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Autore: Oggetto: Bici Sport

Livello Moreno Argentin




Posts: 369
Registrato: Sep 2005

  postato il 02/09/2008 alle 15:36
Una cosa sempre detta da Bicisport è che anche i manager devono pagare. Perché Gianetti l'anno prossimo può fare una squadra e Riccò deve stare fermo? La responsabilità oggettiva del manager è qualcosa di molto intelligente e proprio per questo non viene mai applicata. Il manager ha piacere che il corridore vada forte, però s'indigna se va troppo forte e lo fermano.
Detto questo, non credo che un giornale possa mettersi a scrivere che quello puzza e quell'altro è sporco, senza avere le prove per scriverlo. Al massimo, e su questo sarei d'accordo, deve mettersi a fare delle inchieste per determinare l'attendibilità di questo o quel personaggio, ma convengo anche sul fatto che poi si dovrebbe trasformare da giornale sportivo in magazine di cronaca.
Quanto a Micky70 e la nazionale con i corridori puliti, vorrei far notare che se Riccò fosse stato fortunato e il test della Cera non l'avesse beccato, magari sarebbe andato alle Olimpiadi facendo bene (anzi, non ci sarebbe andato perché aveva già firmato dei contratti per i circuiti post Tour, lui che è consigliato tanto bene...) e poi anche al mondiale. Ma non si sarebbe trattato di un corridore pulito e magari, beccato durante l'inverno, magari dopo l'ultima corsa di stagione, avrebbe coperto di cacca anche la nazionale.
Non sta a Bicisport dire chi sia pulito o no, ma ai tecnici e ai medici onesti. Perché tanto lo vedono se uno va troppo forte, solo che preferiscono non farsi domande. Dire che servono corridori puliti vuol dire anche lasciare a casa chi non convince a fondo. A meno che, tra noi, non ci sia gente che gode o trova normale oppure resta indifferente davanti al massacro cui è stato sottoposto il ciclismo anche per quest'anno...
Prendiamo ad esempio Bertagnolli, che ieri ha vinto in Germania. Fanini dice che l'anno scorso era a St Moritz con Ferrari? Bene, si fa un'indagine (la fa la Federazione) e li si mette a confronto. si vede che cosa ha comunicato Bertagnolli all'Adams, si cerca di capire se è davvero un ferrarista o se Fanini dice balle. Si chiede alla Liquigas perché, nonostante vinca, non vuole confermarlo. Gli si toglie la pelle, con garbo, e la si controlla. Poi, se va bene, che lo portino pure al mondiale. Cose da fare ci sono, basta volerle fare...
Quanto a Basso, per come la vedo io, lo si è inseguito anche troppo. Ma voi l'avete dimenticato il Basso che viene espulso dal Tour e poi giura su sua madre (morta di tumore) che non era lui Birillo e infine confessa?
Io non riesco a dimenticare. Non riesco a dimenticare gli occhi del mio nipotino, ovviamente tifoso di Ivan, che mi chiede: "Ma anche lui si droga?". No, non posso dimenticarlo e allora dico: benissimo i suoi allenamenti estenuanti e benissimo un suo ritorno al top, ma in silenzio, senza giornali che sbavano dietro. L'ha capito lui in primis rimanendo ai margini del movimento, perché questa voglia di tirarlo dentro?
Basso al momento è quello che ha sbagliato (uno di quelli che lo ha fatto) e quando uno sbaglia deve andare a chiedere scusa, cosa che finora non è avvenuta. Orecchie basse e pedalare, per gli applausi e gli slanci di cuore ci sarà tempo semmai in seguito.

 

[Modificato il 02/09/2008 alle 15:44 by grilloparlante]


 
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Livello Gastone Nencini




Posts: 504
Registrato: Jul 2008

  postato il 02/09/2008 alle 18:15
Grilloparlante hai informazioni riservate sui programmi stlati da Riccò " ben consigliato" a partecipare ai circuiti post tour?
Cosa intendi dire?Avrebbe dato forfait alle Olimpiadi non avendo la garanzia di correre titolare?
Relativamente all' influenza esagerata e deleteria di Pregnolato su Pantani prima, soprattutto nel momento in cui stava ritornando alla vita di atleta professionista e di uomo voglioso di riscatto, e di Riccò, a cosa ti riferisci?Hai parlato di un Suv che gli fu messo in mano..
Io in tutti in questi anni non ho mai capito come mai si fosse incrinato il rapporto tra Martinelli e Marco, eppure ai miei occhi Martino sembrava avere quei requisiti di tecnico ineccepibile anche sotto il profilo dei rapporti umani..

 
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Livello Marco Pantani
Utente del mese Febbraio 2009
Utente del mese Agosto 2009




Posts: 2093
Registrato: Sep 2004

  postato il 02/09/2008 alle 18:31
Della storia dei circuiti post Tour parla Ballerini su BS di settembre e della vicenda del Suv ( come su molto altro su Pregnolato) se ne legge nel libro di Vicennati in cui viene intervistato Fausto Pezzi.
E di Pregnolato parlano anche, nei loro libri, anche Brunel e la stessa Ronchi. Pregnolato non ha mai querelato nessuno.......
Tornando al tema ( Bicisport e la tolleranza zero):
Sì, certo che sarebbe bello se pagasse anche qualcuno che sta un po’ più in alto del ciclista ma il pesce puzza dalla testa.
Perché proprio su Bicisport leggo un’interessantissima intervista a Di Rocco che mi fa pensare.
Dunque da Riccò ( e altri come lui) si pretende maturità, capacità di decidere, responsabilità dei propri atti, indipendenza di giudizio e di scelta, anche se ha 24 anni e non 40 o 50. Benissimo.
Poi leggo che la federazione, dice Di Rocco, non ha più potere sull’antidoping gestito interamente dal Coni, può solo segnalare. E, infatti, continua, GIA’ DA UN ANNO aveva segnalato alla procura Coni le frequentazioni di Riccò ( un medico radiato e altro). Nulla è accaduto ( neanche da parte della squadra che poi si è detta stupita e indignata).
Come faccio a non pensare che prevenire ( cioè, dire a Riccò di piantarla di frequentare certa gente pena squalifica di qualche mese come hanno fatto con Di Luca) è meno spettacolare che fare il botto di beccare?
Di Rocco accusa Torri e la Procura Coni di eccessiva spettacolarizzazione, Basso, dice Di Rocco, aveva cominciato a collaborare, aveva fatto rivelazioni importanti fuori verbale, la sera stessa Torri era al TG1. La collaborazione si ferma lì ( ovvio).
Di Rocco segnala la doppia velocità della procura: se è un campione ad essere beccato si va veloci, se loro segnalano qualcosa sui giovani o i fatti di quelli della MTB, tutto tace.
Di Rocco cita anche Cunego ma là si capisce pochissimo. Pare che la procura Coni ha chiesto alla Federazione le analisi di Cunego, loro avrebbero mandato quelle degli ultimi otto anni ma si sono sentiti dire: no, la magistratura vuole solo le ultime.
Cioè, sta indagando la magistratura? Di Rocco non lo sa. Si era parlato di questo ai tempi dell’irreperibilità di qualche mese fa, alcuni giornali parlarono di indagini in corso su medici toscani ( e non mi sembrò strano che poi Cunego annunciasse all’improvviso che aveva mollato il suo preparatore e altre sue iniziative). Però se davvero ci sono indagini in corso su certi medici perché se ne parla? Non è la sorpresa a determinare la possibilità di beccarli?
Del resto,è Pasqualin, in un’altra intervista, a dire che questi medici non li possono beccare i magistrati perché tanto anche se li radiano lavorano lo stesso ( mica come i ciclisti che davvero gli anni di squalifica se li fanno ).
Per cui ci teniamo i dirigenti di sempre , i medici di sempre ( compreso quello indicato , secondo i giornali, da Sella, quello veneto, sulla breccia giudiziaria dal 2001 ,accostato allora con qualcuno che adesso parla di sport pulito…. Va beh…. Troppa memoria), la federazione segnala certe frequentazioni e non si fa nulla, tra un po’, dice BS, inizia la battaglia per la presidenza dell’Uci ma pare che non cambierà nulla, anche se questa Uci è la responsabile del tentativo di trasformazione del ciclismo in un circo multimiliardario che, si legge in altra intervista, stavolta a Madiot, è la vera causa del doping.
Perché il circo multimiliardario vuole risultati immediati e, quindi, la soluzione si sa quale sia.
Di Rocco parla anche della magistratura: all’inizio grande fuoco d’artificio mediatico poi tutto finisce ( qualcuno si ricorda il blitz di Sanremo 2001 che doveva spezzare la schiena del doping? Finirà in prescrizione per tutti i pochi imputati rimasti).
Cioè, leggendo poche pagine di Bicisport si vede quello stesso sistema che DA SEMPRE, vuole, finanzia, incoraggia, permette, prescrive, somministra, procura il doping, un sistema totalmente impunito e impunibile, un sistema fatto da gente che non ha 24 anni e che è totalmente deresponsabilizzata rispetto alle nefandezze che affliggono lo sport ( e il ciclismo).
Però lo stesso Bicisport ( cioè il suo direttore), alza ad ogni numero l’asticella dell’enormità della pena per il ciclista, nelle lettere al direttore c’è una rassegna di tutti i tifosi indignati, ormai a corto anche di idee su cosa si possa fare ancora contro i dopati. Tra di loro un ragazzo che sta tentando la carriera ciclistica a cui Sergio Neri augura una risposta da parte di Petrucci, uomo di sport.
Sarà che , come tutti i nevrotici, ho un eccesso di memoria ma io quando sento Coni, presidenti Coni, Pagnozzi e compagnia … non so , cominciano a girare come eliche di elicotteri ( fisiologicamente impossibile ma metaforicamente vero).
Poi, finalmente, capisco la nuova proposta di Neri, prima era perdonare la prima volta se c’era collaborazione da parte dell’atleta, adesso è direttamente la radiazione ( riducibile a due anni se si collabora).
Come dire la pena di morte per un furto ( perché anche i più convinti della gravità del doping non possono equipararlo a reati più gravi, furto con scasso va’).
Ma del resto il ragazzo è responsabile di tutto e paga per tutti. Per lui, e solo per lui, vale l’implacabile legge: chi sbaglia paga. Tutti gli altri sbagliano ( usiamo questo eufemismo) e non paga nessuno e, infatti, il sistema, non solo del doping ma anche dell’affarismo criminale, si riproduce continuamente. Assolutamente inviolato.
Poi ci raccontiamo che il doping è ormai faccenda di pochi imbroglioni bastardi , ma la metà dei partecipanti al Tour aveva un certificato e ovunque scavi c’è qualcosa o qualche frequentazione che non ti fa pensare bene.
Del resto, se, come sempre, tutto si deve reggere sulla punizione esemplare dell’ultimo anello della catena, quello che ci mette la faccia, l’atleta ventiquattrenne libero di scegliere e che risponde di tutto, il business del doping ( e dell’antidoping) può dormire sonni tranquillissimi. Il doping rimane ( pecunia non olet), saltano gli atleti ( tanto morto un Papa se ne fa un altro, no?). Sic transit gloria mundi.
Prof, ma l’ora del lupo questa gente che veramente guadagna col doping e l’antidoping, per cui la tolleranza zero non arriva mai , la conoscerà mai?
Io continuo a sperare che Bicisport torni a battersi donchisciottescamente contro il sistema, lasciando ad altri ( esperti da anni) il compito di sparare sul pianista. Anche perché ad ogni numero ( cioè da agosto) spara sul pianista ma poi mostra il sistema perché sono persone intelligenti e l’intelligenza vede l’intero.

Mont Ventoux: no, mi dispiace, all’opposizione ci sto io, ormai governa l’idea che, a parte il premier,il giustizialismo è vincente. La pecora nera sono io, se permetti.

 

____________________
Verità e giustizia per Marco Pantani: una battaglia di civiltà.

Arcana loggia per il ripristino della civiltà dell'ordalia.

IO NON L'HO VOTATO.

IO CORRO DOPATO COME TUTTI.

"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping.

Hypocrisy free.

CAREFUL WITH THAT AXE, EUGENIO.



