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Autore: Oggetto: Bici Sport

Livello Fausto Coppi




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  postato il 21/10/2008 alle 15:22
Originariamente inviato da Monsieur 40%

Originariamente inviato da grilloparlante

Prendersela con gli atleti lo trovo orrendo e imbarazzante, ma almeno sarebbe il segnale di una presa di posizione energica e fuori dal coro.


Prendersela con gli atleti sarebbe fuori dal coro? A me sembra lo facciano tutti...


Esatto!
Quoto l'intervento di Frank, è quello che cercavo di dire in un modo pessimo rispetto a lui.

 

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Michela
"Stiamo Insieme, Vinciamo Insieme - Ivan Basso"


Vita in te ci credo le nebbie si diradano e oramai ti vedo non è stato facile uscire da un passato che mi ha lavato l'anima fino quasi a renderla un po' sdrucita. Anche gli angeli capita a volte sai si sporcano ma la sofferenza tocca il limite e cosi cancella tutto e rinasce un fiore sopra un fatto brutto



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Livello Moreno Argentin




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  postato il 21/10/2008 alle 15:57
Prendersela con gli atleti diventa fuori dal coro se lo si fa in modo serio. Non serve a nulla dire: "Tolleranza zero. Riccò va cacciato. Ci hai tradito. Il tradimento di Basso...".
Diverso è andare a vedere, come fanno i tedeschi (ultimamente con Schleck), se è credibile la storia di Riccò che compra il Cera per 700 euro da Santuccione. Andiamo a vedere i conti corrente, andiamo a chiederci se abbia usato la stessa roba al Giro. In questo prendersela con gli atleti, tirando fuori poi gli altri, diventa inchiesta.
I tedeschi così facendo hanno fatto smettere Ullrich. E' sbagliato? forse, ma in assenza di un'Uci che giudichi davvero, i giornali almeno fanno il loro dovere, che è quello di approfondire e raccontare cosa trovano.
Voi ditemi, dimmi Monsieur 40% chi è in Italia che se la sia presa con gli atleti in modo serio e senza retorica. Nessuno: si pensa basti coprire d'infamia per aver fatto il proprio dovere, ma quello non è giornalismo. E' gossip. Come dire che Berlusconi è ladro senza portare le prove. E' ladro sulla parola? Non basta. Quando due giornalisti fecero dimettere Nixon, portarono prove scritte. Vuoi metterti contro gli atleti: ecco come devi fare. Perché poi dietro gli atleti cadono anche i dottori e i tecnici...

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 21/10/2008 alle 20:12
A me sembra che sia proprio la linea che ,sinteticamente, si può definire "tolleranza zero" ad avere in sé, come elemento connotativo non eliminabile, il fiato corto.
Perché poi ogni alzata di sguardo ( dai preparatori, alle squadre che sanno tutto, ai DS, ai dirigenti dello sport e via a salire) viene cancellata in quanto sarebbe un cedimento a quei mollaccioni di perfezionisti che accusano il sistema che aspettano, immobili, che sorga il sole dell'avvenire della mattina perfetta in cui avremo cambiato il mondo ( così dice qualche forumista).
E , quindi, basta sparare sugli atleti.
Non si può volere la botte piena e la moglie ubriaca, tolleranza zero è, comunque, solo rivolta agli atleti ( ai preparatori, per esempio, non li fa niente nessuno). Punto, poi ci si può consolare con un dopato in meno, ma certo il fiato corto rimane.
La linea delle inchieste mi pare giusta, comunque, non dovrebbero occupare tutto il giornale, perché, appunto, possono appesantire e poi non è che un appassionatao di ciclismo, per seguire il suo sport, deve occuparsi per pagine intere di inchieste sul doping. Bicisport deve anche suscitare la curiosità che spinge a spendere 5 euro, non è gratis come un sito web e non è una pagina di un giornale che tutti comprano per altro, come Repubblica.
Però è vero che fa poche inchieste , quando le fa le fa bene ma sono poche e qua , credo, c'entri l'età del direttore che non capisce che il mondo e il ciclismo sono cambiati, che non possono continuare a ignorare uno strumento come internet e che le inchieste fatte con bravura e coraggio su preparatori chiacchierati,squadre, ignavia del potere sportivo, sono una risorsa importante.
Purtroppo, educati da questa politica che ci rimbambisce, quello che passa è la copertina tolleranza zero, ma nello stesso numero c'era un'importante intervista a Di Rocco che, volendo,poteva dare spunto a molteplici inchieste e amplificazioni.
Il rischio è che, se non si dà slancio all'inchiesta giornalistica che apra spunti diversi da quei giornalisti che sparano sugli atleti, raccontano quasi con eccitazione erotica tutte le pratiche dopanti anche nei particolari intimi, fanno paginate sugli effetti di sostanze che creano dal nulla il talento e uccidono chiunque se ne serva, se non si dà slancio a inchieste fatte davvero con spirito giornalistico, tenendo conto che il ciclismo è, purtroppo, entrato in una fase quasi di agonia, il fiato corto rischia di sentirsi , indubbiamente.
Bicisport potrebbe svolgere un ruolo importante, purché vada oltre la rabbia verso l'atleta, purché vada al di là degli atleti.
E poi, invece, mi piacerebbe che seguisse anche la sua vena letteraria ( cioè, di certi giornalisti), perché una volta detto, per esempio, che Riccò se l'è cercata, a me piacerebbe leggere qualche articolo che cerchi di capire come sta Riccò, oggi.
Gli atleti sono gli unici a pagare, ma rimangono uomini e un uomo che cade ( per qualsiasi ragione cada) è degno di un interesse più profondo.
CON LE DOVUTE PROPORZIONI E DIFFERENZE CHE SONO CHIARE, su Pantani e il suo dolore il velo si è scoperto solo dopo la morte (certo, perché c'era chi non faceva avvicinare nessuno), fosse stato possibile io penso che sarebbe stato giornalismo ( e umanità) altissima andarlo a sentire.
Bicisport può fare anche questo, ha giornalisti/ scrittori capaci di farlo, non fermarsi al "bastardo maledetto", oltre al fatto di essere dopato, c'è sempre qualcosa di più profondo in un uomo.
Inchieste coraggiose e storie di vite miserabili, giornalismo e letteratura, allargare lo sguardo, svincolarsi dal ricatto di parlare di un atleta e poi vederselo beccare, volare alto.
E qua i problema è, forse, un direttore anziano e il familismo che abbassa il livello, perché su Basso c'era da capire, eccome se c'era, se non l'ha capito bastava un trafiletto, non dieci pagine di nulla.

 

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"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping.

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 21/10/2008 alle 22:58
Grilloparlante, sarebbe giusto se quello che dici tu, BS lo facesse contro i DS ed i Team Manager.
Analizzare e fare inchieste su ciclisti vincenti è impossibile, ma farlo sui Team Manager è più serio, più costruttivo.

Questo lavoro non lo fa nessuno, perchè?

 

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Michela
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 22/10/2008 alle 10:05
Vuoi sapere la mia sul perché non si fa? Perché è difficile. Perché costa. E perché bisogna saperlo fare. Certa gente punta al massimo risultato col minimo investimento e allora prendere un giornalista e mandarlo a St Moritz o alle Canarie per cercare il famoso Dottore ha un costo: paghi il viaggio, paghi il giornalista. Senza pensare all'utilità e al riscontro a lungo termine che smascherare un personaggio del genere darebbe al tuo giornale.
Esempio: l'ultimo numero. Viene pubblicata la lettera di un dilettante e viene salutata come la spaccatura nel sistema.
Ma quando mai?! Cosa c'è scritto in quella lettera? Nulla. E' lo slancio genuino ma ingenuo di un ragazzo che però al dunque non fa i nomi. Ma io lo capisco: mica può essere un dilettantino a rompere il muro. Il muro lo rompi con le inchieste. Ma tu le inchieste non le fai e la cancrena continua a mangiare.
Anche io penso che su Basso si poteva fare di più, se non altro far vedere di avere un orgoglio e rinfacciargli le prese per i fondelli di certe interviste piene più di bugie che di altro. Invece l'hanno sdoganato, bevendosi la storia del rimorso e delle bugie.
Serve coraggio e il coraggio, per quanto tu possa essere ricco, non riesci a comprarlo. Puoi comprare la sottomissione e la paura, non il rispetto. Ma questa sarebbe troppo lunga da spiegare...

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 22/10/2008 alle 14:42
Sì, hai ragione, avevo scordato quella lettera presentata come " dopo questa nulla sarà più lo stesso".
Facile così, la lotta la doping la facciamo fare al ragazzino di buona volontà.
Io mi auguro un cambiamento di rotta di Bs nel senso di cui si dicute qua, da amante della carta stampata (per età,credo) preferirò sempre un giornale da leggere.
ma credo che certi cambiamenti richiedano anche mentalità diverse e più giovani.

