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Autore: Oggetto: Bici Sport

Livello Giuseppe Saronni




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Registrato: Jun 2005

  postato il 26/11/2009 alle 11:01
A me scade questo mese l'abbonamento, e dopo 11 anni consecutivi ho deciso di non rinnovarlo.
Ciò non implica che non comprerò più Bicisport, comunque. Sicuramente mi comprerò lo speciale sul Tour, perchè mi piace collezionarli.
Ma per il resto, credo sia molto meglio scegliere di mese in mese il giornale da acquistare, ammesso e non conceso che ogni mese debba acquistarne uno per forza.
Ma a questo punto preferisco perdere magari un pò di tempo nelle edicole per valutare l'acquisto in base anche ai contenuti proposti, credo che tutto sommato sia più stimolante ecco. Anche perchè condivido molte delle critiche che ho letto ultimamente in questo forum riguardo al giornale.
Soprattutto una certa prevedibilità nell'impostazione del giornale, che è più o meno sempre quella. Mi riferisco anche alla proposizione dei temi di discussione. Ogni mese ha tradizionalmente il suo cavallo di battaglia, ed è un rituale questo che se impostato in maniera così tassativa alla fine annoia.
Poi secondo me potrebbero benissimo anche fare a meno di pubblicare quei carnet di inizio e fine stagione. Gli organici e le bici delle squadre potrebbero metterli nel giornale. Così come è un di più il Fotoromanzo, illegibile fra l'altro a causa di tutte quelle notizie flash, tipo Ansa.
Cioè, dovrebbe diventare un giornale più flessibile, questo intendo dire.
Anche le lettere che riceve Neri, per dire, un tempo mi sembravano mediamente molto più interessanti nei contenuti, ho questa impressione. Non so se adesso le scelgano male, nel senso che quelle migliori non vengono pubblicate, ma insomma.. poi ovviamente una buona parte del BS resta comunque molto interessante. Oltre a Vicennati, che pure non mi convince sempre nelle sue analisi ma che è sicuramente bravo e competente, mi sembra che siano validi anche i collaboratori reclutati più recentemente, che di solito si occupano degli articoli pubblicati nella seconda parte del giornale.
Poi trovo anch'io certi articoli sostanzialmente banali e poveri, ma questo è anche il problema di quando si deve fare per forza un giornale di più di 200 pagine e magari non si sa come riempirlo. Se uno un mese ha meno cose da dire, potrebbe benissimo fare un giornale di 150 pagine e farlo costare un euro in meno. Mica tutti i mesi sono uguali.
Bicisport vince per la quantità sicuramente, perchè poi il prezzo delle altre riviste è uguale ma hanno un numero di pagine che è la metà.
Però pecca in qualità, o quantomeno abbonda in scontatezza.

 
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Livello Hugo Koblet




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  postato il 26/11/2009 alle 11:39
Originariamente inviato da roberto79

come dite voi, i gusti sono gusti, e va bene che al momento il Carbonio sta al primo posto nelle vendite.
non contesto questo.
Dico solo che nello speciale si dedicano 40 pagine al carbonio e solo due all'alluminio... e addirittura zero all'acciaio. Questa cosa non sta ne' in cielo ne' in terra. Oppure evidentemente in questo "speciale" vengono venduti gli spazi ai costruttori, ma allora sarebbe solo un inserto pubblicitario....
Inoltre dove vengono messi tutti gli artigiani che lavorano le varie leghe leggere oltre che l'acciaio? L'Italia conta decine di questi artigiani della bicicletta, si va aldià del Business dei grandi Marchi, Bianchi, Pinarello, Colnago etc, tanto di cappello per loro, ma un minimo spazio a quelle che sono delle REALTA' ormai storiche e consolidate andrebbe garantito.


secondo me i grandi marchi fanno alcune scelte di marketing riguardo ai materiali che forse ripagano nell'immediato ma in fondo poco lungimiranti.
Siamo d'accordo che come qualità tecniche specifice il carbonio è in generale migliore dell'acciaio più o meno in tutto. E' altrettanto indubbio che (aldilà ci quello che poi vengono a costare realmente le bici in acciaio, perchè montate con il top di gamma) i costi di lavorazione siano certamente inferiori quelli dell'acciaio.
Ora noto che viene fatta, per lo più dai grandi marchi nostrani, questa scelta nella cura estetica del prodotto finale: la bici in acciaio ( ma ormai questo sistema si applica già in molti casi anche all'alluminio), già da catagolo, è proposta con colorazioni molto elementari, con geometrie poco aggressive, senza però nemmeno essere proposta in versione vintage...già a vederla sfigura nettamente rispetto ai più costosi e curatissimi modelli top di gamma. E dare almeno la colorazione della bici della squadra professionistica (tipo le Bianchi montate con componenti economici dell'era Pantani, ma uguali nella colorazione alla bici del Pirata), non farebbe salire sensibilimente il prezzo della bici, ma la renderebbe più accattivante all'occhio del non esperto, non agonista.
Invece si fa la scelta di rendere meno accattivanti esteticamente i modelli-base, con l'intento di direzionare l'attenzione del neofita verso modelli un pochino più costosi (e quindi migliorare l'affare).
Una scelta che probabilmente nell'immediato, dati alla mano, paga. Ma forse alle inchieste di marketing sfugge quell'indefinibile quantità di gente che finisce per ripiegare su una bici da "passeggio" (e rinunciare sostanzialmente alla pratica del ciclismo sportivo),come si possono trovare anche a 200 euro, anche se si potrebbero permettero un modello-base da strada in acciaio montato senza pretese a 1000, per il fatto che appunto esteticamente (ed è la cosa che colpisce primariamente il non-esperto) la bici sul catalogo appare come la più scialba.
Io penso che la forza commerciale di un settore si misuri di più sulla capacità di attrarre gente dall'esterno, piuttosto che su quella di riuscire a proporre prodotti sempre più innovativi forzando i clienti già "fatti" ad aumentare il proprio esborso per tenersi alla pari con l'evoluzione dei materiali.

 

[Modificato il 26/11/2009 alle 11:47 by herbie]

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su tutte le cime
v'è pace.

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Livello Luison Bobet




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  postato il 26/11/2009 alle 11:54
Mont ventoux, non posso che approvare. Il contenuto del giornale, secondo me, è a volte ripetitivo. Sul sommario di dicembre si legge ancora di Robocop che si arma per battere Contador ('arma' è il termine adatto, bisognerebbe sparargli per riuscirvi... son finiti i tempi del boss), di Bruyneel che vuole sconfiggere Contador sul pavè (ce ne vorrebbero trecento km, oppure pensano di buttarlo per terra? Il belga si rassegni, ha fatto un'enorme cappellata a lasciarsi scappare lo spagnolo) e di Pozzato e Ballan che vanno a rivisitare il mondiale di Mendrisio ribadendo che Cunego non aveva gambe, ovviamente con la replica pepata dell' ex-principino. Ma davvero non c'è altro di cui parlare?
Eppure sarebbe bello leggere magari cosa Contador racconta riguardo alla convivenza col texano (vedi articolo gazzetta, con Contador costretto a comprarsi le ruote), oppure basterebbe parlare di come si allenano i pro (non mi si dica che per quello c'è CT).
Sia chiaro, non è affatto tutto da buttare, infatti attendo con interesse molti altri articoli come quello sul rientrante Riccò e, soprattutto, su quel fuoriclasse di Gilbert)... dico solo che, a mio avviso, bisogna staccarsi dal clichè della polemica/confronto a distanza (vedi Liquigas e i quattro moschettieri, vedi Lance contro tutti)e dai dossier infiniti su mondiali passati e futuri e sulle beghe Uci/resto del mondo.

PS: aggiungo: rimangono impagabili i dossier su Campiglio, su Locatelli e c, anche gli articoli più tecnici che di solito vengono affidati a Vicennati. Evito molto volentieri, invece, gli articoli di Conti e Cassani.

 

[Modificato il 26/11/2009 alle 11:57 by luke]

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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 26/11/2009 alle 13:02
Già. E' quella che si chiama la creazione artificiale dell'evento, anche quando c'è ben poco da creare perchè manca proprio la materia prima. I km di pavè al Tour (non è pensabile che Contador sia più scarso degli Schleck sulle pietre..e comunque ci sono tante tappe che si riveleranno ben più decisive nel Tour 2010) così come la mitologica Sanremo con la pioggia e la strade bagnate. Sempre annunciata ed attesa ma che non si verifica mai, anche se ogni anno ci costruiscono sopra il solito film.
E' proprio a questo tipo di cose che mi riferisco quando parlo di prevedibilità. Si tratta anche di come si concepisce il lettore.
Lo si può concepire sia come un sempliciotto, come uno che ha poche capacità critiche o di riflessione personale e al quale puoi propinare anche la più inverosimile delle prospettive tanto quello ci crede comunque, oppure ci si può relazionare ad esso con serietà e rigore professionale, partendo dal presupposto cioè che il lettore di una rivista specializzata è con alta probabilità una persona competente. A questo tipo di pubblico devi dare un prodotto di qualità soprattutto.
Perchè le cose poco credibili non reggono. Non metto in dubbio che Cribiori ne capisca di ciclismo, ma quando leggo che il prossimo Giro è disegnato molto meglio del prossimo Tour, e vedo che questa sua affermazione viene presa per oro colato, senza cercare neanche di approfondirla un pò, insomma..ad un'analisi comparata ed obiettiva, cioè non partigiana o nazionalistica, il Tour 2010 risulta secondo me molto più equilibrato e del Giro 2010. Non so se sarà più bello, ma ha un disegno decisamente migliore e più saggio. Però siccome siamo in Italia, visto che i lettori sono tutti o quasi italiani, visto che non si può tradire la patria, allora dobbiamo dire sempre che il Giro è divertente ed il Tour è noioso..rendendoci ben più sciovinisti dei francesi, che almeno concretamente possono vantarsi di organizzare la corsa di gran lunga più importante e seguita di tutte. Il resto è fumo.
E comunque,un'affermazione tanto perentoria non è supportata da alcun confronto nel merito, avrebbero potuto farlo benissimo.
Anche a me sarebbe piaciuto in generale leggere su BS molto più di allenamento e preparazione ad esempio, perchè come ciclista sono più interesato a questo tipo di approfondimento piuttosto che a leggere la cronaca di corse che si sono svolte magari un mese prima e per le quali basta la Gazzetta del giorno dopo, sempre uno abbia interesse a leggere la cronaca di qualcosa che ha visto pure lui. Una corsa come il campionato del mondo, che occupa solo 7 ore di un solo giorno dell'anno, non può occupare tutto lo spazio che occupa normalmente su BS, ex ante ed ex post, con tutte le ricognizioni o i retroscinismi del caso ogni anno. Si finisce col dare uno spazio esagerato ad un evento che alla fine interessa in quei giorni lì, ma poi basta insomma.
La stessa periodica rievocazione delle cronache di Coppi o di Binda, apprezzabile quanto si vuole per dare una dimensione storica e documentarista al giornale, non può essere riproposta tanto frequentemente.
Vanno benissimo di Bicisport le ricostruzioni del vissuto dei corridori, sono da sempre la parte migliore del giornale.
Va salvaguardata questa attitudine e insieme andrebbe molto più sviluppata la parte tecnica. Lo si può fare anche senza renderla noiosa per i non praticanti. Non c'è bisogno di fare l'analisi dei VAM di Contador, basterebbe raccontare bene certe cose. Ricordo bei servizi di un pò di anni fa, ad esempio sulle modalità di appoggio delle mani sul manubrio, sulla tecnica da usare nelle frenate in discesa, sull'uso del 16 in determinate situazioni di corsa. Queste cose qui insomma, se si sanno raccontarle con chiarezza possono essere apprezzate anche da chi non va in bici. E sono qualitativamente di spessore molto maggiore rispetto ad articoli da paese delle meraviglie, dove si immaginano scenari spesso poco realistici. Soprattutto, questi articoli scadono di valore quando vengono letti dopo che la cruda realtà li ha prevedibilmente spazzati via.

