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Autore: Oggetto: Madrid 2005: Rassegna stampa del giorno dopo

Livello Fausto Coppi




Posts: 6314
Registrato: Jun 2005

  postato il 26/09/2005 alle 11:21
Gazzetta dello sport:
Cristiano Gatti

nostro inviato a Madrid

Fallimento? No, qualcosa di peggio: è bancarotta. Siamo soltanto i dominatori del giorno prima. Fino alla vigilia, ci raccontiamo in giro per il mondo come la nazionale più forte, più completa, più compatta. Poi, alla resa dei fatti, la fatica profusa in chiacchiere e in narcisismi presenta il conto: tra i sorrisi di compatimento e di perfidia degli altri Paesi, perveniamo sfiancati alla meta, molto lontani dall\\\'iride. Purtroppo sta diventando una sinistra tradizione: dopo il biblico tracollo dell\\\'anno scorso in casa nostra, all\\\'ombra dell\\\'Arena di Verona, dove comunque Paolini aveva salvato la faccia con un bronzo, nell\\\'arena di Madrid, alle cinque della sera, facciamo la malinconica fine del toro: matati e macellati, in un tripudio di popolo.
Su col morale: in fondo, nel 1983 era andata peggio, con Saronni primo degli italiani al diciassettesimo posto. Stavolta il nostro migliore è Bettini, autore di una gara tutta all\\\'attacco - pure troppo -, conclusa da tredicesimo. C\\\'è tutto per una bella festa: serve solo qualcuno che porti i barbiturici.
A vincere è il discendente di Merckx, il belloccio belga corteggiato da Playboy Tom Boonen, classe 1980, capace quest\\\'anno di mettere in cassaforte Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix, due tappe del Tour e adesso il Mondiale. Dopo una gara noiosa e monotona, dopo aver lasciato un poco di spazio ai temerari di giornata, il talento belga si presenta puntualissimo in testa al gruppo negli ultimi cinquecento metri, dove tramortisce l\\\'altro talentino, lo spagnolo Valverde, in un testa a testa che sa molto di domani.
E Petacchi? Meglio stendere un velo pietoso. O pietroso. Sì, pietroso. Quando si fallisce così clamorosamente un Mondiale, bisogna essere pronti anche alla lapidazione. Fa parte del gioco: in questa giornata, grandi osanna o grandi sassate. Al nostro velocista, superfavorito da mesi, doverosamente fornito di squadra tutta per lui, non sono concesse scusanti. Non solo ha la colpa involontaria di accusare una sinusite, non solo ha la seconda colpa involontaria di trovarsi con le gambe vuote a quindici chilometri dal traguardo. Sopra qualunque attenuante, sopra qualunque discorso, aleggia la colpa gravissima di avvertire la squadra quando ormai è tardi per inventarsi un\\\'alternativa.
A quel punto, è un effetto a cascata. O meglio: a frana. Il primo ad essere trascinato nel baratro è il cittì Ballerini: quando Petacchi alza bandiera bianca, lui non gli crede fino in fondo. Ha qualche ragione: tante volte, i successi di Petacchi sono preceduti da una sua dichiarazione di pessimismo. Questione di carattere. Di gnagnera ligure e marinara. Originario di Sarzana, l\\\'uomo non ha mai brillato per euforie ed entusiasmi. Ne sa qualcosa il suo diesse Ferretti, che difatti dice regolarmente agli altri di tirare comunque, quasi obbligando Petacchi a vincere.
Ballerini, probabilmente, si fa tradire da questi precedenti. Dovendo decidere in pochi secondi, non se la sente di buttare a mare un campione su cui ha puntato tutto. Così, fa partire l\\\'ordine rovinoso e masochista: si sta vicini al capitano. In caso di sprint, lui ci sarà.
Purtroppo, stavolta va tutto in un altro modo. Petacchi è mortaccione per davvero. Non solo: lo stop del cittì agli altri azzurri, almeno a quelli più veloci come Paolini e Pozzato, finisce per isolare definitivamente Bettini, da tempo là davanti ad alimentare le disperate fughe e ad imbarcare fatica. Nonostante tutto, per qualche attimo l\\\'olimpionico sembra pure farcela, quando si trova all\\\'ultimo chilometro con Vinokourov. Ma è solo un\\\'illusione ottica. I grandi fondisti del reparto velocità, come Boonen e Valverde, rinvengono prepotenti all\\\'ultima curva, dopodichè il destino azzurro si compie in tutta la sua cupa enormità: nessuno nei primi dieci, solo Bettini nei primi venti. Risultato memorabile, da oltre due decenni non si faceva peggio.
Adesso, secondo la più luminosa tradizione dei Mondiali, si apre la lunga stagione dei perché. Già, perché ci hanno fatti neri? I sottili sofisti che amano la strategia spiegheranno come e dove abbiamo sbagliato, ripercorrendo la gara centimetro per centimetro, pedalando forte sul potente mezzo chiamato senno del poi. Ma se c\\\'è un disastro che non richiede grande acume investigativo, questo è certamente lo storico Madrid 2005. Abbiamo perso per un motivo semplicissimo: Petacchi era impresentabile. Il peggior Petacchi di sempre. Se sia solo un problema fisico, o piuttosto un problema psicologico di resistenza all\\\'alta tensione, è argomento da chiarire. Però sul risultato c\\\'è poco da discutere. E già che ci siamo, conviene dirla tutta: non solo Petacchi, ma l\\\'intera squadra italiana esce pesantemente ridimensionata dalla gara spagnola. Niente, a parte il solito coraggio di Bettini, va salvato dall\\\'inceneritore azzurro. Il primo a risponderne, inevitabilmente e doverosamente, sarà il cittì Ballerini. Per lui si apre subito la fase due del Mondiale: quella dei processi. Durerà un inverno intero. Sul banco dell\\\'accusa, tutta una moltitudine di grandi inquisitori: ciascuno con un\\\'incontenibile voglia di prendergli il posto.