 

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Livello Marco Pantani
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  postato il 30/11/2008 alle 20:25
Ho letto Bicisport di dicembre e, intanto, scopro con piacere , finalmente, una bella intervista a Basso ( quelle di Capodacqua e Luca Neri erano pessime).
Miky70, tifosa di Basso, diceva qualche giorno fa, in un altro thread, che nelle interviste a Basso si parla sempre del passato.
A me pare che Basso sia in un momento di sospensione del tempo, occupa un attimo impensabile di tensione fra il passato e il futuro, il presente è questo attimo sospeso nel tempo.
Questa intervista rispecchia molto bene questo attimo impensabile, questa tensione del tempo, anche perché è fatta fluttuando temporalmente , andando rapsodicamente avanti e indietro,dal passato al futuro.
A me Basso piace, ha una forza mentale che fa paura ( la determinazione di granito al Giro 2006, quando cominciava a temere di essere scoperto, ne è la prova).
Anche lui non parla di aver barato, non si turba per i ciclisti “ingannati”, anzi, secondo me, quel rancore sordo, innominabile, di cui lui ostinatamente non parla, è perché sa che dal mazzo è stato beccato lui e questo consente anche a chi non dovrebbe e non potrebbe parlare, di dire la sua su di lui.
La colpa vera è essere beccati.
Vicennati, nell’intervista, parla, giustamente, di lettera scarlatta che resterà addosso a Basso. Solo che la lettera scarlatta, nel romanzo di Hawthorne, è il sigillo dell’ipocrisia di un mondo, non tanto della colpa della donna.
E’ il mondo ipocrita,puritano, che nasconde la sua immoralità nel moralismo ottuso ( il padre del bambino dell’adultera è il pastore moralista che si macera nella vergogna) che crea la pecora nera e la fissa per sempre in questa immagine attraverso la lettera scarlatta, per mostrarsi sempre eticamente corretto.
E mi pare esattamente la situazione del doping nel ciclismo.
Magari a Vicennati quel paragone con la lettera scarlatta è sfuggito di mano o, invece, come spero, è stato consapevole, ma mi pare che esprima perfettamente la realtà.
Un’intervista che è un momento di luce, che aiuta a capire parecchie cose.
E poi, sono una povera pazza che crede nel potere della letteratura e delle parole, quell'accenno alla lettera scarlatta mi fa pensare e sperare che sia un segno di qualcosa che non torna in questa "tolleranza zero".
Dove, invece, si naviga nel buio sempre meno comprensibile è nelle lettere al Direttore.
Intanto mi pare davvero strano che non venga pubblicata neanche una lettera che dissenta dall’idea di tolleranza zero ( anch’io ne avevo scritta una qualche tempo fa in cui criticavo questa cosa e criticavo Luca Neri, quindi so per certo che almeno una lettera in dissenso è stata ricevuta, ma, ovviamente, la mia non sarà stata l’unica. Ovviamente il problema è il metodo, non mi frega nulla della mia lettera, è il metodo che urta: non esiste dissenso, i lettori esprimono un plebiscito alla tolleranza zero, anzi, qualcuno eccede e deve essere frenato da Neri).
Mi pare anche del tutto insufficiente questo richiamo continuamente retorico ai ciclisti, l’enfasi con cui continua a parlare dell’innocua lettera di un dilettante che sta trascinando avanti da mesi ( il mese scorso con ampio commento di Cassani), il fatto che si continui a parlare genericamente di dirigenti, medici ecc. ma poi alla gogna ci vanno solo i ciclisti.
Bisognerebbe uscire dal vicolo cieco, altrimenti si va nella direzione di Capodacqua.
Riccò ( faccio questo esempio perché è il più eclatante degli ultimi tempi) si è dopato, ma il suo talento non viene da lì.
Altrimenti, se non si rompe questo tabù, avrà sempre ragione Capodacqua che,ad ogni beccato, potrà dire: raccontate favole, le meraviglie che descrivete sono frutto del doping, e questa concezione ( oltre che la migliore pubblicità al doping) è la pietra tombale sul ciclismo.
Sempre su BS leggo un breve trafiletto con le parole di Matteo Marzotto, del consiglio d’amministrazione della Valentino, che dice, giustamente: Il doping mi ha rotto le palle, al pari del modo in cui se ne parla. Per me i ciclisti restano degli eroi,con il doping il dolore della fatica è sempre quello, solo che vai più forte.
Mi pare, pacatamente, sbagliata questa politica tolleranza zero di Bicisport, dove alla gogna ci vanno i ciclisti e l’ambiente resta genericamente sullo sfondo.
Perché nessuno che sia stato beccato si pente davvero? Solo perché sono brutti, sporchi e cattivi? O perché sanno come stanno le cose, sanno il sistema in cui sono inseriti e questo impedisce la coscienza della colpa? Solo Pantani ha fatto di questo scontro con un sistema in cui il compromesso pesante è la prima cosa richiesta e da accettare , un dramma esistenziale che l’ha stritolato ( insieme a tante altre cose) . Ma ci voleva la sensibilità e l’intelligenza di Pantani e, comunque, è un momento che è venuto soprattutto ( dico soprattutto perché certe sue inquietudini sui compromessi da accettare erano presenti anche prima) dopo il fallimento, il momento in cui l’apparato lo caccia come capro espiatorio.
Bicisport deve partire da qui, non andare avanti a tolleranza zero e con il freno a mano tirato, deve cogliere, come in passato, che dietro al dopato c’è qualcosa di più profondo, che l’uomo e l’impresa non sono il precipitato meccanicistico del doping, se non colpisce con forza il sistema e la sua necessità di lettere scarlatte a raffica, rischia di inseguire uno come Capodacqua su un terreno che non è, per fortuna, di BS e di alcuni dei suoi giornalisti.
La chicca delle lettere al Direttore è una lettera di una lettrice che spiega la situazione di Frank Schleck. Neri, palesemente, non sembra capire la lettera, ribadisce un po’ goffamente le cose che aveva detto,chiaro che, se la lettrice ha ragione, si spiega perché Schleck prenda parte al criterium conclusivo del pro Tour ai Caraibi, se non ha ragione Neri doveva spiegare perché non ha ragione.
Una cosa stupisce, però: si va a farsi fare le tabelle per la preparazione pure da una società che è diretta da un ginecologo ( Fuentes) che di preparazione dovrebbe saperne poco.

 

[Modificato il 30/11/2008 alle 20:32 by Donchisciotte]

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 30/11/2008 alle 21:23
Originariamente inviato da Donchisciotte

A me pare che Basso sia in un momento di sospensione del tempo, occupa un attimo impensabile di tensione fra il passato e il futuro, il presente è questo attimo sospeso nel tempo.
Questa intervista rispecchia molto bene questo attimo impensabile, questa tensione del tempo, anche perché è fatta fluttuando temporalmente , andando rapsodicamente avanti e indietro,dal passato al futuro.


per caso dietro al tuo nick c'è Seneca?

 

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Livello Marco Pantani
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  postato il 30/11/2008 alle 23:43
Non posso più modificare il post che ho scritto poco fa, ho idea che non si capisca bene ma volevo dire che bisogna avere il coraggio di volare alto, di sparigliare le carte e rovesciare il discorso, non farsi risucchiare da discorsetti con il fiato corto, perché se si resta nella logica “ alla Torquemada”, vincono i Torquemada che bruciano il “cattivo” per salvargli l’anima e lasciano intatto il sistema che li produce.
E si resta ancorati a una logica riduzionista, per cui tutto si spiega con il doping, anche le diverse consistenze umane degli atleti e le emozioni che producono.
Lasciando stare l’inarrivabiltà di Pantani, uno come Vinokourov è un dopato ma è anche uno che emoziona, Riccò è un dopato ma è uno che crea tensione, sono doni, loro li hanno, altri no. E il loro talento ciclistico non è il doping e raccontare di talenti è il senso di chi lavora nel ciclismo. Non bisogna ridursi a pensare Vinokourov= trasfusione, Riccò= cera ecc.
Quello che è umano non è così semplice. E dalle rape il sangue non esce. Avere il coraggio di sparigliare le carte.

E se si parla di doping, si salga di livello rispetto al corridore.
Perché ecco cosa mi tocca leggere su sportpro.it :

Alle volte ritornano. Magari senza tanto clamore, alla chetichella, infilandosi nei meandri del dimenticatoio generale e del cosiddetto "buonismo della memoria". Quello strano fenomeno - molto frequente di questi tempi - per cui anche i protagonisti di vicende non limpidissime – passato un certo lasso di tempo – ritornano all’attenzione pubblica con la più indifferente nonchalance.
Come niente fosse successo. In fondo, poverini, cosa mai avranno fatto? Imperterriti. Perché la gente dimentica facilmente e spesso, per espressa colpa dei “media”, non ha strumenti per andare a fondo a storie complesse e spesso confuse.
Così, scorrendo le agenzie della settimana, ecco una notiziola a prima vista non di primissimo piano: il lancio in una conferenza stampa di un progetto, "L'attività fisica come farmaco. Il movimento come strumento di prevenzione e cura”. Si tratta di un encomiabile progetto che mette al centro dell’attenzione l’attività fisica come protagonista di un nuovo e più salutare stile di vita. Lo sport come medicina, invece delle medicine. Ottimo. Eccellente. E forse per questo che si scomoda anche il Ministero della salute con i suoi rappresentanti più illustri a sostenere l’iniziativa: su tutti il sottosegretario al Ministero del Welfare con delega alla sanità, sen. Ferruccio Fazio. E poi ecco l’Azienda ASL di Ferrara in partnetship con la Regione Emilia Romagna e l'Azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara, l’Università di Ferrara e la Federazione dei medici di medicina generale di Ferrara. Grande esclusa e proprio su di un tema che dovrebbe essere compito istituzionale dell’ente, la FMSI, la federazione medici sportivi.
Che, ovviamente protesta, sottolineando un particolare non di secondaria importanza: a coordinare il progetto c’è l'ormai 73enne prof. Francesco CONCONI.
Si, proprio lui, quello del mega processo di Ferrara nel quale si accertò il trattamento doping per una lunga serie di atleti di vertice di varie discipline (dal ciclismo all’atletica, allo sci di fondo, ecc.). Trattamento di cui – fra gli altri - fu accusato proprio il professore.
Conconi, va detto subito, è stato assolto dall’accusa. Dunque ha il sacrosanto diritto di ricoprire il ruolo di coordinatore che viene annunciato nel progetto. Un ruolo legittimo, ma forse leggermente inopportuno. Infatti Conconi è stato sì assolto in quel processo, ma per prescrizione. Cioè perché tra indagini e udienze la vicenda giuridica è durata troppo a lungo e sono scaduti i termini legali. Ciò che non toglie l’alone grigio derivante dalla pesantezza delle accuse al sistema di caccia ai risultati a tutti i costi messo in piedi a Ferrara negli anni ‘94 – ’95 e alimentato nientemeno che dal Coni.
Ciò che portò all’epoca a parlare di una forma particolarissima di vero e proprio doping di stato (vedi le accuse del pm Soprani .




