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Autore: Oggetto: Fiori sulla sabbia

Livello Marco Pantani




Posts: 1476
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  postato il 15/02/2006 alle 12:54
Eccolo cari sorcini.
Finalmente si vince qualcosa, ma, lo capite bene, non si tratta di me.
Buona lettura.
Ciao belli
Claudio

 
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Livello Marco Pantani




Posts: 1476
Registrato: Mar 2005

  postato il 15/02/2006 alle 12:55
Buon compleanno, vecchio leone……






Fiori sulla sabbia


Sarà stato il mese di Giugno.
Faceva già caldo, sì, era la fine del mese.
Giugno del ’59.

Per gli Italiani mi ero fatto dare un permesso di tre giorni. Il padrone della carrozzeria aveva storto il naso. Non è che queste cose, a quei tempi, si concedessero con facilità. Sembrava di rubargli dalle tasche, al padrone. Perché quelli di allora erano proprio padroni-padroni. Ma il mio era uno nemmeno troppo cattivo e mi aveva visto arrivare in officina con la bici senza freni. Aveva capito.
Beh, io ci andavo sempre in bici, a lavorare, ma quando mi preparavo per la pista smontavo freni e cambio dalla bici da strada. Nessuno aveva due biciclette.
Insomma, aveva tentennato un po’ e, ne ero sicuro, mi avrebbe reso la vita difficile per due o tre mesi, ma alla fine aveva accettato.
In fondo non è che mi potessi lamentare, andavo al lavoro in bici e la sera allungavo un po’ il giro per fare allenamento.

Per farla breve, un sabato pomeriggio dovetti smontare tutta la bici e rimontarla senza freni e col fisso. Il rapporto non me lo ricordo, ma doveva andare bene sia per il chilometro da fermo che per l’inseguimento.
Dopo il lavoro andavo fino a Rezzato. La provinciale era nuova, larga, dritta e coi lampioni. Ci si poteva andare anche di sera.
Io facevo così: tranquillo fino a Rezzato, facevo girare le gambe e mi riscaldavo. Certe sere erano proprio di legno perché a fare il carrozziere, delle volte, si rimane in ginocchio anche mezza giornata. Le gambe sono di legno. Conviene fare una passeggiata e basta, quando hai le gambe messe così.
Per fortuna, in quel periodo, stavo proprio bene e al ritorno ci picchiavo sempre dentro. Quattro o cinque chilometri a tutta, verso Brescia. Simulavo l’inseguimento e così partivo da fermo. Mi attaccavo a un cartello, due respironi e via! Così per tutte le volte che ci riuscivo, poi tornavo a casa, ma ormai era proprio buio e bisognava stare attenti.


Quell’anno gli Italiani li facevano a Dalmine. Invece l’anno prima, nel ’58 eravamo andati a Pescantina, che è vicino a Verona.
Nel 1958 ero al secondo anno di allievo e per gli allievi c’era solo la velocità. Era andata bene e avevo preso la maglia. In finale avevo battuto in due prove un veronese che correva in casa e le aveva tentate tutte per portarmi alla “bella”.
Ma io ne avevo di più e quando nella rivincita mi buttò in alto sulla parabolica, gli piantai il gomito nelle costole. Si sentì un rumore sordo, tipo –STOC!- lui, il tizio, si scompose e passai facilmente.
Dopo voleva accapigliarsi, con me! Lo stavo già aspettando nel prato, quando il suo allenatore, lo prese per il bavero e gliene disse di tutti i colori: “..ma cossa vutto far, mona!, ‘assa stare, fame a carità, che ‘lga reson lù….Mona!...”
Era un tizio simpatico e alla premiazione ci fece fare la pace. Diventammo anche amici.

Io correvo per il G.S. Classic Bonomi Prevalle.
In effetti, si sarebbe dovuti partire da Prevalle, se fossimo andati con l’ammiraglia. Invece l’ammiraglia non c’era. Alle corse si andava in bicicletta, oppure con il pulmann e certe volte in treno.
A Dalmine andammo in treno. Cinque ciclisti e due dirigenti, che poi, uno dei due, era il meccanico.
Il signor Golini era il direttore sportivo e per me stravedeva.
Io vincevo pareccchio e in pista me la cavavo alla grande.
In pista non avevo paura e sebbene a Brescia non ci fosse un anello, per imparare mi era bastato pochissimo. Bastava non pensarci, che non c’erano i freni intendo, e far girare le gambe. Poi la gara faceva il resto.

