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Autore: Oggetto: Jean Francois Bernard

Livello Ottavio Bottecchia




Posts: 559
Registrato: Jul 2005

  postato il 11/09/2005 alle 00:55
Jean Francois Bernard è un grand’uomo. Oggi fuma e beve un po’ troppo, ma lo fa con stile ed eleganza, che lo accompagnavano anche in bicicletta.

Campione di Francia tra i dilettanti nel 1983 Jean Francois passa professionista alla fine del 1984. Al primo anno tra i pro mette subito in evidenza, in nuce, le sue qualità e il suo fine talento di grande passista scalatore, rammentando a chi lo ammira lo stile di uno dei più grandi di sempre, Jacques Anquetil. Vince una tappa del Giro di Svizzera, una al Tour du Limousin è 3° al Baracchi (con Wiss) e 5° al Gran Premio delle Nazioni.

Esplode nel 1986: vince il giro del Mediterraneo e domina cronometro un po’ ovunque. Ne vince due al Romandia, due al Delfinato. E’ 3° al Gp Nazioni, 12° al Tour de France dove si aggiudica il tappone alpino di Gap (248 km), mostrando fondo e qualità in salita. Sembra un predestinato e in sella è davvero un bel vedere. In tutto, quell’anno, 11 vittorie.

Ma è il 1987 l’anno della consacrazione. Assente lo sfortunato Lemond, vittima di un terribile incidente di caccia, ormai ritiratosi il grandissimo Hinault, Jeff Bernard ha avuto la grande opportunità di raccoglierne l’eredità. E c’è andato vicino. Quell’anno ripete le 11 vittorie, ma soprattutto da spettacolo al Tour, dove sfiora la vittoria. Non parte fortissimo, in verità, e non entra tra i primi tre nelle prime due cronometro: il prologo di Berlino (indimenticabile quel Tour) e la Samur-Futuroscope di ben 87 km. Ma in salita recupera terreno dapprima sui Pirenei, poi sulle Alpi, in un crescendo che culmina nel giorno più bello della sua carriera, la cronoscalata Carpentras-Mont Ventoux, dominata ai 27,239 km/h di media (!) lungo 36,5 km, chiusi con un vantaggio di oltre un minuto e mezzo sul secondo, lo scalatore colombiano Lucio Herrera (quando c’erano ancora gli scalatori). Delgado è a quasi due minuti. Bernard è in giallo, i francesi impazziscono. Ma la pressione è troppa per il giovane Jean Francois (è un classe 1962, ha 25 anni compiuti da poco), non tutti sono come Gimondi, Coppi, Merckx capaci di vincere il primo grande giro a 22, 23 anni. La notte non dorme e il giorno dopo va in bambola, Roche e Delgado ne approfittano e lo scavalcano in classifica a Villard de Lans. Si riprende e dimostra di avere le tre settimane nelle gambe vincendo l’ultima cronometro a Digione lasciando Roche a 1’44 e Lejarreta a 2’28”. Ma non basta: l’irlandese vince nel suo anno fortunato davanti a Perico e al grande Jeff. Quarto fu Charly Mottet (caro Mestatore non so se ha pedalato su una gamba sola ma era dietro )). Quell’anno e anche 16° al giro d’Italia a conferma della buona predisposizione per le tre settimane di corsa.

Non voglio dilungarmi troppo, ma il 1988 è stato un anno sfortunato per lui. Problemi fisici, ritiro dal Tour, alternati a sprazzi di classe come le tre tappe vinte al Giro. Da allora non è stato più all’altezza nei grandi giri. Lascia la squadra di Bernard Tapie (lo ricordate quando era nel ciclismo?) e passa alla Banesto nel ’91 dove accompagna Indurain per quattro dei suoi cinque trionfi.

Jean Francois Bernard è stato un talento purissimo. Ma era caratterialmente un po’ fragile e troppo galantuomo. Ha pagato, probabilmente, la rivoluzione dei preparatori e l’avvento dell’emodoping che hanno rimescolato valori e talenti. Ha smesso di pedalare nel giugno 1996.

Un’affermazione un po’ avventata, forse, ma chissà... senza di lui magari Indurain avrebbe vinto un Tour in meno, o comunque avrebbe faticato di più a trionfare nel ’92: fu il nostro Jeff a tirare il gruppo per 180 km all’inseguimento di Chiappucci nell’indimenticabile Saint Gervais-Sestrière del Tour 1992 impedendo al ‘diablo’ di prendere troppo il largo.