Ecco, da allora i collaboratori di Conconi sono in attività, lui è andato in pensione come rettore e adesso collabora di nuovo con lo sport statale, la Di Centa ( presente nel file) rappresenta lo sport pulito e solo Pantani.....
Beh.... è umano, le palle girano parecchio, altro che il dopato di turno.
Sparigliare le carte, volare alto. Questo è il compito di Bicisport, secondo me.
Parafrasando Guccini: lasciate che gli altri cerchino le verità per terra, da maiali, lasciate loro le ghiande, tenetevi le ali.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 01/12/2008 alle 06:20
Le lettere al direttore spesso le salto, leggo il titolo poi giro pagina perchè le risposte di Neri sono tremendamente banali e sempre le stesse. Infatti ho addirittura pensato che le scrivesse la direzione

Stamattina corro a comprare BS. Non so perchè ma nell'edicola vicino a casa, la rivista arriva sempre per ultima.... Sarà per la faccia sfigata della commessa, che passa tutto il giorno a soddisfare le richieste dei giocatori del lotto e dei fumatori e oltre a "Il Resto del Carlino" non va come lettura..... Proverò a consigliarle la "Settimana Enigmistica", chissà......

 

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Michela
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 02/12/2008 alle 06:27
Che ne pensate dell'intervista a Saronni?

Non mi piace niente di quello che dice, a mio parere non gestisce bene Cunego e non ne ha rispetto, si mette sempre in una posizione di superiorità, figuriamoci poi le critiche a Basso, ma credo siano dovute alla palese rivalità con la Liquigas.
Mi sembra che scopiazzi Riis.
Anche per lui le responsabilità sono solo del ciclista.

 

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Livello Luison Bobet




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  postato il 02/12/2008 alle 10:02
Finalmente stamattina è arrivato Bs di dicembre ( forse per trasportarlo da Roma al Nord usano ancora le vecchie diligenze...) che ho rapidamente sfogliato. A prima vista noto la reazione stizzita del direttore (nell'editoriale) contro le dichiarazioni della signora Fuentes, classificate come 'di stampo mafioso'. E qui tira in ballo Uci, Cio, mancano solo il Wwf e Telefono Azzurro. Purtroppo non si tirano mai in ballo le responsabilità che potrebbero avere certi mass media e certi giornalisti, nel continuare a strillare su questi temi e, conseguentemente, nell'ingigantire un problema che è di tutto il mondo e non solo di quello sportivo. Questo a solo danno del ciclismo..... a me sembra soprattutto paura di quelle dichiarazioni, che potenzialmente potrebbero far crollare il castello di favole che tentano di raccontarci.
E, dulcis in fundo, un pensierino per il 'povero ragazzo Riccò' che sembra sull'orlo di una difficile crisi depressiva... peccato che qualcuno abbia partecipato al tiro al piccione, stavolta. Certi articoli fanno male più delle squalifiche.

 

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Livello Roger De Vlaeminck




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  postato il 02/12/2008 alle 19:27
Bicisport è figlio di un ciclismo, di un mondo, della gente che non c'è +.

Ci vuole rinnovamento! E' anziano come chi lo dirige. Gli articoli di Vicennati vi e le foto di Biondi sono gli unici buoni motivi per cui vale la pena spendere i 5/6 euro!!!

 

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Pap

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 02/12/2008 alle 20:04
Sono d'accordo con paz&caz, solo che, temo, un giornale non si regge su un solo giornalista e un fotografo ( e qualche inchiesta di Lo Schiavo che, a volte, ci azzecca) e poi il resto fra retorica antica e visione autoreferenziale del capo, delfini ( Bossi direbbe , trote) ecc.

Su saronni hai ragione miky70. Con me poi la porta è sfondata: quando correva io non lo sopportavo ( persino peggio di Moser, per me, infatti, in quel periodo, tifavo CONTRO entrambi).
Poi, da dirigente, ha confermato la pessima impressione che ne avevo, sempre stizzito, sempre con l'arietta un po' superiore, sempre dalla parte giusta del potere.
Lo ricordo a Sanremo 2001 ( linea Cannavò), lo ricordo in un'intervista di qualche tempo fa ( sempre su BS, credo) in cui diceva: sì Cunego e Ulissi vanno da un preparatore chiacchierato, lo so, noi non vorremmo, ma che possiamo fare?
Della serie: se va bene, va bene per tutti, se va male noi il c... ce lo siamo preventivamente parato e possiamo andare a dire che siamo stati ingannati.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 02/12/2008 alle 22:33
ma leggete cycling pro , è molto meglio

bs è penoso ormai,escluso il grandissimo vicennati.

mestatore

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 02/12/2008 alle 23:35
l'intervista a Saronni devo ancora finire di leggerla: le posizioni sono chiaramente pro domo sua.
Sono d'accordo sul fatto che le colpe principali siano dei corridori, ma questo non giustifica determinati manager che sembrano cadere dal pero quando la mazzata gli arriva tra capo e collo: naturalmente però queste cose Saronni non le può dire perchè anche lui è un manager.
Non ho capito invece il suo insistere sul codice etico: che senso ha parlare ancora di codice etico quando si è visto che le normative antidoping ogni federazione le applica a modo suo, e spesso ci vuole qualche mese per avere certezze su determinati esami?
Se la prende con la Liquigas perchè ha ingaggiato Basso: ma Saronni si è reso che ci sono stati corridori coinvolti in OP almeno quanto il varesino che non hanno fatto neanche un giorno di squalifica (e naturalmente corrono con squadre Pro Tour)?

 

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Livello Marco Pantani
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  postato il 03/12/2008 alle 00:36
Non riempirà i libri di storia ma , dopo secoli, mi trovo d'accordo con mezzo post di mestatore.
Sulla prima parte del post: cycling pro??????? Con gli editoriali di Cannavò! Dai, altro che decrepitezza.

 

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Arcana loggia per il ripristino della civiltà dell'ordalia.

IO NON L'HO VOTATO.

IO CORRO DOPATO COME TUTTI.

"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping.

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 03/12/2008 alle 12:16
Originariamente inviato da Donchisciotte

Non riempirà i libri di storia ma , dopo secoli, mi trovo d'accordo con mezzo post di mestatore.
Sulla prima parte del post: cycling pro??????? Con gli editoriali di Cannavò! Dai, altro che decrepitezza.


cara maria rita,
preoccupati pure, perchè in questo caso abbraccio la tua linea: pure io i pezzi di cannavo' li salto a piè pari.
però è una sola pagine.

la parte di analisi tecnica e di interviste è fatta bene ed è piacevole
c'è un minimo di coerenza in più, probabilmente leggono (o leggevano...)cicloweb e hanno persino pubblicato commenti e interviù a monsiuer casaldi(sicuro) e a marco grassi (probabile)
.

inoltre non sono legati alla parrocchia toscana e al giro di un certo ciclismo.
bs ogni tre per 2 ormai chiede ( oltre alla coverciano dei ds...) tolleranza zero per gente che ha incensato fino al numero prima in maniera acritica.

personalmente bs lo compro solo occasionalmente ormai e leggo solo vicennati e lo schiavo
mi dispiace anche , perchè bs era una consuetudine ed era pure bella una volta. purtroppo è invecchiatacon il direttore e non ha saputo svolgere alcun ruolo nell' evoluzione del movimento
troppo contigua a certi ambienti, troppo impermeabile all' evovlversi delle forme di comunicazione sportiva.
peccato

cycling pro invece mi piace e ci trovo delle notizie interessanti.
ci sono foto bellissime.

poi certo che non ci avviciniamo a quello che secondo me dovrebbe essere una rivista di ciclismo
i modelli stranieri sono lì da copiare, sia in francese che in inglese c'è da scegliere

ciao

mestatore

ps: non possiedo azioni di cycling pro e le riviste sorelle "la bicicletta " e "la rivista delle gran fondo " sono pietose e non le compro nemmeno se mi torturano

 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 04/12/2008 alle 09:17
Non entro nel merito di dire se sia più bello un giornale o un altro, la cosa è talmente soggettiva, che sarebbe inutile. Un mio amico trova interessante e bello Il mondo del ciclismo, l'organo ufficiale e semi invisibile della FCI, figurarsi se si può parlare dei gusti.
Però, avendo letto Bicisport da anni, mi chiedo se non sia il caso che anche noi diamo il nostro contributo alla causa, un po' come sta invitando a fare Sky sull'aumento dell'iva. Con tutti gli euro che spendiamo ogni mese per Bicisport da anni, avremmo potuto cambiarci la bici e allora reclamiamo il nostro diritto di esistere! In fondo siamo gli azionisti di maggioranza di Bicisport.
Perché non riempiamo di email il caro Neri, invitandolo a cambiare, dicendogli quello che da queste parti diciamo da mesi? Quanto meno avremo fatto la nostra parte per salvare il giornale su cui chi più e chi meno siamo cresciuti. E lui non potrà più dire di rispecchiare nei suoi articoli, nelle risposte alle lettere e negli editoriali il gusto e il sentimento dei suoi lettori. Che dite, ci state? Lo inondiamo di email?

