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Autore: Oggetto: BORDEAUX - PARIGI >>> 600 Km

Livello Fausto Coppi




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Registrato: Jul 2004

  postato il 13/11/2004 alle 12:21
Prima o poi tutti gli appassionati di ciclismo incocciano nella storia della bordeax-parigi, insana folle assurda maratona che prima di qualsiasi altra corsa assurse al titolo di "classica", dove per classica si intende un evento ricorrente che nel corso degli anni e dei decenni abbia avuto la capacità di attirare l'attenzione di tutto il bel mondo che ruota attorno al ciclismo nonchè la capacità di far nascere nei corridori la ferma convinzione che tagliarne il traguardo è più importante della maggior parte delle altre vittorie.
Su "Professional cycling palmarès site" trovate (in inglese) la storia delle più importanti classiche, tra le quali appunto la bordeaux-parigi.
La corsa è figlia di un'epoca dove si cercava di dimostrare che la bicicletta era un mezzo capace di reggere il confronto con il cavallo e addirittura con il treno, e in fondo percorrere i 572 kilometri della prima edizione ad una media di oltre 21 Km orari poteva essere considerato molto competitivo (e devastante!).
Durante la corsa ciascun corridore poteva contare sulla scia di un collaboratore fuori corsa, il quale procedeva a sua volta su di una bicicletta, ma in molte edizioni si videro i tandem a due o tre posti o anche quattro posti, in qualche occasione vi furono anche le vetture, quindi dagli anni trenta si adoperarono per breve tempo le motociclette ripiegando ben presto sulle più modeste derny-bikes, le biciclette con un piccolo motore a scoppio montato sopra la ruota anteriore (mi pare che una marca di produttori si chiamasse "velo-solex"), tipiche di tante corse su pista, che presenziarono fino al 1985.
Lo stesso anno della bordeaux-paris comparve quella che probabilmente fu davvero il non plus ultra della follia in quegli anni vissuti con lo spirito di Jules Verne: la parigi-brest-parigi, ovvero andata e ritorno dalla ville lumière alla punta della bretagna, oltre mille kilometri per una corsa di un giorno (ovviamente i pazzi disposti a sfibrarsi in una tale impresa erano talmente pochi che gli organizzatori riuscivano ad allestire la gara solo ogni dieci anni).
In realtà la stessa bordeaux-parigi, nelle intenzioni degli organizzatori, non avrebbe dovuto essere una comune corsa in linea come tutte quelle che avrebbero avuto luogo da lì a pochi anni a seguire, per la prima edizione allestirono dei veri e propri campeggi lungo il percorso, con tende e lettini, perchè prevedevano che i corridori si fermassero per schiacciare un pisolino e poi ripartire, e così si comportarono tutti i corridori francesi, probabilmente qualcuno tra essinon riuscì a svegliarsi, visto che dei 28 partenti 10 non tagliarono il traguardo.
I quattro inglesi contrariamente alle attese di organizzatori e avversari corsero durante la notte e quest'azione di contropiede condusse alla vittoria tale George Pilkington Mills, nome che difficilmente troverete nell'albo d'oro di altre corse dei pionieri.

 