Sistemammo le nostre cose nella locanda e andammo a letto presto. Il giorno dopo c’era il chilometro da fermo.

Il chilometro non era nulla. Per me era la gara meno importante. L’inseguimento era la prova per i corridori veri.
Partii senza nemmeno accorgermene. In pista da solo. Un minuto e rotti da pedalare senza pensieri in testa.
Il rapporto è troppo duro all’inizio, troppo agile a metà, ma nell’ultimo giro è come essere in un altro mondo. Si chiude una specie di rubinetto e non sai più dove prendere le forze. Mordi l’aria, ma non entra nulla nei polmoni. Sembra d’ammattire.
Poi finisce.
E non senti nemmeno il tempo che hai fatto, perché senza respirare ti si tappano le orecchie.
A me andò così. Che non capiì nulla e per poco non svenni ancora sulla bicicletta. Golini mi prese la mano e mi fermò. Pensai di dovermi scusare per aver finito così piano.
Invece vinsi. Vinsi facile.
Golini urlava di gioia, con la camicia bianca tutta sudata.
Un minuto e otto secondi, mi pare, o giù di lì. Un giorno di gare e avevamo già messo via la prima maglia tricolore.

Il giorno dopo l’inseguimento, la gara vera.


In qualificazione mi sembrò di volare. Dodici giri. Finii benissimo, con la gamba ancora piena, tanto che raggiunsi il tipo che era partito con me, ma dovevo fare il tempo e tirai dritto anche gli ultimi duecento metri.
Quattro minuti e quarantasette secondi. Ero fiducioso.

Musone era un ragazzo di Milano. Poco più piccolo e più magro di me. Con le gambe lunghe. Siccome era di Milano si allenava al Vigorelli e la differenza la vedevi.
Io ero uno forte, anche fortissimo certi giorni. Certi giorni potevo vincere dovunque, in pista come su strada, in volata, ma anche quando c’erano da fare le Coste e il Lodrino. Io ero uno così, che non mollava mai, neanche in salita e che poteva battere chiunque. Inve ce quello là…quello era un inseguitore. Io l’avevo visto.
La sua era l’ultima batteria e lo osservai per bene. Pedalava nell’olio, bello, rotondo, niente da dire, fu uno spettacolo.
Lo vedevi che era un Faggin, un Simonigh. Io ero uno da battaglia.
Quattro minuti e quarantaquattro secondi. Fu il miglior tempo delle qualifiche.
Io finii secondo.

Nei quarti non ricordo nemmeno chi dovetti incontrare. Invece in semifinale mi capitò Giusti, un altro veronese.
Il suo allenatore era lo stesso di Pescantina e dopo che gli ebbi eliminato anche Giusti mi venne incontro con la faccia paonazza e una cicca in bocca:
“Ciò, ancora tì Dancelli? A te sì ‘a me disgrassia!”
Ridemmo ancora e mi strappò la promessa di una vittoria che “…al manco te me ‘o ghe eliminà per qualcosa ah!?”
“Eh, magari, ma Musone è troppo forte....”
“Ma no! No’ credere Dancellone, ‘o ghò visto più straco ‘incò”
“Speriamo.”
“Sìì, corajio, che doman te fazzo el tifo!”
“Grazie…e lei,…come si chiama?...”
“Gino, i me ciama tutti Gino….e dame del tì, mona!!”




Il giorno della finale c’era un caldo insopportabile. Golini girava con la faccia preoccupata e invece Gino fu il primo a rincuorarmi:
“Fausto, mi metto sulla curva e ti spruzzo l’acqua! Ma con la bocca, così non ti dà fastidio!”
Mi fece piacere sentire che mi parlava in italiano, si sforzava di essere gentile, lo ringraziai senza pensare a come intendesse sputarmi addosso l’acqua e cominciai il riscaldamento.
Io e Musone girammo qualche minuto, lontani. Senza guardarci. Almeno io non lo volli guardare.
Ci fermammo ai blocchi e scoppiò un temporale. Mezzora di acquazzone e la tensione che saliva.
Poi smise e il sole asciugò la pista in cemento in pochi minuti. Dopo, il caldo, era ancora più intollerabile.