 

[Modificato il 26/11/2009 alle 13:10 by mont ventoux]


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 26/11/2009 alle 14:32
a me piacerebbe che bs uscisse un po' dai soliti temi e schemi.
cioè, per me va anche bene dare la copertina a armstrong vs contador, perchè le copie bisogna pur venderle e ok, però sulle 200 e passa pagine, soprattutto nei mesi invernali, si potrebbe proporre qualcosa di diverso, non dico neanche rischiare, perchè sono convinto che l'appassionato di ciclismo sia interessato anche a conoscere realtà che non sono solo gli schleck e cunego e ballan.
ricordo ad esempio che negli anni 90 pubblicarono un ampio reportage sul mondo del keirin in giappone.
sarebbe bello rivedere cose del genere. si potrebbe parlare del giro del ruanda e fare un'inchiesta sullo stato del ciclismo in africa, oppure (visto che ogni anno c'è l'inviato al tour down under) approfittarne per raccontare il mondo professionistico e semiprofessionistico del ciclismo australiano, che di spunti ne offrirebbe un sacco (ma è solo un esempio, andrebbe bene un reportage sul movimenti di qualsiasi nazione non "storica"). oppure qualcosa sulla pista, non facendo i servizi sulle 6 giorni solo quando corre bettini o martinello dà l'addio alle corse, ma magari prendendo un marvulli o uno stam e farsi raccontare la loro stagione al contrario (rispetto agli stradisti), o un'analisi sulla scuola della pista in gb.
ma ci sarebbero mille cose interessanti per poter variare...
e invece già adesso mi aspetto le prime analisi e interviste sul circuito mondiale di settembre prossimo, e l'immancabile sequela di servizi sulla sanremo: chi attacca sul turchino?

 
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Livello Luison Bobet




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  postato il 30/11/2009 alle 20:41
Originariamente inviato da ginginni08

Temo che l'utente da un solo post abbia un po' disturbato le riflessioni a circuito chiuso su questo Thread (6 partecipanti in tutto) di giornalisti (uno) ed ex (uno) sotto pseudonimo di Bs e di questo si scusa. Oltre alla giusta domanda "perché si deve ancora comprare BS e usare un numero sempre maggiore di pagine per arricchire la sezione carta della raccolta differenziata?" aggiungo una considerazione da ignorante: meglio comprare un buon giornale (ne esistono, sapete?: L'Espresso, Internazionale, The Economist...) che torturarsi il cervello per dire quanto è scadente questo e quanto è scadente chi ci scrive. Sei euro sono tanti... Altra ipotesi per giornalista ed ex: cambiare lavoro, se uno è capace naturalmente.


Ho creduto che valga la pena ricordare questo intervento perchè, col senno di poi, devo ammettere che mi vien da pensare sia tutt'altro che una boutade: sarà una fatalità ma, dopo di questo, gli interventi di alcuni utenti si son parecchio diradati...
Rigaurdo all'ultimo numero, sfogliato un pò in fretta, molto bello l'articolo di Conti su Riccò (mitico Cobra, ti aspettiamo in tanti!!!), sempre splendidi gli articoli di Vicennati, specie quelli su Scarponi, su Evans e sui giovani talenti francesi ed australiani. Bello quello di Elisa Mazzoli su Sella, anche Neri non sfigura affatto nell'articolo su Gilbert e nella rivisitazione del mondiale da parte di Pozzato e Tosatto.
Una sola domanda: perchè i fatti di cronaca non li approfondite come si deve? Ad esempio, la causa vinta da Lefevere merita di essere approfondita. Anche su Sastre che sgrida il piccolo Schleck ('I bimbi bisogna educarli, che un bambino voglia educare me lo vedo difficile...' dice Sastre parlando del Tour 2008 e delle critiche del giovane) varrebbe la pena scavare un pò, se non altro per ricordare che, prima di Contador, un altro corridore ha dovuto vincere il Tour facendo da sè: Carlito Sastre.
Confermo che forse vale la pena proppore il dossier sui prossimi mondiali in luglio/agosto, ora è un pò prestino...
Infine, toglietemi una curiosità: come fa un Cipollini, che manco si sapeva essere produttore di bici, a diventare fornitore di una squadra come la Isd?

 

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Livello Luison Bobet




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  postato il 01/12/2009 alle 10:15
Quali sarebbe gli utenti che hanno ridotto il numero di post secondo te?
Personalmente non ho piu scritto perche non ho comparato bs, dicembre non lo so ancora se lo comprero. Nel caso, dopo averlo letto, se trovero spunti interessanti tornero a scrivere.
Te lo chiedo perche io non vedo nessun giornalista di bs tra questi utenti, bene o male si sa di ognuno cosa fa realemnte nella vita..

 
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  postato il 01/12/2009 alle 10:55
Ma più che altro, luke, non mi pare che la discussione su BS sia riservata a 6 utenti, come suggerito dall'ameno ginginni.

Mi pare che il malessere tra i lettori (o gli ex lettori) di BS sia in aumento, e sarebbe stolto fregarsene.
Ricordo quando aspettavo con ansia spasmodica l'uscita di BS, era veramente un tuffo in un mondo fantastico... ma quando le minestre iniziano a sembrare riscaldate, o a esserlo, prima o poi vengono a noia.

Dice: ma tu, dalla tua posizione di "concorrente", come ti prendi il diritto di sputare sentenze su quel giornale? Me lo prendo perché BS era il giornale di tutto il ciclismo, di tutti gli appassionati, era nostro, senza se e senza ma; ora non so più.

Non capisco perché venga tanto ignorato il ciclismo femminile, per esempio... resistenzialismi culturali? Sicuramente.
A mo' di esempio: agli albori di Cicloweb, avevo un intimo timore-se-non-terrore: dicevo: "Quando la corazzata BS deciderà di avere un sito suo, noialtri rischieremo di chiudere". Sono passati quasi 8 anni e BS continua ad avere uno pseudo-sito-vetrina su cui pubblicizzare le uscite editoriali. Ecco, il non aver capito - dopo più di 15 anni dall'iniziale diffusione di massa di internet - l'importanza e le potenzialità della rete, è secondo me la misura di quanto è invecchiata l'attuale direzione, che pure ha una grande storia alle spalle.

Ma se Neri sr non ha capito che cos'è internet, ovvero uno degli aspetti centrali e fondanti del mondo del 21esimo secolo, possiamo realmente sperare che interpreti in maniera adeguata e puntuale l'evoluzione del ciclismo di questi anni?

Certo, se dovessi guardare alla mia bottega, dovrei essere contento di questa situazione: peggio per loro, no? E allora perché non sono contento?

 

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Amarti m'affatica, mi svuota dentro
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Livello Marco Pantani
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  postato il 01/12/2009 alle 11:37
Infatti hai assolutamente ragione Admin, lo spirito con cui quelli che NON sono sei utenti scrive in questo thread è esattamente quello che tu dici.
Purtroppo non è stato capito, per esempio, dall’ineffabile Gingin08 che l’ha buttata in caciara.
Io ho deciso di prenderlo alla lettera, finisco l’anno, vedo come è il numero di dicembre e poi non lo compro più.
Ho un amico che fa parte di una società ciclistica di cicloamatori con sede proprio al bar vicino alla Coop dove vado, comprano BS, me lo faccio prestare e mi leggo gli articoli che mi interessano, gli altri li lascio perdere.
Non ho letto tutto Tolstoij, perdo tempo con mediocri esercizi di italiano scritto? Con la netta impressione di una trascuratezza e disprezzo verso le opinioni del lettore critico, senza mai l’idea di mettersi in discussione?
Il mio tempo devo cominciare a considerarlo prezioso, almeno quanto quello di Gingin08.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 01/12/2009 alle 11:45
donchi, credo che il riquadro con ratzinger che interviene sul doping ti darà il colpo di grazia.
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 01/12/2009 alle 11:49
Originariamente inviato da herbie

Originariamente inviato da roberto79

come dite voi, i gusti sono gusti, e va bene che al momento il Carbonio sta al primo posto nelle vendite.
non contesto questo.
Dico solo che nello speciale si dedicano 40 pagine al carbonio e solo due all'alluminio... e addirittura zero all'acciaio. Questa cosa non sta ne' in cielo ne' in terra. Oppure evidentemente in questo "speciale" vengono venduti gli spazi ai costruttori, ma allora sarebbe solo un inserto pubblicitario....
Inoltre dove vengono messi tutti gli artigiani che lavorano le varie leghe leggere oltre che l'acciaio? L'Italia conta decine di questi artigiani della bicicletta, si va aldià del Business dei grandi Marchi, Bianchi, Pinarello, Colnago etc, tanto di cappello per loro, ma un minimo spazio a quelle che sono delle REALTA' ormai storiche e consolidate andrebbe garantito.