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Davide

 
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Livello Fausto Coppi




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Registrato: Jul 2004

  postato il 13/11/2004 alle 13:06
Come detto in precedenza, la prima bordeaux-parigi vide partire ventotto corridori e negli anni a seguire, fino alla prima guerra mondiale, gli iscritti aumentarono fino ad essere circa cinquanta.
Questa fù l'età dell'oro della bordeaux-parigi, un lasso di tempo durante il quale solo il neonato tour de france raccolse altrettanto interesse.
Dopo la prima guerra mondiale la corsa perde progressivamente la sua importanza, soprattutto perchè i corridori si trasformano in professionisti e spostano il proprio interesse verso altre corse dal prestigio crescente (su tutte sanremo roubaix e fiandre), meno logaranti e più remunerative.
La parigi-bordeaux del 1939, l'ultima prima della guerra, aveva diciotto partenti, ma per rendere l'idea del declino basterà dire che nel 1935 partirono otto corridori e ne arrivarono cinque.
Otto furono i partenti anche nel 1953 quando vinse Kubler, quindici nel 1963 quando vinse Amfetamina Simpson, undici nel 1965 di Anquetil, sedici nel 1970 quando VanSpringel ottenne la prima delle sue sette vittorie.
Ma appare chiaro che dopo la seconda guerra mondiale la bordeaux-parigi ha preso a somigliare sempre più a quello che oggi sarebbe un critérium ad inviti, complice l'anacronismo di una corsa lunghissima dietro a motorini mentre il resto del ciclismo andava verso altre strade, per trasformarsi nella sua ultima fase (tra il 1973 e il 1985) in un riservato appuntamento per pochi intimi, tutti specialisti.
Tra il '71 e il '72 fu sospesa, riprese nel 1973 con l'unica vittoria italiana (Enzo Mattioda), diventando poi la corsa di VanSpringel e pochi altri aficionados.
Nel 1986 spariscono le derny-bikes, la corsa si allunga di oltre tre ore ma i partecipanti sono oltre 150.
Nel 1987 e nel 1988 i partecipanti sono una settantina.
Evidentemente tutto ciò non basta perchè la corsa attira solamente personaggi di secondo e terzo piano, sicchè all'avvio della coppa del mondo la bordeaux-parigi sparisce.
Che i francesi si gestiscano male non lo scopro io, che non sia stato fatto tutto il possibile per salvare la madre di tutte le classiche è altrettanto evidente.

Una considerazione banale: al di là del fascino folkloristico nessuno prova interesse per la rivisitazione della mille miglia automobilistica, allo stesso modo non si poteva provare interesse per una corsa diventata un patetico fenomeno revivalistico.
Personalmente ritengo che avrebbero dovuto recuperare l'idea originaria mai applicata, quella del lungo raid con sosta notturna ovviamente obbligatoria in questo caso, avente luogo su due frazioni di 300Km ciascuna (perchè no dietro a tandem), frazioni da svolgersi non secondo la logica delle corse a tappe (frazioni in linea con tempi parziali da cumularsi) ma secondo la logica del distacco reale, con i partenti della seconda frazione distanziati tra loro nel rispetto dei tempi registrati la giornata precedente (ovvero chi avesse un ritardo di cinque minuti ripartirebbe esattamente cinque minuti dopo la partenza del leader).
E' solo una fantasia, ci mancherebbe, ma in fondo è proprio la fantasia a difettare spesso tra dirigenti federali e organizzatori.

 

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Davide

 
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Livello Alfredo Binda




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Registrato: May 2004

  postato il 14/11/2004 alle 11:35
Sulla Parigi-Brest-Parigi: non sono sicuro di quello che sto dicendo (si tratta di una notizia da verificare), ma un mio amico grande esperto di ciclismo sostiene che tale classica esista ancora per cicloamatori e venga corsa oggi da qualche folle!
A dire il vero la Bordeaux Parigi la rivorrei nel calendario internazionale e la vorrei nel Pro tour, perchè francamente credo che con una certa preparazione i corridori possano affrontare 600 km di gara (basta non inserire 15 gp della montagna!!!). Del resto anche negli ultimi anni della sua esistenza la madre di tutte le classiche ha laureato vincitori Godefroot, Van Springel e Duclos Lassalle, che sono stato corridori significativi in senso assoluto nel panorama internazionale, non solo degli specialisti.
Accolgo pertanto le osservazione del caro Aranciata. Le due semitappe da 300 km con partenza a gap mi ricorda la soluzione della combinata dello sci di fondo (10 km t.c + 15 km t.l), e non sarebbe da buttare: resta il fatto che si dovrebbe aiutare il fuggitivo con la scia di un motore.
Io sarei per un'altra idea. Mi spiego. Bordeaux dista da Parigi 600 km circa: si potrebbe correre i primi 100-150 km ad andatura turistica un po' come passerella per il pubblico e stabilire il km 0 dopo questa passerella. Resterebbero così 450-500 km di corsa competitiva da fare tutti d'un fiato, senza mortori ;-)
Questo per la Bordeaux Parigi, per la Parigi-Brest-Parigi mi smebra quasi una follia resuscitarla...bisogna avere chiaro il confine tra corsa durissima e pazzia! Al massimo qui si potrebbero fare 2 semitappe da 600 km con partenza ad handicap a assoluta presenza di motori...
Magari le due semitappe si potrebbero fare ad inizio e fine stagione per premiare la continuità...
Vi lascio questi spunti per la riflessione.
Grazie ad Aranciata per avere aperto questo thread...