Andammo di nuovo ai blocchi, me lo ricordo come se fosse adesso. Mi sembra di essere ancora là….





Golini mi tiene la sella e il manubrio. Io ho il busto alzato. Respiro e mi tormento l’elastico dei calzoncini che stringe troppo la coscia. Fa caldo, ma la pelle d’oca sulle gambe mi dice qualcosa.

Io vinco.
Io vinco, io lo batto quello lì.
Io vinco.
Mio Dio, perché ho paura? Cosa sento, qui, nella pancia? Cos’è questo brivido sul collo.
No. La paura no, Faustino, no.
Non ci casco. Adesso mi passa. Adesso mi fanno partire e mi passa tutto.
Io ce la faccio, io non mollo.
Io non ho paura………
Io Vinco.
Gesùgiuseppeemaria, aiutatemi.
Gesùgiuseppeemaria…...papà…., aiutatemi.



“ ….meno tre – due – uno – VIA!”

Il primo giro vola via per prendere velocità. Gli altri non finicono mai.
A metà della seconda curva vedo Gino. Ha un asciugamano arrotolato sulle spalle, una bottiglia d’acqua in mano e i pantaloni arrotolati a metà strada sotto il ginocchio. A piedi nudi sull’erba, si avvicina al bordo pista, si accuccia e mi dice sottovoce:
“Parti piano, parti piano!”
Il giro dopo mi dice:
“Così! Lascia che si sfoghi.”
Infatti si sfoga. Al quarto giro ho due secondi di ritardo. Diventano tre e mezzo e quasi cinque secondi a metà gara. Mi stà distruggendo. Questo caldo mi soffoca e sono partito troppo piano. Adesso sono imballato. Non ho ritmo. Vado a strappi.
Maledette gambe, non fanno nemmeno male. Almeno sentissi male, invece sono imbastito.
Un caldo incredibile. Non respiro e Gino non mi spruzza l’acqua che mi aveva promesso.
“AH-CQU-AH”
Sobbalza quando gli urlo. Con la coda dell’occhi lo vedo che prende la bottiglia, beve a canna e sputa acqua nel prato! Ma cosa fa? Mi dico. Le prove?
Al giro successivo non lo vedo più, ma improvvisamente vengo investito da una nuvola bagnata. Il Gino si è sdraiato a bordo pista, ha infilato una sbocconata d’acqua in bocca e quando passo me la soffia addosso, polverizzandola come una nebbiolina.
Ogni giro lo vedo lì, pancia a terra, la faccia vicino ai sacchetti di sabbia e le guance gonfie come un criceto. Mentre arrivo allunga il collo, diventa rosso, fa boccuccia con le labbra e soffia.
PPPFFFFFFFF
L’acqua fresca sul viso e sulle braccia mi fa bene. Riprendo meglio ad ogni passaggio e per un po’ mi dimentico di Musone.
Quattro giri alla fine. Sono in ritardo di due secondi. Ma allora sono in recupero mi dico. Forse non è finita.
Riprendo convinto e aspetto con ansia la curva del Gino. Eccola: PPPFFFFFFFF.
Frescura sulla pelle e poi il tempo dall’altoparlante: un secondo di ritardo, tre giri alla fine. Rimonto.
Gino soffia ancora: PPPFFFFFFFF e poi si alza a urlare qualcosa. Ultimi due giri, sento urlare tutti: siamo pari, siamo pari.
Sento il cuore scoppiare e anche la testa pulsa. Gino ha smesso di spruzzarmi acqua e urla come un pazzo quando gli scorro accanto.
Cerco di sfiorare i sacchetti, cerco di trovare ancora delle forze.
Ultimo giro.
Musone ha ripreso mezzo secondo di vantaggio…..


Io ce la faccio, io non mollo……io vinco…


Dell’ultimo giro non posso ricordare nulla. Forse solo la sagoma del Gino che salta e batte le mani.
Ho in mente solo la fine. La fine di quella tortura. Infatti arriva.
La linea d’arrivo, due spari a poca distanza. Raddrizzo le braccia dolenti e comincio a rallentare.
Giro la testa a sinistra per guardare di quanto ho perso. Non vedo Musone, sarà più avanti, ma quanto ho perso?

La voce dello speaker mi rimbomba nelle orecchie. Sul momento non capisco cosa dica, poi vedo il sedere e la schiena di Musone comparirmi davanti…..troppo lento, troppo vicino a me….non capisco, mi sforzo di ascoltare meglio…….

