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Autore: Oggetto: Pensieri e perché......

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




Posts: 4217
Registrato: Oct 2003

  postato il 24/05/2006 alle 14:33
Stanotte, potrei dire stamattina, ho scritto quanto segue, ma la linea ed i miei guai al computer, mi ha rifiutato la trasmissione. Non ho riletto nulla e posto così com’è questa riflessione.....che proseguirà...

Il talento di Ivan Basso, non è mai stato "esplosivo", ma ha marcato da subito una certa tangibilità. Non dimentichiamo che, nel 1995, da juniores, giunse secondo ai mondiali di San Marino, su un percorso durissimo. Ero presente e ricordo bene che la corsa, dominata dagli azzurri, visse su ritmi da dilettanti all'ultimo stadio, grazie soprattutto a Rinaldo Nocentini nelle fasi iniziali e dallo stesso Basso, per tutte le fasi decisive. Alla fine vinse la meteora Valentino China, colui per il quale avevano impostato tutta la gara, ma il meno talentuoso dei tre, già allora. Gli anni poi, non han fatto che confermare quella impressione.
Ivan, da Under 23, era il classico bel corridore che pagava l'inesistenza allo sprint, ma le sue vittorie erano di peso, soprattutto per il modo col quale venivano colte. Vinse il mondiale alla maniera dei finisseur in grado di mantenere l’acuto anche su terreni non ideali al gesto. Ciò dimostrava una completezza superiore, non dimentichiamolo.
Poi, da prof, incontrò troppo presto, un'idrovora come Ferron, grande coi già formati, un bel po' meno con chi ha bisogno di sgrezzarsi. Soprattutto un diesse stellare nelle corse di un giorno, quanto poco tangibile nelle gare a tappe. Ed un Ferron insofferente, proprio per il suo carattere, rappresentava l'antitesi alla necessità di crescere con meticolosità di Basso. All’uopo riecheggiano le parole del Giancarlo nazionale all'epoca del divorzio fra i due: "Basso? Mah, un buon corridore che vince poco e vincerà sempre poco." Alla luce del poi, la stecca di Ferron, appare non da poco.
Chi raccolse il “cacciato” Ivan, Bjarne Rijs, era un atleta che aveva imparato presto a capire che un buon corridore per diventare qualcuno doveva fare dei sacrifici abnormi. Sostanze che aveva poi trasferito sui suoi corridori assai chiaramente, insomma era l'ideale per un metodico, garbato e disponibile al lavoro come Basso. Il danese però, aveva capito un altro aspetto fondamentale: il motore di Ivan era superiore al suo ed il varesino non gli era da meno in niente, anche nella determinazione. Il massimo anche per le idee di Bjarne e, soprattutto, per le prospettive che ne potevano uscire. Risultato: una crescita continua di Ivan, fino al punto di diventare l'unico corridore al mondo, in grado di formarsi potenziale fisico e mentale, per fare la doppietta più leggendaria: vincere Giro e Tour nello stesso anno. Il sogno ufficiale di ogni corridore avente un minimo di caratteristiche possibili, ed il sogno di tutti quando si scava nel confidenziale d’un ciclista.
Il Basso di questi giorni dunque non mi stupisce, perché continua i suoi miglioramenti (che a mio giudizio non sono finiti), ma senza spendersi più di tanto: fa semplicemente il suo dovere di campione vero, tangibile, reale. Recita il suo copione di corridore che, pur non essendo da annoverare fra i fuoriclasse, sa di poter correre alla pari con questi, quando sta bene ed è sul pelo della sua perfezione. Insomma, uno verso il quale dobbiamo toglierci tutti il santo capello. Piuttosto chiediamoci se, in questo Giro, gli avversari sono all’altezza delle loro facoltà….Non è dunque Ivan che ci deve stupire, lui c’è, ma gli altri o sono al declino, o sono stati sopravvalutati, o sono stati autori di autogol…..
Altro aspetto di Basso, esaltato in questo Giro esageratamente duro (mi spiace, ma io la penso così e sono arcisicuro che domenica prossima, altri la penderanno nel medesimo modo), il suo essere prima di tutto uno scalatore e non un passista. Per questo motivo, il confronto con Indurain, non è pertinente e ben poco tecnico. Si può essere scalatori efficaci senza scattare come facevano i supremi della montagna, ovvero i grimpeur. Coppi, ad esempio, non scattava, andava su in sella e lo faceva nei modi efficaci che abbiamo visto. Lo scatto di Basso non è una rasoiata, ma un modo per rilanciare, composto, il suo bisogno di aumentare la cadenza. Sta ritto sui pedali, senza fare ondeggiare la bici in senso laterale, ed anche qui ha lavorato molto, ma, soprattutto, s’è allenato senza snaturare la sua naturale proiezione. Ne esce così un atleta che non è e non sarà mai uno dei più grandi scalatori-grimpeur della storia, ma un arrampicatore efficace e palpabile per una regolarità nell’interpretare l’ascesa che, alla lunga, stronca. Volendo fare un confronto molto pertinente col pugilato: un demolitore dotato di grande precisione nei colpi, senza avere il pugno da KO.
Basso non è un cronoman naturale, anche se possiede da sempre il fisico che ci porta la normalità del corridore che ama il cronometro. Perché è migliorato molto in questa direzione? I motivi sono molteplici. Innanzi tutto ha studiato la posizione, ha aumentato la concentrazione, abituandosi, grazie ad allenamenti massacranti, a riconoscere come ovvie le voci ritmate del pedalare in solitaria, cercando di stendersi in parallelo al terreno e di racchiudere le gambe sull’asse ideale, ovvero in posizione raccolta e vicina al tubo superiore del telaio. Ha poi svolto un lavoro enorme in palestra per aumentare la flessibilità degli arti chiamati in causa nella descrizione testé sopra, ma anche su un aspetto che nelle cronometro odierne diventa fondamentale: la sopportazione delle sofferenze che ti costringono a vivere gli spinaci. Qui, al fine di porre all’aria il minor attrito possibile, é necessario tenere le braccia molto unite, stringendo così la cassa toracica in una posizione che ricorda la ventosa dei fabbri; nel frattempo, l’esigenza di abbassare al massimo la schiena verso il cosiddetto cannone, porta ad un’ulteriore contrazione della cassa toracica, stavolta dall’alto verso il basso. Ne consegue un risultato: non tutti, per cercare il massimo dell’aerodinamicità che il manubrio a spinaci consente, riescono a respirare in maniera efficace. Per fare un esempio molto calzante, la posizione a uovo inventata dal genio pazzo di Graeme Obree (prima o poi racconterò qualcosa su di lui e dei nostri incontri), non era assorbibile da tutti, proprio perché costringeva il corridore ad uno sforzo enorme nella respirazione. Bene, Obree faceva yoga, ed aveva una flessibilità degli arti inferiori e superiori da lasciare a bocca aperta, ma anche la posizione classica del cronoman attuale abbisogna di particolari esercizi. Se si è dei tronchi non si va da nessuna parte, a meno che non si abbia una potenza devastante alla Gonchar, per fare un esempio. Credo, anzi sono convinto, che Ivan Basso abbia svolto una preparazione invernale con forti esercitazioni in palestra, proprio per guadagnare su questo fondamentale dei cronoman e sono altresì convinto che non abbia utilizzato solo le macchine, ma vi abbia aggiunto molti esercizi a corpo libero o con piccoli strumenti.
Ciononostante, il varesino non è ancora un passista a tutto tondo. Non è, per intenderci, al momento, un papabile al mondiale della specialità, o alla vittoria di tappa nel CronoTour de France. A limitare il raggiungimento del vertice massimo in questo versante, l’ancor permeante difetto, anche se molto attenuato, di ondeggiare lateralmente con le spalle, che porta naturalmente a trasferirne un’eco anche sull’asse delle ruote. In altre parole, guardandolo dall’alto, noteremmo ancora una linea non perfettamente retta del suo passo. E’ questo l’unico neo che sta fra Basso e la perfezione stilistica. Una inezia, ancor diminuibile tra l’altro.
Il vero problema di Basso e le prossime tappe ci daranno risposte in proposito, sta nelle discese. Si dice che abbia lavorato molto anche in questa direzione, ma nella tappa di sabato, non mi ha convinto. A sua giustificazione, l’esigenza di scendere con calma e un asfalto che sembrava una saponetta per la pioggia, ma le mie perplessità stanno nel suo modo di impostare le curve e nella rigidità eccessiva che ha mostrato sulla bicicletta. In altre parole, l’esatto contrario di ciò che in Ivan si vede quando percorre la pianura e la salita. Ora, se non ci smentirà nelle prossime tappe, è lecito pensare che sarà proprio questo il terreno dove potrebbe perdere il Tour se, come penso e mi auguro, il varesino giungerà alla Grande Boucle, in condizioni di forma ottime. Tanto più se l’eletto della Discovery, squadra dove i ranocchi diventano cigni, sarà un Popovich, che in discesa è fortissimo. L’ucraino, per me, è ancora un tantino superiore a Basso nelle cronotappe, gli è marcatamente inferiore in salita, soprattutto su quelle lunghe, ma in discesa, l’Ivan classico, paga troppo dazio rispetto ad un corridore come Yaroslav.
Vedremo. Intanto, spero vivamente che oggi pomeriggio sul Plan, non capiti niente di ciò che temo…..per tutti.

Se Ivan Basso è sulla cresta dell’onda, Damiano Cunego, a torto o ragione, è divenuto l’icona delle delusioni.
Indipendentemente dai talenti eventualmente a confronto, c’è subito un motivo da evidenziare: le diversità dei due fisici.
Oggi, i preparatori seguono filoni che mi auguro veramente scientifici: sono quasi sempre medici, ed hanno la tendenza, per dimostrarsi bravi, di eccellere sul risaputo, stereotipando certi atleti, fino a capirci davvero poco quando si trovano di fronte a variabili nuove. Ma visto che i talenti mostruosi che sanno allenarsi da soli con le loro sensazioni non ci son più, idem i direttori sportivi realmente tecnici, sono proprio queste figure in camice bianco, quelle che dettano i ritmi del bene e del male di un ciclista. Una miseria, ma tant’è. Ora, nella disamina sull’ellisse di Cunego, su questo intervento non andrò oltre ad una domanda che vale come le famose “cento pistole” di Sandro Paternostro, riservandomi di svolgere i tanti approfondimenti e le relative opinioni sul veronese, in un secondo momento. Bene, il quesito provocatorio è: “Quali corridori con le caratteristiche fisiche di Damiano, seguiti da nobile bianco camice o collega di medesimo stampo, avete visto emergere con primaria tangibilità nelle corse a tappe?”
Anche una risposta secca, ci costringe ad una riflessione a 360°, capace di uscire dallo stesso ciclismo, per entrare nelle contraddizioni odierne dello sport più in generale……

Qualche battuta infine sugli altri italiani protagonisti al Giro.

Gilberto Simoni: come invecchiare rimanendo degni.

Paolo Savoldelli: non sempre il non essere scalatori, si può mascherare con l’intelligenza ed altre variabili tecniche.

Danilo Di Luca: le eccezioni che confermano le regole esistono, aldilà della matematica

Leonardo Piepoli: quando un vecchio nemmeno nobilissimo ritorna in auge, si pensa allo scuro, in realtà potrebbe trattarsi di una banalissima dimostrazione di decadenza di un insieme….

Waldimir Belli: un altro vecchietto che ci fa rimpiangere la generazione del 1970-71. Che sia lì a lottare per il podio, la dice lunga sul tanto invocato cambio generazionale….

Paolo Bettini: il solito “Gianburrasca”, il solito simpatico ed una nota di confronto per qualcuno….

Franco Pellizzotti: il suo Giro migliore, comunque vada da qui alla fine….

Emanuele Sella: il “mio” corridore, non è un predestinato, ma lotta e l’acuto generoso lo dona sempre.

Andrea Noè: un altro segno che la massa dei giovani, in Italia, è forte e tangibile solo nelle gare di un giorno….

Michele Scarponi: l’attesa perenne di un graffio che si conferma con un ulteriore rimando…..

 

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"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
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  postato il 24/05/2006 alle 18:58
Giustissimo.
Basso non è un campione improvvisato.
E' un campione destinato ad esser tale fin dagli esordi.
Buon per gli altri che Ivan non sia un fulmine di guerra
allo sprint, altrimenti avrebbe fatto altresì incetta di
classiche.

robbo

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/05/2006 alle 19:41
Morris condivido in pieno il tuo ritratto di Ivan Basso.
Complimenti!

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/05/2006 alle 19:45
Originariamente inviato da Morris

Emanuele Sella: il “mio” corridore, non è un predestinato, ma lotta e l’acuto generoso lo dona sempre.



Penso che Emanuele incarni quel ciclismo tanto amato dal pubblico.Il ciclismo fatto di cuore,grinta, passione e coraggio.No ai cardiofrequenzimetri, via la radiolina, via i contatti col gruppo, si parte e giù a bocca spalancata.....che bello questo ciclismo

 

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http://ilmiociclismo.blog.excite.it

"La vita e la morte.La pace e la guerra.La repubblica e la monarchia.Infine Bartali e Coppi e la progressiva identificazione di un popolo, che ripartiva da zero, in una coppia di campioni."Leo Turrini

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/05/2006 alle 19:51
Per fortuna che in questo mondo ci sono anche persone come Morris.
Grazie per le conferme che la tua descrizione mi ha dato.
Oggi ne avevo veramente bisogno.
Comunque sempre forza tutti!!!!!!!