A me mancano gli uomini come Jeff, con quello sguardo un po’ sognatore. Credo ci siano vicinanze, nello stile e nel carattere, tra lui e Gianni Bugno.

 

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Fu nel 1982 che capii. Odio le armi, ma la fucilata - quel giorno - mi fece innamorare.

 
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Livello Fausto Coppi




Posts: 1635
Registrato: Apr 2005

  postato il 11/09/2005 alle 01:21
Jeff è stato l'ultimo (e il più incompiuto, purtroppo) di una serie di Francesi eccellenti nelle corse a tappe. Dopo Hinault e le meteore Caritoux e Bernadeau, è arrivato un certo sig.Fignon, Pascal Simon, Jeff Bernard. Oggi il ciclismo francese si fregherebbe le mani, dovessero nascere nuovi emuli di quei giovani degli anni fra l'82 e l'84.....
Non entro nella seconda parte del post, non posso dire se il suo rapido declinare sia stato figlio dell'emodoping. Sicuramente molti dei protagonisti di quegli anni ci hanno avuto a che fare.....ma non conosco Jeff a sufficienza per farne una vittima. Corridori meteore ci sono sempre stati (vedi il nostro Vianelli...) e Jeff pare uno di quelli. Molta classe, molta grinta, forse troppo presto nella mischia.
Ciao.

 

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pedala che fa bene.....

 
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Livello Fausto Coppi




Posts: 6922
Registrato: Jul 2004

  postato il 11/09/2005 alle 12:40
Lungi da me l’intenzione di diminuire la figura di Bernard, tuttavia trovo significativo il passaggio alla Banesto, significa che lo stesso Bernard si era convinto che il suo ruolo fosse quello del gregario.
Gli anni ottanta (o almeno buona parte degli anni ottanta) erano comunque già anni di emodoping praticato attraverso l’autoemotrasfusione senza troppe inibizioni, e il solo anno 1990 (virtualmente primo anno dell’era epo, anche se come al solito alcuni privilegiati avranno goduto la primizia magari già da due o tre stagioni) non può essere accusato d’essere stato l’orco che ha messo fuori causa Bernard dai piani alti del ciclismo.
Dicevo appunto che fu significativo il passaggio alla Banesto, perchè non bisogna dimenticare che Bernard arrivava in una squadra nella quale correva Delgado, giunto quarto al Tour dell’anno precedente, e non bisogna dimenticare che c’era Indurain, il quale a differenza di Armstrong, per ciò che concerne le corse a tappe, non era sbucato fuori dal nulla, era bensì reduce da un decimo posto a meno di 13 minuti da Lemond, dunque pronosticabile come protagonista (anche se non nella misura che dimostrerà poi, questo non l’ho mai negato).
Dunque Bernard era consapevole di quale potesse essere il suo ruolo, forse per carenza di aggressività, più che per fragilità caratteriale (lo dico più che altro perchè è un termine che non mi piace).
Ottimi interventi comunque i vostri.

 