 

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"MEGLIO NON ESSERE RICONOSCIUTO PER STRADA CHE ESSERLO ALL'OBITORIO.
IL CASCO SALVA LA VITA, LA CHIOMA VA BENE PER LA FOTO SULLA TOMBA"!!!


Articolo 27 della costituzione Italiana

La responsabilità penale è personale.
L'IMPUTATO NON E' CONSIDERATO COLPEVOLE SINO ALLA CONDANNA DEFINITIVA.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte.

 
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Livello Gino Bartali




Posts: 1332
Registrato: Mar 2005

  postato il 26/09/2005 alle 11:23
Cristiano Gatti alla Gazzetta dello Sport?

 

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http://www.stefanobertolotti.com

Il tempo del commentatore onniscente è finito. C'è sempre un lettore - spesso, un migliaio di lettori - che su un dato argomento ne sa più di noi. Dargli spazio e ascoltarlo non è demagogia, nè sfruttamento. E' buon senso. (Beppe Severgnini)

Sono come un ginecologo: lavoro dove gli altri si divertono

Non è importante quello che si scrive ma quello che leggono gli altri

Ci sono tre tipi di giornalisti: quelli che si sorprendono delle cose che succedono, quelli che aspettano che le cose succedano e quelli che fanno succedere le cose

 
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Livello Fausto Coppi




Posts: 6314
Registrato: Jun 2005

  postato il 26/09/2005 alle 11:23
Non è la gazzetta ma il giornale.
Toppato il copia incolla.

 

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Livello Fausto Coppi




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Registrato: Jun 2005

  postato il 26/09/2005 alle 11:25
Petacchi, stavo male a ultimo giro
Velocista azzurro non ce l\'ha fatta a restare con i primi
(ANSA) - MADRID, 25 SET - \'Nel corso dell\'ultimo giro mi sono sentito male\'. Cosi\' Ale Petacchi al termine del mondiale di Madrid vinto dal belga Boonen. \'Non ce l\'ho fatta a stare a ruota con i primi - ha aggiunto il velocista - e per questo ho dato via libera a Bettini\'.

NDR: poteva aspettare ancora un po!!!!!!!!!!!

 

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Livello Miguel Poblet




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Registrato: Oct 2004

  postato il 26/09/2005 alle 11:27
E\' ipocondriaco senza scampo!!!!
 
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Livello Fausto Coppi




Posts: 6314
Registrato: Jun 2005

  postato il 26/09/2005 alle 11:27
La Gazzetta.it

Il Mondiale è di Tom Boonen
Sulle strade di Madrid, successo allo sprint del belga sullo spagnolo Valverde e sul francese Geslin. Un grande Bettini chiude 13°, migliore azzurro. Petacchi cede sull\\'ultima salita
Tom Boonen è nato il 15-10-1980. AfpMADRID (Spa), 25 settembre 2005 - Al box azzurro il collegamento tv era saltato a due giri dalla fine. E’ tornato poi per l’ultimo delle 21 tornate di un Mondiale per tre ore e mezza banale e poi da fuochi artificio, ma chissà se è stato meglio così: fa sempre male guardare in faccia la sconfitta. E quella faccia è di Tom Boonen, il 24enne belga di Mol che corona una stagione straordinaria vestendo la maglia iridata dopo aver infilato la doppietta Fiandre-Roubaix e due tappe al Tour: è l’erede di Museeuw anche in questo, visto che proprio Museeuw era stato l’ultimo belga a diventare campione nel mondo, nel 1996. La progressione del fenomeno della Quick Step sul rettilineo in leggera ascesa del Paseo della Castellana non ammette repliche: l’argento è di Alejandro Valverde, il bronzo del francese Geslin.
Tutti e tre facevano parte del gruppetto che è piombato su chi pensava di giocarsi l’iride in uno sprint ben più ristretto: e tra questi, con Boogerd e Vinokourov, c’era anche Paolo Bettini. L’olimpionico, allo scoperto all’11° giro, era stato generosissimo a chiudere sulle sparate del kazako re della Liegi nel finale: ma ancor prima era l’unico azzurro in una fuga di dieci nella scomoda compagnia di tre spagnoli (Valverde, Pereiro, Perdiguero). Con loro Wegmann, Davis, Piil, Devolder, Gilbert e Lagutin: sono i nomi che cominciano in testa l’ultimo giro, con una trentina di secondi di margine sul gruppo.
Un gruppo che via via si assottiglia, e che perde purtroppo Alessandro Petacchi. Lo spezzino, a caldo, l’ha commentata così: "Ho avuto una giornata difficile. Per colpa della sinusite non respiravo bene, e all’ultimo giro ho sentito le gambe legnose e Bettini ha avuto via libera. Se Boonen comunque è arrivato lì davanti vuol dire che ha meritato di vincere". Poi via sul pullman, a cercare di cominciare a capire il perché il percome: a leggere con più calma l’ordine d’arrivo si scopre che nei primi 23 velocisti puri non ce ne sono, che Zabel e McEwen erano con lui. Ma a cambiare sostanza e soprattutto risultato non basta.
Così il finale, con Bettini 13°, ci consegna il peggior risultato nella storia del Mondiale dal 1983 ad Altenrhein, quando Saronni fu 17° nel giorno di Lemond. E lascia diversi punti interrogativi: doveva esserci un altro azzurro con Bettini in quella fuga di dieci? Perché non c’erano italiani nel gruppetto di Boonen? Petacchi potrebbe aver tardato troppo ad avvertire che non era al meglio? Ci sarà tempo, ma una risposta c’è già, scritta nell’ordine d’arrivo: il Mondiale è stato perso.