 

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Non è ammessa la pena di morte.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/05/2006 alle 21:39
il solito grande Morris, che non tralascia neanche i minimi particolari
 
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Livello Tour




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  postato il 24/05/2006 alle 21:50
un grande applauso al grande Morris

un solo appunto: il mondiale Juniores di San Marino probabilmente Basso lo avrebbe anche vinto se non avesse forato al penultimo giro quando era insieme a Valentino China, ma ovviamente nessuno puo' sapere con certezza come sarebbe andata a finire.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/05/2006 alle 22:43
grazie morris
avevo invocato un tuo ritorno alle valutazioni tecniche ed eccolo qui, in grande stile come sempre.
finalmente una parola di pace su ivan, dopo avversioni da ultras tuonati, bisticci, dichiarazioni di odio, soprannomi affibbiati a caso...
che bello che è il forum quando tu scrivi

ciao grandissimo
mesty

 
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Moderatore
Utente del mese Agosto 2009




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  postato il 24/05/2006 alle 22:45
molto interessante l'analisi su Basso, i suoi punti deboli e i suoi punti di forza, tra questi c'è sicuramente la serenità che il corridore varesino ha sempre dimostrato di avere e che lo ha aiutato ad affrontare i sacrifici necessari per arrivare dove si trova adesso e che credo gli tornerà utile anche per gestire le pressioni che il successo genera.
Se, come ormai sembra, vincerà il Giro, credo che si presenterà al Tour con un piccolo vantaggio rispetto a tutti i corridori che si risvegliano dal loro letargo solo al Tour: quello di aver già vinto qualcosa di importante.

 

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Vorrei morire in bici, in un giorno di sole, dopo aver scalato una di quelle montagne che sembrano protendersi verso il cielo, mi adagerei sull'erba fresca senza rimpianti, attendendo con serenità il compiersi del mio tempo. Non importa se sarà ...oggi o tra cent'anni, avrò in ogni caso trovato il mio giorno perfetto.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/05/2006 alle 22:58
Morris, Basso sale su e mi pare l'Adorni del 65. Vittorio era più capace di scattare, più capace di cambiare ritmo, ma sulle alpi preferiva la posizione seduta, un pò come Basso. Più cronomen naturale (Adorni ha battuto Anquetil in carriera più di una volta...) e meno scalatore, Vittorio ha vinto un giro duro, dominandolo come Basso sta dominando questo. Il rosa davanti in montagna, dopo Coppi, lo portò Adorni.
Concordo sugli altri. Come ho già scritto. Chi si fa travolgere dal carro dei vincenti, dice già che al tour il più è fatto. Tu sai Morris, che il tour sarà un'altra storia. Basso sarà protagonista. Ma quanto a fare doppietta, sarà difficile. Molto difficile. Popovich ha talento , grande talento. Ullrich sarà una brutta bestia, non il grosso wuerstel che è oggi.
Vinokurov FORSE non farà la fine di Di Luca. E Landis o altri potranno uscire fuori, avvantaggiati da una corsa che non ha un padrone certo.
No, la doppietta è lontana. Il singleton meno. Il Mortirolo sarà giudice ultimo. Per ora domabile da un Basso semplicemente troppo completo per i suoi attuali avversari. Morris, Cunego non è in buone mani.
Il talento del ragazzo sta svaporando assieme ad un fisico che si intozzisce sempre più. Agilità ciao. scatto ciao. Inventiva ....dove sei?
Il ragazzo deve cominciare a correre non da specialista navigato, ma da corridore. E solo vincendo potrà ricostruire un morale che sta diventando sottoterra.
Cunego è il futuro Morris. Come lo era Baronchelli del 75. Non ripetiamo errori già fatti, bruciando chi a 22 anni fece sognare. Sia vincendo un giro a sorpresa, sia mettendo in croce l'Invincibile.
Cunego ha in più sprint e velocità. Tista con la sua volata avrebbe vinto molto.....

 

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pedala che fa bene.....

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 24/05/2006 alle 23:14
jan,
quest' anno cunego non ha vinto poco, ma si è distinto solo in corse italiane.
forse lo hanno fatto per fargli trovare il morale, ma per me non ha ancora capito quello che gli è successo nel 2004, anzi dal 2004.
la testa te la formi anche confrontandoti con le grandi corse e i corridori che tirano a vincerle.
meglio una freccia che un trentino.
uno che arriva in belgio la sera prima in aereo dal trentino e dice che farà la liegi per allenarsi , è consigliato da gente che ha capito poco.

dal punto di vista tecnico morris ha evidenziato in passato la diversità di damiano, nato correndo le campestri, con una muscolatura massiccia che è raro vedere in un ciclista.
ha anche ricordato la necessità di non lavorare solo sui punti deboli (crono...)ma anche e soprattutto sui punti forti, che sono quelli che ti fanno vincere.
qualcuno dovrebbe leggere i post di morris....
basso e riis sono molto meticolosi, quelli che seguono damiano mi sembrano un po' approssimativi.
ad esempio, se il lavoro sulla crono a squadre è quello descritto da mario a terracina,siamo a livello delle squadre amatoriali....

aggiungo una cosa: magari è lui che non ha voglia o testa per allenarsi e lavorare in modo giusto e meticoloso.....mica ci sono solo i colombiani che si siedono dopo i primi successi ( e che successi nel caso di cunego..)

ciao

mesty

 

[Modificato il 24/05/2006 alle 23:20 by mestatore]


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 27/05/2006 alle 18:22
Mi attacco qui, amche se sarebbero decine i thread ove inserire questa domanda....
Aldilà dei ragionamenti sui talenti, nella realtà, su quello insomma che s'è visto, quante volte Cunego ha staccato in salita, un Basso non in preda a dissenteria?
Se la memoria non mi inganna solo sul Sammomè lo scorso anno (30").

E se poi vogliamo andare a prendere un confronto col vecchio e degno Simoni, quante volte è capitato negli ultimi due anni che il trentino lasciasse sul posto Basso?

Allarghiamoci, e Di Luca?

Paradossalmente, pur con inezie di raccolto, forse ci è riuscito di più il Savoldelli (che scalatore non è), in questo inizio di Giro.

Bèh, nonostante tutto, ancor si vede Basso passista-cronoman!

Diciamola chiara: Basso negli ultimi due anni è stato lo scalatore principe fra gli italiani! Potremmo andare oltre, ma visto che il Giro d'Italia è, da oltre un lustro, il campionato italiano delle corse a tappe, limitiamoci a dire che Ivan è il più forte scalatore azzurro. Nettamente, tra l'altro.

Si è cercato un Giro duro, durissimo, con tappe spaccagambe come quella di Gemona (tecnicamente la più interessante di questa edizione, anche in termini di prospettiva) al fine di raccogliere "effetti", più che per scelta d'equilibrio (Zomegnan docet), ed era più che logico che emergesse il più forte in salita, punto. Aggiungere altro, significa arrampicarsi sugli specchi o mal celare tifo contrario a Basso.


Riporto un post di Morris inserito in un altro 3d.
Parole sante!

 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 29/05/2006 alle 20:39
Devo riprendere il discorso lasciato su Cunego, ma vedo che la mia domanda, tutt’altro che provocatoria, non ha trovato nessun interesse, perciò rimando ancora. Anche perché ho una fretta matta: voglio andare a festeggiare un amico che è diventato il mio Sindaco…

Adesso mi limito a qualche risposta.

Koppenberg, è verissimo quello che dici sulla foratura, ma proprio il fatto che l’ammiraglia azzurra non abbia fermato China ad aspettare Basso, che si era sobbarcato il maggior peso dell’azione (tra l’altro, dietro inseguiva Rinaldo Nocentini e gli azzurri avevano un'altra carta ben posizionata in Alessandro Brendolin…), purtroppo, dimostra che una scelta era stata fatta. E dire che in caso di arrivo allo sprint, fra i due, era proprio Valentino il più veloce……Ricordo bene quel giorno, perché lo passai in parte in mezzo ai giornalisti, pur essendo là per cercare talenti dell’altro sesso per la mia squadra. A più d’uno feci storcere il naso per quello che poi divenne uno dei miei migliori successi nei pronostici a lunga gittata. Tutti parlavano di Astolfi, China e Brendolin come di corridori già fatti, mentre io, che di uno juniores osservavo le qualità, fregandomene altamente delle risultanze, sostenevo che erano Basso e Nocentini i pronosticabili per il ciclismo che conta. Un tipo, che non ho più visto, mi disse che ero un pazzo……Bèh una volta tanto….”santa benedetta pazzia”…..Fossi stato Buffon, Fede o Tommasi, ci avrei scommesso….


Nella disamina su Basso ho dimenticato un successo ancor più giovanile, fra gli allievi, nella Coppa d’Oro di Borgovalsugana. Una gara che conta più di un campionato italiano. Era forte anche da poco più che bambino dunque…….Vorrei inoltre ricordare quanto scrissi sui percentili…..e sulle mie certo astruse (per i preparatori medici ) teorie sull’avviamento al ciclismo, nonché sull’apprendistato delle categorie giovanili….
A tal proposito, ringrazio Mesty per essersi ricordato di quanto scrissi su Cunego…

Ilic, il confronto Basso-Adorni calza, ed è proprio da qui che parte la mia fiducia su una sua vittoria al Tour. Ci sono le qualità d’un Vittorio, ma non gli avversari del parmense….Certo sarà durissima, ma in Francia le differenze le fa il caldo, proprio quell’aspetto che riesce a rendere dura la Grande Boucle, anche quando i percorsi non sembrano trascendentali. Nella calura, Basso si trova benissimo, mentre soffre il freddo. Ivan, al momento, resta l’unico atleta al mondo in grado di doppiare i grandi giri e, comunque vada, non è una nota da poco. Su Cunego, ritornerò. Per ora mi limito a dire che una sua eventuale partecipazione al Tour, lo porterebbe anche con un quinto posto in saccoccia (superottimistica previsione!), alla cottura definitiva per le corse a tappe. Fossi il suo manager gli direi di pensare, primariamente, per almeno due anni, a fare il ….Bettini. Non è un passo all’indietro, ma un modo per percorrere con tangibilità le vie della storia….

Mesty, come vedi, pur essendo un pantaniano fino alle viscere, so apprezzare anche i Vescovi……
Scrivere sull’attualità? A volte manca completamente la voglia….

 

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Under 23




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  postato il 29/05/2006 alle 21:49
leggo molto e scrivo poco come potete ben vedere dal numero dei miei post ma proprio non potevo esimermi dal complimentarmi con morris per il bellissimo ritratto fatto di basso...

complimenti vivissimi...

 

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posso portare anche fuffi??

 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 30/05/2006 alle 01:04
Stasera, dopo aver salutato l’amico Sindaco, ho incontrato un competente appassionato di ciclismo, che mi ha parlato del lungo colloquio intercorso fra lui ed un noto corridore professionista sul fatto di cui si sta discutendo fino allo sfinimento.
Rincasato, mi è venuta finalmente la voglia di dire la mia e lo faccio qui, su questo thread, magari non proprio idoneo. Saranno poi i moderatori a spostarlo se lo riterranno opportuno.

