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Autore: Oggetto: Caso Pantani: quotidiano a giudizio per diffamazione del giudice

Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




Posts: 4217
Registrato: Oct 2003

  postato il 30/06/2005 alle 01:07
Davvero singolare (eufemismo)....

Da tuttobiciweb.it....

Caso Pantani: quotidiano a giudizio per diffamazione del giudice

Pantani e i giudici, una storia che non finisce anche dopo la morte del Pirata e che si allarga anche a chi racconto' le traversie giudiziarie del ciclista. Ieri il gip di Ancona, Alberto Pallucchini, ha deciso che devono essere processati per diffamazione un cronista e l' allora direttore del Corriere Romagna che aveva definito 'beffa' la sentenza, annullata poi dalla Corte d'Appello, di condanna (tre mesi di reclusione, 1.200.000 lire di multa, sei mesi di sospensione dalle gare per il reato di frode in competizioni sportive) a Marco Pantani inflitta, l'11 dicembre 2000, dal giudice forlivese Luisa Del Bianco, e per aver sostenuto che il processo al Pirata era stato voluto a tutti i costi. La constatazione (''Ora il giudice di provincia diventera' famosa e la sua sentenza fara' parlare''), contenuta nell'articolo insieme ad altre, e' stata ritenuta lesiva dal giudice Del Bianco che ha querelato il giornale. Non e' stato ritenuto esercizio del diritto di cronaca la constatazione che, non solo la difesa di Pantani, ma la stessa pubblica accusa aveva ritenuto che l'imputato andasse assolto perche' il fatto non era previsto dalla legge come reato. Conclusione a cui e' giunta anche la Corte d'Appello di Bologna che nell'ottobre 2001 ha annullato la sentenza del giudice forlivese. ''Al di fuori del caso di Marco Pantani, nei circa dodici anni trascorsi dall'entrata in vigore dalla legge 401/89, non si e' mai verificato che un atleta accusato di avere assunto sostanze dopanti sia stato ritenuto responsabile di tale reato'' scrisse nelle motivazioni la Corte d'Appello di Bologna dopo aver ricordato che l'unico precedente, al di fuori del processo forlivese, era gia' stato annullato dalla Corte di Cassazione nel 1996. Il giudice Del Bianco, assistita dall'avvocato Guido Magnisi di Bologna, ha ritenuto offensivo dell'onore e della reputazione pure che il giornalista abbia rilevato la stranezza del fatto che le motivazioni della sentenza depositate a Cesena fossero uscite pubblicamente dal Palazzo di Giustizia di Torino. ''L'articolista vuole insinuare - scrive il giudice Del Bianco nella denuncia-querela - un rapporto privilegiato e sospetto tra questo giudice e il Pm requirente originario dottor Guariniello, si' da adombrare come il giudicante di Forli' cosi' clamorosamente solitario e ribelle alla Procura di Forli', sia in realta'... lassisticamente eterodiretto da quello di Torino''. ''Cio' che e' piu' evidente - commenta l'avvocato Moreno Maresi, legale del Corriere Romagna - e' la lettura fuorviante, personalistica, del contenuto degli articoli. La questione riguarda invece un piu' elevato principio e cioe' la tutela del diritto a manifestare il proprio pensiero che ha nella possibilita' di criticare, il baluardo piu' alto''. Il giudice Pallucchini rinviando a giudizio il giornalista e l'allora direttore responsabile ha fissato il processo per il primo dicembre 2005 davanti al Tribunale monocratico di Ancona.