secondo me i grandi marchi fanno alcune scelte di marketing riguardo ai materiali che forse ripagano nell'immediato ma in fondo poco lungimiranti.
Siamo d'accordo che come qualità tecniche specifice il carbonio è in generale migliore dell'acciaio più o meno in tutto. E' altrettanto indubbio che (aldilà ci quello che poi vengono a costare realmente le bici in acciaio, perchè montate con il top di gamma) i costi di lavorazione siano certamente inferiori quelli dell'acciaio.
Ora noto che viene fatta, per lo più dai grandi marchi nostrani, questa scelta nella cura estetica del prodotto finale: la bici in acciaio ( ma ormai questo sistema si applica già in molti casi anche all'alluminio), già da catagolo, è proposta con colorazioni molto elementari, con geometrie poco aggressive, senza però nemmeno essere proposta in versione vintage...già a vederla sfigura nettamente rispetto ai più costosi e curatissimi modelli top di gamma. E dare almeno la colorazione della bici della squadra professionistica (tipo le Bianchi montate con componenti economici dell'era Pantani, ma uguali nella colorazione alla bici del Pirata), non farebbe salire sensibilimente il prezzo della bici, ma la renderebbe più accattivante all'occhio del non esperto, non agonista.
Invece si fa la scelta di rendere meno accattivanti esteticamente i modelli-base, con l'intento di direzionare l'attenzione del neofita verso modelli un pochino più costosi (e quindi migliorare l'affare).
Una scelta che probabilmente nell'immediato, dati alla mano, paga. Ma forse alle inchieste di marketing sfugge quell'indefinibile quantità di gente che finisce per ripiegare su una bici da "passeggio" (e rinunciare sostanzialmente alla pratica del ciclismo sportivo),come si possono trovare anche a 200 euro, anche se si potrebbero permettero un modello-base da strada in acciaio montato senza pretese a 1000, per il fatto che appunto esteticamente (ed è la cosa che colpisce primariamente il non-esperto) la bici sul catalogo appare come la più scialba.
Io penso che la forza commerciale di un settore si misuri di più sulla capacità di attrarre gente dall'esterno, piuttosto che su quella di riuscire a proporre prodotti sempre più innovativi forzando i clienti già "fatti" ad aumentare il proprio esborso per tenersi alla pari con l'evoluzione dei materiali.



innanzitutto non esiste prova riguardo una presunta superiorità di un materiale rispetto ad un altro. Il carbonio è leggero, l'alluminio pure!
L'acciaio è molto resistente e l'alluminio è rigido etc.. esistono diverse caratteristiche per materiali diversi, ma non una vera superiorità "meccanica"...
in ogni caso sono presenti 3 pag. dedicate al Titanio che se vogliamo è usato ancor meno dell'acciaio. e allora perchè non inserire anche l'acciaio?
Ripeto che secondo me Bicisport ha sbagliato seriamente...

 
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Livello Luison Bobet




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  postato il 01/12/2009 alle 12:10
La pecca della tecnica secondo me e' il minore dei mali.Io salto a pie pari le recensioni, tanto hai mai letto che di una bici ti dicano questa non vale, fa schifo ecc?Per loro i produttori sono inserzionisti, vuoi che ne parlino male?
Per questo le comunita di internet sono imbattibili, non per fare pubblicita a un altro sit0, che tra l'altro ha un target di lettori diverso, ma se vai su bdc-forum e chiedi su bici in acciaio, avrai tutte le info che Bs non ti darebbe in una vita...

Da Bs invece cosa mi aspetterei in dicembre?un po meno di mondiali scorsi e futuri, e magari un bel servizio a una gara di ciclocross nel nord..con l'atmosfera che c'e' lassu!Magari tanto che vai su fai un'intervista a qualche belga che non sia boonen o gilbert, sarebbe bello sapere anche qualcosa al di fuori dei 20 corridori sempre intervistati (vale anche per gli italiani).

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 01/12/2009 alle 17:00
Originariamente inviato da leo

La pecca della tecnica secondo me e' il minore dei mali.Io salto a pie pari le recensioni, tanto hai mai letto che di una bici ti dicano questa non vale, fa schifo ecc?Per loro i produttori sono inserzionisti, vuoi che ne parlino male?
Per questo le comunita di internet sono imbattibili, non per fare pubblicita a un altro sit0, che tra l'altro ha un target di lettori diverso, ma se vai su bdc-forum e chiedi su bici in acciaio, avrai tutte le info che Bs non ti darebbe in una vita...


Confermo.
Le riviste servono solo per avere delle informazioni sui prodotti nuovi in uscita e per vedere le foto. Se si vogliono recensioni vere occorre utilizzare internet (bdc forum è il migliore da questo punto di vista).
Un esempio: compro BS e la Bicicletta, qualche volta Granfondo e Cicloturismo e non ho letto una riga sui numerosissimi problemi che ha avuto ed ha tuttora il Campy Super record ed in generale l'11 velocità (ne so qualcosa io....).
Sui forum trovi tutto.

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 02/12/2009 alle 23:24
Beh, letto il numero di dicembre, devo dire che ho pensato alla corazzata BS di cui parlava Admin.
E’ un numero fatto molto dalla redazione, non con tanti servizi da inviati.
Allora là si vede, come dire?, il mestiere,la capacità di raccontare, c’è chi mette insieme una visione completa, brillante, sfaccettata di Armstrong ( può piacere o non piacere, Lance, ma quando dice che se nel ciclismo non ci sono campioni con una storia e una personalità, il ciclismo è perduto, secondo me ha ragione da vendere), e colpisce come sempre l’agonismo selvaggio dell’Amerikano, veramente simile a quello di Pantani ( comunque la si pensi non è mai banale) e chi, invece, mette in piedi una intervista- minestra riscaldata con Gilbert.
Chi racconta di un giallo, creando suspence e tensione ( la foratura di Evans alla Vuelta) e chi racconta di Merckx liquidando in poche righe un appunto interessante sul doping di Eddy al Giro 1969: come fu fregato ( su cui valeva la pena approfondire) e dilungandosi inutilmente su fatti stranoti.
Poi c’è un lato comico. L’incontro al vertice: Junior incontra Cuneghino. Preceduto da un incontro, sempre di Junior, con Pozzato,Tosatto e Ballan che raccontano di Cuneghino a Mendrisio ( fuori di sé dalla tensione sin dalla partenza, terrorizzato in gruppo dalla fuga), poi, appunto, l’intervista a Cunego.
E’ solo da leggere, mette di ottimo umore per la giornata.Mi confermo sempre più nell'opinione che ho di Cunego.
Poi Beppe Conti su Riccò. Uno che ha appena detto a Capodacqua, rendendogli omaggio, che Torquemada ha ragione, aveva ragione lui da sempre ( lo scrive Capodacqua sul suo sito) e poi si scandalizza, nell’articolo, che ormai i ciclisti vengano trattati come appestati. Che s’aspettava? Poi io, francamente, delle lezioncine di ex ciclisti ne ho pienissime le scatole.
Volenterosa la giornalista da Sella ( Elisa Mazzoli), ma troppo da donna, insomma, forse c’era qualcosa di più da sapere su quello che ha dentro uno che ha parlato parecchio , intervista troppo amena, troppo da donna.
Infine, nel quadro della lotta al doping, una notizia che non sapevo: Fuentes è diventato ricco, la Kelme non gli ha pagato lo stipendio e adesso paga tutto, compresi interessi e rivalutazione. Qualcuno si stupisce?

 

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Livello Fausto Coppi




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Registrato: Sep 2007

  postato il 03/12/2009 alle 00:18
Originariamente inviato da Donchisciotte
Poi c’è un lato comico. L’incontro al vertice: Junior incontra Cuneghino. Preceduto da un incontro, sempre di Junior, con Pozzato,Tosatto e Ballan che raccontano di Cuneghino a Mendrisio ( fuori di sé dalla tensione sin dalla partenza, terrorizzato in gruppo dalla fuga), poi, appunto, l’intervista a Cunego.


ehhhh figurati...sono passati 3 mesi da quel mondiale, meno male che non lo compro....

Don Chisciotte tu conservi ancora quell'intervista di Di Luca, che definisti pantaniana del mese di Luglio?????

 

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Danilo Di Luca....Killer strikes again


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 03/12/2009 alle 00:49
Originariamente inviato da Donchisciotte

Infine, nel quadro della lotta al doping, una notizia che non sapevo: Fuentes è diventato ricco, la Kelme non gli ha pagato lo stipendio e adesso paga tutto, compresi interessi e rivalutazione. Qualcuno si stupisce?


no, quella è una notizia inesatta, l'aveva data non mi ricordo quale giornale spagnolo, poi smentito, la cifra dovrebbe essere di circa 36mila euro (9 l'anno). si devono essere persi gli sviluppi (anche perchè il sito italiano che aveva rilanciato quella notizia di partenza non aveva poi dato più nessuna info sugli sviluppi).

tanto fuentes i soldi già li ha fatti...

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 03/12/2009 alle 12:04
Danilodiluca1987, guarda che bel regalo che ti faccio, fanne buon uso, l'articolo è bellissimo e rimane tale.
Ricordati: questo regalo è una "sonata delle persone buone".




