peraltro da confermare, il punto focale della discussione dovrebbe essere il fatto che questo ruolo DEVE essere rivestito da qualcuno che ha cultura, passione, amore e competenza per quanto riguarda la pista, in modo che il lavoro svolto da Martinello fino ad ora non cada inesorabilmente nel nulla.
se si scegliesse di mettere Santi con quel ruolo la scelta sarebbe ottimale.

può darsi tu abbia ragione. tuttavia io vedo improbabile che un sostenitore di ceruti diventi il vice di rocco.



sarò un'illusa ma spero con tutta me stessa che si vada al di là delle fazioni e dei pro o contro qualcuno, se davvero si vuole bene a questa disciplina certe "simpatie" andrebbero lasciate alle spalle e trovare una maniera salda per lavorare assieme.

 

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  postato il 20/06/2007 alle 19:43
FCI - Consiglio di Presidenza del 20 giugno 2007

Il Consiglio di Presidenza della Federazione Ciclistica Italiana, riunitosi
oggi a Milano, ha attivato un¹ analisi delle attività svolte a livello
tecnico ed organizzativo, incontrando il Direttore Tecnico Silvio Martinello
ed il Commissario Tecnico Sandro Callari, per una verifica sul progetto
Pechino 2008.

Ha confermato la validità dello stesso che ha sortito i risultati
individuati.

Ha preso, inoltre, atto della attuale incompatibilità fra i due responsabili
nella corretta esecuzione del progetto stesso.

Ha preso atto delle rispettive relazioni e li sospende dalla loro attività
con effetto immediato, e dà incarico al Presidente Federale di garantire la
gestione ordinaria, in attesa della convocazione del Consiglio Federale.


Monica Masini
The Brain Farm
Ufficio Stampa FCI

 

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Amarti m'affatica, mi svuota dentro
qualcosa che assomiglia a ridere nel pianto
Amarti m'affatica, mi dà malinconia
che vuoi farci, è la vita... è la vita, la mia

(Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping)

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 20/06/2007 alle 21:42
mi spiace x martinello, persona davvero preparata e capace.
 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 20/06/2007 alle 23:43
Oggi sono stato per un paio d’ore ad una riunione nazionale giovanile su pista.
Abbastanza per notare una nuova verve, una partecipazione massiccia, con discreti talentini in evidenza. Volti sorridenti e volenterosi fra gli atleti, onesti operatori indaffarati, ciofeche tecniche in azione, ed in mezzo, qualche allenatore di grande valore…..che sarebbe in grado di mettere i vari santoni là…. dove dovrebbero stare…
Aria diversa insomma.
Di chi il merito? Di un uomo particolarmente, di un dirigente che la FCI non merita, un grande corridore che a differenza degli altri colleghi d’olimpo, possiede le capacità ed i congiuntivi per coordinare, scrivere, dirigere; che capisce, concepisce e conosce il ruolo di tecnico e che, per questo, è in grado di scegliere, proporre e bacchettare chi sa e chi non sa, chi può e chi non può, chi ara e chi pettina.
Quest’uomo è Silvio Martinello, l’unico attualmente insostituibile nella FCI: gli altri, dal presidente ai consiglieri federali, alcuni autentici ciofi, sono tutti cambiabili, lui no!
Ma per il ciclismo, reso portascopino del Coni e degli altri sport, grazie al cerutismo e un ambiente che per qualche tubolare o una gran fondo, vota gente incapace di tenere una matita in mano e dove, se sei stupido, miope e tremendamente ignavo, hai buone probabilità di percorre vie fino ai vertici, un uomo come Silvio, deve stare sulla brace.
Altro che squalifica di Basso e altro che doping!
Questo è un giorno nero per il ciclismo italiano e per chi spera di rivederlo dignitoso agli occhi dell’osservatorio non appassionato. Oggi, si è compiuto l’atto più assurdo che la mia memoria di dirigente sportivo ricordi.
Chi si immagina successori degni di Martinello, sogna, ed è giusto che si tenga perennemente fino alla separazione dell’essere dall’inspiegabile, personaggi come Riva o gli altri insignificanti ex paggi di Ceruti, che solo un benevolo ed ipermasochistico eufemismo può definire inutili. In altre federazioni simili soggetti sarebbero addetti alle pulizie o, al massimo, uscieri.
Mi auguro che il consiglio federale riporti Silvio all’incarico che merita come nessuno, ma sarebbe un atto che guarda avanti, ed il governo del pedale, di solito, non va aldilà del proprio naso. Nell’attesa, sento una gran voglia di fischiare, fino allo sfinimento, il consiglio di presidenza.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 20/06/2007 alle 23:56
Pensa che alla FCI hanno saputo guardare solo a quanto ha chiesto di compenso, lamentandosi perchè costa quanto costavano 3 di loro, anzichè applaudire a quanto è stato capace di fare.
Lo hanno criticato perchè era arrogante ed esigente.....