“….LA PISTA DI DALMINE SI CONFERMA FORTUNA-TA PER IL GIE-SSE PREVA-LLE. SECONDO TRICOLORE CIESSEì PER DAN-CELLI. A DISTANZA DI TRE GIORNI IL BRESCIA-NO SALE ANCORA SUL GRADINO Più ALTO……”

Capisco. Ho vinto. Ho vinto ancora. Lui è crollato.
All’ultimo giro è scoppiato e gli ho dato quasi tre secondi. Lo raggiungo, lo tocco, sono emozionato e gli faccio:
“…mi spiace, sei forte….sei forte…”
Mi guarda disgustato, non risponde. La pelle abbronzata sembra aver perso colore. Muco bianco, rappreso agli angoli della bocca. Respira e basta. Mi da la mano in silenzio, la stringe senza forza e sguscia via da me.

Rallento e sto per fermarmi, Golini si avvicina per prendermi la mano, quando sento altri due spari. Anzi sono due scoppi, proprio sotto di me.
Madonna, i tubolari!
Scoppiano praticamente insieme. Forse il caldo. Perdo l’equilibrio, cado e finisco in braccio a Golini, che, chissà come, trova le forze per sostenermi.
Ci accasciamo nel prato e cominciamo a ridere. Arriva un sacco di gente e il Gino è il più agitato di tutti. Si è acceso una cicca, ma non la fuma nemmeno. Mentre armeggia per aprimi i cinghietti dei ferma-piedi spiega a tutti la vicenda dell’acqua spruzzata con la bocca, ma nessuno lo capisce perché il dialetto è diventato strettissimo per l’agitazione. Lui se ne frega, è così contento che sembra abbia vinto un suo corridore.
In un certo senso, è proprio così.



Quel pomeriggio, uscendo dal velodromo, la squadra era ancora in gran festa. Avevamo vinto tre titoli e fatto altri piazzamenti sul podio. Golini, invece, aveva una faccia imbronciata. Quando ci incamminammo verso la stazione dovette dircelo:
“No, gnari, ascoltatemi. Andiamo dall’altra parte. Non andiamo in stazione…ehm….non ve lo detto prima per non fare agitare il Fausto che aveva la finale, ma…insomma. Ieri sera ho pagato la locanda ed, ecco, per farla breve…..abbiamo finito i soldi. Non ne abbiamo abbastanza per fare i biglietti a tutti…..eee….beh, voi tornare in bici è escluso….facciamo l’autostop?”

A quel tempo, chi poteva, ti dava un passaggio volentieri.
Si fermò un camioncino che trasportava sabbia. I cantieri verso Brescia erano aperti anche la domenica. L’autista ci disse “Saltate su dietro, è mezzo vuoto.”
Me lo ricordo. Accucciati contro la cabina, le biciclette sdraiate e legate alle sponde. Borse, trofei e fiori sparsi. Guardai Golini. Si era addormentato, i capelli impomatati erano intrisi di sabbia grigiastra. Io mi tirai su il bavero della tuta. Sul camioncino c’era un freddo cane, altrochè.
Pensai alle vittorie e alle maglie tricolori. Forse l’anno prossimo avrei fatto il salto in Federazione dove c’erano quelli forti. Chissà come sarebbe andata.
Avevo salutato il Gino, che mi aveva abbracciato e ringraziato per la giornata. Ci saremmo rivisti alle riunioni estive.

Chiusi gli occhi anche io e sognai casa mia.
Due colpi di clacson mi svegliarono, eravamo a Brescia.
Diedi un colpo di tosse e guardai davanti a me.
Erano ancora lì, i miei fiori, sulla sabbia.


Claudio

 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 15/02/2006 alle 13:03

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/02/2006 alle 13:11
beh, che dire....

 

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EROE DEL GAVIA

A 2 Km dalla vetta mi sono detto "Vai Marco o salti tu o salta lui...E' saltato lui.
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27/28/29 giugno 2008...son stato pure randonneur

!platonicamente innamorato di admin!

 
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  postato il 15/02/2006 alle 14:56
Grazie.