PESCARA - Di Luca ama stare zitto. Fosse per lui, parlerebbe soltanto con gli sguardi, che a saperli leggere raccontano veramente tutto. La giornata è calda ma non caldissima, la vista dall’immenso salone bianco è verso le montagne e le rade macchie di neve che ancora sporcano il Block Haus.
Ci fossero stati quegli ultimi cinque chilometri, dice con un rassegnato sguardo torvo, a quest’ora avrei vinto il Giro d’Italia e Napolitano la coppa l’avrebbe data a me. Al Block Haus non c’era posto per le tribune, altro che neve…
«Ma va bene così – dice – ho avuto forza, condizione e convinzione. Ho gestito la corsa come volevo, sono stato sempre lucido e freddo. Più di così non potevo fare, però Menchov non venga a dire che al Block Haus ha avuto un problema al cambio. Era finito e magari lo ero anch’io, ma chissà cosa succedeva con quei cinque chilometri ancora da fare…».
Gli occhi sono collegati all’anima, l’unico modo sarebbe chiuderli. Eppure nei silenzi si respirano una solidità e una saggezza che anni fa non c’erano. Le vittorie, le sconfitte, le mazzate, le vendette, la gioia - tutte affrontate col ringhio, ma nel silenzio duro della montagna - sono diventate tasselli che anno dopo anno lo hanno scavato e reso più forte.
Cominciò tutto sul Monte Sirino, dieci anni fa, quando la maglia rosa dei dilettanti andò all’attacco al suo primo Giro d’Italia, si piazzò secondo e arrivò a sette secondi dalla testa della classifica…

Primo Giro: c’è già

E’ il 19 maggio del 1999, primo arrivo in salita del Giro. Chepe Gonzales scalpita. Ha vinto tappe nei due Giri precedenti ed è ansioso di lasciare nuovamente il segno. Così porta via una fuga in cui si infila anche Petacchi. Di Luca è in gruppo, ma a trenta chilometri dall’arrivo da solo rientra sui primi. Quando inizia la salita, bastano due accelerate del colombiano, perché in testa si ritrovino soltanto lui e l’abruzzese. Mancano quindici chilometri, Chepe non fa che scattare e Di Luca è lesto a rientrare. Ha 23 anni, corre con la Cantina Tollo.
«La sera prima – ricorda sorridendo – il diesse Gini mi aveva portato a una trasmissione della Rai, in cui Marco Mazzocchi mi aveva chiesto che cosa avrei fatto il giorno dopo. Io gli risposi che avrei provato a vincere. Ero al primo anno, non sapevano chi fossi. In albergo Minali mi prese anche in giro, ma porca miseria, per poco non ci riuscivo…».
Chepe scalpita, Di Luca rintuzza. Finché al terzo scatto, Danilo perde le staffe, rientra e spavaldo gli scatta in faccia, in una curva verso sinistra senza alberi sul ciglio.
«In quel momento – ammette – ho perso la corsa, perché lui ha smesso di tirare. Beata inesperienza… Se fossi rimasto a ruota, avrei vinto la tappa in volata e preso la maglia rosa. Non sarebbe stato male a 23 anni. De Zan sul palco mi disse: “Bravo, bravo”. E quando scesi dalla montagna, la gente mi riconosceva e diceva il mio nome. Quel giorno arrivò terzo Pantani, il miglior Pantani di sempre. Era uno spettacolo vederlo in salita. Lo mandarono a casa, ma lui era il più forte. Avevano tutti l’ematocrito a 50, non ci credo che lui avesse di più. Era semplicemente il più forte».

Lombardia, che errore…

Il 16 ottobre lo iscrivono al Giro di Lombardia. Di Luca s’è portato il suo gruppo al Gran Sasso per preparare il finale di stagione. E’ arrivato fra i primi nelle classiche che annunciano il mondiale, ma a Verona è stato riserva assieme a Bettini. Al Lombardia, si dice, sarà diverso.
«Ero già più controllato – racconta – ma ugualmente a Bergamo Alta con Mazzoleni riuscimmo a staccare Celestino. Era tutto pronto per la volata, Mazzoleni non mi faceva paura. Però continuavo a voltarmi, avevo un presentimento, ma dietro vedevo solo questo grande muro di moto. C’erano fanali, antenne e nessun corridore. Mi sono girato per l’ultima volta a duecento metri dalla curva, quando di colpo Celestino m’ha passato a doppia velocità e ed è entrato nel rettilineo con quattro biciclette di vantaggio. Io ho dovuto rilanciarmi, ho fatto una volta bellissima e ho perso al fotofinish. Quella curva non l’ho più dimenticata…».

Offre da bere. Lemonsoda per noi, Coca e biscotti per lui. Il cagnolino Memole, che sta tutto in una mano e ha smesso di abbaiare, passa di tanto in tanto e si sincera che vada tutto bene. La casa al sesto piano è silenziosa.

A Peschici, da killer

Il 18 maggio del 2000, il Giro arriva a Peschici, con il traguardo in cima a una scalinata ripida di tornanti e strappi. C’è via una fuga di dodici e se non fosse per l’arrivo in salita, avrebbero ottime chance di arrivare. Fra loro ci sono Belli e Lanfranchi: due che in salita non scherzano.
«Sono partito all’ultimo chilometro – ricorda – e a 500 metri dall’arrivo ero in coda ai primi. Ho alzato lo sguardo e ho visto che cento metri più avanti c’era un tornante che bisognava assolutamente prendere davanti, così ho fatto una seconda volata e sono entrato nella curva in terza posizione. A quel punto erano rimasti solo Belli e Lanfranchi, così ho fatto la terza volata per prenderli e superarli. Ero esplosivo, pensavo solo alle tappe, eppure in quel Giro mi trovai a lottare con Casagrande e cominciai a capire che forse stavo sbagliando tutto. Quella di Peschici è forse la più bella vittoria della mia carriera. A volte la riguardo in tivù e mi dico che oggi non sarei più capace di simili accelerazioni…».

Tradito a Plouay

Mondiale di Plouay, sei mesi dopo. Con lo stesso cittì Fusi che l’ha voluto a Sydney l’anno prima, Di Luca viene incaricato di entrare nelle prime fughe per tenere al coperto Bartoli. La cosa non lo rallegra. Vorrebbe più fiducia, ma quando entra nella fuga che prende il largo al chilometro 49, le cose si fanno interessanti. Lui fa il furbo, gli altri tirano e, giro dopo giro, il vantaggio cresce.
«Avrei vinto il mondiale – dice e questa volta gli occhi lampeggiano – eravamo in tre, mancavano 40 chilometri all’arrivo e se dietro non si muovevano i polacchi, nessuno sarebbe venuto a prenderci. Invece loro tirarono fino a portare il gruppo a 1’45” e poi ci pensò l’Italia a venirmi a riprendere. Caso vuole che poi secondo fece un polacco, né io cercai un chiarimento, visto com’era furioso Bartoli, che entrò nel box e scagliò la bici e poi sul pullman tirò il casco Con chi ce l’aveva? Forse con Bettini, ma non saprei…».

Vendetta a Bergamo

L’anno dopo, infatti un altro mondiale di traverso, ma a Lisbona. Al Giro ha vinto la tappa di Montevergine battendo Simoni e poi ha dovuto ritirarsi per un attacco di appendicite, ma a fine stagione vola.
Il percorso è duro e l’Italia, al primo anno della gestione Ballerini, punta su Bettini e Bartoli.
«Ero fuori con Vicioso a tre giri dalla fine – ricorda – si poteva andare lontano, quando all’improvviso da dietro rientrò Bettini e l’altro smise di tirare. Fu il mondiale della coltellata di Lanfranchi a Simoni e fu il mondiale in cui capii che in nazionale con Bettini avrei avuto vita dura. Ma andavo forte. Tornai a casa e vinsi il Lombardia, battendo Figueras in volata.
«Questa volta presi l’ultima curva in testa e non ci fu verso che mi rimontasse. E anche se gli slittarono le ruote, io sapevo che se uno lancia la volata di testa, non c’è verso di saltarlo. Difficile che faccia lo stesso errore due volte. Figueras non conosceva il finale, io sì. Il Lombardia fu la conferma che avrei potuto vincere il mondiale e che ero un uomo da classiche e così, passando alla Saeco, lasciai un po’ stare il Giro».

Legge un messaggio e poi un altro. Sorseggia la sua coca e intanto annota che il 2002 fu un anno magro. La caduta alla Sanremo prima dell’imbocco della Cipressa rallentò tutta la primavera, ma alla fine si riprese. Vinse la seconda tappa alla Vuelta e per un paio di giorni ne vestì la maglia, poi al mondiale si votò alla causa di Cipollini.
Tassello su tassello, la costruzione continua. Di Luca ha ormai 28 anni e non tutto purtroppo è rose e fiori…

Cacciato dal Tour

Il primo luglio del 2004 è di giovedì. La carovana del Tour s’è radunata a Liegi e da Liegi scatterà di sabato con un prologo di sei chilometri per le vie cittadine.
«Dovevo fare il Giro – dice – perché così avevamo deciso con Martinelli. Sono convinto che avrei potuto vincerlo io al posto di Cunego, perché andavo davvero forte. Feci quarto all’Amstel, secondo alla Freccia e poi mi venne la cistite il giorno prima della Liegi e anche il Giro andò in malora. Pensai che mi sarei rifatto col Tour, invece cominciò l’inferno.
«Al Giro era venuta fuori l’Oil for Drug e ricordo come fosse adesso la riunione con Corti e Leblanc, il capo del Tour, la sera prima. Fu di poche parole: “Domani tu non corri”. Nessuna prova d’appello, niente di niente. “Tu non corri”. Così presi la valigia e tornai in Italia. Arrivai a casa furibondo e dissi che la domenica dopo avrei vinto il Matteotti e così fu. Mi misi apposta gli occhiali gialli che avevo preparato per il Tour e vinsi con una rabbia che avrei sbranato chiunque.
«La rabbia – ghigna - fa parte della mia natura. Quell’inverno firmai con la Liquigas e mi allenai duro come mai. Un mese in Messico, roba da matti… Ma l’arrivo dell’Amstel, quella vittoria con gli indici a indicarmi il petto per dire: “Eccomi, ci sono ancora” fu rivalsa allo stato puro. Mi presero come leader per le corse di un giorno e fu un peccato essere andato male proprio il giorno della Liegi, ma quell’anno capii come si vince il Giro e fu per questo un anno prezioso».

La lezione del Finestre

L’omino in maglia bianca scala il Colle delle Finestre portandosi a ruota Simoni e Rujano. E’ il 28 maggio del 2005, ha passato le prime tappe a suonarsele con Bettini in un’esplosione di scatti e passaggi di maglia rosa. Poi a Livigno, scattando sul Foscagno con lo Stelvio nelle gambe, ha guadagnato una trentina di secondi su Savoldelli. Ma quando la corsa si trova sotto le ruote la strada bianca del Finestre e i tifosi come indiani sulla cresta, Di Luca e la sua maglia del ProTour incendiano il Giro e insieme commettono l’errore fatale.
«Dovevamo andare regolari – ammette – scollinare in cinque o sei e poi, una volta sotto, avrei sparato il tutto per tutto e di certo avrei vinto la tappa. Invece ho detto: sto bene, li faccio morire. Bello spaccone, come mi capita ancora qualche volta. Non ho ragionato e invece il Giro si vince soprattutto con la testa. Due anni dopo però non ho più sbagliato. Nel 2005 ho capito come si vince il Giro…».