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 14/11/2004 alle 13:44
ottima l'idea di aranciata delle due semitappe,col conteggio dei secondi stile sci,ridarebbe un fascino piu'moderno ma nn per questo meno eroico a tale bellissima corsa!!!

 

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Giuseppe Matranga

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Livello Marco Pantani




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Registrato: Oct 2004

  postato il 14/11/2004 alle 17:09
Dalla "Prima Enciclopedia Storica del ciclismo mondiale" (Perna Editore)
"La Gran Fondo"
Le corse sulle lunghe distanze hanno origini lontanissime. Già all'epoca del biciclo con le ruote gommate in Gran Bretagna e in America si correvano gare del genere. Le notizie certe datano dal 1875. Era quello l'anno degli esperimenti originali per dimostrare l'utilità del biciclo. Due francesi andarono da Parigi a Vienna, mentre sulle piste britanniche di Oxford di Cambridge si correvano gare di Sei Giorni (12 o 18 ore al giorno. La più importante di queste gare venne vinta dall'inglese Walter che percorse in totale Km 1650. Oltre le tre piste di Londra ve ne erano altre a Edimburgo e Hull, mentre in America funzionavano le piste di Nuova Yiork, Chicago, Boston e San Francisco.
Le strade a quei tempi erano proibitive e si comprende perciò perchè le corse si disputavano sulle piste. Le "Sei Giorni" ebbero molto successo nel quinquennio 1875-1880 in Gran Bretagna e vennero di moda anche in America. Tra una corsa di Sei Giorni e l'altra si svolgevano gare su varie distanze,dalle gare di velocità alle prove sull'ora, sulle 12 e 24 ore senza riposo. Nel 1878 a Londra l'inglese Terry vinse una 24 ore percorrendo Km 440. In quel tempo si affermò sopra tutti il francese Terront che vinse gare di Sei Giorni a Londra, Hull, Chicago e Boston tra il 1878 ed il 1880.Era un autentico fenomeno di resistenza alla fatica. Altri campioni emersero in quelle lontane corse di lunga distanza. Dopo Terront il più famoso è stato l'americano Moòòer, il solo a lui paragonabile.
Durante quel primo periodo si erano sviluppate anche le corse su strada col biciclo. Era nata nel 1876 la Milan-Torino a conclusione di una lunga seria di gare regionali, era nato il Giro del lago di Lemano nel 1879 e in Francia, Belgio e Germania erano parecchie la gare da città a città, tutte però contenute su percorsi dai 75 ai 140 km. In America le corse su strada erano vietate e in Gran Bretagna si tolleravano soltanto i records individuali e fu così che nel 1886 l'inglese Mills percorse la distanza da Land's End a John Greats e ritorno per complessivi Km 1400 in 121 ore e 45' volendo dimostrare cosa si poteva fare col biciclo.
Si era però alla vigilia del vero sport ciclistico. La bicicletta con le ruote uguali e la trasmissione a catena aveva vinto finalmente la sua battaglia e stava imponendosi ovunque. Nel 1888 poi, con l'invenzione delle gomme pneunatiche che sostituivano le pesanti gomme piene, la bicicletta si presentò come un mezzo ideale di trasporto, di svago e da competizione e i bicicli passarono ai musei. La strada cominciò allora il suo sopravvento.
Nel 1890 si correva su tutte le strade ed in tutti i paesi d'Europa, ma le distanze della corse erano sempre limitate. Fu il Belgio ad inaugurare un'attività più sostenuta indicendo quell'anno la prima Liegi-Bastogne-Liegi di km 250 che il belga Houa vinse ad una media che sfiorava i 25 orari; quasi tutti i concorrenti giunsero al traguardo in ottime condizioni fisiche a riprova della raggiunta perfezione della bicicletta e della sua praticità.
Era dunque giunto il momento per le grandi iniziative e di dare maggior impulso alla propaganda. Nell'autunno di quell'anno le industrie francesi della bicicletta e la casa Michelin, costruttrice delle gomme pneumatiche in concorrenza all'inglese Dunlop, si accordarono con le società ciclistiche bordolesi e parigine per indire una grande corsa di fondo per la primavera del 1891. Nacque così la Bordeaux-Parigi di 572 km, la classica corsa che rimase per sempre nel calendario internazionale fino ai nostri giorni.