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 04/12/2008 alle 10:00
Sì, ci sto.
Bicisport lo leggo da quasi 30 anni, ho polemizzato con BS dal forum di Pantani, ma la mia cultura ciclistica, il mio modo di rapportarmi al ciclismo, la mia storia di passione ciclistica sono molto legati a Bicisport.
Il ciclismo ha bisogno di internet,di siti, di gente che discute come noi, ma ha anche bisogno di giornali, di momenti più meditativi, ha bisogno di tutto quello che rappresenta la sua storia ( parlo, in questo caso, solo dell'aspetto mediatico).
E quello che, come BS, fa parte della storia del ciclismo, deve avere la capacità di ascoltare i suoi lettori e chi ama il ciclismo in generale.

 

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Livello Luison Bobet




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  postato il 04/12/2008 alle 15:52
Originariamente inviato da grilloparlante

Perché non riempiamo di email il caro Neri, invitandolo a cambiare, dicendogli quello che da queste parti diciamo da mesi? Quanto meno avremo fatto la nostra parte per salvare il giornale su cui chi più e chi meno siamo cresciuti. E lui non potrà più dire di rispecchiare nei suoi articoli, nelle risposte alle lettere e negli editoriali il gusto e il sentimento dei suoi lettori. Che dite, ci state? Lo inondiamo di email?


Bellissima idea, ci sto eccome!! Dovrei farcela a mandare la mail già stasera. Hai pienamente ragione, è l'unica possibilità che abbiamo per dire la nostra. Io leggo Bs da una vita, figurati che la prima copia entrata in casa mia parlava del mondiale di Moser in Venezuela, non avevo ancora compiuto 12 anni.... non mi va di acquistare un altro giornale, credo sia molto migliore la tua proposta.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 05/12/2008 alle 06:51
Mi aggrego! Ma cosa scrivo per fare una critica costruttiva?

 

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Michela
"Stiamo Insieme, Vinciamo Insieme - Ivan Basso"


Vita in te ci credo le nebbie si diradano e oramai ti vedo non è stato facile uscire da un passato che mi ha lavato l'anima fino quasi a renderla un po' sdrucita. Anche gli angeli capita a volte sai si sporcano ma la sofferenza tocca il limite e cosi cancella tutto e rinasce un fiore sopra un fatto brutto



http://www.adidax.com/
resisterai 5 minuti senza sport?

 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 05/12/2008 alle 09:02
Bisogna capire a cosa serva un giornale. Io credo che i destinatari del giornale siamo noi e come in un qualsiasi ristorante, siamo noi a scegliere nel menù.
Bisogna dire quel che piace e quello che non piace, affinché venga tolto dal menù stesso.
Bisogna dire quale cuoco sa cucinare e quale invece è meglio lo mettano ad apparecchiare la tavola.
Si offendono? Pazienza, mi sento offeso anche io quando leggo un articolo in cui scopro cose che sapevo da un pezzo e che non aggiunge nulla alla mia conoscenza.
Perciò credo sia questo quello che va detto, senza astio né rancore: semplicemente con la voce di chi compra un prodotto e scopre che non vale per quello che viene annunciato sulla confezione. se compri una Ferrari e va a due cilindri, glielo dirai pur bene a Maranello, no?
Infine c'è un altro aspetto, che scriverò io nella mia letterina di Natale a Bicisport: il ciclismo non è solo due campioni e vecchie storie. Proprio in questo momento di strage aggravata di campioni, Bicisport deve farci vedere il resto. La fatica dei gregari, il fango del ciclocross, il legno delle piste. Perché quel ciclismo non c'è sulla rivista che si vanta di essere la numero uno della terra? Dicono che non c'è pubblico alle sei giorni e alle corse di ciclocros. Sfido io, non te lo fano mai vedere, cosa ne sappiamo se è bello o brutto. Da casa mia per vedere una sei giorni o un cross c'è da fare un monte di chilometri. Bene, io li farei, ma solo se sapessi che ne vale la pena, allo stesso modo per cui vado sul Mortirlo per guardare il Giro. Ma se la rivista che mi costa più di 70 euro all'anno non me ne parla, io cosa ne so?
Parliamoci chiaro: in questo tempo di crisi nera, mettersi da parte quei cinque euro al mese non fa la differenza, ma certo è la prima cosa che ti viene in mente. Ecco cosa direi e cosa dirò nella mia letterina di Natale.


 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 06/12/2008 alle 13:21
Per me la cosa principale è il cuoco ( meglio, i cuochi).
Perché si può ordinare qualsiasi piatto ma se il cuoco non sa cucinare uscirà sempre una schifezza.
Infatti questo era un dei temi della lettera che ho mandato a suo tempo ( l’altro era tolleranza zero).
Cioè, un piatto più invitante delle Olimpiadi di Pechino ( quello era il periodo) è difficile trovarlo, invece BS l’ha bucato, servendo un uovo sodo. Lì ci voleva uno che alzasse un po’ lo sguardo, non è che tutti i giorni capiti di andare in Cina e dare un’occhiata.
Anche le inchieste, sì ci vogliono soldi ma anche inventiva, si può parlare del doping, esempio, anche facendo parlare sociologi, filosofi della scienza ( mica tutti i mesi) e magari capire se è un corpo estraneo piazzato nello sport o un aspetto pervasivo della realtà.
Insomma, i piatti sono mille, bisogna avere il coraggio di cucinarli e i cuochi per farlo.

E adesso vado OT, ma ho una rabbia che lo devo scrivere ovunque.
Stamattina c’è stata la messa per gli operai morti della Thyssen Krupp , è l’anniversario.
Leggo che non c’era neanche un rappresentante del governo ( va da sé, neanche della Confindustria o dell’Unione industriale di Torino).
E’ UNA VERGOGNA, un’offesa a chiunque abbia una coscienza morale, un governo che sta a battersi il petto e a genuflettersi tutti i giorni insieme alle mille famiglie che ogni membro ha, che fa un casino per vite di persone che devono penare fino all’ultimo gemito e che ignora morti che sono frutto di una rapace corsa al profitto , perché dalla parte del profitto loro stanno. E non passeranno dalla cruna dell’ago.
A chi va, legga questo articolo splendido, di mesi fa , di Ezio Mauro, tanto bello da diventare testo teatrale, appunto, quando il cuoco sa cucinare ( e Mauro non è manco un grandissimo cuoco, per me):
http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/incendio-acciaieria-1/thyssen-mauro/thyssen-mauro.html


Altro orrore: i tagli al sistema delle scuole private, protesta dei vescovi e del Papa, un’ora dopo spariscono i tagli.
Nella scuola pubblica, in tre anni, 150.000 precari perderanno il posto di lavoro.
Mi vergogno di essere italiana.

Lo so, è OT , ma va detto.

 

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Moderatore




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  postato il 06/12/2008 alle 13:50
Si, concordo.. e anche sulla faccenda Thyssen, ovviamente.

Ho anche avuto l'onore di iniziare il mio lavoricchio da moderatore spostando (anzi, copiando) questo pezzo (il primo! ) nel thread sulla politica. E' solo per evitare risposte che con BS c'entrano il giusto.
Non lo cancello perchè fa parte del discorso e anche perchè- come dici tu- è ot ma va detto.