E' inutile.... chi sa fare e ha voglia di fare, in Italia è guardato male.

 

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Michela
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 21/06/2007 alle 00:06
Già!

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 21/06/2007 alle 00:57
20/06/2007 Silvio Martinello e Sandro Callari sospesi con effetto immediato

Sospensione con effetto immediato per il direttore tecnico del settore pista Silvio Martinello e per il tecnico Sandro Callari. Tra i due, dopo i disastrosi mondiali di Palama di Maiorca era calato il gelo, e questa sera l'ufficio di Presidenza ha deciso di sospenderli entrambi fino al prossimo Consiglio Federale del prossimo mese di luglio. Una dura presa di posizione che pone in grave crisi un settore che versa già in acque agitate da troppo tempo.
Silvio Martinello, da noi immediatamente contattato, non ha voluto commentare questo duro provvedimento. «Non credo che sia opportuno in un momento come questo esprimere opionioni - ha detto a tuttobiciweb.it -. Aspetto di sapere le motivazioni e di fare le valutazioni del caso. Stiamo attraversando un momento molto delicato e non vorrei creare turbative che non era mia intenzione creare».

«La cosa importante è l'attività, non è importante quello che peso o dico io», dice Sandro Callari. «Io ciò che avevo da dire l'ho detto nelle sedi opportune, adesso so di questo provvedimento e serenamente ne prendo atto».

«Ci siamo presi una settimana di tempo per verificare alcune cose - dice Carlo Riva, consigliere federale -, a breve sarà convocato un Consiglio Federale e prenderemo collegialmente una decisione. Credo che prederemo una decisione tecnica».

Questo il comunicato ufficiale della Federazione Ciclistica Italiana.

«Il Consiglio di Presidenza della Federazione Ciclistica Italiana, riunitosi oggi a Milano, ha attivato un’ analisi delle attività svolte a livello tecnico ed organizzativo, incontrando il Direttore Tecnico Silvio Martinello ed il Commissario Tecnico Sandro Callari, per una verifica sul progetto Pechino 2008.

Ha confermato la validità dello stesso che ha sortito i risultati
individuati.

Ha preso, inoltre, atto della attuale incompatibilità fra i due responsabili nella corretta esecuzione del progetto stesso.

Ha preso atto delle rispettive relazioni e li sospende dalla loro attività con effetto immediato, e dà incarico al Presidente Federale di garantire la gestione ordinaria, in attesa della convocazione del Consiglio Federale.
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 21/06/2007 alle 20:08
da www.tuttobiciweb.it

Silvio Martinello rimette nelle mani di Di Rocco il mandato

Il Presidente della Federazione Ciclistica Italiana Renato Di Rocco ha ricevuto in data odierna lettera da parte di Silvio Martinello nella quale comunica di prende atto della decisione del Consiglio di Presidenza e rimette nelle mani del Presidente il suo mandato per porre il Consiglio Federale nelle migliori condizioni di operare e prendere le decisioni opportune in vista degli impegni futuri.

Un atto che mostra la dignità, l'onestà e la correttezza dell'uomo. Ma il problema non è Silvio Martinello, bensì la caratura del consiglio federale...

 

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  postato il 22/06/2007 alle 11:28
Mi dispiace sinceramente che tutti vengano etichettati secondo la legge del "lavorava per Ceruti e allora significa che come persona non vale nulla".
Santi si è dimostrato una di quelle persone in grado di prendere in mano le situazioni e gestirsele senza troppi giri di parole, dimostrando sincerità e correttezza, mettendosi in discussione in prima persona, cercando di dialogare anche con chi non fa parte dei vertici federali del nostro bel ciclismo.
Ovviamente dispiace a un pò tutti quel che sta succedendo a Martinello che, con passione e fatica, ha riportato alta l'attenzione sul mondo della pista.per questo Silvio si merita tutta la nostra stima.
Qua, in un forum, è facile dire, "Santi non va bene perchè non è all'altezza del ruolo"solo perchè nella sua carriera ha lavorato con Ceruti.
Ognuno, come dice qualcuno che lo conosce sicuramente meglio di me, ha la sua testa, ragiona con la propria testa e coi propri valori, che sono, per Santi,quello del rispetto e della tutela del corridore.
Santi non si può ritenere inferiore a Martinello solo per il legame con Ceruti.
Sarebbe, ed è sicuramente, un'ingiustizia ragionare di questo passo.