 
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Livello Giuseppe Saronni




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Registrato: Jun 2005

  postato il 02/09/2008 alle 21:05
Beh, ma non è che stare all'opposizione significa ridursi all'approccio che si può avere nei confronti dei pirati della strada, degli strupratori o degli atleti dopati..non è quello che intendevo.
Mi riferivo al modo di intendere e interpretare la vita che va per la maggiore, ultra-competitivo e "menageriale", schiavo delle mode e delle apparenze.
Ne facevo un discorso di sistema, di mentalità, che riguarda certo anche il modo di interpretare quella che è un'arte, lo sport o più in particolare la bici, stare all'opposizione significa, in questo senso, non far parte di questa realtà, non lasciarsene influenzare.
E' vero che lo sport muove tanti soldi però per me rimane prima di tutto, molto prima, una modalità di espressione della personalità individuale, arte appunto, e per questo non è concepibile vederlo ridotto alla schiavitù del risultato a tutti i costi, dell'efficientismo puro.
E secondo me il ciclismo, è uno dei pochi sport che conservano una buona dose di autonomia da questo sistema totalmente mercenario.
Non è romanticismo il mio, non è un parlare da ciclista praticante o molto appassionato.
Non è facile trovare altri atleti che si sobbarcano fatiche anche solo lontanamente paragonabili a quelle imposte dal ciclismo, in cambio di stipendi più o meno da impiegati o da insegnanti, almeno in buona parte dei casi. Cioè, il ciclista di professione "medio", ricava guadagni che più o meno potrebbe raggiungere facendo lavori molto più comodi e con meno rischi, non mi pare una questione di poco conto, è testimonianza di quanto questo sport sia innanzitutto, per tutti i tipi di ciclisti, anche quelli di professione, amore e passione per la bici.

Poi non è che perchè ho certe idee io mi ritenga giustizialista, o almeno, qual'è il metro di giudizio, la soglia, a partire dalla quale è giusto definirsi giustizialisti?
Berlusconi si fa le leggi per sè e suscita l'odio di mezza Italia, e sicuramente dà un esempio a tutti i suoi "fans" di come sia sempre possibile aggirare le regole e fare i furbi. Da ciò avremo probabilmente che milioni di italiani si sentiranno autorizzati sempre a farsi i fatti loro, quindi magari a parcheggiare in seconda o terza fila, a creare discariche abusive o a sporcare le strade. Berlusconi dà "l'esempio", diciamo così. A me però dà altrettanto fastidio, e credo che nel merito sia molto più grave, che la nostra società sia asservita in tutto e per tutto ai bisogni dei teppisti da stadio, per i quali vengono interrotte le dirette delle tappe dolomitiche del Giro per far vedere le partite di serie C (una cosa da niente, vabbè...) o che si fanno i viaggi in treno gratis con i soldi nostri e per di più lasciando a terra i passeggeri di diritto (una cosa sicuramente molto più grave).
Facile adesso, per gli oppositori "democratici", denunciare strumentalmente le manchevolezze del governo attuale. E loro cosa hanno fatto quando erano al governo?
Tu non trovi sacrosanto incazzarsi contro questa gentaglia che si prende tutti i diritti del mondo solo perchè in questo paese nessun politico ha le palle per opporsi a ciò che gira attorno al Dio Calcio?
La devastazione dei treni ti pare non meriti tolleranza zero?
Ma cosa c'è di più incivile che distruggere i beni della comunità, di tutta la comunità?
Questi qui godono della stessa protezione che si costruisce Berlusconi, con la differenza però che se incontri Berlusconi per strada almeno non rischi di essere preso a mazzate..e a proposito di impunità, i teppisti napoletani fermati domenica sono già fuori.
Oppure dobbiamo sempre dare ascolto ai sociologi da salotto che giustificano questi "elementi" perchè "bisogna capirli, il calcio è un collante sociale che ha sostituito la passione per la politica e quindi...") (cit.)?
Anche in questo caso la politica finge di impegnarsi, ma sempre dopo, a danni fatti e strafatti, come quando vengono intensificati i controlli sulle strade o si approntano le patenti a punti, buone per far guadagnare un pò di soldi alle scuole guida.
Significa essere giustizialisti revocare immediatamente la patente, e quindi sottrare dalla circolazione per sempre, degli individui pericolosissimi che guidano come Schumacher sulle strade normali?
Altro che multe e punti..allora il discorso è che "tolleranza zero" è un motto da relativizzare, come tutto del resto.
Io perdono un padre che ruba per dare da mangiare ai figli, e gli cerco anche un lavoro, lo aiuto ad aiutarsi. Non perdono chi ruba nello sport, chi non lo fa insomma per stretta necessità, diciamo così, o quantomeno, il suo "furto" è di tutt'altro tipo e va trattato in un'altra maniera.





 

[Modificato il 02/09/2008 alle 21:11 by mont ventoux]

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Livello Fausto Coppi
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Registrato: Oct 2007

  postato il 02/09/2008 alle 22:42
se proprio dobbiamo dire pane al pane e vino al vino, anche nel ciclismo c'è chi "ruba" (uso questo termine con il significato che gli dai tu) per strappare un contrattino per la prossima stagione, visto che ha famiglia e quest'anno si sta pagando le trasferte e fa fatica a percepire il suo stipendietto tutti i mesi....
Il fatto è che ad aggravare la situazione si è instaurata una dinamica circolare del tipo: spettacolarizzazione dell'antidoping - sponsor che si allontanano - situazione economica difficile - guadagni magri - ricorso al doping "del disperato" che deve trovarsi un lavoro per l'anno successivo.

Quello che dici tu varrebbe per l'amatore, non per lo sportivo professionista.

 
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Livello Giuseppe Saronni




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Registrato: Jun 2005

  postato il 03/09/2008 alle 18:42
Originariamente inviato da elisamorbidona

se proprio dobbiamo dire pane al pane e vino al vino, anche nel ciclismo c'è chi "ruba" (uso questo termine con il significato che gli dai tu) per strappare un contrattino per la prossima stagione, visto che ha famiglia e quest'anno si sta pagando le trasferte e fa fatica a percepire il suo stipendietto tutti i mesi....
Il fatto è che ad aggravare la situazione si è instaurata una dinamica circolare del tipo: spettacolarizzazione dell'antidoping - sponsor che si allontanano - situazione economica difficile - guadagni magri - ricorso al doping "del disperato" che deve trovarsi un lavoro per l'anno successivo.

Quello che dici tu varrebbe per l'amatore, non per lo sportivo professionista.

La situazione di cui parli tu deriva dal basso livello qualitativo di diverse realtà del ciclismo professionistico.
Squadre con piccoli sponsor che fanno attività minore e che soprattutto non sono soggette a tutti i controlli e alle regole a cui sono sottoposte le squadre importanti, sia dal punto di vista della sostenibilità finanziaria, sia dal punto di vista dei controlli medici.
Per non parlare che quelle squadre sono spesso piene di gente che non ha le capacità di fare il professionista ad alto livello, e che trova ripiego in queste realtà minori "spurie".
E' un problema di organizzazione del ciclismo, di una regolamentazione che consente queste anomalie, e che quindi andrebbe risolto separatamente.

E' una questione che non riguarda ciò di cui parlavo io, cioè il professionista di medio livello, regolarmente pagato, che fa un lavoro molto rischioso ma che alla fine gli consente di fare una vita economicamente non più che tranquilla insomma, come tanta gente che ha un lavoro "normale". Considerando questo aspetto, si tratta di una professione fuori dal normale e basata prevalentemente sulla passione.
L'amatore non lo fa per professione, lo fa perchè gli piace e solo ed esclusivamente a suo rischio e pericolo e guadagnandoci dei premi in base solo ai risultati.

 

____________________

 
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Livello Giuseppe Saronni




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Registrato: Sep 2005

  postato il 05/09/2008 alle 14:42
Originariamente inviato da Aug 82

Perchè ripetitività stucchevoli nel caso dell' esortazione a riqualificare i tecnici dell' ammiraglia?
Questo invito a chiedere maggiore competenza ciclistica e sportiva, ma anche umana nel "controllare" proficuamente lo stile di vita dei corridori mi sembra, anche se espresso in maniera retorica e ridondante, un invito d' alto profilo morale.
I buoni padri di famiglia alla Luciano Pezzi servirebbero ancora di più oggi in un sistema di lupi famelici assetati di guadagni e vittorie come Riis..

Gianetti in questa categoria non c' è più, l' ha detto lui a Riccardo alla firma del rinnovo del contratto, di non fare sciocchezze che a loro le vittorie non interessano, basta partecipare...

Se ci fossero ds e team manager d' alto profilo tecnico-sportivo ed etico-morale determinate libertà a corridori come Boonen non sarebbero state concesse.
Anche qui però cozziamo contro uno dei probi viri propugnatori del "mitico" codice etico dei top team del pro tour Patrick Lefevre, e anche lui tempo fa mi ricordo ha subito dure perquisizioni a casa sua..


Ma tu ci credi davvero alla favola di Gianetti che non sapeva niente?
Alla favola di Gianetti che dice "dai Riccardino, basta che fai del tuo meglio e noi ti diamo 1 mln di € all'anno!"?
La verità è che lui vuole cascare in piedi come i gatti.
Reazione umanissima e comprensibilissima, ma di qui a bersi le sue str...ate ce ne passa!!!!

L'idea della famosa Coverciano del ciclismo va benissimo.
Io non ho mai capito perchè il fratello della mia ragazza debba fare corsi e prendere un patentino per allenare delle ragazze di 15 anni che giocano a pallavolo, e uno che come minimo gestisce un budget di 1 mln di € no.
Beninteso, ciò non garantirebbe nulla sull'etica.
L'etica è una cosa individuale e non ci sono corsi per impararla.
Ma formare delle persone almeno competenti in materia servirebbe 1)ai ragazzi che corrono, e che corrono con chi li vuole, mica scelgono sempre loro! e 2)agli sponsor, che affidino i loro soldi a gente che sa quello che fa.

Io non credo ai ds "padri di famiglia".
Uno i figli li fa o li adotta, ma se sei un ds con i tuoi corridori non sei un padre.
Verso i corridori hai una responsabilità che dura per tutto il periodo nel quale essi sono sotto contratto con te.
Aiutarli quando sono giù, quando soffrono, seguirli è un atto utilitaristico e basta.
Poi un ds può essere freddo o vulcanico, bonario alla Reverberi o sofisticato alla Savio, farsi dare del lei, del tu, del voi o del vostra altezza.
Ma quando sento "quel corridore per me è come un figlio" mi incaxxo.
Perchè so già che se quel "figlio" te lo beccano dopato, allora diventa un "figlio di p..." di cui negare la paternità.
Anche Riis faceva il padre putativo o il fratello maggiore con Basso. E sappiamo come è andata a finire.

 

____________________
Il ciclismo è uno sport sano e alla portata di tutti,contro la vecchiaia e le malattie, ma soprattutto conferisce grande lucidità ed efficienza sul lavoro [...]
Voglio anche dire che mi fanno pena e schifo gli impiegati che vengono in ufficio in macchina
e che la sera corrono a rinchiudersi in quelle scatole di sardine invece di farsi una bella sgambata fuori città...
(Visconte Cobram, da "Fantozzi contro tutti")

 
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Livello Gastone Nencini




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  postato il 05/09/2008 alle 15:57
Originariamente inviato da cassius

Originariamente inviato da Aug 82

Perchè ripetitività stucchevoli nel caso dell' esortazione a riqualificare i tecnici dell' ammiraglia?
Questo invito a chiedere maggiore competenza ciclistica e sportiva, ma anche umana nel "controllare" proficuamente lo stile di vita dei corridori mi sembra, anche se espresso in maniera retorica e ridondante, un invito d' alto profilo morale.
I buoni padri di famiglia alla Luciano Pezzi servirebbero ancora di più oggi in un sistema di lupi famelici assetati di guadagni e vittorie come Riis..

Gianetti in questa categoria non c' è più, l' ha detto lui a Riccardo alla firma del rinnovo del contratto, di non fare sciocchezze che a loro le vittorie non interessano, basta partecipare...

Se ci fossero ds e team manager d' alto profilo tecnico-sportivo ed etico-morale determinate libertà a corridori come Boonen non sarebbero state concesse.
Anche qui però cozziamo contro uno dei probi viri propugnatori del "mitico" codice etico dei top team del pro tour Patrick Lefevre, e anche lui tempo fa mi ricordo ha subito dure perquisizioni a casa sua..


Ma tu ci credi davvero alla favola di Gianetti che non sapeva niente?
Alla favola di Gianetti che dice "dai Riccardino, basta che fai del tuo meglio e noi ti diamo 1 mln di € all'anno!"?
La verità è che lui vuole cascare in piedi come i gatti.
Reazione umanissima e comprensibilissima, ma di qui a bersi le sue str...ate ce ne passa!!!!

L'idea della famosa Coverciano del ciclismo va benissimo.
Io non ho mai capito perchè il fratello della mia ragazza debba fare corsi e prendere un patentino per allenare delle ragazze di 15 anni che giocano a pallavolo, e uno che come minimo gestisce un budget di 1 mln di € no.
Beninteso, ciò non garantirebbe nulla sull'etica.
L'etica è una cosa individuale e non ci sono corsi per impararla.
Ma formare delle persone almeno competenti in materia servirebbe 1)ai ragazzi che corrono, e che corrono con chi li vuole, mica scelgono sempre loro! e 2)agli sponsor, che affidino i loro soldi a gente che sa quello che fa.