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 07/01/2009 alle 23:04
Riporto su questo post perché, devo dire, il numero di gennaio mi ha fatto veramente incaz.... ( a parte il servizio su Armstrong).
1) Le lettere al direttore.Stavolta sono certa di un certo numero di lettere che non condividono molte cose del giornale. Pubblicate: nessuna. Il solito plebiscito di gente che condivide tutto, che non ha critiche da fare, anzi, no, una critica c'è: perché fanno parlare quel pericoloso corruttore di anime pure che è Basso? Fine pena mai,in modo che il direttore, più buono dei suoi lettori, possa uscirsene con il pistolotto del ragazzo a cui dare un'altra chance anche se lui non ha parlato tanto ( beh... come ha iniziato se ne è parlato al TG1.)
Il Direttore arriva anche a dire che la grandezza di BS è data dai grandi raccontatori che sono i suoi giornalisti.Sì, grande raccontatore è Vicennati, anche Sergio Neri è un buon raccontatore, ma poi basta. L'ha letta il Direttore l'intervista del figlio a Cribiori ( chilometrica), con domande sorprendenti quali: cosa pensa della cronometro di 60KM? Lui risponde: insidiosa. Si va al rigo successivo e si trova l'altra domanda: perché? Stile Baricco dei poveri. Un concetto in tre domande. Come Baricco: un capitolo è fatto da una sola frase: Successe l'incredibile.
2) L'articolo di Toni Lo Schiavo. Pessimo.
Perché io ancora non ho capito che significa tolleranza zero. Vuol dire che ogni beccato deve essere squalificato e deve pagare? E quando mai non è accaduto? Chi è beccato ( anche mediante inchieste misteriose come OP), vine squalificato, dai 45 giorni di merckx e Gimondi ai due anni di Basso e Riccò. Secondo legge.
Allora che vuol dire? Che aumentiamo le pene? Dai due anni alla pena di morte ( radiazione). Mi sembra un po' isterico , ma significa questo tolleranza zero?
O significa che da oggi in poi ai dopati li insultiamo, li mettiamo alla gogna,li tagliamo la mano destra? Cioè oltre alla squalifica prevista per legge e che nessun ciclista ha mai sfuggito se non perché ( come in OP, a parte basso e pochi altri) il potere voleva farlo sfuggire, che dobbiamo fare?
E poi i concetti che giustificano la richiesta di radiazione.
Nel 2004 BS se ne uscì con una proposta di legge sul doping, se non ricordo male ( perché poi non se ne parlò più), colpiva soprattutto "l'intorno" dell'atleta.
In una realtà dove ancora si deve vedere uno ,che non sia atleta, pagare davvero per il doping ( e lo stesso lo Schiavo , intervistando Di Rocco, si sentì dire che è impossibile colpire, per esempio, i medici, perché le pene sono minime e quelli esercitano comunque), in questa realtà dove non si è visto un dirigente pagare, è scorretto chiedere la pena di morte ( la radiazione) solo per una categoria che è l'unica che paga, comunque.
E' scorretto chiedere tolleranza zero ( qualsiasi cosa significhi) quando si legge nelle motivazioni della sentenza su Riccò che Riccardino andava da Santuccione da due anni e mezzo e nessun giudice della procura Coni si è chiesto come fosse possibile che nessuno lo sapesse in squadra e nessuno potesse impedirgli di frequentarlo. Solo la frequentazione di un medico squalificato espone alla squalifica, chiunque poteva imporre a Riccò di non andarci.
Ma la sentenza si limita a prendere atto : ci andava da due anni e mezzo nella costernazione impotente del suo clan.
Vuoi colpire il doping così?
Allora mi sta bene che si diano due anni a Riccò ( cioè, non mi sta bene ma diciamo così) ma non mi sta bene che si esibiscano i muscoli, come fa Lo Schiavo, chiedendo radiazioni e tolleranza zero ( qualsiasi cosa significhi) per i ciclisti che, comunque, per due anni stanno a casa, senza chiedere, almeno, la responsabilità oggettiva della squadra e la galera ( aumento delle pene per impedire prescrizioni e condizionali) per i medici, anche delle squadre ciclistiche che cadono sempre dal pero quando il loro corridore viene beccato.
Cioè non puoi dire che siccome tanto più in alto del ciclista sei impotente ad andare, allora massacriamoli, radiamoli, così loro non si dopano più. Ma per piacere! In America c'è la pena di morte ed è una delle società più violente. e mi sembra almeno semplicistico questo ridurre il doping e la sua complessità, la sua pervasività sociale alla semplice volontà del ciclista che sceglie liberamente.
Il sistema non è stato minimamente scalfito ma adesso si proclama ( Lo Schiavo) che una massa di minus habens come i ciclisti è il vero sostegno del sistema. Senza passare attarvarso il problema di come si possa passare da una massa amorfa di minus habens a una classe con coscienza di sé.In un mitico orticello chiuso del ciclismo mentre il resto del mondo professionistico si dopa alla grande senza i controlli che hanno i ciclisti.
proprio filosoficamente non sta in piedi un discoso del genere.
E poi, alzare il livello del discorso, in um mesile, si può?
O veramanete si pensa di battere il doping radiando i ciclisti perché tutto dipende dalla loro volontà? E se lo Schiavo ogni tanto sfogliasse Galimberti e cominciasse a farsi qualche domanda filosoficamente corretta?

 

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Livello Moreno Argentin




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  postato il 09/01/2009 alle 15:49
Bè, sulle lettere non pubblicate non starei a impazzire: dubito che nei ristoranti affiggano sulla porta le lamentele dei clienti. Sarebbe bello invece che se ne facesse tesoro nell'aggiustare la mira per i mesi successivi. Questo accadrà? Staremo a vedere...
Quell'intervento di Lo Schiavo, messo in mezzo alla bella festa della presentazione del Giro, devo invece ancora capirlo. Come capisco sempre meno questo vantarsi di aver fatto la guerra all'Uci, quando fare la guerra all'Uci equivale a dire che piove perché il governo è ladro.
L'Uci o l'attacchi con armi pesanti e allora magari vai a vedere se è vero che Verbruggen s'è fatto i soldi in qualche modo poco chiaro e si serve del potere che ha per farne ancora, oppure tanto vale stare zitti.
Uci e stregoni: stesso approccio generalista, vile e superficiale al problema. Io non credo che il ciclismo possa vivere più di sole storie. Ci sono troppe problematiche complesse da approfondire per fermarsi alle pur belle favole di corsa.
In questo Cycing Pro aveva individuato una strada che poi però non ha saputo tenere. E' vero quel che diceva il mio direttore sportivo, quando ancora credevo di poter essere un corridore: non avere avversari non è necessariamente un bene. Avversari cattivi ti costringono a pedalare forte.
Bicisport invece continua ad avere avversari molli e questo finora ha funzionato per rimanere di gran lunga in testa. Ma se a un certo punto è la strada a squagliarsi sotto i piedi, lo vuoi capire che occorre fare qualcosa di diverso? Lo vuoi capire che per costruire i ponti non bastano i sassolini di Pollicino, ma servono i pilastri di cemento armato? Lo vuoi capire che il rimedio ai disastri presenti non è il passato ma la capacità di costruire un domani interessante, credibile e nello stesso tempo affascinante?

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 09/01/2009 alle 23:40
Non è che impazzisco per la non pubblicazione delle lettere e capisco persino che le critiche al giornale o a qualche giornalista non si espongano sulla porta del ristorante, ma, almeno, qualche voce di dissenso su un argomento su cui non è peccato dibattere,è infantile fare finta che non ci sia.
Certo le storie non bastano più, il giocattolo è stato rotto, giusto occuparsi di inchieste , ma anche là bisogna vedere come si fanno, cosa si cerca, quali curiosità si hanno.

 

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Livello Marco Pantani
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  postato il 11/01/2009 alle 19:38
Per una circostanza lunga ( e inutile) da spiegare, per la seconda volta in vita mia ho comprato Cicloturismo. Rivista che non so giudicare bene, perché decisamente troppo tecnica e specialistica, per me.
Ho trovato, però, un articolo di Enzo Vicennati sulla sua nuova bicicletta.
Una bicicletta da professionista, cioè comprata da una squadra professionistica,che non la usa più, la squadra di... Riccardino Riccò ( al paese di mia madre dei fidanzati che girano intorno alla casa delle fidanzate si dice: se non vedo te, vedo le mura. E a uno come Vicennati, non può non piacere Riccardino come ciclista).
C’è un grande entusiasmo nell’articolo, io sto sempre dalla parte degli entusiasmi e degli estremismi,anche se molte parti dell’articolo, sui componenti della bici, mi sono incomprensibili ( sono qua che ancora mi domando che voglia dire “i fuorisella come un tedesco”) e capisco che molto del ciclismo, data la mia ignoranza abissale dal punto di vista tecnico, mi rimane sconosciuto,per esempio quanto possa essere importante e quanto possa determinare molte cose quello che a me pare un semplicissimo reggisella.
Però, se non capisco niente di ciclismo, qualsiasi lettura mi porta lontano, mi fa pensare ad altro.
Per esempio i paragoni che scappano a Vicennati ultimamente. Parlando di Basso accennò alla Lettera scarlatta ( che è un atto d’accusa all’ipocrisia e al perbenismo dell’epoca, non all’adultera), parlando della sua bicicletta: l’arco di Ulisse.
La bicicletta ( l’arco di Ulisse) umiliata ( così scrive) da certe pratiche dei precedenti proprietari( i Proci) , che trova nuova vita con Ulisse che riesce a tendere l’arco.
E questi sono lapsus freudiani. Cioè esprimono il disorientamento, lo spaesamento che uno come Vicennati non può non provare nel fare il giornalista di ciclismo, oggi.
Perché, nell’Odissea, il “dopato” è Ulisse. La performance di essere l’unico a tendere l’arco, di massacrare decine di giovani principi addestrati alla guerra e alle attività ginniche, lui, maturo sovrano con l’aiuto di un figlio giovane e un servo, gli riesce solo perché è Atena ad agire per lui.
Eppure Ulisse è un luogo dell’anima assoluto, è il personaggio più complesso, più intrigante, forse, della letteratura, lui che vince sempre con l’imbroglio ( pure il cavallo di Troia…). Noi stiamo con Ulisse, non ci chiediamo per quale colpa i proci meritino di essere massacrati ( in fondo che hanno fatto? Hanno consumato parte dei beni della reggia e hanno insidiato la moglie del re, rimediando solo le ancelle. Il re, intanto, girava da 20 anni raccogliendo esperienze ma anche dee, ninfe, donne. Eppure i proci sono massacrati e noi stiamo dalla parte di Ulisse, come è giusto, perché Ulisse rappresenta la nostra anima profonda, non conta niente l’imbroglio e la performance stupefacente acui si fermerebbe Capodacqua).
Questo per dire che i paragoni che Vicennati fa, ultimamente, mi danno l’idea del disorientamento, la realtà è sempre più complicata delle nostre certezze.
E allora visto che si tratta del thread su BS e che Vicennati è un reporter, mi viene in mente Kapuscinski e il suo Autoritratto di un reporter che ho letto recentemente. Ne parlo qua ma è un libro che dovrebbe leggere qualsiasi giornalista ( mica solo di ciclismo).
Perché Kapuscinski parla proprio di disorientamento, è quella la guida del giornalista vero.
Perché è solo il disorientamento che spinge a trovare la strada e la strada, dice sempre il polacco, è la cultura.
Kapuscinki è uno convintissimo ( come me, immodestamente lo dico da anni) che in ogni frammento della realtà ci sia l’intero, che se lui parla del Negus ne parla veramente solo se mette in luce la struttura del potere, non il caso individuale del negus, per questo uso questo grande reporter anche su un argomento come il ciclismo e il doping. Lui capirebbe che è giusto.
Dice Kapuscinski che non è l’accumulo dei dati ( quanti dopati, come lo fanno, cosa prendono, ecc.) che ti fa capire la realtà, la realtà si capisce riflettendo attraverso la cultura, collegando tutti quei frammenti in una visione più ampia del mondo di cui quei dati sono solo aspetti, se ci si limita a vedere il doping come l’imbroglio del singolo, non si sa nulla del doping. Come non si sa nulla del negus se ci si limita a fornire dati sulla sua tirannia).
Kapuscinki mette anche in guardia dalla deformazione del reale che provocano i media, fino a creare una realtà che non è vera. I media attribuiscono, scrive, un’importanza e una dimensione eccessiva ad alcuni aspetti del reale, deformandone la visione. Anche nel ciclismo si è fatto acquisire al doping un’importanza e una centralità che non ha e lo si usa ( come fa notare Kapuscinski parlando di altro) quando è utile la soluzione che si vuole imporre al problema ( del Kossovo, la cui tragedia andava avanti da anni, si parla tantissimo quando si interviene militarmente, del doping si parla quando si impone una soluzione utile: la tolleranza zero solo verso i ciclisti).
Tutto ciò per dire che la nuova collocazione di BS in un ciclismo che cambia, dovrebbe essere la cultura ( la cultura per capire il doping, la cultura per capire i ciclisti che sono ragazzi di oggi e non di 40 anni fa, la cultura per capire i media, la cultura tecnica del ciclismo, la cultura dei luoghi, la cultura dei vari ciclismi, la pista, il ciclocross, gli amatori, la cultura del passato che si proietta nel presente e lo vivifica, non lo monumentalizza in una retorica sterile ecc.La cultura dell’essere romantici e rigorosi, la cultura di chi sa che se vai in Cina qualcosa della Cina devi sapere e devi saper trasmettere,riflettendoci, non è uguale ad andare a Milano alla fine del Giro, non ci si va con la stessa testa).
Solo che a me pare di capire. leggendo questi giornali, che questa inquietudine, questo disorientamento e, soprattutto, l’intelligenza di capirlo, dentro BS, ce l’abbia solo Vicennati, con la sua scrittura densa e i suoi paragoni spaesanti, disorientati, desituati, che rinviano ad altro . Che sono cifre che rimandano ad altro. Paragoni come piccole fratture da cui passa lo smarrimento.
Rimandano, per esempio, almeno per me, a de André di cui in questi giorni molto si parla e si sente. Ho sentito una sua intervista in cui diceva che notava come negli errori degli uomini molto spesso ci sia sempre “poca colpa” e che non bisogna fermarsi a quella. Perché “ dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”. Ulisse non era un diamante, appunto.