 

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  postato il 22/06/2007 alle 14:50
Sospesi Martinello e Callari

Originariamente inviato da laperla

Silvio Martinello e Sandro Callari sospesi con effetto immediato

Sospensione con effetto immediato per il direttore tecnico del settore pista Silvio Martinello e per il tecnico Sandro Callari. Tra i due, dopo i disastrosi mondiali di Palama di Maiorca era calato il gelo, e questa sera l'ufficio di Presidenza ha deciso di sospenderli entrambi fino al prossimo Consiglio Federale del prossimo mese di luglio. Una dura presa di posizione che pone in grave crisi un settore che versa già in acque agitate da troppo tempo.
Silvio Martinello, da noi immediatamente contattato, non ha voluto commentare questo duro provvedimento. «Non credo che sia opportuno in un momento come questo esprimere opionioni - ha detto a tuttobiciweb.it -. Aspetto di sapere le motivazioni e di fare le valutazioni del caso. Stiamo attraversando un momento molto delicato e non vorrei creare turbative che non era mia intenzione creare».

«La cosa importante è l'attività, non è importante quello che peso o dico io», dice Sandro Callari. «Io ciò che avevo da dire l'ho detto nelle sedi opportune, adesso so di questo provvedimento e serenamente ne prendo atto».

«Ci siamo presi una settimana di tempo per verificare alcune cose - dice Carlo Riva, consigliere federale -, a breve sarà convocato un Consiglio Federale e prenderemo collegialmente una decisione. Credo che prederemo una decisione tecnica».

Questo il comunicato ufficiale della Federazione Ciclistica Italiana.

«Il Consiglio di Presidenza della Federazione Ciclistica Italiana, riunitosi oggi a Milano, ha attivato un’ analisi delle attività svolte a livello tecnico ed organizzativo, incontrando il Direttore Tecnico Silvio Martinello ed il Commissario Tecnico Sandro Callari, per una verifica sul progetto Pechino 2008.

Ha confermato la validità dello stesso che ha sortito i risultati
individuati.

Ha preso, inoltre, atto della attuale incompatibilità fra i due responsabili nella corretta esecuzione del progetto stesso.

Ha preso atto delle rispettive relazioni e li sospende dalla loro attività con effetto immediato, e dà incarico al Presidente Federale di garantire la gestione ordinaria, in attesa della convocazione del Consiglio Federale.


fonte:tuttobici.web


Originariamente inviato da ianni

Per me c'è sotto qualcosa altro.
Sembra quasi un fulmine a ciel sereno.
Mi sono forse perso qualche passaggio?

Ciao
Ianni

 

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  postato il 06/07/2007 alle 18:05
FCI: Callari e Martinello tornano in sella, per il momento

Il Presidente della Federazione Ciclistica Italiana Renato Di Rocco, allo scopo di garantire la continuità del progetto Pechino 2008 e degli impegni assunti con le Società degli atleti, in esecuzione al mandato ricevuto dal Consiglio di Presidenza, ha deliberato in data odierna che siano riprese, fino all’esame del prossimo Consiglio Federale che non potrà convocarsi prima del 17 luglio 2007 alla luce dei già programmati impegni istituzionali dei Consiglieri Federali, le attività di collaborazione con il Direttore Tecnico Silvio Martinello ed il Commissario Tecnico Sandro Callari.

(fonte: tuttobiciweb.it)

 

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  postato il 06/07/2007 alle 18:23
A Pesaro grazie al lavoro di Martinello, la nostra pista sta vivendo una nuova primavera.
Abbiamo ottenuto il passaggio al livello superiore, abbiamo trovato, grazie all'impegno di Martinello, i fondi per la ristrutturazione e anche persone appassionate che hanno seguito la formazione specifica per le competizini in pista.

Senza Martinello si sarebbe fermato tutto, oggi finalmente la notizia che rientra. Siamo molto contenti!

 

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  postato il 01/08/2007 alle 15:09
Curiosità: qualcuno sa dirmi la funzione di A.Martini all'interno dell'FCI?