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Davide

 
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Livello Fausto Coppi




Posts: 1635
Registrato: Apr 2005

  postato il 11/09/2005 alle 13:12
Sai Aranciata, nell'87 avrei scommesso sulla vittoria di Bernard nel tour. Dopo poi il numero della cronoscalata del Ventoux.....me lo sentivo in tasca.
da "le memoire du cyclisme" guardate questo ordine di arrivo...
1. Jean-François Bernard en 1h19'44"
2. Herrera à 1'39"
3. Delgado à 1'51"
4. Parra à 2'04"
5. Roche à 2'19"
6. Gayant à 2'52"
7. Acevedo à 3'05"
8. D.Roux à 3'34"
9. Mottet à 3'58"
10. Wilches à 4'18"
Veramente un impresa. 39 km di cronometro. Bernard sembrava il padrone.
Poi è andata come Grimpeur ha già raccontato.
Discutevo con amici proprio del ciclismo francese, che in quegli anni, sembrava tirare fuori campioni a getto continuo. Il ritiro di un grandissimo come Hinault, la presenza di un certo Fignon...poi Mottet, Simon, Bernard...sembrava avessero lo stampino. Ma in realtà è stato il canto del cigno del loro ciclismo. Dopo questa generazione, si sono distinti solo Jalabert, che però non era propriamente corridore da Tour, e non ha mai "rischiato" di vincerlo, e Virenque, un modesto scalatore molto più popolare del suo effettivo valore. Festina compresa.
Il declino del ciclismo francese è veramente stato incredibile e repentino. Sarebbe interessante capire il perchè. E perchè duri da tanto tempo.....
Crisi tutte le grandi scuole le hanno avute. L'Italia dopo Coppi, ha faticato fino a Gimondi per trovare un protagonista fisso delle corse a tappe di qua dalle alpi e di la..ma ha avuto in Nencini, Pambianco, Adorni, Motta, corridori in grado di rivaleggiare coi migliori. Poi dopo Gimondi, abbiamo faticato a trovare protagonisti per le corse a tappe, ma nelle corse di un giorno, Moser, Saronni, Argentin hanno mostrato numeri importanti. I belgi stessi dopo Merckx, hanno avuto problemi...hanno bruciato talenti come Maertens, Vanderaerden, Van Hoojdonck per emularlo....solo con Mussew sono tornati a dire veramente e stabilmente la loro, ma l'epoca d'oro pareva passata definitivamente. La crisi francese è veramente acuta. Nessun Francese è ancora oggi protagonista, nè dei giri nè delle corse in linea e non si vedono prospect seri. Bernard , con Mottet, è stato l'ultima grande speranza francese di dominare i grandi giri.
E quella tappa......resta li nella storia recente del tour a dimostrare quali potenzialità Jeff avesse. Ciao!.

 

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Under 23




Posts: 14
Registrato: Aug 2005

  postato il 11/09/2005 alle 13:28
Lode a Bernard, campione triste ed anche sfortunato...
La cronoscalata dai più ricordata é stata una delle tappe più emozionanti di sempre al Tour...e pensare che secondo arrivò Herrera, forse il più grande scalatore dell'epoca contemporanea dopo il mitico Pirata

 
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Livello Fausto Coppi




Posts: 5092
Registrato: Apr 2004

  postato il 11/09/2005 alle 13:42
Da quello che ho sentito dire, l'episodio che ha chiuso la carriera di Bernard a grandi livelli, è stata la caduta al Giro del 1988 (tappa di Borgo Valsugana). Conseguenza di quel capitombolo furono problemi al nervo sciatico che lo condizionarono per il resto della carriera. In effetti, da dopo quel Giro (tre vittorie di tappa: prologo di Urbino, Chianciano Terme e arrivo in salita a Merano 2000, il giorno dopo il tappone del Gavia innevato) non è più riuscito a combinare nulla di buono.

 

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Mauro Facoltosi
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Livello Raymond Poulidor




Posts: 340
Registrato: Mar 2005

  postato il 11/09/2005 alle 14:35
Dopo aver conosciuto Jeff a Parigi, dopo averci passato insieme tutta la settimana mondiale di Verona 2004 (commentava per la versione francese di Eurosport) confermo che è un vero personaggio. Vero esperto di vini (con specializzazione sui rossi), adora quelli italiani che preferisce ai vini della sua Francia. Vero amante della bella vita e delle belle donne, mi ha garantito che lo era anche quando faceva il corridore. In quel periodo non sopportava Bernard Hinault, che mi ha descritto come un rozzo contadino bretone pieno d' arie.

Moserone

 
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Livello Fausto Coppi




Posts: 6314
Registrato: Jun 2005

  postato il 11/09/2005 alle 14:41
Originariamente inviato da Moserone

In quel periodo non sopportava Bernard Hinault, che mi ha descritto come un rozzo contadino bretone pieno d' arie.

Moserone


Non so se è rozzo, ma ci ha delle fattorie da far paura per la grandezza,
una o 2 industrie e un mare di case (in bretagna le case + umili sono villette con 1000 metri quadri di giardino).
Vorrei essere anchio così!!!!!!!!!!!

Kenavo

 

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"MEGLIO NON ESSERE RICONOSCIUTO PER STRADA CHE ESSERLO ALL'OBITORIO.
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Livello Fausto Coppi




Posts: 6922
Registrato: Jul 2004

  postato il 11/09/2005 alle 15:06
Alla luce degli ottimi interventi di Mauro e Moserone, direi che si può mettere da parte l’ipotesi che a ridimensionare la seconda parte della carriera di Bernard sia stato l’arrivo dell’epo nel plotone.
Senza per questo negare l’incidenza del fenomeno doping, sia chiaro.

 

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Davide

 
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