 

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Mario Casaldi - Cicloweb.it

CICLISTI
Si sta come
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sugli alberi
le foglie

 
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  postato il 15/02/2006 alle 15:13
essi' ha ragione Mario: GRAZIE

 

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"Non esistono montagne impossibili, esistono uomini che non sono capaci di salirle", Cesare Maestri

"Non chiederci la parola che mondi possa aprirti, si` qualche storta sillaba e secca come un ramo...
codesto solo oggi possiamo dirti: cio` che non siamo, cio` che non vogliamo.", Eugenio Montale.

 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 15/02/2006 alle 17:00
Originariamente inviato da pedalando

essi' ha ragione Mario: GRAZIE


..a voi, per la pazienza dimostrata....
(oh, cosa non mi invento per riportare su i miei 3D!?!?! mefistotelico!)

 
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  postato il 15/02/2006 alle 18:22
Porca vacca W.C., troppo bello Claudiè...grazie per questo gran racconto!
A sto punto dovresti narrare anche un iride che aspettiamo da qualche mese

P.S. Per i maliziosi W.C. sta per World Champion!!!

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/02/2006 alle 22:58
Claudio, scrivi dannatamente bene!!
 
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  postato il 16/02/2006 alle 00:44
Originariamente inviato da WebmasterNSFC

Porca vacca W.C., troppo bello Claudiè...grazie per questo gran racconto!
A sto punto dovresti narrare anche un iride che aspettiamo da qualche mese

P.S. Per i maliziosi W.C. sta per World Champion!!!


Evvero!!! buahahahahaha potevano scriverlo sul retro della maglia
iridata buahahahaha sarebbe stata la ciliegina sulla torta
buahahaha basta aiuto ahahaha che riderehehehehehe

dai Claudiaccio deliziaci con il racconto citato da Andrea!!

 

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"Non chiederci la parola che mondi possa aprirti, si` qualche storta sillaba e secca come un ramo...
codesto solo oggi possiamo dirti: cio` che non siamo, cio` che non vogliamo.", Eugenio Montale.

 
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  postato il 16/02/2006 alle 09:08
Il nostro Arch. si fa pregare...

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/02/2006 alle 09:29
Claudio,
non ho quasi parole. Questa volta, oltre alla "solita" (ci si abitua troppo bene) emozionante poesia, ci regali una straordinaria capacità di ascoltare.
Chapeau.


 
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Livello Miguel Indurain




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  postato il 16/02/2006 alle 10:36
Se brevettavi il Sistema a spruzzO ci facevi i soldi...

...Bello...

Ciao Dance..

 

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Tutto dipende...!


 
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Livello Fausto Coppi




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Registrato: Jun 2005

  postato il 16/02/2006 alle 18:04

Grandissimo Claudiodance: pensa, per la prima volta sono riuscito a mettere gli appalusi!
Complimenti per lo straordinario racconto

 
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Livello Marco Pantani




Posts: 1476
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  postato il 17/02/2006 alle 23:03
Originariamente inviato da cancel58

Grandissimo Claudiodance: pensa, per la prima volta sono riuscito a mettere gli appalusi!


Hahahaha! mitico Cancel, con quell'avatar non ti posso che rispettare.
ciao bello!....ehi, li ho messi anche io...mi sa che è la prima volta

 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 17/02/2006 alle 23:49
Il racconto, come sempre, è bellissimo e più che verosimile. Uno spaccato del ciclismo di quei tempi, dove la miseria e l'improvvisazione, spesso, evidenziavano ancor più i talenti ed i valori del ciclismo, tanto nei corridori, quanto nel loro intorno societario.

Anche i citati, danno un tocco di credibilità, non indifferente.

Le domande che mi vengono spontanee per legarle alla storia, sono:

1) L'organizzazione era quella dell'UVI?
2) L'ispiratore del racconto, quando parlava del veronese Giusti, si riferiva a Renato Giusti, poi professionista di pregio, capace di vincere due tappe del Giro d'Italia '61 e chiudere la corsa rosa al secondo posto, dietro Rik Van Looy, nella classifica a punti?
3) Tal Musone, era Pietro Musone, corridore milanese poi anch'egli professionista dal '59 al '61, senza comunque ottenere vittorie?
4) Il tempo fatto registrare sui 4 km di quella gara era troppo...eccezionale, a quei tempi nessuno al mondo era capace di scendere sotto i 4'50 sui 4 km. Anzi era già un'impresa andare sotto i 5 minuti.
5) Anche l'acqua spruzzata, pur con un artifizio, sull'inseguitore, se scoperta, avrebbe causato squalifica. Non ho certezza assoluta, ma il rischio di scivolate, sarebbe stato troppo evidente anche per le permissività del ciclismo di quel tempo.