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[Modificato il 14/11/2004 alle 17:14 by ciclgian]


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 14/11/2004 alle 17:15
Di sicuro la bordeaux-parigi sopravvive come gran-fondo per cicloamatori che impiegano mediamente tra le 20 e le 30 ore.
Ovviamente l'organizzazione allestisce adeguati punti ristoro e zone riposo con brandine da campo.

Tutte le corse si sono evolute nel corso del tempo, la bordeaux-parigi invece era rimasta legata alle sue caratteristiche primitive e per questo motivo a perso successo ed infine è scomparsa.
Nessun professionista oggi corre più dietro a derny-bikes (la mia sul tandem era più una battuta che una convinzione), nessun professionista oggi corre più di 250 kilometri (nel 1979 si corse "la seicento", maratona di 600 kilometri vinta nel lontano passato da Rossignoli, Ganna e Girardengo, ma rimase un episodio isolato).
Credo anche che non sarebbe sufficiente inserire una corsa di 600km nel pro-tour e obbligare le squadre a parteciparvi, per vedere impegnati corridori di valore.
Sinceramente penso che le edizioni della bordeaux-parigi, con quindici partenti di cui sette arrivano al traguardo, siano state per gli organizzatori uno sforzo economico e logistico spropositato rispetto all'attenzione che ne hanno ricavato.
La mia "fantasia" era pensata con l'idea di rendere attuale una corsa che non lo è più.

 

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Davide

 
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Livello Fausto Coppi




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Registrato: Jul 2004

  postato il 14/11/2004 alle 17:18
Ciao Ciclgian, pagine come quella che hai riportato fanno sempre piacere.
Grazie

 

