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Autore: Oggetto: Un piccolo-grande uomo: Vittorio Delfino

Livello Tour




Posts: 203
Registrato: Feb 2006

  postato il 04/03/2006 alle 13:56
Ieri ho visto un thread che oggi non riesco più a trovare. Trattava di ciclisti che scalano dure salite senza mettere le mani sul manubrio.
A Pontedecimo, dove sono nato ed ho vissuto per trent'anni, ho conosciuto un certo Vittorio Delfino. Era piccolo ma forzuto, una fotocopia di Girardengo. Non poteva gareggiare - mi disse - perchè non aveva fondo: dopo trenta/quaranta chilometri si sentiva privo di energie. Allora si dedicò a scalare le montagne per dimostare che aveva forza e lo faceva senza tenere il manubrio con le mani. Utilizzava una "Fiorelli" color azzurro che ora è gelosamente conservata dal gruppo Amatori dell'U.S. Pontedecimo -sezione Ciclismo. Non aveva freni, quella bici, un unico rapporto, un manubrio con poco "gioco" ma il "trucco" stava nelle gambe che lanciavano il buon Vittorio in prossimità dei tornanti più duri per pernmettergli un equilibrio sufficiente a fargli superare quelle curve con pendenze impossibili (prima di Langasco in un tornante c'era un cartello con scritto "14%". Nel 1953 e nel 1954 Vittorio scalò il Passo della Bocchetta (nota anche come "salita delle streghe") prima del passaggio dei corridori partecipanti al Giro dell'Appennino. Per la cronaca nel '53 s'impose Angelo Conterno "Penna Bianca", nel '54 Giuseppe Buratti che stabilì con 25' netti il record della scalata della Bocchetta uguagliato l'anno successivo da un certo Fausto Coppi. La scalata iniziava a Campomorone (90 metri slm) per concludersi ai 772 metri del mitico Passo. Molti campioni del pedale fecero dietro-front su questa salita a partitre dal compianto Charly Gaul, da Ercole Baldini (iridato a Reims nel '58) e da Oscar Camenzind (altro iridato). Il buon Vittorio saliva scortato da una Lambretta e seguito da una Topolino che fungeva da assistenza. Non si fermava mai se non sul Passo dove veniva acclamato da centinaia e centinai di tifosi. Il giorno dopo i quotidiani genovesi parlavano dell'impresa dedicando anche una foto del singolare cicloamatore.
Vittorio si fermava sovvente a bere un buon bicchiere di vino (forse più di uno...) al Bar dell'Albergo Nazionale del signor Calcagno che era il ritrovo degli appassionati di ciclismo anche perchè nelle sue camere alloggiavano i campioni di quei tempi. Personalemnte ho incontrato in quell'albergo sia Zilioli che Dancelli e Motta con le squadre al completo. La sera tornando versa casa, Vittorio si fermava con la sua bici da passeggio sotto casa mia e parlava con me di ciclismo. Naturalmente lo bersagliavo di domande. Solo dopo svariati anni venni in possesso di sei foto che lo ritraevano nei tentativi riusciti della scalata.
Da anni purtroppo Vittorio non è più con noi ma lo ricordo sempre con tanta stima e simpatia anche perchè aveva il mio stesso cognome.

 
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Posts: 918
Registrato: May 2005

  postato il 05/03/2006 alle 23:11
Seguo con piacere questi interessanti racconti intorno al giro dell'Appennino, che pure per me, anche per motivi geografici, è la corsa preferita. Per la cronaca, un anno ho personalmente visto anche il pur bravo Chiappucci, fra l'altro vincitore nel 1992, girare indietro la bicicletta nella seconda parte della salita. Mi permetto un piccolo appunto: la quota di Campomorone non è 110, invece di 90 m s.l.m.?

 

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