Resta in ogni caso il solito capolavoro del grande Dancè, ispirato al padre, corridore sicuramente di pregio superiore al suo. La foto poi è quella di un Claudio formato fine anni '50. Due gemelli di cui uno è il padre e l'altro il figlio....

Caro Architetto, se tu fossi stato pari in qualità ciclistiche a quelle del tuo grandioso estro di uomo, avresti vinto Giri Tour e Mondiali. Ma va bene anche così!

Chapeau!

 

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"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
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Livello Marco Pantani




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  postato il 18/02/2006 alle 00:20
Originariamente inviato da Morris
Le domande che mi vengono spontanee per legarle alla storia, sono:

1) L'organizzazione era quella dell'UVI?
2) L'ispiratore del racconto, quando parlava del veronese Giusti, si riferiva a Renato Giusti, poi professionista di pregio, capace di vincere due tappe del Giro d'Italia '61 e chiudere la corsa rosa al secondo posto, dietro Rik Van Looy, nella classifica a punti?
3) Tal Musone, era Pietro Musone, corridore milanese poi anch'egli professionista dal '59 al '61, senza comunque ottenere vittorie?
4) Il tempo fatto registrare sui 4 km di quella gara era troppo...eccezionale, a quei tempi nessuno al mondo era capace di scendere sotto i 4'50 sui 4 km. Anzi era già un'impresa andare sotto i 5 minuti.
5) Anche l'acqua spruzzata, pur con un artifizio, sull'inseguitore, se scoperta, avrebbe causato squalifica. Non ho certezza assoluta, ma il rischio di scivolate, sarebbe stato troppo evidente anche per le permissività del ciclismo di quel tempo.

Morris, satanasso che non sei altro!!!!

1. Era il campionato italiano CSI, sbaglio o l’Uvi era l’equivalente della Federazione odierna? Comunque non era la federazione principale.
2. 3. Urca, non lo so, papà mi ha raccontato questa cosa diversi mesi fa e non ho preso nessun appunto, riscirivendolo la settimana scorsa, sono andato a memoria. I due nomi però son quasi sicuro di ricordarli bene. Naturalmente
chiederò al più presto….mi toccherà far leggere questa cosa al Faustone….cavolo se tutto venisse confermato dovremo fare ancora di più i complimenti al mio vecchio.

4. Demonio di un Morris, il tempo l’ho inventato. Mea culpa non ho verificato, ho provato a cercare qualche cosa in rete, ma non avevo tempo e non volevo perdere il momento di creatività, ma soprattutto volevo finire e mandare il racconto entro la giornata de 15, compleanno di mio padre……la cosa da ridere è che mica gliel’ho fatta leggere, cioè gli ho fatto un regalo senza darglielo…pazzesco, misteri dei rapporti familiari!! Comunque scusatemi per gli errori, caffè pagato per tutti i lettori che esigeranno la riscossione!!

5. guarda, il particolare delle spruzzate d’acqua mi ha fatto decidere di scriverci qualcosa sopra…era troppo bello e papà lo ha raccontato con dovizia di particolari. La squalifica è verosimile, ma devo dire che mio padre sottolineò come il tizio si accucciasse a terra per spruzzare!!! Fantastico no? Quando l’ho sentito gli ho detto: “okay, ricomincia da capo, voglio scriverci un racconto”. Per cui sarei portato a dirti che la cosa è avvenuta davvero. Su quel fatto ho costruito il personaggio Gino, nome inventato, ma papà ha delle foto di quel giorno e forse il tizio compare…okey, una o due settimane di pazienza.