 

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Livello Fausto Coppi




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Registrato: Jun 2005

  postato il 26/09/2005 alle 11:28
ADNKRONOS

CICLISMO: MONDIALI, VINCE BOONEN E L\'ITALIA VA K.O.
ARGENTO ALLO SPAGNOLO VALVERDE E BRONZO AL FRANCESE GESLIN
Madrid, 25 sey. - (Adnkronos) - Il belga Tom Boonen si e\' laureato campione del mondo di ciclismo su strada vincendo a Madrid la prova in linea (273 km). Il fortissimo velocista ha vinto una volata ridotta a pochi uomini ed ha battuto lo spagnolo Alejandro Valverde, argento, ed il francese Anthony Geslin, bronzo. Primo degli italiani e\' stato Paolo Bettini, protagonista negli ultimi due giri della fuga piu\' importante della corsa.

 

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Livello Fausto Coppi




Posts: 6314
Registrato: Jun 2005

  postato il 26/09/2005 alle 11:34
PER CHI NON LEGGE IL SITO MA SOLO IL FORUM:
L\'ARTICOLO DI MARCO GRASSI http://www.cicloweb.it/art439.html
LE PAGELLE DI MONSIEUR 40% http://www.cicloweb.it/art440.html

 

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Livello Ottavio Bottecchia




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Registrato: Mar 2004

  postato il 26/09/2005 alle 11:39
Noiosa e monotona? Con quel percorso? Ma Gatti che gara ha visto? E se avesse vinto Bettini avrebbe scritto le stesse cose? I nazionalisti riescono sempre a farmi ridere!

 

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Via i dopati dal ciclismo.

Non è che mi sono staccato, è che il gruppo è andato in fuga!


 
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Livello Fausto Coppi




Posts: 6314
Registrato: Jun 2005

  postato il 26/09/2005 alle 11:40
REPUBBLICA.IT
Ciclismo, mondiale a Boonen
grande delusione per l\\'Italia

MADRID - Italia ko e titolo al belga Tom Boonen. Il mondiale professionisti su strada a Madrid si è concluso con una delusione per gli azzurri di Franco Ballerini: negli ultimi 50 metri Alessandro Petacchi non era neppure tra i sei di testa.

Il forte velocista belga si è imposto nella prova in linea (273 chilometri) vincendo una volata ridotta a pochi uomini in sei ore, 26 minuti e 10 secondi. Alle sue spalle lo spagnolo Alejandro Valverde, mentre terzo si è piazzato il francese Anthony Geslin. Primo degli italiani Paolo Bettini, protagonista negli ultimi due giri della fuga più importante della corsa ma tredicesimo al traguardo. Petacchi ha chiuso al trentacinquesimo posto a 25 secondi dal vincitore.

Subito dopo la fine della gara Petacchi, grande favorito della vigilia, ha spiegato il motivo della sua debacle con un malore: "Nell\\'ultimo giro mi sono sentito male, non ce l\\'ho fatta a stare a ruota con i primi e per questo ho dato via libera a Bettini".

Resta dunque a bocca asciutta la nazionale azzurra, troppo attenta a proteggere Petacchi e incapace di leggere un finale turbolento. Colpevolmente lasciato solo Bettini, infilatosi in quella che è a lungo sembrata la fuga buona: il campione olimpico è stato l\\'assoluto protagonista, con scatti e controscatti ha regalato le emozioni più belle della corsa. Purtroppo per lui, gli altri non sono rimasti a guardare e hanno rimescolato le carte nel finale, con la squadra di Ballerini a fare da passiva spettatrice.