Liegi: è fatta

Primavera 2007, si ammala, addio Sanremo. Un’altra annata nera, pensa, poi si mette al lavoro per i Paesi Baschi.
Il 29 aprile è un bel giorno di sole, la Liegi parte dalla solita piazza gremita di gente che sono le dieci. Di Luca ha nelle gambe il terzo posto all’Amstel dietro Schumacher e il terzo alla Freccia dietro Rebellin. La Liegi è diventata la sua bestia nera, ma quando la corsa si accende sulla Redoute e Nibali stoppa Schumacher, Di Luca piomba nelle prime posizioni.
«Marcavo Bettini – racconta – l’ho visto preparare lo scatto e partire sulla salita dell’Università. L’ho lasciato andare. Si è fatto tutto lo stradone da solo e quando siamo arrivati al Saint Nicolas lui era stanco, ma eravamo comunque troppi per fare qualcosa».
Nel 2005 aveva fatto il diavolo a quattro, questa volta resta in attesa e li vede partire ed essere ripresi. Ancora Schumacher, poi Bettini, Kessler e Cunego. Ma lui fermo, di ghiaccio.
«Si andava forte – sorride – ma ho scollinato bene, non ero cianotico. E in cima mi sono detto: appena parte qualcuno, vado anch’io. E in quel momento è partito Schleck. Andava come una moto, soprattutto nei tratti a scendere e allora ho ragionato, l’ho lasciato avanti di dieci metri, quasi facendo finta che non ce la facevo. Poi, quando la strada cominciava a salire, gli sono andato a ruota e gli ho dato pure dei cambi. Mi stava bene arrivare in volata, ma quando ho visto che dal gruppo era partito un corridore, sono scattato e ho vinto da solo. E’ stata la vittoria più emozionante. Urlavo e basta, cosa non lo so. Si sommarono nove anni di delusione e la rabbia che per tutta la corsa avevo tenuto a bada. In passato l’avevo persa sparando a vuoto, quel giorno fui perfetto».

Arriva la rosa

Passano poche settimane, si decide il Giro. Alla partenza da Trento piove da fare schifo: avere davanti il San Pellegrino e poi il Giau prima Tre Cime, ispira pessimi presagi. E’ il 27 maggio, Di Luca ha la maglia rosa con 55 secondi su Bruseghin, tutti gli altri sono oltre i due minuti. La Liquigas finora ha retto bene, ma se si scatenerà l’inferno Di Luca sarà da solo. E l’inferno arriva puntuale in un attacco da lontano di Piepoli e Riccò che ispira Savoldelli, ormai fuori classifica, e Mazzoleni che con 3’15” di ritardo potrebbe far paura.
«Sapevo che era la tappa decisiva – fa serio – e mi resi conto di essere da solo. Occorreva che rimanessi freddo e ricordassi che ero io il più forte. Non potevo mettermi a tirare, avrei perso nuovamente il Giro. Così feci tutto da me, senza radioline né altro. Decisi di andare regolare fin sotto le Tre Cime e poi lì sparare tutto.
«Quando ho aperto il gas, Mazzoleni era maglia rosa virtuale per 15 secondi, aveva 3’30” di vantaggio, ma in quei cinque chilometri gliene ho presi 2’30”. Quel Giro me lo sono gustato giorno dopo giorno, ma il momento in cui a Milano mi hanno consegnato il trofeo è stato un’emozione fortissima. Peccato però che poi non me lo sono goduto affatto…».

L’anno maledetto

Il tono cala di colpo. I controlli allo Zoncolan. La pipì degli angeli. La procura del Coni che tira fuori tre nomi e si accanisce soltanto contro il vincitore del Giro. Le ipotesi. Una flebo. L’acqua bevuta. Il plasma. L’assurdo che diventa ipotesi e il ragazzo in balia degli eventi.
La convocazione azzurra per Stoccarda e il deferimento a due giorni dal mondiale. “Domani tu non corri”. Come al Tour e per lo stesso motivo, ancora tre anni dopo. La vittoria di Bettini vissuta nei box. E poi i processi e l’inverno che se ne andava con il ProTour ormai vinto e invece scippato per l’impossibilità di correre il Lombardia. La Liquigas che si tirava indietro creando difficoltà al rinnovo del contratto e la Lpr che arrivava, unica sponda credibile per non andare alla deriva.

Santuccione, perché?

«A Stoccarda – dice – si capì che verso di me non c’era voglia di giustizia, ma accanimento. La mia amicizia e la collaborazione con Santuccione… Se ne è parlato anche troppo. Carlo è stato come un padre per me, ma è chiaro ormai che aver continuato a vederlo sia stato un errore, che mi ha causato più danni che vantaggi.
«La Liquigas comunque – dice – mi voltò le spalle nell’anno in cui aveva vinto il massimo che potesse sperare. E io finii nella sola squadra che mi offrisse garanzie, ad allenarmi come potevo. Non facemmo le classiche perché non ci invitarono, ma il 16 aprile se non altro venne la liberazione, l’assoluzione e finalmente arrivò il Giro.
«Ero consapevole di non avere la condizione dell’anno prima. L’attacco verso Monte Pora fu bellissimo, forse il gesto più spettacolare della corsa, ma il giorno dopo sul Mortirolo, passata l’esaltazione, pagai il conto. Il ciclismo non ti perdona e il Mortirolo mi riportò al livello cui ero davvero».

E’ nato un campione

La vita continua. Il negozio di bici che sta per aprire è sicuramente una finestra sul futuro, anche se scherza che per pagare tutti i conti gli toccherà correre fino a 38 anni. E’ un leone non domo che ha imparato a stare quieto. Soltanto gli occhi continuano a bruciare come quando era un ragazzo e a saperli leggere raccontano veramente tutto.
«L’affetto della gente – dice – è stato il valore aggiunto del Giro. La cosa più bella che il ciclismo potesse darmi. Per il resto sono talmente abituato ad esser messo in discussione che non mi faccio più problemi. La gente non ricorda gli scandali, vuole corridori, duelli e imprese e si affeziona a chi è capace di darglieli o almeno ci prova. E così adesso penso al mondiale. Con Ballerini ho parlato, quella maglia è l’unico successo importante che mi manca. Sono soddisfatto di quello che ho fatto e soprattutto non ho rimpianti. La carriera che ho alle spalle ce l’hanno in pochi. Con una carriera così non dovrei essere messo in discussione, ma questa volta farò tutto quello che serve per avere per la prima volta carta libera al mondiale…».
Enzo Vicennati

 

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Arcana loggia per il ripristino della civiltà dell'ordalia.

IO NON L'HO VOTATO.

IO CORRO DOPATO COME TUTTI.

"E' tutto alla conoscenza di tutti" Marco Pantani,1997 ( tempi non sospetti),parlando di doping in un'intervista televisiva con Gianni Minà.

Non sono a favore del doping. Sono semplicemente contro l'antidoping.

Hypocrisy free.

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 03/12/2009 alle 18:38
porca miseria Don Chisciotte hai dovuto riscriverlo a mano......ti ringrazio di vero cuore, ma non dovevi disturbarti così tanto....
grazie grazie per il tempo che mi hai dedicato

 

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Danilo Di Luca....Killer strikes again


 
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Livello Miguel Indurain




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  postato il 08/12/2009 alle 17:53
Grazie DonChi,
e grande Di Luca.

Ovviamente Vicennati.

Manca solo una cosa in quell'articolo, una cosa che mi rimarrà sempre in testa di DiLuca. Lo sguardo che diede in camera nella tappa di Pescocostanzo, nel 2008. Meravigliosa, in quello sguardo c'era già la fantasia spregiudicata della tappa del Pora, ed un distillato di ciclismo.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 09/12/2009 alle 02:00
Originariamente inviato da Maìno della Spinetta

Grazie DonChi,
e grande Di Luca.

Ovviamente Vicennati.

Manca solo una cosa in quell'articolo, una cosa che mi rimarrà sempre in testa di DiLuca. Lo sguardo che diede in camera nella tappa di Pescocostanzo, nel 2008. Meravigliosa, in quello sguardo c'era già la fantasia spregiudicata della tappa del Pora, ed un distillato di ciclismo.


quando scatta Piepoli.....
dopo un pò scatta Danilo e Bulbarelli fa: "attenzione attenzione Danilo Di Luca.....appena qui il pubblico qui di pescocostanzo ha visto lo scatto SI E' LEVATO IN UN BOATO...."

e poi al termine del salita quando Di Luca è a tutta
Bulbarelli fa: "tutta grinta più che gambe per Daniloooo"
.....Cassani fa: "lo sà che ormai manca poco al gpm....deve tenere duro qui, deve stare con questi corridori....è stato lui a scattare per primo.....GUARDATE CONTROOOO LA TELECAMERA....UN GHIGNO....LO SGUARDO DI DANILO DI LUCA....E' A TUTTA......" proprio allora volle che le immagini dalla motocicletta si bloccano e resta un fermo immagine.....
e Bulbarelli ancora: "una maschera di fatica...."

alla ripresa delle immagini, subito dopo dall'elicottero.....Di Luca era tornato a ruota dei migliori....e ricordo le urla dei tifosi spoltoresi, a cui mi ero unito davanti al loro furgoncino.....
"lu vììì....lu vìììì.....cà sta là.....altro che a tutta....Bulbarelli va zappà" e roba del genere.....che spettacolooooo

 

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Livello Tour




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  postato il 13/12/2009 alle 22:53
ieri ho ho comprato lo speciale di bs sulla stagione 2009.Dopo avergli dato un' occhiata superficiale sono stato tentato di buttarlo!!!!!!censura totale nei confronti di diluca e rebellin ovvero nessun accenno nè alla freccia vallone nè al grande giro di danilo.anzi diluca è stato appositamente e sistematicamente escluso da ogni foto relativa al giro,rendendo assolutamente mediocre e inveritiero l'argomento giro.insomma capisco tutto,capisco ignorare i corridori coinvolti in affari di doping ma come si fa a non raccontare dello splendido duello Diluca-Menchov o della bella vittoria di rebellin alla freccia e perchè no delle loro delusioni!
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 14/12/2009 alle 01:09
Originariamente inviato da henkmovi

ieri ho ho comprato lo speciale di bs sulla stagione 2009.Dopo avergli dato un' occhiata superficiale sono stato tentato di buttarlo!!!!!!censura totale nei confronti di diluca e rebellin ovvero nessun accenno nè alla freccia vallone nè al grande giro di danilo.anzi diluca è stato appositamente e sistematicamente escluso da ogni foto relativa al giro,rendendo assolutamente mediocre e inveritiero l'argomento giro.insomma capisco tutto,capisco ignorare i corridori coinvolti in affari di doping ma come si fa a non raccontare dello splendido duello Diluca-Menchov o della bella vittoria di rebellin alla freccia e perchè no delle loro delusioni!


BRUCIARE....appicciac lu fuoc....
qua da me nevica in questi giorni....la mattina è comodoo
mi spiace per i tuoi soldi....andavi a mangiare na bella bistecozza, invece di darli a sta gentee

 

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Livello Marco Pantani
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  postato il 14/12/2009 alle 10:03
Proprio tu? Va bene tutto ma dopo che ti sei letto quell'articolo sul tuo Di Luca, magari... non proprio tutto è da bruciare.