Originariamente inviato da sceriffo

e relativo indenizzo?
Grazie

 

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  postato il 02/08/2007 alle 04:16
UCI e Tour de France "condannati" a lavorare insieme

Originariamente inviato da maurofacoltosi

L'Union cycliste internationale (UCI) et le Tour de France sont condamnés à travailler ensemble pour 2008 malgré la profondeur abyssale de leur différend qui, au-delà du ProTour, porte maintenant sur la lutte antidopage.

Le cessez-le-feu a été prononcé par le ministère français des Sports qui a rappelé aux organisateurs de la Grande Boucle, Patrice Clerc et Christian Prudhomme, que l'UCI était un "acteur incontournable" dans son sport.

Dès le lendemain, le président de l'UCI a cependant jeté de nouveau de l'huile sur le feu en répliquant aux attaques reçues pendant le Tour.

Dans un très long communiqué, Pat McQuaid, surnommé "McVerbruggen" par Patrice Clerc afin de souligner l'omniprésence en coulisses de son prédécesseur (Hein Verbruggen), a riposté sur les différentes affaires d'un Tour qu'il a vu par la petite porte. Pour obtenir un laissez-passer, il a dû recourir à une invitation d'une... chaîne de télévision.

Dans son argumentaire, l'UCI a souligné -à raison- qu'on ne peut lui faire le reproche de traquer et de coincer les tricheurs. Le système antidopage renforcé cette année fonctionne, dit-elle en substance, et l'on devrait s'en féliciter.

La fédération internationale s'est défendue également sur le cas du coureur allemand Patrik Sinkewitz en soulignant que, si la lenteur de l'analyse peut surprendre (plus d'un mois pour connaître le résultat!), le contrôle était du ressort de l'agence antidopage allemande.

En revanche, Pat McQuaid a campé dans son refus d'admettre l'évidence d'une faute de ses services concernant l'ex-maillot jaune, le Danois Michael Rasmussen.

L'UCI l'a reconnu, elle n'a pas appliqué strictement son règlement qui aurait dû provoquer l'éviction du coureur avant la course. Rasmussen, soupçonné par la presse internationale pour ses performances exceptionnelles et ses non moins étonnantes facultés de récupération, n'aurait pas eu alors à s'empêtrer dans ses omissions ou mensonges.

Amenée à bafouer son propre règlement et à lui préférer un autre article, l'UCI a mérité de la part du ministère français un commentaire a minima: "La législation, opaque, doit être clarifiée."

"On ne peut pas faire appel à un article (du règlement) quand ça vous arrange", a relevé Roselyne Bachelot, la ministre française des Sports, qui s'est abstenue d'accabler davantage la fédération internationale.

A travers ce cas, l'UCI est -curieusement- apparue sur la défensive, tendant à renouer avec la prudence juridique qui fut la marque de fabrique des années Verbruggen. A l'opposé du programme volontariste dévoilé en mars dernier -100 % contre le dopage- et du comportement offensif de Pat McQuaid, décidé à lutter quels que soient les dommages collatéraux et la renommée des dopés.

Le cyclisme, confronté à la célèbre formule "adapt or die" (s'adapter ou mourir), constate en même temps le changement de mentalité dans l'opinion, de moins en moins encline à supporter les tricheurs, dans les médias, mais aussi dans le peloton des coureurs actuels et passés.

A lui seul, Francesco Moser, l'ancien champion italien devenu le président de l'association des coureurs (CPA), illustre cette révolution. Dans la Gazzetta dello Sport, il a prôné mercredi l'"exclusion immédiate et définitive dès le premier contrôle positif". A période exceptionnelle, a-t-il souligné, mesures d'exception.

Fonte: http://www.rtlinfo.be

 

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  postato il 02/08/2007 alle 13:57
Originariamente inviato da sceriffo

Curiosità: qualcuno sa dirmi la funzione di A.Martini all'interno dell'FCI e relativo indenizzo?
Grazie


Presidente Onorario della Federciclismo italiana.
Lo stipendio non lo conosco.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 02/08/2007 alle 15:31
ROMA - Il presidente onorario della Federciclismo Alfredo Martini ha voluto dire la sua sul rapporto fra doping e ciclismo: "Siamo in un Paese in cui ormai anche i parlamentari fanno l'antidoping. Il ciclismo paga per tutti perche' e' il settore che piu' si e' esposto. Dobbiamo renderci conto del momento particolare che la nostra societa' sta attraversando, visto che anche i parlamentari fanno l'antidoping. Io sostengo che prima o poi dovremo dire grazie al ciclismo, lo sport che piu' ha pagato, ma che ha tracciato un solco sul quale tutti si dovrebbero incamminare. Per questo dico: rispettiamo il ciclismo". (Agr)
===> gazzetta.it

vero è presidente onorario. nemmeno monsiuer conosce la portata dello stipendio, o indenizzo o gettone

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/08/2007 alle 09:56
domanda: dicono che verbruggen sia potentissimo...
secondo voi , se son vere le diccerie , chi è/sono gli "sponsor"?