Scusate l’imperdonabile lunghezza.
P.S. Kapuscinki è un grande anche perché si è rifiutato di andare a seguire la prima guerra del Golfo dove, dice, la funzione del reporter era fare il portavoce dell’esercito americano, infatti là ci sono andate diverse mezzecalzette del giornalismo nazionale ( aggiungo io).

 

[Modificato il 11/01/2009 alle 20:26 by Donchisciotte]

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Livello Moreno Argentin




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  postato il 12/01/2009 alle 14:08
Ricordo che ai tempi di Madonna di Campiglio rimasi male nel vedere che di colpo Bicisport smise di frequentare la casa di Pantani. Ricordo che pensai che magari era lui a non voler essere frequentato e devo ammettere che dalla lettura di un paio di libri forse era davvero così. Però, con il senno di poi, mi sono trovato a dare ragione a quella prima sensazione, pensando che se tutti si fossero fatti in quattro per ronzare attorno al Panta e farlo sentire ancora parte di quel mondo da cui si sentiva sempre più lontano, forse dopo un po' vi si sarebbe riavvicinato.
Perché dico questo? Perché leggendo l'ultimo intervento di Donchisciotte mi è venuto da chiedermi che cosa accadrà adesso con Riccò. E soprattutto fra Riccò e Bicisport, fra Bicisport e Riccò.
Sarà messo all'indice? Lo lasceranno lì a espiare pensando che sia di granito come Basso? Oppure a un certo punto andranno da lui per cercare di capire?
L'intervista di Piepoli sulla Gazzetta l'ho letta a metà come una presa in giro e per l'altra metà come un gesto importante, perché non si può cancellare qualcuno per un suo errore. Il silenzio a volte, l'essere ignorati è peggio di uno sputo.
Ecco, mi piacerebbe, a proposito della bicicletta di Riccò, che domani Bicisport andasse a bussare alla sua casa. Non per tenergli la fronte, ma per parlarci chiaramente. Lui non dirà mai le cose di Piepoli, perché è giovane, un po' arrogante, un po' sbruffone. Però è uno che combatte, uno che ha voglia di tornare per regolare i conti. E a me piacerebbe vederlo con le spalle al muro, parlando con persone che però gli vogliono bene, per capire cos'abbia dentro.
Sarebbe troppo facile, il giorno in cui tornasse e tornasse forte, andare a fare un'intervista per farsi raccontare il suo viaggio all'inferno. Da Bicisport mi aspetto che scenda nell'inferno e affronti il diavolo.
Perché Kapucinsky l'ho letto anche io, anche se tanto tempo fa, e dice che il giornalista deve essere una persona buona; dice che anche davanti al più cattivo guerrigliero dell'Africa nera l'unico modo di restare vivi è sorridere e lasciare che ti accolga; dice anche che al giornalista non deve mai mancare l'umiltà di rendersi conto che le persone che ha davanti non sono a lui inferiori.
Credo che nessuno possa permettersi di trattare qualcun altro dall'alto verso il basso nel nome di una superiorità (presunta) morale. E non capisco perché Bicisport sia passato da avvocato delle cause perse a censore furibondo ma dalla mira incerta.
Pantani tornò nuovamente un eroe fra il Giro e il Tour del 2000, poi lo ridivenne al Giro del 2003. Forse se ci avessero mostrato il suo inferno in quei cinque anni in cui è stato lasciato solo, qualcuno avrebbe potuto trovare le parole giuste per dargli una mano.
Armstrong si è scritto sul telaio con cui correrà quest'anno due numeri: il totale delle persone morte di cancro dalla data del suo ritiro al giorno della prima corsa (27,5 milioni) e il totale dei giorni senza le corse (1274). Ci racconteranno mai cosa sarà passato nella testa di Riccò in quei 700 giorni senza attaccare il numero?

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 13/01/2009 alle 01:31
Bellissimo intervento, Grilloparlante, condivido in pieno. Pantani dovrebbe avere insegnato che non tutti sono d'acciaio e Cristo ci ha insegnato a condannare il peccato ma a non lapidare il peccatore.
E Beccaria ci ha insegnato che lo scopo della pena è recuperare chi la subisce, reintrodurlo nel mondo a cui appartiene, non negargli altre possibilità e consideralo un paria. Metterlo al muro,ma sempre mostrare anche che chi ti mette al muro e ti chiede conto, ti è fratello, non ti odia, è disposto all'ascolto.
Anche uno come Armstrong che ha spiegato benissimo perché non concederà di fare analisi sui campioni del 1999, e ha ragione lui, non Capodacqua che, ossessivamente, continua a fare questa domanda, la stessa, per sempre.
Se incalzi con una domanda devi essere disposto ad ascoltare la risposta, conta il dialogo ( anche duro e incalzante), non l'inquisizione.
Sì, spero che Bicisport vada a sentire Riccò,perché lui non è d'acciaio come Basso. Sommessamente ( e a rischio di sembrare ossessiva io) mi auguro non ci vada qualche giornalista che fa 10 pagine di intervista inutile da cui si ricava un concetto scarso.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 14/01/2009 alle 06:21
A seguito del post di Mesty in cui invitava ad acquistare Cycling Pro, ieri sono andata in edicola e l'ho comprato.
Faccio una premessa: costa troppo, 5,00 € sono esagerati;
in confronto, sfogliandolo, BS è un colosso, difficile che Sergio Neri possa temere una concorrenza, per il momento almeno;
però Mesty ha ragione, le foto sono molto più belle;
leggendolo non si avverte quella pesantezza, non saprei come spiegare, quella nube densa di tragedia che invece io sento quando leggo BS;
Cycling Pro è fresco e semplice, c'è un'intervista a Basso (ha ragione mio marito, Ivan è dappertutto) sui suoi allenamenti, c'è la riproduzione di alcuni dati al computer, alcune spiegazioni sul perchè e il per come fa certi allenamenti.
Ci voleva tanto a spiegare il lavoro di Aldo Sassi, visto che BS non lo ha ancora fatto? Nella mia lettera l'ho proprio domandato, perchè non erano ancora andati al Centro Mapei per farselo spiegare, anzichè star tanto a divagare sugli stessi argomenti.
Su Cycling Pro c'è un articolo su Armstrong e sul prossimo Giro tappa per tappa che devo ancora leggere, poi c'è il ciclocross e un articolo sui siti internet dei corridori e sul loro rapporto con il pc e con i social network. Ancora tutto da guardare e riguardare insomma.