 

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IO NON L'HO VOTATO.

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Livello Tour




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  postato il 14/12/2009 alle 15:30
compro bs da 15 anni,da quando era bambino,nei vari momenti di rabbia sportiva ho pensato più volte di darci un taglio,ma alla fine ero sempre lì a comprarlo.certo ho letto tanti articoli bellissimi(diversi anche su diluca)ma da alcuni anni a questa parte più che bicisport mi sembra bicicunego,troppi servizi in maniera smisurata e immeritata sul veronese in rapporto sia alla sua statura di corridore sia agli altri corridori.insomma non dà importanza ai veri valori espressi nelle ultime stagioni
 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 14/12/2009 alle 17:55
Originariamente inviato da Donchisciotte

Proprio tu? Va bene tutto ma dopo che ti sei letto quell'articolo sul tuo Di Luca, magari... non proprio tutto è da bruciare.


ehehehhe quell'articolo è stato scritto quando ancora tutti erano sul carro....poi i tifosi veri si vedono quando tutto va male.....e noi ci saremo sempre....insieme con lui....

 

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Livello Giuseppe Saronni




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  postato il 14/12/2009 alle 18:27
Originariamente inviato da henkmovi

compro bs da 15 anni,da quando era bambino,nei vari momenti di rabbia sportiva ho pensato più volte di darci un taglio,ma alla fine ero sempre lì a comprarlo.certo ho letto tanti articoli bellissimi(diversi anche su diluca)ma da alcuni anni a questa parte più che bicisport mi sembra bicicunego,troppi servizi in maniera smisurata e immeritata sul veronese in rapporto sia alla sua statura di corridore sia agli altri corridori.insomma non dà importanza ai veri valori espressi nelle ultime stagioni

Più che biciCunego direi un eccesso di nazionalismo ingiustificato.
Non siamo più negli anni '60, quando il ciclismo era praticato ad alto livello in poche nazioni e dove conseguentemente i ciclisti italiani avevano molta più facilità ad imporsi nelle corse più importanti e a spartirsi anche gli spazi sui giornali.
L'Italia è rimasta uno dei Paesi più forti ma in proporzione la fetta di torta a disposizione è molto ridotta rispetto a prima, proprio perchè ci sono molti più concorrenti. Del resto la stessa cosa è successa ad altre nazioni di grande tradizione storica, tipo il Belgio e soprattutto la Francia.
Quindi, ad esempio, su Bicisport continuavano a pompare al massimo le vittorie di Cunego al Lombardia, non rendendosi conto che questa corsa ha perso molto del suo peso e che la qualità del campo partenti era molto inferiore a quello delle altre grandi classiche. Vale molto di più la sua vittoria all'Amstel Gold Race, tanto per rimanere a Cunego. Però Bicisport non è stata in grado di dire realisticamente che una grande corsa come il Lombardia ha perso molto del suo fascino e della sua importanza ultimamente, e soprattutto di ragionare onestamente sui motivi che hanno causato questo arretramento. L'obiettività e l'imparzialità non devono retrocedere solo perchè si tratta di una corsa italiana o perchè, a parte quest'anno, la vince sempre un italiano. Non bisogna nascondersi la verità.
Bicisport è un giornale un pò all'antica anche perchè è come se non volesse vedere che i Lombardia di Merckx o di Coppi hanno fatto la storia ma che adesso la tripletta di Cunego o le vittorie di Bettini in quella stessa corsa, tutto sommato, interessano solo agli stretti addetti ai lavori.
E lo stesso discorso vale per il mondiale, che viene vissuto come la madre di tutte le sfide, con la retorica dello scontro fra l'armata italiana e quella spagnola, quando in realtà anche questa corsa non rappresenta più nel ciclismo ciò che rappresentava 40 anni fa. E poi si tratta sempre di una corsa di un giorno, che non può in alcun modo implicare nulla a livello di egemonia di una nazione sul panorama internazionale. Nenche se un italiano la vince per 3 anni consecutivi.
Quando poi gli italiani vinceranno Tour a ripetizione come fanno gli spagnoli, forse se ne potrà parlare..

 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 14/12/2009 alle 19:45
C'è da capire quale ragionamento ci sia dietro la scelta. Se ad esempio si è considerato che i lettori italiani si affezionano soltanto ai corridori italiani o magari gli investitori del giornale preferiscono che si parli dei nostri piuttosto che degli altri. Di sicuro qualcuno che tiene su la cara e vecchia Italia ci serve, ma sarebbe meglio forse tenerla in alto mettendo il dente nei problemi. Di questo abbiamo già detto, storia ripetuta che finora ha giovato poco. Tanto vale ripeterla ancora.
Se poi mi dite, allacciandomi a un thread che ho appena letto su CP, che è meglio fare la copertina con Ferrari, allora resto con BS tutta la vita. Già certa gente ha dato il suo contributo in modo sin troppo abbondante, andare anche a scovarlo mi pare grottesco. Meglio Conconi, a patto che sia disposto a un'autocritica sincera, sennò, se gli lasciano dire quel che diceva una volta, si ottiene il solo risultato di sdoganare lui e gli altri. Evviva, evviva, da una parte vogliono la Coverciano del ciclismo e tecnici competenti e dall'altra gli rispondono tirando fuori gli stregoni. Neanche a Wimbledon si tirano certe pallate!!!!!!!

 
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Livello Octave Lapize




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  postato il 14/12/2009 alle 21:22
Originariamente inviato da grilloparlante

C'è da capire quale ragionamento ci sia dietro la scelta. Se ad esempio si è considerato che i lettori italiani si affezionano soltanto ai corridori italiani o magari gli investitori del giornale preferiscono che si parli dei nostri piuttosto che degli altri. Di sicuro qualcuno che tiene su la cara e vecchia Italia ci serve, ma sarebbe meglio forse tenerla in alto mettendo il dente nei problemi. Di questo abbiamo già detto, storia ripetuta che finora ha giovato poco. Tanto vale ripeterla ancora.
Se poi mi dite, allacciandomi a un thread che ho appena letto su CP, che è meglio fare la copertina con Ferrari, allora resto con BS tutta la vita. Già certa gente ha dato il suo contributo in modo sin troppo abbondante, andare anche a scovarlo mi pare grottesco. Meglio Conconi, a patto che sia disposto a un'autocritica sincera, sennò, se gli lasciano dire quel che diceva una volta, si ottiene il solo risultato di sdoganare lui e gli altri. Evviva, evviva, da una parte vogliono la Coverciano del ciclismo e tecnici competenti e dall'altra gli rispondono tirando fuori gli stregoni. Neanche a Wimbledon si tirano certe pallate!!!!!!!


Evidentemente ti sei fermato alla copertina. Perchè l'articolo di Cycling Pro è tutto tranne che un elogio dei vari Ferrari, Conconi e Cecchini.

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 14/12/2009 alle 21:32
Sì, la copertina col faccione di Ferrari è troppo, il ciclismo è un po' ( tanto)Tafazzi.
Né so come hanno fatto l'inchiesta, spero di saperlo presto perché ho ordinato il giornale all'indirizzo e mail che hanno messo nel thread di CP, se me lo mandano lo saprò.
Però, senza sapere come è stata fatta, l'idea dell'inchiesta sui preparatori è una buona idea.
Almeno hanno un nome, una faccia, non sono " i santoni" mai nominati per nome di cui parla Neri senior. Certo se poi li si fa parlare e basta è un'occasione persa.
A me personalmente interessa molto l'intervista a Conconi, perché , secondo me, è persona davvero intelligente, mi sono fatta un'idea, che ho espresso anche ne Il capro espiatorio su di lui, mi incuriosisce molto una sua intervista a distanza di anni. Tenuto conto che i reati sono prescritti e che lui è in pensione, secondo me se l'intervista è fatta bene, Conconi può dire molto di interessante.
Del resto se, ancora oggi, i preparatori che contano ( non quelli ruspanti) vengono dalla sua scuola, se persino il PM che lo indagò lo definisce " un grande scienziato", io credo che non si possa liquidare Conconi limitandosi al giudizio morale.
Mi incuriosisce e spero di leggerla questa intervista.
Visto che siamo nel thread di BS vorrei anche sottolineare il diverso modo di comportarsi di CP, l'attenzione che mostrano verso la rete, i tifosi che discutono nei forum. Poi di contenuti non so, non avendo mai letto CP.

 

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Livello Moreno Argentin




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  postato il 14/12/2009 alle 22:23
"Evidentemente ti sei fermato alla copertina. Perchè l'articolo di Cycling Pro è tutto tranne che un elogio dei vari Ferrari, Conconi e Cecchini".

Non l'ho ancora letto, stavo facendo un'ipotesi. Ben lieto che sia meglio di quel che pensavo. Lo leggerò appena ne troverò una copia e poi tornerò qui per aggiustare il tiro.

 
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Esordiente




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  postato il 16/12/2009 alle 05:16
Io ho acquistato BS la prima volta nel 1987 avevo 12 anni e' ricordo come adesso l' emozione di vedere quei corridori in copertina, questo dicembre per la prima volta in 22 anni non ho acquistato BS e probabilmente smettero' di acquistarlo definitivamente, mi dispiace veramente tanto e' praticamente una parte della mia storia ciclistica, ma oramai non potevo piu' leggere BS troppo lontano dal mio modo di vedere le cose, troppo schierato politicamente, troppo anti-Armstrong, ma soprattutto troppo povero di servizi e di contenuti. Non e' per i 5-6 euro del prezzo di copertina, ma sinceramente alla rivista manca qualche cosa, non sta a me dire cosa che non sono un professionista, io da utente percepisco che non ho piu' voglia di acquistarla.
 