Mi spiace che la querelle Basso-Simoni, abbia azzerato il fatto tecnico più bello e significativo della tappa di sabato e, probabilmente, dell’intero Giro: l’accelerazione finale del varesino semplicemente mostruosa. Mi spiace inoltre che un fatto tanto comune nelle corse e che non è sempre gradevole ricordare o propagandare (perlomeno a me), anche per la mancanza di un’oggettiva prova, possa dar spago ad aggettivi così pesanti, spesso figli del tifo. E mi spiace che proprio la miopia del tifo, faccia dimenticare la storia o la realtà che il ciclismo, in fondo, è una manifestazione sportiva, dove ci sta un primo, un secondo, un terzo e via dicendo, con una partenza dove tutti, perlomeno, sognano la vittoria.
Premetto che Gilberto Simoni, è il professionista col quale ho cordiali rapporti da più lunga data. Anche dopo il tragico 5 giugno ’99, che fece perdere a me, come a tanti se non tutti, progressivamente, la possibilità di raggiungere Marco via cellulare, il telefonino di Gilberto è sempre stato un mio riferimento. Conosco dal vivo il carattere del trentino, sanguigno, spontaneo e volgare per la poca conoscenza degli aggettivi, specie dopo le fatiche, nonché quella cocciutaggine che è stata, in ogni caso, un fattore importante della sua nobile carriera. A tal proposito, lo scorso anno, trovandomi casualmente coinvolto, provai a sostenere Corti, al fine di convincere Simoni a partecipare al Tour, ma constatai, anche in quella occasione, quanto fosse impossibile fargli cambiare opinione. Altro aspetto importante, so quanto la cicatrice del Giro 2004, abbia posto Simoni contro Cunego e viceversa, in entità che ancora oggi formano una rivalità primaria: molto spesso, in questo Giro, lo scopo di entrambi era prima di tutto quello di superare l’altro. Quindi, il tanto criticabile Sgarbozza, stavolta, al Processo alla Tappa di sabato, l’ha detta meno grossa di quel che si pensa: certe cose bisogna conoscerle….
Veniamo alla tappa e al suo epilogo.
Il primo errore in chi aveva ancora obiettivi, è stato quello di non sfruttare le pendenze e l’altura del Gavia per attaccare. Visto il Giro saldamente nelle mani di Basso, l’unico modo di liberarsi del suo monopolio, per vincere la tappa, era proprio quello di attaccarlo da lontano (un valore assoluto, tra l’altro, se si vorrà mettere in difficoltà il varesino anche al Tour). D’accordo, la durezza di questo Giro aveva reso le forze al lumicino, ma che una simile ipotesi dovesse girare nella testa degli strateghi d’ammiraglie, era perlomeno doveroso, anche a costo di far saltare il proprio corridore. Va da sé che più si toglievano chilometri di sforzo e più le percentuali di una vittoria di tappa di Basso (già in partenza all’80%), s’avvicinavano al massimo possibile. Le frazioni, inoltre, vanno studiate dai cosiddetti nocchieri, dai corridori, ma pure dall’osservatorio e sabato si doveva capire che il crogiolo, la lama decisiva finale per formare la goccia del successo, non stava direttamente sul Mortirolo, ma in quella lenta ascesa spezza-gambe che portava all’Aprica. Esattamente come nella tappa del Finestre nel 2005, frazione molto simile a quella di tre giorni fa, considerando come sono stati percorsi Tonale e Gavia.
Mi spiego, quando s’affronta una salita come il Mortirolo a fine Giro, entrano in gioco le “gambe di scorta”, gli angoli di energie più reconditi e l’attenzione nervosa non deve andare oltre la soglia della sopportazione e dell’attenzione. Chi ha l’istinto per capirlo, il talento supremo, non ha bisogno di ragionare, il suo tratto fuoriesce naturalmente senza spendersi oltre il dovuto. Chi non ha nel proprio DNA queste praterie, deve costruirsi l’ascesa con determinazione, ma pure col fare della formichina laboriosa, capace di guardare in prospettiva. In altre parole deve pensare al dopo, ovvero a quel prosieguo in discesa in cui è necessario assumere zuccheri e bere affinché le spie non siano tutte rosse, altrimenti la discesa stessa e, soprattutto, il falsopiano o la salita finale di non esagerate pendenze, diventano letali quanto il 18% del Mortirolo, ed in particolare non lasciano più spazi al recupero. Lo scorso anno, il “fuorigiri” sul Finestre di Di Luca, si materializzò nei crampi in discesa e l’abruzzese commise l’errore di non fare ciò che era doveroso per prevenirli. A Simoni, si spense il motore sul non certo trascendentale Sestriere, perché non era più quello di un tempo e non ha mai avuto nell’azione a lunga gittata un punto di forza. Rujano, pur abbandonato dal suo narciso diesse, che lo lasciò al suo destino senza alimentarlo come si doveva, vinse la tappa, perché possedeva e possiede (mi verrebbe da dire: “datemi uno sponsor degno e vedremo se in Giri come quello del 2006, non sarà lui il maggiore avversario di Basso..”), un motore superiore a Di Luca (sempre) e al Simoni “vecchio”. Trionfò per sfinimento nella tappa, ma perse il Giro, perché la crisi di fame e sete che pure non gli impedì di raccogliere la frazione, gli tolse quella verve che gli avrebbe donato quel minutino decisivo per giungere in rosa a Milano. La tappa del Finestre, dunque, ha insegnato poco, fra gli addetti ai lavori, ma anche all’osservatorio….
Sabato, chi guardava le facce e le condizioni, ben capiva che il Mortirolo di Basso non era volutamente al fulmicotone e ben capiva che non sarebbero mai rientrati in discesa, due ai limiti del loro possibile come Gutierrez e Cunego. Ed infatti, lungo i tornanti all’ingiù della Cima Pantani, il capotreno Simoni, ovvero il protagonista che poteva mettersi direttamente a confronto con la tappa del Finestre, pur scendendo, a suo dire, per non staccare Basso, ha pure guadagnato qualche secondo sulla coppia inseguitrice, per poi perdere, effettivamente, una ventina di secondi (capirai che crollo…), quando il respiro della discesa doveva lasciare spazio al rifornimento e al che fare. Certi commentatori, in televisione, farebbero bene, ogni tanto, a rimanere coi piedi per terra e a non esaltare, tanto quel “dono del Signore” consistente nelle “100 pedalate al minuto”, quanto le reali possibilità di un discesista giunto a questa variabile stanco oltre i limiti della proprie facoltà. Cari signori, la storia del ciclismo e lo stare vicino alle corse e ai corridori non insegnano niente? Capisco il ruolo, ma ogni tanto la sincerità servirebbe, ed aggiungere alle esternazioni un “bisogna vedere quante risorse e quanta lucidità sono rimaste in loro….” avrebbe reso meno goffo il commento, anche perché in certi punti della telecronaca, sembrava che il ricongiungimento dei quatto fosse cosa scontata, ed il sottoscritto, per umana insopportabilità del cazz.ometro, ha tolto il volume alla Tv. Insopportabilità già alterata per la continua sottovalutazione sulla vero e decisivo coltello di tappa, ovvero i 10 chilometri dell’Aprica.

Dunque, proprio in discesa, si sarebbe consumato il “fattaccio” su cui, non avendo niente da dire sul piano tecnico (????), si continuerà a parlare chissà per quanto. Simoni dice che Basso gli avrebbe chiesto di non staccarlo. Il varesino sostiene si essersi limitato a dirgli di non tirare a correre dei rischi, perché non era il caso. Nessuno di noi e, ribadisco, nessuno, sa cosa si sono detti, ed a questo punto, anziché riempire di livore i commenti, abbracciando le tesi della simpatia o del tifo, tendiamo una mano al ciclismo. Opera difficile, visto ciò che si legge da un po’ troppo tempo, ma tanto è.
Prima considerazione. Ci voleva molta fantasia a dare per scontato l’annullamento di un vantaggio superiore al minuto in una discesa come quella del Mortirolo. Gutierrez e Cunego erano forse freschi come due rose? Il ciclismo ci dice che i recuperi si esaltano se l’abilità è sorretta dalla freschezza e non mi pare che il duo italo-ispanico, fosse al massimo della condizione e della necessità per rientrare sui primi.
Seconda considerazione. Il duo al comando non aveva motivazioni particolari di classifica: Basso il Giro lo aveva già vinto, mentre Simoni il secondo posto non lo poteva più conquistare, ed allora perché scendere alla disperata viste le forze al lumicino?
Terza considerazione. La vittoria di tappa, per l’ambo di testa poteva essere messa in discussione, appunto, solo col rischio, sprecando energie per insistere sullo scontato e trovarsi in debito sul coltello finale.
Quarta considerazione. Simoni doveva ricordarsi la tappa del Finestre, era pressoché uguale e sapeva benissimo che Basso era in condizioni fisiche migliori di Rujano e Di Luca, ed in più aveva il vantaggio di ritrovare nel tratto finale, l’ideale per il suo modo di affrontare le pendenze. Ivan, di converso, aveva ragione di dire di non rischiare in discesa, sia per l’evidenza della corsa e sia per la sua “allergia” alle pendenze all’ingiù. In fondo, dopo la discesa, l’aspettava il suo pezzo migliore, proprio il segmento dove può considerarsi a tutti gli effetti un fuoriclasse….
Quinta considerazione. Anche nella super minoritaria possibilità d’un ritorno di Gutierrez e Cunego, quali cocci sarebbero rimasti loro, sull’Aprica?
Sesta e decisiva considerazione. Gilberto, memore del Finestre-Sestriere 2005, sapeva bene che per vincere la tappa, poteva solo sperare nella concessione di Basso, ed era bene per lui cercare accordi, compreso farsi rimorchiare senza accelerazioni, perché era già al caffè.
Questo accordo c’è stato? Secondo Simoni sì, secondo Basso no!
La storia della discesa per me è un’incomprensione di Simoni, per il semplice fatto che sperava di guadagnarsi la tappa con la benevolenza di Basso. Sapeva troppo bene che se lo avesse staccato di 30-40”, gli avrebbe dato l’alibi per farsi impallinare come un tordo sull’Aprica. Ciò che è poi avvenuto ne è dimostrazione tangibile, se conosciamo il ciclismo nelle essenze e non richiamando accordi o codici non scritti, tra l’altro spesso smentiti.
Quindi, se contrattazione vi è stata, non è avvenuta in discesa, bensì dopo, ed è più plausibile la storia dei soldi (che non è una novità, perché di simili segmenti, andati bene o male, è pieno il ciclismo). Evidentemente i quattrini o sono stati insufficienti o non sono stati accettati da Basso.
Ognuno è libero di credere a chi gli pare, ma se Ivan ha detto il vero, era suo diritto sacrosanto (e ben poco da Vescovo, cari compagni della Confraternita della Panetteria), di vincere da par suo, come poi s’è visto.
Di converso un campione che cerca la vittoria per gentil concessione, fa una cazzata e cazzata la fanno quelli che gli danno ragione. Marco Pantani, lui sì sempre fuoriclasse e uomo che aveva un senso sindacale ineguagliato nella difesa dei giusti diritti della categoria (fra una miriade di ruffiani e beccaccini servi, purtroppo), si incazzò come una belva per l’umiliazione della Lanza’s concessione sul Ventoux. Tanto è che tre giorni dopo a Courchevel, pur essendo al sessanta per cento, diede a Robocop una prima lezione e poi, con l’attacco nella tappa seguente di Morzine, offrì, inascoltato, all’ottuso Ullrich la possibilità di raccogliere compiutamente la sua vendetta. Nel 2003, dopo Cascata del Toce, non riservò alcun rancore a Gilberto, anzi ammonì coloro che si erano prodigati per favorire la sua vittoria. “Se devo vincere, voglio farlo con le mie gambe” – disse. Questione di stile, signori.
Ora dunque, se l’accordo fra i galletti non c’è stato, ed il fatto che Basso sia partito con la foto di Santiago, spinge ancor più nella direzione delle sue reali intenzioni, bene ha fatto a vincere. Questo è lo sport ed è ora di finirla di vedere il secondo nel ciclismo come il patacca. Si tratta semplicemente di sottocultura!
Bene, diamo pure per scontata la “verità” di Simoni e giochiamola a suo modo (“Mi sarei comportato diversamente…” – ha detto). Avrebbe dunque attaccato in discesa guadagnando non più di 40” e poi si sarebbe cotto in anticipo su quello che abbiamo visto. Basso, a sua volta, sarebbe sceso come poteva senza rischiare in discesa e col dente avvelenato, avrebbe innestato il turbo prima, raccogliendo una traduzione finale assai più tangibile, sia su Simoni che su Guterriez e Cunego. In altre parole li avrebbe umiliati di brutto. La dottrina del se, qui è ben poco aleatoria, basta guardare cosa ha fatto negli ultimi chilometri Ivan. Una cronometro sul terreno dove è il migliore del mondo, tra l’altro con una condizione di freschezza superiore agli altri. Se si ama realmente il ciclismo come non rimanere a bocca aperta di fronte ai suoi ultimi cinque chilometri ?! Poco stile? La storia del ciclismo è piena di queste cose, anche nelle categorie minori, potrei dire che coprono la stragrande maggioranza di chi è arrivato in cima, ma solo raramente si sono trovate bocche di fuoco come Simoni. Oggi Adorni bacchetta Gilberto. Se si legge il parmense con attenzione, viene a galla una realtà che non distrugge questo sport, semmai fa capire quanto sia ora di smetterla coi commenti del “volemose bene”, alla chi vi pare…. Di storielle come queste, ne ho conosciute e sentite diverse dalla voce di chi ne è stato in toto o in parte protagonista, ma non le racconterò mai, per un motivo semplice: non hanno quasi mai stravolto le sostanze dei valori in campo, spesso sono state solo accessori di cammino per tizio o caio e le pochissime volte che hanno deviato troppo, non sono uscite dai canoni delle eccezioni che confermano le regole.
All’Aprica ha vinto il più forte, uno che se avesse avuto nel Giro l’unico obbiettivo di stagione, vista la pochezza degli avversari, avrebbe lasciato il secondo ad oltre un quarto d’ora, il terzo a quasi venti minuti, il quarto ad oltre venticinque ed il quinto a quasi mezz’ora. Un corridore che ha lasciato un segno tecnico bellissimo nel momento più contestato e se devo essere sincero, è stata una fortuna vedere quell’acuto piuttosto che una continua frenatura per far passare primo il cotto secondo. Potrà andare bene a Bulbarelli, ma non a chi ha sete di sport.
Martinello, che un soggetto del forum (mi auguro ancora molto giovane), ha definito “omertoso e mafioso” senza spiegarne il motivo tra l’altro, nonché incompetente perché da pistard e stradista velocista, non s’è mai trovato in situazioni simili in un tappone, quando il sottoscritto aveva riaperto l’audio, ha detto una cosa tecnicamente ineccepibile sulla sopraggiunta crisi di Simoni. Proprio solo il “mafioso”, in mezzo a tanta crema di conoscenza, aveva notato “l’ovvio visibile”: Gilberto si stava appiccicando all’agilità e pedalava di spalle. Su una salita pedalabilissima, ciò significa che si sta iniziando a bollire: un segno chiarissimo se si guarda e si conosce il ciclismo. Se non lo vedono gli avversari, ad avvisarli ci pensano le radioline…..Bene, a quel punto Basso doveva frenare e, magari, fare come Altig con Anquetil al Trofeo Baracchi…..Bèh, aldilà di quello che si son detti, così facendo, Ivan avrebbe rinvigorito l’investitura a Vescovo, Bulbarelli avrebbe applaudito a bocca aperta, versando la lacrimuccia come ai tempi delle letture di De Amicis, ed il ciclismo avrebbe perso l’occasione di vedere il passaggio tecnico migliore del Giro.
Scorretto o meno, delle polemichette atte a scansare i problemi veri di uno sport che s’è macchiato di ben altri reati, me ne sbatto. Guardo quello che il ciclismo di bello e di significativo narra da oltre cento anni e non perdono il resto, fatto di contraddizioni con tanto di cadaveri nell’armadio. Di fronte a giudizi come “omertoso”, “mafioso” e “incompetente” indirizzati a Martinello, non mi resta che ridere, perché ogni altro atteggiamento sarebbe una perdita di tempo.
Ad Ivan Basso, il riconoscimento che si deve ad un vincitore che ha salvato, con la sua presenza e le sue imprese, un Giro che sarebbe stato grigio o al rallentatore. A lui, che continua a migliorarsi senza modificarsi nel fisico, che non scompare per undici mesi l’anno, che non si presenta con gli occhi spiritati come un tempo avveniva in un unico sinistro caso a cui il tifo avverso vuole ad ogni costo accostarlo, il miglior in bocca al lupo per il Tour.