Io non credo ai ds "padri di famiglia".
Uno i figli li fa o li adotta, ma se sei un ds con i tuoi corridori non sei un padre.
Verso i corridori hai una responsabilità che dura per tutto il periodo nel quale essi sono sotto contratto con te.
Aiutarli quando sono giù, quando soffrono, seguirli è un atto utilitaristico e basta.
Poi un ds può essere freddo o vulcanico, bonario alla Reverberi o sofisticato alla Savio, farsi dare del lei, del tu, del voi o del vostra altezza.
Ma quando sento "quel corridore per me è come un figlio" mi incaxxo.
Perchè so già che se quel "figlio" te lo beccano dopato, allora diventa un "figlio di p..." di cui negare la paternità.
Anche Riis faceva il padre putativo o il fratello maggiore con Basso. E sappiamo come è andata a finire.


Ovviamente lo spunto tratto dalle dichiarazioni di Gianetti era intenzionalmente ironico..
Gianetti per primo era cosciente, se non addirittura incitava probabilmente Riccò a certi metodi e frequentazioni di cui non ha beneficiato affatto e che lo hanno demolito.
Uno che ha dato del tu ad una sostanza sperimentale potentissima come il PFC facendo volontariamente da cavia dovrebbe starsene zitto e ringraziare che i geniali dirigenti dell' UCI e del CIO non lo abbiano interdetto da qualunque attività..
In relazione al problema delle competenze qualificate in seno alle ammiraglie, qualche post fa ho ripreso un' articolo della federazione dove viene detto che anche tra i dilettanti molti sedicenti preparatori possono svolgere l' attività di ds in tutta tranquillità, pur non avendo un' adeguata ed opportuna abilitazione.
Il problema dei ds di oggidì è che oltre ad essere sprovvisti delle necessarie attitudini tecniche professionali, difettano delle fondamentali qualità umane per portare a compimento un mestiere così difficile, soprattutto a livello etico, anche perchè il circus multimiliardario stile formula 1 , in cui si pretendono solo grandi risultati ad ogni costo, che si voleva creare col protour ha fatto il botto dopo meno di 3 anni.

Ultima opinione personale preferisco tecnici come Savio e Reverberi, che a differenza di Riis, che ha sempre militato in ambienti vincenti con ogni singolo corridore, basti pensare ai mostruosi squadroni dell' Ariostea, della Gewiss e della Telekom, hanno avuto budget ridotti e limitati, ma hanno scelto molto bene nel reclutamento dei talenti, valorizzati in corse minori, ma non meno impegnative.

 
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Livello Fausto Coppi




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Registrato: Jun 2006

  postato il 06/09/2008 alle 10:04
Originariamente inviato da Aug 82

Originariamente inviato da cassius

Originariamente inviato da Aug 82

Perchè ripetitività stucchevoli nel caso dell' esortazione a riqualificare i tecnici dell' ammiraglia?
Questo invito a chiedere maggiore competenza ciclistica e sportiva, ma anche umana nel "controllare" proficuamente lo stile di vita dei corridori mi sembra, anche se espresso in maniera retorica e ridondante, un invito d' alto profilo morale.
I buoni padri di famiglia alla Luciano Pezzi servirebbero ancora di più oggi in un sistema di lupi famelici assetati di guadagni e vittorie come Riis..

Gianetti in questa categoria non c' è più, l' ha detto lui a Riccardo alla firma del rinnovo del contratto, di non fare sciocchezze che a loro le vittorie non interessano, basta partecipare...

Se ci fossero ds e team manager d' alto profilo tecnico-sportivo ed etico-morale determinate libertà a corridori come Boonen non sarebbero state concesse.
Anche qui però cozziamo contro uno dei probi viri propugnatori del "mitico" codice etico dei top team del pro tour Patrick Lefevre, e anche lui tempo fa mi ricordo ha subito dure perquisizioni a casa sua..


Ma tu ci credi davvero alla favola di Gianetti che non sapeva niente?
Alla favola di Gianetti che dice "dai Riccardino, basta che fai del tuo meglio e noi ti diamo 1 mln di € all'anno!"?
La verità è che lui vuole cascare in piedi come i gatti.
Reazione umanissima e comprensibilissima, ma di qui a bersi le sue str...ate ce ne passa!!!!

L'idea della famosa Coverciano del ciclismo va benissimo.
Io non ho mai capito perchè il fratello della mia ragazza debba fare corsi e prendere un patentino per allenare delle ragazze di 15 anni che giocano a pallavolo, e uno che come minimo gestisce un budget di 1 mln di € no.
Beninteso, ciò non garantirebbe nulla sull'etica.
L'etica è una cosa individuale e non ci sono corsi per impararla.
Ma formare delle persone almeno competenti in materia servirebbe 1)ai ragazzi che corrono, e che corrono con chi li vuole, mica scelgono sempre loro! e 2)agli sponsor, che affidino i loro soldi a gente che sa quello che fa.

Io non credo ai ds "padri di famiglia".
Uno i figli li fa o li adotta, ma se sei un ds con i tuoi corridori non sei un padre.
Verso i corridori hai una responsabilità che dura per tutto il periodo nel quale essi sono sotto contratto con te.
Aiutarli quando sono giù, quando soffrono, seguirli è un atto utilitaristico e basta.
Poi un ds può essere freddo o vulcanico, bonario alla Reverberi o sofisticato alla Savio, farsi dare del lei, del tu, del voi o del vostra altezza.
Ma quando sento "quel corridore per me è come un figlio" mi incaxxo.
Perchè so già che se quel "figlio" te lo beccano dopato, allora diventa un "figlio di p..." di cui negare la paternità.
Anche Riis faceva il padre putativo o il fratello maggiore con Basso. E sappiamo come è andata a finire.


Ovviamente lo spunto tratto dalle dichiarazioni di Gianetti era intenzionalmente ironico..
Gianetti per primo era cosciente, se non addirittura incitava probabilmente Riccò a certi metodi e frequentazioni di cui non ha beneficiato affatto e che lo hanno demolito.
Uno che ha dato del tu ad una sostanza sperimentale potentissima come il PFC facendo volontariamente da cavia dovrebbe starsene zitto e ringraziare che i geniali dirigenti dell' UCI e del CIO non lo abbiano interdetto da qualunque attività..
In relazione al problema delle competenze qualificate in seno alle ammiraglie, qualche post fa ho ripreso un' articolo della federazione dove viene detto che anche tra i dilettanti molti sedicenti preparatori possono svolgere l' attività di ds in tutta tranquillità, pur non avendo un' adeguata ed opportuna abilitazione.
Il problema dei ds di oggidì è che oltre ad essere sprovvisti delle necessarie attitudini tecniche professionali, difettano delle fondamentali qualità umane per portare a compimento un mestiere così difficile, soprattutto a livello etico, anche perchè il circus multimiliardario stile formula 1 , in cui si pretendono solo grandi risultati ad ogni costo, che si voleva creare col protour ha fatto il botto dopo meno di 3 anni.

Ultima opinione personale preferisco tecnici come Savio e Reverberi, che a differenza di Riis, che ha sempre militato in ambienti vincenti con ogni singolo corridore, basti pensare ai mostruosi squadroni dell' Ariostea, della Gewiss e della Telekom, hanno avuto budget ridotti e limitati, ma hanno scelto molto bene nel reclutamento dei talenti, valorizzati in corse minori, ma non meno impegnative.


@Cassius hai perfettamente ragione sulla formazione dei DS e mi meraviglio che un giornale "attento" come BICISPORT non informi in tal senso. La rivista è letta anche dai ragazzini che corrono o genitori con ragazzini che corrono, pertanto sarebbe una presa di coscienza importante quella sulla qualità dei DS che lavorano nelle squadre ciclistiche.
Invece basta avere il tesserino della FCI e sei a posto.
Quando ho visto Gianetti a Pesaro e sono stata insieme a lui un giorno più la cena, non mi è sembrato proprio uno paterno, era il titolare di azienda e i ciclisti i suoi lavoratori dai quali si aspettava molto. Riccò si gestito molto da solo, e gli sono state date diverse libertà, tipo la ragazza in albergo, probabilmente c'era nel contratto qualche clausola del genere, oppure per non fargli sentire la pressione lo hanno lasciato fare a modo suo. Su Piepoli per il suo test non chiaro lo scorso anno, hanno costruito una difesa enorme e appoggiato continuamente.
Devono essere a conoscenza dei loro movimenti oppure sono troppo allocchi per lavorare nello sport.

@Aug82: Parli di Riis come fosse il diavolo e Reverberi un angelo, Reverberi si è arrabbiato molto quando Kloden ha detto che la CSF non era pulita, (è tutta colpa della Gazzetta per me che scalda gli animi), io ero al riscaldamento insieme a Mario quel giorno e l'ho osservato, è un altro tipo di "manager" è casereccio, mi ricorda molto mio padre ma nonostante la strenua difesa della sua squadra a maggio, Reverberi non ha detto che a Sella, dopo la positività riscontrata, l'hanno sabotato oppure che è colpa sua perchè lo costringeva a vincere. Sarà incazzato nero con l'UCI e immagino che ce l'avrà con il corridore perchè si è fatto beccare, ma non si è esposto. Correggimi se sbaglio.
Reverberi ha un budget piccolo rispetto ai colossi, e la sua bravura sta nel costruire una squadra vincente con i migliori a basso prezzo. Ma Reverberi è Reverberi e non lo scopriamo adesso. Io spero resti nel ciclismo e torni al Giro anche i prossimi anni.
Riis cos'ha di diverso rispetto agli altri???? Ha fatto più scalpore la sua storia perchè Basso era sul piedistallo in quel momento, se Cunego fosse allo stesso livello e Saronni lo licenziasse per doping e poi ammettesse di essersi dopato in carriera, lo applaudiresti? Farebbe meno effetto perchè lo "shock" l'avremmo già vissuto con Riis. Ma darebbe fastidio ugualmente e a pagare sarebbe solo Cunego.
In questi giorni corre voce in Germania che sia Frank Schleck "amigo di Birillo", nessuno ha le prove, se le avessero Frank sarebbe fuori, ma il successo di Riis come team manager sarà solo dovuto a Fuentes?
Secondo me no, ma se fosse, gli altri stanno tutti a guardare?
Guarda gli ultimi vincitori dei GT. O scontano una squalifica o l'hanno scontata oppure sono sospettati perchè inseriti nell'elenco di Fuentes, ma spagnoli quindi non giudicati. L'unico che non ha subito indagini e non è sospettato è Sastre, ma lo diventa indirettamente perchè Riis è Riis.
Perchè non sospettiamo anche dei vincitori di classiche quando appartengono a squadre con team manager denunciati o indagati? L'unico sempre nell'occhio del ciclone è Riis, l'unico però fino ad oggi ad aver ammesso che la sua UNICA vittoria al Tour è stata vinta con l'uso dell'epo. Gli altri stanno tutti zitti, soprattutto quelli che hanno vinto la maglia rosa e se ne vanno in giro a prendere applausi (meritatissimi) si intende ma giudicando i loro colleghi dall'alto in basso, però il coraggio di Riis non ce l'hanno. Quanto ci vuole? Hanno meno da perdere rispetto a Riis, eppure tengono la bocca chiusa.
E Bicisport parla di "Tolleranza Zero", visti i team manager che ci sono in giro, è un bel modo per dire, -prendo in giro i lettori-

Chiedo scusa per gli errori, ho riletto ma forse non è bastato.

 

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Michela
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 09/09/2008 alle 12:41
Riprendo Aug: Cosa potrebbero fare le sopraccitate squadre per aggirare la regola ? Sarebbe sufficiente che al fianco di Cappelletti e Bertolino ci fossero sempre due DS abilitati, ad esempio Baccin per la Pagnoncelli e Frigo per la Racconigese e che negli atti ufficiali figurassero rispetivamente Baccin e Frigo. In ambito dilettantistico la Pagnoncelli è una delle squadre che va per la maggiore, fa sorridre il fatto che presentino un tecnico, seppur esperto, non qualificato per ricoprire quell'incarico. E' come se la Juventus avesse un allenatore sprovvisto di patentino.

E poi mi allaccio a Micky e dico che forse i giornali non li leggiamo tutti allo stesso modo.
Cappelletti non ha il terzo livello da tanto tempo, è stato scritto anche su Bicisport tanti anni fa, ma se la federazione non fa nulla...
Accanto a Cappelletti, dice Aug, servirebbe un tecnico abilitato: Baccin.
Dico: ma voi l'avete letto su Bicisport di un anno fa quello per cui Baccin è stato condannato in tribunale? Ricette, somministrazioni, ricettazione... Bicisport l'ha scritto, ma la federazione non l'ha squalificato, perché nei giorni della condanna non era tesserato. Ops, che svista...