 
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  postato il 13/08/2007 alle 20:31
hahahahhahahahahahhaha... venitemi a salvare, vi prego... hahahhahahahhahahahahaha... oh mamma, sto rimanendo senza fiato... hahahhahahahhahahahahahhahahahahahah... o mammasantissima... bhhuuahuhahuahuahuhuauhahua

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McQuaid: l'addio della Discovery? Colpa dei grandi giri

Un colpevole c'è, almeno secondo il presidente dell'Uci Pat McQuaid. La colpa dell'addio della Discovery Channel è del Tour de France e dei grandi giri. Lo ha affermato il presidente dell'Uci Pat McQuaid: il numero uno dell'Uci ha spiegato che gli sponsor sono riluttanti ad investire quando non hanno la garanzia di gareggiare. "Specialmente quando gli organizzatori diramano ogni tipo di comunicato, andando contro le regole e decidendo chi può correre e chi no, basando tutto su opinioni soggettive. Se agli sponsor non viene garantito che le loro squadre potranno correrano, non investiranno nello sport, L'addio della Discovery non è una buona cosa per il mondo ciclismo. Non lo è per il ciclismo statunitense". Il numero uno dell'Uci ha inoltre bacchettato gli organizzatori del Tour per essere stati troppo freddi nei confronti di Armstrong e la Discovery. Non è andata meglio, secondo McQuaid, con i media francesi che hanno sempre messo in dubbio la regolarità delle vittorie del texano: "I fracnesi hanno un rapporto di amore ed odio con Lance. Non vogliono mettersi in testa che ha vinto il Tour sette volte. Lence e la Discovery non sono mai stati accolti bene".

(fonte: tuttobiciweb.it)

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 13/08/2007 alle 20:33
Originariamente inviato da Monsieur 40%
McQuaid: l'addio della Discovery? Colpa dei grandi giri

Un colpevole c'è, almeno secondo il presidente dell'Uci Pat McQuaid. La colpa dell'addio della Discovery Channel è del Tour de France e dei grandi giri. Lo ha affermato il presidente dell'Uci Pat McQuaid: il numero uno dell'Uci ha spiegato che gli sponsor sono riluttanti ad investire quando non hanno la garanzia di gareggiare. "Specialmente quando gli organizzatori diramano ogni tipo di comunicato, andando contro le regole e decidendo chi può correre e chi no, basando tutto su opinioni soggettive. Se agli sponsor non viene garantito che le loro squadre potranno correrano, non investiranno nello sport, L'addio della Discovery non è una buona cosa per il mondo ciclismo. Non lo è per il ciclismo statunitense". Il numero uno dell'Uci ha inoltre bacchettato gli organizzatori del Tour per essere stati troppo freddi nei confronti di Armstrong e la Discovery. Non è andata meglio, secondo McQuaid, con i media francesi che hanno sempre messo in dubbio la regolarità delle vittorie del texano: "I fracnesi hanno un rapporto di amore ed odio con Lance. Non vogliono mettersi in testa che ha vinto il Tour sette volte. Lence e la Discovery non sono mai stati accolti bene".

(fonte: tuttobiciweb.it)


Che bamboccio...

 

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Livello Luison Bobet




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  postato il 13/08/2007 alle 21:11
Povero Pat.... bere fa male, specie quando fa caldo. Io credo invece che, tra i motivi che hanno allontanato la Discovery dal ciclismo (e che stanno rischiando di portare il ciclismo alla rovina) ci sia, in pole position, proprio l'uci da lui diretta. Il giorno che se ne andrà a casa, sarà sempre tardi.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 13/08/2007 alle 23:28
Originariamente inviato da luke

Povero Pat.... bere fa male, specie quando fa caldo. Io credo invece che, tra i motivi che hanno allontanato la Discovery dal ciclismo (e che stanno rischiando di portare il ciclismo alla rovina) ci sia, in pole position, proprio l'uci da lui diretta. Il giorno che se ne andrà a casa, sarà sempre tardi.

sono d'accordo...
ma nn c'è modo x levarselo dai cabasisi? insomam qs uomo a chi piace x restare li?è sufficente verB a garantirgli la poltrona?

 
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