Morris

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 30/05/2006 alle 01:33
Originariamente inviato da Morris

Martinello, che un soggetto del forum (mi auguro ancora molto giovane), ha definito “omertoso e mafioso” senza spiegarne il motivo tra l’altro, nonché incompetente perché da pistard e stradista velocista, non s’è mai trovato in situazioni simili in un tappone, quando il sottoscritto aveva riaperto l’audio, ha detto una cosa tecnicamente ineccepibile sulla sopraggiunta crisi di Simoni. Proprio solo il “mafioso”, in mezzo a tanta crema di conoscenza, aveva notato “l’ovvio visibile”: Gilberto si stava appiccicando all’agilità e pedalava di spalle. Su una salita pedalabilissima, ciò significa che si sta iniziando a bollire: un segno chiarissimo se si guarda e si conosce il ciclismo. Se non lo vedono gli avversari, ad avvisarli ci pensano le radioline…..Bene, a quel punto Basso doveva frenare e, magari, fare come Altig con Anquetil al Trofeo Baracchi…..

Morris


E il fatto che abbia mangiato un panino a pochi km dalla fine è la prova che era cotto oltre che di gambe anche di testa.

 

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Livello Federico Bahamontes




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  postato il 30/05/2006 alle 07:54

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 30/05/2006 alle 08:57
Caro Morris come sempre hai spiegato le cose come stanno e non come le si vuole vedere.
Spero che i giovani iscritti al forum e quelli che si spacciano per sportivi ma hanno il paraocchi del tifo capiscano finalmente come stanno veramentre le cose in questo splendido sport.
Mauro

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 30/05/2006 alle 09:44
Chapeau per entrambi i post del Morris.
In particolare sul primo vorrei sottolineare che nella crescita di Basso ha contato moltissimo il mettersi in gioco, a costo di prendere bastonate a più non posso.
Basso si è da subito messo alla prova al Tour. Alla prima esperienza (2001) ci ha rimesso una clavicola. Non ha disdegnato l'Università del Nord, piazzandosi alla Freccia contro Rick Verbrugghe (ma oggi come finirebbe?), o alla Liegi dietro due draghi come Bettini e Garzelli compagni di squadra. Ha pure accettato la sfida di San Sebastian, su un percorso dove lui non ha alcuna speranza, piazzandosi una volta secondo e spesso nei primi cinque. Questa serie di piazzamenti che lo hanno fatto crescere nell'esperienza e nella motivazione, lo hanno portato ad essere dipinto come uno che non è un vincente.
Certo, ma oggi raccoglie i frutti.
Invece, due dei campioni più rappresentativi del nostro ciclismo, il giovane Cunego e il vecchio Simoni, due che per curriculum passano per "vincenti" cosa mettono sul piatto?
CUNEGO: Oltre al Giro 2004, due bei piazzamenti a Liegi, una grandissimo Lombardia, un mondiale più che dignitoso a Verona. Ok, ma la sua inclinazione (sua o di chi lo dirige?) a correre troppo in Italia (il Coppi e Bartali anzichè il Criterium Internationale, o il Brixia invece delle prove Pro Tour di agosto, il Trentino anzichè la Freccia), per quanto spesso funzionale ai grandi obiettivi di stagione, rischia di tarpargli le ali: come scritto altrove, è bene che Cunego vada a prendere delle musate al Tour, gli faranno bene.
SIMONI. Poco da dire: 7 podi al Giro, ma nelle edizioni dal 2001 al 2004 con un parco-partenti di second'ordine e su percorsi non certo esaltanti. Al Tour ha sempre preso dei ceffoni, anche quando partì con l'idea di sfidare Armstrong, come nel 2003. L'università del ciclismo? Beh, non c'è molto da dire su chi a 35 anni per la prima volta affronta una Sanremo o addirittura una Liegi, una corsa che potenzialmente lo potrebbe vedere fare ottime cose...

 

[Modificato il 30/05/2006 alle 10:04 by Frank VDB]

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Livello Claudio Chiappucci




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  postato il 30/05/2006 alle 09:45
con la consueta lucidità Morris ha rimesso le cose al loro posto.
 
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Livello Federico Bahamontes




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  postato il 30/05/2006 alle 10:09
Martinello, che un soggetto del forum (mi auguro ancora molto giovane), ha definito “omertoso e mafioso” senza spiegarne il motivo tra l’altro, nonché incompetente perché da pistard e stradista velocista, non s’è mai trovato in situazioni simili in un tappone, quando il sottoscritto aveva riaperto l’audio, ha detto una cosa tecnicamente ineccepibile sulla sopraggiunta crisi di Simoni. Proprio solo il “mafioso”, in mezzo a tanta crema di conoscenza, aveva notato “l’ovvio visibile”: Gilberto si stava appiccicando all’agilità e pedalava di spalle. Su una salita pedalabilissima, ciò significa che si sta iniziando a bollire: un segno chiarissimo se si guarda e si conosce il ciclismo.
Morris

sono contento ke una persona competente come Morris abbia ripreso questo aspetto su Martinello: lo avevo citato io in un altro 3D e infatti mi ero "scontrato" verbalmente con il ragazzo ke gli dava titoli gratuiti e incompetenza su tappe lunghe e con molta salita. Martinello è stato l'unico a vedere questi particolari tecnici, alla faccia di ki dice ke si intende solo di pista!

P.S. Occhio ai quote ragazzi
By Andrea_Web

 

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Livello Claudio Chiappucci




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  postato il 30/05/2006 alle 10:26
Originariamente inviato da Frank VDB

In particolare sul primo vorrei sottolineare che nella crescita di Basso ha contato moltissimo il mettersi in gioco, a costo di prendere bastonate a più non posso.


Concordo in pieno.
Mi viene in mente un articolo che lessi su una rivista francese anni fa, all'Alpe d'Huez (Bugno vincente). Commentava l'addio alle corse di Saronni e, più o meno, il concetto era: sì, grande classe, ma fuori d'Italia cos'ha combinato? nemmeno una partecipazione al Tour...

Citazione antisaronniana a parte (da ex tifoso moseriano, mi sia consentita, dai... ) quello che voglio dire è che spero non si torni più a una situazione come quella vissuta all'inizio degli anni Ottanta, quando i nostri limitavano al lumicino le loro scorribande all'estero, preferendo una comoda vittoria al GP di Marcianise che non mettersi in discussione al Fiandre.
Per questo, non mi convince la tesi di JanJanssen su Cunego che non dovrebbe partecipare al Tour. Io penso, al contrario, che se andasse al Tour il primo anno senza ambizioni di classifica, ma con l'obiettivo di fare esperienza internazionale e puntando a vincere una tappa avrebbe solamente da guadagnarci.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 30/05/2006 alle 10:28
Originariamente inviato da Morris

Stasera, dopo aver salutato l’amico Sindaco, ho incontrato un competente appassionato di ciclismo, che mi ha parlato del lungo colloquio intercorso fra lui ed un noto corridore professionista sul fatto di cui si sta discutendo fino allo sfinimento.
Rincasato, mi è venuta finalmente la voglia di dire la mia e lo faccio qui, su questo thread, magari non proprio idoneo. Saranno poi i moderatori a spostarlo se lo riterranno opportuno.

Mi spiace che la querelle Basso-Simoni, abbia azzerato il fatto tecnico più bello e significativo della tappa di sabato e, probabilmente, dell’intero Giro: l’accelerazione finale del varesino semplicemente mostruosa. Mi spiace inoltre che un fatto tanto comune nelle corse e che non è sempre gradevole ricordare o propagandare (perlomeno a me), anche per la mancanza di un’oggettiva prova, possa dar spago ad aggettivi così pesanti, spesso figli del tifo. E mi spiace che proprio la miopia del tifo, faccia dimenticare la storia o la realtà che il ciclismo, in fondo, è una manifestazione sportiva, dove ci sta un primo, un secondo, un terzo e via dicendo, con una partenza dove tutti, perlomeno, sognano la vittoria.
Premetto che Gilberto Simoni, è il professionista col quale ho cordiali rapporti da più lunga data. Anche dopo il tragico 5 giugno ’99, che fece perdere a me, come a tanti se non tutti, progressivamente, la possibilità di raggiungere Marco via cellulare, il telefonino di Gilberto è sempre stato un mio riferimento. Conosco dal vivo il carattere del trentino, sanguigno, spontaneo e volgare per la poca conoscenza degli aggettivi, specie dopo le fatiche, nonché quella cocciutaggine che è stata, in ogni caso, un fattore importante della sua nobile carriera. A tal proposito, lo scorso anno, trovandomi casualmente coinvolto, provai a sostenere Corti, al fine di convincere Simoni a partecipare al Tour, ma constatai, anche in quella occasione, quanto fosse impossibile fargli cambiare opinione. Altro aspetto importante, so quanto la cicatrice del Giro 2004, abbia posto Simoni contro Cunego e viceversa, in entità che ancora oggi formano una rivalità primaria: molto spesso, in questo Giro, lo scopo di entrambi era prima di tutto quello di superare l’altro. Quindi, il tanto criticabile Sgarbozza, stavolta, al Processo alla Tappa di sabato, l’ha detta meno grossa di quel che si pensa: certe cose bisogna conoscerle….
Veniamo alla tappa e al suo epilogo.
Il primo errore in chi aveva ancora obiettivi, è stato quello di non sfruttare le pendenze e l’altura del Gavia per attaccare. Visto il Giro saldamente nelle mani di Basso, l’unico modo di liberarsi del suo monopolio, per vincere la tappa, era proprio quello di attaccarlo da lontano (un valore assoluto, tra l’altro, se si vorrà mettere in difficoltà il varesino anche al Tour). D’accordo, la durezza di questo Giro aveva reso le forze al lumicino, ma che una simile ipotesi dovesse girare nella testa degli strateghi d’ammiraglie, era perlomeno doveroso, anche a costo di far saltare il proprio corridore. Va da sé che più si toglievano chilometri di sforzo e più le percentuali di una vittoria di tappa di Basso (già in partenza all’80%), s’avvicinavano al massimo possibile. Le frazioni, inoltre, vanno studiate dai cosiddetti nocchieri, dai corridori, ma pure dall’osservatorio e sabato si doveva capire che il crogiolo, la lama decisiva finale per formare la goccia del successo, non stava direttamente sul Mortirolo, ma in quella lenta ascesa spezza-gambe che portava all’Aprica. Esattamente come nella tappa del Finestre nel 2005, frazione molto simile a quella di tre giorni fa, considerando come sono stati percorsi Tonale e Gavia.
Mi spiego, quando s’affronta una salita come il Mortirolo a fine Giro, entrano in gioco le “gambe di scorta”, gli angoli di energie più reconditi e l’attenzione nervosa non deve andare oltre la soglia della sopportazione e dell’attenzione. Chi ha l’istinto per capirlo, il talento supremo, non ha bisogno di ragionare, il suo tratto fuoriesce naturalmente senza spendersi oltre il dovuto. Chi non ha nel proprio DNA queste praterie, deve costruirsi l’ascesa con determinazione, ma pure col fare della formichina laboriosa, capace di guardare in prospettiva. In altre parole deve pensare al dopo, ovvero a quel prosieguo in discesa in cui è necessario assumere zuccheri e bere affinché le spie non siano tutte rosse, altrimenti la discesa stessa e, soprattutto, il falsopiano o la salita finale di non esagerate pendenze, diventano letali quanto il 18% del Mortirolo, ed in particolare non lasciano più spazi al recupero. Lo scorso anno, il “fuorigiri” sul Finestre di Di Luca, si materializzò nei crampi in discesa e l’abruzzese commise l’errore di non fare ciò che era doveroso per prevenirli. A Simoni, si spense il motore sul non certo trascendentale Sestriere, perché non era più quello di un tempo e non ha mai avuto nell’azione a lunga gittata un punto di forza. Rujano, pur abbandonato dal suo narciso diesse, che lo lasciò al suo destino senza alimentarlo come si doveva, vinse la tappa, perché possedeva e possiede (mi verrebbe da dire: “datemi uno sponsor degno e vedremo se in Giri come quello del 2006, non sarà lui il maggiore avversario di Basso..”), un motore superiore a Di Luca (sempre) e al Simoni “vecchio”. Trionfò per sfinimento nella tappa, ma perse il Giro, perché la crisi di fame e sete che pure non gli impedì di raccogliere la frazione, gli tolse quella verve che gli avrebbe donato quel minutino decisivo per giungere in rosa a Milano. La tappa del Finestre, dunque, ha insegnato poco, fra gli addetti ai lavori, ma anche all’osservatorio….
Sabato, chi guardava le facce e le condizioni, ben capiva che il Mortirolo di Basso non era volutamente al fulmicotone e ben capiva che non sarebbero mai rientrati in discesa, due ai limiti del loro possibile come Gutierrez e Cunego. Ed infatti, lungo i tornanti all’ingiù della Cima Pantani, il capotreno Simoni, ovvero il protagonista che poteva mettersi direttamente a confronto con la tappa del Finestre, pur scendendo, a suo dire, per non staccare Basso, ha pure guadagnato qualche secondo sulla coppia inseguitrice, per poi perdere, effettivamente, una ventina di secondi (capirai che crollo…), quando il respiro della discesa doveva lasciare spazio al rifornimento e al che fare. Certi commentatori, in televisione, farebbero bene, ogni tanto, a rimanere coi piedi per terra e a non esaltare, tanto quel “dono del Signore” consistente nelle “100 pedalate al minuto”, quanto le reali possibilità di un discesista giunto a questa variabile stanco oltre i limiti della proprie facoltà. Cari signori, la storia del ciclismo e lo stare vicino alle corse e ai corridori non insegnano niente? Capisco il ruolo, ma ogni tanto la sincerità servirebbe, ed aggiungere alle esternazioni un “bisogna vedere quante risorse e quanta lucidità sono rimaste in loro….” avrebbe reso meno goffo il commento, anche perché in certi punti della telecronaca, sembrava che il ricongiungimento dei quatto fosse cosa scontata, ed il sottoscritto, per umana insopportabilità del cazz.ometro, ha tolto il volume alla Tv. Insopportabilità già alterata per la continua sottovalutazione sulla vero e decisivo coltello di tappa, ovvero i 10 chilometri dell’Aprica.