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/09/2008 alle 14:07
Originariamente inviato da miky70
L'unico che non ha subito indagini e non è sospettato è Sastre,


Sastre non ha subito indagini, come tutti gli spagnoli, ma Tuttobici ed in particolare il suo direttore lo hanno accusato più volte di essere l'amico di Birillo.

 

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Livello Gastone Nencini




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  postato il 09/09/2008 alle 18:40
Originariamente inviato da grilloparlante

Riprendo Aug: Cosa potrebbero fare le sopraccitate squadre per aggirare la regola ? Sarebbe sufficiente che al fianco di Cappelletti e Bertolino ci fossero sempre due DS abilitati, ad esempio Baccin per la Pagnoncelli e Frigo per la Racconigese e che negli atti ufficiali figurassero rispetivamente Baccin e Frigo. In ambito dilettantistico la Pagnoncelli è una delle squadre che va per la maggiore, fa sorridre il fatto che presentino un tecnico, seppur esperto, non qualificato per ricoprire quell'incarico. E' come se la Juventus avesse un allenatore sprovvisto di patentino.

E poi mi allaccio a Micky e dico che forse i giornali non li leggiamo tutti allo stesso modo.
Cappelletti non ha il terzo livello da tanto tempo, è stato scritto anche su Bicisport tanti anni fa, ma se la federazione non fa nulla...
Accanto a Cappelletti, dice Aug, servirebbe un tecnico abilitato: Baccin.
Dico: ma voi l'avete letto su Bicisport di un anno fa quello per cui Baccin è stato condannato in tribunale? Ricette, somministrazioni, ricettazione... Bicisport l'ha scritto, ma la federazione non l'ha squalificato, perché nei giorni della condanna non era tesserato. Ops, che svista...


Io ho citato un interessante ed emblematico articolo che mi ha ulteriormente dimostrato che nelle stanze dei bottoni non c' è molta voglia di osservare i regolamenti in maniera sostanziale, la forma è la loro arma migliore per perpetuare i propri interessi...
E poi si scaricano il barile della responsabilità sulle frequentazioni infelici di Riccardino, che è stato tutelato opportunamente da chi era tenuto a farlo e non necessariamente il solo team d' appartenenza contrattuale...
La rifondazione etica deve partire dall' alto, è troppo facile caricare sulle fragili spalle dei corridori tutto questo oneroso fardello.
I corridori vicini a Baccin pagheranno salato, lui no, tanto che ha preso parte come ds al prestigioso Valle d' Aosta..

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 09/09/2008 alle 19:56
In effetti,Miky, anch' io penso che BS si sia molto battuto sui direttori sportivi, soprattutto dei giovani.
Purtroppo, il giornale scrive ma evidentemente gli organi del potere sportivo non hanno alcuna voglia di fare una politica, vera, reale, di sistema contro questa gestione degli atleti.
del resto, il ciclismo è come ogni altro campo: la leggenda del manager dal volto umano, del manager competente ecc. è una leggenda ovunque.
Il manager persegue il massimo profitto possibile, costi quel che costi. Punto.
Il grande manager è pura leggenda.
Competenti di che?
Nel ciclismo come ovunque.
Bisogna cambiare il mondo e il modello di sviluppo. Siamo realisti, chiediamo l'impossibile.

 

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Verità e giustizia per Marco Pantani: una battaglia di civiltà.

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IO NON L'HO VOTATO.

IO CORRO DOPATO COME TUTTI.

"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping.

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/09/2008 alle 22:31
Originariamente inviato da Donchisciotte

In effetti,Miky, anch' io penso che BS si sia molto battuto sui direttori sportivi, soprattutto dei giovani.
Purtroppo, il giornale scrive ma evidentemente gli organi del potere sportivo non hanno alcuna voglia di fare una politica, vera, reale, di sistema contro questa gestione degli atleti.
del resto, il ciclismo è come ogni altro campo: la leggenda del manager dal volto umano, del manager competente ecc. è una leggenda ovunque.
Il manager persegue il massimo profitto possibile, costi quel che costi. Punto.
Il grande manager è pura leggenda.
Competenti di che?
Nel ciclismo come ovunque.
Bisogna cambiare il mondo e il modello di sviluppo. Siamo realisti, chiediamo l'impossibile.


Sento il dovere di precisare, perchè forse non l'ho fatto sufficientemente:
Ho comprato tutti i mesi BS fino alla scorsa estate, e non ricordo una guerra ai Direttori Sportivi non correttamente formati, non preparati, solo tanti discorsi sulla futura Coverciano, ma su quello che non funziona ora, non ho letto niente. Non parlo di DS già indagati o scoperti, ma di personale scadente che si ricicla passando di squadra giovanile in squdra, di mancanza di laureati isef che valutino la preparazione e sorveglino i bambini, ragazzini, ragazzi.
Ho ricomprato BS questo mese e la tolleranza zero infatti c'è come dite voi, ma la rivista la pretende dai corridori ora considerati onesti e non pretende la sostituzione delle figure che seguono i ragazzini, affinchè questi una volta adulti abbiano seguito una crescita pulita e consapevole e non siano facilmente abbindolati.

@Antonello: Sastre è sempre stato collegato ad Amigo di Birillo nonostante non ci siano mai state valide ragioni, solo perchè è nella squadra di Riis, quindi per forza sospetto.
Perchè Amigo di Birillo non può essere Lombardi? E' più facile che sia lui, in fondo la loro amicizia è nota, inoltre Sastre è spagnolo, avrebbe dovuto avere un soprannome suo, sarebbe stato più logico. Perchè sospettare Sastre e continuare ad insistere? Perchè Lombardi è italiano? Perchè nel frattempo si era ritirato? Perchè Sastre poteva vincere un Tour? Perchè l'ha vinto?
Gli allenatori di nuoto che seguono mio figlio sono laureati e fanno periodicamente corsi di aggiornamento. Nel ciclismo, nella mia provincia almeno, questo non c'è. L'allenatore allena sulla base della sua esperienza come corridore, basta! Perchè non pretendere di più, perchè non spiegare che dovrebbe essere diverso, migliore?

@Grilloparlante: la FCI non allontana gente che trova gli sponsor, che costruisce squadre vincenti..... Alla FCI ci sono persone che non sanno neppure come funziona un fax, che si interessano solo del bollettino per l'affiliazione, alla FCI allontanano i rompiballe che parlano sempre di doping e quelli che sanno fare bene il loro mestiere (vedi Martinello)
La FCI è interessata al movimento degli amatori e dei giovani, con loro raccoglie parecchio, mentre sa di non contare niente per i professionisti, i quali si interessano solamente dei Grandi Organizzatori. Alcuni membri della Federazione hanno provato a migliorare la qualità del lavoro ma ci sono troppi bigotti all'interno che preferiscono gestire tutto come è sempre stato gestito. Chi se ne frega se a mandare a correre un 16enne c'è un impiegato di banca che in macchina ha il sacchettino con le pasticchine, tanto anche il genitore è pronto a tutto pur di vedere il figlio con le braccia alzate!!!

Forse questo BS non lo sa perchè è troppo impegnato a raccontare le vicende dei professionisti, oggi idolatrati e domani gettati nel fango, lo fanno tutti, ma se volesse veramente dire qualcosa di nuovo, potrebbe cominciare dal basso.

 

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Livello Moreno Argentin




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  postato il 11/09/2008 alle 11:43
Ho sempre pensato che un giornale come Bicisport abbia anche una finalità "sociale", per cui dovrebbe anche occuparsi dei problemi di cui parla Micky. Però ritengo che la soluzione dei problemi di cui sopra dipenda dalla federazione e non da un giornale e la federazione, al momento, è impermeabile a tutto. Lo dimostra il caso Baccin: è vero che h pagato il suo cono con la giustizia, m una federazione seria dovrebbe non avergli rinnovato ugualmente il terzo livello, cosa che invece è accaduta puntualmente. Lo stesso per i tecnici degli juniores trovti negli anni con problemi: andavano radiati (i tecnici) ma nn è avvenuto.
E cosa deve fare un giornale che vive di belle foto e racconti di corsa: trasformarsi in un bollettino delle porcate? Quanti lo comprerebbero, al di fuori dei dieci o venti interessati a cose del genere? Io credo che svolto il lavoro di denuncia (che potrebbe esercitare con più forza, ma comunque esercita) un giornale come Bicisport abbia anche il dovere di mostrare alla gente il ciclismo pedalato, quello vero e possibilmente credibile.
I campioni osannati e poi gettati nel fango evidentemente tanto campioni non sono, altrimenti nel fango nn ci finirebbero. Ma qui riprenderemmo una vecchia diatriba da cui non usciremo più.
Pensa che bello Bicisport che si trasforma d'incanto nel sito di Capodacqua. Io smetterei di leggerlo, chiamatemi superficiale, ma il ciclismo non è solo doping, benché sia questa l'immagine che se ne vuole dare al mondo. E' solo che nel ciclismo se ne parla e anche troppo. In fondo sono stati trovati molti più positivi in tre settimane di Olimpiadi che in tre settimane di Tour, nessuno vuole dirlo. A me sta bene esaltarmi per l'impresa di riccò perché voglio sperare fino all'ultimo che sia un'impresa credibile.
Se poi Riccò si ritiene così furbo da fregarmi e si fa beccare, bè, a quel punto che vada pure nel fango. Il rischio l'ha voluto correre lui: io lo avrei applaudito anche se fosse arrivato assieme a Sastre sull'Alpe d'Huez e avesse fatto secondo...
Per cui, se Bicisport racconta l'impresa fa bene, magari dovrebbe essere un po' più freddo verso certe imprese, ma sarebbe stato giusto, nei giorni di sella al Giro, mettersi a scrivere che quelle azioni nn convincevano? Sarebbe stato giusto fare un'inchiesta fra gli altri corridori perché spiegassero i loro dubbi su Sella? E se Sella era a posto? Lo sapete che i corridori parlano spesso più per invidia che per ragionamento? diverso sarebbe stato se uno di loro, al corrente della cera, fosse uscito allo scoperto e avesse fatto una denuncia. Ma questo non accadrà mai, no? Si è più uomini a coprire i ladri che a denunciarli. Come in Sicilia, dove gli uomini d'onore sono i mafiosi e gli altri solo poveri pellegrini. Bè, io ho il mio onore, m sto coi pellegrini. A presto

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 11/09/2008 alle 17:29
No, per favore, Bicisport come il giornalismo di Capodacqua no, non scherziamo.
Si può discutere se gli articoli di denuncia di certe situazioni debbano aumentare ma non è che si deve occupare tutto il giornale.
- Anche a me sarebbe stato bene Riccò che arriva con Sastre o anche che viene battuto, solo che, con Riccò ( doping o non doping) ci si sarebbe divertiti abbastanza anche se perdeva, con Sastre, che ha vinto bene, no.
- Io non sono per una maggiore freddezza da parte di BS. Aveva ragione Mura ai tempi in cui il suo giornale massacrava Pantani ( e lui taceva), lui diceva: Il doping può cancellare una vittoria o la reputazione di un campione o altro, ma non può cancellare la storia delle emozioni. Quella rimane, intatta.
Il cera non cancella che mi sono divertita il giorno della vittoria di Riccò al Tour e mi dispiace che gli eventi successivi abbiano impedito che Bicisport ne potesse parlare come sa ( almeno alcuni giornalisti di BS, altri, come Luca Neri certamente no).
Anche se io queste impresone di Riccò non le ho viste, sì nella tappa del Tourmalet sì, ma il giorno dopo perdeva le ruote e alla cronometro ha preso minuti a valanga. Eppure il cera funziona sempre.
- La funzione di BS non è solo la denuncia.
Faccio un esempio, non so se avete letto l'intervista- pedalata di Capodacqua a Basso.
Pessima. Superficiale, completamente disattenta a quel mondo interiore che Basso si porta dentro ( la forza mentale, i tradimenti magari suoi e di altri, i giuramenti blasfemi, quello che lo aspetta in termini di sospetti perpetui, insomma tanto da dire, soprattutto pedalando), perfino irritantemente quasi buona.
Irritantemente non per Basso, ma per Capodacqua.
Ecco, mi piacerebbe leggere un'intervista a Basso, oggi, alla vigilia del rientro, su Bicisport scritta da un grande narratore.
O un'intervista a Riccò.
Non è che in un dopato trovi solo un dopato o un bastardo , ma bisogna avere sensibilità, intelligenza , capacità di raccontarlo.
Questo,anche, deve essere sempre di più Bicisport.
- Sella. A me non piace perché piange troppo e mi fa pena. Non si poteva stare là a sospettare in assenza di riscontri e anche con Sella vale il fatto che sarà un dopato ma io me lo ricordo in una tappa ( di un Giro, forse) in cui cadde due volte in modo proprio brutto, si rialzò senza sceneggiate,determinato a cercare un risultato.
Cioè , non c'è solo il doping, non c'è solo il fisico bestiale, c'è anche la testa.
E il ciclismo è anche questo, al di là del doping che sta ovunque.
- Sì, i ciclisti non parlano del resto se parlassero sarebbero gli unici a pagare, perché dovrebbero farlo?
Non si può chiedere a nessuno di essere un eroe, bisognerebbe creare le condizioni perché possano non temere di parlare, altrimenti non ci si può stupire che stiano zitti.
Però Sella è uno di quelli,improvvidi, che ha parlato di Riccò beccato con il Cera.
Ora, se sai che sei nella stessa situazione perché non taci?