L\\'Italia aveva puntato tutto su Petacchi. Ma già ieri lo spezzino stava male: aveva passato la giornata a tossiere e a sottoporsi a sedute di aerosol per via della sinusite che l\\'affliggeva. Tutta la squadra l\\'ha comunque coperto lasciando senza supporto Bettini, che invece era in grande forma, pronto a scatti, controscatti, attacchi, sempre nei gruppetti che provavano a prendere qualche secondo di vantaggio.

Sempre da solo, Bettini ha trascinato un gruppetto di una dozzina di ciclisti a una trentina di chilometri dall\\'arrivo. Nell\\'ultimo giro ha provato l\\'attacco decisivo all\\'ultima asperità prima del traguardo. Il campione olimpico ha ripreso il kazako Vinokurov e insieme all\\'olandese Boogerd ha tentato di arrivare al rettifilo d\\'arrivo con un centinaio di metri di vantaggio sul primo gruppetto di inseguitori dove c\\'erano Erik Zabel e soprattutto il belga Tom Boonen. Petacchi, senza respiro, era a una trentina di secondi indietro e, solo in quel momento ha gettato la spugna, chiedendo alla squadra di dare una mano a Bettini.

Ma ormai era troppo tardi. I tre fuggitivi venivano ripresi agli ultimi 400 metri, con lo statunitense Guido Trenti, compagno di team di Boonen alla Quick Step che tirava il gruppo dei primi inseguitori, consentendo a Boonen di rientrare e quindi vincere allo sprint il suo primo titolo iridato. Boonen aiutato da un italo-americano, mentre lo squadrone azzurro affonda dietro ad una tattica sbagliata, non dando fiducia al suo uomo in migliore condizione.

 

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Livello Fausto Coppi




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Registrato: Jun 2005

  postato il 26/09/2005 alle 11:44
TGCOM.IT

Petacchi:"Problemi con la sinusite"
"Era un percorso veloce ma impegnativo"
Alessandro Petacchi spiega i motivi della delusione di Madrid: "Era un percorso veloce ma impegnativo - racconta - Ho fatto una bella gara, anche se ho avuto problemi con la sinusite. La squadra ha lavorato bene e mi è stata vicina, ma l\\'unico che poteva fare la differenza sull\\'ultimo strappo era Paolo Bettini". Su Boonen: "Se è riuscito a rimanere davanti vuol dire che era il più forte e meritava di vincere".

Il velocista spezzino era uno dei grandi favoriti insieme ad Erik Zabel e Tom Boonen, ma dei tre era quello in condizioni non ottimali. "Aveva le gambe legnose, ed all\\'ultima salita mi ha dato l\\'ordine di dire a Paolo (Bettini, ndr) di fare la sua corsa", ha riferito a tal proposito Marco Velo, uno dei gregari azzurri che ha seguito passo passo la gara di Petacchi.
Così come ha fatto Pozzato: "Mi spiace per Paolo Bettini perchè ha fatto una grande gara, io ho un po\\' esitato nell\\'ultimo attacco ma ho preferito restare con Petacchi", dice l\\'azzurro. "Ultimamente Alessandro ha ottenuto dei grandi risultati e quindi dovevamo dargli fiducia. Abbiamo corso bene ma non è arrivato il risultato pieno". Marco Velo, poi, ricorda come Petacchi "tutta la notte ha tossito, non riposando bene, ha fatto l\\'aerosol per via della sinusite, ma non è servito a molto". Petacchi poi si è detto dispiaciuto per la corsa di Bettini: "Paolo era l\\'uomo che poteva fare la differenza sull\\'ultima salita, mi spiace che non sia riuscito a chiudere la corsa come meritava".

NDR. (ma???????!!!!!!!!)

 

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Livello Miguel Poblet




Posts: 530
Registrato: Oct 2004

  postato il 26/09/2005 alle 11:45
Con tutto il rispetto, ma preferisco i cojoti
 
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Livello Ottavio Bottecchia




Posts: 548
Registrato: Mar 2004

  postato il 26/09/2005 alle 12:09
Sportpro.it riporta alcuni elementi interessanti che non si trovano altrove:



MADRID – L’oro di Madrid al belga Boonen, l’argento allo spagnolo Valverde, il bronzo al quasi sconosciuto francese Geslin. L’Italia affonda a dieci chilometri dal traguardo, quando Alessandro Petacchi, lo spezzino su cui tutti gli azzurri avevano impostato la corsa, alza inopinatamente bandiera bianca: “Non ho le gambe, vai tu Paolino”. Peccato che per Paolino, ovvero Paolo Bettini sia ormai troppo tardi. Ed è una sconfitta che brucia, una delle più brutte della nazionale, accusata adesso di non aver giocato in modo adeguato le proprie carte; pima fra tutte proprio quella di un Paolo Bettini splendidamente in forma e costretto da assurde e tardive strategie a un mero lavoro di controllo e contenimento degli avversari. “Un professionista non aspetta gli ultimi dieci chilometri per dire se sta bene o no”. Paolo Bettini, nel dopocena, all’hotel Mirasierra di Madrid, non ha mezze parole. Schietto e diretto come è sempre va all’analisi della sconfitta e scagiona – in parte almeno - l’imputato numero uno, il ct Ballerini, accusato di non aver saputo gestire al meglio quella che a furor di popolo è riconosciuta come la nazionale leader del plotone. “Non sono arrivati ordini dall’ammiraglia; già il fatto che fossi all’attacco io deve aver influito sull’equilibrio emotivo di Alessandro. Voi dite che un altro avrebbe dovuto venire in aiuto a me che ero in avanti? Provate ad immaginare che cosa sarebbe successo nella mente di Petacchi di fronte ad una simile eventualità. Credo che la sincerità e l¹onestà in questi momenti delicati siano importanti. Bastava anche solo un dubbio da parte di Alessandro, magari al nono o decimo giro, che forse qualcosa sarebbe potuto andare diversamente. Certo che quando io sono scattato in avanti nella fuga a tre giri dall’arrivo se ci fosse stato un altro azzurro con me le cose sarebbero andate diversamente, ma è stato lui, Petacchi, a bloccare tutto. “Stiamo insieme e rientriamo in gruppo, ha detto. E siccome la nazionale era stata impostata tutta su lui, nessuno ha potuto fare diversamente. Certo, se fossi stato avvertito prima, avrei potuto agire diversamente. Ero in una condizione eccezionale”.
Parla a ruota libera Bettini nella fresca serata madrilegna all’hotel Mirasierra, sede della nazionale. Ed è un ragionamento che mette a nudo in un modo o nell’altro anche la conduzione del ct Ballerini. Il ct azzurro prende tempo: “Si è sempre parlato della pericolosità dell’ultima curva, delle eventuali modalità di affrontarla. Da commissario tecnico ho, però, sempre sostenuto che uno dei maggiori problemi erano i 280 chilometri di circuito da percorrere. E come previsto il percorso si è dimostrato sì veloce ma molto faticoso. Paolo Bettini ha infatti fatto una corsa superlativa. Purtroppo ci è mancato qualcosa nel finale di gara perché quando ho saputo che Alessandro Petacchi non era in condizione era troppo tardi per cambiare strategia. Debbo riflettere – ha poi aggiunto - per ora posso dire solo che non c’è da rimproverare nessuno, tranne il fatto che qualcuno dei nostri avrebbe dovuto essere lì dietro al gruppetto di Bettini, insieme con Boonen e gli altri. Avremmo difeso il vantaggio di Paolo, che si sarebbe potuto giocare la volata nel plotoncino ristretto con Vinokourov e gli altri”. Lo sguardo basso, la voce fioca, il volto segnato dalla fatica e, ovviamente, dall’avvilimento, Franco Ballerini, il ct azzurro cerca di raccogliere i cocci di quella che fu la mitica “Squadra”. Mai appelativo, meritato dagli azzurri in anni di successi e di dominio incontrastato sulle strade del mondiale fu più ironico e beffardo. La “Squadra”, ieri, è svanita come neve al sole lungo i solitari vialoni spagnoli, teatro di periferia desolato (scarissimo il pubblico, assolutamente indifferente la città) del tutto inadatto ad una manifestazione di caratura mondiale.
A parte un Bettini strepitoso, ma lasciato drammaticamente solo, un Pozzato diligente ma insufficiente e un Paolini che ha fatto una rapida comparsa solo all’ultimo giro a ravvivare l’andatura del plotone, ben poco si è visto nei momenti caldi della corsa. Altro che “Squadra”. Inevitabile la polemica: “Stavo bene, non ho mai avuto una condizione così buona, ma la nazionale era impostata in un certo modo…- ha commentato amaro Bettini – Che Petacchi non ce la faceva più, poi, me lo hanno detto a 10 chilometri dall’arrivo. Sarebbe stato meglio che non me lo avessero detto”. "Mi sono mancate le gambe, non era una giornata come alla Sanremo, ma se fossi arrivato in volata avrei vinto lo