Dunque, proprio in discesa, si sarebbe consumato il “fattaccio” su cui, non avendo niente da dire sul piano tecnico (????), si continuerà a parlare chissà per quanto. Simoni dice che Basso gli avrebbe chiesto di non staccarlo. Il varesino sostiene si essersi limitato a dirgli di non tirare a correre dei rischi, perché non era il caso. Nessuno di noi e, ribadisco, nessuno, sa cosa si sono detti, ed a questo punto, anziché riempire di livore i commenti, abbracciando le tesi della simpatia o del tifo, tendiamo una mano al ciclismo. Opera difficile, visto ciò che si legge da un po’ troppo tempo, ma tanto è.
Prima considerazione. Ci voleva molta fantasia a dare per scontato l’annullamento di un vantaggio superiore al minuto in una discesa come quella del Mortirolo. Gutierrez e Cunego erano forse freschi come due rose? Il ciclismo ci dice che i recuperi si esaltano se l’abilità è sorretta dalla freschezza e non mi pare che il duo italo-ispanico, fosse al massimo della condizione e della necessità per rientrare sui primi.
Seconda considerazione. Il duo al comando non aveva motivazioni particolari di classifica: Basso il Giro lo aveva già vinto, mentre Simoni il secondo posto non lo poteva più conquistare, ed allora perché scendere alla disperata viste le forze al lumicino?
Terza considerazione. La vittoria di tappa, per l’ambo di testa poteva essere messa in discussione, appunto, solo col rischio, sprecando energie per insistere sullo scontato e trovarsi in debito sul coltello finale.
Quarta considerazione. Simoni doveva ricordarsi la tappa del Finestre, era pressoché uguale e sapeva benissimo che Basso era in condizioni fisiche migliori di Rujano e Di Luca, ed in più aveva il vantaggio di ritrovare nel tratto finale, l’ideale per il suo modo di affrontare le pendenze. Ivan, di converso, aveva ragione di dire di non rischiare in discesa, sia per l’evidenza della corsa e sia per la sua “allergia” alle pendenze all’ingiù. In fondo, dopo la discesa, l’aspettava il suo pezzo migliore, proprio il segmento dove può considerarsi a tutti gli effetti un fuoriclasse….
Quinta considerazione. Anche nella super minoritaria possibilità d’un ritorno di Gutierrez e Cunego, quali cocci sarebbero rimasti loro, sull’Aprica?
Sesta e decisiva considerazione. Gilberto, memore del Finestre-Sestriere 2005, sapeva bene che per vincere la tappa, poteva solo sperare nella concessione di Basso, ed era bene per lui cercare accordi, compreso farsi rimorchiare senza accelerazioni, perché era già al caffè.
Questo accordo c’è stato? Secondo Simoni sì, secondo Basso no!
La storia della discesa per me è un’incomprensione di Simoni, per il semplice fatto che sperava di guadagnarsi la tappa con la benevolenza di Basso. Sapeva troppo bene che se lo avesse staccato di 30-40”, gli avrebbe dato l’alibi per farsi impallinare come un tordo sull’Aprica. Ciò che è poi avvenuto ne è dimostrazione tangibile, se conosciamo il ciclismo nelle essenze e non richiamando accordi o codici non scritti, tra l’altro spesso smentiti.
Quindi, se contrattazione vi è stata, non è avvenuta in discesa, bensì dopo, ed è più plausibile la storia dei soldi (che non è una novità, perché di simili segmenti, andati bene o male, è pieno il ciclismo). Evidentemente i quattrini o sono stati insufficienti o non sono stati accettati da Basso.
Ognuno è libero di credere a chi gli pare, ma se Ivan ha detto il vero, era suo diritto sacrosanto (e ben poco da Vescovo, cari compagni della Confraternita della Panetteria), di vincere da par suo, come poi s’è visto.
Di converso un campione che cerca la vittoria per gentil concessione, fa una cazzata e cazzata la fanno quelli che gli danno ragione. Marco Pantani, lui sì sempre fuoriclasse e uomo che aveva un senso sindacale ineguagliato nella difesa dei giusti diritti della categoria (fra una miriade di ruffiani e beccaccini servi, purtroppo), si incazzò come una belva per l’umiliazione della Lanza’s concessione sul Ventoux. Tanto è che tre giorni dopo a Courchevel, pur essendo al sessanta per cento, diede a Robocop una prima lezione e poi, con l’attacco nella tappa seguente di Morzine, offrì, inascoltato, all’ottuso Ullrich la possibilità di raccogliere compiutamente la sua vendetta. Nel 2003, dopo Cascata del Toce, non riservò alcun rancore a Gilberto, anzi ammonì coloro che si erano prodigati per favorire la sua vittoria. “Se devo vincere, voglio farlo con le mie gambe” – disse. Questione di stile, signori.
Ora dunque, se l’accordo fra i galletti non c’è stato, ed il fatto che Basso sia partito con la foto di Santiago, spinge ancor più nella direzione delle sue reali intenzioni, bene ha fatto a vincere. Questo è lo sport ed è ora di finirla di vedere il secondo nel ciclismo come il patacca. Si tratta semplicemente di sottocultura!
Bene, diamo pure per scontata la “verità” di Simoni e giochiamola a suo modo (“Mi sarei comportato diversamente…” – ha detto). Avrebbe dunque attaccato in discesa guadagnando non più di 40” e poi si sarebbe cotto in anticipo su quello che abbiamo visto. Basso, a sua volta, sarebbe sceso come poteva senza rischiare in discesa e col dente avvelenato, avrebbe innestato il turbo prima, raccogliendo una traduzione finale assai più tangibile, sia su Simoni che su Guterriez e Cunego. In altre parole li avrebbe umiliati di brutto. La dottrina del se, qui è ben poco aleatoria, basta guardare cosa ha fatto negli ultimi chilometri Ivan. Una cronometro sul terreno dove è il migliore del mondo, tra l’altro con una condizione di freschezza superiore agli altri. Se si ama realmente il ciclismo come non rimanere a bocca aperta di fronte ai suoi ultimi cinque chilometri ?! Poco stile? La storia del ciclismo è piena di queste cose, anche nelle categorie minori, potrei dire che coprono la stragrande maggioranza di chi è arrivato in cima, ma solo raramente si sono trovate bocche di fuoco come Simoni. Oggi Adorni bacchetta Gilberto. Se si legge il parmense con attenzione, viene a galla una realtà che non distrugge questo sport, semmai fa capire quanto sia ora di smetterla coi commenti del “volemose bene”, alla chi vi pare…. Di storielle come queste, ne ho conosciute e sentite diverse dalla voce di chi ne è stato in toto o in parte protagonista, ma non le racconterò mai, per un motivo semplice: non hanno quasi mai stravolto le sostanze dei valori in campo, spesso sono state solo accessori di cammino per tizio o caio e le pochissime volte che hanno deviato troppo, non sono uscite dai canoni delle eccezioni che confermano le regole.
All’Aprica ha vinto il più forte, uno che se avesse avuto nel Giro l’unico obbiettivo di stagione, vista la pochezza degli avversari, avrebbe lasciato il secondo ad oltre un quarto d’ora, il terzo a quasi venti minuti, il quarto ad oltre venticinque ed il quinto a quasi mezz’ora. Un corridore che ha lasciato un segno tecnico bellissimo nel momento più contestato e se devo essere sincero, è stata una fortuna vedere quell’acuto piuttosto che una continua frenatura per far passare primo il cotto secondo. Potrà andare bene a Bulbarelli, ma non a chi ha sete di sport.
Martinello, che un soggetto del forum (mi auguro ancora molto giovane), ha definito “omertoso e mafioso” senza spiegarne il motivo tra l’altro, nonché incompetente perché da pistard e stradista velocista, non s’è mai trovato in situazioni simili in un tappone, quando il sottoscritto aveva riaperto l’audio, ha detto una cosa tecnicamente ineccepibile sulla sopraggiunta crisi di Simoni. Proprio solo il “mafioso”, in mezzo a tanta crema di conoscenza, aveva notato “l’ovvio visibile”: Gilberto si stava appiccicando all’agilità e pedalava di spalle. Su una salita pedalabilissima, ciò significa che si sta iniziando a bollire: un segno chiarissimo se si guarda e si conosce il ciclismo. Se non lo vedono gli avversari, ad avvisarli ci pensano le radioline…..Bene, a quel punto Basso doveva frenare e, magari, fare come Altig con Anquetil al Trofeo Baracchi…..Bèh, aldilà di quello che si son detti, così facendo, Ivan avrebbe rinvigorito l’investitura a Vescovo, Bulbarelli avrebbe applaudito a bocca aperta, versando la lacrimuccia come ai tempi delle letture di De Amicis, ed il ciclismo avrebbe perso l’occasione di vedere il passaggio tecnico migliore del Giro.
Scorretto o meno, delle polemichette atte a scansare i problemi veri di uno sport che s’è macchiato di ben altri reati, me ne sbatto. Guardo quello che il ciclismo di bello e di significativo narra da oltre cento anni e non perdono il resto, fatto di contraddizioni con tanto di cadaveri nell’armadio. Di fronte a giudizi come “omertoso”, “mafioso” e “incompetente” indirizzati a Martinello, non mi resta che ridere, perché ogni altro atteggiamento sarebbe una perdita di tempo.
Ad Ivan Basso, il riconoscimento che si deve ad un vincitore che ha salvato, con la sua presenza e le sue imprese, un Giro che sarebbe stato grigio o al rallentatore. A lui, che continua a migliorarsi senza modificarsi nel fisico, che non scompare per undici mesi l’anno, che non si presenta con gli occhi spiritati come un tempo avveniva in un unico sinistro caso a cui il tifo avverso vuole ad ogni costo accostarlo, il miglior in bocca al lupo per il Tour.

Morris



Ma come ti permetti Morris , di parlare di ciclismo?
Qui siamo nel gossip.
E novella 40000 è il riferimento, mica il ciclismo....
Eddai. Non rovinare l'ambiente con queste considerazioni tecniche!

Stammi bene carissimo e salutami il Sindaco.
E' stato un giorno buono....

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 30/05/2006 alle 10:40
Originariamente inviato da effebi

Originariamente inviato da Frank VDB

In particolare sul primo vorrei sottolineare che nella crescita di Basso ha contato moltissimo il mettersi in gioco, a costo di prendere bastonate a più non posso.


Concordo in pieno.
Mi viene in mente un articolo che lessi su una rivista francese anni fa, all'Alpe d'Huez (Bugno vincente). Commentava l'addio alle corse di Saronni e, più o meno, il concetto era: sì, grande classe, ma fuori d'Italia cos'ha combinato? nemmeno una partecipazione al Tour...

Citazione antisaronniana a parte (da ex tifoso moseriano, mi sia consentita, dai... ) quello che voglio dire è che spero non si torni più a una situazione come quella vissuta all'inizio degli anni Ottanta, quando i nostri limitavano al lumicino le loro scorribande all'estero, preferendo una comoda vittoria al GP di Marcianise che non mettersi in discussione al Fiandre.
Per questo, non mi convince la tesi di JanJanssen su Cunego che non dovrebbe partecipare al Tour. Io penso, al contrario, che se andasse al Tour il primo anno senza ambizioni di classifica, ma con l'obiettivo di fare esperienza internazionale e puntando a vincere una tappa avrebbe solamente da guadagnarci.

Ehhhh.... caro effebi, pur non appartenendo alla sacra confraternita delle panetterie varie, io a Cunego voglio bene.
Il ragazzo ha 24 anni, non 30. Due anni fa ha avuto una esplosione che ha fatto cadere su di lui le aspettative di tutto il ciclismo nostro. Anche di coloro che oggi gli girano le spalle per osannare il nuovo messia italico. Ma l'arma di un campione, quella che fa andare le gambe, è la fiducia. Cunego necessita di ritrovarla. Vincendo. Non il trofeo melinda o il giro di grattacoppa. Ma quaklcosa che conti. Andare al tour , temo, significhi solo farsi dare altri minuti. E "fare esperienza", non significa prendere 40 minuti e guardare il paesaggio. Significa misurarsi coi percorsi senza stress ed aspettative, ma misurarsi. Io , non da oggi, credo che la sua strada sia , oggi, quella dei successi in corse in linea del pro tour. Li può ottenere perchè ne ha la classe. Se lo aiuteremo a ritrovare fiducia, il prossimo anno potrà tornare a quei vertici mondiali che gli competono. Ma se gli spezzeremo qualcosa "dentro" a forza di scoppole (attenzione, altro è crescere a scopole come Basso, altro è vincere, trovarsi nell'empireo , poi nella polvere...), temo lo perderemo per sempre. Abbiamo un vincente. Un talento. Non sappiamo proprio aspettarlo.....