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Davide

 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 14/11/2004 alle 20:32
....L'annuncio venne accolto con scetticismo; non sembrava possibile la realizzazione di una così audace impresa. Ma gli increduli furono battuti da una realtà che superò ogni ottimistica previsione. La corsa si disputò con allenatori in bicicletta.Ogni concorrente aveva a disposizione fino a 15 allenatori. naturalmente scelti fra i corridori più noti, scaglionati lungo il percorso.
Le Case inglesi si impegnarono a fondo nella scelta degli allenatori e si dimostrarono più accorte ed organizzate delle francesi.I primi 4 posti all'arrivo furono infatti occupati da corridori inglesi. Vinse Mills in 26 ore e 34 minuti. Secondo si classificò Holbein a 15 minuti, terzo Edge a 35 minuti, quarto Bates a 1 ora e 10 minuti; il primo francese Laval si classificò quinto in ore 32 e 15 minuti, cioè quasi 6 ore dopo Mills. La gara ebbe luogo il 23 maggio e alla partenza si presentarono 28 corridori. Cinque controlli con rifornimento di cibarie e materale meccanico erano stati fissati lungo il percorso.
Ad Angouleme, dopo 135 km, la lotta per la vittoria era già delineata tra Mills ed Holbein. Oltre Angouleme Mills staccò Holbein e filò indisturbato verso Parigi. L'arrivo avvenne alla Porta Maillot davanti ad una folla strabocchevole. Il successo fu dunque completo. Ma ancora non si era spenta l'eco di quello straordinario avvenimento, che un altro, ancora più sensazionale, se ne annunciava.
Il Petit Journal di Parigi, per iniziativa del suo capo redattore Pierre Giffard, si faceva promotore di una corsa di gran fondo, senza riposo, da Parigi a Brest e ritorno, per complessivi Km. 1208.
Si superarono tutti i limiti dell'ardimento organizzativo e si proponeva ai corridori una fatica sovrumana.Critiche e polemiche seguirono all'annuncio del Petit Journal, ma Giffard tenne duro ed ebbe il tangibile apporto dell'industria francese e della casa Michelin che mise in palio anche un vistoso premio.
Il successo della corsa fu clamoroso. Oltre 300 furono gli iscritti, per quanto la gara fosse costosa perchè erano ammessi gli allenatori e molti degli iscritti non erano in grado di procurarseli.
Si presentarono alla partenza, data il 6 settembre, 206 concorrenti e bel 99 di questi terminarono la massacrante gara, sia pura con intervalli di molte ore e persino di giorni. Vinse quella assura corsa il francese Terront il quale ebbe un solo vero avversario sul percorso, il connazionale Laval che lo aveva anche preceduto di bel 51 minuti al giro di boa di Brest.
Laval aveva troppo presunto dalle sue forze. Sulla via del ritorno, in preda alla fatica ed al sonno, dovette arrestarsi in una locanda per riposare. Quando riprese non era più in grado di ottenere una media oraria decente. A 300 km dal traguardo venne così raggiunto e superato dal fenomenale avversario il quale giunse al traguardo parigino con 8 ore di vantaggio su Laval e 23 ore sul terzo arrivato, Coulibeauf; dopo del quale si classificarono nell'ordine, tutti a grande distanza, Corre, Gros, Allard, Lavancourt e Joyeux.
Il vincitore aveva percorso i 1208 km in ore 71 e 22 minuti.
Terront aveva impiegato ore 33 e 35 minuti da Parigi a Brest e ore 37 e 47 minuti da Brest a Parigi. Aveva riposato in tutto 3 ore: 1 ora nell'andata e 2 ore nel ritorno.

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[Modificato il 14/11/2004 alle 20:37 by ciclgian]


 
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Livello Alfredo Binda




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  postato il 15/11/2004 alle 01:45
Grandissimi questi pezzi di storia di Ciclgian: questo è il ciclismo eroico! Ma chiediamoci, quale altro sport ha dietro una storia, una tradizione, una leggenda e un'evoluzione come questo? NESSUNO!!
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/11/2004 alle 15:38
Originariamente inviato da ciclgian

Nel 1890 si correva su tutte le strade ed in tutti i paesi d'Europa, ma le distanze della corse erano sempre limitate. Fu il Belgio ad inaugurare un'attività più sostenuta indicendo quell'anno la prima Liegi-Bastogne-Liegi di km 250

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Una precisazione, che nulla toglie al valore della pagina: mi risulta che la prima LBL sia stata corsa nel 1892 e non nel 1890.

 

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Davide

 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 15/11/2004 alle 16:10
Aranciata è giusta la tua osservazione.
Effettivamente la prima Liegi-Bastogne-Liegi venne corsa nel 1892.
Io ho riportato il testo dell'Enciclopedia del Ciclismo (Perna Editore) che parla, sbagliando, del 1890.
Ciao.