Certo BS è una rivista prestigiosa, ha molte pagine, l'analisi tecnica sui materiali, i ricordi del passato, lo spazio per gli emergenti, ma lo stile è invecchiato e come ho già scritto, sono sempre gli stessi discorsi.
Io di BS ne leggo una metà, poi lo passo a Ennio il vero esperto e lui lo legge tutto, poi ne discute con me e lo archivia nella sua "biblioteca" (scatoloni e valigie sul ciclismo da 40 anni a questa parte), non so se CP (lo abbrevio mi sono già rotta di scriverlo per intero) gli piacerà ugualmente. Magari BS lo comprerò ogni tanto.

 

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Michela
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 15/01/2009 alle 15:40
Cara Micky, ti seguo e non ti seguo. Sul fatto che CP, come l'hai ribattezzato, sia più vivace di Bicisport siamo d'accordo. E' da tempo che Bs avrebbe avuto bisogno di una rinfrescata grafica e non si capisce perché si ostini a tenere l'abito da cerimonia.
Sui contenuti, sono stato a lungo con le tue stesse domande. CP è sicuramente vivace, però a stringere mi pare che si limiti alla superficie delle cose. Tanti problemi non li affronta. Qualche mattino fa, ascoltando Fabio Volo su Radio Deejay nei giorni dell'anniversario della morte di De André, mi è piaciuta una sua metafora. Diceva che i cantanti moderni sono come l'olio: stanno in superficie e raggiungono un pubblico sconfinato. De André invece era un cantante di profondità, ma faceva eccezione: pur essendo molto profondo, proprio grazie a questa profondità, gli è riuscito di raggiungere un pubblico ugualmente folto.
Credo che la differenza fra i due giornali sia proprio questa. CP si occupa del tecnico e dell'ovvio, lo fa con colpi di flash, colori e titoli e risulta facilmente leggibile. Però, dopo che l'hai chiuso, fai fatica a trovare qualcosa che ti sia rimasto scolpito in mente.
BS invece è lento e paludato, ha la pretesa di scavare a fondo e a volte lo fa. Spesso ti lascia dentro dei ricordi e delle sensazioni molto forti e per questo mi piace.
Certo, hai ragione quando dici che ti rimane addosso un senso di catastrofe: spesso accade anche a me. Ma questo, a mio avviso, accade per i limiti di cui abbiamo già detto.
Prendi questa evoluzione nel rapporto con i corridori, passati in sei mesi da povere vittime a grandissimi delinquenti. Si vede che manca il cambio di marcia, si vede che gli argomenti sono sempre quelli, si vede che manca il coraggio di prendere il toro per le corna.
BS ha una responsabilità storica verso il ciclismo, ma fa come i vecchi che raccontano quel che accadeva ai loro tempi e non ci dicono quel che accadrà. Ricordo questa frase, perché la sccrisse Vicennati in un'intervista a Martini, con il vecchio ct che raccontava il suo rapporto con i giovani corridori. Cosa gli dici a fare come funzionavano le cose 50 anni fa? Digli come fare per essere forti domani...
A BS manca questo coraggio di andare contro il sistema. Hai voglia a dire che vuoi abbattere il muso del doping, ma se resti ad aspettare che i corridori vengano beccati e poi dai contro solo a loro e lasci una finestrella di moralismo sugli stregoni di cui non fai neanche il nome, mi dici come lo abbatti quel muro?
Perciò, scusandomi per la lunghezza: voto ancora Bicisport. Gli consiglierei un profondo restyling, prima di contenuti e poi di forma e magari consiglierei di diventare un po' più coraggioso.
E a CP auguro tanta fortuna, ma anche di trovare la voglia di andare sotto la superficie. Sennò diventa come la Gazzetta dello Sport, che la criticavamo tutti quando era grigia e paludata in mano a Cannavò, ma adesso che l'hanno presa altri, è piena di tette e culi ed è diventato un giornaletto di gossip o poco più. Ma quanto è vuota la Gazzetta?!
Che BS, per cambiare a tutti i costi (mi pare non ci sia pericolo, ma non si può mai sapere...) non diventi mai così e che CP se ne discosti. Noi vogliamo solo leggere giornali fatti bene, chi se ne frega di chi li fa?

 

[Modificato il 15/01/2009 alle 15:44 by grilloparlante]


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/01/2009 alle 18:21
Tra le perle che fanno capire quanto è sceso in basso BS:
nell'ultima Sanremo non sono stati capaci di dire che l'inserimento della nuova salita è stata la chiave di volta di una corsa tornata stupenda. Hanno fatto un mega articolo sulla fuga del mattino ma neanche una parola sulla bella prova della Diquigiovanni nelle fasi salienti.
Al mondiale non sono riusciti a spiegare la trappola di Bettini (l'unico che lo ha fatto è stato Admin) e in 3 servizi c'erano 3 versioni diverse sulle radioline che funzionavano, non funzionanvano, non le avevano.

Per dire che anche tecnicamente BS sta scadendo non poco, al di là delle solite amnesie sulle tv e sulla linea cerchiobottista tendente alla pavidità rispetto all'attacco mediatico al ciclismo e rispetto all'incapacità dei dirigenti.

E poi... in Belgio ci sono sempre birra e wurstel, le brasserie fumose...
E poi... c'è un Neri di troppo, ma la casta giornalistica è questa a tutti i livelli...

 

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Livello Moreno Argentin




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  postato il 16/01/2009 alle 08:56
Caro Vandenbroucke, con tutta l'obiettività possibile, la Diquigiovanni avrà fatto pure un bel lavoro, ma le menate di Bruseghine Soler sulle Manie hanno segato le gambe a un sacco di gente, per stessa ammissione dei velocisti più forti nel dopo corsa.
La storia della rete di Bettini, io in realtà credo di averla letta proprio in un'intervista a Bettini nel numero dei mondiali, ma forse sbaglio.
La storia invece delle auricolari, hai ragione: ci sarebbe da pensare che non le avessero e in questo la trappola di Bettini sarebbe stata ancora più geniale, anche se Luca Neri scrisse che invece le avevano. Mah, potere del giornalismo in cui più che vedere e raccontare conta l'interpretare...
Già, credo che in Belgio wurstel e alici marinate siano un po' meno diffuse di 40 anni fa, basterebbe avere il coraggio di dirlo, ma qui ci riallacciamo a quanto ho scritto nel mio penultimo post: cosa me ne frega di come era una volta? Io voglio sapere com'è adesso e se possibile come sarà domani...
A presto, comunque sia sono curioso di vedere il numero di febbraio. Lanciamo il toto copertina?
Chi ci sarà sulla cover di BS?

 
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Livello Fausto Coppi
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  postato il 16/01/2009 alle 12:12
secondo me è la denuncia dell'indiscriminato attacco mediatico nei confronti del ciclismo (e le relative ragioni...) che manca del tutto e incomprensibilmente da BS.
Calcando la mano sulla tolleranza zero invece non si fa che ricondurre la gente alle logiche (interessate) di Studio Aperto ecc.ecc.

 

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Livello Marco Pantani
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  postato il 16/01/2009 alle 16:16
Originariamente inviato da grilloparlante

A BS manca questo coraggio di andare contro il sistema. Hai voglia a dire che vuoi abbattere il muso del doping, ma se resti ad aspettare che i corridori vengano beccati e poi dai contro solo a loro e lasci una finestrella di moralismo sugli stregoni di cui non fai neanche il nome, mi dici come lo abbatti quel muro?

Infatti è proprio questo il punto. E proprio questo dimostra l'inadeguatezza rispetto al momento che attraversa il ciclismo e se si parla di BS è perché è una rivista di riferimento da anni, per chi , come me, ha cominciato a leggerla praticamente da quando è nata, dall'epoca remota in cui non c'era l'informazione tramite internet, i canali delle notizie, a qualsiasi ora e ovunque.
Serve il coraggio e la cultura, l'anticonformismo di non adeguarsi all'incrementalismo, allargare la visione, "allargare l'area della coscienza", perché sulla via conformista e sterile dell'incrementalismo, uno come Capodacqua la vince sempre. E certo non abbatte il muro.
P.S. Michela, ma se uno vuole sapere del programma di controllo di Basso nel centro mapei, non può andare a vederlo su un sito? Mi pare di aver letto così, che chiunque poteva seguire questa cosa. Cosa che, ovviamente, per me ha lo stesso valore delle scritte "doping free".
Nel film Accattone, di Pasolini, il protagonista, prima di esibirsi in un tuffo nel Tevere da un ponte, dice a se stesso: ' Namo, Accatto', damo soddisfazione ar popolo...

P.P.S. La butto là, certa di essere smentita, in uno slancio improvviso di novità, la copertina di BS sarà dedicata a Riccò.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/01/2009 alle 20:44
Originariamente inviato da grilloparlante
A presto, comunque sia sono curioso di vedere il numero di febbraio. Lanciamo il toto copertina?
Chi ci sarà sulla cover di BS?

Armstrong, of course!

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/01/2009 alle 20:48
Si Anna Rita, può andare sul sito, ma se non è del mestiere, credo non ci capisca niente.
Ecco perchè pensavo fosse interessante spiegare come funzionano quei test e come leggere i dati. Se BS non vuole essere tradito, basterebbe tenere d'occhio le famose tabelle.

 

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Livello Moreno Argentin




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  postato il 17/01/2009 alle 01:17
Ancora Armstrong? No dai, c'è su gennaio. Meglio Cunego, anche se vedo bene un Di Luca e non dimenticherei Ballan. Secondo me se la giocano loro.
Quanto alle tabelle, a me le operazioni trasparenza hanno sempre dato fastidio. Boh, sensazioni...
Ho sempre in testa che mi danno da vedere quello che vogliono loro. Io credo che l'unico modo di non essere fregati è che funzionino i controlli. Mai visto uno che si fa i rilievi della velocità da slo in autostrada. Per quello serve coscienza quando si guida, ma il controllo lasciamolo fare alla stradale...