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Livello Moreno Argentin




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  postato il 17/12/2009 alle 12:37
Sono andato oltre la copertina, un po' correndo ma l'ho letto. Parlo di CyclingPro, per intenderci e dei pezzi con Ferrari e Conconi. Devo dire che mi sono piaciuti i preliminari, ma poi? Meglio Conconi di ferrari, il vecchio ha più palle di dire quel che ha fatto. L'altro, che come dice Conconi ha sempre avuto a cuore i soldi, è più fumoso.
Per esempio, sarebbe stato curioso sapere come mai il Vinokourov che lui seguiva è stato preso per doping, così come se non ricordo male era inciampato a suo tempo Chiappucci.
Poi mi sarebbe piaciuto chiedergli perché non scriva ricette: se non hai niente da nascondere, scrivi, no? Così diventa troppo facile dare contro a Simeoni, non è corretto fargli dire che Simeoni si dopava e che lui non ha mai dopato nessuno. Come intervistare Berlusconi, fargli dire che i giudici sono cattivi e che lui non ha conflitto di interesse e poi scrivere la parola fine. Questa non è una bilancia, è un monologo!
E poi siamo sicuri che sia vero che lavora soltanto a Padova e che tutti si inventino che sia per esempio molto attivo a Tenerife? Perché ci sono squadre che hanno vietato agli atleti di andare a Tenerife, per evitare si pensasse che...?
E poi nella copertina del servizio si presentano soltanto atleti seguiti da preparatori innocui: perché non mi dite chi va da Ferrari?
Boh, mi sembra che manchi la ciccia attorno all'osso e che gli si faccia dire quello che vogliono loro, contestando soltanto piccole cose. Che poi siano bravi e fuori discussione, però dopo aver letto mi chiedo se non si potesse scavare di più. A presto

 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 17/12/2009 alle 14:59
Essendo quasi certa che il giornale non lo leggerò perché non mi ha risposto nessuno a quell'indirizzo e mail, vorrei capire un po' di più.
Di ferrari si dice che lavora anche a Tenerife? E a Padova ( terra fertile a quanto pare...)? Qundi non sta solo in Engandina?
E poi di Conconi, quindi anche oggi dice dei suoi ex collaboratori di ferrara che sono caratterizzati da una certa venalità? E di altro che dice? Ripeto, Conconi mi interessa, mi piacerebbe sapere proprio nel dettaglio.
Sì, in effetti di quella clamorosa trasfusione di Vino sarebbe interessante sapere che ne pensa Ferrari,non gliel'hanno chiesto?
Da quello che capisco dal breve riassunto di grilloparlante ( allungarlo un po?) non è che proprio si sia andati fino in fondo.
Mi chiedo: non è che alla fine è sempre la solita storia? Se si intervista un ciclista beccato è un conto, se si intervista magari Santuccione si è severi, di fronte a quelli ex di Ferrara, si va morbidi.
E mi chiedo,ancora, può darsi mi sbaglio, non è che alla fine si sputtana Tizio che va dall'allievo del toscano, insomma si sputtanano i ciclisti e i preparatori: "non hanno mai dopato nessuno"? E' un'altra occasione persa questa inchiesta?
Sono solo domande, ovviamente, non avendo letto l'inchiesta.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 17/12/2009 alle 15:28
forse dovreste trasferirvi sul thread di cycling pro...
cmq l'ho preso anch'io, in questi giorni mi leggo l'inchiesta sui preparatori e poi intervengo.

 
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Livello Octave Lapize




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  postato il 18/12/2009 alle 14:10
Originariamente inviato da Donchisciotte

Sì, in effetti di quella clamorosa trasfusione di Vino sarebbe interessante sapere che ne pensa Ferrari,non gliel'hanno chiesto?
Da quello che capisco dal breve riassunto di grilloparlante ( allungarlo un po?) non è che proprio si sia andati fino in fondo.
Mi chiedo: non è che alla fine è sempre la solita storia? Se si intervista un ciclista beccato è un conto, se si intervista magari Santuccione si è severi, di fronte a quelli ex di Ferrara, si va morbidi.
E mi chiedo,ancora, può darsi mi sbaglio, non è che alla fine si sputtana Tizio che va dall'allievo del toscano, insomma si sputtanano i ciclisti e i preparatori: "non hanno mai dopato nessuno"? E' un'altra occasione persa questa inchiesta?
Sono solo domande, ovviamente, non avendo letto l'inchiesta.


Nessuna domanda su Vino purtroppo. Però le interviste non sono da buttare, anzi. L'intervista a Ferrari è la prima dal 2003 a questa parte, le domande sono quelle giuste ma mancano risposte franche da parte dell'intervistato: Ferrari afferma di non lavorare a Livigno nè a Montecarlo, di non aver mai somministrato sostanze dopanti e anzi che la famosa frase sulle spremute d'arancia era nient'altro che una provocazione per segnalare il problema del ricorso al doping. Insomma, si vede che è ancora nel giro e non vuole rovinare se stesso nè i corridori che segue.
Conconi invece è ormai in pensione, per questo concede qualche rivelazione interessante: dice che segue ancora qualche corridore, anche se per ovvi motivi rifiuta di fare nomi, a parte quell'Ivan Basso che avrebbe seguito nei primi anni di carriera. Ma più che altro ci svela il suo lavoro di ricercatore brillantissimo e spregiudicato, pronto ad usare i suoi atleti e addirittura se stesso come cavie per i suoi esperimenti.
Ma l'intervista più interessante per me resta quella a Callari. Callari prima dice di sentirsi tradito dalla positività di Di Luca, di cui l'anno scorso era preparatore ufficiale mentre "di nascosto" il corridore abruzzese continuava ad andare da Santuccione. Ma poi viene fuori che il buon Callari di Santuccione è stato grande amico e nonostante il "tradimento" continua a considerarlo tale. Ipocrisia allo stato puro.
Francamente non so se l'inchiesta sputtana i preparatori, o il Sistema, o l'Uci, o i ciclisti, o solo qualche ciclista in attività e non, o il ciclismo in toto: francamente non mi ero neanche posto il problema. So per certo che svela retroscena che altrimenti sarebbero noti ai solo addetti ai lavori, che neanche a dirlo è quello che mi aspetto da una rivista di ciclismo.
Un'inchiesta del genere Neri su Bs non la pubblicherebbe mai, semplicemente perchè è troppo impegnato a dare un'immagine romanzata del ciclismo fra stregoni, tolleranza zero, pecorelle smarrite e Coverciano dei massaggiatori. Poi è chiaro che Pastonesi non vale la metà di Vicennati e che al momento Bs per contenuti resta superiore a CP, però mai dire mai.
Chiedo venia per l'esagerata lunghezza del mio intervento, mi sono fatto prendere la mano.


 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 18/12/2009 alle 14:37
Originariamente inviato da albe89
Ma l'intervista più interessante per me resta quella a Callari. Callari prima dice di sentirsi tradito dalla positività di Di Luca, di cui l'anno scorso era preparatore ufficiale mentre "di nascosto" il corridore abruzzese continuava ad andare da Santuccione. Ma poi viene fuori che il buon Callari di Santuccione è stato grande amico e nonostante il "tradimento" continua a considerarlo tale. Ipocrisia allo stato puro.


su quale giornale si trova questa intervista?????
Bs di che mese....

 

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Livello Octave Lapize




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  postato il 18/12/2009 alle 14:48
Originariamente inviato da danilodiluca87

Originariamente inviato da albe89
Ma l'intervista più interessante per me resta quella a Callari. Callari prima dice di sentirsi tradito dalla positività di Di Luca, di cui l'anno scorso era preparatore ufficiale mentre "di nascosto" il corridore abruzzese continuava ad andare da Santuccione. Ma poi viene fuori che il buon Callari di Santuccione è stato grande amico e nonostante il "tradimento" continua a considerarlo tale. Ipocrisia allo stato puro.


su quale giornale si trova questa intervista?????
Bs di che mese....


Cycling Pro di dicembre.

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 18/12/2009 alle 18:43
trovo che cycling pro ha fatto un buon lavoro sul tema dei preparatori
ha sollevato il problema , ha cercato di indagare , di capire
certo le risposte di ferrari sono evasive, ma le domande non sono comode e di facciata
sta anche al lettore vedere cosa c'è dietro, cosa nascondono certe risposte.
meglio che le trite parole di ordine sugli stregoni di un neri senior o delle banalità dello junior.
si poteva fare meglio, dice grillo parlante.
è vero, ma polpa io ne trovo e anche notizie interessanti, che aiutano a capire, come i retroscena del rapporto calliari-santuccione o la vicenda cunego.
bella anche l' intervista a martinelli.

continuo a pensare che tra alti e bassi questa rivista cresce e mi da spunti e risposte.
è attento al mondo del web, guarda all' appassionato di oggi.
mi rifiuto di comprare bs per un fatto affettivo, anche se mi manca vicennati.
il giornale deve svecchiarsi e cambiare passo, non può continuare con la visione del ciclismo e della comunicazione del mio babbo.

ciao a tutti

mesty

 
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Livello Luison Bobet




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  postato il 18/12/2009 alle 20:41
Tornando a BS, trovo davvero ottimi gli articoli di Vicennati sul texano: riesce a renderlo quasi interessante. Sarà anche un campione, ma su Robocop ormai la mia idea è quella: se il ciclismo, per poter reclamare un certo appeal, ha bisogno di lui, sta messo come la F1 che ha bisogno di Schumi... due sport al capolinea.
Per me Lance rimane arrogante, prepotente e soprattutto troppo potente. Il suo diesse mira a far saltare Contador sulle pietre del nord.... ed in copertina ci parlano di un 'Bruyneel Impietoso': no, tolgo pure 'Im', rimane 'pietoso'. Io spero che questo Tour liberi il ciclismo da queste presenze fastidiose, largo ai giovani specie se son fuoriclasse come Alberto.
Per quanto riguarda Neri jr, la sua intervista a Gilbert non la trovo affatto male: compitono? Ma perchè, ogni intervista deve essere così importante da scavare a fondo e sviscerare il terzo mistero di Fatima? No, per quanto sia evidente la differenza tra una penna come quella di Vicennati e quella di Neri jr, la sua intervista a Gilbert non è niente male. E poi, diciamolo chiaramente, quanti scrivono come il buon Enzo? Se si pretende di più, chiediamo a Sepulveda di scrivere su BS....
E le interviste a Cunego? Beh, lì non è solo colpa di Neri jr, è l'ex principino che offre poco materiale su cui lavorare.
Per quanto riguarda CP, là sono stati incisivi sulla questione dei preparatori: le interviste evidenziano che certi nomi non son passati di moda, anzi.... e di Cunego, dicono anche chi sia il preparatore e di che scuola sia.
Nella mia mente rimangono indelebili il dossier su Campiglio, le varie inchieste di Vicennati sul dilettantismo che 'spreme' i veri campioni prima del passaggio ai pro, fino ad arrivare ai dossier sui giovani francesi e sulla loro presunta crisi. Ma è passato tanto tempo e serve nuova linfa: le interviste a chiedere ai colleghi cosa pensano di Riccò beccato al Tour (da che pulpiti, poi... agosto 2008 se non erro... la gran parte son spariti) lasciano il tempo che trovano, bisogna forse puntare più in alto.