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 30/05/2006 alle 11:00
Morris, chapeau!

Aspetto una tua analisi del Giro di Cunego, anche in riferimento alla domanda che hai posto in un tuo intervento.
Credo che Cuneghin sia un capitale del ciclismo, ma che sia stato gestito malissimo.

 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 30/05/2006 alle 11:03
Concordo. Cunego è fortissimo ma deve allenarsi alla resistenza alla velocità (ore e ore alternandosi dietro moto e al vento) cosa che gli farà perdere brillantezza allo sprint ma che lo porterà a crescere sia in salita (organicamente) che a crono. Indirizzarlo sulle classiche sarebbe un delitto dato che damiano AMA le montagne e le salite ed è proprio la testa che fa grande un ottimo atleta. Damiano dovrebbe andare al tour con l'obiettivo di fare classifica (senza alcuna ambizione) e poi chiudere la stagione per preparare il 2007. (nel 2008 e 2009 ci sono anche due mondiali adattissimi alle sue caratteristiche ma bisognerà staccare Valverde col quale bisogna cominciare a confrontarsi)

PS: Basso va molto più forte di Popovich a cronometro....

 
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Livello Octave Lapize




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  postato il 30/05/2006 alle 11:18
Originariamente inviato da Morris

Martinello, che un soggetto del forum (mi auguro ancora molto giovane), ha definito “omertoso e mafioso” senza spiegarne il motivo tra l’altro, nonché incompetente perché da pistard e stradista velocista, non s’è mai trovato in situazioni simili in un tappone, quando il sottoscritto aveva riaperto l’audio, ha detto una cosa tecnicamente ineccepibile sulla sopraggiunta crisi di Simoni. Proprio solo il “mafioso”, in mezzo a tanta crema di conoscenza, aveva notato “l’ovvio visibile”: Gilberto si stava appiccicando all’agilità e pedalava di spalle. Su una salita pedalabilissima, ciò significa che si sta iniziando a bollire: un segno chiarissimo se si guarda e si conosce il ciclismo. Se non lo vedono gli avversari, ad avvisarli ci pensano le radioline…..Bene, a quel punto Basso doveva frenare e, magari, fare come Altig con Anquetil al Trofeo Baracchi…..Bèh, aldilà di quello che si son detti, così facendo, Ivan avrebbe rinvigorito l’investitura a Vescovo, Bulbarelli avrebbe applaudito a bocca aperta, versando la lacrimuccia come ai tempi delle letture di De Amicis, ed il ciclismo avrebbe perso l’occasione di vedere il passaggio tecnico migliore del Giro.
Scorretto o meno, delle polemichette atte a scansare i problemi veri di uno sport che s’è macchiato di ben altri reati, me ne sbatto. Guardo quello che il ciclismo di bello e di significativo narra da oltre cento anni e non perdono il resto, fatto di contraddizioni con tanto di cadaveri nell’armadio. Di fronte a giudizi come “omertoso”, “mafioso” e “incompetente” indirizzati a Martinello, non mi resta che ridere, perché ogni altro atteggiamento sarebbe una perdita di tempo.
Ad Ivan Basso, il riconoscimento che si deve ad un vincitore che ha salvato, con la sua presenza e le sue imprese, un Giro che sarebbe stato grigio o al rallentatore. A lui, che continua a migliorarsi senza modificarsi nel fisico, che non scompare per undici mesi l’anno, che non si presenta con gli occhi spiritati come un tempo avveniva in un unico sinistro caso a cui il tifo avverso vuole ad ogni costo accostarlo, il miglior in bocca al lupo per il Tour.

Morris

Allora Morris il soggetto in realtà non proprio molto giovane, ma neppure troppo vecchio, in questione sono io, anche se non sono stato il solo a “bollare” martinello con questo termine ma questo poco importa.
Seguo il ciclismo assiduamente dal 76 +o- quando ancora non sapevo far di conto e mi sento tranquillamente autorizzato ad esprimere un opinione.

Veniamo al dunque.
Mafioso ed omertoso (non sempre, ovviamente) perché nelle dichiarazioni sue e di altri corridori come moser, adorni e cipollini (mi pare) è stato posto un forte accenno al fatto che certe questioni non devono uscire sui giornali e sulle televisioni.
Ebbene io, forse calcando un po’ i toni (il mafioso anche se non opportuno va inteso in senso lato), questa la chiamo omertà. Figlia della stessa mentalità che fa si che le magagne di questo mondo delle 2 ruote finiscano per perpetuarsi all’infinito.
Certe cose non bisogna dirle perché rovinano l’immagine del nostro beneamato sport. L’immagine purtroppo, la rovinano certi personaggi, ora brillanti team manager, che in passato hanno saputo con “forza impegno e dedizione” trasformarsi da buoni passisti a scalatori vincitori del tour, magari con la bava alla bocca.
Non discuto affatto la prestazione tecnica di basso, era evidente che Simoni era alla frutta.
Ma Martinello non poteva non notare che Basso ha poi visibilmente accelerato il ritmo (legittimamente per certi versi). A mente fredda ti dico che Simoni poteva essere sicuramente più saggio e risparmiarsi certe esagerazioni nelle dichiarazioni. Il limite di Simoni è che non riesce a vedere le cose da una prospettiva diversa dalla sua. Però di Basso non mi è piaciuto il suo poco convincente dopo gara. Ma mi chiedo Morris, ti accusano apertamente di aver chiesto soldi, e tu non dici nulla e te ne vai con un sorrisino beato sulla bocca? sinceramente dimmi!
I casi sono 2. O Basso è alle soglie della canonizzazione, già in vita, oppure c’è qualcosa che non mi torna.

Un'altra cosa il ciclismo deamicisiano che tu richiami per il Bulbarelli trova, a mio parere, il suo degno rappresentante in Basso. La scenetta della vittoria con la foto del figlioletto mi sembra proprio degna dei più mielosi spettacoli di cui le nostre care tv ci fanno dono tutti i giorni.
Se, come suggerisce martinello, al quale beninteso non ho dato dell’incompetente tout court (martinello non è il vangelo, talvolta è molto acuto ma in questa occasione non mi è piaciuto), certe “trattative” non vanno gettate in pasto alla tv, permettimi di esprimere il mio disappunto nel vedere il buon Ivan, tanto posato, saggio, impegnato, insomma il figlio, marito, padre ideale, prestarsi ad una scenetta buona per i rotocalchi e per la notorietà a buon mercato.
Ma questo centra poco con il ciclismo.
Forse per molti è normale mettere in piazza le proprie emozioni personali, c’è gente che compra pagine sui giornali per “comunicazioni” personali; io non amo né la retorica né le banalità né la compiacenza. Come molti altri io riconosco la nettissima superiorità di basso rispetto agli altri concorrenti, in questo giro.
Ma per il resto non mi è piaciuto. Non mi è piaciuto sopratutto la sua caduta di stile sui presunti regali fatti alla SdV.
Ma quando mai. Oddio, ognuno la vede come vuole ma certamente nella discesa del san carlo basso non avrebbe mai tenuto le ruote di piepoli e a parer mio la volata sul furcia era tutto fuorché equilibrata. L’unico regalo l’ha fatto semmai Algeri sulla maielletta impedendo a Piepoli di vincere pure quella tappa.
saluti
gall


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 30/05/2006 alle 11:31
Originariamente inviato da galliano
O Basso è alle soglie della canonizzazione, già in vita, oppure c’è qualcosa che non mi torna.


Gall, non entro nella questione perchè non ho letto gli interventi di Morris, però vorrei farti notare che San Basso c'è già, il posto è già occupato.
Facciamo "San Vescovo" e non se ne parla più, eh?
Ciao

 

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Davide

 
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Livello Octave Lapize




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  postato il 30/05/2006 alle 11:44
Originariamente inviato da aranciata_bottecchia

Gall, non entro nella questione perchè non ho letto gli interventi di Morris, però vorrei farti notare che San Basso c'è già, il posto è già occupato.
Facciamo "San Vescovo" e non se ne parla più, eh?
Ciao


Accidenti non te ne sfugge una. Vabbuò non ti preoccupare lo faranno San Basso Martire

Aggiungo solo una cosa per morris.
Io non conosco Martinello quindi può darsi che sia una persona + che rispettabile mi sono limitato a criticare la sua uscita alla domenica.
non credo si tratti di un reato di lesa maestà
saluti
gall

 
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  postato il 30/05/2006 alle 12:01
Originariamente inviato da aranciata_bottecchia

Originariamente inviato da galliano
O Basso è alle soglie della canonizzazione, già in vita, oppure c’è qualcosa che non mi torna.



Gall, non entro nella questione perchè non ho letto gli interventi di Morris, però vorrei farti notare che San Basso c'è già, il posto è già occupato.
Facciamo "San Vescovo" e non se ne parla più, eh?
Ciao


 

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Gianni



 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 30/05/2006 alle 12:03
Ma per il resto non mi è piaciuto. Non mi è piaciuto sopratutto la sua caduta di stile sui presunti regali fatti alla SdV.
Ma quando mai. Oddio, ognuno la vede come vuole ma certamente nella discesa del san carlo basso non avrebbe mai tenuto le ruote di piepoli e a parer mio la volata sul furcia era tutto fuorché equilibrata. L’unico regalo l’ha fatto semmai Algeri sulla maielletta impedendo a Piepoli di vincere pure quella tappa.
saluti
gall

Caro Galliano, questa è la dimostrazione che le vittorie vanno guadagnate. Non concesse come contentino. Tanto poi i tifosi vedono ciò che vogliono...
Ci sarebbe stato chi , domenica, avrebbe detto che Basso non sarebbe mai riuscito a battere Simoni, molto più veloce....(come non abbia visto Maertens preceduto da Gimondi , dopo una corsa dura, O Preziosi battere Janssen alla Liegi o Laurent precedere Thurau alla Freccia.......Dopo Gavia, Mortirolo, Aprica, ogni volata è una gara di sopravvivenza, non di velocità. Ma tant'è....
Capisco che quando uno risulta antipatico, lo si veda sempre in negativo.
Mi pareva che Basso sul furcia non si fosse dannato per vincere la tappa. Va bene così? O bisogna fare sempre come Voigt, una pacca sulla spalla e fermarsi?
Per me l'argomento è chiuso, veramente.
Ciao.....
Ah, Martinello non è il vangelo, come non lo è nessuno. Ma sinceramente, un pò di prudenza nell'usare certi aggettivi?
Ciao!

 

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Livello Claudio Chiappucci




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  postato il 30/05/2006 alle 12:20
Sì, prudenza nell'usare gli aggettivi. Da Simoni all'ultimo dei forumisti.

Comunque, è giusto che se uno ha qualcosa da dire lo dica. La questione non è - a parer mio - che "i panni sporchi vanno lavati in casa". No, i panni sporchi possono essere lavati tranquillamente fuori e mi stupisce che giornalisti (tanti), ex giornalisti (zomegnan), ex corridori diventati opinionisti (martinello), opinionisti mai stati ex corridori (parecchi pure qui) facciano ragionamenti del genere.
L'importante è che le cose vengano dette apertamente e, soprattutto, in faccia. Senza lanciare accuse così, perché tanto si sa che l'altro non può ribattere in tempo reale. Questo è l'atteggiamento che non mi piace e, in definitiva, che può creare sconcerto nella gente e può allontanare dal ciclismo (perché uno non fa in tempo a gustarsi una grande vittoria o un gran gesto tecnico che subito si deve ricredere, vuoi per i sospetti di doping, vuoi per i sospetti di combine o di scorrettezze in gara - era l'argomento di un altro mio thread).

Anch'io ho notato l'imbarazzo di Basso quando Simoni gli ha detto della cifra, ma ho notato anche che dopo aver detto questa frase Simoni si è allontanato, rifiutando il dialogo che Basso aveva cercato. E', a mio parere, un atteggiamento scorretto e, forse, questo sì veramente "omertoso".
E' tanto difficile essere chiari e trasparenti?

 
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Livello Octave Lapize




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  postato il 30/05/2006 alle 12:22
Originariamente inviato da janjanssen
Caro Galliano, questa è la dimostrazione che le vittorie vanno guadagnate. Non concesse come contentino. Tanto poi i tifosi vedono ciò che vogliono...
Ci sarebbe stato chi , domenica, avrebbe detto che Basso non sarebbe mai riuscito a battere Simoni, molto più veloce....(come non abbia visto Maertens preceduto da Gimondi , dopo una corsa dura, O Preziosi battere Janssen alla Liegi o Laurent precedere Thurau alla Freccia.......Dopo Gavia, Mortirolo, Aprica, ogni volata è una gara di sopravvivenza, non di velocità. Ma tant'è....
Capisco che quando uno risulta antipatico, lo si veda sempre in negativo.
Mi pareva che Basso sul furcia non si fosse dannato per vincere la tappa. Va bene così? O bisogna fare sempre come Voigt, una pacca sulla spalla e fermarsi?
Per me l'argomento è chiuso, veramente.
Ciao.....
Ah, Martinello non è il vangelo, come non lo è nessuno. Ma sinceramente, un pò di prudenza nell'usare certi aggettivi?
Ciao!