La miglior difesa dell’onorabilità e delle qualità di un giudice stanno nella sua capacità di non farsi annullare delle sentenze, con delle motivazioni che lo fanno apparire agli occhi dell’osservatorio, come un scolaretto non molto preparato. E’ un’opinione che l’insigne signora resasi protagonista di questo fatto, spero non voglia ledere, alla faccia della sua personale visione della libertà d’espressione e d’opinione, con un’ulteriore insistenza, verso una parola del vocabolario che deve sentire come un’immanenza: la querela.
Ogni persona, anche eletta al ruolo di giudice, rimane per il consesso sociale onorabile quanto un falegname, un operaio di catena, o un contadino e se per queste ultime figure l’ipocrisia imperante si ostina a vederle come inferiori a chi veste una toga, un vecchio adagio sempiterno ed incancellabile anche per legge, recita: “errare è umano, perseverare è diabolico”. Se la signora, nelle vesti di giudice, è stata clamorosamente smentita da una corte superiore, con tono duro e pesante, quale miglior difesa della propria onorabilità, poteva superare il silenzio e il rimboccarsi le maniche sul lavoro?
Invece no!
La signora, nella pur folta consistenza di articoli su giornali nazionali critici e pure pepati circa la sua veemenza nell’arrivare prima al processo e poi alla condanna, anche contro le posizioni del PM e con basi legislative poi clamorosamente smentite dalla Corte d’Appello di Bologna, ha scelto di concentrare i suoi meccanismi di difesa di una lesa onorabilità, tramite querela verso la testata più piccola e locale. Ed ha perseverato nella sua denuncia, anche quando il buon senso ed i pesanti contenuti della Corte d’Appello, indicavano prudenza.
Ora, vien quasi obbligo dire…”che non c’è più sordo di uno che non vuol sentire” e l’insigne signora, con la criticabile decisione del collega anconetano, si sottoporrà ad un giudizio ulteriore, soprattutto in direzione di un osservatorio, sul quale, anche i più scettici, avranno così occasione di vederla in torto, o in chiave non proprio lusinghiera.
Il giornalista querelato, Raimondo Baldoni, è un amico, un appassionato, ma soprattutto, ed è quello che conta, uno che ha fatto il suo mestiere. Nei contenuti dell’articolo “famigerato” (che allego in calce), non ha espresso altri che una lettura di quello che il buon senso vedeva come ovvio e le tinte d’opinione personale, come si sa, fanno parte integrante di una democrazia che non ha bisogno delle decisioni dei giudici, per eleggersi patrimonio delle persone. Che poi l’articolista abbia tratto delle conclusioni, rivelatesi successivamente congruenti col diritto, nelle vesti delle motivazioni della Sentenza d’Annullamento sancita della Corte d’Appello di Bologna, è ben poco edificanti per chi, oggi, si sente leso nella rispettabilità.
Può forse considerarsi lesione dell’onorabilità di questa giudice, l’aver letto le sue posizioni in contrasto con PM e Procuratore di Forlì, ed avere cultura sufficiente per capire che, un processo ed una condanna di tal tipo, rappresentavano l’unico caso nazionale e mondiale coinvolgente un atleta? Non è forse vero che la giudice è stata colta da notorietà anche all’estero e per giochi di lingua sul suo cognome, confusa magari con un colore? Non è forse una lettura personalistica ed originale, su uno sfondo in grado di scomodare la psicologia, o da “2” in italiano, vedere nell’articolo che leggerete, un tentativo dell’estensore di insinuare un rapporto privilegiato e sospetto tra la signora giudice e il Pm requirente originario dottor Guariniello, si' da adombrare come il giudicante di Forlì così clamorosamente solitario e ribelle alla Procura di Forlì', sia in realta'... lassisticamente eterodiretto da quello di Torino'' ?
Le virgolette contraddistinguono le parole della nostra protagonista, le ho lasciate così com’erano, anche nell’uso proprio non eccellente delle virgole, ed è terribile pensare a cosa possa produrre un giudice, quando trasforma in questo modo una realtà scritta, quindi senza nemmeno la possibilità di leggere, attraverso le parole e la morfologia del volto, eventuali “biforcazioni” fra pensato ed espresso. Ed è ancor più grave che un Gip sostenga una simile forzatura (eufemismo)!
Qui, c’è materiale che va dritto verso quella politica che non ha ben capito, per opportunismo o superficialità, quanto sia necessaria una riforma radicale e profonda della magistratura e dei suoi meccanismi di reclutamento. Conoscere i codici non serve a nulla, se non si possiede buon senso. Per carità, una gran parte di questa Istituzione è valida, ma non è questo il consesso dove ci si può accontentare della maggioranza semplice. Queste figure decidono il futuro e la vita delle persone, sono come i chirurghi, non ci si può permettere mediocrità, caro D’Alema! Svegliati! Sappi, che a sinistra, sono in tanti a pensarla come me!
Concludendo, e prima di lasciarvi ad un articolo che è raggelante vedere come fattore di querela, vorrei ricordare alla signora giudice, quanto, ogni tanto, anziché la fredda lettura di articoli su articoli di legge, possa diventar utile alla propria interiorità e all’efficacia delle proprie interrelazioni, una sana e libera lettura di Adam Smith e David Hume. Nessuno è stato più efficace di loro, nella spiegazione dei valori alla base dei processi simpatetici.
Infine, vorrei ringraziare l’amico Raimondo, per come ha sempre saputo trattare la triste vicenda di Marco Pantani e ricordargli che, a volte, le querele così malfatte, oltre alla notorietà, rendono pure quell’attestato di qualità che, seppur non cercato, fa sempre piacere. Se non altro ci fa capire di essere nel giusto.