 

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Livello Gastone Nencini




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  postato il 11/09/2008 alle 18:10
Certamente se non avessero beccato Ricky BS avrebbe raccontato la grande impresa del modenese con enfasi doverosa e comunue meritata perchè la sua condotta spettacolare di gara non dava adito a dubbi sulla sua gamba monumentale e sulla lucidità tattica che lo ha sempre sorretto.
I più, fedeli ai postulati infallibili degli ultrà dell' antidoping e sulla base delle proprie illuminate conoscenze scientifiche da periti di tribunale, opineranno che la chiave della condizione di Riccò al Tour derivava solo ed esclusivamente dalla risposta individuale del suo organismo al CERA, io a costoro rispondo che questo farmaco però non suggerisce quando e se è conveniente attaccare nella tappa dell' Aspin e come gestire la complicata volata contro Valverde in cima allo strappo di Superbesse..

In quei frangenti emergono componenti mentali e psicologiche, e motivazionali che la fanno da padrone!
Una rivista come BS, come d' altronde ha sempre dimostrato di saper fare compiutamente, deve continuare a narrare questi momenti di lucida follia e grande spettacolo che hanno accompagnato la storia del grande ciclismo!!!

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 29/09/2008 alle 12:18
Spinta dalla curiosità che questo thread mi aveva suscitato, qualche giorno fa ho comprato, per la prima volta in vita mia, Cicloturismo.
Un giornale che , almeno così era descritto, fa allontanare dalle famiglie, fa trascurare il lavoro e spinge al doping, è il mio giornale di riferimento mi sono detta ( sul doping è una battuta, ovviamente, come è una battuta il fatto che condivida che, come ne Il grande Lebowski, per sopportare lavoro di m… e famiglia, spesso, sia necessario un rigoroso programma di droghe).
C’ho messo un po’ per leggerlo, c’è una lunga parte dedicata alla tecnica, alle biciclette che, veramente, ho lasciato subito perdere, che io non segua il ciclismo per questo si è capito.
Veramente interessante, invece, la parte dedicata all’umanità varia dei cicloamatori.
C’è un lungo servizio su una GF in Austria che fa parte del Prestigio e un altro su L’Eroica ( mi pare, non ho qua il giornale per controllare). Con grande diversità di spessore fra i due servizi ( ma di questo dirò dopo).
In effetti i cicloamatori un po’ esaltati da questa loro passione lo sono davvero, ma a me è piaciuto il loro racconto, i sacrifici al limite della follia che fanno per disputare una GF durissima, lo stacco vertiginoso fra questa parte della loro vita e la quotidianità di una vita passata in un lavoro normale.
Cioè, la passione è inquietante sempre ma se la colpa è essere vittima dell’Ate, l’infatuazione, i greci sapevano che gli unici momenti in cui la vita è degna di essere vissuta è quando un dio li riempie e accende la vita, quando sono vittime dell’infatuazione o dell’agire del dio.
Altrimenti, senza l’Ate, la vita è al riparo ma non è degna di essere vissuta.
Perciò, tutta la mia simpatia a questi cicloamatori esaltati, estremi.
Poi il passaggio da qui al doping, dall’estremismo con cui si dedicano al cicloturismo, dal piacere di leggere il proprio nome sul giornale al doping mi sembra troppo lungo e ,certamente, non dovuto a un giornale che segue questa passione e le dà strumenti di conoscenza tecnica e di visibilità personale.
Cioè, per me, un amatore che passa al doping non è spinto da un giornale come questo ma da altre manipolazioni culturali che passano tutti i giorni dalla televisione, all’aria che si respira in una società da Prometeo scatenato come la nostra.
In più, leggo un’esaltazione della famiglia: mogli che seguono mariti esaltati, coppie che si formano alle G:F., edulcorati inviti a condividere la passione con il bambino ( il che è un grande invito pedagogico, al di là del linguaggio con cui viene fatto, decisamente troppo edulcorato, sarebbe bello che un genitore trasmettesse al figlio una passione, un interesse che richieda disciplina ed esalti, un senso possibile, uno sporgere di senso, invece che , sempre, noia, insofferenza, nullità di interessi, cioè ched trasmettesse cultura , compresa la cultura ciclistica, invece che nichilismo. Questo è il vero antidoto al doping.).
Da dire, ancora, su questo giornale, è la conferma che di qualsiasi cosa racconti ci vuole capacità di saper raccontare.
La GF in Austria è un lungo servizio di Vicennati, divertito, sembra dalla scrittura, da questa umanità varia, la curiosità divertita di chi guarda e ascolta e la capacità di raccontare costruiscono un servizio interessante e intrigante anche per chi è totalmente estranea al mondo del cicloturismo.
Cioè la capacità di raccontare parte da un’urgenza interiore precedente, non ammette di essere spompati, ci vuole vena creativa, sempre ,
Il servizio sull’Eroica ( mi pare si chiami così) è, invece, scialbo, noiosetto, un compitino diligente.
Mi ha colpito che, come su Bicisport c’è la rubrica di posta tenuta dal Direttore, su Cicloturismo ci sia la rubrica tenuta da Luca Neri.
E dai, cavolo, la rubrica di posta la tiene il giornalista di grande storia ( io leggo Repubblica: si va da Scalfari, che l’ha lasciata da poco, a Serra, alla Aspesi a Augias che non sarà il massimo ma ha scritto diversi libri di successo, almeno), su Cicloturismo, mi pare, trionfa il nepotismo immeritato.
Ecco, questo è diseducativo in quel giornale, ma, anche questo, perfettamente specchio di una società dove il figlio dell’avvocato fa l’avvocato, il figlio del farmacista fa il farmacista ecc., a prescindere da meriti e capacità. E questo è diseducativo anche per chi gode del privilegio,anche se ancora non lo sa.

 

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Livello Fausto Coppi
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  postato il 30/09/2008 alle 12:01
cara Donchisciotte, mi fa piacere che abbia dato una occhiata anche al mondo del cicloturismo, così come è prsentato oggi.
Ti sfugge ancora una cosa, però: per parlare di cicloturismo, questa attività dovrebbe essere, appunto, turismo fatto in bici. Quindi viaggi in bici, anche di più giorni, zaino in spalla, gusto dell'avventura ,e meglio ancora se la bici non è dell'ultimo modello, altrimeti c'è il rischio che ce la rubino a metà del viaggio.
Oppure belle gite in splendidi posti dove si riescono ancora ad usare in pieno i cinque sensi che abbiamo. Oltre alla realtà, agonistica (perchè se vi partecipo, non posso scegliere di non comparire in classifica!), delle GF, ci sono anche tantissime iniziative davvero cicloturistiche,(anche atleticamente assai esigenti) che su un giornale che si chiama così dovrebbero avere la maggioranza dello spazio, o no? Invece tre quarti del giornale a parlare delle GF, dove naturalmente anche quelli che fotografano, di solito gli ultimi, sfoggiano bici da 5000 euro e attrezzatura all'avanguardia. E questa è pressochè una scelta obbligata, perchè se ci vado con la MTB, non ci riesco a tenere le ruote del gruppo nei primi 30 km. fatti ai 45 km/h quando si rallenta.
Ci sono quelli che, per partito preso, vanno piano apposta, ma a parte il trattamento denigratorio di alcuni speaker all'arrivo a cui ho assistito personalmente, ormai li tagliano fuori, perchè ci sono le "griglie": se non passi entro una certa ora ad un certo bivio, devi ripiegare sul percorso corto o su quello medio, dove c'è.

 

[Modificato il 30/09/2008 alle 12:05 by elisamorbidona]


 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 30/09/2008 alle 18:04
Sì, comunque ho visto anche uno splendido servizio di cicloturismo puro, quello su Cuba , un viaggio fatto là.
Scritto non so se da un giornalista o da un cicloturista ,comunque cicloturismo puro.
Con indicazioni di percorsi, difficoltà, luoghi da vedere e posti dove poter andare in bici, oltre all'attenzione ( politicamente corretta oltretutto verso un paese come Cuba) per il paese visitato.
A me è sembrata una cosa utile.
Quanto alle GF se si partecipa un tempo anche largo ma bisogna darselo no?
Cioè, non mi pare , questo è il motivo principale per cui ho comprato il giornale, che spinga verso posizioni estremiste.
Mi pare, invece, che sia nell'animo umano, formato da una società di mercato, la spinta a scegliere i prodotti di marca, costosi per ogni aspetto della nostra vita. A parte che preferisco chi spende 5000 euro di bici a chi ne spende magari altrettanti per farsi telefonini ultima generazione o centomila vestiti firmatissimi.
Così come se si è persone particolarmente competitive magari si ricorre anche al doping per arrivare cinquantesimo a una GF invece che centocinquantesimo.
Tutti gli ambienti di vita mi sembrano esasperatissimi, non solo il cicloturismo o il ciclismo amatoriale.
Il giornale mi pare, ho letto solo un numero, anche moderato e attento a certi valori culturali legati al ciclismo.

 

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  postato il 01/10/2008 alle 13:06
Lo metto pure qui, perché c'entra molto con quello che vorrei dire in questo thread sui giovani, a patto che riesca a leggermelo tutto (son rimasto a fine agosto).

http://roma.repubblica.it/dettaglio/Con-la-coca-ho-iniziato-a-13-anni-a-scuola-prima-dellinterrogazione/1521089

 

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Livello Marco Pantani
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  postato il 12/10/2008 alle 16:22
Mi pare evidente che, oggi, la persona più interessante, su cui si accentrano più aspettative nel ciclismo, più intrigante da capire negli umori segreti sia Ivan Basso.
Letta la banalissima intervista di Capodacqua, mi aspettavo di meglio.
Invece leggo su Bicisport sette/otto pagine di intervista a Basso da parte di Luca Neri.
Ecco, Bicisport è con queste interviste condotte ad mentula canis che rischia di perdere lettori. Va beh il doping, va beh che scrivono di Tizio e subito viene beccato, va bene tutto ma il senso di un mensile è l’approfondimento, l’ampiezza della visione che si propone al lettore, altrimenti basta il quotidiano.
Basso si intuisce chiaramente che ha un muro dentro, in questo momento. Un muro fatto anche, credo, di risentimento inconfessabile, di orgoglio ferito, delle cose dette e di quelle non dette, dello sguardo che sente su di sé, della paura e della voglia di questa nuova avventura, un muro estremamente complesso attraverso cui si difende.
Al di là del muro ci sono i rassicuranti luoghi comuni che riversa su giornalisti che non si accorgono del muro, ci vanno a sbattere e lo seguono come cagnolini sul sentiero di quei luoghi comuni ( inutile che li dica, basta leggere quello che dice basso da dopo la squalifica: presenta il suo format, non per dare forma alla realtà che sta vivendo ma per crearne un’altra, quella che vuole far apparire come realtà).
Sono sette/otto pagine buttate, alberi sottratti a dare ossigeno alla terra, occasioni perdute.
L’intervista a Basso di Luca neri è un compitino pedante, diligente, esangue, freddo da cui emerge solo che una persona come Basso, intelligente e complicata, si fa gioco del giornalista e lo porta dove vuole.
Annoiando molto il lettore.
Ecco, è qua, sulla consistenza delle interviste, degli articoli, delle inchieste, sulla capacità dei giornalisti di essere all’altezza che si gioca, anche, il destino dei media ciclistici. Non con il nepotismo irritante.