Guarda Jan può darsi che abbia un po' esagerato con martinello.
Sono con te quando dici che le vittorie vanno guadagnate, non c'è dubbio, niente regali e niente "trattative".
Ammetto che ora basso non ha (ora dopo il giro, prima non avevo un opinione precisa) le mie simpatie ma questo non per partito preso; Però cerco di non fare come Simoni che vede tutto dal suo punto di vista. SInceramente Basso è stato il + forte, senza alcun dubbio, ha strameritato.
Ma l'ho sentito io dire in tv che aveva già fatto dei regali alla SdV.
Poteva dire che voleva vincere senza far regali nè a simoni nè a nessun'altro sarebbe stato perfettamente lecito, che bisogno c'era di rinfacciare favori, probabilemente neppure mai fatti.
Vedendo il piepoli di questo giro sono convinto che il trullo abbia meritato quello che ha vinto senza alcun regalo. Sulla maiellettà cunego e gutierrez non hanno preso molto da basso, mi sembra più che ragionevole supporre che piepoli poteva giocarsi la tappa con basso senza bisogno dei favori, poi sbandierati con poco rispetto del pugliese. Mi limito a valutare le singoile tappe ove piepoli è stato protagonista non discuto minimamente la meritata vittoria di basso.
Io la vedo così. Ed anch'io mi fermo qui perchè ho esaurito la verve su questo argomento.
Ciao
gall

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 30/05/2006 alle 13:14
Morris, veramente hai parlato con Obree?

 

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nino58

 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 30/05/2006 alle 13:41
Ho letto le analisi di Morris almeno una decina di volte perchè sono impeccabili, profonde e direi anche inattaccabili.
Poi l'amore per il ciclismo trasuda da ogni sua parola e per me, che amo questo sport con tutto me stesso, è un piacere assoluto.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 30/05/2006 alle 14:49
Originariamente inviato da ciclgian

Ho letto le analisi di Morris almeno una decina di volte perchè sono impeccabili, profonde e direi anche inattaccabili.
Poi l'amore per il ciclismo trasuda da ogni sua parola e per me, che amo questo sport con tutto me stesso, è un piacere assoluto.



splendido morris

 

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Livello Hugo Koblet




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  postato il 30/05/2006 alle 21:46
complimenti veramente, non posso che accodarmi allo chapeau generale
penso che difficilmente sarebbe stato possibile dire meglio queste cose...
ora scusatemi letto ciò vado a bruciare le gazzette dello sport di questi giorni (mi verrebbe voglia anche di spaccare la tv..ma quella costa più di 90 cent.)

 

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Livello Claudio Chiappucci




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  postato il 30/05/2006 alle 22:06
Morris è Morris. Punto è un grande.
Certo Simoni lo conosciamo tutti. Non è che sia molto diplomatico e dice quello che pensa, è fatto così, consideramo che cmq è uno schietto.
A proposito vi ricordate del Mondiale di Hamilton 2003. Polemica Bettini Astarloa anche li su questione di soldi. Poi finì subito.

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 31/05/2006 alle 15:12
Originariamente inviato da janjanssen



Ma come ti permetti Morris , di parlare di ciclismo?
Qui siamo nel gossip.
E novella 40000 è il riferimento, mica il ciclismo....
Eddai. Non rovinare l'ambiente con queste considerazioni tecniche!

Stammi bene carissimo e salutami il Sindaco.
E' stato un giorno buono....


Hai ragione carissimo: gossip dominatore! Oppure come il Giro diventa gossip...

Ti ho salutato il Sindaco e chissà che all'ombra dell'albana....

Si lunedì, è stato un gran bel giorno!

Stammi bene Grandissimo!

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 31/05/2006 alle 15:18
Ciao Galliano, premetto che nelle risposte divagherò per completare un poco, talune questioni che potrebbero stare in calce ad altri thread, ma non ho tempo per ricercare, devo scappare.....

Originariamente inviato da galliano

Allora Morris il soggetto in realtà non proprio molto giovane, ma neppure troppo vecchio, in questione sono io, anche se non sono stato il solo a “bollare” martinello con questo termine ma questo poco importa.
Seguo il ciclismo assiduamente dal 76 +o- quando ancora non sapevo far di conto e mi sento tranquillamente autorizzato ad esprimere un opinione.


Non ho letto tutti i thread, anzi solo una minima parte, quindi se dici che altri hanno espresso la stessa “bollatura” ti credo. Allora la “cosa”, assume una gravità preoccupante, se permetti. Nessuno ti vieta di esprimere opinioni, ma i termini pesanti ed offensivi quando si concentrano su un singolo, vanno motivati in ben altra maniera. In questo caso, non si attenua l’incisività sul coinvolto, aggiungendovi un quadro generale di omertà e mafia. Prova a pensare a quanti campi della vita e dello sport, con uguale faciloneria possono passare per ambienti omertosi e mafiosi e pensa a quanta gente onesta o errante nei limiti delle nostre umane vulnerabilità, corrono il rischio, nella più piena casualità, di passare per quello che non sono.

Veniamo al dunque.
Mafioso ed omertoso (non sempre, ovviamente) perché nelle dichiarazioni sue e di altri corridori come moser, adorni e cipollini (mi pare) è stato posto un forte accenno al fatto che certe questioni non devono uscire sui giornali e sulle televisioni.
Ebbene io, forse calcando un po’ i toni (il mafioso anche se non opportuno va inteso in senso lato), questa la chiamo omertà. Figlia della stessa mentalità che fa si che le magagne di questo mondo delle 2 ruote finiscano per perpetuarsi all’infinito.


Tu pensi che siano queste le magagne maggiori del ciclismo? Credi che il pedale abbia solo queste pastette da quattro soldi? Lo credi veramente? C’è molto, molto di peggio. E gli altri ambienti pensi siano migliori? Bèh….. più cultura molti la possiedono, ma ciò non basta per elevarli compiutamente. Ed allora, per migliorare il ciclismo, è proprio così necessario cavalcare a dismisura un fatto fra due persone, magari scendendo sulle espressioni del volto, sugli indirizzi degli sguardi, o su altri aspetti che entrano dritti nella psicologia, con tipologie così ben riassunte da Pinel? Il primi punti basilari per migliorare questo mondo, si devono muovere innanzi tutto nell’amare la spinta propulsiva che l’ha fatto nascere, guardando sempre al bene complessivo e alle sue essenze, indi non cadere nel futile, nel marginale e nell’estraneo, aspetti così ben presenti nell’onda convulsiva da febbre tifoide che continua a persistere sulla querelle Simoni-Basso. Anche da qui, ben si capisce perché programmi come “il Grande Fratello” o “La fattoria”, raggiungano dati di audience preoccupanti.

Certe cose non bisogna dirle perché rovinano l’immagine del nostro beneamato sport. L’immagine purtroppo, la rovinano certi personaggi, ora brillanti team manager, che in passato hanno saputo con “forza impegno e dedizione” trasformarsi da buoni passisti a scalatori vincitori del tour, magari con la bava alla bocca.


Non sono queste le cose che, se dette, cambiano l’immagine di questo sport, semplicemente perché sono sempre esistite, hanno coinvolto quasi tutti i più grandi profeti della bici, ma hanno sempre pesato in maniera sibillina sull’evoluzione della disciplina. I problemi sono altri, puntualmente dribblati dal tifo che diventa una malattia agli occhi, spesso. Discutere di queste cose, oltre la battuta, significa pretendere di costruire una casa iniziando dalla tinteggiatura delle pareti esterne. Oggi, col tourbillon mediatico e pure stupido che sì levato, siamo entrati nel gossip, come ha detto Jan. Vuoi una prova? Stamattina nel negozio di generi alimentari della frazione in cui vivo, sono stato testimone involontario di una discussione fra tre miei vicini di casa, due donne ed un uomo, rispettivamente di 65, 48 e 35 anni, che conosco da una vita. Tre persone che potrei definire fisse quando in TV c’è “La Fattoria”, che non seguono lo sport, tanto meno il ciclismo, eppure erano tutte impegnate a discutere con una inaspettata veemenza, di Basso e Simoni. Qui il ciclismo c’entra solo per essere affossato, appunto, dal gossip….

Non discuto affatto la prestazione tecnica di basso, era evidente che Simoni era alla frutta.
Ma Martinello non poteva non notare che Basso ha poi visibilmente accelerato il ritmo (legittimamente per certi versi). A mente fredda ti dico che Simoni poteva essere sicuramente più saggio e risparmiarsi certe esagerazioni nelle dichiarazioni. Il limite di Simoni è che non riesce a vedere le cose da una prospettiva diversa dalla sua. Però di Basso non mi è piaciuto il suo poco convincente dopo gara. Ma mi chiedo Morris, ti accusano apertamente di aver chiesto soldi, e tu non dici nulla e te ne vai con un sorrisino beato sulla bocca? sinceramente dimmi!
I casi sono 2. O Basso è alle soglie della canonizzazione, già in vita, oppure c’è qualcosa che non mi torna.


Il senso del mio intervento era il ciclismo, non la canonizzazione di Basso e il trentino vulgaris di Simoni, le loro esternazioni, o i loro sguardi nel dopo corsa, o il giorno dopo. All’Aprica c’era il traguardo di un gesto atletico, ed è quello che volevo vedere, ben sapendolo sufficiente per apprezzarlo intensamente, nel bene e nel male delle risultanze. Ripeto quello che ho scritto sopra: fatterelli a mo’ d’accordi, compiuti o meno, è pieno il ciclismo e pure gente che non ti aspetteresti mai, è stata coinvolta. A volte di mezzo c’erano titoli mondiali o nazionali, classiche, altre tappe e via dicendo. Quello di cui son certo, è che non hanno cambiato le sostanze delle forze e delle consistenze in strada o su pista, salvo le eccezioni che sono sempre presenti in tutti i campi della vita. A me dei sorrisini di Basso o della smorfia di Simoni, davanti al microfono della De Stefano, mi interessa poco: la tappa della querelle mi ha fatto vedere gesti tecnici (uno in particolare, sottostimato da troppi), ha tracciato una sua storia, mi ha dimostrato qualcosa in più sulle essenze di questo sport e poi ha vinto il più forte, come sarebbe sempre auspicabile in un campo come questo. Merckx mi disse: “Quando corro la gente deve vedere Eddy, non una sua fotocopia. I gregari e gli altri li aiuto in altro modo, quello più vero, da uomo normale. Qui si corre, non si fanno le spartizioni di pani e pesci”. Non si sarebbe mai sognato di chiedere ad un avversario di farlo vincere. Poi, stai tranquillo che le sue corse, non potendole vincere lui, le ha fatte perdere a qualcuno per donarle ad altri, ed a volte gli è andata pure male…... Bene, il sottoscritto scrive di gregari, di dimenticati, gira e rigira nel romanzo del ciclismo, cercando di evidenziare le peculiarità e le storie umane di costoro, sempre col taglio della riconoscenza e della tangibilità. Spesso si tratta di semplici piazzati, ma se si ama uno sport e la gioia del racconto, cercando di produrre cultura, i secondi, terzi, cinquantesimi posti, assumono ben altri significati. Ecco perché Simoni, deve imprecare di aver trovato Basso, ma deve calmarsi nella constatazione di aver fatto comunque un ottimo Giro, lasciandosi dietro, da vecchio, gente più giovane che veniva più accreditata di lui. Non è mai troppo tardi per farsi una ragione delle leggi dello sport. Allora che doveva dire Tano Belloni? E quali imprecazioni dovevano giungere sulla bocca di un Ezio Cecchi? Non dimentichiamo mai che si parte con la speranza flebile o forte di vincere, ma è nella cultura della sconfitta, che si scoprono tangibilmente i valori dello sport. Lo dovrebbero sapere anche coloro che sono chiamati a raccontare questa forma espressiva. Purtroppo devo constatare che le fauci vergognose del gossip, li vedono protagonisti ancora una volta.

Un'altra cosa il ciclismo deamicisiano che tu richiami per il Bulbarelli trova, a mio parere, il suo degno rappresentante in Basso. La scenetta della vittoria con la foto del figlioletto mi sembra proprio degna dei più mielosi spettacoli di cui le nostre care tv ci fanno dono tutti i giorni.


Lo sport, non solo il ciclismo, è pieno di gesta come quelle che hai visto. Ci sono ragioni che non si esauriscono sempre nella ricerca della teatralità per darsi un’immagine mielosa o sfottente che sia. Se contesti Basso, mi immagino, fra i tanti esempi che ti potrei citare, quanto lo scorso anno tu sia rimasto inorridito, di fronte al medesimo gesto di Ivan Parra. Sarò sospettoso, ma visti certi continui interventi su Basso, sono convinto che se avesse lasciato la vittoria a Simoni, frenando non poco, ci saremmo travati altre contestazioni sul suo comportamento “clericale” e, da altro versante, altrettanto mieloso. Indurain, faceva vincere tirando i freni, è risaputo. Basso no, o perlomeno ha appena iniziato a non comportarsi nello stesso modo, ed io che non posso definirmi suo tifoso, spero continui. Voglio però tornare all’aspetto che ti ha infastidito e che leggi solo sulla ricerca di immagine mielosa. Hai mai sentito parlare di training autogeno? Bene, questa tecnica nata per liberare l’atleta dall’ansia preagonistica richiamando la concentrazione, ha subito negli anni una evoluzione, con diramazioni tali da aprire praterie nuove, orizzonti così diversi da cambiarne posizionamenti temporali, usi e tipologie, fino ad aggiungere versioni originali di effetto placebo. Il tutto, si riassume nella psicologia dello sport che ha ben più valore di quanto comunemente si pensa, nella formazione delle prestazioni degli atleti e della loro convivenza con lo sport. Molti dei riti che accompagnano il superamento del traguardo, o dell’esercizio, sono il punto finale di un processo che tende ad agire sui centri nervosi, ovvero il campo ove sarà possibile inserire potenziamenti al motore dell’atleta, senza incorrere nel doping. A tal proposito, ribadisco, il ruolo recitato da Giorgio Oberweger (di cui devo avere già parlato su questi spazi), un grande, che nel profondo degli anni cinquanta, fu uno dei pochi italiani nella storia, ad essere invitato a tenere conferenze ad Harward. In Italia pochi sanno chi è stato, ed altrettanto pochi divulgatori di sport si “abbassano”, per la loro presunzione, ad analizzare le sue profonde verità. Quindi smettiamola di guardare a certe gesta col fare dei giudicanti, magari accompagnate dalla mazza dello scherno. Non sarà stato il caso di Basso, ma il sigillo finale di una vittoria solitaria, non può considerarsi solo come un coagulo di messaggi atti a farsi immagine: dietro ci potrebbe essere l’acuto finale di un’opera in cui il singolo s’è speso, convincendo corpo e mente che le sue facoltà sono attive alla resa massima dello scopo. Potrebbero essere solo tappe di un percorso che potrebbe insegnare pure l’osservatorio, oltre a dare uno spaccato di una forma espressiva come lo sport. Anche la forza dettata dalla nascita d’un figlio gioca un ruolo, come effetto placebo, o come stimolatore di entusiasmo dischiuso nella possibilità fortemente voluta di liberare un rito. Ed anche da qui, ben si capisce quanto sia nostro dovere guardare la sostanza, per gratificarci e per vivere antropologicamente l’intensità culturale di un gesto atletico. Guardiamo il passaggio sulla linea del traguardo come un saluto e non eleviamo disquisizioni su terreni che potrebbero essere sbagliati. L’essenza, è l’azione che ha portato a quella conclusione, ed è lei che ci deve guidare nel concepimento dei significati dell’osservazione. Poi, uno è libero di pensarla come vuole, ma a me, per assurdo, anche un arrivo con relativo gesto dell’ombrello, mi scalfisce poco. Guardo a qualcosa che definisco, a torto o ragione, molto superiore.