Oh, mi informo sui dubbi e chiarisco, ciao bello.
Claudio

 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 18/02/2006 alle 00:53
Originariamente inviato da claudiodance

Originariamente inviato da Morris
Le domande che mi vengono spontanee per legarle alla storia, sono:

1) L'organizzazione era quella dell'UVI?
2) L'ispiratore del racconto, quando parlava del veronese Giusti, si riferiva a Renato Giusti, poi professionista di pregio, capace di vincere due tappe del Giro d'Italia '61 e chiudere la corsa rosa al secondo posto, dietro Rik Van Looy, nella classifica a punti?
3) Tal Musone, era Pietro Musone, corridore milanese poi anch'egli professionista dal '59 al '61, senza comunque ottenere vittorie?
4) Il tempo fatto registrare sui 4 km di quella gara era troppo...eccezionale, a quei tempi nessuno al mondo era capace di scendere sotto i 4'50 sui 4 km. Anzi era già un'impresa andare sotto i 5 minuti.
5) Anche l'acqua spruzzata, pur con un artifizio, sull'inseguitore, se scoperta, avrebbe causato squalifica. Non ho certezza assoluta, ma il rischio di scivolate, sarebbe stato troppo evidente anche per le permissività del ciclismo di quel tempo.

Morris, satanasso che non sei altro!!!!

1. Era il campionato italiano CSI, sbaglio o l’Uvi era l’equivalente della Federazione odierna? Comunque non era la federazione principale.
2. 3. Urca, non lo so, papà mi ha raccontato questa cosa diversi mesi fa e non ho preso nessun appunto, riscirivendolo la settimana scorsa, sono andato a memoria. I due nomi però son quasi sicuro di ricordarli bene. Naturalmente
chiederò al più presto….mi toccherà far leggere questa cosa al Faustone….cavolo se tutto venisse confermato dovremo fare ancora di più i complimenti al mio vecchio.

4. Demonio di un Morris, il tempo l’ho inventato. Mea culpa non ho verificato, ho provato a cercare qualche cosa in rete, ma non avevo tempo e non volevo perdere il momento di creatività, ma soprattutto volevo finire e mandare il racconto entro la giornata de 15, compleanno di mio padre……la cosa da ridere è che mica gliel’ho fatta leggere, cioè gli ho fatto un regalo senza darglielo…pazzesco, misteri dei rapporti familiari!! Comunque scusatemi per gli errori, caffè pagato per tutti i lettori che esigeranno la riscossione!!

5. guarda, il particolare delle spruzzate d’acqua mi ha fatto decidere di scriverci qualcosa sopra…era troppo bello e papà lo ha raccontato con dovizia di particolari. La squalifica è verosimile, ma devo dire che mio padre sottolineò come il tizio si accucciasse a terra per spruzzare!!! Fantastico no? Quando l’ho sentito gli ho detto: “okay, ricomincia da capo, voglio scriverci un racconto”. Per cui sarei portato a dirti che la cosa è avvenuta davvero. Su quel fatto ho costruito il personaggio Gino, nome inventato, ma papà ha delle foto di quel giorno e forse il tizio compare…okey, una o due settimane di pazienza.


Oh, mi informo sui dubbi e chiarisco, ciao bello.
Claudio


Grande Claudio, se i tricolori erano quelli del CSI, i due illustri battuti da tuo padre, al 9o% erano davvero Renato Giusti e Pietro Musone, perchè correvano in formazioni dilettantistiche gravitanti nel mondo cattolico del CSI (la storia degli Enti di Promozione Sportiva, è un lucido di quella dei partiti e delle loro aree). Quindi, il tuo vecchio, va veramente applaudito doppiamente: era davvero molto forte.
Su Giusti, posso dirti che....ritornò al ciclismo dopo tanti anni nelle vesti di sponsor: è infatti un valente industriale tessile. Quando correva aveva sette vite, attaccava sempre....

Sul particolare, raccontato da te divinamente, dell'acqua spruzzata, ti posso dire che mi ha fatto venire in mente il vecchio Mario Valentini, quando con uno spino di rosa forava i tubolari degli avversari più forti dei suoi corridori velocisti, per innervosirli.... Tempi eroici caro Claudio, tempi che non ci sono più, purtroppo.

Circa le inesattezze sulle performance (a cui puoi aggiungere anche il minuto e otto secondi sul chilometro), non ti preoccupare, sono invisibili a quasi tutti, visto che di pista sono in troppi a non documentarsi. E poi, quel che conta è il tuo racconto favoloso. La corsa, l'impresa, gli stati d'animo, i personaggi, lo spaccato sul periodo, il camion per ritornare....ecc. restano le vere primizie.

Vai Architetto e di a tuo padre che era un gran corridore!

Ciao!

 

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"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




Posts: 4217
Registrato: Oct 2003

  postato il 19/02/2006 alle 17:58
Caro Claudio, approfitto di un attimo di pace, per aiutare la memoria di tuo padre, postando le foto dei due forti corridori da lui battuti.
Questo è il milanese Pietro Musone.