 

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  postato il 12/10/2008 alle 21:53
Originariamente inviato da Donchisciotte

Mi pare evidente che, oggi, la persona più interessante, su cui si accentrano più aspettative nel ciclismo, più intrigante da capire negli umori segreti sia Ivan Basso.
Letta la banalissima intervista di Capodacqua, mi aspettavo di meglio.
Invece leggo su Bicisport sette/otto pagine di intervista a Basso da parte di Luca Neri.
Ecco, Bicisport è con queste interviste condotte ad mentula canis che rischia di perdere lettori. Va beh il doping, va beh che scrivono di Tizio e subito viene beccato, va bene tutto ma il senso di un mensile è l’approfondimento, l’ampiezza della visione che si propone al lettore, altrimenti basta il quotidiano.
Basso si intuisce chiaramente che ha un muro dentro, in questo momento. Un muro fatto anche, credo, di risentimento inconfessabile, di orgoglio ferito, delle cose dette e di quelle non dette, dello sguardo che sente su di sé, della paura e della voglia di questa nuova avventura, un muro estremamente complesso attraverso cui si difende.
Al di là del muro ci sono i rassicuranti luoghi comuni che riversa su giornalisti che non si accorgono del muro, ci vanno a sbattere e lo seguono come cagnolini sul sentiero di quei luoghi comuni ( inutile che li dica, basta leggere quello che dice basso da dopo la squalifica: presenta il suo format, non per dare forma alla realtà che sta vivendo ma per crearne un’altra, quella che vuole far apparire come realtà).
Sono sette/otto pagine buttate, alberi sottratti a dare ossigeno alla terra, occasioni perdute.
L’intervista a Basso di Luca neri è un compitino pedante, diligente, esangue, freddo da cui emerge solo che una persona come Basso, intelligente e complicata, si fa gioco del giornalista e lo porta dove vuole.
Annoiando molto il lettore.
Ecco, è qua, sulla consistenza delle interviste, degli articoli, delle inchieste, sulla capacità dei giornalisti di essere all’altezza che si gioca, anche, il destino dei media ciclistici. Non con il nepotismo irritante.


Giusto! L'ho letto e riletto e non mi ha soddisfatta neanche un po'.
Hai detto bene, un compitino!
Una noia bestiale, sai quante cose avrei voluto sapere, ma sono sempre gli stessi argomenti degli ultimi mesi, che abbiamo già letto su La Gazzetta dello Sport e sul sito di Tuttobici. Potevano dire di più, andare nel profondo, scrivere ciò che gli altri non avevano scritto. E invece niente.
Ho preso quel giornale e l'ho dato via, cosa mai fatta, tutti i numeri su Basso li ho conservati, ma di questo ho fatto volentieri a meno.
Sarà stato papà Sergio a preferire il figliolo per l'intervista?

 

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Michela
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Vita in te ci credo le nebbie si diradano e oramai ti vedo non è stato facile uscire da un passato che mi ha lavato l'anima fino quasi a renderla un po' sdrucita. Anche gli angeli capita a volte sai si sporcano ma la sofferenza tocca il limite e cosi cancella tutto e rinasce un fiore sopra un fatto brutto



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  postato il 13/10/2008 alle 01:38
Da settimane avevo in canna una riflessione da inserire in questo thread e da inscrivere nel bel dibattito sul libero arbitrio dei giovani che si è sviluppato ad agosto.

I giovani. Bel tema.
I ciclisti, a parte Rebellin che ha 116 anni (), sono dei giovani.
Mi sembra che molti, qui dentro e anche fuori, pretendano da questi ragazzi più di quello che pretenderebbero dai loro figli, coetanei. Di ergersi come titani e tenere il mondo sulle spalle, ma chiediamoci: la nostra società offre a questi giovani la possibilità di fare questo? Quand'anche ne avessero le capacità, sono messi in condizione di esprimerle?

Mi fanno sorridere quei 60enni che inveiscono contro i politici attaccati alle poltrone, e poi per lasciare spazio in azienda al figlio già 30enne sono lotte intestine logoranti e sfibranti. Viviamo in una gerontocrazia di fatto, lo spazio per i giovani è quello che è. Il precariato. La difficoltà di andare avanti, di trovare stimoli e obiettivi raggiungibili. La marginalizzazione. L'alienazione.

Viviamo in una società in cui la prima cosa che ti insegnano è inculare il prossimo prima che lui inculi te. Scusate la crudezza.
Una volta stavo parcheggiando e sfiorai il paraurti di un'altra macchina. Mi resi conto che avevo fatto un graffietto, avevo un po' di tempo e anziché lasciare il bigliettino sul tergicristallo mi sedetti sul marciapiedi ad aspettare il proprietario della vettura danneggiata.
Una ricca signora uscì dalla banca di fronte alla quale era parcheggiata la vettura e fece per salire in macchina, io la fermai e le dissi che le avevo graffiato il paraurti, e che insomma ero disposto a pagarle il danno (si trattò di 60milalire, mi pare). Lei non si fidò evidentemente e infatti mi chiese un documento. "Signora, se avessi voluto essere disonesto me ne sarei andato, non trova?".

Un par d'anni fa, altro caso simile. Su un incrocio urto il paraurti di una macchina (parcheggiata peraltro male) vecchia e malandata. Ci penso, ci ripenso, mi dico che tanto era già rovinata, poi prevale la solita coscienza e mi fermo e lascio il bigliettino sul tergicristallo. Mi contatta un tipo, un vecchio laido che manco si era accorto del danno (la macchina gli cadeva in pezzi), e - nei giorni successivi - ha il coraggio di fregarmi 150 euro per riparare 'sto paraurti. Mi dice che il suo carrozziere gli ha detto che il danno è grave, che ha interessato lo chassis (addirittura! andavo a 10 all'ora...) e ciance varie. Lo sguardo che mi aveva fatto quando ci eravamo incontrati ("Ecco un pollo da spennare!") non me lo dimentico, ma gli do i 150 euro perché comunque ero dalla parte del torto. Stupido io, certo (e magari mi conviene andare in bici...).

Però ecco, questo è quello che la nostra società ci sbatte in faccia ogni giorno.
Torniamo ai giovani. Che dovrebbero avere coscienza, ideali, forza d'animo e onestà talmente superiori a quelle di chi li circonda, da riuscire a sovvertire le regole base della nostra società.

I ciclisti, stessa cosa. Devono essere enormemente migliori della società e - più nel loro piccolo - dei "grandi" che li circondano. Quei grandi che hanno sempre barato ("barato" lo uso qui secondo la vulgata incrementalista), e che ora dovrebbero insegnare loro a non barare. Ma non glielo insegnano. Un giovane ciclista dovrebbe saperlo da sé, perché l'ambiente gli insegna tutt'altro.

Bisogna essere realisti, ragazzi.
Se l'Occidente per secoli ha sfruttato le risorse naturali, umane ed economiche di tre quarti di pianeta, non può pretendere che non ci sia il fenomeno dell'emigrazione.
Se un giovane, sin da quando nasce, è bombardato da un certo tipo di messaggi, possiamo sperare cosa? Sì, qualcuno è eticamente superiore alla media, ma il verso di De Andrè era incompleto: dal letame nasce qualche fiore; ma per il resto è una gran puzza.

Che alternative hanno i giovani? Che alternative al sogno di ritagliarsi un posto al sole per lasciarsi alle spalle tutto il letame di cui sono piene le loro vite? Cos'è la droga se non una fuga da questa realtà? Cos'è l'alcol, che scorre a fiumi nelle sere e nelle notti di tutti noi?

Sognano un posto al sole. Perché non c'è alternativa, e anche perché gli hanno insegnato che un posto al sole è l'unica cosa per cui vale la pena vivere. Altrimenti frustrazioni a non finire, marginalizzazione, alienazione.
Dei mondi possibili che si prospettano, uno dei più belli è diventare un campione dello sport. Non tutti possono diventarlo, la selezione è dura sin dall'inizio, emerge solo chi ha qualità. Poi si arriva al bivio. Andare avanti a costo di "barare". Oppure fermarsi. Oppure andare avanti senza "barare", ma quanti ci riescono? Sì, ci sono, ma quanti sono? Quanto durano? Onore a loro, ma loro non sono il paradigma.
In una classe non ci sono 30 più bravi della classe; ce ne saranno 2 o 3 per classe, ma la media non si fa su di loro. Idem nel ciclismo, la media, le analisi, le interpretazioni non si danno sui 2 o 3 che non "barano", ma sulla maggioranza che lo fa.

Andare avanti "barando", allora, o fermarsi. E qui subentra il retroterra culturale, umano, sociale di ognuno. Il retroterra, quello dobbiamo analizzare. Quello che un ragazzo interiorizza giorno dopo giorno, tra un padre assente (e - se presente - modello autoelettosi irraggiungibile: quanti ne vedo, che schiacciano col loro ego i propri figli? Giuro, ne vedo tantissimi) e una madre-chioccia (rubo la felice definizione di Donchisciotte)...

La domanda che ci dobbiamo fare è: come crescono questi ragazzi? Dove potranno mai trovare la forza di remare contro? Dove? Guardiamoci intorno, chi di loro ha la forza di remare contro, in ogni momento della vita? Quanti sono? In questa cultura omogeneizzante, tutti uguali, tutti consacrati al dogma capitalistico produciconsumacrepa, e a quello televisivo apparismarchettagodi... In questa società che premia i furbi, e il furbo più furbo rischia di diventare anche un osannato capopopolo, un premier, un ammirato capitano d'industria...

E noi da questi giovani ciclisti, che hanno l'occasione della vita (certo, a patto di...), e hanno la colpa infamante di provare a coglierla, costi quel che costi, noi da questi giovani ciclisti pretendiamo che remino contro, che siano più onesti di noi, che siano più saldi di ogni tremolante orizzonte che ci si para davanti agli occhi.
Certo, perché loro "barano", e così facendo tolgono il posto a un onesto più meritevole. Siamo tutti bravi a sbandierare le questioni di principio, peccato che troppo spesso sbandieriamo solo quelle che ci fanno più comodo. Le questioni di principio sono sacrosante, ma ce n'è una ad ogni secondo delle nostre giornate, ad ogni metro che percorriamo. Siamo noi a scegliere a quali appellarci. E allora, forse, scegliamo di appellarci alle più facili... in fondo lo sport è una cacatina nelle nostre vite, è facile pretendere l'impossibile da chi dev'essere per definizione eroe senza macchia e senza peccato, tanto si tratta di situazioni lontane da noi.
Molto più difficile è tenere la barra a dritta quando i principi cozzano con la nostra quotidianità, dalla scomodità della raccolta differenziata alla truffa all'assicurazione, dal parcheggio in doppia fila (solo 5 secondi!) al chiudere gli occhi mentre 30 ragazzini e ragazzine ne picchiano una che ha la colpa di venire da un altro mondo.
La quotidianità ci abbrutisce, c'è un luogo comune che dice che da giovani si vuol cambiare il mondo, poi è il mondo che cambia noi. Quanto è vero.

Ripensiamoci, a quello che avevamo in mente a 15 anni, alle grandi idee e ai grandi progetti, ai grandi sogni e agli ideali, e poi guardiamo a quello che siamo oggi, tra una bolletta da pagare in qualche modo e un figlio da mandare al doposcuola, tra un suocero che vorremmo vedere morto per intascare quei 30mila euro che tanto ci farebbero comodo e un lavoro frustrante e inappagante.
Ripensiamoci, a quel che siamo diventati, e quando - come al solito - ci autoassolveremo, mandiamo anche un pensiero a quei ragazzi che inseguono un posto al sole, costi quel che costi, e comunque costa sacrifici, grandi sacrifici. Mandiamo un pensiero a loro e alle nostre pretese nei loro confronti. Che siano belli da vedere, efficaci nel pedalare, che attacchino, che ci facciano sognare, evadere dalla nostra quotidianità, e che non sbaglino mai. Perché se sbagliano, orecchie basse e pedalare.

(Sicuramente volevo scrivere anche altre cose, se mi tornano in mente non mancherò, ahivoi).

 

[Modificato il 13/10/2008 alle 01:42 by Admin]

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 13/10/2008 alle 06:36
Admin sei grande. PUNTO

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 13/10/2008 alle 12:27
Admin,
non mi hai convinto.

Posso capire e fino ad un certo punto condividere le tue posisizioni sui giovani e le loro difficoltà (essendo coetaneo di "Matusalemme" Rebellin, temo di non potermi più considerere uno di loro), ma non ti seguo quando si tratta di sport, per la semplice ragione che lo sport non è come la vita.
Lo sport è un piccolo (ma neanche tanto) mondo retto da leggi molto più chiare e semplici di quelle della vita reale e nel quale vige quasi sempre una stretta meritocrazia, cosa che non avviene quasi mai nel nostro belpaese e soprattutto ai giovani.
Duqnue i giovani ciclisti che truffano (perché il doping è questo: una truffa), sono molto più colpevoli dei giovani che si "arrangiano" nella vita reale.
Non dimentichiamo che gli sportivi, anche se fanno tanti sacrifici (specialmente i ciclisti) sono dei privilegiati, proprio perché sanno che impegnandosi a fonso possono ottenere i risultati, il successo ed il ritorno economico. Tutto questo non avviene nella vita reale.

Questa mia "menata moralista" non piacerà a molto, ma se nemmeno in quel piccolo mondo dello sport si può chiedere un pò di correttezza allora non abbiamo solo toccato il fondo, ma stiamo scavando da un bel pò.