stesso - ha ammesso lo spezzino - Stavo bene, poi ho sentito il calo e l\'ho detto". Nessuno puo’ provare il contrario, ma Petacchi sa dentro di sé quanto davvero valgono quelle sue parole. E’ incomprensibile come un atleta che solo una settimana prima era ai vertici della forma e primeggiava nel plotone con l’ultima vittoria alla Vuelta (e sullo stesso circuito del mondiale) sette giorni dopo non riesca a scavallare senza danni la modesta salita nel parco della Casa de Campo che ha caratterizzato il circuito spagnolo. Un problema più di testa che fisico. Che fino a questo momento la gestione dell’atleta da parte del cosiddetto “sergente di ferro”, alias Giancarlo Ferretti, non ha certo aiutato a risolvere. Da sempre i “padri autoritari” (questo il ruolo che solitamente si attribuisce al manager romagnolo) non aiutano certo i “figli” ad avere una propria autonomia. Petacchi sul piano della maturità sportiva e umana deve ancora crescere; e molto, ecco il verdetto inequivocabile di Madrid. Non staremo ad attaccarci al solito clichet della moglie al seguito e alle fobie sessuali di uno sport rivolto più al passato che al futuro, ma lo spezzino, con l’occasione irripetibile persa, ha rivelato tutti i suoi limiti. Caratteriali, prima che fisici. Un atleta a mezzo servizio, dalle qualità indiscusse (non solo come sprinter: da giovane vinceva le corse in salita), ma dalla testa balzana, imprevedibile, forse, per usare un termine desueto, un po’ "imborghesito" (ha celebrato la sconfitta con una permanenza spensierata nella Madrid più vacanziera, dopo il fallimento dell\'occasione più clamorosa della sua carriera…), certamente capace di qualsiasi guizzo, dalla debacle più immotivata - vedi appunto la prestazione mondiale, un’opportunità che non avrà mai più nella vita - al successo più clamoroso, purtroppo fallito sul mitico Paseo della Castellana. L’asso, il super-eroe dei 300 chilometri di una Sanremo, semplicemente non esiste; è un fragilissimo individuo in balia di pulsioni e sentimenti. La paura, il non credere in se stesso, l’improvviso inspiegabile forfait, dopo le roboanti dichiarazioni della vigilia, ecc. - un coacervo di fattori ne ridimensionano drasticamente la caratura, l\'affidabilità e la dimensione umana, se è vero, come dice Bettini, che non ha avuto neppure il coraggio di dire prima che si arrivasse a 10 chilometri dall\'arrivo, che non c’era e che le gambe non giravano, tradendo così anche i compagni che confidavano in lui.
L’avvilimento nel clan azzurro si taglia col coltello. Perché, tutto sommato la corsa era andata quasi come volevano i nostri con il plotone addormentato per oltre cento chilometri e, anche con un Petacchi arreso, l’Italia avrebbe avuto la carta di riserva, come dice adesso lo stesso Ballerini, solo non fossero mancati altri nel finale. E questo fa ancor più rabbia.
Nel gruppo azzurro, dopo il flop, ci si aggrappa dove si puo’. Il percorso da sprinter puro? Ora dicono che: “Alla fine non era facile come si credeva; c’è stata selezione”. Alla luce di quello che è successo, la vittoria di un passista veloce con grandi doti di finisseur come Boonen (che chiude qui la stagione, infatti dovrà essere operato ad un muscolo dello stomaco, conseguenza di un precedente intervento all’intestino) , l’idea di puntare in prevalenza sul velocista puro si è rivelata un vero fallimento. E se Bettini aveva un diavolo per capello sul traguardo del Paseo della Castellana, ne aveva ben donde. Forse era proprio lui, con la sua versatilità e il suo stato di forma smagliante (basti pensare alla brillantezza con cui ha risposto ai 5-scatti- 5 nel breve volgere di poche centinaia di metri dello stupefacente kazako Vinokourov) l’uomo su cui costruire la nazionale, riservando allo sprint dello spezzino una chance secondaria. Perché poi, percorso da velocisti o no, la corsa si è rivelata comunque selettiva e al traguardo è arrivato un gruppetto ristretto di una quindicina di uomini. C’è da chiedersi, allora a cosa siano serviti ben due sopralluoghi (quelli fatti da Ballerini e Petacchi nei mesi precedenti) per poi avere impressioni che la realtà si è incaricata regolarmente di smentire. E dopo la sconfitta, anche la beffa delle accuse, neppure velate di aver cercato di comprare avversari delle altre nazionali: “Gli italiani? In corsa erano 50, altro che 9”, ha commentato il vincitore Boonen. “Nessuno è stato autorizzato a trattative del genere”, ha replicato secco il presidente della Fci Di Rocco.