Nell’intervento precedente, avevo scritto che il corridore lombardo non aveva vinto da professionista, ma intendevo su strada, perché su pista, nel 1960, si fregiò del titolo italiano nel mezzofondo (stayer), rompendo il dominio di un grande specialista come Virgilio Pizzali.


Quello sopra, invece, è il veronese Renato Giusti, ancor dilettante, mentre taglia vittorioso il traguardo del GP Ballerini, corso a poche centinaia di metri dall’abitazione di un ragazzino (presente alla corsa come spettatore), che poi reciterà un ruolo importante nella storia ciclistica italiana: Felice Gimondi.


Questo invece è sempre Renato Giusti, professionista della Torpado, scattata proprio nella sua stagione d’oro, il 1961. Nel corso del Giro d’Italia di quell’anno, il veronese, alle vittorie di tappa di Roma (dove superò allo sprint un corridore veloce come Bruno Mealli, ed un drappello di fuggitivi) e di Vittorio Veneto (anche qui in volata su un gruppetto dove secondo finì un fedelissimo di Van Looy, quale Willy Derboven), aggiunse il secondo posto di Vicenza, il sesto di Trieste ed i noni posti di Teano e di Milano, finendo, appunto, secondo, dietro Van Looy, nella classifica a punti. Chiuse la generale di quel Giro (uno dei più forti per cast della storia) al trentesimo posto. Non si ripeté negli anni seguenti (nel ’62 vinse il Circuito di Mareno di Piave) e alla fine del ’63, abbandonò l’attività agonistica.

Ciao!

 

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Livello Fausto Coppi




Posts: 1671
Registrato: Dec 2004

  postato il 20/02/2006 alle 19:51
claudio, sei grandissimo
morris, che dire

grazie ad entrambi
ciao
mesty (che onore considerarmi vostro amico)

 
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Livello Marco Pantani




Posts: 1476
Registrato: Mar 2005

  postato il 22/02/2006 alle 00:12
Morris, demonio coi baffi, svelato l’arcano, senti qua: Musone non era il Pietro Musone professionista, anzi non era nemmeno Musone, ma bensì un certo Musiani, probabilmente un refuso della memoria del Fausto Dancelli. Infatti appena sottoposto al quesito ha subito detto: “No, macchè Musone, quello era già professionista, mi son confuso….Musiani, Musiani!”
Ma non è finita, perché invece Giusti pare essere proprio quel Renato Giusti eliminato in semifinale e recuperato nell’ archivio Morrisiano.
A quanto pare al momento di quel campionato Giusti era in procinto di passare con l’Uvi, e subito dopo professionista.
Alla mia domanda: “Ma era o non era forte….tu l’hai battuto, e lui ha fatto il prof.”
La risposta è stata: “Era fortissimo, su strada aveva una grinta incredibile e una “baccata” nel finale di gara che era difficile per tutti tenergli la ruota…..ma io, a Dalmine, andavo di più!” ….diavolo di un papà!!

Grazie ancora a Morris, spero che questo ultimo chiarimento ti sia piaciuto.
Rispetto al papà che era davvero forte....ehm...ne consegue vergogna per me che ero davvero paracarro!!!

A presto il recupero di foto e reperti dal paleozoico!

Ciao belli
Claudio.

Ps. Mesty, grazie, sono onorato e ricambio con affetto.


 
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Non registrato



  postato il 22/02/2006 alle 08:32
Che grandi personaggi siete!
Onorato di Morris, SI, ma di te Claudio, NO, visto che mi passi la pagnotta
Ciaooo a presto!

 

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Livello Fausto Coppi




Posts: 2432
Registrato: Jan 2005

  postato il 22/02/2006 alle 14:05
leggo con colpevole ritardo. come sempre belli i racconti di claudio e le memorie di morris! non lo chiamo baffo perchè per me di baffo ce n'è uno solo

bravo claudio, e già che ci siamo, anche se in ritardo auguri al tuo papà.

saluti
euge

 

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Eugenio Vittone, EROE DEL GAVIA

E' famosa la risposta che George Leigh Mallory diede ai giornalisti che gli domandavano perchè volesse andare sull'Everest. "Perchè c'è", disse semplicemente.

 
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