 

[Modificato il 13/10/2008 alle 12:30 by Ottavio]


 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 14/10/2008 alle 15:25
Difficile dire cosa ci si potesse aspettare da un'intervista a Basso. Di certo, ma non soltanto con lui, occorrerebbe essere un po' meno compiacenti. Sono d'accordo con Admin che pretendere la perfezione e la verginità soltanto dagli atleti sia ipocrita, però a Basso si poteva chiedere ad esempio se il pentimento ci sarebbe stato ugualmente nel caso Torri non si fosse inventato di avere il suo sangue. Avrei voluto leggere la sua reazione a domande un po' meno scontate.
In fondo sono contento che torni, però quell'aver fatto passare il concetto che lui il sangue non l'abbia mai usato, mi prude dentro. Allora glielo avrei almeno chiesto: perché dovremmo credere che le cose stanno come dici? Al Giro del 2006 eri davvero pulito? Lo sai che in gruppo dicono che la crisi sullo Stelvio del 2005, come quella di Vinokourov nel 2007, fosse dovuta a un problema di trasfusione? Il giornalista deve fare le domande, poi sta a lui non rispondere o dare la sua versione.
Detto questo, spero che Ivan torni a lottare ad alto livello. E spero che Armstrong col suo ritorno non "costringa" altri corridori a cercare qualche giro in più per il proprio motore.

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 14/10/2008 alle 15:33
Anche perché Basso ha appena patteggiato una pena per OP. In Italia il doping è penalmente punito se è stato fatto, non basta il tentativo.
Se patteggi la pena è come ammettere.
E questo ( la richiesta di patteggiamento che oggi è stata accordata) si sa da qualche mese, prima dell'intervista.

 

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Livello Moreno Argentin




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  postato il 14/10/2008 alle 15:41
Bè, in questo caso è meglio ammettere che andare avanti. Andare avanti avrebbe significato di nuovo stillicidio sui giornali. Prove da acquisire. Titoli. E poi magari trovi pure il buontempone che, nonostante la squalifica scontata, ritira fuori il codice etico e si inventa che essendo coinvolto in una inchiesta...
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 15/10/2008 alle 23:28
Originariamente inviato da Admin
... in fondo lo sport è una cacatina nelle nostre vite, è facile pretendere l'impossibile da chi dev'essere per definizione eroe senza macchia e senza peccato, tanto si tratta di situazioni lontane da noi.


Mah...io non sono così sicuro che lo sport sia una cacatina e basta. É una cacatina come potrebbero esserlo il cinema, la poesia, il teatro, la pittura, la musica, la filosofia, il senso religioso, la gastronomia o il palio di Siena. Chi potrebbe mai rinunciare a tutto ciò?
Ogni forma espressiva possiede e richiede delle regole, semplici o complesse che siano.
Il doping nello sport fa schifo, un po' come i film di Vanzina o il risotto fatto col parboiled.
Lo sport deve separarsi dalla sua promiscuità con il poker.
Diversamente non è sport, è un'altra cosa.

 

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Davide

 
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  postato il 16/10/2008 alle 10:30
Originariamente inviato da aranciata_bottecchia

Il doping nello sport fa schifo, un po' come i film di Vanzina


Stai parlando di Stefano Vanzina, vero?
No, perché i suoi film vennero sistematicamente tartassati () dalla critica, che li trovava volgari e superficiali.
Poi vai a vedere e scopri che alcuni capolavori comici del cinema italiano li ha firmati proprio lui, in arte Steno, rivalutato grandissimamente negli anni.

Ecco, non vorrei che noi si facesse come quei critici degli anni '50 privi di visione prospettica e facili alla stroncatura.
Secondo me la cosa più importante da fare, sempre, è (lo scrivo pure maiuscolo) STORICIZZARE. Una cosa che oggi ci sembra grandemente rilevante, magari domani non lo sarà, come del resto non lo è stata in passato. Siamo sicuri che, in una prospettiva storica e non cronachistica, il doping sia un simile cancro, meritevole di tanti sforzi per provare (vanamente) a debellarlo? Così come un Aranciata_Bottecchia nel 1953, tuo antenato virtuale, sarà stato sicuro che "Un giorno in pretura" facesse schifo... (sono convinto che i film dei figli, che oggi ci risultano indigesti, tra 20-30 anni racconteranno della nostra Italia odierna molto più di quanto non faranno alcune pellicole d'autore).

 

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  postato il 16/10/2008 alle 11:01
Originariamente inviato da Admin

Secondo me la cosa più importante da fare, sempre, è (lo scrivo pure maiuscolo) STORICIZZARE.


Aggesù, ancora non t'è passata quella dello storicizzare?

(scusate, robe nostre... )

 

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Livello Moreno Argentin




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  postato il 16/10/2008 alle 11:55
Vorrei lanciare una provocazione, che c'entra forse con Bicisport, ma anche con il resto della stampa.
Vista la partita di Firenze l'altra sera, con Baggio che spinge Borgonovo stremato e sfigurato dalla Sla?
Bene, immaginiamo un'altra scena.
Giro di Lombardia: entra Bugno, che spinge una sedia a rotelle, su cui si trova un noto corridore degli anni Ottanta, ammalatosi misteriosamente qualche tempo fa...
Cosa scrivono i giornali? Lo compatiscono e si stringono e raccolgono fondi, oppure riversano sul poveretto e sul ciclismo tutto il letame tenuto in caldo per l'inverno?
Qual è il dovere di un giornale?

 
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Livello Roger De Vlaeminck




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  postato il 16/10/2008 alle 12:27
Non sono d'accordo con la maggioranza delle affermazioni di Aug82 ma non credo sia una novità.

BS è un giornale antico come chi lo dirige.

Ogni uomo, corridori compresi, sceglie la strada che preferisce sapendo bene i pro e contro.

 

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Pap

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 16/10/2008 alle 14:37
Il dovere di un giornale penso sia quello, almeno tendenziale, dell’onestà intellettuale.La Sla non si sa veramente a cosa sia dovuta, giusto il rispetto per le persone coinvolte ( pessima la giornalista televisiva che, qualche anno fa, inseguiva la figlia di Signorini per farle dire che il padre era dopato).
Purtroppo il ciclismo è un mondo a parte e, quindi, qualsiasi morte viene attribuita ( senza prove, sentenze, nulla) al doping ,da Pantani ( cuore, midollo e fisico sanissimo all’autopsia) a Zanette, a chi muore improvvisamente per un infarto.
Un conto è segnalare il problema doping ( e dalle dichiarazioni dei calciatori si capisce che il calcio si è sempre dopato alla grande come tutti gli sport) e un altro è stabilire nessi causali fra il doping e le morti. Ma questa barbarie riguarda soprattutto il ciclismo.
Per esempio Bicisport qualche tempo fa fece una bella inchiesta sulle diete, molto correttamente inserendo il discorso nel problema “esasperazione”.
Ecco, è intellettualmente onesto un discorso problematico, che ponga domande senza dare già risposte “ideologiche” e fideistiche.
D’accordo con Admin sulla storicizzazione. Fra 20 anni il doping sarà considerato molto diversamente e si continuerà a parlare di sport. Lo sport, come tutto al mondo, non è un’essenza immutabile,è qualcosa che si fa e muta storicamente.
Era sport quello dei Tour dove i ciclisti salivano sul treno e scendevano in prossimità del traguardo, era sport quello dell’aranciata bottecchia ( che ho letto recentemente non era esattamente aranciata), è sport quello dei costumi dei nuotatori o delle protesi di Pistorius. E’ sport quello dei fisici spaziali delle Olimpiadi e quello dei fisici minuti degli anni settanta. Sport si dice in tanti modi.

Quanto ai film..... non storicizzate troppo, si finisce come marco Giusti che rivaluta i filmacci degli anni settanta.

 

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Livello Hugo Koblet




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  postato il 16/10/2008 alle 15:21
do seguito all'intervento di Donchisciotte, con cui mi trovo d'accordo, come spesso mi capita.
Questo post ha sollevato un problema che sento molto, e bisognerebbe proprio sollevarlo nell'altro 3d oceanico sul doping, dove per alcune pagine si è andati avanti a disquisire sul numero di atleti gravemente ammalati o morti e sul legame che questo deve avere con il doping, ma preferisco farlo qui dove la discussione non si è ancora dispersa in innumerevoli derive polemiche.
Che una persona abbia fatto sport o meno, invecchiando, il suo corpo comincerà prima o poi a dargli qualche segnale preoccupante. Il più delle volte la cosa passa come è venuta, qualche altra volta invece ci si ammala.
Chiaramente questi "segnali" sono sempre accompagnati da qualche giorno di preoccupazione, umanamente più o meno angosciosa a seconda della gravià del sintomo.
Allo sportivo però, oggi viene messo sulle spalle un peso supplementare: sa già che se gli capiterà di avere alcune gravi malattie e se avrà un attacco cardiaco fulminante, forse perfino sui giornali, di sicuro tra la gente, si parlerà di lui come di uno che ha gareggiato "sporco", dopato.
Alla disgrazia già presente, si aggiungerà la messa in discussione di un'intera vita professionale. Se anche fosse vero, non vi pare disumano caricare la persona di tutto ciò, per giunta in passaggi così delicati della sua esistenza?
Il doping, per carità, è pericoloso per la salute (specie se assunto senza continuo controllo medico - e tra gli amatori succede-), ma ci sono fattori ben più importanti e determinanti perchè vengano certe gravi malattie o un attacco cardiaco.
Trovo preoccupante che si stia a disquisire sulla vita e sulla morte di una persona, come se non cambiasse nulla, per sostenere la validità della propria tesi sulla diffusione del doping in questo o quello sport. Specie quando si è ben al di qua dall'avere certezze.
Quando si seppe che Zanette aveva una anomalia cardiaca già avuta dal padre, alla notizia fu riservato, come al solito, un trafiletto di giornale.

 

[Modificato il 16/10/2008 alle 15:25 by herbie]


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/10/2008 alle 16:09
Originariamente inviato da Admin

Originariamente inviato da aranciata_bottecchia

Il doping nello sport fa schifo, un po' come i film di Vanzina


Stai parlando di Stefano Vanzina, vero?


No, suvvia...

Secondo me la cosa più importante da fare, sempre, è (lo scrivo pure maiuscolo) STORICIZZARE. Una cosa che oggi ci sembra grandemente rilevante, magari domani non lo sarà


O viceversa. Già in altre pagine si scriveva su come, per alcuni, tra i quali il sottoscritto, sia cambiata nel tempo la percezione del doping.
Non saprei dirti se il verbo idoneo a descrivere questo atteggiamento sia "storicizzare" piuttosto che "contestualizzare", ma il concetto è il medesimo.
Secondo me proprio alla storicizzazione del doping si rifanno anche i sostenitori dell'antidoping e, mi par di capire dalle tue parole, anche i detrattori. Bizzarro, no?

(sono convinto che i film dei figli, che oggi ci risultano indigesti, tra 20-30 anni racconteranno della nostra Italia odierna molto più di quanto non faranno alcune pellicole d'autore).


Ecco ci siamo. Può essere che i film del Carletto tra un po' di anni saranno più digeribili, ammesso che definire qualcosa o qualcuno come "digeribile" venga erroneamente scambiato per un complimento.
Penso che sostenere l'abolizione dell'antidoping sia un po' pretendere che il cinema ritorni ai tempi di Pastrone e D'Annunzio, ammesso e non concesso che ne valga la pena.

PS in verità non compro BS da una vita, porgo le mie scuse per l'intrusione in questo thread.

 

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Davide

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 16/10/2008 alle 16:38
Originariamente inviato da Donchisciotte
Era sport quello dei Tour dove i ciclisti salivano sul treno e scendevano in prossimità del traguardo...Sport si dice in tanti modi.


Per carità, con il tempo sono arrivato persino ad ammettere che Lance Armstrong è sport, ed ho detto tutto.
É uno sport che trovo però squallido e privo di interesse, o forse degno di interesse strettamente entomologico, proprio per effetto della storicizzazione.

 

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Davide

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 17/10/2008 alle 09:47
Lo so, caro davide, anch'io penso, solo per fare degli esempi, che i libri di Moccia non siano libri ( come quelli di Volo, di Travaglio e di tanti altri) e,invece, sono vendutissimi.
Penso che i film con Scamarcio e quell'altro con il nome grecizzante non siano film.
Penso che tanti giornalisti non siano giornalisti.
Non penso a certi politici come a politici.
Fatico parecchio a pensare che quello che vedo sia ciclismo dopo la morte di Pantani.
Però poi vedo che si chiamano film, libri, giornalisti, spettacoli televisivi, ciclismo, politica. Ed è così, anche se a me pare che siano solo degni di interesse entomologico e ricchi di uno squallore e di una ripugnanza etica, estetica, morale, culturale e intellettuale.
E così si chiama sport anche lo sport,anche se da sempre dopato.