Morris

Da Corriere Romagna....

FORLI’ - Non è bastata nemmeno la richiesta di assoluzione avanzata dal pm a convincere il giudice Luisa Del Bianco.

Marco Pantani è stato condannato a tre mesi e un milione e 200mila lire di multa (pena sospesa e non menzione). Il verdetto è uscito ieri sera poco dopo le 19.
Luisa Del Bianco finisce così nell’albo d’oro della giurisprudenza: ha fatto tutto da sola. Una vera accusa, infatti, non c’è mai stata. Anzi, la pubblica accusa sostenuta dal pm Filippo Santangelo, ha ribadito, come del resto all’inizio del procedimento, che il fatto non è previsto dalla legge come reato e che in dottrina è prevalente l’ipotesi che il doping autogeno, quello compiuto dallo stesso atleta, non sia previsto appunto come fattispecie penale. Già il procuratore di Forlì Luigi Russo non aveva ravvisato reati in fase preliminare. Allora si può ben dire che questo processo con tante telecamere è stato voluto a tutti i costi. A farne le spese è stato il campione di ciclismo: il suo nome, negli albi d’oro delle corse più importanti, lo ha apposto anche lui, ma con fatica, pedalando in salita. Anche il giudice si è “arrampicato”, attaccandosi a tutto nella sua veste di super partes.
Ora il giudice di provincia diventerà famosa e la sua sentenza farà parlare. L’udienza di ieri mattina è iniziata con la lettura di uno scritto a firma di Marco Pantani , che motivava la sua assenza al processo e ribadiva come sempre di non aver mai fatto uso di sostanze proibite. Eppure Pantani , che ieri sera non ha voluto rilasciare dichiarazioni, è il primo sportivo a essere giudicato in un’aula di giustizia penale con l’accusa di doping. Al centro dell’imputazione c’era l’alto valore di ematocrito (60.1, dieci punti oltre la soglia di “sicurezza”) che gli fu riscontrato il 18 ottobre 1995, dopo l’incidente durante la Milano-Torino, quando si fratturò una gamba. A iniziare l’indagine fu il procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello, e poi, per traverse vicende, richieste di archiviazioni e ripetute udienze preliminari, si è arrivati al processo a Forlì, svolto addirittura nell’aula della Corte d’Assise mentre si sarebbe dovuto svolgere a Cesena, ma le piccole stanze della sezione distaccata non erano sufficienti ad accogliere curiosi e giornalisti. Un processo che alla fine costerà centinaia di milioni e che lascerà altri strascichi penali, perchè il giudice Luisa Del Bianco ha deciso inoltre la trasmissione degli atti nei confronti di ignoti alla procura di Torino per vedere se si è ravvisato il reato di falso, e verso due medici per quello di falsa testimonianza, così come era stato richiesto dal pm Santangelo.
Gli avvocati difensori Gaetano Insolera e Bruno Guazzaloca ricorreranno in Appello. Gli stessi avvocati avevano sempre sostenuto che Pantani non doveva nemmeno essere processato, in quanto in tutte le inchieste aperte da diverse Procure italiane mai si è proceduto contro gli atleti. Semmai contro medici, massaggiatori, dirigenti. Inoltre, per lo stesso fatto, la Procura antidoping del Coni ha deciso di archiviare il caso. La Del Bianco no. Per il togato il ciclista avrebbe barato come sportivo, avrebbe assunto eritropoietina o altri farmaci capaci di aumentare l’ossigenazione del sangue attraverso l’aumento del numero dei globuli rossi per migliorare le prestazioni in una corsa. E a proposito di corse, Pantani ha rischiato persino di restare fermo sei mesi. Nel verdetto infatti vi è anche la pena accessoria che lo vuole lontano dalle competizioni sportive per sei mesi. Ma per fortuna questa non ha valore e Pantani potrà continuare la sua attività. “Non c’è giustizia - ha detto Manuela Ronchi, la manager del Pirata - Marco dimostrerà la sua innocenza e la sua forza pedalando”.