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 19/12/2009 alle 10:15
secondo me a bs devono ancora rendersi conto di cosa significhi pubblicare un mensile, in questi anni. l'appassionato, cioè il potenziale lettore, va tutti i giorni (o quasi) in internet, gira fra i vari siti, legge articoli (e se conosce l'inglese o il francese anche quelli su siti stranieri), e di pezzi su armstrong, bruyneel e contador ne trova a bizzeffe. per quanto possa essere bravo vicennati (e lo è), ritrovare le stesse questioni che vengono sviscerate più o meno ovunque non riesce proprio ad appassionarmi.
 
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Livello Marco Pantani
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  postato il 19/12/2009 alle 11:26
Sì, Dietzen, questo è uno dei punti centrali, ignorare che esiste internet non significa solo avere un sito inadeguato e non avere alcuna sensibilità verso gli appassionati che si trovano su internet. Su questo Cycling pro mostra un piglio diverso, con il loro intervento qua hanno suscitato interesse sull'inchiesta dei preparatori e qualche mese fa fecero un servizio su questo forum ( che anche quello non ho letto, ho letto solo quello che Micky mi riportava di ciò che avevano scritto di un mio intervento).
In più, oltre al rapportarsi dal punto di vista dei contenuti all'esistenza del web, conta la scrittura e la densità degli articoli, che in un mensile non può essere sciatta o riconducibile a un compitino nemmeno in un'intervista non immediata . Si tollera in un quotidiano un'intervista come quella a Riccò fatta da Capodacqua qualche giorno fa ( della serie " chiare, fresche, dolci acque")non in un mensile che, per definizione, deve essere accurato anche nel linguaggio e nell'uso della tecnica della scrittura, che è particolare nel giornalismo, ovviamente. Come si sa , la forma è sempre un momento del contenuto.

 

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Elite




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  postato il 23/12/2009 alle 14:19
Personalmente mi piace lo stile narrativo con cui BS racconta le storie.
Quello che mi da un po' fastidio è quel modo un po' mieloso di smorzare i toni. Come esempio vedete il numero di Dicembre, in cui prima Pozzato, Ballan e Tosatto smontano di critiche Cunego (non solo le prestazioni del mondiale ma anche l'aspetto umano). Nel servizio di risposta di Cunego, si legge un titolo del tipo : "sono solo dei brontoloni".

Ci vorrebbe un po' più di verve...

 

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Livello Luison Bobet




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  postato il 30/12/2009 alle 19:22
Ho letto il numero di gennauio: splendido. Vicennati racconta Contador da par suo: lo incontra a casa sua, racconta l'uomo e l'altleta, il suo modo di allenarsi, il suo modo d'essere: uomo, non Robocop. Imperdibile per chi, come il sottoscritto, ama lo spagnolo.
Bellissima l'intervista di Cavazzutti a Tiralongo, uomo/gregario/corridore veramente validissimo (per questo ci si chiede perchè stesse coll' ex principe...), così come il servizio dello stesso Cavazzutti su Cunego, che come ormai sempre spiega molto.
Ottimo servizio sul Pelli che si prepara alla nuova stagione, splendido servizio di Vicennati sulla Zalf-Fior e qui mi sono commosso: quando ho visto il breve spazio dedicato a Marco Canola, ho immaginato il sorriso di suo padre, il caro amico Walter, che solo la sera prima di partire verso il cielo si inorgogliva per quel suo splendido figlio atleta. Un ragazzo duramente provato dalla prematura dipartita del padre, presenza discreta ma incoraggiante e costante sempre al suo fianco, anche oltre quel maledetto giorno di febbraio. Vicennati, grazie.
Inoltre, bello anche il servizio di Neri jr su Schleck: un giornalista che sta crescendo. BS, sempre number one.

 

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Livello Marco Pantani
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  postato il 05/01/2010 alle 14:28
Ho tardato un po’ a leggerlo perché, come avevo detto, ho dovuto aspettare che mi venisse prestato da un mio amico della società ciclistica che si riunisce in un bar. E’ una scelta, al momento è così.
Ho capito alcune cose.
Il direttore, che è un giornalista bravo, non è assolutamente in grado di analizzare il momento del ciclismo attuale, non è una colpa, capita, si può essere grandi giornalisti nel raccontare sport, come è lui, e pessimi nell’analisi “ politica”, di inchiesta, di opposizione a certi poteri.
Tutto qua. Basta leggere l’editoriale e le proposte, del tutto retoriche, nebulose, inconsistenti che fa. C’è di buono che poi passano, per esempio non c’è fra le proposte la commissione dei grandi ex del ciclismo che non si capisce che doveva fare.
Poi c’è una perla incomprensibile. Gli atleti coinvolti in OP sono circa 200, di cui 35 ciclisti. Ma a noi, dice Neri, non frega di sapere chi siano quei 165. Come non ci frega? A me non sarebbe fregato nulla di sapere neanche un nome di quei 200, ma a te, che frega di quei 35, perché non importa degli altri 165?
Perché vive in un mondo dove il ciclismo è fuori dal mondo. Infatti nell’editoriale parla degli stregoni ( ancora!) arrivati nel ciclismo, misteriosamente, come alieni, insieme ai soldi e all’UCI della globalizzazione.
Anche ammesso, e non concesso, che il ciclismo dei suoi anni giovanili fosse un mondo splendido e pulito, se ne è accorto adesso della mutazione antropologica del mondo intero? Non è che la società dei consumi, il business,il mercato senza freni siano arrivati solo nel ciclismo. Quei 35 sono uguali agli altri 165, non hanno distrutto il mulino bianco del ciclismo.
Poi c’è Lo Schiavo che ci ribadisce che, comunque, il doping è finito, sì, qualche scheggia impazzita, ma sostanzialmente il ciclismo è pulito grazie alla mattanza. Non so, provi a leggere l’intervista di Capodacqua a Eugenio Bani.
Tolte, quindi, le analisi politiche e di sistema che non sono il forte di BS ( colpa del direttore, non ci sono dubbi, per me), il forte rimangono i racconti.
Anche qua, ho capito una cosa.
Sergio Neri è un grande raccontatore di ciclismo, a distanza di ben 40 anni ricordo ancora alcune frasi del suo libro su Gimondi, ricordo i suoi articoli di ciclismo sul Corriere dello sport e quelli su BS.
Quindi Sergio Neri sa benissimo cosa sia un grande raccontatore. Quelli che Brera definiva: scrittori di uomini e di sport, lo sa perché lui appartiene a questa categoria.
Quindi sa che il figlio non appartiene a questa categoria nella maniera più assoluta, se sceglie di forzare la realtà e piegare BS alla carriera del figlio lo fa a ragion veduta, sceglie gli affetti, le questioni familiari e sacrifica la qualità del giornale, ma non è che non lo sappia. Lo sa, spera nella bocca buona dei lettori di ciclismo.
L’articolo su Schleck ( Andy) è una prova ulteriore.
La scrittura è incolore,insipida, inconsistente, ma mettiamo pure che questo non conti ( non per me, ovviamente, per me se uno fa un lavoro in cui si scrive, deve saper scrivere, non ci sono cavoli).
Purtroppo, però, il mondo che noi possiamo conoscere e descrivere corrisponde al nostro linguaggio. E, infatti, con quella scrittura, Luca Neri ci offre sempre la stessa realtà: personaggi banali, inconsistenti, privi di densità, di complicazione.
Andy pare avere una lucetta negli occhi, ma la sua intervista è acqua fresca, senza un brivido di curiosità. Il rapporto con il fratello è liquidato con brevi frasi che scorrono via dalla memoria e dalla vita, inutilmente dissimulatorie, senza che al giornalista venga in mente ( almeno non lo scrive) di incalzarlo e saperne di più. Almeno la curiosità, cavolo!
Si va dai biscottini caldi al vino caldo, alla zuppa, alla pesca senza pescare nulla , senza che una scintilla di interesse venga suscitata. Qualsiasi ciclista passa come sotto la pialla, diventa banale, insipido, una valanga di luoghi comuni,parla come un ragazzino, perché la scrittura è il mondo, scrittura insipida, mondo scialbo.
Per fortuna, nello stesso giornale, c’è l’immersione nel mondo di Contador, a cui non viene concesso di essere banale e insignificante. Contador non lo è, come non lo è Andy.
Ma Contador ha modo di dimostrarlo in un incontro rutilante, incalzante, significante.
L’uso del linguaggio, anche qua, è decisivo. Per esempio la scelta di inserire alcuni piccoli pezzi in spagnolo, crea un mondo, introduce solennità nella semplicità delle parole degli avventori del bar, per esempio( No puedon matarlo sobre las piedras…).
E poi l’attenzione a come si costruisce il racconto, di come il filtro letterario inizi al momento, il giornalista che scrive mentre incontra l’interlocutore ( non so, non registra, almeno non lo dice), quindi già fa letteratura, subito dopo riordina gli appunti, già Contador ha assunto la consistenza del racconto letterario, prima della scrittura dell’articolo. L’occhio che guarda l’incontro, già fa letteratura.
Va bene non fare analisi sul momento del ciclismo ( troppa analisi crea anche aridità), vanno benissimo i racconti, ma ci vogliono scrittori di uomini e di sport. E Neri senior sa cosa significa, perché lui lo è.

 

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Livello Marco Pantani
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  postato il 05/01/2010 alle 18:38
Visto che non posso più modificare, nonostante la freta, aggiungo una precisazione.
Ovviamente io stessa considero quello che ho scritto, come qualsiasi cosa venga detta in questo paese perduto in favore della QUALITA', niente altro che parole al vento, dette per il puro piacere di affermare che , volendo e sapendo, c'è di meglio nella vita da leggere, basta non accontentarsi.
Considero parole al vento quelle che dico in questo thread perché questo è il paese, solo per fare un esempio fra miliardi, dove vengono dati fondi pubblici, senza suscitare le reazioni rabbiose di alcun ministro, a film come l'ultimo cinepattone con, toh!, i figli di De Sica ( che è pure bravo ma dissipa il suo talento),Gassmann e Tognazzi ( che non dissipano nulla perché non hanno da dissipare nulla).
Parole al vento.
Ma bisogna sempre, per sopravvivere, trovare un angolino dove l'inferno della qualità mediocre non sia arrivato. Piccolo, prezioso consiglio: se avete due ore vuote, leggete Il peso della farfalla di Erri De Luca.
Non c'entra, ma c'entra.

 

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