P.S. Su Steno: sì, qualche film piacevole ( rispetto a certi di adesso sono filmoni) ma, allora, c'era gente che faceva film che davvero hanno rappresentato e dato coscienza di sé agli italiani e che li hanno anche divertiti.

 

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"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

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Livello Marco Pantani




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  postato il 17/10/2008 alle 11:59
Originariamente inviato da Admin

Da settimane avevo in canna una riflessione da inserire in questo thread e da inscrivere nel bel dibattito sul libero arbitrio dei giovani che si è sviluppato ad agosto.
....


Bello il tuo pezzo Admin: sollevi vari punti e su ognuno si potrebbe discutere a lungo. Per quanto riguarda il ciclismo però, a mio parere, presenta un difetto fondamentale: é schierato.

Tu guardi le cose mettendoti nei panni di quei "poveri" ragazzi che per affermarsi passano per il ciclismo ed accettano il doping come unica via possibile per raggiungere quelle mete che ci vengono presentate come gli obiettivi della vita: ricchezza, fama, successo.
E dici: "non condanniamoli, fanno quello che il mondo che li circonda ha insegnato loro a fare".

E sia. E' una visione un po' troppo buonista a mio parere, perché in questo modo, con opportune argomentazioni, si arriva a giustificare qualsiasi cosa. Ma non é questo il punto che voglio sollevare.

Quello che vorrei dirti é di provare a fare lo stesso tipo di riflessione mettendoti al posto di coloro che, arrivati al famoso bivio - mi dopo e continuo, oppure cambio mestiere - si dicono: "no, non posso".

E non lo dicono necessariamente per scrupoli morali (ebbene sì ci sono anche quelli, come c'é il Marco Grassi che aspetta la signora benestante per dirle "le ho rigato la macchina"), ma semplicemente perché non vogliono fare del loro corpo un terreno di sperimentazione.

Prova a metterti nei loro panni, prova a pensare cosa faresti tu se, per continuare a fare il giornalista, dovessi sottometterti alle loro pratiche, iniettarti epo, dynepo, cera, farti togliere e iniettare sangue, prendere testosterone, antiasmatici anche se l'asma non ce l'hai, sostanze coprenti, e chi più ce n'ha più ce ne metta. Ecco, dimmi cosa faresti. E poi dimmi se la battaglia contro il doping non vale la pena di essere combattuta. E magari dimmi pure cosa diresti al tizio che interpellato sul problema, ti dicesse: "Ah, i giornalisti per fare il loro mestiere devono sottomettersi a tutto questo? A me cosa importa? Tutto quello che chiedo é leggere il giornale..."

Ciao

 

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E' la guerra che Madre Natura conduce contro la natura dell'uomo. Sarà una guerra senza quartiere, e sarà la grande guerra del XXI secolo

Ascoltato alla alla radio il 25/10/2007 a commento degli incendi che stavano devastando la California.

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 17/10/2008 alle 13:31
E infatti il giornalista e tutti i terrestri sono costretti anche loro a farsi di epo,dynepo,cera, trasfusioni ecc.
Cioè, non letteralemente perché non è questo il prezzo che a loro ( noi) si chiede di pagare, ma ognuno sa quali compromessi, non necessariamente orrendi, sia costretto a subire o fare finta di ignorare o a ignorare veramente.
Ogni giornalista sa quante cose non scrive, quante ne scrive senza sentirle veramente, quante ne scrive perché è obbligato a scriverle, quante ne scrive per narcisismo ( magari di un livello meno elementare di chi si mette sempre in mostra), quante ne scrive perché è figlio, parente, amico, leccacu… di……..
Siamo certi che quello che c’è dietro un giornale ( soprattutto se grande e con proprietà che hanno multiformi interessi economici) sia più pulito di quanto non sia il ciclismo?
E non è il discorso “ tutto fa schifo, tutto è assolto”. No, è il discorso “fa schifo”, punto, non basta l’oscuro eroe onesto che si rappresenta come alieno da compromessi, è innocuo, è un gioco che prevede anche lui e le sue gratificazioni narcisistiche.
La battaglia del doping vale la pena combatterla, dici, in nome di quelli che hanno abbandonato per non doparsi ( la domanda provocatoria sarebbe: ma avevano talento? Quelli che conosco io, pochissimi ovviamente, la risposta se la sono onestamente data: No).
Certo ogni battaglia vale sempre la pena di essere combattuta, ma , almeno, non perdendo di vista l’intero e poi la battaglia vera è cambiare il modello di sviluppo.
E, in fondo, il delitto perfetto è proprio questo, distrarci tutti in mille battaglie piccolissime e perdute,relegarci nello specchietto narcisistico in cui ci ammiriamo perché siamo senza compromessi, perché ci fermiamo al semaforo, perché paghiamo le tasse, perché non ci dopiamo, perché non siamo figli di….., perché quello che abbiamo lo abbiamo perché ci siamo impegnati, guardarci compiaciuti mentre ci sentiamo così diversi da quella maggioranza di italiani ignorante, senza gusto, senza morale che, purtroppo, determina le nostre vite ( distratta a sua volta dalla propria miseria con le battaglie contro extracomunitari, rom, fannulloni, senza potere vari).
Tutto mentre accettiamo la vergogna più grande: accettare un modello di sviluppo che prevede, per il nostro benessere, che 4/5 dell’umanità muoiano di fame, di sete ( contendendosi il bene primario che per noi è naturale).
Lo so, sarà giudicato un discorso ingenuo o da ultima giapponese, ma Admin ha posto questioni importanti, troppo facile dire: Riccò è un bastardo, vederlo perdersi ( perché Riccò si perderà, purtroppo per lui), alzare le spalle e dire: se l’è cercata, tolleranza zero con i dopati, colpirne uno per educarne cento. Troppo facile e troppo innocuo. Non mi sono accontentata mai di giochi così.
Mi dispiace, la battaglia ai dopati non mi accontenta e so che non si vincerà finché sulle loro ambizioni create anche dallo spirito di una società capitalistica senza regole ci sarà chi fa affari di miliardi.


Scritto in un giorno in cui sto scioperando ( come farò il 30) per combattere una piccola battaglia perduta contro la demolizione della scuola pubblica operata da chi per superare l'esame di procuratore legale si è presa una finta residenza calabra e da chi, per diventare professore universitario, ha usufruito serenamente di una legge salva precari.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 20/10/2008 alle 08:56
Bah, a me l'intervista di Luca Neri a Ivan Basso è parsa senza infamia e senza lode.
Non poteva chiedere nulla a Basso rispetto al doping perchè l'interessato ha deciso che non vuole dare giudizi (giustissimo); non poteva chiedere nulla su UCI e politica ciclistica per lo stesso motivo; sulle corse e i corridori cosa chiedi a uno che in due anni e mezzo ha corso 10 giorni? Quindi non capisco tutto sto scandalo... trovo ben peggiore quando Luca Neri (figlio di Sergio? Ohibò) chiede le preferenze politiche ai suoi intevistati.

Piuttosto di BS di ottobre trovo un pessimo servizio sul mondiale. Le foto sembrano quelle scattate dalle digitali degli spettatori. La corsa non viene raccontata. In un servizio si dice che gli azzurri avevano le radioline rotte e che hanno sentito il CT solo dopo l'arrivo. In quello dopo si dice che il CT via radio diceva agli azzurri che...

Soprattutto: Marco Grassi ha saputo sintetizzare in 5 righe nel suo articolo cosa accadde quando Bettini rimase indietro, con davanti una fuga ben assortita che paralizzava tutti eccetto gli spagnoli. 5 righe che avrebbe capito anche un neofita. Su BS, in 40 pagine non si capisce cosa sia accaduto sul piano tattico. Cosa analoga accadde due anni fa con il "buco" di Samuel Sanchez nel sottopasso di Salisburgo.

Ma questi le guardano le corse o stanno lì a cincischiare?

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 20/10/2008 alle 09:07
Aggiungo che il difetto più grave di BS, secondo me è l'assoluta mancanza della cronaca giudiziaria.

Tanto più roboanti e patetici si fanno gli annunci di Neri che le cose stanno cambiando in meglio - lo dice ogni due mesi da dieci anni - tanto più scarne si fanno le cronache su cosa ha detto Riccò ai giudici, su quale pena ha inflitto Torri a Scarponi, su qualche retroscena utile a capire perchè Gianetti Santo Subito abbia licenziato in tronco Piepoli.

Dopo la squalifica di Riccò quasi tutti i giornali hanno fatto nomi e cognomi di chi ultimamente girava attorno al modenese. Nomi molto evocativi, per il loro passato, che hanno aiutato a capire il tutto. Il giornale che predica tutti i mesi "via gli stregoni, via i bari, via i mercanti dal tempio" si è ben guardato dal riportarli questi nomi, con la sola eccezione di Santuccione (in un box nei fatti di cronaca).

lo scandalo del mese di ottobre sta nel Caso Frigo. Un box piccolo e insufficiente nei fatti di cronaca ci racconta di come è andato a finire il processo civile svoltosi in Francia a carico di Frigo e moglie. DOpo avere parlato delle condanne, il box ci informa che Frigo si sarebbe difeso ammettendo tutto ma dicendo che la sua epo rientrava in un progrannma di doping di squadra. A questo punto mi aspetterei che BS approfondisca, se non altro perchè Ferretti Santo Subito il giorno dell'arresto disse in diretta tv cose non proprio carine su Frigo e moglie, ostentando la sua innocenza. E invece? E invece nulla. Per BS è finita lì.

E poi basta con 'sta storia di buttare fuori gli stregoni e ripartire dai tecnici dell'ammiraglia. Saranno parole al vento fino a quando BS ammetterà (e non lo farà mai) che "dai tecnici dell'ammiraglia ci protegga Iddio..." dal momento che questi sono nella maggior parte corridori che negli anni '90 e fine anni '80 si sono formati (nota bene: non dico che si sono dopati, ma che hanno formato la loro cultura ciclistica) in un ambiente che con il doping era un tutt'uno.

Il peggio di BS in sintesi sta nel volere combattere un sistema malato stando però dentro al sistema, cercando di non crearsi troppi nemici. Una strategia assolutamente con il fiato corto.

 

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Livello Moreno Argentin




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  postato il 21/10/2008 alle 14:41
Più che altro, sembra che si facciano denunce generiche (per non avere denunce e rotture di scatole) e si invoca che siano altri (federazione e Uci) a risolvere i vari problemi. Questo in assoluto è vero: sono le istituzioni sportive a dover affrontare e stroncare ad esempio il problema doping. Un giornale importante dovrebbe però a mio avviso, più che sposare la linea della cronaca giudiziaria che è triste e annoia, sposare la linea dell'inchiesta.
Quindi dovrebbe ad esempio scavare la terra sotto i piedi di Santuccione. Dovrebbe andare a Celerina d'estate a vedere se ci sono davvero corridori vestiti di nero che passano accanto alla villa del Dottore e poi magari ci vanno anche dentro e cose di questo genere.
Ma mi pare che siano posizioni che Bicisport non tiene, non solo nel doping.
Esempio: pista e ciclocross sono in via di estinzione. La gente non le segue, ma la gente spesso non sa neppure dove siano le gare e come funzionino perché nessuno gliele spiega. Se tu giornale sei così bravo da "educare" il tuo pubblico, poi quello ti segue. Se sei bravo da fargli vedere quanto sia spettacolare la pista (estiva e invernale) mostrando come funzioni nei Paesi in cui funziona, o se sai far vedere la meraviglia di un ciclocross in Belgio, quando c'è più gente che al Giro delle Fiandre, allora la gente si fa venire la voglia di seguire anche il Trofeo Guerciotti.
Bicisport in questo sembra passivo. Preferisce stare a ruota e poi mettersi davanti quando è il momento di tagliare la linea. Non so se sia un fatto di coraggio o, come scrive qualcun altro, di vecchiaia di chi lo dirige. Certo servirebbe uno scatto in avanti. Anche per prendere Riccò e farlo a fettine, semmai, piuttosto che invocare il calcio nel sedere a stregoni innominati e cose del genere.
Prendersela con gli atleti lo trovo orrendo e imbarazzante, ma almeno sarebbe il segnale di una presa di posizione energica e fuori dal coro.

 
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  postato il 21/10/2008 alle 15:04
Originariamente inviato da grilloparlante

Prendersela con gli atleti lo trovo orrendo e imbarazzante, ma almeno sarebbe il segnale di una presa di posizione energica e fuori dal coro.


Prendersela con gli atleti sarebbe fuori dal coro? A me sembra lo facciano tutti...

 

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