In ogni caso erano anni che il movimento nostrano non cadeva così in basso. L’Italia del pedale torna da Madrid senza neppure una medaglia in una settimana di gare. Le migliori prestazioni sono venute dalle donne, il sesto posto della Bronzini e e dalla crono under 23 con analogo piazzamento del volonteroso trevigiano Dell’Antonia. Davvero poco. Nella classifica mondiale il 13° posto di Bettini (che ha palesemente rinunciato alla volata negli ultimi metri) è secondo solo al 17° di Saronni ad Alterhein nel 1983. Niente medaglie, come due anni fa a Hamilton.
Ovvio che un movimento e, più in generale uno sport complesso come il ciclismo non si possa giudicare solo dal fatto che si approdi o meno sul podio. Ma qui siamo davvero ad un punto critico. C’è da riflettere e rimboccarsi le maniche su vari fronti. Capire, ad esempio, cos’è che fa la differenza caso per caso. Da cosa dipenda la superiorità degli avversari – in talune categorie davvero stupefacente - ed agire di conseguenza. Esempio: se gli avversari si ritirano dalle corse nella tranquillità indisturbata di casa e lontano dagli occhi di tutti a preparare il mondiale, mentre i nostri si affannano lungo le strade di Spagna, magari per una vittoria di tappa in più, allora si può anche cominciare a comprendere.
"Qualcosa non ha funzionato in tutti i sensi - ha ammesso Di Rocco - ragioneremo a mente fredda e decideremo. A Bettini non si può rimproverare niente. Certo, se Petacchi avesse detto che non stava bene a due giri dal termine sarebbe cambiato tutto". "A Bettini non possiamo dire nulla - ha aggiunto il presidente del Coni Gianni Petrucci, ospite di Spazio Italia - Ha vinto un campione vero, cerchiamo di portare anche nel ciclismo la cultura della sconfitta". Il mondiale, racconta la fredda cronaca delle agenzie, si è deciso quando, dopo aver lasciato andare una comodissima fuga di quattro corridori per 9 giri, nel momento in cui la corsa è entrata nel vivo con gli scatti degli spagnoli quella squadra \'galacticà è sparita. Solo Bettini era riuscito ad entrare nel gruppo dei fuggitivi a due giri dalla fine, l\'ennesimo attacco spagnolo che cercava di evitare l\'arrivo in volata: via via il gruppo tra riprese e ontrattacchi è arrivato alle 13 unità, con tre spagnoli, due belgi... e un solo italiano, Bettini. La logica voleva che fosse l\'azione di disturbo per favorire Petacchi. Poteva essere piuttosto la fuga giusta. Nel frullatore della corsa si è arrivati ad un giro dalla fine, 30 km, con Bettini che cercava la soluzione solitaria prima, poi di nuovo con spagnoli e altri. Dietro il gruppo si era frazionato, sgranato. Notizie di Petacchi? Là dietro, in mezzo, circondato da azzurri. Alla campana dell\'ultimo giro il gruppo ha ripreso tutti e si è compattato. Italiani e australiani in testa, ecco, tutti hanno pensato, si arriva in volata, la corsa è bloccata. Niente di più sbagliato. Mentre sulla salita del Parco, ai meno 12 km dall\'arrivo, davanti c\'era Paolini che reggeva il gruppo, nella pancia del plotone si consumava l\'ennesimo equivoco azzurro. Era lo stesso Petacchi ad avvertire il compagno Velo: "Non ne ho più, non contate su di me, fate una corsa senza pensare a me". A 10 km dall\'arrivo... il velocista principe della squadra. Bandiera bianca. Racconta Velo: "Quando abbiamo scollinato, ho subito chiamato Bettini e gli ho detto di fare la sua corsa, che fosse libero...". A 10 km dall\'arrivo. Sulla seconda salita, inizia la rumba degli attacchi: l\'olandese Kroon, e chiude anche Bettini. Il kazako Vinokourov per la prima volta in salita e su di lui richiude Bettini che si porta dietro il belga Nuyens. Vengono ripresi. Ci riprova l\'altro tulipano Morenhoute, altro attacco di Vinokourov. Ora, se la sequenza degli attacchi fosse solo una cronaca sterile si fermerebbe qui. Il guaio è che al terzo attacco del formidabile kazako si accodano chi? L\'altro olandese Boogerd e... Bettini. Il livornese scherza, ha una gamba spettacolare, ma deve fare tutto da solo. In Plaza Castilla, all\'inizio del discesone che porta all\'arrivo sono in sei e hanno ancora un discreto vantaggio sul gruppone di una ventina di unità con Boonen dentro. Quando i sei aggirano la curva finale hanno ancora un certo vantaggio, ma quando ai - 500 metri vengono ripresi, ci si accorge drammaticamente che non ci sono più maglie azzurre, che Bettini verrà ripreso e che nessuno dietro gli darà una mano. Ecco lo sprint dello spagnolo Valverde, ecco la volata di Boonen, un tipo allegro che entra nella storia per aver fatto un trio da leggenda: Fiandre, Roubaix e Mondiale.