Se, come suggerisce martinello, al quale beninteso non ho dato dell’incompetente tout court (martinello non è il vangelo, talvolta è molto acuto ma in questa occasione non mi è piaciuto), certe “trattative” non vanno gettate in pasto alla tv, permettimi di esprimere il mio disappunto nel vedere il buon Ivan, tanto posato, saggio, impegnato, insomma il figlio, marito, padre ideale, prestarsi ad una scenetta buona per i rotocalchi e per la notorietà a buon mercato.


Quando scrivi che Martinello era un velocista e pistard e che non può conoscere le reazioni di un ciclista in un tappone, perché non l’ha mai provato, se l’italiano è italiano, mostri un giudizio che va verso l’incompetenza. Non sarà totale, ma basta per dirti che sei fuori strada. So bene che non c’è sport più chiuso del ciclismo. “Chi non ha corso in bicicletta non può capire questa disciplina”, oppure “la pista allontana dalla strada” sono frasi ricorrenti. E qui casca l’asino delle tante miserie del pedale, perché proprio da queste cieche concezioni, i manager, i diesse ed i loro aiuti, gli operatori ecc. del ciclismo, sono quasi tutti ex corridori, creando così le basi di quello che tanto contesti e che condivido. Bene, il sottoscritto va oltre e sostiene che chi è stato pistard, conosce il ciclismo meglio di chi ha fatto solo strada. I perché stanno dentro l’aspetto più scientifico della spinta sui pedali e della macchina dell’atleta sul mezzo, realtà che la pista propone attraverso variabili ed intrecci numerosi, nei tempi più brevi. Dai velodromi gli atleti imparano la totalità del contorno che li aspetta sulla bicicletta, si abituano a riconoscere istantaneamente le spie della fatica, affinano il colpo d’occhio, acquisiscono la scaltrezza e migliorano le capacità coordinative. Per fare un esempio: se il pur maniacale Basso avesse praticato la pista da ragazzino in quel di Varese (pur essendo un velodromo molto “steso” meno tecnico di tanti altri, anche per la sua lunghezza over …), non esibendosi, come forse ha fatto, nello “stradistico” inseguimento, ma nella corsa a punti, nell’eliminazione e nella stessa velocità, oggi sarebbe un discesista più degno ed avrebbe nel suo DNA un cambio di ritmo migliore. Ora per quanto possa lavorare per migliorarsi in questi campi, non potrà mai raggiungere il suo naturale massimo possibile, perché se l’è giocato da giovane. Non solo, ma anche quell’ondeggiamento di spalle, di cui ho parlato sopra e che ancora rappresenta la sua imperfezione nell’esercizio del cronometro, sarebbe già stato corretto. Un altro stereotipo di queste difficoltà legate all’inesistenza della scienza della pista, è stato recentemente Roberto Conti. La strada dunque, è il prolungamento o l’orizzonte finale, di un percorso la cui scientificità, anche come processo di conoscenza, nasce in pista. Quindi, la massima che mi è cara e che applaudì Alfredo Martini, sta qui: se la strada è il mito della bicicletta, la pista ne è la scienza. Anche l’abitudine alla fatica si può scoprire sui velodromi, se si segue il lavoro promosso da un metodologo degno.
Silvio Martinello, ai velodromi, che ha imparato a conoscere fin da ragazzino, ha poi aggiunto anche la strada, e non è vero che uno che rema nelle retrovie in salita non conosca sulla sua pelle le spie di un tappone. La fatica del Mortirolo le fa anche un velocista che giunge al traguardo in 120esima posizione. Inoltre, nella sua carriera ci sta lo studio, cosa che è avvenuta sui generis per altri. Vederlo sbertucciato e giudicato con una prevenzione di tipologia, non lo accetto. E visto che dici di non conoscere Silvio, ti potrei aggiungere che si tratta di una persona cordiale, disponibile e con una sua cultura ben definita. Per le sue convinzioni si sa battere e sa argomentarle. Quanto basta per dire, senza la spinta dell’amicizia, che ci troviamo di fronte ad un ex corridore, fra i pochissimi, in possesso delle caratteristiche migliori per fungere da dirigente. Uno sul quale trovo naturale impegnarmi per dargli atto di capacità, ed uno dei pochi, forse l’unico, in grado di vedere il ciclismo a 360° su tutte le variabili che presenta. Una rarità che va applaudita, se vogliamo bene a questo sport. Quando poi si pensa che in Italia è stato presidente FCI un “king kong” del pedale chiacchierato e vissuto come rampa per la carriera politica, ad uno come Martinello dovremmo fare un monumento a prescindere, senza aspettare opere, basta che apra bocca. Dirai che lo vedo come un vangelo, niente di più falso. Con Silvio, su taluni problemi dissento e l’ho pure scritto qui, ma non posso star zitto di fronte a dei giudizi manichei o preconcetti. Sul fatto di sabato, non ti sembra il caso di prendere in considerazione come un modo di stemperare gli animi così ben surriscaldati dal Bulba, il fatto di omettere l’accelerazione di Basso sull’Aprica? Sai cosa significa stare sulla TV con milioni di persone sintonizzate? In pochi attimi devi essere capace di raccontare e nel contempo, visti i soventi infortuni del “capo-ugola” RAI, di guardare alla correzione, all’attenuazione, al buon senso, per non peggiorare il terreno sul quale qualcuno incautamente ha portato la comunicazione. Martinello, non può essere una nota di colore alla Sgarbozza, deve ricordarsi del suo ruolo, di uno che deve insegnare a guardare le sostanze del movimento e far pure capire che i problemi fra Basso e Simoni non sono il ciclismo, perché lo sport è tutta un’altra cosa. Di querelle come questa, ripeto, è piena la storia di questa come di altre discipline ed è ora di farla finita, se non la si vuole orientare, col gossip, verso il baratro. I problemi gravi, gli scandali e gli scheletri del ciclismo sono ben altri.

Ma questo centra poco con il ciclismo.
Forse per molti è normale mettere in piazza le proprie emozioni personali, c’è gente che compra pagine sui giornali per “comunicazioni” personali; io non amo né la retorica né le banalità né la compiacenza. Come molti altri io riconosco la nettissima superiorità di basso rispetto agli altri concorrenti, in questo giro.
Ma per il resto non mi è piaciuto. Non mi è piaciuto sopratutto la sua caduta di stile sui presunti regali fatti alla SdV.
Ma quando mai. Oddio, ognuno la vede come vuole ma certamente nella discesa del san carlo basso non avrebbe mai tenuto le ruote di piepoli e a parer mio la volata sul furcia era tutto fuorché equilibrata. L’unico regalo l’ha fatto semmai Algeri sulla maielletta impedendo a Piepoli di vincere pure quella tappa.


Non ho mai scritto che Basso aveva regalato altre tappe, semmai è ad altri che ti devi rivolgere. Se vuoi la mia opinione, sul Furcia, come su ogni salita di questo Giro, Ivan era in grado di giungere solo. Non posso sapere se non lo ha fatto perché doveva o voleva lasciare il traguardo a Piepoli, o perché non intendeva sciupare inutili energie. In fondo, non dimentichiamolo, è l’unico dei partecipanti alla corsa rosa, atteso dal Tour come protagonista. Sinceramente, e con questo chiudo veramente questo antipatico argomento, non mi interessa perché si è comportato in un modo o in un altro. Ciò che volevo vedere da un campione l’ho visto. Tifavo Pantani che era un immenso, un fuoriclasse che è entrato di prepotenza nella storia e che è stato giustiziato prima di qualsivoglia suo errore. Un atleta, un artista supremo che ho avuto la fortuna di conoscere dal vivo, quanto basta per dire che era straordinario anche come persona; uno della mia terra col quale ho condiviso anche il dialetto. Un ragazzo che mi ha spinto a migliorarmi come persona e grazie alle sue gesta, ho abbracciato l’immanenza dello scrivere. Dopo uno così, ben difficilmente uscirò dalle simpatie per riscoprire il tifo, ma ho il difetto di continuare ad amare il ciclismo, ed oggi questo amore lo vivo non nell’ambiente, ma nelle essenze e nelle verità della disciplina. Sostanze che non hanno niente in comune con la lite Basso Simoni. Ivan, è un gran bel corridore, un campione, non un fuoriclasse. Gli devo atto d’ammirazione per la sua bravura e per come non sfregia uno sport già accoltellato, nel recente passato, da un uomo spiritato e offensivo…Un dovere togliermi il santo cappello verso di lui, meno Vescovo di quel che si dice e migliore di quanto, tortocollo, qualcuno sia costretto ad ammettere. Dovere, che non si può incrinare per una tappa non regalata.

Ciao Galliano e senza rancore (per quello che hai scritto su Silvio Martinello).

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 31/05/2006 alle 15:23
Originariamente inviato da nino58

Morris, veramente hai parlato con Obree?


Scriverò su di lui e delle nostre interlocuzioni. Lo farò al più presto. Intanto ti allego questa foto, la meno significativa...



Ciao! Devo scappare, mi stanno aspettando....

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 05/06/2006 alle 10:22
Nonostante i tanti tifosi di Cunego la domanda che segue è rimasta senza risposta. Per questo la riporto su.....

"Quali corridori con le caratteristiche fisiche di Damiano, seguiti da nobile bianco camice o collega di medesimo stampo, avete visto emergere con primaria tangibilità nelle corse a tappe?"

 

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Livello Marco Pantani




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  postato il 09/06/2006 alle 11:39
Originariamente inviato da Morris

Nonostante i tanti tifosi di Cunego la domanda che segue è rimasta senza risposta. Per questo la riporto su.....

"Quali corridori con le caratteristiche fisiche di Damiano, seguiti da nobile bianco camice o collega di medesimo stampo, avete visto emergere con primaria tangibilità nelle corse a tappe?"



Possibile che nessuno sappia rispondere?

 
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Livello Fausto Coppi




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Registrato: Jun 2006

  postato il 09/06/2006 alle 13:51
Originariamente inviato da Morris

Nonostante i tanti tifosi di Cunego la domanda che segue è rimasta senza risposta. Per questo la riporto su.....

"Quali corridori con le caratteristiche fisiche di Damiano, seguiti da nobile bianco camice o collega di medesimo stampo, avete visto emergere con primaria tangibilità nelle corse a tappe?"


Provo io... Gianni Bugno!!!

:no

 

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Michela
"Stiamo Insieme, Vinciamo Insieme - Ivan Basso"


Vita in te ci credo le nebbie si diradano e oramai ti vedo non è stato facile uscire da un passato che mi ha lavato l'anima fino quasi a renderla un po' sdrucita. Anche gli angeli capita a volte sai si sporcano ma la sofferenza tocca il limite e cosi cancella tutto e rinasce un fiore sopra un fatto brutto



http://www.adidax.com/
resisterai 5 minuti senza sport?

 
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Livello Octave Lapize




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  postato il 09/06/2006 alle 15:33
Originariamente inviato da ciclgian

Originariamente inviato da Morris

Nonostante i tanti tifosi di Cunego la domanda che segue è rimasta senza risposta. Per questo la riporto su.....

"Quali corridori con le caratteristiche fisiche di Damiano, seguiti da nobile bianco camice o collega di medesimo stampo, avete visto emergere con primaria tangibilità nelle corse a tappe?"



Possibile che nessuno sappia rispondere?


Nessuno mi pare. Ma io ricordo + o - a partire dal 1980 in poi.
Com'è opinione comune, mi pare, il cunego è avvicinato a Saronni. Saronni era però + veloce e nettamente + forte a cronometro mentre Cunego lo è in salita. Morfologicamente mi paiono simili. Ma no ne vedo altri. Per questo non ho molta fiducia nella possibilità di Damiano nei vincere grandi corse a tappe. Ma la mia memoria vacilla può darsi che qualcuno si trovi.
Criquellion forse? Noo, non mi pare. Veloce ma non velocissimo, uomo da classiche valloni. Forse ha fatto un podio in una vuelta, forse nei 5 al tour. Non saprei.
saluti
gall

 
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