Raimondo Baldoni

 

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"Non discutere con gli stupidi, perchè scenderesti al loro livello e ti batterebbero per la loro esperienza".

 
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Livello Fausto Coppi




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  postato il 30/06/2005 alle 01:31
cosa si può aggiungere a tutto ciò, se non il dolore per vedere così ulteriormente umiliata la figura di marco, anche dopo la sua morte e la tristezza nel constatare come la professione del libero informatore sia sempre più difficile di questi tempi.

grazie come sempre morris per portare alla nostra attenzione questi episodi, tanto squallidi quando indicativi del livello di civiltà nel quale siamo costretti a vivere.

con rammarico
euge

 
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Livello Fausto Coppi
Utente del mese Luglio 2009




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  postato il 30/06/2005 alle 10:18
Di corsa.....

Certo Euge, che Marco, anche da morto, continui ad essere torturato dall’enorme palcoscenico installato sulle sue vicende e sul ruolo che, dopo tutto ha giocato, fa male. Ma fa altrettanto male, constatare quanto una troppo grande fetta della magistratura sia così particolarmente criticabile e vendicativa. Certo, non è facile scrivere nei paesi della “ libertà della libera volpe nel libero pollaio”, ma è ben misero verificare quanto la politica non sia capace di riflettere su una giustizia che, per l’importanza e la delicatezza dei suoi compiti, deve rendere gli umani errori al minimo del possibile.
La sinistra in particolare, che per tradizione e cultura dovrebbe essere garantista, ha giocato un questi anni su codesto scottante tema, un ruolo ancor più tragico di coloro che volevano la magistratura ad uso e consumo dei propri interessi. Ed un’altra faccia della propria decadenza e dell’insipienza dei suoi leader, si è scoperta e si sta scoprendo. Alle prossime elezioni politiche non cambierà nulla, anche se, per inciampo e con probabilità via via al lumicino, l’evanescente centro sinistra dovesse vincere.
Scusa lo sfogo e di nuovo in bocca a lupo per quel che rimane dell’esame di maturità!

Un abbraccio!

 

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Livello Fausto Coppi




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  postato il 30/06/2005 alle 12:02
caro Morris, ti posso solo dire che per quanto riguarda la sinistra, mi trovi estremamente disilluso ormai da un paio d'anni, e non so se questo è un bene o un male, ma credo un bene.

per quanto riguarda la maturità oramai è una lunga discesa senza tornanti, giù il 53*11 e si fila via a 80 ( sottolineo 80! ) orari.

ciao

 
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