 

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Via i dopati dal ciclismo.

Non è che mi sono staccato, è che il gruppo è andato in fuga!


 
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Livello Giro del Lazio




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  postato il 27/09/2005 alle 08:56
Queste le dichiarazioni di Boogerd:

"Tom Boonen is a great champion. What a fantastic season he\'s ridden. In the coming years, we can expect a lot from him. I give it to the Belgian team too, because they rode as one. In any case, I\'m happy that the Italians didn\'t win. It\'s unbelievable how arrogant the guys were on their bikes. The whole race, they looked at everyone like they were inferior. As if they couldn\'t lose this race. As if the rest were riding for scraps. A rider like Pozzato, who rides with an air as if he\'s by far the best rider. Now, they finished behind. Their coach Franco Ballerini will complain that he based most of the race on sprinter Alessandro Petacchi. Di Luca, Basso and Cunego, they were the right guys who could have made the difference here. What that means is that they read it totally wrong. Opposite to the Italians, the sobriety of the low countries is rewarded. The Belgians and the Dutch demonstrated that they could also ride a strong finale.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 27/09/2005 alle 09:18
Gazzetta.it
L\\'Italia riparte da zero
Il Mondiale di Madrid si è chiuso senza medaglie, e tiene ancora banco la prova dei professionisti dopo le accuse di Bettini: "Petacchi doveva dirci prima che stava male"
Paolo Bettini, 31 anni, 13° al Mondiale. ApMILANO, 26 settembre 2005 - Ora che non si pedala più, è il tempo di parole. Sì è cominciato qualche minuto dopo le quattro e mezza del pomeriggio di domenica a Madrid, a Mondiale vinto dal fenomeno Boonen su Valverde e Geslin con l\\'Italia al peggior risultato, il 13° posto di Bettini, dal 1983 (17° Saronni ad Altenmarkt), e con nessuna medaglia in sei gare come ad Hamilton 2003.
Sì è cominciato con le parole del grande sconfitto Petacchi: "Nell\\'ultimo giro soffrivo, e ho detto a Bettini di provare lui. Ho avuto una sinusite che non mi ha fatto respirare bene, ma nell\\'ultima settimana avevo sempre recuperato bene. Alla fine non avevo le gambe". Si è continuato con le accuse di Bettini: "La Nazionale era tutta per lui, non ho potuto fare la mia corsa. Io sono stato ai patti, Ale doveva essere più sincero e onesto. Doveva dire prima che stava male". E la difesa del c.t. Ballerini: "Lo sport è fatto anche di queste sconfitte perchè gli atleti non sono macchine. Peccato non aver potuto sfruttare bene la forza di Bettini e per la giornata no di Petacchi. Se rifarei le stesse scelte? Sì, spererei nella giornata sì di Petacchi ma non cambierei la squadra".
Un florilegio di opinioni stanno arrivando in queste ore anche dai lettori: davvero in tanti hanno scritto a Gazzetta.it. Da chi invita a non buttare la croce addosso al c.t. ("La guerra si fa con i generali che si hanno"), a chi invece boccia la tattica e dice che l\\'anno prossimo andrà al mare invece di guardarsi in Tv sei ore e mezza di mondiale. Da chi voleva almeno un altro uomo accanto a Bettini a chi incolpa Bettini stesso, che con i suoi scatti avrebbe tagliato fuori il velocisti.
Di oggi è anche la difesa di Alessandro Petacchi da parte di Giancarlo Ferretti, team manager della Fassa Bortolo: "Lasciatelo in pace - ha detto all\\'Ansa - è uno dei corridori, anzi degli uomini, più onesti del gruppo. Con me in squadra in questi 7 anni non ha mai tradito niente e nessuno. il fatto che abbia detto solo a 10 chilometri dalla fine che non era in grado di disputare la volata non toglie nulla alla sua onestà: si sa e lo dico per esperienza, che i velocisti sono fatti così. Sono loro i primi a non sapere mai come stanno veramente. Io dico piuttosto che Petacchi ha fatto bene a voler restare a studiarsi fino all\\'ultimo momento".
Opinioni. Ce ne sono tante anche sul futuro di Franco Ballerini: c.t. dal luglio 2001, al Mondiale vanta un\\'oro (Cipollini 2002), un argento (Bettini 2001) e un bronzo (Paolini 2004), oltre all\\'oro olimpico di Bettini ad Atene. Ma il fallimento di Madrid brucia e pesa, e non si dimentichi che il c.t. è un uomo della gestione Ceruti, mentre il neopresidente Di Rocco aveva inserito nel programma la revisione della struttura tecnica (confermando i contratti solo fino al 30 settembre): la "panchina" traballa, a dire poco.

 

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"MEGLIO NON ESSERE RICONOSCIUTO PER STRADA CHE ESSERLO ALL'OBITORIO.
IL CASCO SALVA LA VITA, LA CHIOMA VA BENE PER LA FOTO SULLA TOMBA"!!!


Articolo 27 della costituzione Italiana

La responsabilità penale è personale.
L'IMPUTATO NON E' CONSIDERATO COLPEVOLE SINO ALLA CONDANNA DEFINITIVA.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 27/09/2005 alle 09:22
Ciclismo: rischia il Ct Ballerini
Martinello accusa, \\'gara Madrid si poteva gestire meglio\\'
(ANSA) - MADRID, 26 SET - A fine anno scadranno i contratti di tutti i commissari tecnici del ciclismo ed il responsabile dei pro Ballerini rischia il posto. \\'Il ruolo del ct dei professionisti sara\\' oggetto di analisi dei prossimi consigli federali - ha detto Silvio Martinello, tra i principale collaboratori del nuovo corso in Federciclo - ed e\\' giusto discutere quello che e\\' successo a Madrid. Alla luce dei fatti abbiamo perso un mondiale con Bettini, che era il piu\\' forte di tutti, si doveva gestire meglio\\'.

NDR: (vuoi vedere che finisce tutto a CT (Chiacchiere e Tarallucci :Od)

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 27/09/2005 alle 09:27
Ciclismo: Ferretti difende Petacchi
Il Ds della Fassa si schiera con il velocista dopo Madrid
(ANSA) - MADRID, 26 SET - Il Ds della Fassa Bortolo Ferretti difende Petacchi dopo il ko di Madrid: \'Lasciatelo in pace: e\' uno degli uomini piu\' onesti del gruppo\'. \'Con me in squadra in questi 7 anni non ha mai tradito niente e nessuno - insiste Ferretti - il fatto che abbia detto solo a 10 chilometri dalla fine che non era in grado di disputare la volata non toglie nulla alla sua onesta\': i velocisti sono fatti cosi\'. Sono loro i primi a non sapere mai come stanno veramente\'.

NDR: E se non lo difende lui chi lo fa?????????????

 

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