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 17/01/2009 alle 12:06
Originariamente inviato da grilloparlante

Quanto alle tabelle, a me le operazioni trasparenza hanno sempre dato fastidio. Boh, sensazioni...

Ciao grilloparlante, capisco il senso paradossale di quello scrivi e le ragioni del tuo fastidio.
Ma non le condivido per niente, ecco perchè.

Non ricordo se l'anno scorso hai seguito il thread su Dematteis ( http://www.cicloweb.it/forum/viewthread.php?tid=6542 ). Lì si parlo molto di trasparenza, pubblicità, furbizia, mentalità mafiosa, giornali, etc.
Se non l'hai fatto, ti suggerisco di leggere le opinioni di claudiodance e di mestatore, che dicevano cose molto simili a quello che penso e che vanno in direzione opposta a quello che hai scritto. In sostanza, che fra non è detto che l'omertà nasconda solo merda e la trasparenza solo diamanti. E però che, se si ha qualcosa da nascondere, di solito l'omertà è uno strumento migliore della trasparenza.

E' vero: le operazioni di trasparenza possono essere di facciata, per selezionare alcune informazioni e distogliere il pubblico (e i giornalisti, su cui fra poco torno) dalla ricerca di altre e più importanti informazioni.
Però in svariati aspetti della vita pubblica (in particolare quelli che sono oggetto di ripetuti sospetti, giustificati o no) c'è un fottuto bisogno di più trasparenza.
Ovviamente, dire "trasparenza" è come dire "comunicazione", cioè tutto e niente. La trasparenza, così come ad esempio il giornalismo, va fatta bene.
Non so che dati Armstrong stia mettendo on line. Però immagino che un buon giornalista assistito da un buon medico sportivo possano ragionare su se essi siano soddisfacenti, su se ve ne sono altri che sarebbe interessante conoscere, su se alcuni destano sospetti, eccetera. E poi chiedere chiarimenti.
Certo che questo si può fare con Armstrong (o con Basso) ma non con quelli che non mettono nemmeno le prime carte sul tavolo.

Questo sempre che si voglia almeno provare a basare il giornalismo, anche sportivo, sui fatti. E a guarirlo da quel ragionamento fondato ma poco lungimirante secondo cui, visto che la Verità Completa è inconoscibile, tanto vale andare a sensazioni, opinioni, teoremi e chi più ne ha più ne metta.

Fra quelli che dicono "non leggo niente per non farmi influenzare" e quelli che dicono "andiamo a vedere le carte" (con attenzione, sapendo che esistono anche i bluff), capisco le ragioni di entrambi ma ho una netta preferenza per i secondi.

 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 17/01/2009 alle 13:09
Ma guarda che io sono d'accordo con te. Dico solo che trovo assurdo, proprio perché si presta a seimila illazioni e sospetti, che uno, finita la squalifica debba pure voler mettere su internet quante volte respira ogni giorno e tutto quello che fa quando va in bici.
Secondo me, fatto salvo il pubblico degli appassionati che magari sono in grado di sostenere questo tipo di discussioni, la gente nn sa che farsene delle professioni di trasparenza e di onestà. La gente vuole vincitori forti e puliti. Per questo dico che a fare i controlli ci pensi chi è preposto e che ci deve correre pensi soltanto a quello.
Ed è lo stesso motivo per cui, leggendo la Gazzetta di qualche giorno fa, provai orrore nel leggere del Giro dilettanti ripreso in una sorta di reality, coni corridori rinchiusi nei collegi e nelle caserme, a essere sempre controllati.
Non è più sport. Per cui, se lo conoscessi, a Basso direi: "Ragazzo, vai per la tua strada, vai più forte che puoi, incredibile o no che sia voglio fidarmi di te. Ma se ti beccano, stavolta hai chiuso!".
Tutto il resto, gli esami online, che si sommano ai mille esami a casa e a tutti i discorsi per dire che core pulito mi sembrano un voler sbandierare qualcosa che dovrebbe essere scontata, soprattutto dopo quello che ha passato.
Ma si vedrà. Anche io preferisco chi va a guardare, dubito solo che nel panorama mediocre e pieno di pregiudizi del nostro giornalismo sportivo, ci sia qualcuno in grado di farlo: parlo di capacità e onestà intellettuale. Un abbraccio

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 17/01/2009 alle 15:18
Per Basso non è scontato, invece.
E' scontato per Ballan, Bruseghin, Cunego, Visconti e tutti quelli su cui non è mai sceso un minimo di sospetto (serio) e che quindi possono andarsene in giro vantandosi di correre onestamente perchè nessuno intelligente potrebbe accusarli di qualcosa.
Basso invece non può dire di correre pulito, può solo mostrare a tutti quello che fa. Spetta agli altri giudicare, intanto lui il suo lavoro lo presenta a chi vuole vederlo.

Per questo penso che un giornale che vuole seriamente parlare di tolleranza zero, debba andare a vedere i suoi test e poi dare un giudizio. Aspettare che la ruota giri per tutti, urlare al miracolo prima e alla ghigliottina dopo non è un esempio costruttivo. Mi ricorda la propaganda studiata a scuola.

Cycling Pro è leggerino vicino al bestione BS, però sfogliandolo non sento "Ricordati che devi morire", non va a fondo negli argomenti? Può darsi, ma come nomi riconosco Pastonesi, gli altri non sono all'altezza di Lo Schiavo, Neri, Conti ma forse non pretendono di esserlo. E se lo fossero, può darsi che il loro talento lo userebbero meglio e non al servizio di Neri la falce

Datemi tempo di leggere più di un numero di CP e poi avrò un'opinione migliore, questa si basa sul numero di gennaio e sulla contestazione degli ultimi numeri di BS.

 

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Livello Marco Pantani
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  postato il 18/01/2009 alle 02:57
Basso è esattamente come gli altri. Ha scontato la squalifica, è pulito per definizione come gli altri non beccati.
Quel tipo di controlli esibiti si fanno per altri motivi.
E non mi pare giornalismo quello che analizza col medico tutti i dati, chi ha queste curiosità morbose se le può benissimo soddisfare sul sito di Capodacqua, dove si analizza ogni cacata di mosca sul doping, dopati, cosa fanno, dati ematici, un ossessivo accumulo di dati.
In più, i dati di Basso erano già oggetto di ammirazione assoluta , prima che venisse squalificato, per la loro perfezione e linearità, portati ad esempio ovunque.
Non ho mai letto Cyclingpro ma non capisco perché i giornalisti di questo giornale non dovrebbero avere il desiderio di mostrare il talento se ce l’hanno ( in più io non considero Lo Schiavo e Conti particolarmente bravi, anzi, Lo Schiavo azzecca qualche inchiesta ma per il resto, nulla e Conti proprio non mi piace, superficiale, troppo).
Quanto a Neri ( Sergio), data l’età, lo leggo da quando ero ragazzina, comunque è un giornalista che sta nella storia del giornalismo ciclistico, sa scrivere ( anche se adesso è troppo retorico, sarà l’età), sicuramente adesso si vede il fiato corto rispetto al presente, all’evoluzione dei media, dei linguaggi, si vede che occorrerebbe un passo in più anche nel coraggio.
Però, a parte il mio radicale dissenso dalla tolleranza zero ( che ho espresso da subito, ho scritto lettere ecc., appunto “poche idee ma fisse”) io vedo in alcuni giornalisti di BS (a differenza di giornalisti di altri giornali o di incrementalisti, a cui la tolleranza zero appartiene, di ristrettissime vedute, io vedo, dicevo, in alcuni giornalisti di BS l’intelligenza, la sensibilità e la capacità di vivere , come dicevo in un post precedente, lo spaesamento e di cercare percorsi possibili.
“Stare al servizio di Neri” è un’espressione che, da persona di sinistra, non mi piace, qualsiasi persona che lavora lo fa “ al servizio” di nessuno, ma, nell’ambito di un sistema di rapporti soggettivi ( anche di forza) che si inseriscono in un tessuto di dati oggettivi e su cui si agisce sempre ( in ogni ambiente di lavoro) , con fatica,con pazienza, opponendosi e mediando,rassegnandosi o sentendosi gettati in una strettoia, in modo dialettico, alla ricerca di una sintesi quasi sempre impossibile.

 

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  postato il 18/01/2009 alle 10:28
Donchi, sicuramente e' una mia lacuna, ma nel tuo post
trovo solo uno sciorinamento di paradigmi e non riesco
a trarne un concetto costruttivo.

La discussioe mi sembrava imperniata sul fatto che BS
e/o altre testate giornalistiche portino avanti un
discorso basato su elementi tangibili come ad
esempio le succitate tabelle o i periodi di forma.
Senza entrare nel clima di sospetto perenne alla Sportpro.

Semplicemente un'analisi basata su trasparenza ed onesta'.

Un lavoro del genere permetterebbe di capire meglio le
capacita' di recupero ed allenamento degli atleti.
Capacita' fondamentali in questo sport.
Senza uno spazio dedicato a questo tipo di analisi i giornali
diventano solo degli almanacchi dove si rievocano i "bei tempi"
o dove si mettono un po' di belle foto.

 

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"Non esistono montagne impossibili, esistono uomini che non sono capaci di salirle", Cesare Maestri

"Non chiederci la parola che mondi possa aprirti, si` qualche storta sillaba e secca come un ramo...
codesto solo oggi possiamo dirti: cio` che non siamo, cio` che non vogliamo.", Eugenio Montale.

 
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