 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 15/11/2004 alle 16:45
Com'era naturale l'eco di quel clamoroso successo varcò i confini della Francia e le corse di fondo ebbero uno sviluppo persino incredibile. Nessun paese d'Europa sfuggì alla moda ed eccoci così nel 1892 al Giro dello Juthland Km 502 vinto da Randrup, alla corsa di Fondo di Ginevra km 410 vinta da Masi, alla Gran Fondo di Lipsia km 500 vinta da Godryck, alla Verona-Trieste km 512 vinta da Sobotka, infine la Parigi-Marsiglia di km 790 vinta da Lesna.
Nel 1893 nasce la Parigi-Bruxelles km 407, vinta da Andrè in ore 19 e 51' poi la Vienna-Berlino di km 585 vinta da Fischer.
Tutte queste corse si disputarono con allenatori in bicicletta.
Ma l'Inghilterra e l'America costrette a rimanere sempre estranee alle corse su strada, continuarono la loro attività con le corse di fondo in pista. A Nuova York nel 1891 si era disputata un Sei giorni (18 ore al giorno) vinta da Plugger che nelle 108 ore di corsa effettiva aveva percorso ben 2359 km e nel 1892 un'altra Sei giorni vinta dall'australiano Ashinger con 2450 km. Molte le corse di 24 ore in Gran Bretagna ed in America. A Nuova York Plugger coperse nelle 24 ore km 564. A Londra Scock percorse km 610.
Sul velodromo Buffalo, Parigi, incominciarono intanto le autentiche pazzie : sfide sui 1000 km, sulle 72 ore e sulle 100 ore. Terront vinse una sfida contro Corre percorrendo 1000 km in ore 41,58'. Le corse di gran fondo su pista si trasferirono poi al Velodromo di Roubaix e continuarono ancora per diversi anni.
Anche nel 1894 parecchie corse di fondo su strada: la Parigi-Besancon km410 vinta da Guignard, il grande stayer allora alle prime armi, la Parigi-Spa km 405 vinta da Stephane; la Basilea-Cleve km 620 vinta da Fraderick; la Milano-Monaco di Baviera km 600 vinta da Fischer; la Parigi St.Malo km440 vinta da Lesna e la Lione-Parigi-Lione km 1040 vinta da Rivierre e infine la Gran Fondo in Italia su un percorso di km 540 con partenza da Milano e arrivo a Torino, dopo un largo giro in Lombardia e in Piemonte.
Eugenio Sauli di Pavia fu il vincitore della prima Gran Fondo italiana nel 1894. La corsa era stata organizzata dal giornale La Bicicletta. Sauli aveva percorso i 540 km in ore 26 e 25 minuti alla media di km 20,431, secondo si classificò Masetti, terzo Toesca, quarto Chiesa, quinto Trifoni. Da ricordare che Sauli era un velocista ed è stato anche campione d'Italia nel 1893. Ma non ci si deve stupire perchè allora non esistevano le categorie e le classi. E' tanto vero questo che la corsa di Gran Fondo, ripresa soltanto nel 1902, segnò ancora la vittoria di un velocista, Enrico Brusoni, aretino residente a Bergamo, nonostante la presenza di fondisti di valore come Muller, Buni, Beccaria, Gerbi. Gli stradisti si presero la rivincita nel 1903 quando vinse Giovanni Rossignoli con 1 ora di vantaggio su Pinardi, Conti, Macchiolo e Cavedini. In questa edizione Gerbi fu protagonista di una lunga fuga, finita per esaurimento dopo 250 km. Il percorso era stato portato a 600 km, tanto che da quell'anno la corsa si chiamò semplicemente "La 600".
Brusani si ripetè nel 1904 rivincendo davanto a Ugo Sivocci, fratello di Alfredo, divenuto poi valente pilota automobilistico e perito tragicamente all'Autodromo di Monza; terzo Faravalli, quarto Cuniolo, quinto Rossi.
Con quell'edizione terminò la prima serie delle Gran Fondo italiane; la seconda serie riprese nel 1912.

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[Modificato il 15/11/2004 alle 16:49 by ciclgian]


 
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